Mi chiamo Benedetta

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genere
confessioni

Mi chiamo Benedetta Rosmini, sono nata il 21 Marzo 1975, in provincia di Brecsia. Sono alta 1,70 mt. peso 60 chili capelli castani, occhi nocciola, porto una terza abbondante sia di reggiseno che mutandine (le mie colleghe mi chiamano la tettona). Sposata giovane a vent’anni mi ero pazzamente innamorata di uomo che era la mia vita conosciuti a casa di un amici quando avevo sedici anni dopo due di amicizia e altrettanti di fidanzamento ci siamo spostati e l’unione e durata sei anni fino a che ho scoperto che lui mi tradiva, le prime volte non riuscivo a capire perché quando si cambiava, le mutande davanti erano sempre sporche, parlando con altre amiche mi hanno aperto gli occhi dicendomi: frequenta qualcuno/a ed ha rapporti anali. Io non avevamo mai provato ed in tutta sincerità non lo avevo mai chiesto. Scoprii per sbaglio durante una visita ad un centro commerciale che era con un giovane ragazzo. Decidemmo di separarci, ognuno per la propria strada, io rimasi in casa (essendo di mia proprietà) e lui fuori. La mia vicina Maria Teresa, era un’infermiera mentre suo marito Lino ed il mio sono Radiologi e lavorano in una clinica, capitava quando era libera dal lavoro di passare molto tempo insieme, finchè una sera mi chiese visto che non trovavo lavoro di aiutarla con due figli Luca di cinque anni e Martina di due aveva bisogno di una baby sitter, questo duro un annetto buono fino che trovai impiego in una impresa di pulizie. Che mi occupa ancora adesso diventando socia con altre mie colleghe una Eleonora cinquanta anni due figli, alta 1,60 una bella terza capelli a caschetto neri molto spigliata (non ha peli sulla lingua) e la seconda Caterina quaranta anni un figlio alta 1,70 una seconda capelli lunghi fino a fondo schiena bionda, una star (tranquilla). Separata non ha più cercato uomini o tali, regolarmente ci vediamo a casa mia per passare una serata in libertà totale, alcune volte in costume altre in intimo, insomma ci divertiamo dopo avere mangiato una pizza e bevuto una birretta. A ventinove anni la mia esistenza è stata letteralmente stravolta, Lino e Maria Teresa per il loro vent’anni di matrimonio vent’anni i suoceri e ed i colleghi di lavoro hanno regalato una crociera di quindici giorni nel mediterraneo, di comune consenso decisero di lasciare Luca con me e Martina (mia figlioccia di battesimo) la mandarono da una zia. Domenica ed il lunedì passarono, io mi sentivo, stanca e svogliata, non ero me stessa; finito il lavoro martedì; passo dal medico per farmi prescrivere qualcosa spiegando i sintomi, Lei senza esitare mi prescrive tre scatole di Epargriseovit, nel rientrare uno stop in farmacia acquisto medicine e siringhe. Sotto casa Luca mi sente e viene ad aiutare a portare la spesa, (per quando avevo bisogno non avevo bisogno di chiamarlo, era sempre disponibile) sistemo la spesa lasciando sul tavolo il sacchetto della farmacia, Vedendolo mi dice:” e queste?” rispondo “quando ritorna mamma vediamo, intanto tu prepara tavola e mi faccio una doccia senza chiudere la porta”. dal bagno sentivo che stava preparando tavola cercando nei vari sportelli, il rumore delle posate i bicchieri poi una pausa di silenzio, un silenzio che mi preoccupava poi l’impressione il sentir rompere le fiale delle iniezioni, pensavo la testa mi fa brutti scherzi, lui invece, arriva sulla porta e mi chiede dove tengo alcool e cotone, io:”sotto il lavabo c’è l’alcool e i dischetti del cotone; a cosa ti serve ti sei tagliato? “Luca “candidamente per farti la puntura” sono andata in trans, “una confidenza fattami da Maria Teresa sapevo che .........lei preferiva farsele fare dal figlio che ha la mano leggera quando ne aveva bisogno piuttosto che il marito. Il farmi vedere da Luca non c'era nessun problema mai mi sarei aspettata. “Se il dottore ti ha prescritto una cura non poi mica aspettare quindici giorni per farla?” Ero fritta. Ritorna con la siringa pronta, finisco di asciugarmi indosso un reggiseno, Io preferisco farle distesa sul letto andiamo in camera io davanti e lui dietro accende la luce mi allungo, metto le braccia sotto la testa sento il freddo dell’alcool che mi massaggia la natica e poi: zac! l’ago il liquido, entra senza dolore come se nulla fosse. Ed il massaggio, e la parola finito, rimango ancora qualche minuto a massaggiarmi lui butta via la siringa e viene a vedere se avevo bisogno mi aiuta ad alzarmi, (ero calda dovevo stare attenta avevo bisogno di essere toccata coccolata e scopata il rischio che ero nei giorni fertili senza preservativi in casa e non usavo anticoncezionale), per cui dovevo solo limitarmi a baciarlo. I giorni a seguire sono stati la fotocopia del martedì, e senza reggiseno fino alla domenica pomeriggio perché dovemmo andare a prendere Martina che non voleva più stare dalla zia. Rientrati finita la pizza come tutte le domeniche, e sparecchiato tavola venne il fatal momento dell’iniezione, con Luca ci siamo guardammo in faccia (domandoci ed adesso), lui senza battere ciglio va in bagno a lavarsi le mani come da normale prassi e preparare il necessario, lo sentivo rompere le fiale, e mentre aspettavo un fremito mi he preso, forse per la presenza di Martina (come se facessimo qualcosa di proibito) l’attesa era interminabile, era usanza ed ancora tutt’oggi di stendermi sul letto quando devo fare delle punture. Mi chiama, Martina mi segue, e vedendo Luca con siringa e cotone, lei innocentemente “le fa anche a mamma, però lei le fa appoggiata al tavolo, o in bagno alla lavatrice” e segue con gli occhioni tutta l’operazione. Finisce mi massaggia, tiro su mutandine e pigiama ed andiamo in cucina, (Tra di noi non ci sono mai stati problemi, sono sempre stata un’abituè, Già da piccola era usanza comune) ci mangiamo un gelato ed alle nove e mezza a letto perché dovevano andare a scuola il lunedì. (ed una scatola era finita, i primi sei buchi meglio del previsto. Luca l’accompagnava e riprendeva a scuola, luca dormiva sul divano e Martina nel letto con me, anche la domenica sera quando rientrarono i genitori dalla crociera cenammo insieme, mentre raccontavano delle gite fatte e alla fine rimase Maria Teresa e Luca, Martina e papà andarono ad aprire le valigie. Che Luca mi stesse facendo le iniezioni la mamma lo sapeva perché la figlia la mise al corrente, andai a prendere in bagno l’occorrente e Lei senza scomporsi lascio il tutto al figlio “hai iniziato adesso finisci” lo vidi venire rosso in faccia come un pomodoro come un bambino che ruba la marmellata. Me la fece, come le altre non mi fece male, sistemato via il necessario andarono a casa, con un arrivederci al giorno dopo. Finii anche la terza scatola di iniezioni, ridendo e scherzando capitò qualche volte di uscire con loro tutti insieme a mangiare o passeggiare, per scherzare a braccetto con Luca, che se non era per la differenza di età troppo evidente aveva metà dei miei anni io mi sentivo rinata magnificamente.
(prossimo storia saranno gli anni ad arrivare fino ai miei cinquanta, in maniera rocambolesca, soddisfacente anche sessualmente l’unica mancanza un figlio desiderato da entrambi)
scritto il
2024-10-28
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