L' assistente

di
genere
corna

Aveva conosciuto Camilla al primo anno in aula studio, dopo il primo appuntamento aveva deciso che era la donna della mia vita.
Bella ma non appariscente, educata, garbata, mai sguaiata, mai un gesto o una parola di troppo.
I genitori di Camilla erano divorziati da tempo, lei viveva con la madre e frequentava pochissimo il padre, per quella domenica però aveva organizzato di andare a pranzo da lui.
"Questa sua compagna è poco più grande di noi", gli spiegò lungo il tragitto in auto,"si atteggia a donna matura e adulta ma non arriva a trent'anni ed era appena ventenne quando hanno cominciato". Arrivarono puntualissimi, Camilla lo era sempre, per indole, anche quando il programma non era di suo gradimento, come in questo caso. Scesi dalla macchina lo prese per mano. Indossava dei jeans flare, una polo e le sneakers, niente trucco e capelli biondo cenere a caschetto. Semplice e graziosa. Suonarono. Il padre di Camilla aprì la porta, lo aveva visto due volte in due anni, incontri casuali in centro. Gli strinse la mano e buttò lì due domande di circostanza. Alle sue spalle comparve una mora prorompente. "Cazzo", non riuscì a pensare ad altro, appena si guardarono e per tutta la durata del pranzo.
Era l' assistente di storia medioevale.
Tutti sapevano come si fosse guadagnata quel ruolo,stile Cristina Capotondi in Come tu mi vuoi. Lui più degli altri, perché un giorno che era dovuto rientrare in aula, avendo dimenticato il cellulare, l' aveva trovata seduta sulla cattedrale a gambe aperte col professore che gliela leccava e lei che lo incitava" oh si continua, sono la tua caramella". I loro sguardi si erano incrociati, era arrossita, lui aveva afferrato lo smartphone ed era uscito. Il professore non si era accorto di nulla, preso com' era da quella caramella, così improbabile per uno come lui. Lei lo aveva fermato alla lezione successiva. Era quella che tra loro i maschi chiamano una figa imperiale. Lunghi ricci neri naturali, grandi occhi scuri, trucco sempre perfetto con rossetto rosso fuoco, alta di suo ma sempre in tacco dodici e un look che pareva una divisa: camicia con un bottone sbottonato di troppo che metteva in bella mostra una quarta soda e sfacciata, gonna a matita con spacco laterale profondissimo per non lasciare dubbi sulla calza ovviamente autoreggente. "Quello che ha visto martedì non la riguarda" disse sprezzante. "Non ne sono sicuro" replicò lui, "soprattutto se potrebbe influenzare il mio voto d'esame", "cosa vuole per tacere?".."un trenta e lode" richiesta scontata lei annui indifferente, chissà quanti ne aveva dati senza un motivo "e la mia parte di quella caramella", sobbalzò "questo è escluso", "questo è quanto o il rettore riceverà una mail col video di martedì, rientravo in aula per recuperare lo smartphone e l' ho usato subito", bleffava ma sorrise sicuro. Lei lo squadrò, non era male, decisamente un altro pianeta rispetto al professore che le aveva chiesto l' esclusiva per quel ruolo da assistente e che si doppava di Viagra per non darle ragione di disattendere quell' accordo, cosa che lei gli lasciava credere di fare remissiva. "Va bene, alle 15 da me", gli scrisse l' indirizzo sul palmo della mano. Tutto questo accadeva due mesi prima di questa domenica. Da due mesi ogni martedì scopava Vanessa. La prima volta era stata per tacere, poi era stato perché era pazzesca. La prima volta lo aveva accolto sulla porta ancora in "divisa", lui le aveva portato le mani sul culo e fatto scendere la zip della gonna che era caduta sul pavimento dell' ingresso facendogli scoprire che la camicia era in realtà un body con due bottoncini a clip che appoggiavano direttamente sulla peluria nera della fica."Che gran troia, niente slip, così quel porco di professore fa prima". Le aveva sfilato anche il body, l' aveva voltata di spalle, passato la mano destra sulle tette coperte da un reggiseno di pizzo bianco per poi scivolare lungo la pancia fino alla vulva, le aveva infilato indice e medio tra le grandi labbra, trovandole gonfie e umide. "Sei già pronta, probabilmente lo sei sempre" . Con la sinistra si era aperto i pantaloni e aveva tirato fuori il cazzo, aveva deciso in un attimo, glielo spinse secco e sicuro nel culo. "Stronzo!" Urlò "trenta e lode , ricordati" rispose, aggiunse l' anulare nella fica, appoggiò il braccio sinistro al muro per tenerla ferma e iniziò a scoparla rabbioso. La porta era rimasta aperta ma il quartiere era tranquillo, non passava anima. Dopo pochi colpi lei iniziò ad ansimare, "non trattenerti, godi, chissà da quanto non ti capita con quel vecchio incartapecorito". Al professore il culo non lo aveva mai dato in realtà e la pastiglia blu di certo non aveva effetto sulle dimensioni. Il cazzo che la stava montando era di tutto rispetto e le tre dita nella fica lavoravo sapientemente. Venne. Lui continuò a pomparla ancora un po' finché non le riempi il culo di sborra calda. Si sistemo i pantaloni, lei lo guardò interdetta, praticamente nuda nel proprio ingresso con la porta aperta e i vicini che avrebbero potuto aver sentito tutto. "Siamo apposto" provò a dire, "presentati alla prima sessione, sarai assegnato a me,trenta e lode e video cancellato" . "Martedì al cinema alle 15 rifanno il signore degli anelli, non ci sarà nessuno, ultima fila, già pronta come oggi". "Non erano questi gli accordi", "lo sono adesso ". Il martedì successivo la vide salire le scale della grande sala vuota, al buio sorrise compiaciuto, gli sedette a destra, la luce della pubblicità prefilm li illuminò, vide il cazzo già fuori dai pantaloni, grosso, lungo e nodoso "accomodati" le disse "è un lungo film", lo spompinò per tutto il primo tempo , lui venne tre volte facendola ingoiare ogni volta. Tra l'una e l' altra mentre il cazzo si riprendeva la sgrillettava, portandola al limite senza mai farla venire. Dopo l' intervallo se la fece accomodare in braccio "cavalcami", lei pensava che finalmente lo avrebbe preso in fica, ma si fece invece largo nuovamente nel suo culo. In sala c'erano solo altre 4 persone, assorte nelle vicende di Frodo, non si accorsero di nulla.
Il pranzo della domenica a casa del padre di Camilla sembrava non passare mai, Vanessa li osserva distratta, partecipando alla conversazione il minimo indispensabile.
Il giorno seguente lo raggiunse all' uscita della lezione di filosofia. " Dobbiamo parlare", "non credo" "invece sì, penso che farò un regalo al papà di Camilla a cui non piaci affatto: la lascerai altrimenti io le racconterò tutto". Le arrivò una notifica sul cellulare, "leggi la mail" le disse, "come sai che.." si pietrificò, la mail era di Camilla, conteneva nove video, uno per ogni martedì più la prima volta. Titolati coi nomi dei luoghi .. cinema.. piscina.. bar.. spiaggia.. parco.. macchina.. università.. biblioteca. Aprì l' ultimo, era inquadrata solo lei, di lui si vedeva il cazzo che le pompava nel culo in modo forsennato e la mano che impugnava il vibratore nella fica... Un primo piano dove lo incitava a spingerlo più forte e fino alle palle. Né aprì un altro e un altro ancora. Tutti uguali, lei che lo prendeva famelica, lui inquadrato solo nei genitali. "Stronzi" disse in lacrime. Una nuova notifica annunciò la seconda mail di Camilla, con un messaggio chiarissimo.
"Sparisci".
Vanessa lo guardò tentando l' ultima carta "hai goduto anche tu, sono certa non ti diverti così con lei, tutta pudica e morigerata com' è ". Lui la guardò beffardo, allungo una mano dentro la scollatura come sempre troppo aperta e la tirò a se, per la prima volta baciandola appassionatamente "io e Camilla siamo anime gemelle, al primo appuntamento ha voluto organizzare tutto lei, mi ha portato in un night club, abbiamo guardato lo spettacolo e poi ci attendeva un privee, la ballerina ha fatto il suo numero, poi Camilla ha preso qualcosa dalla borsetta, era buio e subito non ho capito,si è seduta e la ballerina si è seduta sopra di lei. Sì sono scopate a vicenda con un vibratore doppio. Non mi ha coinvolto, non mi ha concesso nulla quella sera, solo di guardarla godere. Lì ho capito che era la donna della mia vita" . Vanessa si allontanò e sparì.
di
scritto il
2024-11-04
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