Il cliente
di
e.c.
genere
etero
Ehi, ciao!
Ci ho messo due secondi più del necessario a capire chi fosse.
Sono sempre stata così, fuori dall' ufficio non riconosco quasi mai i clienti. Soprattutto quando siamo completamente fuori ambiente, come adesso, nei camerini di un negozio.
Ciao, cioè buongiorno.
Va benissimo ciao, mica siamo in banca no? Eppoi era da un po' che volevo dirti che siamo coetanei e dopo tre anni puoi darmi del tu. Infondo sei il mio gestore, sai praticamente tutto di me.
Lo guardo e sorrido.
Tutto, come no!
Così "tutto" che sto cercando nella testa il suo nome e non lo trovo.
Va bene, ciao allora! Tutto ok?
Bla bla bla
Chiacchiere di convenienza mentre aspettiamo che i camerini si liberino, io con un vestito nero in mano, lui con una giacca.
A che gli serve il camerino? Potrebbe infilarla davanti allo specchio, decidere se gli piace ed evitarmi questa tortura delle chiacchiere di circostanza.
Finalmente dal lato donne una tenda si apre, escono ridacchiando quelle che sembrano madre e figlia.
Beh, ciao!
Gli sorrido entrando.
A questo punto mi merito di vedere come ti sta in anteprima, replica sornione.
Va bene.
Dopo poco esco.
E solo un vestito nero per l' ufficio, scollo a barchetta, piccola manica a sbuffo, cerniera dorata sulla schiena.
Gli specchi mi permettono di vedermi su entrambi i lati, di vedergli umettarsi le labbra prima di dire che mi sta benissimo.
Grazie,troppo buono.
Ti sta bene tutto, sei sempre la più elegante in ufficio, sempre con qualcosa che attira lo sguardo ma mai eccessiva .
Arrossisco senza volerlo.
Chissà se è un vero complimento.
Rientro in camerino, apro la zip e sfilo il vestito. Mi osservo nello specchio, sì era un complimento, non sono affatto male e scelgo sempre con attenzione il mio outfit. Voglio che i miei clienti mi riconoscono e si ricordino di me.
La tenda si scosta, entra, mi spinge contro lo specchio e mi bacia. Ricambio quel bacio senza discutere, eccitata da quell' audacia.
La sua mano mi scorre sulla schiena, si ferma sugli slip, mi stringe la coscia forte. Appoggia il suo corpo vestito al mio semi nudo, sento il cazzo premere contro di me.
Lo voglio.
Lo sa.
Mi obbliga a sedere sulla piccola panca. Si apre la patta e lo tira fuori.
Un grosso cazzo nodoso non troppo lungo.
Peccato, penso.
Me lo spinge verso la bocca che apro per accoglierlo.
Succhia, sussurra.
Sono brava coi pompini, nessuno si è mai lamentato,ho fatto molta pratica da ragazza: sono sta con uno che voleva solo sesso orale, facevamo dei sessantanove interminabili.
Succhia, succhia, succhia.
Mi incita piano perché nessuno senta.
Non voglio farlo venire, voglio essere scopata: ho la fica fradicia per l' eccitazione che quella situazione improbabile mi crea.
Mi fermo, mi alzo, mi giri di spalle, gli sguardi si incrociano nello specchio e capisce.
Sposta il perizoma con la destra mentre con la sinistra mi stringe le tette. Mi infila indice e medio nella fica, col pollice gioca col clitoride.
Ansimo forte.
Lo guardo, sogghigna.
Le dita si muovono sulla fica rapide, aggiunge anche l'anulare.
Ansimo più forte.
Lo vuoi?
Si.
Chiedimelo.
Scopami.
Chiedilo meglio.
Dammi il cazzo ti supplico.
Spingo il culo contro il suo inguine.
Chiedilo meglio.
Perdo ogni remora e freno.
Dammi il cazzo. Scopami. Sfondami.
Che cosa?
Il culo.
Il sogghigno diventa sadico. Divarico un po' le gambe, mi piego leggermente in avanti.
Con un colpo deciso mi penetra. I colpi di susseguono rapidi. Dentro, fuori, dentro, fuori.
Voglio urlare. Non posso. Capisce, mi porta la destra sulla bocca. Sa di me, dei miei umori, del mio orgasmo. Gli succhio le dita. Mi sbatte più forte.
Vengo.
Continua a sbattermi anche se gli spasmi del mio corpo gli raccontano il mio orgasmo.
Toglie il cazzo dal mio culo, glielo guardo dallo specchio.
Grosso ma corto.
Non è venuto, mi gira, mi siede nuovamente, me lo spinge in bocca.
Trattengo un conato.
Mi tiene la testa, non mi fa succhiare, mi scopa veloce la bocca, sento il cazzo sulle tonsille.
Ingoia.
Cerco di ritrami, me lo impedisce.
Ingoia.
Gli porto le mani sui glutei, li stringo forte attraverso il tessuto dei pantaloni, ricomincio a succhiare, la sborra calda mi riempie la gola, deglutisco e succhio ancora finché completamente svuotato il cazzo non si affloscia.
Lo ricompone nei boxer,chiude la patta dei pantaloni ed esce. Quando rivestita esco anche io non è più nel negozio. Pago il vestito e lascio il negozio. Attraverso lenta il parcheggio guardandomi attorno. Nella mia testa cerco ancora il nome .
Ci ho messo due secondi più del necessario a capire chi fosse.
Sono sempre stata così, fuori dall' ufficio non riconosco quasi mai i clienti. Soprattutto quando siamo completamente fuori ambiente, come adesso, nei camerini di un negozio.
Ciao, cioè buongiorno.
Va benissimo ciao, mica siamo in banca no? Eppoi era da un po' che volevo dirti che siamo coetanei e dopo tre anni puoi darmi del tu. Infondo sei il mio gestore, sai praticamente tutto di me.
Lo guardo e sorrido.
Tutto, come no!
Così "tutto" che sto cercando nella testa il suo nome e non lo trovo.
Va bene, ciao allora! Tutto ok?
Bla bla bla
Chiacchiere di convenienza mentre aspettiamo che i camerini si liberino, io con un vestito nero in mano, lui con una giacca.
A che gli serve il camerino? Potrebbe infilarla davanti allo specchio, decidere se gli piace ed evitarmi questa tortura delle chiacchiere di circostanza.
Finalmente dal lato donne una tenda si apre, escono ridacchiando quelle che sembrano madre e figlia.
Beh, ciao!
Gli sorrido entrando.
A questo punto mi merito di vedere come ti sta in anteprima, replica sornione.
Va bene.
Dopo poco esco.
E solo un vestito nero per l' ufficio, scollo a barchetta, piccola manica a sbuffo, cerniera dorata sulla schiena.
Gli specchi mi permettono di vedermi su entrambi i lati, di vedergli umettarsi le labbra prima di dire che mi sta benissimo.
Grazie,troppo buono.
Ti sta bene tutto, sei sempre la più elegante in ufficio, sempre con qualcosa che attira lo sguardo ma mai eccessiva .
Arrossisco senza volerlo.
Chissà se è un vero complimento.
Rientro in camerino, apro la zip e sfilo il vestito. Mi osservo nello specchio, sì era un complimento, non sono affatto male e scelgo sempre con attenzione il mio outfit. Voglio che i miei clienti mi riconoscono e si ricordino di me.
La tenda si scosta, entra, mi spinge contro lo specchio e mi bacia. Ricambio quel bacio senza discutere, eccitata da quell' audacia.
La sua mano mi scorre sulla schiena, si ferma sugli slip, mi stringe la coscia forte. Appoggia il suo corpo vestito al mio semi nudo, sento il cazzo premere contro di me.
Lo voglio.
Lo sa.
Mi obbliga a sedere sulla piccola panca. Si apre la patta e lo tira fuori.
Un grosso cazzo nodoso non troppo lungo.
Peccato, penso.
Me lo spinge verso la bocca che apro per accoglierlo.
Succhia, sussurra.
Sono brava coi pompini, nessuno si è mai lamentato,ho fatto molta pratica da ragazza: sono sta con uno che voleva solo sesso orale, facevamo dei sessantanove interminabili.
Succhia, succhia, succhia.
Mi incita piano perché nessuno senta.
Non voglio farlo venire, voglio essere scopata: ho la fica fradicia per l' eccitazione che quella situazione improbabile mi crea.
Mi fermo, mi alzo, mi giri di spalle, gli sguardi si incrociano nello specchio e capisce.
Sposta il perizoma con la destra mentre con la sinistra mi stringe le tette. Mi infila indice e medio nella fica, col pollice gioca col clitoride.
Ansimo forte.
Lo guardo, sogghigna.
Le dita si muovono sulla fica rapide, aggiunge anche l'anulare.
Ansimo più forte.
Lo vuoi?
Si.
Chiedimelo.
Scopami.
Chiedilo meglio.
Dammi il cazzo ti supplico.
Spingo il culo contro il suo inguine.
Chiedilo meglio.
Perdo ogni remora e freno.
Dammi il cazzo. Scopami. Sfondami.
Che cosa?
Il culo.
Il sogghigno diventa sadico. Divarico un po' le gambe, mi piego leggermente in avanti.
Con un colpo deciso mi penetra. I colpi di susseguono rapidi. Dentro, fuori, dentro, fuori.
Voglio urlare. Non posso. Capisce, mi porta la destra sulla bocca. Sa di me, dei miei umori, del mio orgasmo. Gli succhio le dita. Mi sbatte più forte.
Vengo.
Continua a sbattermi anche se gli spasmi del mio corpo gli raccontano il mio orgasmo.
Toglie il cazzo dal mio culo, glielo guardo dallo specchio.
Grosso ma corto.
Non è venuto, mi gira, mi siede nuovamente, me lo spinge in bocca.
Trattengo un conato.
Mi tiene la testa, non mi fa succhiare, mi scopa veloce la bocca, sento il cazzo sulle tonsille.
Ingoia.
Cerco di ritrami, me lo impedisce.
Ingoia.
Gli porto le mani sui glutei, li stringo forte attraverso il tessuto dei pantaloni, ricomincio a succhiare, la sborra calda mi riempie la gola, deglutisco e succhio ancora finché completamente svuotato il cazzo non si affloscia.
Lo ricompone nei boxer,chiude la patta dei pantaloni ed esce. Quando rivestita esco anche io non è più nel negozio. Pago il vestito e lascio il negozio. Attraverso lenta il parcheggio guardandomi attorno. Nella mia testa cerco ancora il nome .
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Alex
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