Rewind
di
e.c.
genere
etero
Ancora non mi ricordo come avevamo convinto Marco a venire al concerto. Certo, Vasco gli piaceva, ma i concerti non erano davvero il suo habitat.
Siamo amici da una vita io e Marco, letteralmente: mia madre e la sua si sono conosciute al preparto e poi abbiamo fatto tutto assieme, nido, materna, primaria, secondaria, superiori stesso istituto due indirizzi diversi e adesso stessa facoltà. Amici di quelli che non si pensano mai in un altro modo, amici asessuati per così dire.
Io e la Marty ci eravamo preparate a questo concerto al 300%, eravamo super felici, super fans, e a nostra modesta autovalutazione superfighe: minigonna a pieghe e t-shirt con scritte in sequenza "lascia perdere Alfredo",sulla mia, "non farmi andare via col negro" sulla sua.
Quando è cominciata rewind tutte si sono fatte issare sulle spalle dai propri ragazzi, hanno tolto la t-shirt e il reggiseno, mostrando le tette coi capezzoli coperti da stelline, iniziato a cantare a squarciagola...
Improvvisamente anche Marco mi issò.. ma al rovescio, invece che appoggiargli il pube alla nuca mi ritrovai a metterglielo in faccia.
Nessuno se ne accorse.
Iniziò a leccarmi la fica attraverso il tessuto del perizoma, poi con la lingua lo spostò e iniziò a succhiarmi il clitoride.
Mi penetrò con la lingua lappandimi l' interno della fica,sentivo il suo respiro affannoso tra i peli pubici, le mani sorreggermi le natiche. Non capivo nulla, sentivo l' orgasmo crescermi dentro mentre fingevo di agitarmi come le altre, le tette al vento.
Lai la la la la la la fammi godere.
Venni. Venni come non mi era mai successo.
La canzone finiva, tutte fummo fatte scendere,in quel carnaio che era il prato dello stadio. Qualcuna rimise la t-shirt, qualcuno rimase con le stelline lanciando la maglietta verso il palco.
Vasco cominciò la canzone successiva,cercai di guardare Marco, cantava urlando come tutti, sembrava che non fosse successo nulla,che le sue labbra e la sua lingua non mi avessero violato così vistosamente, in pubblico, regalandomi il più incredibile orgasmo della mia vita.
Non ne parlammo mai, eravamo gli amici asessuati di sempre, facevamo tutto insieme, inizia a pensare di essermi sognata tutto, nella foga della canzone, della sera d'estate , del sudore, dell' estasi del concerto di Vasco.
Poi una notte stavamo tornando dal cinema e alla radio misero rewind, guidavo io, ci alternavano sempre ed era il mio turno, presi una laterale e mi infilai nella zona industriale. Parcheggia, sganciai la cintura, spinsi indietro il sedile, scavallai il frenoamano spostandomi sopra Marco.
"Che fai?"
Mi tolsi la maglia, rimanendo in reggiseno, inizia a baciarlo senza rispondergli. Mi ribaciò. Sembrava che ci mangiassimo tanta era la foga. Mi passo la mano sulle cosce finendo sotto la gonna, ero fracida.
"Scendi"
Aprì la portiera, uscii, mi seguì fuori dall' auto, pensavo volesse mettersi sul sedile posteriore. Era un sedile che mi aveva vista spassarmela in tanti modi, con vari ragazzi e anche con un paio di ragazze... Invece mi appoggiò con la pancia al cofano, lo sentii armeggiare con la zip con una mano, mentre con'altra mi sgrillettava. Ansimavo rumorosamente. Scostò il filo del perizoma, inzuppò la punta del cazzo nella mia fica, era decisamente molto grosso esageratamente eccitato , pensai che mi avrebbe fatto male penetrandomi ma lo spostò.
Appoggiò la cappella al mio buchetto. "Marco no" pigolai. Lo spinse dentro, lo sentii scorrermi tutto nelle viscere, iniziò a pompare come un' ossesso, ansimando e grugnendo. Il dolore all' inizio di devastante, ma non era la mia prima inculata, sapevo che poi sarebbe arrivato il fuoco dell' orgasmo, infatti dopo pochi colpi iniziai a gemere. Mi appoggiò la mano sul pube, masturbandomi il clitoride. Inizia a urlare , non potevo trattenermi, lui non fiatava, mi scopava e basta, sempre più forte, sempre più a fondo. "Continua"urlavo"di più di più, sfondami, sfondami, spaccami il culo, lo voglio anche in fica, hai un cazzo incredibile, non dovevi tenermelo nascosto".
Vaneggiavo oscenità finché non venni, lui continuò a scoparmi con cattiveria finché non mi riempì le viscere di sborra.
Ci ricomponemmo e tornammo a casa. Non risuccesse e non ne riparlammo.
Nessun altro orgasmo fu come quelli che mi diede Marco al concerto e nel parcheggio.
Siamo amici da una vita io e Marco, letteralmente: mia madre e la sua si sono conosciute al preparto e poi abbiamo fatto tutto assieme, nido, materna, primaria, secondaria, superiori stesso istituto due indirizzi diversi e adesso stessa facoltà. Amici di quelli che non si pensano mai in un altro modo, amici asessuati per così dire.
Io e la Marty ci eravamo preparate a questo concerto al 300%, eravamo super felici, super fans, e a nostra modesta autovalutazione superfighe: minigonna a pieghe e t-shirt con scritte in sequenza "lascia perdere Alfredo",sulla mia, "non farmi andare via col negro" sulla sua.
Quando è cominciata rewind tutte si sono fatte issare sulle spalle dai propri ragazzi, hanno tolto la t-shirt e il reggiseno, mostrando le tette coi capezzoli coperti da stelline, iniziato a cantare a squarciagola...
Improvvisamente anche Marco mi issò.. ma al rovescio, invece che appoggiargli il pube alla nuca mi ritrovai a metterglielo in faccia.
Nessuno se ne accorse.
Iniziò a leccarmi la fica attraverso il tessuto del perizoma, poi con la lingua lo spostò e iniziò a succhiarmi il clitoride.
Mi penetrò con la lingua lappandimi l' interno della fica,sentivo il suo respiro affannoso tra i peli pubici, le mani sorreggermi le natiche. Non capivo nulla, sentivo l' orgasmo crescermi dentro mentre fingevo di agitarmi come le altre, le tette al vento.
Lai la la la la la la fammi godere.
Venni. Venni come non mi era mai successo.
La canzone finiva, tutte fummo fatte scendere,in quel carnaio che era il prato dello stadio. Qualcuna rimise la t-shirt, qualcuno rimase con le stelline lanciando la maglietta verso il palco.
Vasco cominciò la canzone successiva,cercai di guardare Marco, cantava urlando come tutti, sembrava che non fosse successo nulla,che le sue labbra e la sua lingua non mi avessero violato così vistosamente, in pubblico, regalandomi il più incredibile orgasmo della mia vita.
Non ne parlammo mai, eravamo gli amici asessuati di sempre, facevamo tutto insieme, inizia a pensare di essermi sognata tutto, nella foga della canzone, della sera d'estate , del sudore, dell' estasi del concerto di Vasco.
Poi una notte stavamo tornando dal cinema e alla radio misero rewind, guidavo io, ci alternavano sempre ed era il mio turno, presi una laterale e mi infilai nella zona industriale. Parcheggia, sganciai la cintura, spinsi indietro il sedile, scavallai il frenoamano spostandomi sopra Marco.
"Che fai?"
Mi tolsi la maglia, rimanendo in reggiseno, inizia a baciarlo senza rispondergli. Mi ribaciò. Sembrava che ci mangiassimo tanta era la foga. Mi passo la mano sulle cosce finendo sotto la gonna, ero fracida.
"Scendi"
Aprì la portiera, uscii, mi seguì fuori dall' auto, pensavo volesse mettersi sul sedile posteriore. Era un sedile che mi aveva vista spassarmela in tanti modi, con vari ragazzi e anche con un paio di ragazze... Invece mi appoggiò con la pancia al cofano, lo sentii armeggiare con la zip con una mano, mentre con'altra mi sgrillettava. Ansimavo rumorosamente. Scostò il filo del perizoma, inzuppò la punta del cazzo nella mia fica, era decisamente molto grosso esageratamente eccitato , pensai che mi avrebbe fatto male penetrandomi ma lo spostò.
Appoggiò la cappella al mio buchetto. "Marco no" pigolai. Lo spinse dentro, lo sentii scorrermi tutto nelle viscere, iniziò a pompare come un' ossesso, ansimando e grugnendo. Il dolore all' inizio di devastante, ma non era la mia prima inculata, sapevo che poi sarebbe arrivato il fuoco dell' orgasmo, infatti dopo pochi colpi iniziai a gemere. Mi appoggiò la mano sul pube, masturbandomi il clitoride. Inizia a urlare , non potevo trattenermi, lui non fiatava, mi scopava e basta, sempre più forte, sempre più a fondo. "Continua"urlavo"di più di più, sfondami, sfondami, spaccami il culo, lo voglio anche in fica, hai un cazzo incredibile, non dovevi tenermelo nascosto".
Vaneggiavo oscenità finché non venni, lui continuò a scoparmi con cattiveria finché non mi riempì le viscere di sborra.
Ci ricomponemmo e tornammo a casa. Non risuccesse e non ne riparlammo.
Nessun altro orgasmo fu come quelli che mi diede Marco al concerto e nel parcheggio.
2
0
voti
voti
valutazione
5.6
5.6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il pacco di Amazonracconto sucessivo
Aspettando Marco
Commenti dei lettori al racconto erotico