Il Mercato degli Schiavi

di
genere
dominazione

Non è un mistero che le più ambite prede dei sultani ottomani fossero le “Circasse”, rinomate in tutto l'impero per la straordinaria avvenenza e grazia di cui erano dotate. Anche i loro ardimentosi mariti avevano fama di possedere una incredibile bellezza e prestanza. Nei secoli passati sia i genovesi che i veneziani hanno attivato da terre così lontane verso l'Italia un florido commercio di “Carne Umana” di ambo i sessi, riguardante sia le giovani donne che i giovani uomini di quella pregiata razza, da piazzare nelle più blasonate dimore di tutta Europa. Le donne venivano catturate da squadre di razziatori mediante incursioni notturne nei territori dei clan avversi, gli uomini erano fatti prigionieri al termine delle frequenti battaglie che si scatenavano fra tribù nemiche. I maschi in particolare risultavano molto richiesti come gente di fatica o come concubini. Venivano condotti a “Slavograd” per alimentare il mercato settimanale degli schiavi. Trascinati in catene ed esibiti nudi sulla pubblica via erano ceduti ai migliori offerenti. Fino a poco tempo fa era in pieno esercizio un vecchio banditore che faceva smercio degli ultimi esemplari ancora disponibili nei ranghi del suo “Magazzino”. Giusto l'anno scorso venne posto in vendita un uomo sulla trentina che fu conteso a suon di rilanci e di alzate di posta fra un arabo sessuomane affamato di “Gongoli” e un occidentale miliardario in cerca di masculi ben attrezzati. Aveva destato molto scalpore per l'imponenza del suo uccello che già da moscio prometteva una moltitudine di scopate e fu aggiudicato per una cifra astronomica. Andò a rimpinguare l'harem già molto rifornito del magnate orientale e subito messo all'opera per saziare il suo nuovo padrone di penetrazioni e orgasmi anali da visibilio. Non credo che sia mai stato descritto in giro per il mondo un cazzo più fulgido e meglio in arma di quello del “Toro” in parola, tuttora costretto per il poco che se ne sa a governare a spinta il sedere fremente di chi se l'è accaparrato e anche quello dei suoi numerosi ospiti e libidinosi amici che in voglia di postribolo ricevono stampata nel deretano tanta virilità da portarli allo svenimento. Di trombata in trombata si dice che non si faccia scrupolo di infilzarli e farli fuori tutti. Nel gioco delle parti non si capisce mai bene chi possa essere il “Ganzo” e chi il “Trottolone”. Sta di fatto che riesce a tramortire chiunque gli venga destinato e gli capiti a tiro, irrorandolo di tanto sperma da renderlo pago e felicemente fradicio, inculato a martello come solo riesce a fare e a compiere chi ce l'ha davvero grande, grosso e duro.
scritto il
2025-03-01
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