Canzoni #2

di
genere
etero

Svesto la gonna e faccio scivolare via la camicetta attillata. Le ripongo con cura su una poltrona, mi sdraio sul letto dei miei genitori perché ho bisogno di stare larga, penso a ciò che non è stato e che non avrebbe mai potuto essere. Di certo non stanotte, chissà quando, forse mai.

Penso a quando ho aperto un altro bottone sul mio piccolo décolleté e al coraggio che non ho avuto. Mi sarebbe piaciuto parlare a tu per tu, dirgli "vorrei conoscerti un po' meglio, ti trovo così figo" e osservare la sua reazione. Osservare il suo timore di essere scoperti a flirtare. Ma c'era troppo rumore e troppa gente intorno. Compresa la sua adorabile e perfetta fidanzata. Ricordo le parole che ci siamo scambiati a un certo punto, gettate lì con una casualità che entrambi sapevamo essere fasulla.

- Non ho un orario, a casa mia non c'è nessuno.
- Sei sola?
- Sola sola.
- Non hai paura?
- Non tanta, e poi non è male stare da sola.

Speravo, mi illudevo, che sarebbe successo qualcosa, ma non è successo niente. E ora è come sentire un piccolo dolore dentro che si fa strada e che ogni secondo che passa brucia sempre di più e mi fa quasi venire da piangere. Ma a costo di metterci tutta la notte voglio strusciarmelo via quel dolore, con la mano sinistra dentro il bra e la destra sopra le mutandine. Sì, sopra, per sentire quando diventano zuppe. E sì, tutta la notte, perché una non basta. L’ho capito subito dopo avere smesso di tremare.

Non c’è bisogno di piangere, non è poi male stare da sola.

Il telefono accanto a me fa ding! e si illumina all'improvviso. "Che fai?", c'è scritto. Sembra un messaggio in una bottiglia, lanciato quasi senza speranza, ma mi eccita sapere che sta pensando a me.

Prendo un bel respiro e scrivo “mi sto toccando pensando a te”. Lo faccio quasi per esibizionismo. Mi piace immaginare che lui mi guardi mentre mi masturbo, pur senza essere fisicamente qui. E mi piace immaginare che adesso sia eccitato anche lui. Mi piace immaginarlo con il cazzo duro in mano. Chiudo gli occhi per raffigurarmelo e aspetto. Ding!

"Vorrei essere lì con te".
"Ma non puoi".
Ding!
"No".

Non so dove sia adesso, probabilmente a letto, con il telefono silenziato accanto alla sua fidanzata che dorme dopo essere stata appena scopata. La sua adorabile e perfetta fidanzata. Forse non così perfetta visto che lui vorrebbe scopare me.

"E allora immagina", scrivo.

Sì, è vero, potremmo fare dell'onesto sexting, potrei cominciare ricordandogli i miei capelli raccolti in una coda elegante e il long lasting rosso molto acceso che avevo scelto per sottolineare le mie labbra né grandi né sottili. Potrei rivelargli che quelle labbra stanotte avevano voglia di finire sul cazzo di qualcuno mai conosciuto prima, uno come lui. Parlargli della mia particolare dipendenza per ciò che è nuovo, fresco, ignoto. A volte è una dipendenza pericolosa, lo so, ma stasera si è concentrata sulla sua persona come se non ci fosse spazio per niente e per nessun altro. Quando ci hanno presentati e ci siamo stretti la mano ho sentito una scossa, ho quasi avvertito il bisogno fisico che mi baciasse lì davanti a tutti, persino davanti alla sua ragazza.

Potrei scrivergli tutto questo e arraparlo, aspettare di leggere come e quanto mi scoperebbe, quali parole sconce mi sussurrerebbe all'orecchio, potrei chiedergli di usare il verbo "chiavare" al posto del verbo “scopare”. Stanotte, chissà perché, sceglierei il verbo "chiavare". Su questa parola potrei sditalinarmi in modo selvaggio.

Ma ormai i miei pensieri vanno avanti da soli e non ho voglia di interromperli con il sexting. E in fondo è vero che non è poi così male stare da sola: fa venire il desiderio di continuare a immaginare.

E io immagino. Non di essere la sua ragazza che dorme appena scopata, immagino di essere L'Altra. Quella da chiavare.

Essere L'Altra non è solo un fatto fisico, anzi. Le chiacchierate e le chat clandestine, il modo in cui mi sento osservata come se fossi fatta di diamanti: essere L'Altra è anche tutto questo. Sentirsi tanto desiderata da spingerlo a rischiare e tradire. E va benissimo così, perché magari lui ti scopa la fica ma il suo tradimento ti scopa il cervello. Vale per tutte le situazioni, anche per le sveltine rapidissime o per le storie di una notte. Per un maschio si tratta di un brivido a buon mercato con cui svuotarsi i testicoli, per me di costruire una storia che ha un inizio, una parte centrale e una fine: l'incontro, il flirt, l'adrenalina di fare qualcosa di immorale e sbagliato sapendo che è sbagliato.

Sono film, storie bellissime anche a immaginarle e basta. E io stanotte posso raccontarmi un film da Oscar. In fondo è bello stare da sola, ti consente di immaginare senza che ci sia bisogno di piangere.

Immagino che mi accarezza la mano mentre io vorrei che mi baciasse e mi limonasse sul divanetto davanti ai nostri negroni sbagliati. Vorrei provare la sorpresa della sua lingua, delle sue labbra. Sento tutta l'impazienza di un’altra prima volta clandestina.

Immagino che dopo avermi accarezzato la mano me la stringe, intreccia le sue dita alle mie e fa per tirarmi su. Mi dice “andiamo a divertirci” e io faccio cenno di sì. È come ascoltare il tac-tac dei miei stivali per le strade del centro. Lui che dice “ti va di ballare?” e io che gli faccio un’altra volta cenno di sì. Accompagno il funk con la testa e gli giro intorno. Lo guardo, gli sorrido, il mio viso scompare e riappare. È come ballare disegnando un cerchio e lui è il mio circocentro. Alzo le braccia nella mia danza di seduzione, ondeggio il bacino. Danzo tutto intorno a lui per circondarlo, irretirlo, fino a quando il suo corpo si incolla dietro di me e le mie braccia restano alzate per mostrarmi senza difese, per incoraggiare le sue mani a passare lungo tutti i miei fianchi.

Immagino la sua mano sulla coscia e lo sguardo che domanda “posso?”, e io che senza parlare e stavolta senza nemmeno annuire apro impercettibilmente le gambe invitandolo a risalire, a strofinarmi fuori dalle mutandine in modo così perfetto che in pochi secondi tutto diventa oscenamente intimo e dannatamente fantastico e bagnato.

Sono io quella adorabile e perfetta, ora. La troia perfetta, l’adorabile ninfetta spudorata. È mio il culo da stringere e mie sono le spalle da spingere in basso. Il culo e le spalle dell'Altra.

E poiché nelle fantasie tanto vale andare fino in fondo, la parte più divertente è il modo in cui il suo cazzo pulsa e diventa duro appena prima che ci metta la bocca sopra. È davvero, davvero duro. E proprio lì sopra ci sono i suoi addominali disegnati. Cavolo, così non me l’aspettavo. Cavolo, così mi fa colare. Invece di assaggiarlo subito, mi prendo un momento per baciare quegli addominali. Bacio la mia strada verso il Paradiso, che una volta tanto sta in basso, inspiro l’odore di maschio e finalmente gli do quello che ha sognato per tutta la sera, la mia bocca da mignotta, le mie labbra color rosso molto acceso.

- Me lo dipingerai di rosso.
- Non farmi ridere, o non riuscirò a succhiarlo bene.
- E tu vuoi succhiarlo bene, vero?

Vero. E voglio anche un sacco di altre cose.

Per esempio, sapere che anche tu sei disteso a letto, accanto alla tua fidanzata appena scopata, e che mi stai immaginando.

Immaginami mentre vado a fuoco e mi do piacere da sola.
Mentre penso a te che ti tieni il cazzo in mano.
A gambe spalancate che ti imploro di darmelo.
Che annuisco quando mi dici che vuoi farlo senza preservativo.
Immaginami quando il tuo cazzo mi scivola dentro lentamente.
Immagina il mio sussulto alla tua botta secca.
Immagina di piantarmi un dito nel culo mentre mi chiavi a quattro zampe.
Mentre ti dico che voglio farlo davanti a uno specchio.
Mentre ti urlo che mi squarci.
Mentre ti urlo di fare più forte.

Immaginami nel mio letto, adesso, mentre strillo il tuo nome nella notte.

È tutta una finzione, lo so, mi prendo in giro da sola. Ma le tue mani sono le mie, e adesso le dita danzano in circolo fino a farmi gridare, ridere, cantare nella notte.

Non c'è bisogno di piangere, in fondo è bello stare da sola.

scritto il
2025-03-20
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