Missione compiuta

di
genere
etero

Che avremmo fatto sesso lo davo per scontato. E non perché è sabato, grazie a Dio. Ma perché ci piace battezzare i letti degli alberghi. Magari non avrei detto che mi sarei fatta fare un ditalino nella spa.

Ma seguitemi un attimo: una torna stanca dalle piste, no? Fa merenda e poi che c'è di meglio che andarsi a crogiolare nell'acqua tiepida e riscaldarsi di fronte a un caminetto acceso? Che poi sono gli unici plus di quella che definire spa è un po' pomposo, perché a parte questi ci sarebbe la cromoterapia, ovvero una doccia che cambia colore (ma dite davvero? questa sarebbe la cromoterapia?) e una sauna rotta.

Però la vascona è confortevole, l'acqua della temperatura giusta e i getti dell'idromassaggio molto piacevoli. Ideale per un po' di relax.

E io mi rilasserei molto volentieri, se non fosse che, prima di scendere in quella grotta dove i telefoni non prendono, leggo il racconto che un’amica ha inviato sulla nostra chat (roba di femmine). Per cui nella grotta ci scendo con il pensiero di due tipe che prima si divertono a leccare un calippo e poi si divertono tra loro.

Beh ok, ora mi passa, penso. Ma il fatto è che quaggiù non c'è proprio nessuno nessuno nessuno. E se l'occasione fa l'uomo ladro, per quanto mi riguarda mi fa troia. No, non è che voglia farmi trombare qua sotto, non esageriamo. Ma siate oneste: se vi dico che dopo un po' di smorfiette e bacetti prendo la mano di Luca e me la porto dentro la mutandina del costume mi credete o no?

Per cui la situazione è la seguente: sotto l’acqua la sua mano e le sue dita che imperversano come vogliono loro; sopra l’acqua io che faccio la fidanzatina romantica che gli sussurra paroline dolci, gli dà i bacetti, lo accarezza sul viso e, al tempo stesso, tiene d’occhio l’entrata della spa (a conferma del fatto che noi siamo multitasking, lui invece sembra fregarsene di qualsiasi cosa che non sia farmi godere, benedetto ragazzo).

Per la verità, sotto l’acqua c’è anche spazio per la mia mano che, anche se resta fuori dal costume, saggia qualcosa di molto molto interessante, tanto che per un attimo mi viene da salirgli sopra e strusciarmi. Ma a parte il fatto che potrebbe essere rischioso, onestamente chi cazzo me lo fa fare? Sto tanto bene e le sue dita sono così grandi…

La logica conclusione è che, dopo un po’, le mie paroline diventano molto meno dolci e assomigliano più a un qualcosa tipo “cazzo, non smettere sto venendo”, i bacetti sono quasi morsi e le carezze diventano dita che gli artigliano i capelli. E la concentrazione verso l’ingresso della spa precipita via via verso lo zero.

La logica conclusione è che l’orgasmo assomiglia molto di più a quello di quando mi sventra che a quello di quando faccio da sola, eccezion fatta per la voce, che diventa una specie di pianto isterico soffocato in una zona non meglio identificata del suo corpo situata tra la spalla e la mascella. Però c’è anche un bello spasmo delle gambe nell’acqua, eh? Durerà poco, ma per quei due o tre secondi sembro la Pellegrini.

E quindi cosa posso dire? Che mi piacerebbe molto contraccambiare e che un pompino subacqueo sarebbe divertente, ma qui non mi pare il caso. E che è universalmente noto che con la mano ci so fare assai poco. E poi sporcheresti, dai… Calmiamoci, non so tu ma io faccio proprio poca fatica a calmarmi. Questo sì che è relax.

Ma alla fine si rilassa anche lui, se non fosse per un piccolo incidente: quando usciamo ci avvolgiamo nei grandi accappatoi bianchi forniti dall’hotel e ci liberiamo dei costumi bagnati. Quella che potrebbe lasciare l’accappatoio aperto sono io, che do le spalle all’ingresso. Quello che INVECE lo lascia aperto è lui, liberando il suo bel cazzo inaspettatamente duro come so bene io quanto possa essere duro (tipo che ci si potrebbe appendere una stampella). Strano, non me ne ero accorta che fosse di nuovo in tiro. La Wild Annalisa opterebbe per una cosa come: adesso mi inginocchio ma prima di prendertelo in bocca me lo sbatti in faccia fino a gonfiarmela come un pallone. La Wise Annalisa dice invece: “Ma copriti, cazzo!”.

Ne ridiamo per un po’ seduti davanti al camino, poi quando arrivano i tè alla menta continuiamo a ridere ma di un’altra cosa, ossia di quanto sono schiappa con gli sci ai piedi (la situazione è di poco migliore dello spazzaneve). Ma sotto sotto c’è qualcosa che mi turba, perché quel glande bello scoperto che poco fa mi guardava sembrava proprio volermi dire “tu ‘ndo cazzo te credi d’annà? io e te dopo famo i conti”. Ragion per cui penso che, una volta che saliamo in camera, io a te me te scopo proprio, amore mio, e pazienza se a cena facciamo un po’ tardi.

Invece manco per il cavolo, perché quando risaliamo è già tardi e il bonus-ritardo lo spendo chattando con una mia amica chiedendole consigli su un particolare dell’outfit che non mi convince.

A cena invece non ce n’è per nessuno. Tra costata e porcini mi becco pure la solita occhiata del cameriere che pensava “questa qui ordina al massimo una foglia di lattuga con un goccio di salsa di soia e acqua minerale”. Luca c’è abituato e non obietta nulla, anzi riesce persino a farmi bere due bicchieri di rosso anziché la birra. Sì, a me, che non è che il vino mi piaccia tanto. Con la grappa va meglio, ma solo perché non c’è la vodka.

Ecco spiegato perché torniamo in albergo un po’ brilli sfidando i controlli. Più difficile spiegare perché al bar ci facciamo l’ultimo shot, ma ce lo facciamo.

Tutto andrebbe verso la sua naturale conclusione, perché a sto punto la voglia mi è venuta e anche a lui.  Non ci sarebbe bisogno d’altro, e invece questo “altro” arriva, anzi è già arrivato nella chat privata sotto forma di filastrocca oscena (parossisticamente oscena). In situazioni normali, ne coglierei l’aspetto comico più che quello erotico. Invece stavolta mi eccito proprio e mi sento come se davvero quell’elenco grottesco di porcate lo volessi anch’io, subito, ora e tutta la notte.

Bene, amiche care, se sfida deve essere sfida sia. Se c’è una raccomandazione che mi sta sul cazzo è “non cadere nelle provocazioni”. Io ci voglio cadere, invece, a piedi uniti e con tutte le scarpe.

Così, quando Luca esce dal bagno, sono un lampo. Giusto il tempo di lavarmi i denti. È inutile che mi guardi in quel modo, honey, il pigiama l’ho portato, ma mi sa tanto che resta nel trolley.

E allora, sugar, non perdere tempo nemmeno tu ad infilartelo, che voglio vederti in tutto il tuo splendore e andare dritta al dunque.

Sì perché, darling, sono nuda come Eva e ho voglia di assaggiare la mela, anche se non sarà esattamente una mela.

E quindi, baby, prima un po’ di allenamento per il BBA (Best Blowjob Award) ma poi lo voglio tutto dentro.

Com’è che diceva la filastrocca? “Voglio ancor la sensazione di esser piena, di ospitar nella vagina una balena”. Ecco, quella. All’inizio sto un po’ sopra, ok? Ce l’hai talmente duro che sennò mi fai male. Poi bombami pure come stracazzo ti pare. E chiedimi anche se mi stai sfondando, perché ho proprio voglia di dirti che mi stai sfondando come la più grande zoccola dell’universo.

Due volte, la seconda finita in bagno perché mi era venuta la brillante idea di scopare nella vasca con l’idromassaggio. Avete presente la sensazione delle bolle sulla pelle mentre sei lì infilzata come un tordo, no? Se no, male. Dovreste provare. Comunque no, nulla, la vasca è troppo piccola per due e ci metterebbe troppo tempo a riempirsi. Invece noi siamo accesi come fiammiferi.

E così, sweetie, aprimi ancora come una cozza ma stavolta vienimi in faccia, che tra l’altro è meglio qui in bagno che sul letto.

Probabilmente, se avessi condiviso con lui la filastrocca (ma sono cose che mi guardo bene dal fare, ovviamente), gli avrei detto che il verso "voglio essere scopata in ogni buco" avremmo anche potuto saltarlo. Ma a un certo punto della notte è lui che lo fa, in piena autonomia. La classica alzata di ingegno. Non siamo a casa, e i miei insulti anziché strillarli li devo soffocare sul cuscino. Tuttavia ha avuto una buona idea, perché dopo un po' mi piace e mi tocca subire pure la sua ironia. Domanda: "Allora sono un porco?". Risposta: "Sì sei un porco", ma detto in un senso completamente diverso a quello che gli urlavo pochi secondi fa. Mi fai male, sei un porco, uno stronzo e un pervertito. E fai benissimo, fammi male, perché io sono una troia, una stronza e posso essere pure più pervertita di te. Anzi, a voler essere proprio pignole, un bel po' di cose te le ho tirate fuori io da quando ti ho aperto le gambe davanti per la prima volta.

Perciò, light of my life, dai-dai-dai che mi piace anche così. E poiché mi conosci, insultami come sai che amo essere insultata e quando arrivi spruzzami dentro.

La mattina mi sveglio tardi, sorpresa di trovarlo accanto a me perché aveva detto che qualche pista se la voleva fare. “Ci ho ripensato, sarà pieno di buzzurri”. Mi accoccolo a lui, ridacchio: “Non è che ti senti un po’… uh, essiccato?”. Risponde con il suo solito tono da stronzetto sborone che, se voglio, mi spiega altre due o tre cose sulla vita. Momento onestà+teatro drammatico: “Non ci penso proprio, anzi torna a Roma da solo e lasciami qui, non so che ne sarà di me…”.

Scendiamo che l’ora della colazione è passata da un pezzo. Cornetto e cappuccino al bar. Mi sento a pezzi ma felice.

E poi… beh, girls, missione compiuta. Che volete di più?

scritto il
2025-03-03
2 . 8 K
visite
4 5
voti
valutazione
7.6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Uomo, donna, gif

racconto sucessivo

Canzoni #1
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.