Ho rubato il ragazzo a mia sorella 5
di
Aramis
genere
gay
Ero eccitato al pensiero del fine settimana. Avevo una gara di nuoto venerdì sera, poi avrei passato il week end con Giacomo. Il papà di Giacomo, Roberto, aveva scoperto che Giacomo ed io stavamo insieme e lui e la madre di Giacomo ne erano felici. C'era solo il fattore Alice, se avrebbe reso impossibile la vita a Giacomo per il resto dell'anno scolastico e poi durante l'estate.
Alice aveva già minacciato di smascherare Giacomo quando aveva scoperto i porno gay sul suo computer, poi gli aveva rovinato la macchina (anche se non poteva essere provato), di cos’altro sarebbe stata capace mia sorella? Non lo sapevo. Giovedì sera i miei genitori chiamarono me ed Alice in soggiorno.
"Ok." disse mio padre. “Dato che vi diplomerete fra meno di due mesi vorrei parlare dei vostri piani per l'estate. Nick tu pensi di fare ancora il bagnino alla piscina?"
"Sì."
"Bene." disse mio padre. "Così ti farai qualche euro prima di andare all'università. Sono contento che tu e Giacomo andiate alla stessa università, così non avrai problemi di ambientamento col tuo compagno di camera."
"Giacomo ed io abbiamo già chiesto di essere messi nella stessa camera, così non ci saranno problemi."
"E’ meglio stare con qualcuno che si conosce, ora si tratta di fare un elenco delle cose e dei libri che ti servono, più in fretta recuperiamo il tutto e meglio sarà quando arriverai a scuola."
"Ora Alice." disse mio padre rivolgendo a lei la sua attenzione: "Tua madre ha chiamato l'università e ha chiesto se possono congelare la tua domanda per un anno."
"Cosa?" Disse Alice sbalordita. "Perché Nick deve andare all'università ed io no?"
"Perché Nick non sta aspettando un bambino." Disse mio padre. "Non sarà evidente fino al diploma. Poi andrai a stare coi tuoi nonni finché il bambino non nascerà."
“Cosa!" gridò Alice. Quando mio padre disse i "tuoi nonni" intendeva i suoi genitori che vivevano ad un'ora da noi. I genitori di mia madre vivevano così lontano che era improbabile che Alice andasse a stare là.
"Perchè devo andare là!"
"Perché è il meglio, quando il bambino nascerà potremo darlo in adozione, tu potrai lavorare, andare all'università e dimenticare l’accaduto."
"Posso abortire." Disse Alice.
"No, non puoi!" disse mia madre. "Tu hai fatto questo bambino e l'avrai! L'aborto non è una forma di controllo delle nascite. Abbiamo già cercato dei genitori adottivi appropriati.”
Dovevo sforzarmi per non ridere per il trattamento che Alice stava ricevendo dai miei genitori. "Non vogliamo che tu metta in imbarazzando noi e questa famiglia. La polizia sospetta che sia stata tu a rovinare la macchina di Giacomo. Tu non sei in grado di fare il nome di ragazzi che potrebbero essere il padre di quel bambino, in modo da poter far fare una prova di paternità e vedere se la famiglia del padre è disposta a prendersi cura del bambino. Quindi, Alice, ci hai lasciato poche scelte." Spiegò mio padre.
“E se volessi allevare il bambino!" Disse Alice.
"Hai appena detto che volevi abortire." disse mia madre. "Quindi è evidente che non sei pronta ad essere madre." Mia madre vide che ero ancora lì. "Nick, perchè non vai in camera tua, con te abbiamo finito.”
Io accennai col capo, lasciai il soggiorno ed andai in camera mia.
Quando incontrai Giacomo a scuola il giorno seguente gli raccontai di Alice che sarebbe andata via dopo il diploma.
Entrammo nella scuola e ci accorgemmo di sguardi strani e chiacchiere che terminavano improvvisamente. Sembrava che la gente guardasse Giacomo e quando passava distoglievano lo sguardo e la conversazione cessava. "C’è qualche cosa." Disse Giacomo.
Ci separammo, una ragazza mi si avvicinò e disse: “Esci con Giacomo?"
"L’ho sempre fatto, è il mio miglior amico."
"Tutta la scuola dice che lui è gay. Tua sorella ha raccontato che è uscito con lei solo per stare vicino a te."
"E’ pazzia." Dissi ed entrai in aula.
Mi trovai con Giacomo a pranzo. “È probabile che vada a casa presto." Disse Giacomo. "Mi guardano, parlano sottovoce."
Vedevo che stava per piangere. "Lascia fare a me." Dissi. Alzai lo sguardo e vidi Alice che sembra soddisfatta alla sua tavola. Nessuno sapeva che Alice era incinta. Sapevo che non avrei potuto alzarmi e dirlo, sarei stato nei guai coi miei genitori ma mi venne un’altra idea.
Dopo pranzo avevo un’ora buca così andai in biblioteca e mi misi ad un computer. Inviai una e-mail anonima e circolare di una ragazza che diffonde dicerie su un ragazzo con cui lei usciva ed ora era incinta e quel ragazzo non era il padre del bambino.
Dopo la scuola ero nello spogliatoio a a prepararmi per la gara di nuoto. Mi tolsi i vestiti e mi misi gli speedo. Enrico, un compagno, mi si avvicinò e chiese: "Nick, ho visto una e-mail su una ragazza che sparla di un ragazzo con cui stava e che lei è incinta ed il ragazzo non è il padre del bambino."
"Sì. Anch’io ho visto qualche cosa del genere."
Enrico mi tirò vicino a sei. “ Non poteva essere tua sorella, non è vero?"
"Non di sicuro. Ma anche se lo sapessi i miei genitori non vorrebbero che lo dicessi."
"Tu me lo puoi dire."
"E perché lo vorresti sapere?"
"Perché se è Alice, potrei essere il padre."
"Capisco, ne dovrai parlare con Alice."
"Non la posso sopportare, è matta, io ero così ubriaco quella notte."
"Ah, l’hai chiavata ma non le vuoi parlere."
"Ero ubriaco."
"Senti, potrei parlarne ad Alice e vedere cosa dice."
Mii girai ed uscii dallo spogliatoio. Seduto sulla panca aspettando il mio turno per nuotare, vidi Giacomo sulle tribune con i miei genitori e quello che più mi colpì fu che anche suo papà, Roberto, era là. Quando mi chiamarono per il mio turno, salii sul blocco, girai la testa e vidi Enrico di fianco a me, ma non sembrava concentrato sul nuoto. Il fischio risuonò, io mi tuffai, nuotai verso l’altro lato della piscina, poi verso il lato iniziale e poi aventi ed indietro. Quando terminai la gara, mi fermai e mi accorsi di aver vinto. Alzai la testa e vidi Giacomo in piedi che gridava felice.
Nello spogliatoio i miei compagni mi stavano festeggiando perché la nostra squadra aveva vinto. L'allenatore disse che avrei anche potuto essere un olimpionico. Io feci la doccia e cominciai a vestirmi ed osservai che Enrico aveva un’espressione strana sul viso. Mi dispiaceva per lui ma la verità doveva uscire.
Uscii dallo spogliatoio e Giacomo stava aspettandomi. "Il mio eroe Olimpico!"
"Ho solo vinto una gara di nuoto, non è il caso di eccitarsi così!
Quando fummo in macchina gli dissi quello che stavo facendo con Alice e quello che Enrico mi aveva detto. "Credo che domani Enrico andrà a trovare i tuoi genitori." Disse Giacomo. "Ora forse Alice imparerà la lezione."
Andammo a casa di Giacomo dove i suoi genitori avevano ordinato una pizza che ci aspettava e che, dissero, era per festeggiare la mia vittoria. Dopo aver mangiato Giacomo ed io andammo in camera sua e rapidamente ci spogliammo. Giacomo mi gettò sulla schiena, prese il mio uccello, si lubrificò il buco e si sedette sul mio cazzo. Io pompai dentro Giacomo con forza facendolo lamentare con forza. Mi alzai e lo baciai mentre continuavo ad incularlo. Giacomo finì per sborrare sul mio torace mentre io esplodevo dentro di lui. Restammo sdraiati ed abbracciati e ci addormentammo.
Alice aveva già minacciato di smascherare Giacomo quando aveva scoperto i porno gay sul suo computer, poi gli aveva rovinato la macchina (anche se non poteva essere provato), di cos’altro sarebbe stata capace mia sorella? Non lo sapevo. Giovedì sera i miei genitori chiamarono me ed Alice in soggiorno.
"Ok." disse mio padre. “Dato che vi diplomerete fra meno di due mesi vorrei parlare dei vostri piani per l'estate. Nick tu pensi di fare ancora il bagnino alla piscina?"
"Sì."
"Bene." disse mio padre. "Così ti farai qualche euro prima di andare all'università. Sono contento che tu e Giacomo andiate alla stessa università, così non avrai problemi di ambientamento col tuo compagno di camera."
"Giacomo ed io abbiamo già chiesto di essere messi nella stessa camera, così non ci saranno problemi."
"E’ meglio stare con qualcuno che si conosce, ora si tratta di fare un elenco delle cose e dei libri che ti servono, più in fretta recuperiamo il tutto e meglio sarà quando arriverai a scuola."
"Ora Alice." disse mio padre rivolgendo a lei la sua attenzione: "Tua madre ha chiamato l'università e ha chiesto se possono congelare la tua domanda per un anno."
"Cosa?" Disse Alice sbalordita. "Perché Nick deve andare all'università ed io no?"
"Perché Nick non sta aspettando un bambino." Disse mio padre. "Non sarà evidente fino al diploma. Poi andrai a stare coi tuoi nonni finché il bambino non nascerà."
“Cosa!" gridò Alice. Quando mio padre disse i "tuoi nonni" intendeva i suoi genitori che vivevano ad un'ora da noi. I genitori di mia madre vivevano così lontano che era improbabile che Alice andasse a stare là.
"Perchè devo andare là!"
"Perché è il meglio, quando il bambino nascerà potremo darlo in adozione, tu potrai lavorare, andare all'università e dimenticare l’accaduto."
"Posso abortire." Disse Alice.
"No, non puoi!" disse mia madre. "Tu hai fatto questo bambino e l'avrai! L'aborto non è una forma di controllo delle nascite. Abbiamo già cercato dei genitori adottivi appropriati.”
Dovevo sforzarmi per non ridere per il trattamento che Alice stava ricevendo dai miei genitori. "Non vogliamo che tu metta in imbarazzando noi e questa famiglia. La polizia sospetta che sia stata tu a rovinare la macchina di Giacomo. Tu non sei in grado di fare il nome di ragazzi che potrebbero essere il padre di quel bambino, in modo da poter far fare una prova di paternità e vedere se la famiglia del padre è disposta a prendersi cura del bambino. Quindi, Alice, ci hai lasciato poche scelte." Spiegò mio padre.
“E se volessi allevare il bambino!" Disse Alice.
"Hai appena detto che volevi abortire." disse mia madre. "Quindi è evidente che non sei pronta ad essere madre." Mia madre vide che ero ancora lì. "Nick, perchè non vai in camera tua, con te abbiamo finito.”
Io accennai col capo, lasciai il soggiorno ed andai in camera mia.
Quando incontrai Giacomo a scuola il giorno seguente gli raccontai di Alice che sarebbe andata via dopo il diploma.
Entrammo nella scuola e ci accorgemmo di sguardi strani e chiacchiere che terminavano improvvisamente. Sembrava che la gente guardasse Giacomo e quando passava distoglievano lo sguardo e la conversazione cessava. "C’è qualche cosa." Disse Giacomo.
Ci separammo, una ragazza mi si avvicinò e disse: “Esci con Giacomo?"
"L’ho sempre fatto, è il mio miglior amico."
"Tutta la scuola dice che lui è gay. Tua sorella ha raccontato che è uscito con lei solo per stare vicino a te."
"E’ pazzia." Dissi ed entrai in aula.
Mi trovai con Giacomo a pranzo. “È probabile che vada a casa presto." Disse Giacomo. "Mi guardano, parlano sottovoce."
Vedevo che stava per piangere. "Lascia fare a me." Dissi. Alzai lo sguardo e vidi Alice che sembra soddisfatta alla sua tavola. Nessuno sapeva che Alice era incinta. Sapevo che non avrei potuto alzarmi e dirlo, sarei stato nei guai coi miei genitori ma mi venne un’altra idea.
Dopo pranzo avevo un’ora buca così andai in biblioteca e mi misi ad un computer. Inviai una e-mail anonima e circolare di una ragazza che diffonde dicerie su un ragazzo con cui lei usciva ed ora era incinta e quel ragazzo non era il padre del bambino.
Dopo la scuola ero nello spogliatoio a a prepararmi per la gara di nuoto. Mi tolsi i vestiti e mi misi gli speedo. Enrico, un compagno, mi si avvicinò e chiese: "Nick, ho visto una e-mail su una ragazza che sparla di un ragazzo con cui stava e che lei è incinta ed il ragazzo non è il padre del bambino."
"Sì. Anch’io ho visto qualche cosa del genere."
Enrico mi tirò vicino a sei. “ Non poteva essere tua sorella, non è vero?"
"Non di sicuro. Ma anche se lo sapessi i miei genitori non vorrebbero che lo dicessi."
"Tu me lo puoi dire."
"E perché lo vorresti sapere?"
"Perché se è Alice, potrei essere il padre."
"Capisco, ne dovrai parlare con Alice."
"Non la posso sopportare, è matta, io ero così ubriaco quella notte."
"Ah, l’hai chiavata ma non le vuoi parlere."
"Ero ubriaco."
"Senti, potrei parlarne ad Alice e vedere cosa dice."
Mii girai ed uscii dallo spogliatoio. Seduto sulla panca aspettando il mio turno per nuotare, vidi Giacomo sulle tribune con i miei genitori e quello che più mi colpì fu che anche suo papà, Roberto, era là. Quando mi chiamarono per il mio turno, salii sul blocco, girai la testa e vidi Enrico di fianco a me, ma non sembrava concentrato sul nuoto. Il fischio risuonò, io mi tuffai, nuotai verso l’altro lato della piscina, poi verso il lato iniziale e poi aventi ed indietro. Quando terminai la gara, mi fermai e mi accorsi di aver vinto. Alzai la testa e vidi Giacomo in piedi che gridava felice.
Nello spogliatoio i miei compagni mi stavano festeggiando perché la nostra squadra aveva vinto. L'allenatore disse che avrei anche potuto essere un olimpionico. Io feci la doccia e cominciai a vestirmi ed osservai che Enrico aveva un’espressione strana sul viso. Mi dispiaceva per lui ma la verità doveva uscire.
Uscii dallo spogliatoio e Giacomo stava aspettandomi. "Il mio eroe Olimpico!"
"Ho solo vinto una gara di nuoto, non è il caso di eccitarsi così!
Quando fummo in macchina gli dissi quello che stavo facendo con Alice e quello che Enrico mi aveva detto. "Credo che domani Enrico andrà a trovare i tuoi genitori." Disse Giacomo. "Ora forse Alice imparerà la lezione."
Andammo a casa di Giacomo dove i suoi genitori avevano ordinato una pizza che ci aspettava e che, dissero, era per festeggiare la mia vittoria. Dopo aver mangiato Giacomo ed io andammo in camera sua e rapidamente ci spogliammo. Giacomo mi gettò sulla schiena, prese il mio uccello, si lubrificò il buco e si sedette sul mio cazzo. Io pompai dentro Giacomo con forza facendolo lamentare con forza. Mi alzai e lo baciai mentre continuavo ad incularlo. Giacomo finì per sborrare sul mio torace mentre io esplodevo dentro di lui. Restammo sdraiati ed abbracciati e ci addormentammo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ho rubato il racconto a mia sorella 4racconto sucessivo
Ho rubato il ragazzo a mia sorella 6
Commenti dei lettori al racconto erotico