Ricordi 2
di
pallera
genere
bisex
Ricordi (2)
Eravamo rimasti che il mio amico C. rappresentava all’epoca il mio punto di riferimento nel senso che con lui sperimentavo tutto quello che c’era da sapere sul sesso.
Essendo di un anno più grande aveva anche già sviluppato e il suo pisello (da ora però comincerò a chiamarlo cazzo) era già bello grosso. Glielo guardavo sempre mentre ci segavamo e a volte mi incantavo nel contemplare la sua cappella gonfia, rossa e lucida.
C’era poi un’altra cosa che mi attirava particolarmente: il sacchetto con le palle !! avevo una voglia di toccarglielo!!
La cosa però che mi stupiva di più di lui era quante cose sapeva. Mi domandavo spesso come facesse, anche se imparare sempre qualcosa di nuovo mi dava gusto e quindi meglio così.
E il giorno in cui, mentre ci segavamo guardando sempre la foto di quella ragazza nuda, mi disse che aveva saputo che tra ragazzini come noi succedeva spesso che si cominciasse a toccarsi a vicenda.
- Che ne pensi, mi chiede, - ti piacerebbe?
Rimango un attimo senza parole, anche se dentro di me era tanto che avevo sto desiderio.
E lui senza aspettare la mia risposta allunga la mano e allontanata la mia comincia a stringere il mio cazzo tra le dita e fa scorrere piano su e giù la pelle sulla cappella.
L’emozione è enorme ma mi riprendo subito e faccio altrettanto soddisfacendo così la curiosità che avevo di sentire cosa si prova nello stringere in mano il cazzo di un altro.
È una sensazione bellissima. È duro, liscio e la pelle che va su e giù scopre la sua cappella già gonfia e lucida.
Al contatto sembra come quando ci si prende in mano il proprio, ma l’effetto è totalmente diverso.
Pensare che stai segando un altro e quel cazzo che stringi tra le dita non è il tuo ma il piacere che gli stai procurando è lo stesso che provi tu mentre ti masturbi ha un effetto psicologico incredibile, per lo meno per me. Andiamo avanti con la sega reciproca non perdendo di vista un attimo il cazzo dell’altro ma scambiandoci solo qualche sguardo veloce accompagnato da un sorriso complice.
In poco tempo raggiungiamo l’orgasmo e come sempre le poche gocce mie scivolano sopra le sue dita mentre due o tre schizzi suoi arrivano addosso a me sopra le cosce mentre altre gocce colano sul dorso della mia mano.
E qui fa un’altra cosa che non mi aspettavo. Si porta alla bocca la mano e lecca con gusto le gocce del mio sburro. A dire la verità è una cosa che faccio quasi sempre anch’io, ma lo sburro è mio e a me piace moltissimo!
Non pensavo che un altro potesse apprezzarlo come mi sta dicendo lui: - mmmm lo sai che è proprio buono, quasi quanto il mio!!! – mi dice.
Non so rispondere se non imitandolo in tutto e per tutto e dopo aver leccato tutta la mia mano raccolgo anche le gocce cadute sulle cosce.
- Beh davvero, il tuo è più buono, più saporito. Mi piace, moltissimo – gli dico.
Sorridiamo felici di questo nuovo modo di stare insieme e ci ripromettiamo di rifarlo al più presto.
E in realtà da quel giorno appena possibile ci appartavamo nei nostri nascondigli segreti (in mezzo ai cespugli nel campo sotto casa, nel suo fondo inutilizzato a pian terreno del palazzo oppure, quando possibile, a casa sua approfittando del fatto che il fratello maggiore usciva quasi tutti i pomeriggi, il padre era sempre fuori per lavoro e la madre verso le sedici usciva sempre con delle amiche) e insaziabili come si è solo a quell’età ci segavamo a vicenda leccando poi ogni goccia con un piacere ogni giorno più forte.
(continua)
Eravamo rimasti che il mio amico C. rappresentava all’epoca il mio punto di riferimento nel senso che con lui sperimentavo tutto quello che c’era da sapere sul sesso.
Essendo di un anno più grande aveva anche già sviluppato e il suo pisello (da ora però comincerò a chiamarlo cazzo) era già bello grosso. Glielo guardavo sempre mentre ci segavamo e a volte mi incantavo nel contemplare la sua cappella gonfia, rossa e lucida.
C’era poi un’altra cosa che mi attirava particolarmente: il sacchetto con le palle !! avevo una voglia di toccarglielo!!
La cosa però che mi stupiva di più di lui era quante cose sapeva. Mi domandavo spesso come facesse, anche se imparare sempre qualcosa di nuovo mi dava gusto e quindi meglio così.
E il giorno in cui, mentre ci segavamo guardando sempre la foto di quella ragazza nuda, mi disse che aveva saputo che tra ragazzini come noi succedeva spesso che si cominciasse a toccarsi a vicenda.
- Che ne pensi, mi chiede, - ti piacerebbe?
Rimango un attimo senza parole, anche se dentro di me era tanto che avevo sto desiderio.
E lui senza aspettare la mia risposta allunga la mano e allontanata la mia comincia a stringere il mio cazzo tra le dita e fa scorrere piano su e giù la pelle sulla cappella.
L’emozione è enorme ma mi riprendo subito e faccio altrettanto soddisfacendo così la curiosità che avevo di sentire cosa si prova nello stringere in mano il cazzo di un altro.
È una sensazione bellissima. È duro, liscio e la pelle che va su e giù scopre la sua cappella già gonfia e lucida.
Al contatto sembra come quando ci si prende in mano il proprio, ma l’effetto è totalmente diverso.
Pensare che stai segando un altro e quel cazzo che stringi tra le dita non è il tuo ma il piacere che gli stai procurando è lo stesso che provi tu mentre ti masturbi ha un effetto psicologico incredibile, per lo meno per me. Andiamo avanti con la sega reciproca non perdendo di vista un attimo il cazzo dell’altro ma scambiandoci solo qualche sguardo veloce accompagnato da un sorriso complice.
In poco tempo raggiungiamo l’orgasmo e come sempre le poche gocce mie scivolano sopra le sue dita mentre due o tre schizzi suoi arrivano addosso a me sopra le cosce mentre altre gocce colano sul dorso della mia mano.
E qui fa un’altra cosa che non mi aspettavo. Si porta alla bocca la mano e lecca con gusto le gocce del mio sburro. A dire la verità è una cosa che faccio quasi sempre anch’io, ma lo sburro è mio e a me piace moltissimo!
Non pensavo che un altro potesse apprezzarlo come mi sta dicendo lui: - mmmm lo sai che è proprio buono, quasi quanto il mio!!! – mi dice.
Non so rispondere se non imitandolo in tutto e per tutto e dopo aver leccato tutta la mia mano raccolgo anche le gocce cadute sulle cosce.
- Beh davvero, il tuo è più buono, più saporito. Mi piace, moltissimo – gli dico.
Sorridiamo felici di questo nuovo modo di stare insieme e ci ripromettiamo di rifarlo al più presto.
E in realtà da quel giorno appena possibile ci appartavamo nei nostri nascondigli segreti (in mezzo ai cespugli nel campo sotto casa, nel suo fondo inutilizzato a pian terreno del palazzo oppure, quando possibile, a casa sua approfittando del fatto che il fratello maggiore usciva quasi tutti i pomeriggi, il padre era sempre fuori per lavoro e la madre verso le sedici usciva sempre con delle amiche) e insaziabili come si è solo a quell’età ci segavamo a vicenda leccando poi ogni goccia con un piacere ogni giorno più forte.
(continua)
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