Il miele di Giada – Alba, Febbraio 2016

di
genere
etero

È una fresca domenica sera di maggio. Esco dal bagno con solo l’asciugamano di cotone intorno alla vita. Con un altro asciugamano mi asciugo i capelli. Guardo verso il letto e ti trovo li, stesa a pancia in giù, il faccino dolce voltato verso la porta. Non mi vedi mentre mi avvicino a te sedendomi sul bordo del letto.

Ti osservo, il tuo corpo modellato dall'allenamento è rilassato come il mare dopo una tormenta.
I tuoi occhi scuri riposano mentre inizio ad accarezzarti. Un tocco leggero, delicato come un brivido di vento. Con la punta di un dito scivolo dietro l’orecchio, per poi percorrere la linea dell'attaccatura dei tuoi capelli corvini ancora umidi dopo la doccia, fino a raggiungere il tuo collo snello.
Le mie carezze scivolano sulla tua spina dorsale, salendo e scendendo lungo le tue vertebre come un gigante gentile passeggerebbe tra le colline ricoperte di vigneti che circondano casa tua.

Incontro il tessuto dei tuo slip, e mi sposto verso destra lasciandomi guidare dal confine disegnato dall'elastico. Arrivo al tuo fianco per risalire verso le spalle. Ridi e provi svogliatamente a ribellarti: “dai.. mi fai il solletico!”. I fianchi sono da sempre il tuo punto debole.
Scivolo lungo le tue braccia, carezzando le tue dita, prima di ritornare sui miei passi. Quando la mia mano sfiora nuovamente il tuo fianco tu hai un altro leggero sussulto: “dai che son tutta rotta, mi hai già strapazzata abbastanza per oggi!”

Il mio ego vorrebbe sorridere, ma so che ti riferisci al pomeriggio passato a scalare e devo ammettere che un po’ mi sento in colpa.
Sono quasi due mesi che andiamo a scalare ogni domenica mattina. E tutte le volte finisce che ci sfidiamo su qualche parete per vedere chi arriva prima in cima. Vinci sempre tu, ma solo perché a me piace osservare dal basso quel tuo bel culetto stretto dalle imbragature. Tu lo sai, e mi lasci fare compiaciuta. Oggi però avevo deciso di giocare, spingendoti sempre verso il tuo limite, lasciandoti sudare la vittoria per poi sfilartela di mano all'ultimo momento.

Mi avvicino al comodino e tiro fuori dal cassetto un tubetto di olio per massaggi a base di acqua. Me ne spalmo un po’ sulle mani sentendolo freddo sulla mia palle.
Inizio a massaggiarti la schiena mettendomi a cavalcioni su di te, un sorriso si dipinge sul tuo volto in maniera maliziosamente dolce.
Tu senti le mie mani stringerti, massaggiarti con forza, desiderio, passione. Ti esploro, le mie dita stringono ogni tuo muscolo trovandolo teso dopo gli sforzi della giornata. Cerco di rilassare la tensione del tuo corpo e ti sento sciogliere tra le mie mani.
Mi sposto più in dietro e inizio a massaggiarti le natiche da sotto gli slip, stringendole e pizzicandole. Poi scendo verso le gambe, le cosce e i polpacci, fino ai piedi applicando una lieve pressione sotto le piante e poi le dita.

Risalgo con il massaggio ma stavolta spostandomi verso l’intero coscia. Entrambe le mie mani risalgono lentamente, i miei pollici scivolano tre le tue cosce mentre il palmo e le dita si chiudono sulle tue gambe in una presa delicata ma ferma.
Incontro nuovamente il tessuto azzurro dei tuoi slip trovandolo già bagnato dei tuoi umori. Ti accarezzo usando due dita attraverso le mutandine. Te le sfilo e le annuso prima di depositarle di fianco a te. Ricomincio a massaggiarti usando due dita e spingendo delicatamente sulle tue grandi labbra, aprendole fino a scoprire il tuo clitoride.

Scivolo dentro di te e tu inizi ad ansimare. Ti faccio girare prima di iniziare a leccarti. Uso la mia lingua sul tuo clitoride prima con movimenti lenti e voluttuosi, poi usando solo la punta con colpetti veloci. Le dita dentro di te si fanno due, indice e medio.
Con l'altra mano intanto mi sego guardandoti e continuando a leccarti. Il tuo miele dal sapore di giada mi inebria e mi fa eccitare sempre di più.
La tua figa è bagnata e aperta tra le mie dita. Ti lecco e continuo a masturbarmi.
Tu mi guardi segarmi e leccarti e penetrarti con le mie dita e piano piano perdi il controllo vedendomi così immerso nel tuo godere.
Vorresti toccarmi ma è come se il piacere inibisse i tuoi movimenti. Butti la testa indietro mentre con una mano mi accarezzi il viso, la mia lingua non vuole altro che provocare il tuo orgasmo. Le mie dita danzano dentro di te.
Tu ondeggi i fianchi mentre godi mordendoti le labbra desiderosa del mio sesso, così duro e pronto a penetrarti mentre mi guardi masturbarmi per te.
Proprio quando apri la bocca per chiedermi di scoparti, il tuo orgasmo ti assale da dietro, inaspettato, vile ma allo stesso tempo caldo e brutale. Mi inietti il viso con il tuo piacere e io mi inebrio del tuo orgasmo.
Apri gli occhi e mi vedi godere, venendo a fiotti abbondanti schizzandoti sulle gambe.

Mi tiro su e ti guardo. Dal tuo sguardo spettinato e dal tuo respiro bagnato capisco che presto me la farai pagare. Sorrido appagato e mi sdraio di fianco a te: “va meglio adesso?”.
scritto il
2016-02-28
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