Disegni – Francoforte 2016

di
genere
etero

Mi ritrovo a dormire in questo letto che non è il mio; tra queste lenzuola intrise del tuo odore, respirando quest’aria pregna di te.
Son nel tuo letto ma tu non ci sei, non sei più qui, insieme a me qui non ci sei mai stata.
Tu sei partita questa mattina, io avevo bisogno di un posto dove dormire per una notte dopo aver lasciato il mio appartamento e tu gentilmente mi hai ospitato. Domani uscirò da casa tua, chiuderò la porta alle mie spalle e lascerò il mio profumo li, in attesa del tuo ritorno.

Chiudo gli occhi per rivivere i pochi momenti passati insieme, il nostro flirtare mai troppo innocente, l’immagine del tuo corpo, delle tue labbra, il tuo sapore, la tua essenza. Riapro gli occhi, nella vana speranza di trovarti qui, ma intorno a me non resta altro che il tuo ricodo. Torno a pensare, voglio imprimerti bene nella mia testa per non perdere nulla della naturalezza con cui ci siamo trovati a giocare agli amanti.

Ti conosco da tre sere. La prima è passata veloce, cena tra amici e poi a casa mia a bere qualcosa: io, te, Carlotta e Ettore. Abbiamo riso e parlato tutti insieme mentre io ti guardavo, ti osservavo e piano piano sentivo salire la fame di te. Mi piacevi, bel viso, enorme sorriso, occhi furbi con una luce piena di vita. Sei eroticamente saccentella, del resto fai la professoressa; anzi la professorina come ti chiamo io.

In quell’occasione mi ero ripromesso di fare il bravo, se non altro per evitare momenti di imbarazzo con Carlotta e Ettore, ma tu hai mandato tutto a farsi benedire quando andasti alla finestra a fumare e io dovetti mollare gli ormeggi, cominciando a navigare verso di te. Forse nemmeno te ne sei accorta all’inizio, ti ho avvicinata di soppiatto e quando mi notasti eri già in trappola. O magari, più probabilmente, sei tu che hai catturato me calcolando ogni singolo mossa come in una partita a scacchi. Beh, che dire? Scacco matto, hai vinto tu!

Ti sei avvicinata alla finestra per fumare, l’hai aperta, ti sei alzata in punta di piedi e hai lasciato che la fresca brezza del Meno ti accarezzasse il viso. Solo in quel momento mi accorsi che tutta la tua energia è racchiusa in meno di un metro e sessanta, un concentrato di passione che volevo far esplodere come fosse il vaso di Pandora. Senza che me ne rendessi conto il mio sguardo cadde sul tuo culetto, piccolo e rotondo, stretto in un paio di jeans che ne esaltavano ogni curva. Restai letteralmente a bocca aperta, come un ragazzino alla prime armi, maledicendoti per l’incontenibile voglia di te che avevi scatenato.

Non successe nulla quella sera e in quel momento ne fui pure un po’ sollevato. Fino alla sera dopo.

Ci demmo appuntamento in un bar del centro per una birra dopo cena. Tutti e quattro di nuovo. Ettore e Carlotta seduti da un lato del tavolo, io e te seduti dall'altro. La serata iniziò tranquilla, ma io sentivo già il desiderio divampare in me.
Le nostre gambe si cercavano sotto il tavolo, sfiorandosi silenziosamente e provocandomi lunghi brividi colmi della tua sensualità. Allungai una mano sulla tua gamba e tu ti lasciasti accarezzare. Io stringevo la presa delicatamente per poi lasciarti libera. Nella mia testa solo confusione, tu invece sembravi molto più calma di me e continuavi a ridere e scherzare come se nulla fosse.
Ogni tanto mi rubavi la birra, rapida come una piccola gazza ladra impertinente; la sorseggiavi guardandomi negli occhi e intanto continuavi a raccogliere lentamente la rete in cui ero già caduto fin dalla sera prima.
Le nostre dita si intrecciavano lontane da occhi indiscreti, io ti cercavo sotto quel tavolo, e tu ricambiavi le mie carezze.
La riservatezza di questa nostra danza però non era sufficiente a soddisfare la tua brama di avventura, sentivi il bisogno di percepire il calore della mia pelle tra le tue dita e in un attimo le tue mani scivolarono sulla mia schiena, facendomi perdere ogni controllo.
Per fortuna i nostri amici non si accorsero di quanto in là ci stessimo spingendo io e te.

Quando ti alzasti per andare in bagno io ti seguii, appostandomi come una sentinella fuori dal bagno delle donne. Appena ne uscisti ti attirai a me e ti baciai. Un bacio che ti trasportò con me catturandoti in tutta la nostra passione. Un bacio inaspettato ma atteso, la tua lingua morbida desiderava la mia. Chiusi gli occhi e mi concentrai su di te: sapevi di luppolo e di miele, un sapore leggermente fruttato, come una calda sera d’estate.
Sapevo che i nostri due amici volevano andare a dormire presto, quindi proposi a tutti di proseguire la serata da me sicuro che avrebbero rifiutato. Così avvenne. Tu invece accettasti. Sapevamo tutti che cosa sarebbe accaduto e tutti facemmo finta di nulla.

Arrivammo a casa continuando a punzecchiarci, giocando tra di noi per capire quale fosse il nostro confine quella notte. Ci sdraiammo sul pavimento del soppalco e ci baciammo di nuovo, questa volta più consapevoli di ciò che volessimo. I vestiti si sciolsero su di noi lasciandoci nudi uno sopra l’altra. Le nostre mani anelavano al contatto della nostra pelle, dei nostri sessi, delle nostre anime. Io ero insaziabile, volevo assaggiarti, volevo scoprire il sapore dei tuoi desideri e regalartene almeno uno in questa notte dove tutto stava diventando possibile.

Non so come mai, ma ti chiesi il permesso di farlo e in tutta risposta tu avvicinasti la tua fighetta completamente depilata al mio viso. Il tuo profumo e il tuo sapore mi colsero alla sprovvista, come il rumore di un tuono di cui non si è vista la saetta. C’è in te una nota dolce e rinfrescante che lotta contro una fragranza più acida e leggermente piccante. Sei pura chimica afrodisiaca.
Mi persi in te mentre la mia lingua percorreva lunghi sentieri di piacere sul tuo sesso: movimenti minuziosi, lenti e profondi come se la mia lingua cercasse di penetrarti. Scivolavo dal clitoride fino alla fessurina preludio di nuovi desideri, mentre le mie dita sul tuo corpo ti cercavano, ti invadevano e ti facevano mia. Ti stringevo il clito tra le mia labbra, mordendolo e succhiandolo delicatamente. Fu un susseguirsi di lingua, dita e labbra, finché non ti sentii venire.

I tuoi umori sul mio viso mi avevano donato nuova energia, un’energia che tu subito prendesti tra le mani e tra le labbra in un vortice di passione che ormai controllava tutto di noi. Sentivo la tua lingua scivolare lungo la mia erezione, percorrere tutta l’asta fino alla cappella per poi accogliermi nella tua bocca, calda e bagnata.
Ricominciai ad accarezzarti, prima solo il clitoride, poi scivolai tra le tue grandi labbra iniziando spingere delicatamente all'ingresso del tuo sesso, quasi timoroso di entrare. Affondai prima un dito, poi un secondo e continuai a muovermi ritmicamente finché tu non ti staccasti dal mio cazzo per venire a baciarmi di nuovo. Ci baciammo, io portai un dito verso la tua bocca per farti assaggiare il tuo sapore per poi fare lo stesso anche io, senza mai smettere di guardarti.

Ti feci mettere sopra di me, tu con una mano stringesti la mi erezione e la accompagnasti dentro di te. Iniziai a muovermi dal basso verso l’alto mentre i tuoi fianchi ondeggiavano intorno alla mia asta; scivolavo nella tua anima sempre più duro, sempre più profondo fino a perdermici.
Volevo che mi sentissi completamente in te.
Accelerammo insieme. Volevo solo che tu godessi, anelavo al tuo piacere e desideravo regalarti il mio insieme al tuo. Mi sentivi pulsare di passione mentre contraevi i muscoli addominali intorno alla mia erezione. Ti avvicinasti a me in sussurro: “vieni…”.

Crollammo uno addosso all'altro; ti abbracciai stringendoti a me come per paura che scappassi o che ti spezzassi come gli incantesimi delle fiabe.
Intorno a noi il nulla.
Ti sentivo disegnare i contorni del mio corpo usando un dito come una matita immaginaria sulla mia pelle; stavi cercando di catturare quel momento tra le tue dita per farlo sfuggire agli inganni del tempo.
Chiusi gli occhi anche io per cercare di imprimerti in me, nascondendoti in un luogo lontano dal resto del mondo, ed è li che ti verrò a cercare quando vorrò riviverti.
scritto il
2016-03-03
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