Pat uccide

di
genere
etero

Siamo di nuovo nella sala, e siamo tutti sotto shock.
Legati mani e piedi, e sotto shock.
Angi ci raggiunge poco dopo, smunta e pesta: devono essersi accorti che non sa pilotare la Serenissima più di quanto non lo sappiano fare loro.
Fuori fa buio: probabilmente è per questo che Irina ha interrotto il suo “gioco”.
Boris ci spiega che da quel che ha capito, gli uomini in nero sono cetnici: mercenari esperti e spietati, abituati a non lasciare nessuno vivo dietro di loro. Irina è stata abile a scegliere i suoi assassini.
Angi ci spiega che Hamid è stato risparmiato solo perché sa governare la St.Cyril, e così ora stiamo facendo rotta nord verso il Montenegro con la Serenissima a rimorchio.
- Poi ci ammazzeranno tutti…
La voce di Sveti è un sussurro.
Boris bestemmia.
Eva mi si stringe addosso con un singhiozzo.
Tanya cerca di cambiarmi la fasciatura alla testa mentre Eva cerca di prendersi cura di Fabio, che sta sempre peggio: ormai non si regge in piedi. Deve avere una commozione cerebrale… O peggio.
Siamo rimasti solo noi.

No, c’è qualcun altro.
Incredibile a dirsi, a tarda notte si fa vivo Hamid.
Sto per tirargli qualcosa addosso, ma Boris mi ferma. Si è accorto che il nigeriano è entrato di soppiatto.
I cetnici si stanno ubriacando. Al contrario dei pirati, loro non sono dediti allo stupro delle prigioniere: preferiscono la vodka di bordo.
Hamid ci spiega la sua idea.
Ci libererà tutti. Insieme possiamo raggiungere la poppa dove è assicurata la fune di rimorchio della Serenissima: possiamo raggiungere la nostra barca, tagliare il cavo di traino e scappare con la nostra barca, visto che i cetnici non sanno navigare e la St.Cyril in ogni caso è molto più lenta…
In cambio vuole l’immunità.
Sto per dirgli cosa ne penso della sua idea, ma Boris mi chiude la bocca.
- Va bene. Adesso tu taglia corde…
- Un momento!
- Tu no insiste, Patrizia – replica fermo Boris – Io so che tu arrabbiata con negro, ma noi bisogna lui, altrimenti noi muore…
- Sì, lo so. Ma volevo dire un’altra cosa… Non arriveremo mai a poppa senza essere visti. Abbiamo bisogno di armi.
- Armi? Noi ha coltello di Hamid, con cui lui libera noi…
- No. Io pensavo ai fucili subacquei. Quelli che abbiamo usato l’altro giorno, prima del party. La cabina attrezzi è qui vicino, vero?
Un sorriso perfido si disegna sul viso stagionato di Boris: - Tu asuta, Patrizia… Questa ottima idea. Noi due va prendere fucili mentre Hamid libera altri.
Facciamo così.
Hamid libera prima Boris, poi me. La tentazione di togliergli il coltello e piantarglielo in gola è fortissima, ma mi trattengo: il negrone ci può essere utile se ci sarà da menare le mani.
Boris e io scivoliamo nel corridoio buio, armati soltanto dei coltelli d’argento del buffet.
Di sopra sentiamo grida e schiamazzi: i cetnici festeggiano.
La cabina attrezzi è aperta: pirati e cetnici ne ignorano l’esistenza, e Irina non sa nemmeno nuotare.
Entriamo e troviamo i due fucili subacquei, ciascuno con due fiocine.
Ci sono anche due coltelli da sub che ci leghiamo al polaccio.
Ho la netta sensazione che il vecchio agente del KGB si stia improvvisamente divertendo un mondo…
Torniamo alla sala: i nostri sono tutti liberi. Fabio si regge a stento, appoggiato fra Eva e Tanya.
- Dammi un fucile! – mi intima Hamid.
- Te lo puoi scordare – ringhio io, puntandoglielo addosso.
Boris mi fa cenno di calmarmi, e io obbedisco. Data la situazione e il fatto che siamo sul suo yacht, il capo è sicuramente lui.
Andiamo.
Boris si muove avanti per primo… Comodo avere con noi un ex-agente del KGB. Io gli copro le spalle cercando di darmi da fare, e Eva con Tanya e Fabio mi tengono dietro. Poi Sveti e infine Angi e Hamid chiudono la colonna… Preferisco avere Hamid più lontano possibile da me.
Boris conosce bene la nave: in fondo è la sua. Ci guida lungo una scaletta di servizio che scende al ponte inferiore invece di uscire subito all’aperto.
Da fuori si sente musica, accompagnata da schiamazzi vari.
I cetnici si divertono…
Usciamo all’aperto lungo la fiancata al ponte inferiore. Mi riempio i polmoni di aria fresca e cerco di abituare gli occhi alla luce notturna. Fa freddo; probabilmente perché sono nuda, come tutti del resto….
Gemiti.
Boris si blocca e io lo raggiungo cercando di riconoscere l’origine del suono. Lo individuo quasi subito.
Irina sta succhiando il cazzo di uno dei cetnici: l’uomo è in piedi, nudo, e le accarezza i capelli biondi. Lei è seminuda a sua volta, seduta su uno scalino della scaletta esterna che porta al ponte superiore e si smascella succhiando con gusto una discreta erezione.
Sono piuttosto concentrati e non ci hanno visti, però è quasi impossibile passargli davanti senza dare l’allarme. Forse potremmo ucciderli con i fucili…
No. Boris mi indica una sentinella armata sul ponte sopra di loro: sono in tre, e almeno uno di loro avrebbe il tempo di dare l’allarme.
Ricominciamo da capo: passeremo lungo l’altra fiancata.
Perdiamo altri dieci minuti a raggiungere il lato opposto della nave, ma stavolta non troviamo nessuno lungo la nostra strada: i cetnici stanno gozzovigliando sui ponti superiori.
Scivoliamo non lontano da dove Irina e il suo amante si stanno divertendo: ora il tipo la sta infornando da dietro, con lei appoggiata alla ringhiera. La russa ha solo una camicetta addosso, aperta per lasciare che le tette ondeggino libere al ritmo della scopata, e lei geme al tempo dei colpi che si prende nella pancia.
Sembra il ritmo dei miei battiti cardiaci…
Scendiamo un’altra scaletta e siamo sulla piattaforma di attracco di poppa. Il cavo di traino della Serenissima è fissato qui.
Peccato che ci sia anche una sentinella.
Quasi non mi accorgo di quel che succede: Boris è rapidissimo. Il suo coltello guizza in avanti dritto alla gola del tipo mezzo addormentato; uno spruzzo di sangue, un gorgoglio strozzato, ed è tutto finito.
Boris raccoglie il kalashnikov della guardia con un sorriso di trionfo.
- Ora tu va, Patrizia!
- No. Devi andare tu per primo, ora che hai il fucile: così potrai proteggere noi mentre attraversiamo.
Lui mi guarda: - E chi protegge voi qui?
- Io. Con il fucile da sub.
Un ghigno: - Tu donna coraggiosa, Patrizia. Fabio scelto bene te, non solo per belle gambe…
Detto da lui, è davvero un bel complimento.
Avrà passato i sessanta e sarà sovrappeso, ma Boris si muove come un gatto: scivola in acqua appeso alla fune e si tira fino alla Serenissima in pochi minuti.
Poi dopo essersi accertato che sulla nostra barca non c’è nessuno si apposta sulla prua e ci fa cenno di procedere.
La parte più difficile è trasbordare Fabio. Eva mi dà un bacio, poi parte per prima tenendo un braccio del suo uomo; Hamid tiene l’altro, e fra tutti e due riescono lentamente a trascinarlo lungo la fune. Lui si sforza di non essere un peso morto, e in qualche modo ce la fanno.
Poi tocca ad Angi, mentre Hamid e Eva raggiungono la plancia e si preparano a mettere in moto.
Angela è appena scivolata in acqua, e fa subito casino: annaspa, schizza, emette un piccolo strillo.
La ammazzerei, ma ho solo due fiocine.
Un grido d’allarme sulla St.Cyril: non saprò mai se provocato dagli schiamazzi di Angi o causato da una guardia che ha trovato la sala mensa vuota. Sta di fatto che la sentinella che avevamo visto prima si mette a gridare, e non ricevendo risposta dal compagno di poppa, accende una torcia che mi illumina in pieno.
Uno sparo, e una pallottola mi sibila accanto. Accanto a me Sveti caccia un urlo, e Angi gli fa eco dall’acqua.
Ma la torcia accesa è un bersaglio perfetto per Boris, che spara un colpo singolo a sua volta.
Un gemito di dolore, e la torcia cade con un tonfo, seguita dal rumore di un corpo che sbatte sul ponte.
Abbiamo i minuti contati: ora a bordo sanno tutti che stiamo scappando da poppa. Sento il rumore dei passi di corsa sui vari ponti della nave, mentre luci si accendono un po’ dovunque.
- Sveti, vai! – sibilo, invitando la ragazza dai capelli rossi a saltare in acqua.
Lei si alza in piedi ed esita soltanto un secondo, illuminata in pieno da un fascio di luce.
Una raffica di mitraglia la sega in due: spruzzi di sangue schizzano da tutte le parti e la povera Svetlana finisce con un tonfo in mare per non riemergere mai più…
Sono fritta.
La mia unica speranza è tuffarmi e raggiungere la Serenissima a nuoto finché sono in tempo…
No, non sono più in tempo.
Irina e il suo stallone sono i primi ad arrivare: lei impugna una pistola, il cetnico ha il fucile, oltre che il cazzo ancora duro a penzoloni.
Alzo il fucile subacqueo per difendermi, ma Boris è più veloce di me.
Sento uno sparo alle mie spalle, e la testa del cetnico esplode come una zucca marcia, spruzzando Irina di sangue, brandelli di cervello e schegge di osso.
La russa lancia un urlo di orrore e io sposto la mira su di lei prima di lasciar partire il colpo.
La fiocina schizza con un sibilo e si conficca nella donna, sbattendola con la forza dell’impatto contro la paratia alle sue spalle.
Irina sbarra gli occhi e lascia cadere la pistola. Cerca di dire qualcosa, ma la bocca le si riempie rapidamente di sangue.
La fiocina le ha trafitto il seno sinistro trapassandola da parte a parte prima di inchiodarla alla parete di legno dietro di lei. Vedo l’orrore della morte nei suoi occhi che si spengono, mentre lei rimane appesa lì, a morire dissanguata.
Sento il rumore degli altri cetnici che arrivano di corsa.
Boris grida qualcosa, sento il rombo dei motori della Serenissima che si avviano.
- Pat, salta!
Questa era la voce di Eva. Mi riscuoto dal torpore: ho appena ucciso un’altra donna, ma me ne farò una ragione più tardi.
Sparo la seconda fiocina alla cieca, in direzione dei cetnici in arrivo, sperando di rallentarli; poi getto il fucile scarico e salto in acqua.
E’ la terza volta che cerco la salvezza a nuoto, e questa volta ce la farò.
Il cavo di rimorchio cade in acqua. Cazzo, scommetto che Hamid sta cercando di abbandonarmi in mezzo all’Adriatico. Boris continua a sparare contro la St.Cyril per tenere occupati i cetnici, e ci sono solo Eva e Tanya per controllare il nigeriano… Chissà se Angi ce l’ha fatta? Quasi quasi spero di no…
Nuoto come non ho mai nuotato prima, e sono già senza fiato.
Ma la mia mano afferra il braccio in alluminio della scaletta di poppa della Serenissima, che ormai ha già virato.
Sento gli spari dalla St.Cyril, e il tonfo dei proiettili in acqua intorno a me.
Mi tiro a bordo e rotolo sul ponte cercando di tenermi al riparo, mentre il rombo dei nostri motori sale rapidamente.
- Patrizia, tu qui?
Boris è venuto a poppa per accertarsi che io sia in salvo. Il vecchiaccio sarà un bastardo, ma è un bastardo leale.
- Ci sono! – urlo, senza fiato.
Nuovi colpi di fucile: questa volta è Boris, che si è appostato a poppa e spara verso i cetnici per coprire la fuga della Serenissima.
Mi arrampico su per la scaletta e crollo esausta accanto a lui, che mi passa l’altro fucile subacqueo ancora carico: - Tu va controllare uomo nero. Io non fida di lui…
Come dargli torto?
Corro verso la plancia con il fucile in mano.
Eva è a terra con un labbro rotto, e Tanya la sta soccorrendo. Hamid è al timone, intento a dare gas.
- Pat!
- Eva!
La mia compagna ha cercato di costringere il nigeriano a rallentare per darmi il tempo di raggiungere la Serenissima, e lui l’ha colpita per liberarsi… Ma intanto io ho fatto in tempo a raggiungere la scaletta. Sono viva grazie a lei.
Punto il fucile contro il negrone e sto per intimargli di lasciare i comandi, poi ci ripenso: è più facile controllarlo se sta seduto, basta che faccia quel che dico io. Così posso tenerlo d’occhio.
- Punta a ovest – gli ordino.
Lui si gira, vede prima me e poi il fucile, e stringe i denti. Immagino avesse preferito non vedermi più…
- Sei matta? Dobbiamo andare a sud, lontano da Irina…
- Irina è morta. Vai a ovest, verso l’Italia. O giuro che ti pianto una fiocina in bocca.
Hamid bestemmia. Guarda la punta del fucile, e decide che non vale la pena di rischiare: gira il volante e vira di quarantcinque gradi a dritta, puntando verso il mare aperto e la Puglia.
Eva si alza in piedi aiuttata da Tanya e mi abbraccia.
Angi si accosta barcollando, inzuppata come me ma viva.
Boris smete di sparare: ormai le luci della St.Cyril sono lontane.

***

Mi guardo intorno, e non vedo né pirati né cetnici. Solo l’immensa distesa azzurra dell’Adriatico, illuminata appena dalla luce dell’alba.
Sono stanca morta, ma mi sento viva come non lo sono mai stata prima.
Mi sono finalmente rimessa qualcosa addosso: erano due giorni che eravamo tutti nudi e morivamo di freddo… Indosso di nuovo camicetta e calzoncini bianchi, e sono ai comandi della Serenissima.
Eva ha portato Fabio nella nostra cabina e lo sta accudendo. Boris e Tanya si sono rinfrescati nella cabina degli ospiti; Hamid è chiuso sotto chiave nell’altra cabina insieme a Angi.
Io ho preso i comandi dopo un breve riposino, mentre Boris sorvegliava il nigeriano.
Quando mi sono ripresa gli ho dato il cambio, e il vecchio agente del KGB ha preso il prigioniero in custodia: suppongo di potermi fidare della sua professionalità.
Sono stanca morta, e non vedo l’ora che qualcuno venga a rilevarmi ai comandi… Però, appunto, mi sento anche benissimo.
Sono esaltata: fiera di essere viva, e di essermela cavata assieme ai miei amici grazie al nostro coraggio.
Sono anche triste per gli amici che non ce l’hanno fatta… Penso a loro: Daniel; Katja e Sergey; Naty e Sveti; le cameriere e il resto dell’equipaggio… Tutti morti, poveretti…
E poi, Irina. L’ho uccisa: con un fucile subacqueo. Ho stampata in mente l’immagine della fiocina conficcata nel capezzolo sinistro, del sangue che sprizza dalla mammella squarciata, dell’orrore negli occhi della donna ferita a morte… Ho ammazzato una persona; dovrei sentirmi sconvolta, invece mi sento benissimo. Non è stato un incidente: l’ho fatto intenzionalmente, e sono contenta di averlo fatto. Se avessi esitato sarei morta; perobabilmente anche i miei amici sarebbero morti. E lei, oltre a tutto, se lo meritava.
Quanta gente ha ucciso lei? Suo marito Ivan (vabbè, lui se lo meritava), la cameriera accanto a me… E soprattutto la povera Naty: torturata in modo osceno e ammazzata senza pietà.
No, non sono affatto sconvolta: sono contenta di aver ucciso Irina. E non cambierò idea.
Non mi sono mai sentita così viva.
Forse perché sono sopravvissuta dopo aver creduto di dover morire’ Forse perché sono riuscita a salvare anche Eva e gli altri?
Istinto animale?
La scarica incredibile di adrenalina?
Forse un po’ tutto…
Però adesso sono stanca.
E quei dannati segnali radar si avvicinano sempre più da est.
Sono comparsi sullo schermo poco dopo che gli altri sono andati a dormire… E provengono esattamente da dove veniamo noi. Sono segnali deboli, visibili solo perché il mare è assolutamente piatto.
Sono gli zodiac della St.Cyril e il nostro.
I cetnici ci stanno inseguendo. Sanno che se arriviamo in Italia per loro è finita: un mandato di arresto internazionale e la nostra testimonianza li costringeranno a nascondersi in Africa per evitare l’ergastolo… Devono chiuderci la bocca ad ogni costo.
Ho avvertito la Guardia Costiera: stanno mandando una motovedetta d’altura, ma ci vorrà tempo prima che ci raggiunga.
Ho calcolato la rotta al computer: se mantengo la velocità attuale riusciremo ad arrivare a Vieste, la punta del gargano, con i serbatoi asciutti… Però i cetnici ci raggiungeranno al limite delle acque territoriali.
Se accelero li staccheremo… Ma non arriveremo mai in Italia: finiremo alla deriva e loro ci raggiungeranno. SE hanno il carburante a loro volta, cosa che ignoro.
La motovedetta arriva da Bari. Secondo il computer, se mare e vento rimangono costanti, arriveremo tutti insieme allo stesso punto al limite delle acque territoriali italiane nel tardo pomeriggio.
Sarà quel che sarà.
Forse l’adrenalina mi serve ancora…
- Come va?
Eva. Dio la benedica, com’è bella, anche con quel labbro che si è fatta spaccare per amor mio…
Ci baciamo.
Le spiego la situazione. Lei annuisce, tranquilla.
Poi lei mi convince ad andare a riposare in cabina accanto a Fabio.
Passo prima a controllare che Hamid sia sempre sotto chiave, e noto con piacere che Boris dorme con la porta aperta e il fucile in mano.
Rassicurata, finalmente vado a dormire anch’io.

Mi sveglio a mezzogiorno: il pranzo è servito.
Angi è rientrata nel suo ruolo di cuoca e sguattera di bordo e si è data da fare, forse sperando che ci dimentichiamo del suo ruolo in tutta questa sordida storia.
Salgo e raggiungo gli altri.
Hamid è al timone, e Boris ha il fucile al fianco.
Non mi ero resa conto di quanta fame avessi, prima di sentire il profumo della pasta… Anche Tanya e Boris fanno onore agli spaghetti alla marinara.
Il vecchiaccio è ancora stanco: in fondo ha la sua età… Mi offro di prendere io il fucile per tenere d’occhio Hamid.
Lui mi sorride grato; afferra Tanya per un braccio e se la porta giù in cabina per trombarsela.
Come dargli torto? La biondina è stupenda, e noi siamo vivi… Ora che ho mangiato e dormito, sento un certo calore fra le gambe anch’io.
Eva torna su dopo aver controllato Fabio che dorme.
Caccio Angi di sotto in malo modo: che pulisca per bene prima la cambusa e poi tutto il resto… E che non si faccia vedere per almeno tre ore.
Siamo rimasti in tre: io, Eva e Hamid.
Farei volentieri a meno di Hamid.
Il negrone è sempre ai comandi. Io e Eva ci spostiamo sui lettini di poppa dopo aver controllato per l’ennesima volta la rotta e il radar e aver fatto rapporto alla Guardia Costiera.
Il sole picchia, e io mi sento piacevolmente intontita: la digestione, il sole, l’adrenalina e il profumo di Eva sono un cocktail esplosivo.
Ho voglia di sesso.
Eva è più che disponibile. Ci sfioriamo le labbra con un bacio. Ci carezziamo lentamente.
Le nostre lingue s’intrecciano, sento una mano sfiorarmi una coscia, mentre io le prendo un seno e stringo leggermente sentendo il turgore del capezzolo che si eccita rapidamente…
Vedo con la coda dell’occhio Hamid che allunga la mano verso il fucile.
Schizzo come una freccia e lo precedo… Ero molto più vicina io, ma lui ci ha provato.
Bastardo, non so cosa mi trattenga dal…
Eva mi afferra un braccio. Mi dice di stare calma e di avere pazienza… Avremo tempo più tardi.
Già, più tardi.
Mi guarda con espressione da bambina cattiva: - Senti, nel frattempo ti dispiacerebbe se io…
Non ci posso credere. E’ proprio una ninfomane!
Vuole farsi sbattere dal negrone intanto che io bado alla rotta e li tengo d’occhio con il fucile!
Come può farmi questo?
Mi sento avvampare di gelosia: odio Hamid, e sono in collera con Eva…
Ma non glie la darò vinta.
- Va bene; fai pure e divertiti!
Vado al timone, stizzita.
Hamid ha appena provato a fotterci, e non solo la fa franca un’altra volta, ma in premio può anche sbattersi Eva!
Incazzata come una biscia scaccio il negrone e gli ordino di soddisfare la mia compagna, che io ho voglia di stare un po’ ai comandi…
Osservo tutta la scena stando seduta di fianco: pilotare una barca non è come guidare un’auto: non c’è da andare a sbattere, e il pilota automatico fa quasi tutto lui (almeno quando non si è inseguiti da una banda di cetnici assetati di sangue), quindi posso stare a guardar con il fucile in mano.
Una guardona armata.
Eva è affamata. Si butta in ginocchi, afferra l’enorme batacchio di Hamid, lo sega un momento e se lo caccia in gola avidamente.
Il negrone annaspa, preso alla sprovvista da tanta fame, ma si gode la bocca rovente della mia compagna.
Non dira a lungo: Eva vuole essere scopata.
Si appoggia alla balaustra e ordina al negrone di prenderla da dietro e di farla godere…
Hamid è ben contento di obbedire anche se l’ordine dell’olandesina è davvero secco in modo quasi indisponente…
La prende per i fianchi e l’infilza in fica, strappandole un lungo lamento di piacere… Sfido io, l’avevo preparata con cura per godermela io!
Li odio…
La monta è rapida: Eva è molto vocale e si masturba ferocemente, come avesse fretta di raggiungere l’orgasmo che le è stato negato pochi minuti prima…
Lo raggiunge davvero in pochi minuti: grida, s’inarca, dimena le chiappe con forza.
Hamid la tiene a fatica, emette un raglio da somaro e le viene dentro a sua volta con forza.
- Oh sì, riempimi… - annaspa la troia, accogliendo lo sperma del negrone dentro di sé.
Ho voglia di vomitare. Quasi quasi sparo a tutt’e due…
Si staccano.
Eva si stiracchia, visibilmente soddisfatta.
Hamid ghigna, compiaciuto di aver fatto godere la mia olandesina al posto mio.
- Ti piace il cazzo nero, eh?
Lei si gira a guardarlo con un’espressione un po’ schifata: - Cosa vuoi dire?
- Beh, un bel cazzone come il mio è meglio della lingua di una lesbicona, no?
Il tono del negrone è davvero irritante.
Eva gli si avvicina, nuda e sudata dopo l’amore, con un’espressione poco amichevole.
- Vaffanculo! – gli sibila addosso, e a sorpresa gli molla un bello spintone.
Hamid era appoggiato con il culo alla balaustra e non si reggeva: colto di sorpresa, barcolla, perde l’equilibrio, e cade all’indietro.
Pesa oltre centocinquanta chili, il suo momento d’inerzia è notevole… Lo vedo oscillare oltre il parapetto, e dimenando inutilmente le braccia finisce oltre il parapetto.
Scoppio a ridere per la comicità della cosa: Eva peserà sì e no cinquanta chili, e ha sbattuto quell’imbecille fuoribordo con una semplice spinta!
Hamid finisce in mare con uno “splash” da film comico, e tutte e due scoppiamo in una risata liberatoria.
La Serenissima non rallenta, e il negrone riemerge nella scia, sputando e annaspando disperatamente.
Già… Dimenticavo che hamid non sa nuotare.
- Tiratemi un salvagente! – urla il malcapitato, dimenandosi impotente in mezzo all’Adriatico – Aiuto!
In un istante mi rendo conto della serietà della cosa. Non posso virare di bordo: siamo inseguiti, e ogni istante conta… per non parlare del carburante.
- Non lasciatemi qui… Aiuto!
Guardo la mia compagna che si volge verso poppa: è nuda, e fissa la sua vittima con cipiglio, le gambe larghe e i pugni piantati nei fianchi; il vento le agita i lunghi capelli biondi come fossero una bandiera.
La sborra di Hamid comincia a colarle lungo le cosce nude.
- Fottiti, negro di merda!
Non ci posso credere. Eva sta ammazzando Hamid…
Mi alzo in piedi e agito il kalashnikov, come per per salutare.
- Attaccati al cazzo! – gli grido dietro – Magari quello galleggia…
Non so cosa ci urli in risposta, il rombo dei motori copre la sua voce ormai lontana.
Lo vedo diventare sempre più piccolo nella scia della Serenissima che svanisce rapidamente alle nostre spalle.
Il braccio che si agita invano scompare ben presto nei flutti scuri dell’Adriatico centrale.
Ripenso a quello che Hamid ci ha fatto… A quello che mi ha fatto.
Eva mi ha risparmiato la fatica di vendicarmi personalmente.
Non ci posso credere che abbiamo fatto una cosa del genere… Certo che certe esperienze di cambiano per sempre.
Eva si volta verso di me e mi strizza un occhio: - Beh, aveva un bel cazzo, non c’è dubbio… Però il resto non valeva un gran che, non credi?
- No – ammetto, rendendomi conto di aver completamente frainteso l’atteggiamento della mia compagna – Possiamo sicuramente fare a meno di lui… Sia noi, che il mondo.
- E’ quello che pensavo anche io – annuisce Eva, passandosi una mano fra le cosce - Guarda che disastro… Hamid era proprio un coglione. Cosa ne diresti di aiutarmi a ripulirmi di tutto questo casino?
Devo ricordarmi di non fare mai arrabbiare la mia tenera compagna: è più pericolosa di quanto possa sembrare a prima vista.
Fisso il pilota automatico e mi inginocchio fra le gambe spalancate di Eva per consumare la mia creampie, che sgorga bella calda e fumante dalla fica spalancata della mia compagna.
Mentre slappo golosamente, penso al donatore di quel nettare gustoso che sta andando in fondo al mare in quello stesso momento, e con quell’idea in testa comincio a masturbarmi mentre Eva comincia a gemere sempre più forte.
E questa volta non simula l’orgasmo…

Come da ordini, Angi riemerge dalla cambusa un’oretta circa più tardi.
Ci chiede dove sia il suo Hamid.
- Oh, è caduto in mare circa un’ora fa – le risponde Eva con voce piatta – Lo abbiamo visto andare a fondo come un sasso… Il caffè è pronto?
Angela spalanca gli occhi e la bocca, senza fiato.
- Cosa? Cosa state aspettando, tornate indietro, dobbiamo salvarlo!
- Non dire stupidaggini, oca – le rispondo io con voce tagliente – Abbiamo i cetnici alle costole, lo sai bene. Trovati un altro cazzo e non rompere i coglioni.
Angela scoppia in un pianto dirotto.
- Puttane! – grida, isterica – Puttane, me lo avete ammazzato! Vigliacche … Lo odiavate perché stava con me! Perché era mio…
Eva le tira un ceffone. Violentissimo, con il dorso della mano: la testa di Angela si rovescia all’indietro e la stronzetta finisce a terra con la bocca piena di sangue… Un po’ come Eva quando si è beccata il manrovescio di Hamid cercando di impedirgli di abbandonarmi nelle frinfie dei cetnici.
Angi si solleva piangendo sulle mani e sulle ginocchia, scossa dai singhiozzi.
- Non hai sentito cosa ti ha detto la tua padrona? – le dico, spietata – Fila a prepararci un caffè. E sbrigati, zoccola!
Ripulendosi la faccia dal sangue e dalle lacrime, Angela si tira faticosamente su e si allontana singhiozzando.
Il caffè che ci porta più tardi, però, è buonissimo.

Patrizia V. © Copyright All Rights Reserved - L’utilizzazione, totale o parziale, di questa storia e delle precedenti e correlate caricate nel presente portale, incluse la riscrittura, la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti attraverso qualunque supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione dell'autore, sono vietati in quanto protetti dalla normativa sul diritto d'Autore. E’ consentito lo scaricamento della storia unicamente ad uso personale. Sono escluse dal divieto di cui sopra eventuali raccolte digitali promosse dal sito ospitante "Erotici Racconti". Ogni violazione verrá segnalata e perseguita a norma di Legge.
scritto il
2016-09-28
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