Thanatos e Eros
di
Patrizia V.
genere
voyeur
I puntini sul radar adesso si vedono anche all’orizzonte e a occhio nudo.
Tre zodiac carichi di cetnici armati fino ai denti e assetati di vendetta. Devono avere delle taniche di carburante al seguito perché vanno al massimo della potenza dei motori… Probabilmente si illudono di catturare la Serenissima e tornare indietro con la nostra barca.
Si stanno aprendo a ventaglio per attaccarci contemporaneamente da dietro e sui fianchi… E’ questione di minuti prima che comincino a sparare.
Boris si è appostato a poppa con il kalashnikov: ha piazzato un po’ di cuscini tutto intorno a sé per ripararsi, e mi ha detto di fare altrettanto con il mio sedile di pilotaggio per proteggermi.
Ho obiettato che non credo che i cuscini siano un buon riparo dalle fucilate.
- Non a breve distanza, questo è vero – mi ha risposto – Ma quando cominceranno a sparare saranno alla massima distanza. E oltre i trecento metri un proiettile calibro 7,62 ha un potere perforante minimo… Qualsiasi protezione può essere utile. E poi i cuscini ti nascondono e rendono difficile la mira. Non è mica facile sparare preciso da uno zodiac lanciato al massimo, sai?
L’esperto è lui. Piazzo un bel po’ di cuscini intorno al mio sedile e controllo di avere con me almeno il coltello da sub.
Eva ha il fucile subacqueo e mi sta accanto. Gli altri aspettano sottocoperta, e sperano.
Il segnale della motovedetta è ancora dietro l’orizzonte: i cetnici, che non hanno il radar, non sanno neppure che sta arrivando.
Sono in contatto radio.
Mi dicono di accelerare, ci penseranno loro a passarci il carburante per arrivare a terra…
I cetnici aprono il fuoco.
Sto pilotando e sono seminascosta dai cuscini, quindi non sono in grado di capire esattamente quel che avviene.
Però mi accorgo che i cetnici hanno accelerato bruscamente e si stanno aprendo intorno a noi. Sanno che abbiamo un fucile, e ovviamente questo è pericolosissimo per degli zodiac; però sanno anche che abbiamo poche munizioni, e quindi correre dei rischi può pagare.
Poi i cetnici giocano la loro carta segreta.
Il rombo di un elicottero.
Non è un elicottero grande: un due posti, ma si vede bene che il passeggero ha un fucile.
Avverto la motovedetta, e gli dico anche che ho accelerato al massimo, ma i cetnici si avvicinano sempre…
Boris risponde al fuoco concentrandosi sullo zodiac al centro: due, tre, quattro colpi.
Eva lancia un grido di gioia e mi annuncia che lo zodiac si è fermato e si sta chiaramente sgonfiando.
Ma gli altri due adesso ci sono a fianco, uno a destra e l’altro a sinistra.
E ci stanno sparando.
L’elicottero è sopra di noi, e sparano anche da lì.
Sparare da uno zodiac lanciato a tutta velocità non consente di mirare, mentre un battello come la Serenissima rappresenta una base molto più stabile. Un elicottero è meglio, ma è anche più vulnerabile, ed è su quello che si concentra adesso Boris.
Sfiorato e forse colpito, l’elicottero si allontana portandosi fuori tiro, ma intanto i due zodiac ci sono arrivati sottobordo.
Urtano entrambi le nostre fiancate, e vediamo i ganci d’abbordaggio volare e agganciarsi ai mancorrenti laterali.
Eva si lancia coraggiosamente a tagliare uno dei cavi con il coltello ed evita per un pelo una fucilata.
Un cetnico si arrampica dalla parte opposta.
Io sterzo bruscamente sulla sinistra.
Il cetnico che si stava arrampicando a destra lancia un urlo e finisce in mare; quelli sullo zodiac di sinistra urlano anche loro, e di terrore: la fiancata della Serenissima gli è piombata addosso mentre sbalzavano ad alta velocità, mandando il loro zodiac in testacoda.
Il gommone resta indietro e Boris lo centra con una raffica di tre colpi… Gli ultimi.
L’ultimo zodiac ci raggiunge di nuovo da destra e si aggancia verso poppa.
Boris evita una raffica gettandosi sulla piattaforma d’imbarco a poppa, ma due cetnici riescono ad arrampicarsi a bordo.
Eva punta il fucile subacqueo e spara una fiocina.
Un cetnico si getta sul ponte per evitarla, l’altro alza il fucile e io mi sento morire: Eva è spacciata…
Un colpo di pistola.
Il cetnico lascia cadere il fucile in mare, spalanca le braccia e cade all’indietro finendo in acqua a sua volta.
Fabio è nel vano delle scale, aggrappato con una mano per non cadere, e con una pistola automatica nell’altra.
- Mai detto di non detenere armi a bordo… - sorride facendo chiaramente un bello sforzo a tenersi eretto.
Viro bruscamente a destra minacciando di schiacciare l’ultimo gommone, e il cetnico a bordo rotola malamente di lato.
Fabio si alza in piedi e fa per sparare di nuovo, ma la mia manovra sbilancia anche lui: la pistola gli sfugge di mano e lui cade di sotto con un tonfo.
Poi Boris riemerge dalla piattaforma e si avventa sull’uomo in nero ancora a terra sul ponte, e lo colpisce violentemente con il calcio del fucile scarico.
Un altro cetnico cerca di arrampicarsi sulla fiancata, ma Eva gli scaglia in faccia la seconda ed ultima fiocina. Lo manca, ma quello per evitarla si lascia cadere in mare.
Mi giro a guardare: l’ultimo zodiac è rimasto indietro, e sta raccogliendo i cetnici finiti in mare.
Ma l’elicottero sta tornando…
Accelero al massimo.
Boris e l’ultimo cetnico a bordo si stanno azzuffando rotolandosi sul ponte.
Attacco il pilota automatico e mi tuffo sulla pistola di Fabio.
La impugno, la punto alla schiena dell’uomo in nero e tiro il grilletto.
Un tonfo sordo mi rimbomba nelle orecchie e vedo un foro rossastro apparire al centro del dorso nero. Il cetnico smette di lottare e Boris si libera di lui facilmente rialzandosi in piedi.
Poi il vecchio agente del KGB mi raggiunge, afferra la pistola e spara in successione sette-otto colpi contro l’elicottero, che vira bruscamente.
Altri due-tre colpi verso lo zodiac, e poi la pistola fa click.
Boris la scaglia con rabbia verso lo zodiac che torna ad avvicinarsi…
Adesso siamo indifesi.
Torno ai comandi e accelero al massimo, bruciando le ultime gocce di carburante.
Un altro tonfo, molto più forte del colpo di pistola.
Con la coda dell’occhio vedo una colonna d’acqua ergersi nella scia della Serenissima.
Guardo avanti, e vedo la motovedetta della Guardia Costiera, con le sue belle fasce arancioni e la bandiera al vento, che fa fuoco per la seconda volta.
Lo zodiac vira di bordo e si allontana rapidamente. Anche l’elicottero punta dritto verso est.
Siamo salvi.
Osservo con il binocolo lo zodiac fermarsi a raccogliere i compagni immobbilizzati in mezzo al mare, e poi puntare a est. Poi però l’elicottero torna verso di loro e si abbassa… Possibile che voglia cercare di raccogliere qualcuno..?
No.
Dall’elicottero parte una raffica e lo zodiac con tutti i cetnici superstiti a bordo esplode in una palla di fuoco.
Un proiettile deve aver centrato le taniche di carburante.
La motovedetta non ha armi contraeree; l’elicottero si allontana indisturbato verso oriente… E’ finita.
***
La Guardia Costiera è efficiente.
Veniamo soccorsi, rifocillati, controllati da un medico. Riceviamo il carburante necessario a raggiungere Vieste.
Fabio viene evacuato con un elicottero per essere portato all’ospedale di manfredonia per esami.
Facciamo le nostre dichiarazioni che vengono messe a verbale.
Poi, stanchi ma finalmente rilassati, facciamo rotta verso la terraferma.
Altre due ore, e avvistiamo la testa del Gargano.
Le noie burocratiche sono senza fine.
Per fortuna Fabio e Boris si sanno destreggiare. Fabio ci raggiunge di nuovo a bordo dopo qualche controllo, imbittito di antidolorifici e con l’ordine di riposarsi: ha promesso di farsi ricoverare per controlli più approfonditi appena tornato a Brescia.
Il massacro è avvenuto in acque straniere, quindi la magistratura italiana non è competente e ha passato tutto ai colleghi di Podgorica.
La St.Cyril è stata rimorchiata a Cattaro ed è sotto sequestro.
Appena i controlli sulla Serenissima sono completati e la Guardia Costiera ci da il permesso, riprendiamo il mare per tornare da dove siamo venuti: le autorità montenegrine aspettano la nostra testimonianza.
Fabio decisamente non sta bene, e rimane a letto tutto il tempo… Per fortuna ormai io sono diventata una lupa di mare.
Attracchiamo a Cattaro di buon mattino.
Io e Eva abbiamo dormito come al solito nella nostra cabina insieme a Fabio, che però ancora non è in condizioni di ricominciare ad essere il nostro maschio… Quindi anche per lasciarlo riposare (credeteci o no!) abbiamo veramente solo dormito.
Dev’essere la prima volta che ci capita.
Boris invece continua a portarsi la Tanya nella cabina degli ospiti, e non sembra davvero che alla stangona questo dispiaccia molto.
L’unica a dormire da sola è Angi, che continua a piangere sconsolata per la perdita del suo negrone.
A volte provo la tentazione di buttarla in mare, ma in fondo cucina bene e il suo caffè è davvero ottimo; quindi Eva e io abbiamo concordato di continuare a farle fare la sguattera di bordo.
A Cattaro ci rendiamo conto di quale sia il potere di Boris.
Risolvere le cose con le autorità locali è una cosa davvero breve. Ce la caviamo con una dichiarazione scritta, un breve collocuio con il procuratore, e una cospicua cauzione che Boris paga più che volentieri anche per noi.
- Io deve voi mia vita, Patrizia – dice con affetto – Boris può essere vecchio bastardo, ma lui anche tiene molto compagni d’arme…
Già: compagni d’arme… Siamo passati attraverso l’inferno grazie alla follia di suo figlio e di sua nuora, e a differenza di tutti gli altri, noi siamo anche sopravvissuti.
Tornare a bordo della St.Cyril mi disturba un po’, ma non si può evitare: il procuratore vuole interrogarci a bordo prima che vengano rimossi i cadaveri, che sono ancora tutti lì.
Lo yacht è ormeggiato da quasi dodici ore quando arriviamo, e le mosche sono già all’opera sui corpi che cominciano a macerare. Il sangue sparso dappertutto è già nero, e l’odore di morte è insopportabile…
Molti corpi in realtà giacciono nelle profondità del mare, compreso il povero Daniel… Della sventurata Naty rimane solo l’orrendo bastone su cui è stata impalata, nero del suo sangue.
Irina invece è ancora inchiodata alla paratia di poppa.
La mia fiocina è conficcata nel capezzolo come in un bersaglio di tiro con l’arco. Il seno artificiale si è sgonfiato e il silicone è fuoriuscito assieme al sangue e imbratta la parte inferiore del corpo irrigidito.
L’espressione congelata dalla morte della pazza è più di sorpresa che non di dolore: ha gli occhi sbarrati, che hanno perso il colore azzurro e sporgono in modo innaturale. Strano come i suoi uomini non abbiano pensato neppure di toglierla da lì… Ma già, si trattava solo di mercenari.
L’hanno lasciata lì a morire da sola, dissanguata nella notte, mentre loro si affannavano a correrci dietro per chiuderci la bocca e nascondere i loro crimini.
E alla fine i loro colleghi sull’elicottero hanno provveduto a chiudere la bocca a tutti gli altri.
Beh, hanno avuto quello che si meritavano, ciascuno di loro.
No, non mi dispiace averla ammazzata. Mi dispiace che non abbia sofferto di più.
Alla fine salutiamo Boris e Tanya, che torneranno subito in Russia.
Ci abbracciamo tutti (tranne la sguattera che è rimasta a bordo) all’aeroporto con la promessa di rivederci presto. Anche la Tanya si dimostra insolitamente affezionata da gelida che era, e ci da un bel triplice bacio sulle guancie sia a Eva che a me. Boris invece ne approfitta per allungare le mani un’ultima volta…
Torniamo a bordo della Serenissima e salpiamo gli ormeggi.
Fabio torna in cabina, esausto; la sguattera comincia a cucinare, e noi due ci sistemiamo in coperta con calzoncini e canotta.
Con calma piloto la nostra barca fuori dallo stretto, meraviglioso meandro delle Bocche di Cattaro, e in meno di un’ora siamo nuovamente in mare aperto.
In rotta verso casa.
Non vedo l’ora di rivedere mia figlia…
***
Sembra tornato tutto normale.
L’Adriatico si stende tutto intorno a noi; le isole dalmate scorrono lentamente sulla nostra destra, e noi ci arrostiamo gradevolmente al sole.
Profumo di spaghetti ai frutti di mare e di caffè napoletano, e il braccio di Eva che mi cinge le braccia mentre piloto la Serenissima verso nord.
Sembra tutto tornato come prima, ma non è così.
Non è solo che Daniel e hamid non ci sono più: siamo noi che siamo cambiate… Cambiate per sempre.
Eva e io torniamo a fare l’amore come sempre… Come ci eravamo promesse sulla St.Cyril prima dell’attacco dei pirati: succeda quel che succeda, noi staremo sempre insieme.
Intanto però c’è Fabio che non sta bene, e mentre io penso alla Serenissima, Eva si fa in quattro per lui.
La botta alla testa non è il problema: Fabio è nell’età critica, e il suo problema è il cuore… Non lo sapevo, ma Eva mi aggiorna: il nostro uomo deve stare attento ormai: sforzi o emozioni eccessive gli possono essere fatali, e l’avventura con i pirati ha molto peggiorato le cose.
Provo un velo di gelosia nel vederli insieme a prua mentre piloto verso nord.
Eva è nuda accanto a lui e lo bacia.
Io sono al timone e li osservo facendo finta di essere occupata…
Quando Fabio comincia a giocare con le tette di Eva comincio a bollire dentro.
Chiamo Angi con un urlo.
La sguattera arriva di corsa dalla cambusa dove trascorre la maggior parte del suo tempo, sfoggiando la sua migliore espressione da cagna bastonata.
Indossa solo una maglietta a maniche corte bianca che le arriva fino a coprire le chiappe, facendole un po’ da vestito. Io indosso soltanto un fazzoletto al collo, e a parte l’orologio sono nuda; Eva è abbigliata come me, solo che non porta il fazzoletto e neanche l’orologio…
Del resto siamo al largo, il tempo è splendido, e quindi perché dovremmo preoccuparci?
- Cosa ti serve?
- Mi servi tu… Vieni qui.
Lo so, non sono molto gentile con la piccola Angi… Ma capirete che il fatto che lei e il suo ganzo si siano messi d’accordo con i pirati che ci volevano torturare a morte non mi predispone molto a suo favore. E neanche che il suo stesso ganzo mi abbia violentata in culo dopo avermi gonfiata di botte insieme ai suoi amici…
Così la afferro per un braccio e glie lo torco dietro alla schiena facendola strillare di dolore, poi la costringo a piegarsi in avanti contro lo schienale del mio sedile di pilotaggio.
Angela è formosetta, ma non ha paraticamente muscoli, e può solo subire le mie attenzioni poco gentili: comincia subito a frignare, ma a me non fa né caldo né freddo…
Con la mano libera le afferro una tetta e la stringo bella forte: è da parecchio che non me la faccio, e non mi ricordo bene la consistenza della sua carne…
E’ bella soda. Posso capire che a Hamid la zoccoletta piacesse: tipica moretta mediterranea, capelli neri ricci, lineamenti marcati, occhi neri, curve accentuate e pelle olivastra… Un bel bocconcino. Peccato sia una stronza.
La schiaccio da dietro contro lo schienale e le pratico un bel succhiotto sul collo mentre le strizzo entrambe le tette facendola squittire.
- Ho voglia di divertirmi un po’ – le sussurro in un orecchio smettendo di succhiarla per un momento – Se ti comporti bene, magari non ti riempio di botte.
- Che schifo, no… Lo sai che le donne non mi piacciono!
- E’ a me che deve piacere, zoccoletta. E ti conviene non fare storie, altrimenti dopo sono cazzi tuoi.
Angi sa come va il mondo. E’ nata schiava, e si sottomette senza opporre altra resistenza.
I suoi capezzoli si inturgidiscono sotto le mie dita a dispetto della sua riluttanza, e mi diverto a pizzicarli attraverso il cotone bianco della maglietta, strappandole un involontario gemito di piacere.
Ricomincio il succhiotto mentre gioco con le sue belle polpe anteriori, pastrugnando e spremendo la carne soda; i segni del succhiotto dureranno un bel pezzo…
Poi mi stacco leggermente da lei e scivolo lungo la sua schiena: con le mani le accarezzo i fianchi e le gambe mentre mi inginocchio dietro di lei, e alla fine affondo la faccia nelle sue rotondità posteriori.
- Aahhh… - bramisce la zoccoletta sentendo la mia lingua lambire la spacca della fica, risalire il perineo e arrivare allo sfintere privo di protezione.
La tengo saldamente per i fianchi e le succhio il buchetto, sondandolo con la lingua per verificarne le condizioni…
E’ bello allentato. Immagino che Hamid abbia scovolato a dovere tutti i canali di scolo della sguattera mentre noi eravamo prigionieri dei pirati… In questo il negrone era bravissimo, bisogna riconoscerglielo.
Succhio il culo di Angi sentendolo cedere facilmente sotto la lingua, e così facendo la mia voglia monta sempre di più… Anche lo spettacolo di Eva e Fabio che stanno scopando a prua contribuisce non poco a stimolare le mie voglie.
Sditalino la zoccoletta mentre le lecco il buco posteriore, e lei comincia a scodinzolare come una cagnetta in calore, guaiolando contenta ed offrendosi meglio per farsi usare più a fondo possibile.
Meno male che le donne le facevano schifo…
Lecco e sgrilletto, succhio e sditalino, e Angi comincia a fremere e a mugolare sempre più forte, man mano che si avvicina al piacere.
Io non sono certo lì per farla godere, è il mio piacere quello che sto cercando. Quindi m’interrompo prima che lei se ne venga e mi alzo in piedi.
- Ora tocca a te lavorare con la lingua – la informo seccamente – Vedi di darti da fare, troia!
Mi siedo comoda sulla poltroncina del capitano e allargo mollemente le gambe.
In ginocchio davanti a me, Angi si ritrova la mia fichetta bionda davanti al muso, e per un momento rimane imbambolata a guardarla con un’espressione schifata che mi fa girare le ovaie.
L’afferro per i capelli tirandomela fra le cosce e schiacciandole la faccia contro la fregna bagnata.
- Lecca, ti ho detto!
La sguattera esita solo un altro istante, poi sento la sua lingua farsi strada nel boschetto e cominciare a brucare come ordinatole.
Mi schiude le labbra calde e bagnate e comincia a leccare obbediente, facendomi fremere di piacere.
Stringo le cosce intorno alla sua testolina vuota e mi godo il connilinguo… O meglio ci provo, perché la zoccoletta è davvero un disastro.
Ottima ciucciacazzi, ma pessima leccafregne. Che tristezza…
Le accarezzo i capelli mormorandole qualche parolina dolce per stimolarla: - Così, stronzetta… Datti da fare o va a finire che ti getto ai pesci come il tuo ganzo!
Ma con Angi la dolcezza non porta a niente.
Alla fine perdo la pazienza: le tiro i capelli con irritazione e la scaravento a terra davanti a me.
Poi mi alzo, afferro lo strapon che è rimasto sul divanetto accanto dopo l’uso che ne abbiamo fatto qualche ora prima Eva e io, lo indosso rapidamente e costringo Angi a mettersi a quattro zampe sul divanetto.
Mi arrampico anch’io sul materasso bianco ponedomi alle spalle della mia femmina, la prendo per i fianchi e la penetro lentamente da tergo.
- Oohhh… - ansima Angi sentendosi riempire la fica di lattice – Sì, così mi piace… Hmmm!
Ah, così le piace, eh?
Comincio a scoparla, gustandomi la sensazione sublime del dildo interno che mi massaggia le intimità fin nei dintorni del mio punto caldo… E mentre scopo la zoccoletta posso anche guardare Eva e Fabio che fanno l’amore davanti a me: pochi metri a prua, in una missionaria dolce e appassionata.
Cerco di controllare la gelosia.
Fabio è un brav’uomo: mi piace, ed è stato coraggioso. Ha fatto la sua parte per la nostra salvezza, e non è certo colpa sua se adesso è ridotto così.
Però mi sta monopolizzando Eva, e lo trovo difficile da accettare.
Angi fa le spese della mia incazzatura: d’altra parte con qualcuno devo pur prendermela, no?
La sbatto con forza, ma è evidente che più la scopo con forza più a lei piace…
Bene, tempo di cambiare canale, adesso che è ben lubrificata.
Sfilo lo strap dalla figa guazza della zoccoletta e appoggio la testa di gomma all’apertura anale.
Angela s’irrigidisce comprendendo le mie intenzioni (forse non è proprio del tutto scema), e si volta a guardarmi inorridita.
- No, così no…
- Il coso del tuo ganzo era anche più grosso di questo, puttana – le ringhio minacciosa, troncando le sue proteste – Prenditelo tutto dentro, così!
Le sferro un colpo tremendo e la testa ben lubrificata dello strap le sfonda lo sfintere.
- Ahiaaa!!! – strilla la ragazzotta sentendosi squarciare il culo – Mi ammazzi…
- Dopo magari facciamo pure quello – le dico con sadico piacere – Per adesso mi basta fotterti il culo…
Allungo una mano per afferrarle una tetta e la spremo forte mentre l’altra ondeggia vistosamente al ritmo dei colpi che le infliggo nel retto: - Ahi… Ahi… Aahhh!
Mi inculo Angi per una mezz’oretta buona, godendomi le sue strilla di dolore e i mie fremiti di piacere, finché la testa del dildo interno riesce a centrarmi il punto G e a farmi esplodere in un breve orgasmo bruciante.
- Aashhh… - annaspo – Sìiiii, vengooo…
Angela si sta masturbando disperatamente cercando di godere anche lei, ma non è un mio problema.
Le do un’ultima brutale strizzata di tette, un ultimo colpo in fondo alla fica, poi la caccio via da me con uno spintone brusco.
Angela rotola giù dal lettino, si volta guardandomi oltraggiata, poi si allontana scendendo nuovamente in cambusa non so se per cucinare i saltimbocca o per finirsi la fica alla scottadito.
Riprendo fiato.
Non sono davvero soddisfatta, ma è Eva quella che voglio, e quindi fottermi Angi non può darmi neanche l’ombra di quello che desidero.
Quindi mi rassegno e riporto lo sguardo sulla mia ragazza, ancora intenta a copulare con il suo amante maschio.
E’ incredibile, sono ancora lì! Sarà più di un’ora, e Fabio dovrebbe essere convalescente… Certo che con una come Eva anche un morto riuscirebbe a farselo tirare per almeno un’ora!
Lui deve essere un po’ stanco in feffetti: adesso è steso di schiena, e lei lo cavalca a smorzacandela agitando i lunghi capelli biondi e dimenando le tette al vento mentre lui le stringe le cosce con le mani…
Com’è bella Eva quando gode!
Mi accarezzo la punta dello strapon che indosso ancora: se fossi un maschio potrei farmi una sega, ma anche smanazzandomi lo strap non riesco a muovere il dildo interno abbastanza da provare piacere; lo sfilo e lo getto in terra perima di cominciare a masturbarmi nella maniera classica.
Mi sento un po’ una guardona a masturbarmi fissando la mia compagna che monta un maschio.
E’ davvero una sensazione strana guardarli scopare: un cocktail di emozioni forti. Desiderio, gelosia, affetto, eccitazione, amore, ammirazione, voglia…
Ora Eva sta gridando, e dal tono dei suoi strilli intuisco come sia prossima all’orgasmo.
Sotto di lei Fabio annaspa, sussulta… Non vedo il viso di lui, nascosto dal corpo di Eva che mi da le spalle, ma vedo a tratti quello di lei, devastato dal piacere.
Mi rendo conto di essere vicina anch’io a godere; mi sfrego il grilletto con furia crescente, e arrivo per prima al traguardo con un guaito di piacere.
Un altro mezzo orgasmo, ma meglio che niente.
Riapro gli occhi alle grida di Eva, che sta finalmente godendo anche lei, e chiaramente il suo è un orgasmo completo.
La vedo tendersi tutta gettando la testa all’indietro in un perfetto arco dorsale, e immagino il getto di sperma del maschio che le centra la cervice prima di allagarle la vagina pulsante di piacere…
Ora il volto di Fabio è visibile.
Non ha la faccia di un maschio che sta godendo. E’ paonazzo, contratto, con gli occhi che schizzano dalle orbite e la bava alla bocca…
Vengo folgorata dalla consapevolezza improvvisa di quanto sta accadendo sotto i miei occhi.
Balzo dal lettino e mi precipito a prua dai due amanti ancora accoppiati, con Eva che geme ancora in preda all’orgasmo, e Fabio che rantola stravolto.
- Eva! – grido correndo – Eva, fermati!
Piombo addosso ai loro corpi avvinghiati che Eva sta cercando di riaprire gli occhi, stravolta dal piacere… ma è troppo tardi.
Infarto.
Troppa eccitazione, troppo piacere… Il cuore del Fabio ha ceduto di schianto sotto la cavalcata selvaggia della sua giovane puledra scatenata.
Eva mi guarda inebetita mentre provo a praticare al nostro compagno il massaggio cardiaco, poi la respirazione artificiale… Cerco di rammentare tutto quello che ho letto e studiato sulla rianimazione, ma ormai è troppo tardi.
Il nostro Fabio se n’è andato.
Sostiamo a Pola il tempo necessario per risolvere le tristi pratiche del decesso… E stavolta non c’è neanche Boris a sistemare lo cose in fretta a forza di soldi.
Eva c’è rimasta davvero male, poverina. Non è sconvolta, ma è triste: Fabio è stato una parte importante della sua vita.
Dispiace da morire anche a me: ero un po’ gelosa di lui, ma faceva parte del gioco fra noi tre, e del resto ci eravamo chiariti da tempo… Fin da Capodanno, a Cortina.
Daltra parte, se aveva il cuore malato, doveva succedere prima o poi.
E quale modo migliore di andarsene, che fra le cosce di Eva?
Spero di finire anch’io così, un giorno…
Un giorno molto lontano, però!
***
Rimini è davanti a noi, piena di luci.
Entriamo nella Darsena che ormai è già buio, ma ormai io mi sento padrona dei comandi e non ho problemi ad attraccare con le luci elettriche, anche se falsano le distanze.
Elena è venuta con le ragazze ad accoglierci: le vedo sbracciarci sul molo mentre accostiamo di poppa… C’è anche quell’impiastro del Nino, ansioso di rivedere la sua Angela.
Non è facile manovrare in retromarcia con una barca come la Serenissima, ma me la cavo bene.
Mentre guardo all’indietro, incontro lo sguardo di mia figlia Giusy.
Mi sorride contenta. Si tiene per mano con la sua amica Mara, che agita una mano salutando.
Poi le due ragazzine si girano una verso l’altra, e si baciano sulla bocca.
Rimango di sale, e quasi mando la Serenissima a sbattere contro il molo. Giusy e Mara si abbracciano mentre Elena scuote la testa dietro di loro; poi si staccano e mi mandano un bel sorriso smagliante.
Eva lancia la gomena di attracco, e la Gusy la afferra prontamente, desiderosa di aiutare…
Siamo a casa.
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Tre zodiac carichi di cetnici armati fino ai denti e assetati di vendetta. Devono avere delle taniche di carburante al seguito perché vanno al massimo della potenza dei motori… Probabilmente si illudono di catturare la Serenissima e tornare indietro con la nostra barca.
Si stanno aprendo a ventaglio per attaccarci contemporaneamente da dietro e sui fianchi… E’ questione di minuti prima che comincino a sparare.
Boris si è appostato a poppa con il kalashnikov: ha piazzato un po’ di cuscini tutto intorno a sé per ripararsi, e mi ha detto di fare altrettanto con il mio sedile di pilotaggio per proteggermi.
Ho obiettato che non credo che i cuscini siano un buon riparo dalle fucilate.
- Non a breve distanza, questo è vero – mi ha risposto – Ma quando cominceranno a sparare saranno alla massima distanza. E oltre i trecento metri un proiettile calibro 7,62 ha un potere perforante minimo… Qualsiasi protezione può essere utile. E poi i cuscini ti nascondono e rendono difficile la mira. Non è mica facile sparare preciso da uno zodiac lanciato al massimo, sai?
L’esperto è lui. Piazzo un bel po’ di cuscini intorno al mio sedile e controllo di avere con me almeno il coltello da sub.
Eva ha il fucile subacqueo e mi sta accanto. Gli altri aspettano sottocoperta, e sperano.
Il segnale della motovedetta è ancora dietro l’orizzonte: i cetnici, che non hanno il radar, non sanno neppure che sta arrivando.
Sono in contatto radio.
Mi dicono di accelerare, ci penseranno loro a passarci il carburante per arrivare a terra…
I cetnici aprono il fuoco.
Sto pilotando e sono seminascosta dai cuscini, quindi non sono in grado di capire esattamente quel che avviene.
Però mi accorgo che i cetnici hanno accelerato bruscamente e si stanno aprendo intorno a noi. Sanno che abbiamo un fucile, e ovviamente questo è pericolosissimo per degli zodiac; però sanno anche che abbiamo poche munizioni, e quindi correre dei rischi può pagare.
Poi i cetnici giocano la loro carta segreta.
Il rombo di un elicottero.
Non è un elicottero grande: un due posti, ma si vede bene che il passeggero ha un fucile.
Avverto la motovedetta, e gli dico anche che ho accelerato al massimo, ma i cetnici si avvicinano sempre…
Boris risponde al fuoco concentrandosi sullo zodiac al centro: due, tre, quattro colpi.
Eva lancia un grido di gioia e mi annuncia che lo zodiac si è fermato e si sta chiaramente sgonfiando.
Ma gli altri due adesso ci sono a fianco, uno a destra e l’altro a sinistra.
E ci stanno sparando.
L’elicottero è sopra di noi, e sparano anche da lì.
Sparare da uno zodiac lanciato a tutta velocità non consente di mirare, mentre un battello come la Serenissima rappresenta una base molto più stabile. Un elicottero è meglio, ma è anche più vulnerabile, ed è su quello che si concentra adesso Boris.
Sfiorato e forse colpito, l’elicottero si allontana portandosi fuori tiro, ma intanto i due zodiac ci sono arrivati sottobordo.
Urtano entrambi le nostre fiancate, e vediamo i ganci d’abbordaggio volare e agganciarsi ai mancorrenti laterali.
Eva si lancia coraggiosamente a tagliare uno dei cavi con il coltello ed evita per un pelo una fucilata.
Un cetnico si arrampica dalla parte opposta.
Io sterzo bruscamente sulla sinistra.
Il cetnico che si stava arrampicando a destra lancia un urlo e finisce in mare; quelli sullo zodiac di sinistra urlano anche loro, e di terrore: la fiancata della Serenissima gli è piombata addosso mentre sbalzavano ad alta velocità, mandando il loro zodiac in testacoda.
Il gommone resta indietro e Boris lo centra con una raffica di tre colpi… Gli ultimi.
L’ultimo zodiac ci raggiunge di nuovo da destra e si aggancia verso poppa.
Boris evita una raffica gettandosi sulla piattaforma d’imbarco a poppa, ma due cetnici riescono ad arrampicarsi a bordo.
Eva punta il fucile subacqueo e spara una fiocina.
Un cetnico si getta sul ponte per evitarla, l’altro alza il fucile e io mi sento morire: Eva è spacciata…
Un colpo di pistola.
Il cetnico lascia cadere il fucile in mare, spalanca le braccia e cade all’indietro finendo in acqua a sua volta.
Fabio è nel vano delle scale, aggrappato con una mano per non cadere, e con una pistola automatica nell’altra.
- Mai detto di non detenere armi a bordo… - sorride facendo chiaramente un bello sforzo a tenersi eretto.
Viro bruscamente a destra minacciando di schiacciare l’ultimo gommone, e il cetnico a bordo rotola malamente di lato.
Fabio si alza in piedi e fa per sparare di nuovo, ma la mia manovra sbilancia anche lui: la pistola gli sfugge di mano e lui cade di sotto con un tonfo.
Poi Boris riemerge dalla piattaforma e si avventa sull’uomo in nero ancora a terra sul ponte, e lo colpisce violentemente con il calcio del fucile scarico.
Un altro cetnico cerca di arrampicarsi sulla fiancata, ma Eva gli scaglia in faccia la seconda ed ultima fiocina. Lo manca, ma quello per evitarla si lascia cadere in mare.
Mi giro a guardare: l’ultimo zodiac è rimasto indietro, e sta raccogliendo i cetnici finiti in mare.
Ma l’elicottero sta tornando…
Accelero al massimo.
Boris e l’ultimo cetnico a bordo si stanno azzuffando rotolandosi sul ponte.
Attacco il pilota automatico e mi tuffo sulla pistola di Fabio.
La impugno, la punto alla schiena dell’uomo in nero e tiro il grilletto.
Un tonfo sordo mi rimbomba nelle orecchie e vedo un foro rossastro apparire al centro del dorso nero. Il cetnico smette di lottare e Boris si libera di lui facilmente rialzandosi in piedi.
Poi il vecchio agente del KGB mi raggiunge, afferra la pistola e spara in successione sette-otto colpi contro l’elicottero, che vira bruscamente.
Altri due-tre colpi verso lo zodiac, e poi la pistola fa click.
Boris la scaglia con rabbia verso lo zodiac che torna ad avvicinarsi…
Adesso siamo indifesi.
Torno ai comandi e accelero al massimo, bruciando le ultime gocce di carburante.
Un altro tonfo, molto più forte del colpo di pistola.
Con la coda dell’occhio vedo una colonna d’acqua ergersi nella scia della Serenissima.
Guardo avanti, e vedo la motovedetta della Guardia Costiera, con le sue belle fasce arancioni e la bandiera al vento, che fa fuoco per la seconda volta.
Lo zodiac vira di bordo e si allontana rapidamente. Anche l’elicottero punta dritto verso est.
Siamo salvi.
Osservo con il binocolo lo zodiac fermarsi a raccogliere i compagni immobbilizzati in mezzo al mare, e poi puntare a est. Poi però l’elicottero torna verso di loro e si abbassa… Possibile che voglia cercare di raccogliere qualcuno..?
No.
Dall’elicottero parte una raffica e lo zodiac con tutti i cetnici superstiti a bordo esplode in una palla di fuoco.
Un proiettile deve aver centrato le taniche di carburante.
La motovedetta non ha armi contraeree; l’elicottero si allontana indisturbato verso oriente… E’ finita.
***
La Guardia Costiera è efficiente.
Veniamo soccorsi, rifocillati, controllati da un medico. Riceviamo il carburante necessario a raggiungere Vieste.
Fabio viene evacuato con un elicottero per essere portato all’ospedale di manfredonia per esami.
Facciamo le nostre dichiarazioni che vengono messe a verbale.
Poi, stanchi ma finalmente rilassati, facciamo rotta verso la terraferma.
Altre due ore, e avvistiamo la testa del Gargano.
Le noie burocratiche sono senza fine.
Per fortuna Fabio e Boris si sanno destreggiare. Fabio ci raggiunge di nuovo a bordo dopo qualche controllo, imbittito di antidolorifici e con l’ordine di riposarsi: ha promesso di farsi ricoverare per controlli più approfonditi appena tornato a Brescia.
Il massacro è avvenuto in acque straniere, quindi la magistratura italiana non è competente e ha passato tutto ai colleghi di Podgorica.
La St.Cyril è stata rimorchiata a Cattaro ed è sotto sequestro.
Appena i controlli sulla Serenissima sono completati e la Guardia Costiera ci da il permesso, riprendiamo il mare per tornare da dove siamo venuti: le autorità montenegrine aspettano la nostra testimonianza.
Fabio decisamente non sta bene, e rimane a letto tutto il tempo… Per fortuna ormai io sono diventata una lupa di mare.
Attracchiamo a Cattaro di buon mattino.
Io e Eva abbiamo dormito come al solito nella nostra cabina insieme a Fabio, che però ancora non è in condizioni di ricominciare ad essere il nostro maschio… Quindi anche per lasciarlo riposare (credeteci o no!) abbiamo veramente solo dormito.
Dev’essere la prima volta che ci capita.
Boris invece continua a portarsi la Tanya nella cabina degli ospiti, e non sembra davvero che alla stangona questo dispiaccia molto.
L’unica a dormire da sola è Angi, che continua a piangere sconsolata per la perdita del suo negrone.
A volte provo la tentazione di buttarla in mare, ma in fondo cucina bene e il suo caffè è davvero ottimo; quindi Eva e io abbiamo concordato di continuare a farle fare la sguattera di bordo.
A Cattaro ci rendiamo conto di quale sia il potere di Boris.
Risolvere le cose con le autorità locali è una cosa davvero breve. Ce la caviamo con una dichiarazione scritta, un breve collocuio con il procuratore, e una cospicua cauzione che Boris paga più che volentieri anche per noi.
- Io deve voi mia vita, Patrizia – dice con affetto – Boris può essere vecchio bastardo, ma lui anche tiene molto compagni d’arme…
Già: compagni d’arme… Siamo passati attraverso l’inferno grazie alla follia di suo figlio e di sua nuora, e a differenza di tutti gli altri, noi siamo anche sopravvissuti.
Tornare a bordo della St.Cyril mi disturba un po’, ma non si può evitare: il procuratore vuole interrogarci a bordo prima che vengano rimossi i cadaveri, che sono ancora tutti lì.
Lo yacht è ormeggiato da quasi dodici ore quando arriviamo, e le mosche sono già all’opera sui corpi che cominciano a macerare. Il sangue sparso dappertutto è già nero, e l’odore di morte è insopportabile…
Molti corpi in realtà giacciono nelle profondità del mare, compreso il povero Daniel… Della sventurata Naty rimane solo l’orrendo bastone su cui è stata impalata, nero del suo sangue.
Irina invece è ancora inchiodata alla paratia di poppa.
La mia fiocina è conficcata nel capezzolo come in un bersaglio di tiro con l’arco. Il seno artificiale si è sgonfiato e il silicone è fuoriuscito assieme al sangue e imbratta la parte inferiore del corpo irrigidito.
L’espressione congelata dalla morte della pazza è più di sorpresa che non di dolore: ha gli occhi sbarrati, che hanno perso il colore azzurro e sporgono in modo innaturale. Strano come i suoi uomini non abbiano pensato neppure di toglierla da lì… Ma già, si trattava solo di mercenari.
L’hanno lasciata lì a morire da sola, dissanguata nella notte, mentre loro si affannavano a correrci dietro per chiuderci la bocca e nascondere i loro crimini.
E alla fine i loro colleghi sull’elicottero hanno provveduto a chiudere la bocca a tutti gli altri.
Beh, hanno avuto quello che si meritavano, ciascuno di loro.
No, non mi dispiace averla ammazzata. Mi dispiace che non abbia sofferto di più.
Alla fine salutiamo Boris e Tanya, che torneranno subito in Russia.
Ci abbracciamo tutti (tranne la sguattera che è rimasta a bordo) all’aeroporto con la promessa di rivederci presto. Anche la Tanya si dimostra insolitamente affezionata da gelida che era, e ci da un bel triplice bacio sulle guancie sia a Eva che a me. Boris invece ne approfitta per allungare le mani un’ultima volta…
Torniamo a bordo della Serenissima e salpiamo gli ormeggi.
Fabio torna in cabina, esausto; la sguattera comincia a cucinare, e noi due ci sistemiamo in coperta con calzoncini e canotta.
Con calma piloto la nostra barca fuori dallo stretto, meraviglioso meandro delle Bocche di Cattaro, e in meno di un’ora siamo nuovamente in mare aperto.
In rotta verso casa.
Non vedo l’ora di rivedere mia figlia…
***
Sembra tornato tutto normale.
L’Adriatico si stende tutto intorno a noi; le isole dalmate scorrono lentamente sulla nostra destra, e noi ci arrostiamo gradevolmente al sole.
Profumo di spaghetti ai frutti di mare e di caffè napoletano, e il braccio di Eva che mi cinge le braccia mentre piloto la Serenissima verso nord.
Sembra tutto tornato come prima, ma non è così.
Non è solo che Daniel e hamid non ci sono più: siamo noi che siamo cambiate… Cambiate per sempre.
Eva e io torniamo a fare l’amore come sempre… Come ci eravamo promesse sulla St.Cyril prima dell’attacco dei pirati: succeda quel che succeda, noi staremo sempre insieme.
Intanto però c’è Fabio che non sta bene, e mentre io penso alla Serenissima, Eva si fa in quattro per lui.
La botta alla testa non è il problema: Fabio è nell’età critica, e il suo problema è il cuore… Non lo sapevo, ma Eva mi aggiorna: il nostro uomo deve stare attento ormai: sforzi o emozioni eccessive gli possono essere fatali, e l’avventura con i pirati ha molto peggiorato le cose.
Provo un velo di gelosia nel vederli insieme a prua mentre piloto verso nord.
Eva è nuda accanto a lui e lo bacia.
Io sono al timone e li osservo facendo finta di essere occupata…
Quando Fabio comincia a giocare con le tette di Eva comincio a bollire dentro.
Chiamo Angi con un urlo.
La sguattera arriva di corsa dalla cambusa dove trascorre la maggior parte del suo tempo, sfoggiando la sua migliore espressione da cagna bastonata.
Indossa solo una maglietta a maniche corte bianca che le arriva fino a coprire le chiappe, facendole un po’ da vestito. Io indosso soltanto un fazzoletto al collo, e a parte l’orologio sono nuda; Eva è abbigliata come me, solo che non porta il fazzoletto e neanche l’orologio…
Del resto siamo al largo, il tempo è splendido, e quindi perché dovremmo preoccuparci?
- Cosa ti serve?
- Mi servi tu… Vieni qui.
Lo so, non sono molto gentile con la piccola Angi… Ma capirete che il fatto che lei e il suo ganzo si siano messi d’accordo con i pirati che ci volevano torturare a morte non mi predispone molto a suo favore. E neanche che il suo stesso ganzo mi abbia violentata in culo dopo avermi gonfiata di botte insieme ai suoi amici…
Così la afferro per un braccio e glie lo torco dietro alla schiena facendola strillare di dolore, poi la costringo a piegarsi in avanti contro lo schienale del mio sedile di pilotaggio.
Angela è formosetta, ma non ha paraticamente muscoli, e può solo subire le mie attenzioni poco gentili: comincia subito a frignare, ma a me non fa né caldo né freddo…
Con la mano libera le afferro una tetta e la stringo bella forte: è da parecchio che non me la faccio, e non mi ricordo bene la consistenza della sua carne…
E’ bella soda. Posso capire che a Hamid la zoccoletta piacesse: tipica moretta mediterranea, capelli neri ricci, lineamenti marcati, occhi neri, curve accentuate e pelle olivastra… Un bel bocconcino. Peccato sia una stronza.
La schiaccio da dietro contro lo schienale e le pratico un bel succhiotto sul collo mentre le strizzo entrambe le tette facendola squittire.
- Ho voglia di divertirmi un po’ – le sussurro in un orecchio smettendo di succhiarla per un momento – Se ti comporti bene, magari non ti riempio di botte.
- Che schifo, no… Lo sai che le donne non mi piacciono!
- E’ a me che deve piacere, zoccoletta. E ti conviene non fare storie, altrimenti dopo sono cazzi tuoi.
Angi sa come va il mondo. E’ nata schiava, e si sottomette senza opporre altra resistenza.
I suoi capezzoli si inturgidiscono sotto le mie dita a dispetto della sua riluttanza, e mi diverto a pizzicarli attraverso il cotone bianco della maglietta, strappandole un involontario gemito di piacere.
Ricomincio il succhiotto mentre gioco con le sue belle polpe anteriori, pastrugnando e spremendo la carne soda; i segni del succhiotto dureranno un bel pezzo…
Poi mi stacco leggermente da lei e scivolo lungo la sua schiena: con le mani le accarezzo i fianchi e le gambe mentre mi inginocchio dietro di lei, e alla fine affondo la faccia nelle sue rotondità posteriori.
- Aahhh… - bramisce la zoccoletta sentendo la mia lingua lambire la spacca della fica, risalire il perineo e arrivare allo sfintere privo di protezione.
La tengo saldamente per i fianchi e le succhio il buchetto, sondandolo con la lingua per verificarne le condizioni…
E’ bello allentato. Immagino che Hamid abbia scovolato a dovere tutti i canali di scolo della sguattera mentre noi eravamo prigionieri dei pirati… In questo il negrone era bravissimo, bisogna riconoscerglielo.
Succhio il culo di Angi sentendolo cedere facilmente sotto la lingua, e così facendo la mia voglia monta sempre di più… Anche lo spettacolo di Eva e Fabio che stanno scopando a prua contribuisce non poco a stimolare le mie voglie.
Sditalino la zoccoletta mentre le lecco il buco posteriore, e lei comincia a scodinzolare come una cagnetta in calore, guaiolando contenta ed offrendosi meglio per farsi usare più a fondo possibile.
Meno male che le donne le facevano schifo…
Lecco e sgrilletto, succhio e sditalino, e Angi comincia a fremere e a mugolare sempre più forte, man mano che si avvicina al piacere.
Io non sono certo lì per farla godere, è il mio piacere quello che sto cercando. Quindi m’interrompo prima che lei se ne venga e mi alzo in piedi.
- Ora tocca a te lavorare con la lingua – la informo seccamente – Vedi di darti da fare, troia!
Mi siedo comoda sulla poltroncina del capitano e allargo mollemente le gambe.
In ginocchio davanti a me, Angi si ritrova la mia fichetta bionda davanti al muso, e per un momento rimane imbambolata a guardarla con un’espressione schifata che mi fa girare le ovaie.
L’afferro per i capelli tirandomela fra le cosce e schiacciandole la faccia contro la fregna bagnata.
- Lecca, ti ho detto!
La sguattera esita solo un altro istante, poi sento la sua lingua farsi strada nel boschetto e cominciare a brucare come ordinatole.
Mi schiude le labbra calde e bagnate e comincia a leccare obbediente, facendomi fremere di piacere.
Stringo le cosce intorno alla sua testolina vuota e mi godo il connilinguo… O meglio ci provo, perché la zoccoletta è davvero un disastro.
Ottima ciucciacazzi, ma pessima leccafregne. Che tristezza…
Le accarezzo i capelli mormorandole qualche parolina dolce per stimolarla: - Così, stronzetta… Datti da fare o va a finire che ti getto ai pesci come il tuo ganzo!
Ma con Angi la dolcezza non porta a niente.
Alla fine perdo la pazienza: le tiro i capelli con irritazione e la scaravento a terra davanti a me.
Poi mi alzo, afferro lo strapon che è rimasto sul divanetto accanto dopo l’uso che ne abbiamo fatto qualche ora prima Eva e io, lo indosso rapidamente e costringo Angi a mettersi a quattro zampe sul divanetto.
Mi arrampico anch’io sul materasso bianco ponedomi alle spalle della mia femmina, la prendo per i fianchi e la penetro lentamente da tergo.
- Oohhh… - ansima Angi sentendosi riempire la fica di lattice – Sì, così mi piace… Hmmm!
Ah, così le piace, eh?
Comincio a scoparla, gustandomi la sensazione sublime del dildo interno che mi massaggia le intimità fin nei dintorni del mio punto caldo… E mentre scopo la zoccoletta posso anche guardare Eva e Fabio che fanno l’amore davanti a me: pochi metri a prua, in una missionaria dolce e appassionata.
Cerco di controllare la gelosia.
Fabio è un brav’uomo: mi piace, ed è stato coraggioso. Ha fatto la sua parte per la nostra salvezza, e non è certo colpa sua se adesso è ridotto così.
Però mi sta monopolizzando Eva, e lo trovo difficile da accettare.
Angi fa le spese della mia incazzatura: d’altra parte con qualcuno devo pur prendermela, no?
La sbatto con forza, ma è evidente che più la scopo con forza più a lei piace…
Bene, tempo di cambiare canale, adesso che è ben lubrificata.
Sfilo lo strap dalla figa guazza della zoccoletta e appoggio la testa di gomma all’apertura anale.
Angela s’irrigidisce comprendendo le mie intenzioni (forse non è proprio del tutto scema), e si volta a guardarmi inorridita.
- No, così no…
- Il coso del tuo ganzo era anche più grosso di questo, puttana – le ringhio minacciosa, troncando le sue proteste – Prenditelo tutto dentro, così!
Le sferro un colpo tremendo e la testa ben lubrificata dello strap le sfonda lo sfintere.
- Ahiaaa!!! – strilla la ragazzotta sentendosi squarciare il culo – Mi ammazzi…
- Dopo magari facciamo pure quello – le dico con sadico piacere – Per adesso mi basta fotterti il culo…
Allungo una mano per afferrarle una tetta e la spremo forte mentre l’altra ondeggia vistosamente al ritmo dei colpi che le infliggo nel retto: - Ahi… Ahi… Aahhh!
Mi inculo Angi per una mezz’oretta buona, godendomi le sue strilla di dolore e i mie fremiti di piacere, finché la testa del dildo interno riesce a centrarmi il punto G e a farmi esplodere in un breve orgasmo bruciante.
- Aashhh… - annaspo – Sìiiii, vengooo…
Angela si sta masturbando disperatamente cercando di godere anche lei, ma non è un mio problema.
Le do un’ultima brutale strizzata di tette, un ultimo colpo in fondo alla fica, poi la caccio via da me con uno spintone brusco.
Angela rotola giù dal lettino, si volta guardandomi oltraggiata, poi si allontana scendendo nuovamente in cambusa non so se per cucinare i saltimbocca o per finirsi la fica alla scottadito.
Riprendo fiato.
Non sono davvero soddisfatta, ma è Eva quella che voglio, e quindi fottermi Angi non può darmi neanche l’ombra di quello che desidero.
Quindi mi rassegno e riporto lo sguardo sulla mia ragazza, ancora intenta a copulare con il suo amante maschio.
E’ incredibile, sono ancora lì! Sarà più di un’ora, e Fabio dovrebbe essere convalescente… Certo che con una come Eva anche un morto riuscirebbe a farselo tirare per almeno un’ora!
Lui deve essere un po’ stanco in feffetti: adesso è steso di schiena, e lei lo cavalca a smorzacandela agitando i lunghi capelli biondi e dimenando le tette al vento mentre lui le stringe le cosce con le mani…
Com’è bella Eva quando gode!
Mi accarezzo la punta dello strapon che indosso ancora: se fossi un maschio potrei farmi una sega, ma anche smanazzandomi lo strap non riesco a muovere il dildo interno abbastanza da provare piacere; lo sfilo e lo getto in terra perima di cominciare a masturbarmi nella maniera classica.
Mi sento un po’ una guardona a masturbarmi fissando la mia compagna che monta un maschio.
E’ davvero una sensazione strana guardarli scopare: un cocktail di emozioni forti. Desiderio, gelosia, affetto, eccitazione, amore, ammirazione, voglia…
Ora Eva sta gridando, e dal tono dei suoi strilli intuisco come sia prossima all’orgasmo.
Sotto di lei Fabio annaspa, sussulta… Non vedo il viso di lui, nascosto dal corpo di Eva che mi da le spalle, ma vedo a tratti quello di lei, devastato dal piacere.
Mi rendo conto di essere vicina anch’io a godere; mi sfrego il grilletto con furia crescente, e arrivo per prima al traguardo con un guaito di piacere.
Un altro mezzo orgasmo, ma meglio che niente.
Riapro gli occhi alle grida di Eva, che sta finalmente godendo anche lei, e chiaramente il suo è un orgasmo completo.
La vedo tendersi tutta gettando la testa all’indietro in un perfetto arco dorsale, e immagino il getto di sperma del maschio che le centra la cervice prima di allagarle la vagina pulsante di piacere…
Ora il volto di Fabio è visibile.
Non ha la faccia di un maschio che sta godendo. E’ paonazzo, contratto, con gli occhi che schizzano dalle orbite e la bava alla bocca…
Vengo folgorata dalla consapevolezza improvvisa di quanto sta accadendo sotto i miei occhi.
Balzo dal lettino e mi precipito a prua dai due amanti ancora accoppiati, con Eva che geme ancora in preda all’orgasmo, e Fabio che rantola stravolto.
- Eva! – grido correndo – Eva, fermati!
Piombo addosso ai loro corpi avvinghiati che Eva sta cercando di riaprire gli occhi, stravolta dal piacere… ma è troppo tardi.
Infarto.
Troppa eccitazione, troppo piacere… Il cuore del Fabio ha ceduto di schianto sotto la cavalcata selvaggia della sua giovane puledra scatenata.
Eva mi guarda inebetita mentre provo a praticare al nostro compagno il massaggio cardiaco, poi la respirazione artificiale… Cerco di rammentare tutto quello che ho letto e studiato sulla rianimazione, ma ormai è troppo tardi.
Il nostro Fabio se n’è andato.
Sostiamo a Pola il tempo necessario per risolvere le tristi pratiche del decesso… E stavolta non c’è neanche Boris a sistemare lo cose in fretta a forza di soldi.
Eva c’è rimasta davvero male, poverina. Non è sconvolta, ma è triste: Fabio è stato una parte importante della sua vita.
Dispiace da morire anche a me: ero un po’ gelosa di lui, ma faceva parte del gioco fra noi tre, e del resto ci eravamo chiariti da tempo… Fin da Capodanno, a Cortina.
Daltra parte, se aveva il cuore malato, doveva succedere prima o poi.
E quale modo migliore di andarsene, che fra le cosce di Eva?
Spero di finire anch’io così, un giorno…
Un giorno molto lontano, però!
***
Rimini è davanti a noi, piena di luci.
Entriamo nella Darsena che ormai è già buio, ma ormai io mi sento padrona dei comandi e non ho problemi ad attraccare con le luci elettriche, anche se falsano le distanze.
Elena è venuta con le ragazze ad accoglierci: le vedo sbracciarci sul molo mentre accostiamo di poppa… C’è anche quell’impiastro del Nino, ansioso di rivedere la sua Angela.
Non è facile manovrare in retromarcia con una barca come la Serenissima, ma me la cavo bene.
Mentre guardo all’indietro, incontro lo sguardo di mia figlia Giusy.
Mi sorride contenta. Si tiene per mano con la sua amica Mara, che agita una mano salutando.
Poi le due ragazzine si girano una verso l’altra, e si baciano sulla bocca.
Rimango di sale, e quasi mando la Serenissima a sbattere contro il molo. Giusy e Mara si abbracciano mentre Elena scuote la testa dietro di loro; poi si staccano e mi mandano un bel sorriso smagliante.
Eva lancia la gomena di attracco, e la Gusy la afferra prontamente, desiderosa di aiutare…
Siamo a casa.
Patrizia V. © Copyright All Rights Reserved - L’utilizzazione, totale o parziale, di questa storia e delle precedenti e correlate caricate nel presente portale, incluse la riscrittura, la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti attraverso qualunque supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione dell'autore, sono vietati in quanto protetti dalla normativa sul diritto d'Autore. E’ consentito lo scaricamento della storia unicamente ad uso personale. Sono escluse dal divieto di cui sopra eventuali raccolte digitali promosse dal sito ospitante "Erotici Racconti". Ogni violazione verrá segnalata e perseguita a norma di Legge.
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