Puttane
di
Patrizia V.
genere
etero
Mi sveglio e mi ritrovo abbracciata a cucchiaio con Eva.
Le ragazze devono essere rientrate tardi, ma sono riuscite a non svegliarmi. La mia compagna dorme, alitandomi dolcemente nell’orecchio e tenendomi un seno con la mano, stretta a me dal di dietro.
Sorrido fra me, e mi crogiolo in quell’abbraccio innocente e peccaminoso insieme.
Poi penso a Giulia: alla mia bimba diventata grande. Penso al privilegio di aver assistito praticamente in diretta al suo diventare donna, e a come questo sia normalmente negato a una madre, che scopre dopo mesi e forse anni che la sua bambina fa sesso coi ragazzi.
Eva e Giulia… Sono proprio una donna fortunata.
Scivolo dal letto per farmi una doccia, poi preparo la colazione, anche se è quasi mezzogiorno.
Piove e tira vento. Dobbiamo rassegnarci: l’estate è proprio finita.
Quando le ragazze, prima Giulia e dopo un po’ anche Eva, mi raggiungono, mangiamo nude nel salotto sottocoperta.
Ridiamo e scherziamo, rivivendo la serata precedente.
La cosa più buffa è che nessuna delle due ricorda il nome dei ragazzi da cui si sono fatte scopare la sera prima. Ricordano solo che erano due del posto, e di esserseli scambiati un paio di volte.
Giulia mi mostra il numero di telefono che le ha lasciato uno dei due: lo appallottola e lo getta in mare con una risata argentina.
Brava Giulia, così si fa…
Dopo mangiato, salpiamo l’ancora e diciamo addio a Rimini… Almeno fino alla prossima estate.
E’ ora di affrontare il futuro e la nuova vita che ci siamo scelte, tutte e tre.
Io non tornerò più a Milano, ormai è deciso: il mio posto è al mare e sul mare, voglio star lontana dal mio ex e vicina a mia figlia.
La mia casa è con Eva sulla Serenissima, e quindi dobbiamo avere un porto… Quale migliore approdo di Venezia, che fra l’altro è anche la sede del collegio di Giulia?
E poi, è la città da cui ha origine la mia famiglia.
Purtroppo i miei hanno venduto l’abitazione avita per trasferirsi a Padova, ma per me sarà comunque come tornare a casa.
Eva è eccitatissima: non è mai stata a Venezia, è solo passata da Mestre e dall’aeroporto col suo vecchio amante. L’idea di visitare con me San Marco e Rialto la fa saltellare di gioia.
Il mare è tranquillo, la crociera piacevole. Ora che ho la patente nautica e non rischio guai con la Guardia Costiera, mi sento a mio agio e mi godo a pieno il mio ruolo di skipper.
Verso sera ci arriva la notizia delle disavventure del Mauri.
Quando sono arrivati a Milano, la sera prima, la Franci ha fatto la scema con lui sotto casa. Sarà per un suo impulso perverso, sarà la voglia di vendicarsi, la zoccoletta si è scopata il mio ex in macchina. Non so cosa ci abbia trovato in lui, considerato che è lesbica marcia… Fatto sta che suo padre li ha colti in flagrante.
Franci si è beccata una raffica di schiaffoni, e il Mauri una bella denuncia per atti osceni. Quella per pedofilia la scampa per un pelo, perché la Franci adesso è maggiorenne.
Che vergogna, meno male che non è più mio marito…
Passiamo la notte all’ancora al largo di Chioggia, e il mattino dopo raggiungiamo il Lido di Venezia.
Troviamo un attracco decente, anche se un po’ costoso, dalle parti di Malamocco, e cominciamo a nidificare: questo molo sarà casa nostra per tutto l’inverno, a parte quando decideremo di navigare un po’…
Naturalmente dobbiamo fare i conti con il portafogli: l’approdo costa caro, ma la manutenzione della Serenissima costa assai di più. Per non parlare del carburante, che sembrerebbe oro liquido.
Io ho lasciato il mio lavoro statale, e adesso devo contare solo sulla mia agenzia immobiliare. Eva e Giulia studiano entrambe, e sono a carico mio…
Certo, abbiamo un po’ di soldi da parte, ma sarà il caso di organizzarci.
Accompagno Giulia al collegio, e mi viene qualche lacrimuccia a vederla sparire dentro quella tetra caserma, in un grigio giorno piovoso di metà settembre… Ma come le è venuto in mente di frequentare una scuola militare? Dò la colpa alle due settimane di città dei ragazzi, ma in fondo so che è anche colpa mia: la separazione, la mia unione con Eva… Lei sente di dover crescere in fretta e di cavarsela da sola. E poi, con la Serenissima le ho attaccato la passione per il mare.
Va bè, è andata così. Stando a Venezia, almeno potrò vederla ogni fine settimana.
Per compensare, mi faccio un regalo: investo i soldi della vendita della macchina per coronare un mio vecchio sogno, e mi compro una moto da trial. Non troppo grossa, in modo che possa stare a bordo quando salpiamo… Così avremo anche sempre un mezzo di trasporto.
Avanzano anche abbastanza soldi per caschi, tute e stivali sia per me sia per Eva.
Poi Eva mi aiuta a organizzare un ufficio a bordo per trattare in via informatica le pratiche dell’agenzia: lei è bravissima in queste cose, col computer preparerebbe anche il caffè.
Comincio subito a riorientare gli affari da Milano verso il basso Veneto, la riviera Adriatica e la costa istriana e dalmata.
Eva mi consiglia di aggiungere sul sito web dell’agenzia anche qualche foto della barca: visto che ce l’abbiamo, tanto vale usarla… Magari facciamo anche un po’di soldi offrendo brevi crociere per andare a vedere gli immobili in vendita.
Vedremo.
Le prime settimane, Giulia viene a bordo tutti i fine settimana, poi man mano che fa amicizia con i compagni, dirada le sue visite, com’è giusto che sia.
Eva ed io siamo sole.
Lei studia, io lavoro sodo a consolidare l’agenzia immobiliare.
In più, io mi dedico alla manutenzione della barca, ed Eva dà sfogo alla sua creatività ampliando e migliorando il nostro sito web… In effetti funziona: la pubblicità è l’anima del commercio, e io ricevo diverse commissioni per vendere locazioni nella zona. Peccato che a fine stagione molti vogliano vendere e pochi acquistare; e senza acquisti un’agenzia non incassa niente.
La manutenzione della Serenissima e il suo approdo costano uno sproposito, ed io comincio a innervosirmi: presto ci ritroveremo senza soldi.
Sto lucidando gli ottoni sul ponte in una rara giornata di sole autunnale, rimuginando sui nostri problemi economici, mentre Eva studia sottocoperta. Sul molo, tanto per cambiare, alcuni passanti si rilassano gustandosi l’aria di mare e il pallido sole di fine ottobre.
I turisti ormai sono pochi, almeno da queste parti: Venezia è sempre affollata anche sotto la pioggia, ma solo pochi temerari si avventurano fino al Lido dopo il termine dell’estate. Infatti riconosco la maggior parte dei passanti come locali intenti a sgranchirsi le gambe o a controllare le barche di proprietà ormeggiate vicino alla nostra.
C’è solo una coppia che secondo me sono veramente turisti: anzianotti e danarosi, probabilmente due nord europei che preferiscono alloggiare al Lido per evitare la folla e raggiungere di volta in volta la città col vaporetto, che fra l’altro è più romantico.
Certo che se decidessero di noleggiare la Serenissima invece che prendere il vaporetto, sarebbe ancora più romantico…
Il cartello sul molo c’è, speriamo che lo notino.
Come se mi avessero letto nel pensiero, li vedo che indicano verso di noi. Li osservo meglio, senza smettere di lucidare.
Coppia di mezza età; azzardo cinquantacinque lei, dieci di più lui. La donna è alta e magra, slavata e un po’ cavallina… Praticamente una scopa. L’uomo è grasso e rubizzo, piuttosto peloso. Sono entrambi vestiti bene, un po’ grigi ma ben curati. Probabilmente crucchi, benestanti e pensionati.
Si fermano davanti alla Serenissima e parlottano un po’ fra loro, mentre io continuo a lucidare piegata dietro la murata e facendo finta di niente; poi il tipo mi apostrofa in tedesco.
Sono un po’ arrugginita con la lingua di Kant, così provo a rispondere in inglese.
La donna mi risponde: - Noleggio barca, sì?
Annuisco: - Certo. Mezza giornata seicento euro, tutto il giorno mille.
Lei arriccia il naso: - Troppo.
- Il carburante costa da solo trecento euro per andare a Venezia e ritorno – faccio io – Fate un po’ voi…
Parlottano fra loro, poi l’uomo azzarda qualcosa che non capisco.
La donna insiste: - Mille, troppo…
Accidenti, proprio a me dovevano capitare dei crucchi spilorci?
Lui mi chiede di nuovo qualcosa, al che io mi giro e chiamo Eva: lei il tedesco lo parla benissimo.
La mia compagna emerge dalle scale con addosso solo la canotta semitrasparente e gli shorts completamente sgambati, e vedo che il ciccione sgrana gli occhi.
Lui spara di nuovo la domanda, ed Eva risponde tranquillamente: - Naturlich…
La donna si volta verso il compagno, visibilmente irritata, ed io mi alzo in piedi cercando di capire: la situazione sta diventando irritante e divertente allo stesso tempo.
Ma la tipa non fa in tempo ad arrabbiarsi col marito per il suo evidente interesse nei confronti di Eva: nel vedermi in piedi gira la testa di scatto verso di me e fa un bel sorriso radioso.
- Mille, fa pene…
Sono senza parole. Sono in shorts e canotta anche io, ma temo che lo spettacolo che ho da offrire io non sia neppure da paragonare a quello di Eva. Ma se alla crucca piaccio, va bene così.
Facciamo accomodare la coppia a bordo e ci presentiamo.
Sono Horst e Christa von Schulingen, e come avevo immaginato, sono due pensionati benestanti in vacanza che detestano la folla (sfido io, vengono da Essen…) e amano le città d’arte.
Eva e io ci caliamo subito nella parte, rispettivamente di hostess e di skipper, e cominciamo a lavorarci i nostri primi clienti.
Eva per prima cosa, da brava olandese, si fa pagare in anticipo e in contanti, poi li accompagna sottocoperta mostrando loro la cabina degli ospiti e il bagno, mentre io mollo gli ormeggi e accendo il motore.
Mille euro non risolveranno i nostri problemi, ma copriranno almeno le spese della settimana entrante…
Mentre manovro per allontanarmi dal molo del Lido e Eva si affretta in cucina a preparare un rinfresco, vedo che i due coniugi risalgono sul ponte dopo essersi rinfrescati: si guardano intorno, e scelgono il posto migliore per godersi il panorama.
Eva ci raggiunge sul ponte con due drink e degli stuzzichini per gli ospiti, e comincia a fare un po’ la guida, illustrando le varie isolette in vista ed esibendosi nelle sue recentemente acquisite nozioni storiche su quella che lei si ostina a chiamare la “Amsterdam del Sud”.
Sono contenta: adoro navigare, e trovo così frustrante rimanere sempre all’approdo per colpa del prezzo assurdo del gasolio… Finalmente posso sfogarmi un po’.
Abbiamo studiato da tempo il percorso da fare coi turisti, e Eva è preparata: dialoga tranquillamente in tedesco con i nostri clienti, e io sono libera di pensare alla manovra.
Piloto all’inpiedi, per vedere meglio le corsie che indicano i canali di navigazione e non dovermi affidare solo all’elettronica di bordo: la giornata è bella, e intendo godermela al meglio.
Mentre sto al timone mi accorgo che l’attenzione del vecchio, più che sulle spiegazioni di Eva, è concentrata sulle sue tette. Christa se n’è accorta perfettamente, ma non sembra troppo seccata; anzi, più di una volta mi accorgo che anche lei scruta con interesse la loro giovane guida turistica, e che a tratti guarda dalla mia parte.
Meglio così.
Piloto a bassa velocità, per dar tempo a Eva di dar fondo alle sue spiegazioni e ai turisti di godersi il panorama.
Passiamo davanti alla scuola di Giulia, proprio sulla punta dell’isola di Venezia, poi scivoliamo lungo il parco e davanti all’Arsenale prima di presentarci davanti alla Riva degli Schiavoni e all’approdo di San Marco.
Lo spettacolo del cuore della mia città d’origine visto dal mare in tutto il suo splendore mi riempie sempre d’orgoglio. Con piacere, osservo che anche i due crucchi apprezzano debitamente.
Eva si schiarisce la voce e mi getta un’occhiata, sorridendo contenta.
Faccio un’ampia curva per offrire ai nostri ospiti una veduta adeguata dell’imbocco del Canal Grande. Purtroppo la Serenissima è troppo grande per essere autorizzata ad entrare nel Canale, ma dalla fiancata la vista sul suo imbocco è davvero splendida.
Horst scatta qualche foto con la sua costosa macchina fotografica, e io comincio lentamente a sfilare lungo il canale della Giudecca.
Quando sono sicura della rotta torno a guardare verso i tre alle mie spalle, e quasi mi strozzo per la sorpresa: Horst ha messo una mano sul culo di Eva e la sta platealmente palpeggiando sotto il naso di sua moglie, che non sembra assolutamente infastidita.
La mia compagna continua a parlare come se niente fosse, e intanto il vecchio maiale alla sua destra si gode le sue belle chiappe... E poi anche Christa, che le sta a sinistra, la accarezza cingendole il fianco.
Spalanco la bocca per la sorpresa, ma prima che possa fare o dire qualcosa, Christa si volge verso di me e mi strizza un occhio con aria complice.
Cosa diavolo si sono messi in testa, quei due?
Risalgo la Giudecca fino in cima e punto a est, in direzione delle isole minori, lasciando la costa nord di Venezia sulla nostra destra.
Quando cominciamo ad allontanarci dall’isola principale e il traffico si fa meno intenso man mano che ci addentriamo nella laguna, Eva mi raggiunge dopo aver servito un altro drink agli ospiti.
- Hai visto che roba? – mi fa con un sorrisetto allegro.
Ne deduco che non è arrabbiata: meglio così…
- Ho visto. Che coppia di porci!
- Beh, sono qui per divertirsi… Cosa c’è di male?
Alzo le spalle: - Hanno pagato. Se a te sta bene, lascia che allunghino un po’ le mani.
Eva sorride di nuovo, un po’ imbarazzata: - Ecco, veramente loro vorrebbero fare qualcosa di più che limitarsi ad allungare le mani…
La fisso sbalordita: - Che cosa?
- Vorrebbero fare sesso… Con tutte e due.
Non ci posso credere.
- Ma sei pazza? Potrebbero essere i tuoi nonni…
Un sorrisetto perverso: - Se è per questo, tu potresti essere mia madre… Ma mi fai bagnare lo stesso!
- Eh? Vuoi dire che ci staresti?
Lei scuote le spalle nude: - Sono gentili… E poi pagherebbero bene.
- Ma ci hanno prese per due…
- Già.
Sono trasecolata. Ma mi riprendo subito: - Aspetta: dici che pagherebbero bene… Bene quanto?
- Volevo giusto domandartelo. Quanto credi che dovremmo chiedere?
Rimango un attimo dubbiosa. Alzo lo sguardo su di loro, e vedo che ci stanno guardando: Christa ammicca invitante, e Horst alza il calice in un brindisi che è anche un invito.
- Che cazzo – esplodo, esasperata – Almeno mille euro… A testa!
Eva sorride: - Va bene.
Si stacca da me con un bel sorriso e raggiunge sculettando i due che la aspettano sul divanetto.
Li vedo parlottare, e contro ogni mia previsione vedo i crucchi sorridere contenti. Horst abbraccia Eva e la bacia in bocca senza che lei si ribelli, mentre Christa si alza e viene verso di me con un sorriso radioso sul viso abbronzato e un po’ rugoso per le troppe lampade facciali.
- Eva detto tu prende soldi… Allora noi d’accordo, sì?
Annuisco, ancora basita.
Christa mi mette in mano quattro bigliettoni da cinquecento euro, e io li ripongo nel cruscotto di sicurezza.
Siamo nel bel mezzo della laguna, a metà traversata fra Venezia e Torcello.
Spengo i motori e guardo Christa negli occhi con aria di sfida: - Mi dai una mano con l’ancora?
Lei s’illumina: - Io sperava tu chiede…
Insieme gettiamo le ancore di prua, e noto che la tedesca ne approfitta per strofinarsi un po’.
Le piaccio, è chiaro.
Quando torniamo sul ponte, Eva e Horst stanno già facendo lingua in bocca. Il grassone ha le mani dappertutto, e incredibilmente la mia ragazza non sembra avere niente in contrario.
- Mio marito piace carne fresca… - ridacchia Christa guardandoli, e mi mette una mano sulla spalla.
Mi volto a fissarla negli occhi: non mi capita spesso una alta quanto me, e Christa forse mi supera di qualche centimetro. Secca e ossuta, con gli occhi grigio chiaro e i capelli grigio-biondi a caschetto, la pelle bruciata dalle lampade, le gambe lunghe e magre e le tette piccole e un po’ vizze, sembra me come potrei essere fra una quindicina d’anni.
Non è poi male… Solo che anche io sono abituata alla carne fresca.
Già; ma d’altra parte, questo è lavoro, giusto?
- Così a Horst piacciono le ragazzine – sorrido con aria colloquiale – E a te non dispiace, vero?
- No… - sorriso smagliante (denti finti?) - Anche io ha mie pervertioni, ja…
Già, e sembra che le perversioni di Christa somiglino molto alle mie.
Mi accarezza il viso.
Che diamine! Sono stata pagata, e ho un orgoglio professionale…
Le passo un braccio dietro la schiena e la attiro a me per baciarla in bocca.
Lei si concede subito, dandomi la lingua da succhiare.
Sa di fumo, la tipa. Se non avesse pagato mille euro per fare sesso con me, la getterei fuori bordo.
Sento le sue mani sul culo. Io le afferro un seno con la mano libera, e lo spremo con forza, facendola miagolare di dolore e di piacere.
- Hmmm… - fa la tipa – Sì, tu strizza forte… Io piace!
Mentre ci baciamo, getto uno sguardo oltre le sue spalle: Eva è già in ginocchio davanti a Horst, che è sempre seduto sul divanetto. La testa della biondina va su e giù, e non occorre molta fantasia per capire che la mia ragazza sta facendo un pompino al suo cliente.
Mi stacco da Christa e mi sfilo la canotta, rimanendo a torso nudo. Lei sorride e mi pizzica i capezzoli, che sono già belli duri, facendomi fremere tutta di piacere.
Mi inginocchio davanti a lei e le tiro giù a forza i pantaloni, scoprendole le gambe lunghe e nervose e le mutandine bianche di pizzo.
- Oohhh! – cinguetta la lesbica legnosa – Tu ezperta… Ja!
Le abbasso le mutande, scoprendole la fica: liscia e abbronzata, perfettamente depilata, con labbra larghe e aperte. Christa non ha alcun segno di costume, segno che è abituata a prendere il sole nuda.
- Tu piace mia micia, ja?
- Hmmm… - annuisco io, sorpresa nel trovarla così appetitosa: di solito le fiche depilate mi deprimono, il pelo è così eccitante, specie quando è bello umido… Ma la pataccona spatasciata di Christa mi intriga di brutto.
Le mollo una slappata a lingua dura fra le viscere vogliose: così, senza preliminari.
- Aahhh! – grida Christa, piacevolmente sorpresa – Che lingua calda, tu ha…
Si sbrodola subito, come un rubinetto guasto. Mi afferra la testa e preme il mio viso contro di sé, come per divorarmi.
Io la divoro, assaporando i suoi abbondanti succhi di piacere.
La bionda è un’urlatrice: si dimena e strilla come se la stessi inculando, e sbrodola senza controllo mentre mi tira i capelli.
Io le afferro le chiappe magre e le allargo mentre succhio un clito più sviluppato del normale, simile a un piccolo cazzo.
- Aahhh… Aahhh… Godo… Aahhh!
Christa mi sborra in faccia con un grido rauco. Non mi era mai capitata una femmina così veloce nel godere.
Mi rialzo in piedi e la bacio di nuovo, facendole sentire in bocca il sapore del suo orgasmo.
- Vuoi restare con tuo marito, o preferisci che scendiamo di sotto? – le propongo.
Lei guaisce come una cagna: - Hmmm… Tu porta me dove fuole e fare amore con Christa…
Io ho addosso solo gli shorts, lei indossa ancora la camicia e le scarpe da jogging.
La guido verso le scalette, passando davanti agli altri due che sembrano non vederci nemmeno: Horst, grasso e grigio, è ancora seduto sul divanetto, solo che adesso è nudo; Eva si è spogliata anche lei, e continua a darci dentro con la bocca, in ginocchio fra le zampacce pelose del vecchio schifoso.
Guido Christa fino alla cabina padronale e la spingo sul nostro letto: lei si lascia andare, contenta.
Stesa sul lettone, si stiracchia e mi osserva mentre mi sfilo gli shorts: - Io capito zubito, tu lezbica come me… Tu e biondina olandese…?
- E’ la mia ragazza – confermo – Stiamo insieme.
- Tu fortunata… Lei molto bella, e molto ciofane!
Non ho bisogno di sentirmelo dire da lei. Mi allungo sul letto e torno a baciarla mentre le sfilo anche la camicetta, lasciandola completamente nuda.
Finiamo a sessantanove, nella più classica delle posizioni lesbiche, ciascuna intenta a divorare il sesso dell’altra.
E’ maledettamente brava. Non mi capita spesso di andare con una lesbica più esperta di me, ma davanti a Christa von Schulingen devo inchinarmi: la sua lingua è un portento, e mi conduce all’orgasmo in pochissimi minuti.
Una, due, tre… Continuiamo a sleccazzarci senza risparmio, godendo senza ritegno per almeno un’ora di fila.
Quando finalmente Christa sembra appagata, rimaniamo abbracciate a sbaciucchiarci e a carezzarci un po’. Lei mi mastica i capezzoli, io le strapazzo un po’ le tette, mentre ciascuna delle due si sfrega la passera contro la coscia dell’altra.
- Hmmm… Io adora tuo pelo biondo! – sussurra la crucca tirandomi un capezzolo fra i denti mentre due dita esperte mi frugano fra le valve.
Sono un lago. E’ la mia prima marchetta ufficiale, e mi è piaciuto quasi come fare l’amore con Eva.
Le stampo un succhiotto sul collo, strappandole uno strillo di sorpresa.
- No! Così tu segna me…
- Mi piace l’idea che tu te ne vada in giro col mio marchio bene in vista – le sussurro all’orecchio.
Lei freme tutta contro di me: - Andiamo a vedere cosa Horst fa…
Mi sembra un’ottima idea.
Ci alziamo e andiamo verso poppa senza darci cura di rivestirci.
Il marito di Christa è nella loro cabina con Eva: la mia ragazza è a pecorina sul letto, e il grassone la monta da dietro come un cane.
Il cazzetto del tipo è abbastanza duro, anche se spunta di poco da sotto le cinture pelose di lardo, e l’olandesina strilla di piacere sentendosi sbattere dal cinghialone ingrifato.
Christa ed io ci scambiamo uno sguardo d’intesa e raggiungiamo gli altri due sul letto, una a destra e l’altra a sinistra di Eva.
Entrambe andiamo a cercare la sua bocca per baciarla, e per un po’ le nostre tre lingue danzano insieme fra le labbra della più giovane, poi io mi tuffo fra le sue gambe, alla ricerca del punto di congiunzione dei due corpi che si stanno accoppiando davanti a me.
Vedo il cazzo entrare e uscire di pochi centimetri dalla spacca di Eva, e corro con la lingua a vellicare le labbra aperte della mia compagna, il clito eretto, e perfino il pene del maschio anziano, intriso di succhi vaginali.
A quel punto, Eva ha già la faccia affondata fra le cosce spalancate di Christa, e non può gridare, ma scodinzola contenta.
I nostri due clienti gemono e ansimano di piacere, e io mi spingo fino a leccare i testicoli scuri e pelosi di Horst, che emette un gorgoglio strozzato.
Christa deve essere davvero in bollore, perché è lei la prima a godere: lancia un grido lancinante e sbrodola in bocca a Eva, che si beve anche lei i succhi dolci e abbondanti della donna matura.
Io mi accorgo a stento di cosa succede, incastrata come sono sotto agli altri due, ma quando riesco a raggiungere con la lingua il clitoride di Eva, anche lei se ne viene con un lungo lamento, afflosciandosi tutta come un palloncino bucato.
Il cazzo le sfugge dalla fica fradicia, e mentre la mia amante collassa letteralmente fra le gambe spalancate di Christa, io mi ritrovo a fronteggiare Horst da sola.
Vedo il suo pene di circa quindici centimetri svettare ritto e duro davanti a me, grondante degli umori di Eva, e mi sento professionalmente obbligata a prenderlo in bocca.
Il crucco ansima di piacere, ed io comincio a spompinarlo coscienziosamente.
- Arghh! – rantola il vecchio grassone – Ja, ja…
Mi sborra in gola, tenendomi per le orecchie come l’ultima delle troie.
Lo lascio sfogare, poi quando ha finito, mi alzo e raggiungo sua moglie: Christa alza il capo verso di me e schiude le labbra per farsi baciare. Io mi abbasso, e le lascio colare in gola la sborra di suo marito.
- Tieni – le sussurro – Ti restituisco il tuo uomo…
Christa ed io ci sbaciucchiamo un po’, mentre Eva e Horst fanno altrettanto accanto a noi. Poi decido di averne abbastanza, e mi alzo dal letto per tornare al timone, nuda.
Purtroppo l’estate è solo un ricordo, e devo rinfilarmi la canotta che ho lasciato sul ponte per non morire di freddo.
Ho la pelle d’oca e i capezzoli così gonfi e duri che mi fanno male, quando anche Eva riemerge da sottocoperta e mi raggiunge con un sorriso e una camicia di tela.
Ci baciamo in bocca, scambiandoci i sapori degli altri.
- Credo che riposeranno per un po’ – sorride Eva – Ti dispiace se mi faccio una doccia?
- Hmmm… - sospiro io mentre mi titilla i capezzoli – Fai con comodo, tesoro.
Porto la Serenissima fino al Lido e attracco al molo turistico prima di tornare a mia volta sottocoperta a farmi la doccia.
Horst e Christa se ne tornano a terra a notte inoltrata, dopo un ultimo spuntino, e noi ci addormentiamo soddisfatte nel nostro bel lettone.
Oggi gli affari sono andati davvero benone…
Ne parliamo fra noi ridacchiando, nude nel lettone, il mattino dopo.
Puttane.
Siamo due puttane, e l’idea più che imbarazzarci ci diverte: in fondo abbiamo fatto soldi divertendoci nel modo che ci piace di più…
Smettiamo di chiacchierare dell’episodio della sera prima solo quando imbarchiamo una famigliola di bauscia fuori stagione in cerca di emozioni nel grigiore dell’autunno veneziano.
Mi stanno subito sul clitoride tutti e quattro: sono lo stereotipo dei milanesi arricchiti e spocchiosi che detesto di più… Però hanno pagato sull’unghia, e i soldi non puzzano.
Salpiamo diretti in laguna, e mentre Eva si esibisce come guida turistica, io osservo i nuovi clienti.
Il capofamiglia è il classico cummenda pelato, con la pancetta e gli occhiali a nascondere uno sguardo furbetto, con cui si mangia le cosce nude di Eva. Sua moglie è sovrappeso anche lei, solo molto di più: ha la mia età ma sembra mia madre, e i suo capelli sembrano usciti da un laboratorio di acconciature di Abu Dhabi. La figlia sembra la copia dodicenne della madre, e non attirerebbe lo sguardo neppure di un pedofilo più incallito di me, se non fosse per il tono perennemente tignoso con cui parla senza smettere un momento. Suo fratello avrà un anno di più, probabilmente è coetaneo della Giulia (perché non è a scuola anche lui?), ed è l’unico della famiglia a non essere sovrappeso… In compenso è pieno di brufoli da fare spavento. Figlio di suo padre, si mangia Eva con gli occhi, ma la tempesta ormonale deve essere davvero tremenda per lui, visto che i suoi sguardi spermatici non risparmiano neanche me.
Facciamo il giro delle isole Murano – Burano – Torcello, e durante il ritorno, visto che non piove, aiuto Eva a servire il pranzo in coperta.
La famiglia Brambilla dimostra di gradire, e chiedono se possono fermarsi a bordo anche per cena.
Prontissima, Eva spara un prezzo da strozzina, e infatti il cummenda a momenti si strozza per l’indignazione. Ma il ragazzino insiste, la mamma s’intenerisce e scocca un’occhiataccia al marito spilorcio, e alla fine, incredibilmente, l’affare è concluso: cena e pernotto a bordo per altri mille Euro forfettari.
Così, una volta attraccato vicino all’Arsenale, mentre Eva scorta a terra i bauscia per l’escursione standard, a me tocca andare a fare la spesa e preparare la cena (cosa che odio!).
Quando la famigliola felice e la povera Eva tornano a bordo, vedo subito che c’è qualcosa che non va: sono tutti imbronciati, ma la sciùra più degli altri.
Mentre salpiamo, Eva mi spiega che il maritino si è rifiutato di pagare per la gita in gondola (visti i prezzi pretesi dai gondolieri, il cummenda ha la mia simpatia), e la tipa se l’è presa.
Per risollevare lo spirito, offriamo una bottiglia di Prosecco ghiacciato, e l’idea è chiaramente gradita.
Durante la cena conduco la Serenissima intorno alla città alla minima velocità consentita, e Eva si dà da fare servendo a tavola, offrendo ampie possibilità ai bauscia maschi di bearsi delle sue grazie generosamente esibite.
Mi viene da pensare che la sciùra potrebbe incazzarsi, poi mi accorgo che lei è proprio quella che sta bevendo di più, e che ormai non si accorgerebbe di niente neanche se Eva servisse il dessert completamente nuda.
La ragazzetta continua a storcere il naso ma padre e figlio sono chiaramente soddisfatti dello spettacolo.
Come dargli torto? Eva è a piedi nudi e con una minigonna da infarto; la camicetta è abbastanza castigata, ma il tessuto è traditore e visto che Eva non possiede reggiseni, lascia vedere perfettamente in trasparenza le areole scure dei capezzoli.
Alla fine, mentre scendiamo la Giudecca per la terza volta, la sciùra è del tutto fuori combattimento e viene scortata da Eva nella cabina degli ospiti assieme alla Brambilloccia.
Mentre Eva è di sotto, mi ritrovo per la prima volta al centro delle attenzioni dei due Brambilla maschi, che finalmente sembrano notare le mie gambe abbronzate, generosamente offerte ai loro sguardi dalle braghette da vela che indosso sotto la giacca da capitano. Ammetto che la cosa mi gratifica un po’… Non che io sia mai in competizione con Eva (ci mancherebbe altro), però ogni tanto mi fa piacere che la gente si renda conto che non sono sua madre e che non sono ancora da buttare.
Quando Eva torna sul ponte riconquista subito la completa attenzione dei maschi, e io mi dedico per una mezz’oretta alla manutenzione della barca.
Poi, verso le dieci di sera, mentre scivoliamo silenziosamente davanti alla riva degli Schiavoni illuminata dalle luci scenografiche notturne, il cummenda decide che anche per il marmocchio è ora di andare a dormire.
Il Brambillino protesta, ma solo per un po’: Eva si offre di accompagnarlo nella sua cabina (quella della Giulia, per capirci), e lui si quieta subito.
Il cummenda ed io rimaniamo da soli in coperta, e lui riporta la sua lubrica attenzione su di me.
La brezza si è fatta piuttosto fresca, e il tipo mi si avvicina con un sorriso di quelli che a me danno il voltastomaco.
L’alito del tipo puzza di fumo e di alcol, e io rimpiango quello di Christa.
Il Brambillone comincia a chiacchierare del più e del meno, con l’aria sicura di sé di quello che si crede affascinante solo in virtù dei suoi soldi.
Io faccio di necessità virtù e gli dò retta per un po’, mentre finisco di controllare gli strumenti e faccio rotta sul Lido.
Poi, all’improvviso, il cummenda mi piazza una mano sulla coscia nuda e cerca di baciarmi sul collo.
Ho un conato di vomito e mi trattengo a stento dal piantargli un cartone in piena faccia, ma mi ritraggo istintivamente.
Niente affatto scoraggiato, quello ridacchia più che mai sicuro di sé.
- Sì, va bene… Ho capito! – mi fa, con quel sorrisetto condiscendente che detesto in tutti quelli come lui – Quanto vuoi?
Rimango di sale per un istante.
Ho davvero una faccia da troia così evidente?
Ripenso alla marchetta del giorno prima coi crucchi, e mi rendo conto che ormai lo sputtanamento è così chiaro che non vale più la pena di negare l’evidenza.
Decido d’istinto, e sto al gioco.
- Non sei carino per niente – gli faccio, con voce da finta santerellina – Per chi mi hai presa?
Ma la mia espressione lascia trapelare la mia disponibilità.
- Su, non farla troppo lunga – mi fa il maiale – Qual è il tuo prezzo?
Mi sto vendendo… La sola idea mi fa bagnare tutta.
- Che razza di modi di parlare a una signora – mi risento io – Almeno un po’ di corteggiamento, un regalino…
Lui sorride a salvadanaio: - Ma certo, un bel regalino… Facciamo, che so, altri mille?
Io sorrido come una pantera: - Facciamo altri mille e cinquecento, e potremmo diventare amici…
Il cummenda si morde la lingua, esita un istante, ma la carne è debole; tira fuori un libretto degli assegni diverso da quello che avevo visto prima, e scarabocchia la cifra che gli ho chiesto. Un puttaniere esperto, non c’è che dire…
Incasso, da brava puttana d’alto bordo, e sorrido soddisfatta.
Mi prende proprio lì, all’inpiedi contro lo schienale del sedile di pilotaggio. Mi abbassa i calzoncini alle caviglie e mi penetra da tergo, con un coso già bello duro anche se di dimensioni abbastanza modeste; nel sentirmi farcire la fica emetto un sospiro da vera professionista, e il cliente apprezza la finezza. Mi afferra per i fianchi e comincia a scoparmi velocemente, mandandomi a sbattere contro lo schienale ad ogni colpo.
Non male: comincio ad ansimare al ritmo veloce della scopata; lui chiaramente gradisce la mia prestazione professionale e me lo dimostra rifilandomi alcuni epiteti piuttosto pesanti, quali troia, baldracca e puttana di merda, che gli frutterebbero un naso rotto se non fosse per il fatto che si tratta di affari e non di sesso vero…
Allunga le mani per sbottonarmi la giacca e impadronirsi delle mie tette nude e ballonzolanti: me le spreme con cattiveria mentre continua a fottere come un cane, e mi torce con forza i capezzoli grossi e duri.
- Aahhh! – gemo di dolore, e a lui piace.
Sento il cazzo che comincia a sussultare e capisco che il bauscia è già al dunque…
Sono protetta, ma non farsi sborrare dentro per una puttana è una questione di professionalità: mi tiro via con un gesto fluido che dimostra al tipo chi è veramente in controllo, e m’inginocchio velocemente per finirlo di mano e di bocca.
Pochi colpi, e il cummenda mi sborra in faccia con un lamento straziante, schizzandomi addosso sul collo e sulle tette.
- Oohhh… - annaspa, soddisfatto – Sei brava! Ci sai fare davvero…
Grazie al cazzo, non avevo mica bisogno che me lo dicesse lui!
Mi sollevo in piedi tirandomi su i calzoncini ma senza darmi pena di riabbottonarmi la giacca: ho le tette tutte inzaccherate di sborra e si sporcherebbe tutta: - Un ultimo drink?
Lo accompagno sottocoperta alla sua cabina, e quando lo lascio lì mi fa un po’ pena: non solo la sua cicciona russa da fare schifo, ma la Brambilloccia si è addormentata anche lei nel suo letto, così adesso per dormire il puttaniere dovrà accoccolarsi tutto in un angolino…
Mentre richiudo la porta della cabina alle mie spalle faccio mente locale: Eva è sparita da un po’, e non vorrei che…
Sento un rantolo provenire dalla cabina di Giulia, e tutto diventa chiaro.
Schiudo la porta, che era solo accostata, e trasecolo.
Il Brambillino è steso nudo sul letto di mia figlia e Eva, con la mini arrotolata intorno ai fianchi e la fica di fuori, lo spompina come una furia masturbandosi al tempo stesso con la mano sinistra che vedo muoversi velocemente nella rada peluria bionda del suo sesso rivolto verso di me.
Non faccio in tempo a riavermi dalla sorpresa, che il ragazzino emette un rantolo e rovescia il capo all’indietro, stramazzando sul letto, stremato.
Vedo le guance incavate e la gola di Eva gonfiarsi ritmicamente, e indovino la giovane sborra densa che viene ingoiata dalla mia vorace compagna di letto e di vita.
Hai capito, la giovane pedofila? Ha rifilato a me il vecchio schifoso, e si è riservata per sé la carne fresca…
Ingoiata fino in fondo la venuta dell’adolescente, Eva smette di friccicarsi la fica e si allunga sul viso del partner improvvisato per stampargli un bel bacio in bocca.
- Ti è piaciuto? – gli chiede teneramente, col suo accento straniero che mi fa arrapare tanto.
Il Brambillino annuisce debolmente, chiaramente esausto.
Conoscendo la mia amante, intuisco che deve averlo munto di brutto…
Eva scivola dal letto allisciandosi la mini e riabbottonandosi la camicetta sul seno scoperto, scocca un ultimo bacio al suo improbabile amante e se ne esce allegramente, sorridendomi soddisfatta: - E’ sempre una soddisfazione svezzare un adolescente… La loro sborra è così saporita… E ne hanno sempre così tanta!
Ed io che pensavo di essere la puttana di bordo…
Patrizia V. © Copyright All Rights Reserved - L’utilizzazione, totale o parziale, di questa storia e delle precedenti e correlate caricate nel presente portale, incluse la riscrittura, la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti attraverso qualunque supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione dell'autore, sono vietati in quanto protetti dalla normativa sul diritto d'Autore. E’ consentito lo scaricamento della storia unicamente ad uso personale. Sono escluse dal divieto di cui sopra eventuali raccolte digitali promosse dal sito ospitante "Erotici Racconti". Ogni violazione verrá segnalata e perseguita a norma di Legge.
Le ragazze devono essere rientrate tardi, ma sono riuscite a non svegliarmi. La mia compagna dorme, alitandomi dolcemente nell’orecchio e tenendomi un seno con la mano, stretta a me dal di dietro.
Sorrido fra me, e mi crogiolo in quell’abbraccio innocente e peccaminoso insieme.
Poi penso a Giulia: alla mia bimba diventata grande. Penso al privilegio di aver assistito praticamente in diretta al suo diventare donna, e a come questo sia normalmente negato a una madre, che scopre dopo mesi e forse anni che la sua bambina fa sesso coi ragazzi.
Eva e Giulia… Sono proprio una donna fortunata.
Scivolo dal letto per farmi una doccia, poi preparo la colazione, anche se è quasi mezzogiorno.
Piove e tira vento. Dobbiamo rassegnarci: l’estate è proprio finita.
Quando le ragazze, prima Giulia e dopo un po’ anche Eva, mi raggiungono, mangiamo nude nel salotto sottocoperta.
Ridiamo e scherziamo, rivivendo la serata precedente.
La cosa più buffa è che nessuna delle due ricorda il nome dei ragazzi da cui si sono fatte scopare la sera prima. Ricordano solo che erano due del posto, e di esserseli scambiati un paio di volte.
Giulia mi mostra il numero di telefono che le ha lasciato uno dei due: lo appallottola e lo getta in mare con una risata argentina.
Brava Giulia, così si fa…
Dopo mangiato, salpiamo l’ancora e diciamo addio a Rimini… Almeno fino alla prossima estate.
E’ ora di affrontare il futuro e la nuova vita che ci siamo scelte, tutte e tre.
Io non tornerò più a Milano, ormai è deciso: il mio posto è al mare e sul mare, voglio star lontana dal mio ex e vicina a mia figlia.
La mia casa è con Eva sulla Serenissima, e quindi dobbiamo avere un porto… Quale migliore approdo di Venezia, che fra l’altro è anche la sede del collegio di Giulia?
E poi, è la città da cui ha origine la mia famiglia.
Purtroppo i miei hanno venduto l’abitazione avita per trasferirsi a Padova, ma per me sarà comunque come tornare a casa.
Eva è eccitatissima: non è mai stata a Venezia, è solo passata da Mestre e dall’aeroporto col suo vecchio amante. L’idea di visitare con me San Marco e Rialto la fa saltellare di gioia.
Il mare è tranquillo, la crociera piacevole. Ora che ho la patente nautica e non rischio guai con la Guardia Costiera, mi sento a mio agio e mi godo a pieno il mio ruolo di skipper.
Verso sera ci arriva la notizia delle disavventure del Mauri.
Quando sono arrivati a Milano, la sera prima, la Franci ha fatto la scema con lui sotto casa. Sarà per un suo impulso perverso, sarà la voglia di vendicarsi, la zoccoletta si è scopata il mio ex in macchina. Non so cosa ci abbia trovato in lui, considerato che è lesbica marcia… Fatto sta che suo padre li ha colti in flagrante.
Franci si è beccata una raffica di schiaffoni, e il Mauri una bella denuncia per atti osceni. Quella per pedofilia la scampa per un pelo, perché la Franci adesso è maggiorenne.
Che vergogna, meno male che non è più mio marito…
Passiamo la notte all’ancora al largo di Chioggia, e il mattino dopo raggiungiamo il Lido di Venezia.
Troviamo un attracco decente, anche se un po’ costoso, dalle parti di Malamocco, e cominciamo a nidificare: questo molo sarà casa nostra per tutto l’inverno, a parte quando decideremo di navigare un po’…
Naturalmente dobbiamo fare i conti con il portafogli: l’approdo costa caro, ma la manutenzione della Serenissima costa assai di più. Per non parlare del carburante, che sembrerebbe oro liquido.
Io ho lasciato il mio lavoro statale, e adesso devo contare solo sulla mia agenzia immobiliare. Eva e Giulia studiano entrambe, e sono a carico mio…
Certo, abbiamo un po’ di soldi da parte, ma sarà il caso di organizzarci.
Accompagno Giulia al collegio, e mi viene qualche lacrimuccia a vederla sparire dentro quella tetra caserma, in un grigio giorno piovoso di metà settembre… Ma come le è venuto in mente di frequentare una scuola militare? Dò la colpa alle due settimane di città dei ragazzi, ma in fondo so che è anche colpa mia: la separazione, la mia unione con Eva… Lei sente di dover crescere in fretta e di cavarsela da sola. E poi, con la Serenissima le ho attaccato la passione per il mare.
Va bè, è andata così. Stando a Venezia, almeno potrò vederla ogni fine settimana.
Per compensare, mi faccio un regalo: investo i soldi della vendita della macchina per coronare un mio vecchio sogno, e mi compro una moto da trial. Non troppo grossa, in modo che possa stare a bordo quando salpiamo… Così avremo anche sempre un mezzo di trasporto.
Avanzano anche abbastanza soldi per caschi, tute e stivali sia per me sia per Eva.
Poi Eva mi aiuta a organizzare un ufficio a bordo per trattare in via informatica le pratiche dell’agenzia: lei è bravissima in queste cose, col computer preparerebbe anche il caffè.
Comincio subito a riorientare gli affari da Milano verso il basso Veneto, la riviera Adriatica e la costa istriana e dalmata.
Eva mi consiglia di aggiungere sul sito web dell’agenzia anche qualche foto della barca: visto che ce l’abbiamo, tanto vale usarla… Magari facciamo anche un po’di soldi offrendo brevi crociere per andare a vedere gli immobili in vendita.
Vedremo.
Le prime settimane, Giulia viene a bordo tutti i fine settimana, poi man mano che fa amicizia con i compagni, dirada le sue visite, com’è giusto che sia.
Eva ed io siamo sole.
Lei studia, io lavoro sodo a consolidare l’agenzia immobiliare.
In più, io mi dedico alla manutenzione della barca, ed Eva dà sfogo alla sua creatività ampliando e migliorando il nostro sito web… In effetti funziona: la pubblicità è l’anima del commercio, e io ricevo diverse commissioni per vendere locazioni nella zona. Peccato che a fine stagione molti vogliano vendere e pochi acquistare; e senza acquisti un’agenzia non incassa niente.
La manutenzione della Serenissima e il suo approdo costano uno sproposito, ed io comincio a innervosirmi: presto ci ritroveremo senza soldi.
Sto lucidando gli ottoni sul ponte in una rara giornata di sole autunnale, rimuginando sui nostri problemi economici, mentre Eva studia sottocoperta. Sul molo, tanto per cambiare, alcuni passanti si rilassano gustandosi l’aria di mare e il pallido sole di fine ottobre.
I turisti ormai sono pochi, almeno da queste parti: Venezia è sempre affollata anche sotto la pioggia, ma solo pochi temerari si avventurano fino al Lido dopo il termine dell’estate. Infatti riconosco la maggior parte dei passanti come locali intenti a sgranchirsi le gambe o a controllare le barche di proprietà ormeggiate vicino alla nostra.
C’è solo una coppia che secondo me sono veramente turisti: anzianotti e danarosi, probabilmente due nord europei che preferiscono alloggiare al Lido per evitare la folla e raggiungere di volta in volta la città col vaporetto, che fra l’altro è più romantico.
Certo che se decidessero di noleggiare la Serenissima invece che prendere il vaporetto, sarebbe ancora più romantico…
Il cartello sul molo c’è, speriamo che lo notino.
Come se mi avessero letto nel pensiero, li vedo che indicano verso di noi. Li osservo meglio, senza smettere di lucidare.
Coppia di mezza età; azzardo cinquantacinque lei, dieci di più lui. La donna è alta e magra, slavata e un po’ cavallina… Praticamente una scopa. L’uomo è grasso e rubizzo, piuttosto peloso. Sono entrambi vestiti bene, un po’ grigi ma ben curati. Probabilmente crucchi, benestanti e pensionati.
Si fermano davanti alla Serenissima e parlottano un po’ fra loro, mentre io continuo a lucidare piegata dietro la murata e facendo finta di niente; poi il tipo mi apostrofa in tedesco.
Sono un po’ arrugginita con la lingua di Kant, così provo a rispondere in inglese.
La donna mi risponde: - Noleggio barca, sì?
Annuisco: - Certo. Mezza giornata seicento euro, tutto il giorno mille.
Lei arriccia il naso: - Troppo.
- Il carburante costa da solo trecento euro per andare a Venezia e ritorno – faccio io – Fate un po’ voi…
Parlottano fra loro, poi l’uomo azzarda qualcosa che non capisco.
La donna insiste: - Mille, troppo…
Accidenti, proprio a me dovevano capitare dei crucchi spilorci?
Lui mi chiede di nuovo qualcosa, al che io mi giro e chiamo Eva: lei il tedesco lo parla benissimo.
La mia compagna emerge dalle scale con addosso solo la canotta semitrasparente e gli shorts completamente sgambati, e vedo che il ciccione sgrana gli occhi.
Lui spara di nuovo la domanda, ed Eva risponde tranquillamente: - Naturlich…
La donna si volta verso il compagno, visibilmente irritata, ed io mi alzo in piedi cercando di capire: la situazione sta diventando irritante e divertente allo stesso tempo.
Ma la tipa non fa in tempo ad arrabbiarsi col marito per il suo evidente interesse nei confronti di Eva: nel vedermi in piedi gira la testa di scatto verso di me e fa un bel sorriso radioso.
- Mille, fa pene…
Sono senza parole. Sono in shorts e canotta anche io, ma temo che lo spettacolo che ho da offrire io non sia neppure da paragonare a quello di Eva. Ma se alla crucca piaccio, va bene così.
Facciamo accomodare la coppia a bordo e ci presentiamo.
Sono Horst e Christa von Schulingen, e come avevo immaginato, sono due pensionati benestanti in vacanza che detestano la folla (sfido io, vengono da Essen…) e amano le città d’arte.
Eva e io ci caliamo subito nella parte, rispettivamente di hostess e di skipper, e cominciamo a lavorarci i nostri primi clienti.
Eva per prima cosa, da brava olandese, si fa pagare in anticipo e in contanti, poi li accompagna sottocoperta mostrando loro la cabina degli ospiti e il bagno, mentre io mollo gli ormeggi e accendo il motore.
Mille euro non risolveranno i nostri problemi, ma copriranno almeno le spese della settimana entrante…
Mentre manovro per allontanarmi dal molo del Lido e Eva si affretta in cucina a preparare un rinfresco, vedo che i due coniugi risalgono sul ponte dopo essersi rinfrescati: si guardano intorno, e scelgono il posto migliore per godersi il panorama.
Eva ci raggiunge sul ponte con due drink e degli stuzzichini per gli ospiti, e comincia a fare un po’ la guida, illustrando le varie isolette in vista ed esibendosi nelle sue recentemente acquisite nozioni storiche su quella che lei si ostina a chiamare la “Amsterdam del Sud”.
Sono contenta: adoro navigare, e trovo così frustrante rimanere sempre all’approdo per colpa del prezzo assurdo del gasolio… Finalmente posso sfogarmi un po’.
Abbiamo studiato da tempo il percorso da fare coi turisti, e Eva è preparata: dialoga tranquillamente in tedesco con i nostri clienti, e io sono libera di pensare alla manovra.
Piloto all’inpiedi, per vedere meglio le corsie che indicano i canali di navigazione e non dovermi affidare solo all’elettronica di bordo: la giornata è bella, e intendo godermela al meglio.
Mentre sto al timone mi accorgo che l’attenzione del vecchio, più che sulle spiegazioni di Eva, è concentrata sulle sue tette. Christa se n’è accorta perfettamente, ma non sembra troppo seccata; anzi, più di una volta mi accorgo che anche lei scruta con interesse la loro giovane guida turistica, e che a tratti guarda dalla mia parte.
Meglio così.
Piloto a bassa velocità, per dar tempo a Eva di dar fondo alle sue spiegazioni e ai turisti di godersi il panorama.
Passiamo davanti alla scuola di Giulia, proprio sulla punta dell’isola di Venezia, poi scivoliamo lungo il parco e davanti all’Arsenale prima di presentarci davanti alla Riva degli Schiavoni e all’approdo di San Marco.
Lo spettacolo del cuore della mia città d’origine visto dal mare in tutto il suo splendore mi riempie sempre d’orgoglio. Con piacere, osservo che anche i due crucchi apprezzano debitamente.
Eva si schiarisce la voce e mi getta un’occhiata, sorridendo contenta.
Faccio un’ampia curva per offrire ai nostri ospiti una veduta adeguata dell’imbocco del Canal Grande. Purtroppo la Serenissima è troppo grande per essere autorizzata ad entrare nel Canale, ma dalla fiancata la vista sul suo imbocco è davvero splendida.
Horst scatta qualche foto con la sua costosa macchina fotografica, e io comincio lentamente a sfilare lungo il canale della Giudecca.
Quando sono sicura della rotta torno a guardare verso i tre alle mie spalle, e quasi mi strozzo per la sorpresa: Horst ha messo una mano sul culo di Eva e la sta platealmente palpeggiando sotto il naso di sua moglie, che non sembra assolutamente infastidita.
La mia compagna continua a parlare come se niente fosse, e intanto il vecchio maiale alla sua destra si gode le sue belle chiappe... E poi anche Christa, che le sta a sinistra, la accarezza cingendole il fianco.
Spalanco la bocca per la sorpresa, ma prima che possa fare o dire qualcosa, Christa si volge verso di me e mi strizza un occhio con aria complice.
Cosa diavolo si sono messi in testa, quei due?
Risalgo la Giudecca fino in cima e punto a est, in direzione delle isole minori, lasciando la costa nord di Venezia sulla nostra destra.
Quando cominciamo ad allontanarci dall’isola principale e il traffico si fa meno intenso man mano che ci addentriamo nella laguna, Eva mi raggiunge dopo aver servito un altro drink agli ospiti.
- Hai visto che roba? – mi fa con un sorrisetto allegro.
Ne deduco che non è arrabbiata: meglio così…
- Ho visto. Che coppia di porci!
- Beh, sono qui per divertirsi… Cosa c’è di male?
Alzo le spalle: - Hanno pagato. Se a te sta bene, lascia che allunghino un po’ le mani.
Eva sorride di nuovo, un po’ imbarazzata: - Ecco, veramente loro vorrebbero fare qualcosa di più che limitarsi ad allungare le mani…
La fisso sbalordita: - Che cosa?
- Vorrebbero fare sesso… Con tutte e due.
Non ci posso credere.
- Ma sei pazza? Potrebbero essere i tuoi nonni…
Un sorrisetto perverso: - Se è per questo, tu potresti essere mia madre… Ma mi fai bagnare lo stesso!
- Eh? Vuoi dire che ci staresti?
Lei scuote le spalle nude: - Sono gentili… E poi pagherebbero bene.
- Ma ci hanno prese per due…
- Già.
Sono trasecolata. Ma mi riprendo subito: - Aspetta: dici che pagherebbero bene… Bene quanto?
- Volevo giusto domandartelo. Quanto credi che dovremmo chiedere?
Rimango un attimo dubbiosa. Alzo lo sguardo su di loro, e vedo che ci stanno guardando: Christa ammicca invitante, e Horst alza il calice in un brindisi che è anche un invito.
- Che cazzo – esplodo, esasperata – Almeno mille euro… A testa!
Eva sorride: - Va bene.
Si stacca da me con un bel sorriso e raggiunge sculettando i due che la aspettano sul divanetto.
Li vedo parlottare, e contro ogni mia previsione vedo i crucchi sorridere contenti. Horst abbraccia Eva e la bacia in bocca senza che lei si ribelli, mentre Christa si alza e viene verso di me con un sorriso radioso sul viso abbronzato e un po’ rugoso per le troppe lampade facciali.
- Eva detto tu prende soldi… Allora noi d’accordo, sì?
Annuisco, ancora basita.
Christa mi mette in mano quattro bigliettoni da cinquecento euro, e io li ripongo nel cruscotto di sicurezza.
Siamo nel bel mezzo della laguna, a metà traversata fra Venezia e Torcello.
Spengo i motori e guardo Christa negli occhi con aria di sfida: - Mi dai una mano con l’ancora?
Lei s’illumina: - Io sperava tu chiede…
Insieme gettiamo le ancore di prua, e noto che la tedesca ne approfitta per strofinarsi un po’.
Le piaccio, è chiaro.
Quando torniamo sul ponte, Eva e Horst stanno già facendo lingua in bocca. Il grassone ha le mani dappertutto, e incredibilmente la mia ragazza non sembra avere niente in contrario.
- Mio marito piace carne fresca… - ridacchia Christa guardandoli, e mi mette una mano sulla spalla.
Mi volto a fissarla negli occhi: non mi capita spesso una alta quanto me, e Christa forse mi supera di qualche centimetro. Secca e ossuta, con gli occhi grigio chiaro e i capelli grigio-biondi a caschetto, la pelle bruciata dalle lampade, le gambe lunghe e magre e le tette piccole e un po’ vizze, sembra me come potrei essere fra una quindicina d’anni.
Non è poi male… Solo che anche io sono abituata alla carne fresca.
Già; ma d’altra parte, questo è lavoro, giusto?
- Così a Horst piacciono le ragazzine – sorrido con aria colloquiale – E a te non dispiace, vero?
- No… - sorriso smagliante (denti finti?) - Anche io ha mie pervertioni, ja…
Già, e sembra che le perversioni di Christa somiglino molto alle mie.
Mi accarezza il viso.
Che diamine! Sono stata pagata, e ho un orgoglio professionale…
Le passo un braccio dietro la schiena e la attiro a me per baciarla in bocca.
Lei si concede subito, dandomi la lingua da succhiare.
Sa di fumo, la tipa. Se non avesse pagato mille euro per fare sesso con me, la getterei fuori bordo.
Sento le sue mani sul culo. Io le afferro un seno con la mano libera, e lo spremo con forza, facendola miagolare di dolore e di piacere.
- Hmmm… - fa la tipa – Sì, tu strizza forte… Io piace!
Mentre ci baciamo, getto uno sguardo oltre le sue spalle: Eva è già in ginocchio davanti a Horst, che è sempre seduto sul divanetto. La testa della biondina va su e giù, e non occorre molta fantasia per capire che la mia ragazza sta facendo un pompino al suo cliente.
Mi stacco da Christa e mi sfilo la canotta, rimanendo a torso nudo. Lei sorride e mi pizzica i capezzoli, che sono già belli duri, facendomi fremere tutta di piacere.
Mi inginocchio davanti a lei e le tiro giù a forza i pantaloni, scoprendole le gambe lunghe e nervose e le mutandine bianche di pizzo.
- Oohhh! – cinguetta la lesbica legnosa – Tu ezperta… Ja!
Le abbasso le mutande, scoprendole la fica: liscia e abbronzata, perfettamente depilata, con labbra larghe e aperte. Christa non ha alcun segno di costume, segno che è abituata a prendere il sole nuda.
- Tu piace mia micia, ja?
- Hmmm… - annuisco io, sorpresa nel trovarla così appetitosa: di solito le fiche depilate mi deprimono, il pelo è così eccitante, specie quando è bello umido… Ma la pataccona spatasciata di Christa mi intriga di brutto.
Le mollo una slappata a lingua dura fra le viscere vogliose: così, senza preliminari.
- Aahhh! – grida Christa, piacevolmente sorpresa – Che lingua calda, tu ha…
Si sbrodola subito, come un rubinetto guasto. Mi afferra la testa e preme il mio viso contro di sé, come per divorarmi.
Io la divoro, assaporando i suoi abbondanti succhi di piacere.
La bionda è un’urlatrice: si dimena e strilla come se la stessi inculando, e sbrodola senza controllo mentre mi tira i capelli.
Io le afferro le chiappe magre e le allargo mentre succhio un clito più sviluppato del normale, simile a un piccolo cazzo.
- Aahhh… Aahhh… Godo… Aahhh!
Christa mi sborra in faccia con un grido rauco. Non mi era mai capitata una femmina così veloce nel godere.
Mi rialzo in piedi e la bacio di nuovo, facendole sentire in bocca il sapore del suo orgasmo.
- Vuoi restare con tuo marito, o preferisci che scendiamo di sotto? – le propongo.
Lei guaisce come una cagna: - Hmmm… Tu porta me dove fuole e fare amore con Christa…
Io ho addosso solo gli shorts, lei indossa ancora la camicia e le scarpe da jogging.
La guido verso le scalette, passando davanti agli altri due che sembrano non vederci nemmeno: Horst, grasso e grigio, è ancora seduto sul divanetto, solo che adesso è nudo; Eva si è spogliata anche lei, e continua a darci dentro con la bocca, in ginocchio fra le zampacce pelose del vecchio schifoso.
Guido Christa fino alla cabina padronale e la spingo sul nostro letto: lei si lascia andare, contenta.
Stesa sul lettone, si stiracchia e mi osserva mentre mi sfilo gli shorts: - Io capito zubito, tu lezbica come me… Tu e biondina olandese…?
- E’ la mia ragazza – confermo – Stiamo insieme.
- Tu fortunata… Lei molto bella, e molto ciofane!
Non ho bisogno di sentirmelo dire da lei. Mi allungo sul letto e torno a baciarla mentre le sfilo anche la camicetta, lasciandola completamente nuda.
Finiamo a sessantanove, nella più classica delle posizioni lesbiche, ciascuna intenta a divorare il sesso dell’altra.
E’ maledettamente brava. Non mi capita spesso di andare con una lesbica più esperta di me, ma davanti a Christa von Schulingen devo inchinarmi: la sua lingua è un portento, e mi conduce all’orgasmo in pochissimi minuti.
Una, due, tre… Continuiamo a sleccazzarci senza risparmio, godendo senza ritegno per almeno un’ora di fila.
Quando finalmente Christa sembra appagata, rimaniamo abbracciate a sbaciucchiarci e a carezzarci un po’. Lei mi mastica i capezzoli, io le strapazzo un po’ le tette, mentre ciascuna delle due si sfrega la passera contro la coscia dell’altra.
- Hmmm… Io adora tuo pelo biondo! – sussurra la crucca tirandomi un capezzolo fra i denti mentre due dita esperte mi frugano fra le valve.
Sono un lago. E’ la mia prima marchetta ufficiale, e mi è piaciuto quasi come fare l’amore con Eva.
Le stampo un succhiotto sul collo, strappandole uno strillo di sorpresa.
- No! Così tu segna me…
- Mi piace l’idea che tu te ne vada in giro col mio marchio bene in vista – le sussurro all’orecchio.
Lei freme tutta contro di me: - Andiamo a vedere cosa Horst fa…
Mi sembra un’ottima idea.
Ci alziamo e andiamo verso poppa senza darci cura di rivestirci.
Il marito di Christa è nella loro cabina con Eva: la mia ragazza è a pecorina sul letto, e il grassone la monta da dietro come un cane.
Il cazzetto del tipo è abbastanza duro, anche se spunta di poco da sotto le cinture pelose di lardo, e l’olandesina strilla di piacere sentendosi sbattere dal cinghialone ingrifato.
Christa ed io ci scambiamo uno sguardo d’intesa e raggiungiamo gli altri due sul letto, una a destra e l’altra a sinistra di Eva.
Entrambe andiamo a cercare la sua bocca per baciarla, e per un po’ le nostre tre lingue danzano insieme fra le labbra della più giovane, poi io mi tuffo fra le sue gambe, alla ricerca del punto di congiunzione dei due corpi che si stanno accoppiando davanti a me.
Vedo il cazzo entrare e uscire di pochi centimetri dalla spacca di Eva, e corro con la lingua a vellicare le labbra aperte della mia compagna, il clito eretto, e perfino il pene del maschio anziano, intriso di succhi vaginali.
A quel punto, Eva ha già la faccia affondata fra le cosce spalancate di Christa, e non può gridare, ma scodinzola contenta.
I nostri due clienti gemono e ansimano di piacere, e io mi spingo fino a leccare i testicoli scuri e pelosi di Horst, che emette un gorgoglio strozzato.
Christa deve essere davvero in bollore, perché è lei la prima a godere: lancia un grido lancinante e sbrodola in bocca a Eva, che si beve anche lei i succhi dolci e abbondanti della donna matura.
Io mi accorgo a stento di cosa succede, incastrata come sono sotto agli altri due, ma quando riesco a raggiungere con la lingua il clitoride di Eva, anche lei se ne viene con un lungo lamento, afflosciandosi tutta come un palloncino bucato.
Il cazzo le sfugge dalla fica fradicia, e mentre la mia amante collassa letteralmente fra le gambe spalancate di Christa, io mi ritrovo a fronteggiare Horst da sola.
Vedo il suo pene di circa quindici centimetri svettare ritto e duro davanti a me, grondante degli umori di Eva, e mi sento professionalmente obbligata a prenderlo in bocca.
Il crucco ansima di piacere, ed io comincio a spompinarlo coscienziosamente.
- Arghh! – rantola il vecchio grassone – Ja, ja…
Mi sborra in gola, tenendomi per le orecchie come l’ultima delle troie.
Lo lascio sfogare, poi quando ha finito, mi alzo e raggiungo sua moglie: Christa alza il capo verso di me e schiude le labbra per farsi baciare. Io mi abbasso, e le lascio colare in gola la sborra di suo marito.
- Tieni – le sussurro – Ti restituisco il tuo uomo…
Christa ed io ci sbaciucchiamo un po’, mentre Eva e Horst fanno altrettanto accanto a noi. Poi decido di averne abbastanza, e mi alzo dal letto per tornare al timone, nuda.
Purtroppo l’estate è solo un ricordo, e devo rinfilarmi la canotta che ho lasciato sul ponte per non morire di freddo.
Ho la pelle d’oca e i capezzoli così gonfi e duri che mi fanno male, quando anche Eva riemerge da sottocoperta e mi raggiunge con un sorriso e una camicia di tela.
Ci baciamo in bocca, scambiandoci i sapori degli altri.
- Credo che riposeranno per un po’ – sorride Eva – Ti dispiace se mi faccio una doccia?
- Hmmm… - sospiro io mentre mi titilla i capezzoli – Fai con comodo, tesoro.
Porto la Serenissima fino al Lido e attracco al molo turistico prima di tornare a mia volta sottocoperta a farmi la doccia.
Horst e Christa se ne tornano a terra a notte inoltrata, dopo un ultimo spuntino, e noi ci addormentiamo soddisfatte nel nostro bel lettone.
Oggi gli affari sono andati davvero benone…
Ne parliamo fra noi ridacchiando, nude nel lettone, il mattino dopo.
Puttane.
Siamo due puttane, e l’idea più che imbarazzarci ci diverte: in fondo abbiamo fatto soldi divertendoci nel modo che ci piace di più…
Smettiamo di chiacchierare dell’episodio della sera prima solo quando imbarchiamo una famigliola di bauscia fuori stagione in cerca di emozioni nel grigiore dell’autunno veneziano.
Mi stanno subito sul clitoride tutti e quattro: sono lo stereotipo dei milanesi arricchiti e spocchiosi che detesto di più… Però hanno pagato sull’unghia, e i soldi non puzzano.
Salpiamo diretti in laguna, e mentre Eva si esibisce come guida turistica, io osservo i nuovi clienti.
Il capofamiglia è il classico cummenda pelato, con la pancetta e gli occhiali a nascondere uno sguardo furbetto, con cui si mangia le cosce nude di Eva. Sua moglie è sovrappeso anche lei, solo molto di più: ha la mia età ma sembra mia madre, e i suo capelli sembrano usciti da un laboratorio di acconciature di Abu Dhabi. La figlia sembra la copia dodicenne della madre, e non attirerebbe lo sguardo neppure di un pedofilo più incallito di me, se non fosse per il tono perennemente tignoso con cui parla senza smettere un momento. Suo fratello avrà un anno di più, probabilmente è coetaneo della Giulia (perché non è a scuola anche lui?), ed è l’unico della famiglia a non essere sovrappeso… In compenso è pieno di brufoli da fare spavento. Figlio di suo padre, si mangia Eva con gli occhi, ma la tempesta ormonale deve essere davvero tremenda per lui, visto che i suoi sguardi spermatici non risparmiano neanche me.
Facciamo il giro delle isole Murano – Burano – Torcello, e durante il ritorno, visto che non piove, aiuto Eva a servire il pranzo in coperta.
La famiglia Brambilla dimostra di gradire, e chiedono se possono fermarsi a bordo anche per cena.
Prontissima, Eva spara un prezzo da strozzina, e infatti il cummenda a momenti si strozza per l’indignazione. Ma il ragazzino insiste, la mamma s’intenerisce e scocca un’occhiataccia al marito spilorcio, e alla fine, incredibilmente, l’affare è concluso: cena e pernotto a bordo per altri mille Euro forfettari.
Così, una volta attraccato vicino all’Arsenale, mentre Eva scorta a terra i bauscia per l’escursione standard, a me tocca andare a fare la spesa e preparare la cena (cosa che odio!).
Quando la famigliola felice e la povera Eva tornano a bordo, vedo subito che c’è qualcosa che non va: sono tutti imbronciati, ma la sciùra più degli altri.
Mentre salpiamo, Eva mi spiega che il maritino si è rifiutato di pagare per la gita in gondola (visti i prezzi pretesi dai gondolieri, il cummenda ha la mia simpatia), e la tipa se l’è presa.
Per risollevare lo spirito, offriamo una bottiglia di Prosecco ghiacciato, e l’idea è chiaramente gradita.
Durante la cena conduco la Serenissima intorno alla città alla minima velocità consentita, e Eva si dà da fare servendo a tavola, offrendo ampie possibilità ai bauscia maschi di bearsi delle sue grazie generosamente esibite.
Mi viene da pensare che la sciùra potrebbe incazzarsi, poi mi accorgo che lei è proprio quella che sta bevendo di più, e che ormai non si accorgerebbe di niente neanche se Eva servisse il dessert completamente nuda.
La ragazzetta continua a storcere il naso ma padre e figlio sono chiaramente soddisfatti dello spettacolo.
Come dargli torto? Eva è a piedi nudi e con una minigonna da infarto; la camicetta è abbastanza castigata, ma il tessuto è traditore e visto che Eva non possiede reggiseni, lascia vedere perfettamente in trasparenza le areole scure dei capezzoli.
Alla fine, mentre scendiamo la Giudecca per la terza volta, la sciùra è del tutto fuori combattimento e viene scortata da Eva nella cabina degli ospiti assieme alla Brambilloccia.
Mentre Eva è di sotto, mi ritrovo per la prima volta al centro delle attenzioni dei due Brambilla maschi, che finalmente sembrano notare le mie gambe abbronzate, generosamente offerte ai loro sguardi dalle braghette da vela che indosso sotto la giacca da capitano. Ammetto che la cosa mi gratifica un po’… Non che io sia mai in competizione con Eva (ci mancherebbe altro), però ogni tanto mi fa piacere che la gente si renda conto che non sono sua madre e che non sono ancora da buttare.
Quando Eva torna sul ponte riconquista subito la completa attenzione dei maschi, e io mi dedico per una mezz’oretta alla manutenzione della barca.
Poi, verso le dieci di sera, mentre scivoliamo silenziosamente davanti alla riva degli Schiavoni illuminata dalle luci scenografiche notturne, il cummenda decide che anche per il marmocchio è ora di andare a dormire.
Il Brambillino protesta, ma solo per un po’: Eva si offre di accompagnarlo nella sua cabina (quella della Giulia, per capirci), e lui si quieta subito.
Il cummenda ed io rimaniamo da soli in coperta, e lui riporta la sua lubrica attenzione su di me.
La brezza si è fatta piuttosto fresca, e il tipo mi si avvicina con un sorriso di quelli che a me danno il voltastomaco.
L’alito del tipo puzza di fumo e di alcol, e io rimpiango quello di Christa.
Il Brambillone comincia a chiacchierare del più e del meno, con l’aria sicura di sé di quello che si crede affascinante solo in virtù dei suoi soldi.
Io faccio di necessità virtù e gli dò retta per un po’, mentre finisco di controllare gli strumenti e faccio rotta sul Lido.
Poi, all’improvviso, il cummenda mi piazza una mano sulla coscia nuda e cerca di baciarmi sul collo.
Ho un conato di vomito e mi trattengo a stento dal piantargli un cartone in piena faccia, ma mi ritraggo istintivamente.
Niente affatto scoraggiato, quello ridacchia più che mai sicuro di sé.
- Sì, va bene… Ho capito! – mi fa, con quel sorrisetto condiscendente che detesto in tutti quelli come lui – Quanto vuoi?
Rimango di sale per un istante.
Ho davvero una faccia da troia così evidente?
Ripenso alla marchetta del giorno prima coi crucchi, e mi rendo conto che ormai lo sputtanamento è così chiaro che non vale più la pena di negare l’evidenza.
Decido d’istinto, e sto al gioco.
- Non sei carino per niente – gli faccio, con voce da finta santerellina – Per chi mi hai presa?
Ma la mia espressione lascia trapelare la mia disponibilità.
- Su, non farla troppo lunga – mi fa il maiale – Qual è il tuo prezzo?
Mi sto vendendo… La sola idea mi fa bagnare tutta.
- Che razza di modi di parlare a una signora – mi risento io – Almeno un po’ di corteggiamento, un regalino…
Lui sorride a salvadanaio: - Ma certo, un bel regalino… Facciamo, che so, altri mille?
Io sorrido come una pantera: - Facciamo altri mille e cinquecento, e potremmo diventare amici…
Il cummenda si morde la lingua, esita un istante, ma la carne è debole; tira fuori un libretto degli assegni diverso da quello che avevo visto prima, e scarabocchia la cifra che gli ho chiesto. Un puttaniere esperto, non c’è che dire…
Incasso, da brava puttana d’alto bordo, e sorrido soddisfatta.
Mi prende proprio lì, all’inpiedi contro lo schienale del sedile di pilotaggio. Mi abbassa i calzoncini alle caviglie e mi penetra da tergo, con un coso già bello duro anche se di dimensioni abbastanza modeste; nel sentirmi farcire la fica emetto un sospiro da vera professionista, e il cliente apprezza la finezza. Mi afferra per i fianchi e comincia a scoparmi velocemente, mandandomi a sbattere contro lo schienale ad ogni colpo.
Non male: comincio ad ansimare al ritmo veloce della scopata; lui chiaramente gradisce la mia prestazione professionale e me lo dimostra rifilandomi alcuni epiteti piuttosto pesanti, quali troia, baldracca e puttana di merda, che gli frutterebbero un naso rotto se non fosse per il fatto che si tratta di affari e non di sesso vero…
Allunga le mani per sbottonarmi la giacca e impadronirsi delle mie tette nude e ballonzolanti: me le spreme con cattiveria mentre continua a fottere come un cane, e mi torce con forza i capezzoli grossi e duri.
- Aahhh! – gemo di dolore, e a lui piace.
Sento il cazzo che comincia a sussultare e capisco che il bauscia è già al dunque…
Sono protetta, ma non farsi sborrare dentro per una puttana è una questione di professionalità: mi tiro via con un gesto fluido che dimostra al tipo chi è veramente in controllo, e m’inginocchio velocemente per finirlo di mano e di bocca.
Pochi colpi, e il cummenda mi sborra in faccia con un lamento straziante, schizzandomi addosso sul collo e sulle tette.
- Oohhh… - annaspa, soddisfatto – Sei brava! Ci sai fare davvero…
Grazie al cazzo, non avevo mica bisogno che me lo dicesse lui!
Mi sollevo in piedi tirandomi su i calzoncini ma senza darmi pena di riabbottonarmi la giacca: ho le tette tutte inzaccherate di sborra e si sporcherebbe tutta: - Un ultimo drink?
Lo accompagno sottocoperta alla sua cabina, e quando lo lascio lì mi fa un po’ pena: non solo la sua cicciona russa da fare schifo, ma la Brambilloccia si è addormentata anche lei nel suo letto, così adesso per dormire il puttaniere dovrà accoccolarsi tutto in un angolino…
Mentre richiudo la porta della cabina alle mie spalle faccio mente locale: Eva è sparita da un po’, e non vorrei che…
Sento un rantolo provenire dalla cabina di Giulia, e tutto diventa chiaro.
Schiudo la porta, che era solo accostata, e trasecolo.
Il Brambillino è steso nudo sul letto di mia figlia e Eva, con la mini arrotolata intorno ai fianchi e la fica di fuori, lo spompina come una furia masturbandosi al tempo stesso con la mano sinistra che vedo muoversi velocemente nella rada peluria bionda del suo sesso rivolto verso di me.
Non faccio in tempo a riavermi dalla sorpresa, che il ragazzino emette un rantolo e rovescia il capo all’indietro, stramazzando sul letto, stremato.
Vedo le guance incavate e la gola di Eva gonfiarsi ritmicamente, e indovino la giovane sborra densa che viene ingoiata dalla mia vorace compagna di letto e di vita.
Hai capito, la giovane pedofila? Ha rifilato a me il vecchio schifoso, e si è riservata per sé la carne fresca…
Ingoiata fino in fondo la venuta dell’adolescente, Eva smette di friccicarsi la fica e si allunga sul viso del partner improvvisato per stampargli un bel bacio in bocca.
- Ti è piaciuto? – gli chiede teneramente, col suo accento straniero che mi fa arrapare tanto.
Il Brambillino annuisce debolmente, chiaramente esausto.
Conoscendo la mia amante, intuisco che deve averlo munto di brutto…
Eva scivola dal letto allisciandosi la mini e riabbottonandosi la camicetta sul seno scoperto, scocca un ultimo bacio al suo improbabile amante e se ne esce allegramente, sorridendomi soddisfatta: - E’ sempre una soddisfazione svezzare un adolescente… La loro sborra è così saporita… E ne hanno sempre così tanta!
Ed io che pensavo di essere la puttana di bordo…
Patrizia V. © Copyright All Rights Reserved - L’utilizzazione, totale o parziale, di questa storia e delle precedenti e correlate caricate nel presente portale, incluse la riscrittura, la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti attraverso qualunque supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione dell'autore, sono vietati in quanto protetti dalla normativa sul diritto d'Autore. E’ consentito lo scaricamento della storia unicamente ad uso personale. Sono escluse dal divieto di cui sopra eventuali raccolte digitali promosse dal sito ospitante "Erotici Racconti". Ogni violazione verrá segnalata e perseguita a norma di Legge.
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