La prof di matemetica
di
Marco Sala
genere
saffico
Mi sono iscritta e frequento il liceo scientifico, ma se vi dicessi che la matematica è il mio forte direi sicuramente una menzogna, in un corso di studio dove la matematica è basilare ho dovuto darmi da fare se non volevo perdere l’anno. Coscienti delle mie difficoltà, i miei genitori, su consiglio della prof di matematica, decisero di farmi dare delle lezioni private ma, ben presto, ci rinunciarono. La mia famiglia, pur non essendo povera, non poteva sostenere il costo di 4 ore di lezioni alla settimana a 30 euro a lezione. Allora decisi di impegnarmi da sola, la sera ed i week end, dopo aver finiti gli altri compiti, mi immergevo nello studio della matematica facendo e rifacendo gli esercizi, tanto che non contavo più e ore passate sul testo “Elementi di Matematica”. Il giorno della verifica ero nel pallone più completo e, alla riconsegna del compito in classe, panico totale! Quando vidi un brutto voto, dovetti mettercela tutta per non piangere davanti alla classe. Ovviamente lo scoraggiamento e la sensazione di aver sbagliato orientamento mi venne subito alla mente. Una lacrima, solo una lacrima, scivolò sulla mia guancia, non la notò nessuno, solo la prof.ssa Bosetti se ne accorse, la prof.ssa di matematica. Dopo la lezione, mentre stavo uscendo con le mie compagne mi chiese di fermarmi un momento. Appena sole mi disse: “Francesca, vedo che ti preoccupi quando non riesci bene a scuola, vedo anche che studi e che hai le basi e le possibilità di riuscire. Ma cosa ti sta succedendo? I tuoi genitori mi hanno chiesto se potevano farti dare ripetizioni fuori dall’orario scolastico, che è successo? Qualcosa non va con il prof che ti da ripetizioni?” “No, il fatto è che abbiamo dovuto rinunciarci, è troppo costoso attualmente per la nostra situazione economica.” “Tu sei una delle studentesse che più si applicano allo studio, mi spiace vederti in questa situazione di difficoltà” Quindi la prof.ssa Bosetti si fermò un attimo a pensare poi mi disse: “Guarda, ti faccio una proposta, normalmente questo non è permesso dal regolamento scolastico, ma se ce lo teniamo per noi, non dovrebbero esserci dei problemi. Chiamerò io i tuoi genitori per metterli al corrente della mia idea, ti farò io le ripetizione di cui hai bisogno.” “Ma signorina, come le ho detto i miei genitori non possono permettersi di pagarla.” “E chi ha parlato di soldi? Ti voglio aiutare non guadagnare dei soldi, ma come ti ho detto non posso farlo al di fuori della scuola, dobbiamo essere discreti e farlo a casa mia. So che qualche tuo compagno di scuola vive vicino a te, la mia presenza si potrebbe notare e a qualcuno potrebbe nascere qualche sospetto, lo faremo a casa mia, siete d’accordo?” Stupita da questa offerta inaspettata accettai solo con un cenno della testa non sapendo esprimere in altro modo a mia gratitudine. Ovviamente anche i mie genitori furono d’accordo accettando questa proposta con entusiasmo e sollievo, vedendola come una manna caduta dal cielo. Fissammo subito la prima lezione il venerdì successivo alle ore 18.00. La prof.ssa Bosetti, era ricca di famiglia, purtroppo, seppi solo successivamente, che lei ancora single, era rimasta senza genitori, la mamma ultima di una generazione di notai, il padre un affermato dirigente d’azienda erano morti qualche anno prima in un incidente stradale, avrebbe potuto vivere di rendita ma si dedicava all’insegnamento proprio per passione, lo vedeva come una missione. Abitava in una antica villa ristrutturata alla periferia della città ma facilmente servita dai mezzi pubblici. Non ebbi problemi a trovare la casa, suonai al campanello e a prof mi accolse amichevolmente e mi face accomodare in un grande studio. In aula, pur non essendo troppo severa, manteneva una certa distanza ed autorità, necessaria a controllare i 25 studenti che componevano la nostra classe, e fu proprio per questo che i suoi modi dolci ed il suo viso sorridente fecero su di me un certo effetto. Mi accorsi che mentre mi spiegava a matematica non vedevo in lei un’insegnate ma una donna. La proff aveva 30/35 anni, era alta circa come me, 1,70 cm ed aveva delle discrete “curve” che le donavano molto. I capelli castani raccolti solitamente in modo austero a coda di cavallo a scuola, ora erano sciolti sulle spalle facendole da cornice a dei dolcissimi occhi verdi. La sua voce sempre un po’ secca e stridula mentre spiegava in aula, ora era dolce e distesa. E’ strano come al di fuori delle quattro mura della classe anche i professori possano sembrare umani e simpatici. La prima ora di lezione passò veloce come un fulmine, soprattutto riuscivo ad assimilare bene quei concetti che non capivo o mi erano sfuggiti. Fissammo subito il calendario delle lezioni successive, un’ora il martedì, un’ora il giovedì e due ore il sabato. “Grazie per i suo aiuto prof.ssa Bosetti, ora scappo, suppongo debba preparare la cena per suo marito, ho il bus tra poco.” “Non preoccuparti per questo, io vivo sola. Ci vediamo lunedì a scuola. Ripassa durante il week end ciò che abbiamo studiato, ma non troppo, ricordati che alla tua età bisogna anche divertirsi.” Da quel giorno le ore di ripetizione si concatenavano con le ore di scuola. I miei progressi in matematica furono evidenti e, ovviamente, anche i voti salirono, e senza nessun trattamento di favore. Riuscii a realizzare che il mio problema era l’apprensione, lo stress, la mia voglia di fare tutto e troppo in fretta. Con la prof, alla fine delle ripetizioni, avevamo preso l’abitudine di fermarci qualche minuto a chiacchierare tra di noi. Parlavamo della scuola, dei mie compagni, di tutto e di niente, ed anche di noi, tanto che iniziammo a conoscere molto anche del nostro reciproco privato. In poche settimane la nostra relazione non era più quella tra un allieva ed un’insegnate, ma una relazione che potrei dire definire come tra due amiche. A volte il sabato mezzogiorno pranzavamo insieme, e continuando a parlare delle nostre cose intime, mi chiese allora di chiamarla col nome di battesimo, così la prof.ssa Bosetti divenne Mariapia, anzi Pia e basta. A me piaceva molto parlare con lei, aspettavo con ansia le nostre conversazioni, soprattutto quelle del sabato. Nelle nostre chiacchierate spesso parlavamo dei ragazzi e delle nostre vite amorose. Stranamente con lei mi sentivo libera di affrontare qualsiasi argomento, anche quelli più intimi, insomma quelle cose che mai avrei raccontato a mia mamma. Le confessai anche alcune cose sulla mia sessualità, se poi la si può chiamare così vista la mia poca esperienza nel campo. Le raccontai che l’estate precedente, durante le vacanze, uscii con un ragazzo. Era bello, dolce e gentile, e a lui donai a mia verginità. Si, lo sapevo che non sarebbe mai diventato l’uomo della mia vita, ma una notte, sola con lui mi chiesi dove avrei trovato un’altro ragazzo cosi a modo, allora gli feci questo dono. A settembre, all’inizio della scuola ci lasciammo, iniziai una storia con Andrea, un compagno di classe. Non è sicuramente il grande amore ma insieme stiamo bene, condividiamo alcune passioni, ma sessualmente non andiamo molto lontano, con lui qualcosa mi blocca. Le settimane passavano e le lezioni continuavano, la primavera ormai inoltrata ci concedeva delle giornate lunghe e calde, tanto che io e Pia stavamo a studiare in giardino. Fin dalla prima volta che misi piede in giardino notai c’era una bella ed invitante piscina. Una sera la prof ed ormai mia amica mi disse: “Sabato prossimo si annunciano temperature abbastanza alte, quando vieni a lezione portati il costume, dopo pranzo potremmo fare il bagno in piscina, l’acqua dovrebbe essere ormai calda.” Inutile dire che la prima cosa che misi nello zaino oltre ai libri fu proprio il costume. Pranzammo in giardino, poi Pia, come al solito, mi fece lavorare sodo, io, anche se concentrata sullo studio, non vedevo l’ora di fare un tuffo in piscina. Arrivati alla fine delle due ore di ripetizione, Pia mi propose finalmente di andare in bagno ad indossare il costume, mentre lei si sarebbe cambiata nella sua stanza. Il mio bikini non era particolarmente sexy, uno slip nero alto ed un reggiseno che copriva appieno la mia 3 coppa C, (mia mamma non mi avrebbe mai comprato niente di appariscente), la prof invece tornò con un bikini bianco molto sexy senza essere però troppo osé. Dopo aver assaporato la sensazione di benessere che ci dava l’acqua fresca, restammo appoggiate alle pareti della piscina a chiacchierare e a giocare con l’acqua. A differenza delle nostre solite conversazioni, le feci notare come fosse carina ed avesse un bel corpo, e che mi stupivo soprattutto del fatto che durante tutti queste settimane di ripetizione non mi abbia mai rimandato la lezione del sabato causa un week end con un amico o un’amica. Questa mia considerazione provocò i lei una sincera risata, poi, sempre sorridendo mi disse: “Ma come è curiosa la mia piccola Francesca, comunque se proprio vuoi saperlo ho avuto una storia fino a qualche mese fa, poi ci siamo lasciati. Da allora qualche relazione ma niente che valga la pena di ricordare o raccontare.” “Ohh, mi dispiace.” “No, non è il caso di dispiacersi, ho rotto io la relazione, quel ragazzo era bravo soltanto a letto, per il resto non si interessava a me, quindi, visto che non avevamo niente in comune, ho deciso di troncare.” “Insomma era soltanto un buon amante.” “Si – rispose lei arrossendo un pochino – Ma costruire una relazione amorosa solo sul sesso non è quello che cerco, e tu con Andrea?” “Ahh, noi, si, so cosa si aspetta da me, ma sicuramente non gli darò mai quello che lui vuole. Quando cominciamo a fare petting, si eccita troppo e le sue mani su di me, sono più goffe che piacevoli” Poi mi sentii libera di aggiungere: “L’ultima volta che è riuscito ad infilare la sua mano nelle mie mutandine ha fatto fatica a trovare il mio clitoride e, alla fine quando c’è arrivato mi ha fatto più male che piacere, non penso che resteremo ancora insieme.” Con una piccola risata, Pia aggiunse che a volte, ahinoi, gli uomini sono così. “Con le donne io non hai mai avuto questo genere di disavventure” Cosa? Con le donne? Pia lo faceva anche con le donne? Passato il momento di sorpresa la ringraziai per avermi confidato questo suoi segreto. Poi aggiunse che è dall’età di 22 anni che ha scoperto l’amore saffico e che da allora lei va indifferentemente sia con gli uomini e con e donne. Mi disse che con le donne con le quali lei ha fatto l’amore è stato tutto molto più dolce, il sesso era più condiviso, fatto prendendosi il tempo necessario. Mentre i suoi amanti pensavano principalmente alla performance sessuale e a godere loro e basta. Quando le chiesi della sua prima esperienza sessuale con una donna, mi rispose che le capitò quando era all’università, con una delle sue amiche dell’epoca. Da allora, pur conoscendo la strada che porta gli uomini, ritorna regolarmente verso le donne. La mia bocca divenne secca e cominciai a sentire delle farfalle nello stomaco. Mi scusai di sembrare curiosa o indiscreta, ma era la prima volta che parlavo con una lesbica o bisessuale che dir si voglia, avendola davanti a me. Aggiunsi anche che so per certo che ci sono ragazze lesbiche a liceo solo che non hanno il coraggio di mostrarsi. Le dissi anche che l’importante è amare una persona per quello che è senza preoccuparsi di quello che ha tra le gambe. Poi decisi di aprirmi ancora di più, le raccontai che anche io, una volta, fui attratta da un’altra ragazza, un amore platonico. Era il periodo che giocavo a pallavolo, quando la vedevo sotto la doccia nuda mi eccitava un sacco. “Scommetto che era molto carina, vero?” Mi disse Pia. “Si molto bella, il suo corpo era perfetto, il suo culo sodo come il marmo ed i suoi seni..” Pensandoci rivedevo il corpo della ragazza e la mia eccitazione si vide subito sul mio volto. “Io amo principalmente i seni tondi e sodi.” Mi disse la prof ormai mia amica. Sentendo la mia eccitazione crescere, le chiesi se mi trovava attraente. Pia mi confessò di si, e che trovava il mio corpo “desiderabile”. Quando e dissi che io non mi vedevo per niente bella ed attraente, e che trovavo il mio culo fosse tropo grosso, ella rispose che per lei era perfetto. Quindi me lo aveva guardato, senza che io me ne rendessi conto. “E tu sei attratta sessualmente da me?” Continuai. “Sai Francesca, non voglio complicare il nostro rapporto, tu sei una mia allieva, comunque ti posso dire che sei molto attraente.” Quindi uscì dalla piscina andando verso la cucina. “Io vado a prendermi un bicchiere di vino fresco, vuoi che ti porti qualcosa? Una coca?” “No una coca no, magari anche a me un bicchiere di vino, perché no?” Allora si diresse verso la cucina. Il mio sguardo si fisso irresistibilmente sul suo culo. Discretamente, lei fece scivolare due dita tra le mutandine cercando di accomodarsele. Credo che niente fu più eccitante per me in tutta la mia vita. Quando ritornò appoggiò i due bicchieri sul bordo della piscina ed entrò di nuovo in acqua. Io mi avvicinai a lei per prendere il mio bicchiere, le nostre ginocchia si sfiorarono brevemente, prima che mi ritrassi po’ dopo aver bevuto un sorso di vino. Il mio sesso era diventato il centro nevralgico del mio corpo. Come poteva essere diversamente? Aveva cominciato a descrivermi tutti i modi in cui le donne possono darci piacere senza il cazzo dell’uomo. Mentre parlavamo, feci scivolare il mio piede verso il suo, lei non si spostò. Mi avvicinai di nuovo per riprendere il mio bicchiere. Il mio cuore era sul punto di esplodermi nel petto. Le nostre gambe si toccarono e i nostri visi erano vicinissimi. Io chiusi gli occhi e inclinai la testa verso Pia. Per un secondo pensai di essere pazza, ma il contatto delle sue labbra sulle mie mi resero estremamente calma. Tutto sommato era solo un semplice e piccolo bacio, perché agitarsi? Le sue labbra si staccarono dalle mie, riaprii gli occhi e guardai nei suoi. Io premetti il mio corpo contro il suo e lei passò un braccio dietro le mie spalle. Le nostre labbra si incontrarono di nuovo, ma questa volta sentii la sua lingua che veniva a cercare a mia. La mia bocca si apri e le nostre lingue si intrecciarono l’una con l’altra. Io l’abbraccia e la strinsi in vita per essere ancora più vicina a lei e comincia ad accarezzarla dolcemente. Pia allora con la sua mano destra cominciò ad accarezzarmi il seno sinistro. I miei capezzoli ormai duri, spingevano da sotto il tessuto del reggiseno. L’altra sua mano stava cercando di slacciare il nodo che li costringeva nel reggiseno, cercando di liberali alla sua vista. Trattenni il respiro e inarcai la schiena. A mia volta posi la mano suo suoi seni facendola passare sotto i suo costume. Per la prima volta nella mia vita toccavo il corpo di un’altra donna. Per qualche minuto non facemmo altro che abbracciarci e accarezzarci delicatamente i seni. Annegavo nei suoi baci. Poi, improvvisamente le sue mani scesero lungo i mie fianchi e lei cominciò a giocare con l’elastico delle mie mutandine. Io mi spostai leggermente affinché lei potesse farmele scendere sino ai piedi e levarmele, quindi le gettò sul bordo della piscina. Non potevo crederlo, ero nuda davanti a un’altra donna, davanti alla mia prof di matematica! Le sue dita cominciarono ad accarezzare la peluria che ricopriva il mio pube, ciò mi fece automaticamente aprire le gambe. La punta del suo dito accarezzo le labbra della mia vagina, quindi Pia lo fece scomparire dentro la mia fica. Mi blocco il respiro, sentivo il mio sangue che si scaldava e il mio sesso che palpitava. Avevo una voglia matta di godere. “Andiamo” Mi disse in modo imperativo la proff Uscimmo dall’acqua, mi avvolse in uno dei teli che avevamo preso per asciugarci e prendendomi per mano mi accompagnò in casa, nella sua stanza da letto. Arrivati nella sua stanza, dopo aver liberato i letto dal copriletto, mi diede una leggera e giocosa spinta, tanto che mi trovai distesa sul letto con le gambe giù appoggiate a terra. Lei si inginocchiò davanti a me, pose le sue mani sulle mie cosce e me le aprì dolcemente. La sua lingua non tardò a passare all’azione. Lei salì lungo una delle mie cosce fino a finire il viaggio sulla mia patatina. Questo semplice contatto fu sufficiente a farmi venire dei brividi accompagnati da dei gemiti di piacere. Istintivamente alzai il mio bacino per cercare un contatto intimo più intenso. La sua lingua tra sulla mia fichetta mi procurò dei momenti di piacere che finirono, purtroppo subito. Infatti Pia si rialzò, si tolse sensualmente lo slip che fece scivolare a terra. I miei occhi contemplarono il suo Monte di Venere perfettamente depilato, potevo vedere perfettamente le sue labbra rosee ed il cappuccio del suo clitoride. Mi spinse al centro del letto, si distese su di me e cominciò a baciarmi. In questo modo sentii il sapore della mia fica ancora sulle sue labbra. Intanto una delle sue gambe si infilò tra le mie, e la parte superiore della sua coscia cominciò a sfregarsi contro la mia patatina. Io le misi le mani sul culo e comincia a massaggiargli le natiche. Pia allora interruppe la sua serie di baci, scese con la bocca tra le mie gambe e riprendendo il gioco della lingua con la stessa abilità mostrata prima. Mi stava letteralmente mangiando la fica, per mio sommo piacere. Ogni sensazione aveva un’intensità che io scoprivo per la prima volta. Le mie mani abbandonarono il suo corpo e si aggrapparono alla spalliera de letto. Il mio corpo sussultava di piacere, si inarcava o si dimenava a seconda di come la sua lingua lavorava sul mio sesso. Allora Pia stacco la bocca dalla fica e mi chiese se ero pronta ad andare ancora più lontano. Accompagnai il mio “si” con un cenno della testa facendole capire che ero d’accordo. Non mi bastava quel gioco, io volevo di più, avevo bisogno di più. La mia padrona, ormai la chiamavo così, si trovava a quattro zampe sopra di me, con la sua fica sulla mia faccia e la sua faccia sul mio viso in un 69 molto eccitante. Lei cominciò di nuovo l’inebriante balletto della sua lingua tra le labbra della mia fica. Io non potei che imitarla, tanto più che quel frutto rosa sembrava aspettasse solo di essere gustato. Subito dai primi movimenti della lingua, ho apprezzato la meravigliosa sensazione di farla vibrare solo con i movimenti della lingua stessa o con il succhiare delle mie labbra il suo clitoride. Spesso queste mie piccole attenzioni erano per lei, fonte di profondi sospiri di piacere. Il suo bacino si muoveva di scatto quando toccavo qualche punto sensibile del suo sesso. Cercavo di ricordarmelo bene per andarlo a stuzzicare di nuovo qualche istante dopo. Imparavo dalla mia insegnante come dare piacere ad un’altra donna, imparavo il piacere di essere leccata da una donna e di leccare io stessa, io scoprivo me stessa mentre scoprivo il sesso di una donna. Non era facile rimanere concentrata su quello che stato facendo perché Pia mi leccava così bene tanto che io ero vicina a godere. I rumori prodotti dalle nostre bocce sui nostri sessi, dimostravano quanto era alta la condivisione e l’impegno nel darci piacere. Come la sentivo stimolarmi il clitoride, a mia volta acceleravo ed intensificavo le mie carezze, quando sentivo le sue dita penetrarmi, a mia volta le facevo scivolare le mie nella sua fica bagnata. Un piccolo grido tentò di uscire dalla bocca di Pia ma venne bloccato dalle sue labbra incollate al mio clito, io allora comincia a sditalinarla più velocemente e sempre più intensamente, proprio come facevo quando mi masturbavo la notte sola nel mio letto. Sentivo che stava per arrivare i momento magico in cui i mio corpo avrebbe rilasciato tutto i piacere che aveva accumulato da quando noi avevamo cominciato ad accarezzarci i seni dentro in piscina. Il mio orgasmo arrivò e fu il più intenso di quelli che io ebbi mai provato prima di quel pomeriggio. Tutto il mio corpo fu percorso da un’onda di piacere, i mie muscoli si tesero e la mia schiena si inarcò. Il mio godimento coincise con quello di Pia che lo sottolineò innaffiando i mio viso dei suoi umori. Dopo qualche secondo scivolò via dalla sua posizione a 69 e si distese a mio fianco. I nostri respiri erano gli unici rumori che si sentivano nella stanza. Ormai sentendomi sicura di me stessa, le feci scivolare la mia mano tra le gambe, lei fece lo stesso e ci ritrovammo ancora nella posizione del 69 ma ciascuna sul proprio sul fianco. La sua bocca non perse tempo e cominciai a bagnarmi nuovamente, io e restituii il favore infilando di nuovo le mie dita nella sua fichetta sperando che le facesse altrettanto. Da quel momento non mi limitai a rifare quello che lei faceva a me, ma prendevo io le mie iniziative. Mi divertivo e allo stesso tempo provavo piacere. Ad un certo punto sentii le sue mani aprirmi le natiche, ma non me ne preoccupai molto. Pia stava leccando talmente bene la mi fica che la mia mente era presa solo da quello. Ma quando fece scivolare la sua lingua dalle labbra della mia vagina alle pieghe dello sfintere del mio culetto non potei che sospirare un “oohh” di sorpresa. Questo contatto mi provocò un fremito istintivo, ed il mio bacino si spinse in avanti alla ricerca di questa nuova sensazione. La punta della sua lingua disegnava cerchi attorno a mio buchino lubrificandolo con la saliva, prima di effettuare una spinta importante che o potesse penetrare. Il tutto era accompagnato da carezze delle sue dita sul mio clito ormai bollente. Ciò che mi era sembrato fino allora un tabù ed una cosa proibita,si stava trasformando in una piacevole esperienza. Non potei trattenere un secondo orgasmo intenso e forte come il prima. Le vibrazioni partivano dalla mia fica e si diffondevano per tutto il corpo passando dalle mie viscere. Non mi ero accorta che nel frattempo avevo smesso di leccare ed accarezzare Pia. Ripresi questo piacevole compito cambiando posizione mentre Pia si stava abbandonando completamente a me. Mi ritrovai così con il mio viso davanti a suo culetto. Lo stesso culo che mi aveva fatto eccitare quando la vidi uscire dalla piscina. Un culo morbido ma allo stesso tempo sodo e fermo. Questa vota era il mio turno di aprirgli le chiappe e cominciare a leccarlo. L’idea mi spaventava, avevo paura di non essere alla sua altezza, mai io potevo farlo e volevo farlo. La cosa che mi sorprese è che ciò che prima pensavo fosse sporco e disgustoso, ovvero l’odore del suo culetto e il gusto degli umori della sua fichetta che erano colati abbondantemente tra le fessura delle sue natiche, mi piacevano. Comincia a leccarla facendo esattamente quello che lei mi aveva fatto poco prima. Cominciai con la lingua correre attorno al suo buchino già lubrificato dai suoi umori colati fino lì, quindi la penetrai più volte dandole piacere e gustando ulteriormente i suoi sapori, senza dimenticarmi di stimolarle il clitoride con le dita. Non so se fosse stata la mia inesperienza o l’abitudine di Pia a questo tipo di giochi ma ci impiegò più tempo di quello che ci impiegai io ad arrivare all’orgasmo, ma la cosa non mi disturbò, perché mi piaceva giocare e divertirmi su di lei. Anche lei ebbe un orgasmo intenso come il primo, alla fine ci ritrovammo di nuovo abbracciate sul letto. Davanti ai miei occhi dai quali scendevano delle lacrime di emozione c’era lei, Mariapia Bosetti, la mia prof.ssa di matematica. Vedendo i miei occhi lucidi mi chiese se c’era qualcosa che non andava, la rassicurai, tutto andava bene, tutto andava incredibilmente bene.
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