Gelosia
di
Patrizia V.
genere
tradimenti
Torniamo a bordo dalla nostra notte brava peste e malandate, un po’ brille, ma completamente soddisfatte.
Cerchiamo di non fare rumore: mezzanotte è passata da un pezzo e le ragazzine staranno sucuramente dormendo. Giulia ha invitato la Mara a passare la notte sulla Serenissima visto che sua madre era con noi, e a meno che Jasmine non abbia tagliato la gola a quella che percepisce come una rivale, ora saranno tutte e tre addormentate, probabilmente nello stesso letto.
Giulia sembrava piuttosto sicura di sé quando mi ha detto di non preoccuparmi, e io ho imparato a fidarmi di mia figlia.
Sul ponte è tutto tranquillo.
Scendiamo sotto coperta e io tendo l’orecchio, ma dalle cabine di poppa (quelle di Giulia e Jasmine) non viene alcun suono. Anche le porte sono chiuse, e io non reputo necessario rischiare di svegliarle per guardare dentro…
Ci avviamo alla cabina padronale a prua, cercando di non sbattere contro il tavolo nel quadrato, e Eva apre la porta appena socchiusa…
Mi fermo di botto sentendo la mia compagna ridacchiare; poi lei si fa da parte e posso guardare anch’io dentro la nostra camera.
Nella penombra distinguo tre corpi nudi, immobili se non per il lieve movimento del respiro.
Le tre ninfette giacciono addormentate nel lettone disfatto, ancora aggrovigliate dopo quella che deve essere stata una lesbicata mozzafiato.
Sul pavimento, vicino alla mano penzolante di Jasmine, c’è lo strapon di Eva, ancora luccicante di umori e gel.
La Giulia aveva ragione: non c’era motivo di preoccuparsi…
La tentazione di saltar loro addosso è fortissima, ma per fortuna Eva mi trascina via.
Finiamo a dormire nella cabina della Giulia, strette nel suo letto a una piazza e mezza, ma non ci dispiace di certo…
Mi addormento abbracciata a Eva, ma con una curiosità sbarazzina che vaga nei miei pensieri che sfumano nel sogno: chi ha usato lo strapon, e su quale compagna?
***
Ci svegliamo con un piacevole profumo di caffè nell’aria: abbiamo lasciato la porta aperta per respirare meglio, e l’aroma arriva facilmente dal cucininopochi metri più a prua.
Ci scambiamo un bacio, ci stiracchiamo tutte, e ci alziamo in piedi.
Saliamo sul ponte dopo aver recuperato nella nostra cabina magliette e mutandine, e troviamo la tavola apparecchiata e tre ragazzine allegre e sorridenti intente a godersi il sole del mattino.
Giulia sta controllando gli strumenti di bordo, Jasmine ascolta la musica nelle cuffiette seduta a tavola e Mara sta posando il caffè a centrotavola.
- Scusate se abbiamo occupato il vostro letto – ci dice la Giulia dopo averci baciate sulle labbra – Nel mio non ci stavamo in tre… Poi dobbiamo esserci addormentate, mi dispiace.
Le do un buffetto e Eva le tira un bacio con aria complice.
Pace fatta dunque fra Mara e Jasmine..?
Beh, magari per ora è solo armistizio. Almeno a letto le due le due sembrano andare d’accordo, per il resto si vedrà.
Sorseggio il mio cappuccino mentre Eva si unisce alle chiacchiere delle ragazzine e osservo pigramente il traffico sulle altre barche attraccate e sulle banchine della Marina, dove un po’ tutti stanno facendo colazione come noi.
Il mio cellulare ronza: messaggio in arrivo.
Lo sollevo pigramente: le persone che contano nella mia vita sono tutte intorno al tavolo, quindi chiunque sia ha una bassa priorità…
Inarco le sopracciglia: Carlo.
Carlo?
Ah, sì: l’avvocato che ho scopato due notti fa sotto il naso di quella stronza della moglie… Adesso mi ricordo; gli ho lasciato il mio numero di cellulare.
Perché l’ho fatto? Io con gli uomini, a parte rare eccezioni, sono una da una botta e via…
Hmmm… Forse per il gusto di portarlo via a sua moglie. Portarglielo via del tutto, intendo. Sì, deve essere per questo. Cosa vuole..? Ma guarda un po’: vorrebbe rivedermi.
Sto per cancellare il messaggio e bloccare il numero, poi ci ripenso: in fondo ha un bel cazzo, e sa usarlo abbastanza bene. Non è colpa sua se ha una moglie stronza.
Ci penserò…
Addento la brioche con la marmellata e mi rilasso al sole ancora non rovente.
Riapro gli occhi e torno ad osservare la vita lungo i moli.
Vedo la BMW che parcheggia alla rotonda e la coppietta che scende guardandosi intorno.
Una bella ragazza mora e riccia con gli occhiali, un po’ il mio tipo… Anche lui non male, il classico maschio di mezza età che piace a me. Certo che è un po’ anzianotto per la ragazzotta. Certo che, detto da me…
Si guardano intorno un po’ spaesati, poi la brunetta punta un dito nella nostra direzione, e i due si avviano verso i moli.
Resto perplessa un istante, come colta da un dejà vu; poi realizzo.
Franci.
E suo padre Guido…
Oddio che situazione. Due anni fa me me li scopavo entrambi, padre e figlia, all’insaputa uno dell’altra.
Lui cercava di capire chi fosse l’amante lesbica della sua bambina, e io facendo finta di aiutarlo mi sono approfittata della situazione. Non sono molto fiera di quello che ho fatto; però mi sono divertita un sacco…
- Mara – faccio, sollevando lo sguardo sulle altre: - C’è la Franci.
- Cosa? Franci!
La ninfetta napoletana fa un salto sulla sedia, lascia cadere la tazza del cappuccino e si mette a correre verso l’amore della sua vita.
Eva e Giulia scoppiano a ridere nel vedere l’amichetta che dimentica della sua innata pigrizia corre incontro ai nuovi arrivati, mentre Jasmine perplessa osserva senza capire.
- Hai visto? – le fa la Giulia dandole di gomito – Mara vede solo la Franci… Lei e io siamo davvero soltanto amiche.
Un lieve sorriso addolcisce il bel viso della giovane berbera mentre segue la corsa della rivale lungo il molo.
Giulia si alza per preparare altro caffè mentre io osservo l’abbraccio fra le due ragazze sotto lo sguardo di Guido, nascosto dietro occhiali scurissimi.
- Così quello è il famoso papà della Franci – commenta mia figlia dal cucinino – Quello che ti scopavi quando eravamo ancora a Milano… Avrà scoperto che eri tu quella che si faceva sua figlia.
- Già.
Mi domando a disagio se sia qui per darmi un pugno sul naso. In fondo non solo gli ho pervertito la sua bambina mentre ero la sua insegnante, ma l’ho anche preso in giro per oltre sei mesi. Nei suoi panni, io sarei piuttosto incazzata.
Dove ho messo il kalashnikov? Potrei averne bisogno…
Il trio arriva alla battagliola e io mi alzo in piedi per accogliere gli ospiti a bordo: in fondo sono il capitano.
- Ciao Franci! – li saluto – Guido…
Le ragazze corrono a bordo mentre lui mi fissa con cipiglio, le mani sui fianchi.
- Pat…
Franci e Eva si fissano un istante con ostilità, poi Giulia butta le braccia al collo della mia ex, e anche l’olandesina si scioglie e si unisce alle feste.
Mentre le ragazzine cominciano a strepitare e Giulia introduce anche Jasmine (almeno lei non fa chiasso), io e Guido continuiamo a fissarci.
E’ lui a rompere il silenzio: - Non so se abbracciarti o prenderti a calci.
Io scrollo le spalle: - Intanto perché non sali a bordo?
Lui fa un sorriso tirato e imbocca la battagliola.
Mi volto e mi trovo davanti sua figlia.
Franci mi sorride da sotto gli occhiali e mi butta le braccia al collo, stampandomi un casto bacio sulla guancia.
- Ciao Pat – mi fa – E’ bello rivederti.
- Hmmm… Lo pensa anche tuo padre?
Risatina: - Non lo so. Perché non glie lo chiedi?
Già.
Mi giro verso di lui con una smorfia: - Benvenuto a bordo della Serenissima.
Smorfia di lui: - Bella barca, complimenti… Francesca dice che hai scaricato tuo marito e adesso hai una compagna fissa.
Annuisco spostandomi il ciuffo dalla fronte: - La stangona bionda con la canotta arancione.
- Sembra abbia la stessa età di Francesca.
- Un paio di mesi di più. Ormai lo sai, sono una pervertita.
Guido getta uno sguardo a Eva e annuisce: - Splendida ragazza, comunque. Francesca aveva ragione: complimenti.
- Grazie. Anche tu sei in forma… E tua moglie?
Un sorriso tirato: - Ex moglie; anche io ho tratto le mie conclusioni dopo che ci siamo lasciati. Tutto sommato, credo di doverti ringraziare.
Ci guardiamo. Riconosco l’aroma del suo dopobarba.
Le labbra mi si increspano in un sorriso tirato, e mi accorgo che anche lui sta sogghignando.
Ci abbracciamo come due amanti che si ritrovano dopo anni.
La gioia evidente di Mara e Franci nel ritrovarsi è così evidente e contagiosa, che anche Eva e io ci rilassiamo.
Mentre sua figlia e la sua amichetta si sbaciucchiano su un lettino prendisole dimentiche degli altri e Jasmine aiuta mia figlia a preparare altro caffè, Guido si siede al tavolo davanti a me.
No, Guido non è arrabbiato: era solo curioso di rivedermi, e ha colto l’occasione accompagnando la Franci a Rimini da Mara. L’appartamento delle napoletane era vuoto (Elena deve essere ancora a farsi sbattere a casa di Enrico), e così sono venuti a cercare la Serenissima alla Marina, dove Franci ricordava di averci viste attraccate l’anno prima.
Eva viene a sedersi accanto a me e sorride tendendo la mano e presentandosi: - Eva van Maar, piacere.
Guido è ancora il perfetto gentiluomo che ricordavo, e risponde galantemente.
Il divorzio gli ha fatto bene: è in ottima forma, e mi ricordo perfettamente perché ci sono finita a letto insieme due anni prima. E’ un gran figo, e a giudicare dallo sguardo di Eva, direi che lo pensa anche lei.
Hanno preso una stanza in albergo poco distante dalla Marina, vicino all’appartamento di Elena e Mara, e si tratterranno per un po’. Quanto? Beh, dipende…
Già. Situazione un po’ ingarbugliata.
Chiacchieriamo tutta la mattina, poi poco prima di pranzo i milanesi si scusano ma devono andare a prendere la camera in albergo; la Mara si accoda, mano nella mano al suo amore, e noi rimaniamo a bordo a guardarli incamminarsi verso la BMW e poi partire con un rombo verso l’albergo.
- Cosa ne pensi? – faccio a Eva, tenendole un braccio intorno alle spalle.
- Hmmm… - fa lei con uno sguardo da predatrice – Hai intenzione di riprendertelo? Perché altrimenti ho intenzione di farmelo io…
***
L’effetto più positivo dell’arrivo dei Chiosa è che ora Jasmine si è completamente rilassata: sa che la Mara non è un ostacolo fra lei e Giulia.
In spiaggia troviamo Elena, tutta agitata: la Mara le ha telefonato e le ha spiegato la situazione… Cosa ci sia da agitarsi tanto io non lo capisco, ma ho rinunciato da tempo ad entrare nella testa di una madre napoletana.
Sta di fatto che Guido le ha invitate tutte e due al ristorante per cena, e lei è emozionata all’idea di conoscere il padre della ragazza di sua figlia: praticamente il suo consuocero, che nella sociologia partenopea sembra essere una figura piuttosto importante, specie se dotato di grana.
- Rilassati, Guido è un tipo alla mano. E simpatico…
- Maronn’ – la terrona è davvero scossa dall’evento inatteso – Pat, cosà m’aggia a indossàr ppé ‘a seratò? Chello è nu ‘e classe!
- Elena calmati: se parli così, io non capisco un cazzo.
Deglutisce: - Mara dice che è un tipo di classe… Non voglio che mi prenda per una vajassa!
Non sono sicura di cosa sia esattamente una “vajassa”, ma probabilmente a giudicare dall’onomatopea la parola descrive bene la mia amica e compagna di porcate. Comunque cerco di calmarla.
In fondo credo che i due consuoceri si piaceranno anche troppo…
Stiamo preparando la cena a bordo per noi quattro, quando mi arriva la telefonata della Leti.
Ha la voce rotta dal pianto: lei e Enrico hanno litigato, di brutto. Chiede se può venire da noi…
Naturalmente. Prepariamo per un commensale in più.
Quando arriva, Letizia è ancora sconvolta. Mi si getta fra le braccia e ricomincia a piangere disperata, bagnandomi il collo con le lacrime…
La faccio sedere.
Giulia e Jasmine ci lasciano spazio, e per una volta anche Eva rinuncia a fare la psicologa lasciando a me la patata bollente.
Ci metto un po’ a capire, perché la cosa è un po’ confusa.
In breve, Letizia si è fatta sbattere per tutta la notte e metà della mattina da Sergio a casa sua. Poi, quando è tornata a casa, ha chiamato Enrico sperando di trovarlo almeno un po’ geloso…
Invece lui era ancora a letto con Elena, soddisfatto e di ottimo umore.
Sfido io, penso fra me, dopo una notte con quel troione!
Alla Leti l’esperimento della coppia aperta piace molto, certo, però… Insomma, lei vuole che Enrico le stia appresso, la insegua, la corteggi. Per questo ha fatto la stronza con Sergio ormai per quasi un anno. Ma a Enrico sembra che non importi.
- Pat, a lui non importa niente di me! – grida e mi scoppia nuovamente in lacrime contro la spalla.
Ma perché cazzo è venuta proprio da me? Io sono quella che non si è mai innamorata di un uomo in vita sua! Accidenti, adesso cosa le dico?
- Leti, tesoro… Enrico e sergio sono due paraca. Sono più che fratelli… Non riuscirai mai a usare uno di loro contro l’altro!
- Vuoi… (sniff!) Vuoi dire che per Enrico, Sergio conta più di me?
- No, non intendevo questo… Voglio dire che si fida talmente di lui, che non ne sarà mai geloso. Chiunque, ma non lui!
- Oh…
Nuova crisi di pianto. E alla fine, la domanda classica dei cuori infranti.
- Pat, sono disperata! Cosa devo fare, adesso?
Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo…
Giusto: devo trovarle un cazzo. Un cazzo che non sia quello di Sergio.
Hmmm…
Leti passa la notte a bordo con noi: non mi fido a lasciarla andare via da sola. Tanto, Giulia passa la notte nel letto di Jasmine, quindi la sua cabina è libera.
Appena è a letto mi raggiunge la Giulia, tutta divertita.
Mara le ha riferito per telefono della serata a quattro al ristorante: sua madre si è squagliata come un ghiacciolo davanti a Guido, e a detta di sua figlia deve aver fatto uno sforzo tremendo per tenere le gambe chiuse…
Elena e Guido? No: pessima idea.
La storia fra Franci e Mara è seria, e va protetta.
Bisogna fare qualcosa… Possibile che capitino tutte a me?
Parlo con Eva nel lettone.
Lei sogghigna, strofinandosi nuda contro di me dopo aver fatto l’amore.
- Manda un messaggio a Guido e invitalo per colazione – mi dice – Tanto la Franci sarà a letto con Mara da qualche parte, e lui è sicuramente solo.
Devo proprio essere stupida in queste cose, perché non afferro subito: - Ma ti sembra il caso? C’è la povera Leti a bordo…
- Appunto.
Letizia e Guido? Cazzo, che idea!
Non le dico niente, ma come arriva sul ponte per fare colazione, ancora pesta e con gli occhioni gonfi per il pianto, comincio a preparare per mollare gli ormeggi.
Guido arriva puntualissimo, da perfetto bauscia: elegante come sempre anche se sportivo, con una bella camicia colorata e calzoni da vela.
Eva e Giulia fanno gli onori di casa, Jasmine mi aiuta a manovrare fuori dal porto canale, e quando la colazione è in tavola siamo già al largo.
Raggiungo gli altri al tavolo grande sul ponte e mi siedo a capotavola con Eva alla mia destra. Giulia ha fatto sistemare Guido di fronte a me e piazzato la Leti alla sua destra; Jasmine e Giulia si siedono nei due posti rimasti liberi e versano il caffè.
E poi, che la natura segua il suo corso.
Non so se Guido avesse intenzione di provarci con me: Franci le ha spiegato come il mio rapporto con eva sia consolidato anche se siamo una coppia piuttosto promisqua, e comunque credo che la presenza di mia figlia lo inibisca un po’.
Di certo però, la Leti è un bel bocconcino anche se non nella sua forma migliore: con Eva già presa e le ragazzine fuori gioco per l’età, è normale che Letizia si trovi a ricevere le attenzioni dapprima semplicemente garbate e poi sempre più interessate di un gentiluomo attraente e libero.
Quando facciamo il bagno, lui le resta galantemente vicino. Più tardi a pranzo le riempie gentilmente il bicchiere.
La Leti apprezza. Sorride.
Si sente apprezzata, e anche un po’ corteggiata.
Dopo mangiato mi tolgo la canotta e ordino a tutte il topless obbligatorio. Mi trattengo dal passare al nudo integrale che pure sarebbe abbastanza normale per noi altre, ma almeno Guido ha modo di ammirare le grazie della Leti, che sono davvero notevoli.
So cosa state pensando: “ammucchiata!”.
Invece no. Ci tengo che a Guido giri la testa, e non per la birra che pure distribuisco generosamente ai miei ospiti.
Niente sesso fino al rientro in porto, a metà pomeriggio, quando Guido si offre galantemente di riaccompagnare Letizia a casa con la sua BMW…
Ignoro cosa sia successo più tardi fra loro.
Quanto a noi…
Beh, all’attracco troviamo una seicento scassata parcheggiata alla rotonda, e due ragazzotti che invitano la Giulia per una pizza e quattro salti.
Mentre sto cercando di farle le raccomandazioni che una madre deve fare pro forma, Eva riceve una telefonata. Chiacchiera un po’, poi richiude mentre io guardo mia figlia che si allontana allegramente con i due ragazzotti che se la sono già scopata due sere prima e probabilmente se la scoperanno di nuovo stanotte.
- Ti dispiace se stasera esco senza di te?
Mi volto sorpresa e la guardo.
Eva sorride imbarazzata, il cellulare ancora in mano, ma la comunicazione già chiusa: non mi sta chedendo il permesso, ha già detto di sì.
- Con chi ti vedi?
- Con Massimo. Sai, il ragazzo dell’altra sera…
Il maschione di colore, quello che mi sono fatta anch’io a fine serata. Certo.
Sono spiazzata.
Annuisco meccanicamente, un po’ ferita dentro, ma non voglio darlo a vedere.
Eva sorride contenta e corre a prepararsi.
Devo continuare a ripetermi che la mia compagna non è lesbica. Le piacciono gli uomini, e molto. Non posso tenerla in gabbia. E’ giovane e ha le sue esigenze. E’ mio dovere capirla.
Ma ho gli occhi pieni di lacrime.
Quando riemerge da sottocoperta, Eva è uno splendore.
I capelli biondo platino sciolti sulle spalle, un top nero che le scopre completamente le spalle e anche il pancino piatto, una minigonna nera da stupro, e i suoi bei sandali dorati che staccano così bene sull’abbronzatura perfetta.
E’ bellissima, e mi si spezza il cuore vederla scendere a terra da sola per andare a incontrare un uomo.
Mi bacia in bocca prima di scendere.
- Grazie, Pat – sussurra guardandomi negli occhi – Sei fantastica: ti amo…
Già. Però va a farsi scopare da un ragazzone della sua età.
Spero che non noti le lacrime appena asciugate negli occhi che tengo apposta nella penombra.
La guardo allontanarsi verso la rotonda dove l’aspetta il suo ragazzo, e mi sento a pezzi.
Mi lascio cadere sulla poltroncina del capitano e respiro a fondo l’aria fresca della sera.
Poi prendo il cellulare e cerco sullo schermo, finché non trovo la chiamata di Carlo. Di getto, digito una risposta.
Poi rimango lì, sola e triste, a guardare la luna che si specchia sulle acque appena increspate della darsena.
Sento una mano sulla spalla e mi volto.
Jasmine.
La vedo sorridere un po’ triste, e mi ricordo che non sono la sola a sentirsi un po’ trascurata questa sera…
Restiamo lì qualche minuto, poi lei mi prende per mano in un chiaro invito.
Mi riscuoto e la seguo sottocoperta.
La notte sarà lunga…
***
Mi risveglio alle prime luci dell’alba, in una posizione diversa dal solito, e i primi raggi del sole mi colpiscono gli occhi.
Jasmine giace addormentata nel lettone accanto a me, nuda.
Ho ancora in bocca il sapore del suo sesso.
La schiena mi brucia dove mi ha graffiata nella foga del piacere, e sento nel ventre il languore che mi permane sempre dopo un orgasmo prolungato e particolarmente intenso: Jasmine è bravissima con le dita, e le sue sono davvero lunghissime…
Mi giro a guardarla: è splendida… Così diversa da Eva. Così mediterranea, con i lineamenti fini e marcati ad un tempo, i capelli nerissimi, gli occhi grigi quasi come i miei, la pelle olivastra e perfettamente liscia… Magra peggio di me, e per di più senza i miei muscoli, ma con due splendide tette tonde e sode che riempiono perfettamente una terza di reggiseno.
E’ ancora un po’ impacciata a letto, ma sta imparando ad assaporare il piacere, e anche a donarlo.
Questa è la prima volta che me la porto a letto: finora l’ho scopata solo una volta insieme a Eva, e per il resto è stata riserva di caccia della Giulia, che è piuttosto riservata circa il suo complesso rapporto con Jasmine.
Mi sento un po’ in colpa, quasi come quando oltrepasso il limite con la Giulia: sento Jas più come una figlia che come una preda.
Forse mi sto rammollendo.
Però è stato bello…
Faccio per alzarmi: voglio preparare il caffè. Per Jasmine quando si sveglia, per Eva e Giulia quando torneranno, e perché no, anche per me…
Ma Jas riapre gli occhi e mi sorride.
Mi prende per il polso. Mi attira a sé.
Ci baciamo in bocca, a lungo. Sento la sua lingua sulla mia, intorno alla mia, contro la mia. Assaporo la sua saliva e le offro la mia.
Ci abbracciamo forte. Le prendo un seno e lo stringo mentre lei mi artiglia di nuovo la schiena. Sento nuovamente le sua dita fra le gambe e le apro per concederle accesso alla mia intimità… Le pizzico i capezzoli mentre lei gioca con il mio clito.
Prima avevamo fatto l’amore; adesso scopiamo.
Ci ritroviamo quasi naturalmente a sessantanove, stese sul fianco, e mentre apro le cosce per offrirmi, mi tuffo a divorarla con tutta la foga della lesbica navigata.
Sento le sue dita dentro mentre mi lecca il grilletto; io mi spingo con la lingua dentro la vagina stretta e rovente, e mi godo il calore della coscia che mi chiude la testa in una morsa.
E’ dolcissima, come tutte le ragazze giovani… Succulenta. Mi sento una pantera che divora la sua preda, ma so di essere a mia volta pasto per una giovane belva.
Ho come un rombo nelle orecchie, e mi rendo conto che è la sua voce: Jasmine sta gridando. Grida di piacere.
Mi gode in bocca. Io bevo, assetata… Finché non vengo anch’io con un rantolo.
Rimaniamo immobili, ansimando in cerca di aria.
Poi ci giriamo e torniamo a baciarci con più calma. Con più dolcezza…
Sento di nuovo la sua voce, più sommessa: - Pat…
La prima a rientrare è la Giulia.
Arriva a piedi, con calma. La seicento sarà morta del tutto? O forse il conducente non è in grado di guidare, penso con ironia non troppo sottile, mentre mia figlia sale la battagliola con un sorriso soddisfatto.
Mi bacia in bocca, e si ritrae con uno scatto, gli occhi che brillano.
- Sei stata con Jasmine.
Non è una domanda, ma una constatazione. Che stupida sudiciona: non mi sono ancora lavata i denti…
- Ti dispiace?
- Ma figurati! Sono contenta per tutte e due… E’ brava, vero? Ho cercato di insegnarle quel poco che so.
- Ah, così saresti già una nave scuola per giovani seguaci di Saffo? Come è andata la tua, di serata?
Giulia si stiracchia e si siede accanto a me al tavolo sul ponte. Fa una smorfia sedendosi, e mi sorride di nuovo.
- Hmmm… Direi bene. Non ho una grande esperienza di ragazzi, ma direi che Mauro e Danilo sono nella media.
- Va tutto bene?
Nuova smorfia: - Sì, certo… Ti dispiace se vado a dormire un po’? Sono stanchissima.
Quella smorfia la riconosco: - Giulia, ti sei fatta inculare?
Un nuovo sorrisetto compiaciuto mentre si tira in piedi: - Hmmm… Lo sai che non è stata la mia prima volta. Però volevo provare un tramezzino: è per questo che me ne servivano due!
Rimango a bocca aperta mentre mia figlia scende lentamente le scale per scendere sotto coperta.
- Jasmine è ancora nel tuo letto? Perché forse una leccatina da quelle parti non mi dispiacerebbe, mi brucia un pochino…
Non dovrei sorprendermi troppo: in fondo cosa dovrei aspettarmi da mia figlia? Non le ho fornito esattamente un buon modello di decenza sessuale.
Eva ancora non si vede.
Cominco ad essere preoccupata. Mi sento come un groppo in gola e ho lo stomaco chiuso: riesco a mandare giù il caffè ma niente di solido mi scende dal gargarozzo.
Speravo di veder risalire almeno Jasmine, ma anche lei sembra incollata al letto.
I moli della darsena si stanno popolando, ma Eva non si vede ancora.
OK, lo ammetto: sono gelosa.
Peggio: mi sento cornuta. Eva è uscita con un ragazzo, per di più di colore, e si sta facendo scopare ormai da almeno dodici ore… E ancora non torna.
Ci sto male.
Le altre, quando stanno male, vengono da me. Giulia, Mara, Jasmine, Letizia… E io, da chi vado quando mi sento divorare dentro?
Non ero mai stata innamorata prima di conoscere Eva.
Invaghita, forse, un paio di volte… Attratta fisicamente, certo.
Sono stata bene con qualcuno: la mia compagna di banco alle superiori, un paio di ragazzi quando avevo vent’anni, il padre di Giulia (ma come cazzo si chiamava?), la prima Eva, la Franci, Guido, il Fabio…
Ma di nessuno di loro ho mai sentito la mancanza. Per nessuno di loro ho mai provato il desiderio di esclusività.
Ho provato rivalità per chi me li contendeva, ma non ci sono mai stata male.
Non sono mai stata gelosa.
Perché non sono mai stata innamorata.
Eva, dove sei?
Mi scappa un singhiozzo.
Patrizia Visentin che piagnucola… Se lo dite a qualcuno vi strozzo.
Sto malissimo.
Perché non torna?
Sono le nove. La Marina è piena di vita; sulla maggior parte delle barche abitate stanno preparando la colazione.
Io sono da sola, sul ponte della mia barca.
Sola con il mio tormento, a cui non sono abituata.
Una Yaris nera parcheggia alla rotonda: l’auto di Massimo, quella in cui mi sono fatta sbattere due sere prima.
Eva scende, scoprendo per un istante le sue gambe stupende prima di alzarsi in piedi. Il suo ragazzo scende anche lui: davvero uno splendido esemplare di maschio.
Si abbracciano. Si baciano in bocca, piuttosto a lungo; lui le tiene le mani sulle chiappe appena coperte dalla minigonna, con un’aria di possesso che mi fa più male del bacio in bocca.
Poi si separano: un gesto di saluto, e lei viene verso il nostro molo.
Non so se sentirmi sollevata nel vederla finalmente rientrare, oppure se sprofondare dopo averla vista scambiare con lui effusioni che credevo riservate solo a me…
Scopare va bene: si può fare l’intera Rimini se vuole, e buon divertimento! Ma sentimenti no: quelli li voglio per me sola…
Sono innamorata, cazzo!
Innamorata, e gelosa.
Mi ha vista: agita una mano facendomi un saluto. Vedo il lampo dei denti esposti nel suo sorriso.
Accelera il passo. Un minuto, ed è alla battagliola.
Mi alzo in piedi, le vado incontro…
E’ nelle mie braccia.
- Eva!
- Hmmm… - bacio – Ciao Pat. Sei in piedi da molto?
Non so cosa dire. Vorrei subissarla di domande, aggredirla, insultarla, dirle che l’amo… Sto zitta.
Lei si lecca le labbra e sorride, ammiccando: - Vi siete divertite, tu e Jasmine? Scommetto che l’hai lasciata nel lettone a ronfare come una gattina, vero?
Non è gelosa neanche un po’!
- Insomma – faccio io fingendo noncuranza – E’ stato molto dolce con lei, ma tu mi sei mancata. E com’è andata con Massimo?
- Uh, benone! Ha buttato fuori i suoi amici e ci abbiamo dato dentro tutta la notte… Davvero notevole, ma lo sai bene: lo hai provato anche tu, no?
Già.
- Vi rivedrete?
Aspetto la risposta con angoscia.
- Beh, spero proprio di sì! – un sorriso smagliante – Credo proprio di essermi trovata anch’io un amante fisso, un po’ come te con Sergio, Enrico e questo Carlo… Almeno fino a quando salperemo l’ancora per tornare a Venezia. C’è ancora un po’ di caffè? Poi mi farei una bella doccia… Perché non la fai anche tu insieme a me? Una bella doccia strette strette, e poi tante coccole nel lettone, sempre che Jasmine si sia alzata naturalmente…
Cerchiamo di non fare rumore: mezzanotte è passata da un pezzo e le ragazzine staranno sucuramente dormendo. Giulia ha invitato la Mara a passare la notte sulla Serenissima visto che sua madre era con noi, e a meno che Jasmine non abbia tagliato la gola a quella che percepisce come una rivale, ora saranno tutte e tre addormentate, probabilmente nello stesso letto.
Giulia sembrava piuttosto sicura di sé quando mi ha detto di non preoccuparmi, e io ho imparato a fidarmi di mia figlia.
Sul ponte è tutto tranquillo.
Scendiamo sotto coperta e io tendo l’orecchio, ma dalle cabine di poppa (quelle di Giulia e Jasmine) non viene alcun suono. Anche le porte sono chiuse, e io non reputo necessario rischiare di svegliarle per guardare dentro…
Ci avviamo alla cabina padronale a prua, cercando di non sbattere contro il tavolo nel quadrato, e Eva apre la porta appena socchiusa…
Mi fermo di botto sentendo la mia compagna ridacchiare; poi lei si fa da parte e posso guardare anch’io dentro la nostra camera.
Nella penombra distinguo tre corpi nudi, immobili se non per il lieve movimento del respiro.
Le tre ninfette giacciono addormentate nel lettone disfatto, ancora aggrovigliate dopo quella che deve essere stata una lesbicata mozzafiato.
Sul pavimento, vicino alla mano penzolante di Jasmine, c’è lo strapon di Eva, ancora luccicante di umori e gel.
La Giulia aveva ragione: non c’era motivo di preoccuparsi…
La tentazione di saltar loro addosso è fortissima, ma per fortuna Eva mi trascina via.
Finiamo a dormire nella cabina della Giulia, strette nel suo letto a una piazza e mezza, ma non ci dispiace di certo…
Mi addormento abbracciata a Eva, ma con una curiosità sbarazzina che vaga nei miei pensieri che sfumano nel sogno: chi ha usato lo strapon, e su quale compagna?
***
Ci svegliamo con un piacevole profumo di caffè nell’aria: abbiamo lasciato la porta aperta per respirare meglio, e l’aroma arriva facilmente dal cucininopochi metri più a prua.
Ci scambiamo un bacio, ci stiracchiamo tutte, e ci alziamo in piedi.
Saliamo sul ponte dopo aver recuperato nella nostra cabina magliette e mutandine, e troviamo la tavola apparecchiata e tre ragazzine allegre e sorridenti intente a godersi il sole del mattino.
Giulia sta controllando gli strumenti di bordo, Jasmine ascolta la musica nelle cuffiette seduta a tavola e Mara sta posando il caffè a centrotavola.
- Scusate se abbiamo occupato il vostro letto – ci dice la Giulia dopo averci baciate sulle labbra – Nel mio non ci stavamo in tre… Poi dobbiamo esserci addormentate, mi dispiace.
Le do un buffetto e Eva le tira un bacio con aria complice.
Pace fatta dunque fra Mara e Jasmine..?
Beh, magari per ora è solo armistizio. Almeno a letto le due le due sembrano andare d’accordo, per il resto si vedrà.
Sorseggio il mio cappuccino mentre Eva si unisce alle chiacchiere delle ragazzine e osservo pigramente il traffico sulle altre barche attraccate e sulle banchine della Marina, dove un po’ tutti stanno facendo colazione come noi.
Il mio cellulare ronza: messaggio in arrivo.
Lo sollevo pigramente: le persone che contano nella mia vita sono tutte intorno al tavolo, quindi chiunque sia ha una bassa priorità…
Inarco le sopracciglia: Carlo.
Carlo?
Ah, sì: l’avvocato che ho scopato due notti fa sotto il naso di quella stronza della moglie… Adesso mi ricordo; gli ho lasciato il mio numero di cellulare.
Perché l’ho fatto? Io con gli uomini, a parte rare eccezioni, sono una da una botta e via…
Hmmm… Forse per il gusto di portarlo via a sua moglie. Portarglielo via del tutto, intendo. Sì, deve essere per questo. Cosa vuole..? Ma guarda un po’: vorrebbe rivedermi.
Sto per cancellare il messaggio e bloccare il numero, poi ci ripenso: in fondo ha un bel cazzo, e sa usarlo abbastanza bene. Non è colpa sua se ha una moglie stronza.
Ci penserò…
Addento la brioche con la marmellata e mi rilasso al sole ancora non rovente.
Riapro gli occhi e torno ad osservare la vita lungo i moli.
Vedo la BMW che parcheggia alla rotonda e la coppietta che scende guardandosi intorno.
Una bella ragazza mora e riccia con gli occhiali, un po’ il mio tipo… Anche lui non male, il classico maschio di mezza età che piace a me. Certo che è un po’ anzianotto per la ragazzotta. Certo che, detto da me…
Si guardano intorno un po’ spaesati, poi la brunetta punta un dito nella nostra direzione, e i due si avviano verso i moli.
Resto perplessa un istante, come colta da un dejà vu; poi realizzo.
Franci.
E suo padre Guido…
Oddio che situazione. Due anni fa me me li scopavo entrambi, padre e figlia, all’insaputa uno dell’altra.
Lui cercava di capire chi fosse l’amante lesbica della sua bambina, e io facendo finta di aiutarlo mi sono approfittata della situazione. Non sono molto fiera di quello che ho fatto; però mi sono divertita un sacco…
- Mara – faccio, sollevando lo sguardo sulle altre: - C’è la Franci.
- Cosa? Franci!
La ninfetta napoletana fa un salto sulla sedia, lascia cadere la tazza del cappuccino e si mette a correre verso l’amore della sua vita.
Eva e Giulia scoppiano a ridere nel vedere l’amichetta che dimentica della sua innata pigrizia corre incontro ai nuovi arrivati, mentre Jasmine perplessa osserva senza capire.
- Hai visto? – le fa la Giulia dandole di gomito – Mara vede solo la Franci… Lei e io siamo davvero soltanto amiche.
Un lieve sorriso addolcisce il bel viso della giovane berbera mentre segue la corsa della rivale lungo il molo.
Giulia si alza per preparare altro caffè mentre io osservo l’abbraccio fra le due ragazze sotto lo sguardo di Guido, nascosto dietro occhiali scurissimi.
- Così quello è il famoso papà della Franci – commenta mia figlia dal cucinino – Quello che ti scopavi quando eravamo ancora a Milano… Avrà scoperto che eri tu quella che si faceva sua figlia.
- Già.
Mi domando a disagio se sia qui per darmi un pugno sul naso. In fondo non solo gli ho pervertito la sua bambina mentre ero la sua insegnante, ma l’ho anche preso in giro per oltre sei mesi. Nei suoi panni, io sarei piuttosto incazzata.
Dove ho messo il kalashnikov? Potrei averne bisogno…
Il trio arriva alla battagliola e io mi alzo in piedi per accogliere gli ospiti a bordo: in fondo sono il capitano.
- Ciao Franci! – li saluto – Guido…
Le ragazze corrono a bordo mentre lui mi fissa con cipiglio, le mani sui fianchi.
- Pat…
Franci e Eva si fissano un istante con ostilità, poi Giulia butta le braccia al collo della mia ex, e anche l’olandesina si scioglie e si unisce alle feste.
Mentre le ragazzine cominciano a strepitare e Giulia introduce anche Jasmine (almeno lei non fa chiasso), io e Guido continuiamo a fissarci.
E’ lui a rompere il silenzio: - Non so se abbracciarti o prenderti a calci.
Io scrollo le spalle: - Intanto perché non sali a bordo?
Lui fa un sorriso tirato e imbocca la battagliola.
Mi volto e mi trovo davanti sua figlia.
Franci mi sorride da sotto gli occhiali e mi butta le braccia al collo, stampandomi un casto bacio sulla guancia.
- Ciao Pat – mi fa – E’ bello rivederti.
- Hmmm… Lo pensa anche tuo padre?
Risatina: - Non lo so. Perché non glie lo chiedi?
Già.
Mi giro verso di lui con una smorfia: - Benvenuto a bordo della Serenissima.
Smorfia di lui: - Bella barca, complimenti… Francesca dice che hai scaricato tuo marito e adesso hai una compagna fissa.
Annuisco spostandomi il ciuffo dalla fronte: - La stangona bionda con la canotta arancione.
- Sembra abbia la stessa età di Francesca.
- Un paio di mesi di più. Ormai lo sai, sono una pervertita.
Guido getta uno sguardo a Eva e annuisce: - Splendida ragazza, comunque. Francesca aveva ragione: complimenti.
- Grazie. Anche tu sei in forma… E tua moglie?
Un sorriso tirato: - Ex moglie; anche io ho tratto le mie conclusioni dopo che ci siamo lasciati. Tutto sommato, credo di doverti ringraziare.
Ci guardiamo. Riconosco l’aroma del suo dopobarba.
Le labbra mi si increspano in un sorriso tirato, e mi accorgo che anche lui sta sogghignando.
Ci abbracciamo come due amanti che si ritrovano dopo anni.
La gioia evidente di Mara e Franci nel ritrovarsi è così evidente e contagiosa, che anche Eva e io ci rilassiamo.
Mentre sua figlia e la sua amichetta si sbaciucchiano su un lettino prendisole dimentiche degli altri e Jasmine aiuta mia figlia a preparare altro caffè, Guido si siede al tavolo davanti a me.
No, Guido non è arrabbiato: era solo curioso di rivedermi, e ha colto l’occasione accompagnando la Franci a Rimini da Mara. L’appartamento delle napoletane era vuoto (Elena deve essere ancora a farsi sbattere a casa di Enrico), e così sono venuti a cercare la Serenissima alla Marina, dove Franci ricordava di averci viste attraccate l’anno prima.
Eva viene a sedersi accanto a me e sorride tendendo la mano e presentandosi: - Eva van Maar, piacere.
Guido è ancora il perfetto gentiluomo che ricordavo, e risponde galantemente.
Il divorzio gli ha fatto bene: è in ottima forma, e mi ricordo perfettamente perché ci sono finita a letto insieme due anni prima. E’ un gran figo, e a giudicare dallo sguardo di Eva, direi che lo pensa anche lei.
Hanno preso una stanza in albergo poco distante dalla Marina, vicino all’appartamento di Elena e Mara, e si tratterranno per un po’. Quanto? Beh, dipende…
Già. Situazione un po’ ingarbugliata.
Chiacchieriamo tutta la mattina, poi poco prima di pranzo i milanesi si scusano ma devono andare a prendere la camera in albergo; la Mara si accoda, mano nella mano al suo amore, e noi rimaniamo a bordo a guardarli incamminarsi verso la BMW e poi partire con un rombo verso l’albergo.
- Cosa ne pensi? – faccio a Eva, tenendole un braccio intorno alle spalle.
- Hmmm… - fa lei con uno sguardo da predatrice – Hai intenzione di riprendertelo? Perché altrimenti ho intenzione di farmelo io…
***
L’effetto più positivo dell’arrivo dei Chiosa è che ora Jasmine si è completamente rilassata: sa che la Mara non è un ostacolo fra lei e Giulia.
In spiaggia troviamo Elena, tutta agitata: la Mara le ha telefonato e le ha spiegato la situazione… Cosa ci sia da agitarsi tanto io non lo capisco, ma ho rinunciato da tempo ad entrare nella testa di una madre napoletana.
Sta di fatto che Guido le ha invitate tutte e due al ristorante per cena, e lei è emozionata all’idea di conoscere il padre della ragazza di sua figlia: praticamente il suo consuocero, che nella sociologia partenopea sembra essere una figura piuttosto importante, specie se dotato di grana.
- Rilassati, Guido è un tipo alla mano. E simpatico…
- Maronn’ – la terrona è davvero scossa dall’evento inatteso – Pat, cosà m’aggia a indossàr ppé ‘a seratò? Chello è nu ‘e classe!
- Elena calmati: se parli così, io non capisco un cazzo.
Deglutisce: - Mara dice che è un tipo di classe… Non voglio che mi prenda per una vajassa!
Non sono sicura di cosa sia esattamente una “vajassa”, ma probabilmente a giudicare dall’onomatopea la parola descrive bene la mia amica e compagna di porcate. Comunque cerco di calmarla.
In fondo credo che i due consuoceri si piaceranno anche troppo…
Stiamo preparando la cena a bordo per noi quattro, quando mi arriva la telefonata della Leti.
Ha la voce rotta dal pianto: lei e Enrico hanno litigato, di brutto. Chiede se può venire da noi…
Naturalmente. Prepariamo per un commensale in più.
Quando arriva, Letizia è ancora sconvolta. Mi si getta fra le braccia e ricomincia a piangere disperata, bagnandomi il collo con le lacrime…
La faccio sedere.
Giulia e Jasmine ci lasciano spazio, e per una volta anche Eva rinuncia a fare la psicologa lasciando a me la patata bollente.
Ci metto un po’ a capire, perché la cosa è un po’ confusa.
In breve, Letizia si è fatta sbattere per tutta la notte e metà della mattina da Sergio a casa sua. Poi, quando è tornata a casa, ha chiamato Enrico sperando di trovarlo almeno un po’ geloso…
Invece lui era ancora a letto con Elena, soddisfatto e di ottimo umore.
Sfido io, penso fra me, dopo una notte con quel troione!
Alla Leti l’esperimento della coppia aperta piace molto, certo, però… Insomma, lei vuole che Enrico le stia appresso, la insegua, la corteggi. Per questo ha fatto la stronza con Sergio ormai per quasi un anno. Ma a Enrico sembra che non importi.
- Pat, a lui non importa niente di me! – grida e mi scoppia nuovamente in lacrime contro la spalla.
Ma perché cazzo è venuta proprio da me? Io sono quella che non si è mai innamorata di un uomo in vita sua! Accidenti, adesso cosa le dico?
- Leti, tesoro… Enrico e sergio sono due paraca. Sono più che fratelli… Non riuscirai mai a usare uno di loro contro l’altro!
- Vuoi… (sniff!) Vuoi dire che per Enrico, Sergio conta più di me?
- No, non intendevo questo… Voglio dire che si fida talmente di lui, che non ne sarà mai geloso. Chiunque, ma non lui!
- Oh…
Nuova crisi di pianto. E alla fine, la domanda classica dei cuori infranti.
- Pat, sono disperata! Cosa devo fare, adesso?
Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo…
Giusto: devo trovarle un cazzo. Un cazzo che non sia quello di Sergio.
Hmmm…
Leti passa la notte a bordo con noi: non mi fido a lasciarla andare via da sola. Tanto, Giulia passa la notte nel letto di Jasmine, quindi la sua cabina è libera.
Appena è a letto mi raggiunge la Giulia, tutta divertita.
Mara le ha riferito per telefono della serata a quattro al ristorante: sua madre si è squagliata come un ghiacciolo davanti a Guido, e a detta di sua figlia deve aver fatto uno sforzo tremendo per tenere le gambe chiuse…
Elena e Guido? No: pessima idea.
La storia fra Franci e Mara è seria, e va protetta.
Bisogna fare qualcosa… Possibile che capitino tutte a me?
Parlo con Eva nel lettone.
Lei sogghigna, strofinandosi nuda contro di me dopo aver fatto l’amore.
- Manda un messaggio a Guido e invitalo per colazione – mi dice – Tanto la Franci sarà a letto con Mara da qualche parte, e lui è sicuramente solo.
Devo proprio essere stupida in queste cose, perché non afferro subito: - Ma ti sembra il caso? C’è la povera Leti a bordo…
- Appunto.
Letizia e Guido? Cazzo, che idea!
Non le dico niente, ma come arriva sul ponte per fare colazione, ancora pesta e con gli occhioni gonfi per il pianto, comincio a preparare per mollare gli ormeggi.
Guido arriva puntualissimo, da perfetto bauscia: elegante come sempre anche se sportivo, con una bella camicia colorata e calzoni da vela.
Eva e Giulia fanno gli onori di casa, Jasmine mi aiuta a manovrare fuori dal porto canale, e quando la colazione è in tavola siamo già al largo.
Raggiungo gli altri al tavolo grande sul ponte e mi siedo a capotavola con Eva alla mia destra. Giulia ha fatto sistemare Guido di fronte a me e piazzato la Leti alla sua destra; Jasmine e Giulia si siedono nei due posti rimasti liberi e versano il caffè.
E poi, che la natura segua il suo corso.
Non so se Guido avesse intenzione di provarci con me: Franci le ha spiegato come il mio rapporto con eva sia consolidato anche se siamo una coppia piuttosto promisqua, e comunque credo che la presenza di mia figlia lo inibisca un po’.
Di certo però, la Leti è un bel bocconcino anche se non nella sua forma migliore: con Eva già presa e le ragazzine fuori gioco per l’età, è normale che Letizia si trovi a ricevere le attenzioni dapprima semplicemente garbate e poi sempre più interessate di un gentiluomo attraente e libero.
Quando facciamo il bagno, lui le resta galantemente vicino. Più tardi a pranzo le riempie gentilmente il bicchiere.
La Leti apprezza. Sorride.
Si sente apprezzata, e anche un po’ corteggiata.
Dopo mangiato mi tolgo la canotta e ordino a tutte il topless obbligatorio. Mi trattengo dal passare al nudo integrale che pure sarebbe abbastanza normale per noi altre, ma almeno Guido ha modo di ammirare le grazie della Leti, che sono davvero notevoli.
So cosa state pensando: “ammucchiata!”.
Invece no. Ci tengo che a Guido giri la testa, e non per la birra che pure distribuisco generosamente ai miei ospiti.
Niente sesso fino al rientro in porto, a metà pomeriggio, quando Guido si offre galantemente di riaccompagnare Letizia a casa con la sua BMW…
Ignoro cosa sia successo più tardi fra loro.
Quanto a noi…
Beh, all’attracco troviamo una seicento scassata parcheggiata alla rotonda, e due ragazzotti che invitano la Giulia per una pizza e quattro salti.
Mentre sto cercando di farle le raccomandazioni che una madre deve fare pro forma, Eva riceve una telefonata. Chiacchiera un po’, poi richiude mentre io guardo mia figlia che si allontana allegramente con i due ragazzotti che se la sono già scopata due sere prima e probabilmente se la scoperanno di nuovo stanotte.
- Ti dispiace se stasera esco senza di te?
Mi volto sorpresa e la guardo.
Eva sorride imbarazzata, il cellulare ancora in mano, ma la comunicazione già chiusa: non mi sta chedendo il permesso, ha già detto di sì.
- Con chi ti vedi?
- Con Massimo. Sai, il ragazzo dell’altra sera…
Il maschione di colore, quello che mi sono fatta anch’io a fine serata. Certo.
Sono spiazzata.
Annuisco meccanicamente, un po’ ferita dentro, ma non voglio darlo a vedere.
Eva sorride contenta e corre a prepararsi.
Devo continuare a ripetermi che la mia compagna non è lesbica. Le piacciono gli uomini, e molto. Non posso tenerla in gabbia. E’ giovane e ha le sue esigenze. E’ mio dovere capirla.
Ma ho gli occhi pieni di lacrime.
Quando riemerge da sottocoperta, Eva è uno splendore.
I capelli biondo platino sciolti sulle spalle, un top nero che le scopre completamente le spalle e anche il pancino piatto, una minigonna nera da stupro, e i suoi bei sandali dorati che staccano così bene sull’abbronzatura perfetta.
E’ bellissima, e mi si spezza il cuore vederla scendere a terra da sola per andare a incontrare un uomo.
Mi bacia in bocca prima di scendere.
- Grazie, Pat – sussurra guardandomi negli occhi – Sei fantastica: ti amo…
Già. Però va a farsi scopare da un ragazzone della sua età.
Spero che non noti le lacrime appena asciugate negli occhi che tengo apposta nella penombra.
La guardo allontanarsi verso la rotonda dove l’aspetta il suo ragazzo, e mi sento a pezzi.
Mi lascio cadere sulla poltroncina del capitano e respiro a fondo l’aria fresca della sera.
Poi prendo il cellulare e cerco sullo schermo, finché non trovo la chiamata di Carlo. Di getto, digito una risposta.
Poi rimango lì, sola e triste, a guardare la luna che si specchia sulle acque appena increspate della darsena.
Sento una mano sulla spalla e mi volto.
Jasmine.
La vedo sorridere un po’ triste, e mi ricordo che non sono la sola a sentirsi un po’ trascurata questa sera…
Restiamo lì qualche minuto, poi lei mi prende per mano in un chiaro invito.
Mi riscuoto e la seguo sottocoperta.
La notte sarà lunga…
***
Mi risveglio alle prime luci dell’alba, in una posizione diversa dal solito, e i primi raggi del sole mi colpiscono gli occhi.
Jasmine giace addormentata nel lettone accanto a me, nuda.
Ho ancora in bocca il sapore del suo sesso.
La schiena mi brucia dove mi ha graffiata nella foga del piacere, e sento nel ventre il languore che mi permane sempre dopo un orgasmo prolungato e particolarmente intenso: Jasmine è bravissima con le dita, e le sue sono davvero lunghissime…
Mi giro a guardarla: è splendida… Così diversa da Eva. Così mediterranea, con i lineamenti fini e marcati ad un tempo, i capelli nerissimi, gli occhi grigi quasi come i miei, la pelle olivastra e perfettamente liscia… Magra peggio di me, e per di più senza i miei muscoli, ma con due splendide tette tonde e sode che riempiono perfettamente una terza di reggiseno.
E’ ancora un po’ impacciata a letto, ma sta imparando ad assaporare il piacere, e anche a donarlo.
Questa è la prima volta che me la porto a letto: finora l’ho scopata solo una volta insieme a Eva, e per il resto è stata riserva di caccia della Giulia, che è piuttosto riservata circa il suo complesso rapporto con Jasmine.
Mi sento un po’ in colpa, quasi come quando oltrepasso il limite con la Giulia: sento Jas più come una figlia che come una preda.
Forse mi sto rammollendo.
Però è stato bello…
Faccio per alzarmi: voglio preparare il caffè. Per Jasmine quando si sveglia, per Eva e Giulia quando torneranno, e perché no, anche per me…
Ma Jas riapre gli occhi e mi sorride.
Mi prende per il polso. Mi attira a sé.
Ci baciamo in bocca, a lungo. Sento la sua lingua sulla mia, intorno alla mia, contro la mia. Assaporo la sua saliva e le offro la mia.
Ci abbracciamo forte. Le prendo un seno e lo stringo mentre lei mi artiglia di nuovo la schiena. Sento nuovamente le sua dita fra le gambe e le apro per concederle accesso alla mia intimità… Le pizzico i capezzoli mentre lei gioca con il mio clito.
Prima avevamo fatto l’amore; adesso scopiamo.
Ci ritroviamo quasi naturalmente a sessantanove, stese sul fianco, e mentre apro le cosce per offrirmi, mi tuffo a divorarla con tutta la foga della lesbica navigata.
Sento le sue dita dentro mentre mi lecca il grilletto; io mi spingo con la lingua dentro la vagina stretta e rovente, e mi godo il calore della coscia che mi chiude la testa in una morsa.
E’ dolcissima, come tutte le ragazze giovani… Succulenta. Mi sento una pantera che divora la sua preda, ma so di essere a mia volta pasto per una giovane belva.
Ho come un rombo nelle orecchie, e mi rendo conto che è la sua voce: Jasmine sta gridando. Grida di piacere.
Mi gode in bocca. Io bevo, assetata… Finché non vengo anch’io con un rantolo.
Rimaniamo immobili, ansimando in cerca di aria.
Poi ci giriamo e torniamo a baciarci con più calma. Con più dolcezza…
Sento di nuovo la sua voce, più sommessa: - Pat…
La prima a rientrare è la Giulia.
Arriva a piedi, con calma. La seicento sarà morta del tutto? O forse il conducente non è in grado di guidare, penso con ironia non troppo sottile, mentre mia figlia sale la battagliola con un sorriso soddisfatto.
Mi bacia in bocca, e si ritrae con uno scatto, gli occhi che brillano.
- Sei stata con Jasmine.
Non è una domanda, ma una constatazione. Che stupida sudiciona: non mi sono ancora lavata i denti…
- Ti dispiace?
- Ma figurati! Sono contenta per tutte e due… E’ brava, vero? Ho cercato di insegnarle quel poco che so.
- Ah, così saresti già una nave scuola per giovani seguaci di Saffo? Come è andata la tua, di serata?
Giulia si stiracchia e si siede accanto a me al tavolo sul ponte. Fa una smorfia sedendosi, e mi sorride di nuovo.
- Hmmm… Direi bene. Non ho una grande esperienza di ragazzi, ma direi che Mauro e Danilo sono nella media.
- Va tutto bene?
Nuova smorfia: - Sì, certo… Ti dispiace se vado a dormire un po’? Sono stanchissima.
Quella smorfia la riconosco: - Giulia, ti sei fatta inculare?
Un nuovo sorrisetto compiaciuto mentre si tira in piedi: - Hmmm… Lo sai che non è stata la mia prima volta. Però volevo provare un tramezzino: è per questo che me ne servivano due!
Rimango a bocca aperta mentre mia figlia scende lentamente le scale per scendere sotto coperta.
- Jasmine è ancora nel tuo letto? Perché forse una leccatina da quelle parti non mi dispiacerebbe, mi brucia un pochino…
Non dovrei sorprendermi troppo: in fondo cosa dovrei aspettarmi da mia figlia? Non le ho fornito esattamente un buon modello di decenza sessuale.
Eva ancora non si vede.
Cominco ad essere preoccupata. Mi sento come un groppo in gola e ho lo stomaco chiuso: riesco a mandare giù il caffè ma niente di solido mi scende dal gargarozzo.
Speravo di veder risalire almeno Jasmine, ma anche lei sembra incollata al letto.
I moli della darsena si stanno popolando, ma Eva non si vede ancora.
OK, lo ammetto: sono gelosa.
Peggio: mi sento cornuta. Eva è uscita con un ragazzo, per di più di colore, e si sta facendo scopare ormai da almeno dodici ore… E ancora non torna.
Ci sto male.
Le altre, quando stanno male, vengono da me. Giulia, Mara, Jasmine, Letizia… E io, da chi vado quando mi sento divorare dentro?
Non ero mai stata innamorata prima di conoscere Eva.
Invaghita, forse, un paio di volte… Attratta fisicamente, certo.
Sono stata bene con qualcuno: la mia compagna di banco alle superiori, un paio di ragazzi quando avevo vent’anni, il padre di Giulia (ma come cazzo si chiamava?), la prima Eva, la Franci, Guido, il Fabio…
Ma di nessuno di loro ho mai sentito la mancanza. Per nessuno di loro ho mai provato il desiderio di esclusività.
Ho provato rivalità per chi me li contendeva, ma non ci sono mai stata male.
Non sono mai stata gelosa.
Perché non sono mai stata innamorata.
Eva, dove sei?
Mi scappa un singhiozzo.
Patrizia Visentin che piagnucola… Se lo dite a qualcuno vi strozzo.
Sto malissimo.
Perché non torna?
Sono le nove. La Marina è piena di vita; sulla maggior parte delle barche abitate stanno preparando la colazione.
Io sono da sola, sul ponte della mia barca.
Sola con il mio tormento, a cui non sono abituata.
Una Yaris nera parcheggia alla rotonda: l’auto di Massimo, quella in cui mi sono fatta sbattere due sere prima.
Eva scende, scoprendo per un istante le sue gambe stupende prima di alzarsi in piedi. Il suo ragazzo scende anche lui: davvero uno splendido esemplare di maschio.
Si abbracciano. Si baciano in bocca, piuttosto a lungo; lui le tiene le mani sulle chiappe appena coperte dalla minigonna, con un’aria di possesso che mi fa più male del bacio in bocca.
Poi si separano: un gesto di saluto, e lei viene verso il nostro molo.
Non so se sentirmi sollevata nel vederla finalmente rientrare, oppure se sprofondare dopo averla vista scambiare con lui effusioni che credevo riservate solo a me…
Scopare va bene: si può fare l’intera Rimini se vuole, e buon divertimento! Ma sentimenti no: quelli li voglio per me sola…
Sono innamorata, cazzo!
Innamorata, e gelosa.
Mi ha vista: agita una mano facendomi un saluto. Vedo il lampo dei denti esposti nel suo sorriso.
Accelera il passo. Un minuto, ed è alla battagliola.
Mi alzo in piedi, le vado incontro…
E’ nelle mie braccia.
- Eva!
- Hmmm… - bacio – Ciao Pat. Sei in piedi da molto?
Non so cosa dire. Vorrei subissarla di domande, aggredirla, insultarla, dirle che l’amo… Sto zitta.
Lei si lecca le labbra e sorride, ammiccando: - Vi siete divertite, tu e Jasmine? Scommetto che l’hai lasciata nel lettone a ronfare come una gattina, vero?
Non è gelosa neanche un po’!
- Insomma – faccio io fingendo noncuranza – E’ stato molto dolce con lei, ma tu mi sei mancata. E com’è andata con Massimo?
- Uh, benone! Ha buttato fuori i suoi amici e ci abbiamo dato dentro tutta la notte… Davvero notevole, ma lo sai bene: lo hai provato anche tu, no?
Già.
- Vi rivedrete?
Aspetto la risposta con angoscia.
- Beh, spero proprio di sì! – un sorriso smagliante – Credo proprio di essermi trovata anch’io un amante fisso, un po’ come te con Sergio, Enrico e questo Carlo… Almeno fino a quando salperemo l’ancora per tornare a Venezia. C’è ancora un po’ di caffè? Poi mi farei una bella doccia… Perché non la fai anche tu insieme a me? Una bella doccia strette strette, e poi tante coccole nel lettone, sempre che Jasmine si sia alzata naturalmente…
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