Ingenuità computerizzata 2°

di
genere
etero

L’esperienza al club scambisti indirizzò le mie tendenze sessuali verso un pluralismo che stentavo a definire. Ogni tipo di esercizio sessuale provato, l’avevo trovato esaltante, iniziando dalla padronanza che Doroteo esercitava su di me, col mio più che tacito consenso, ai contatti saffici sublimi gustati con la bionda dentro al locale equivoco, all’esibizionismo che, dopo un breve iniziale imbarazzo, aveva esaltato al parossismo il mio desiderio sino a farlo esplodere in una serie di orgasmi superlativi, prova assoluta che, in me, esiste la troia citata spesso da Doroteo, il sadico presente che si era impossessato, senza remore, della mia volontà. Ma soprattutto, il diversivo gustato con il nanetto, il maschio più dotato che avessi mai assaporato in vita mia, il quale, nonostante mi avesse devastato le parti intime, era riuscito ugualmente a farmi godere nel più intenso dei modi possibili. Un torello con una resistenza fantastica, che dopo avermi svasato l’ano con colpi precisi e sempre più violenti, era passato ad allargarmi a dismisura la vagina per poi riempirla degnamente con tanto di quello sperma che traboccò dai lati della mia passera quand’egli ancora la tappava saldamente. Tappo che, seppure svuotato del liquido contenuto, aveva continuato imperterrito a sbatacchiare dentro di me, cambiando orifizio a suo piacere, fino a quando, ricaricato, svuotava di nuovo il suo seme nel buco in cui raggiungeva l’orgasmo. Non saprei dire quante volte raggiunse il godimento …, solo che mi dissetò tre volte la bocca. Ovviamente, di nascosto, le ho lasciato il mio recapito telefonico, ricordandogli che per lui, la prossima prestazione, sarebbe stata gratuita; dimostrando, se ancora non l’avesse capito, che sono davvero un prostituta. Per quasi un mese, dopo la parentesi del club scambisti, non ho più avuto notizie di Doroteo, anche se l’ho cercato nelle diverse chat in cui chattavamo di solito. “ Con i soldi che abbiamo guadagnato, se ne sarà andato in vacanza …! ”, recriminai fra me e me. Giusto in quel momento, sul monitor del mio computer apparve una richiesta di dialogo. “ Ti sei ristabilita? ”, chiese Doroteo. “ Si, ma non per merito tuo, carogna! Sei sparito, portandoti via anche i miei soldi ”, lo accusai, arrabbiatissima. “ Non è affatto come pensi tu, Tara. Ho soltanto convertito i soldi in un’auto di seconda mano per rendere i nostri futuri spostamenti più confortevoli. “ E chi ti dice che io verrò ancora agli appuntamenti che mi dai …? ”, chiesi, poco convinta di ciò che stavo appunto domandando. “ Tu verrai perché sei la mia schiava, e sai bene che non puoi esimerti dal farlo. A questo proposito; domani sera vengo a prenderti sotto casa, verso le undici. Fatti trovare vestita da quella donnaccia che sei e, ricordati sempre, di non indossare biancheria intima e nemmeno cose d’oro. Lascia pure a casa il telefonino e i documenti. Porta soltanto una borsetta con dei preservativi e null’altro. “ Come mai tutte queste precauzioni? Mi porti in africa …? ”, chiesi ironica. “ Più o meno …! ”, mi rispose lui, prima di chiudere il contatto nella chat. Se fossi stata meno sciocca e se mi fossi fatta ragguagliare meglio sul tipo di appuntamento, forse, avrei evitato di farmi trascinare in quella nuova avventura. Ma, come dicevo prima, l’ardore sessuale ha sopraffatto il mio buon senso, spingendomi ad accettare ogni genere di diversivo che mi veniva imposto dal mio padrone.
All’ora prestabilita, Doroteo passò a prendermi alla guida di una Panda color grigio metallizzato, piuttosto ben tenuta, nell’insieme, e subito si diresse verso l’entrata dell’autostrada. “ Mi dici dove siamo diretti? ”, gli domandai, dopo circa venti minuti che viaggiavamo senza esserci scambiati nemmeno una parola. “ A guadagnare soldi … ” rispose in modo succinto. “ Vuoi dire che li guadagneremo insieme? Che anche tu ti adopererai perché ciò avvenga …? ”. “ Certamente! Solo che io mi occuperò della parte amministrativa e tu di quella manuale ”, ammise, serio. Dopo poco, parcheggiò l’auto in una strada di campagna, buia, proprio accanto ad una alta rete metallica, dalla quale, dopo un brevissimo segnale acustico, fatto da Doroteo con il clapson della macchina, da un buco della rete stessa, uscirono diversi uomini, alcuni neri ed altri di origine nord africana, sicuramente ospiti del Centro Emigrati che poco tempo addietro avevamo superato prima di svoltare per la stradina che ci portò accanto alla rete. Prima che riuscissi a rendermi conto della situazione, Doroteo aprì la portiera dell’auto e m’invitò a scendere, poi dopo avermi spinta davanti il cofano anteriore della Panda, mi ordinò di spogliarmi. “ Mostra la merce ai nostri clienti, puttana …! ”, mi ingiunse, senza che potessi esprimere alcun dissenso. Quando restai completamente nuda, lui si rivolse ad un nero che parlava un po’ la nostra lingua e gli disse di tradurre ai possibili clienti, che scoparmi davanti, valeva cinquanta euro, mentre se volevano prendermi dietro, il doppio. In bocca solo venticinque euro. Il primo pretese soltanto di mettermelo davanti, ed allora, Doroteo, dopo che io gli ebbi infilato il preservativo, mi fece distendere con la schiena sul cofano e le gambe a terra, posa che consentì al gigantesco uomo di colore di prendermi senza alcuna fatica. Soltanto due dei venti o venticinque che mi avevano scopata, o imboccata, si erano dedicati al mio dietro, uno dei quali mi aveva anche fatta godere, tanto mi aveva presa con vera maestria, nonostante il suo membro tosto fosse ricurvo in modo esagerato: tipo banana, insomma. Mentre tornavamo da quella esperienza, in qualche modo persino piacevole, chiesi a Doroteo di dirmi quanto avevamo guadagnato. “ Tu per il momento, nulla, visto che prima devo ammortizzare le spese sostenute per introdurti nel giro ”, disse, convinto. “ Ma di quali spese parli? ”, l’interrogai io. Quelle che ho sostenuto perché tu potessi prendere il posto della donna che prima di te faceva il servizio dietro la rete ”, mi spiegò lui, lasciandomi letteralmente allibita. “ E con quale autorità hai stabilito che io faccia la puttana …? ”. “ Dato che sono il tuo padrone, ho il diritto di fare di te, ciò che meglio credo ”, rispose lui con la maggiore tranquillità di questo mondo. “ Be’, allora, da questo momento sei libero di trovarti un’altra schiava. Io volevo un padrone che mi concedesse ad altri soltanto per un piacere personale di carattere sessuale, e non per lucro. Da te, attenzioni sessuali ne ho avuta soltanto una, quando mi obbligasti a succhiarti il pene all’interno del cinema porno. E, per questa unica concessione, penso di averti ripagato con interessi da usura. Ritieniti sufficientemente ripagato e, da questo momento in poi, libero di spadroneggiare su qualche altra schiava. La soddisfazione di sentirmi una schiava, la concederò a me stessa il giorno che troverò un altro padrone, il quale mi faccia sentire schiava e non soltanto puttana …! ”, l’informai, decisa a non più lasciarmi sfruttare da un uomo che avevo scelto solo per appagare il mio desiderio di essere sottomessa sessualmente, e non solo fisicamente. Per tutta risposta, Doroteo, fermò l’auto su una specie di piazzola, spense il motore, mi posizionò alla pecorina sul sedile, e mi penetrò senza nemmeno umettarsi il membro. Per la prima volta da quando lo conoscevo, nessuna gioia da quel contatto epidermico, desiderato da tanto tempo. Mentre tentava di soddisfarmi cavalcandomi con una certa insistenza, dal folto della vegetazione che delimitava la radura, spuntarono diversi uomini, già tutti col pene fra le mani che se lo menavano, situazione che variò subito la mia assente eccitazione, portandola alla esplosione improvvisa. Questi te li concedo gratis, piccola. Li puoi soddisfare tutti, ma solo con la bocca … ”, si degnò di accordarmi abbassando il finestrino dalla mia parte, lasciandomi così praticamente con la testa fuori dall’auto, preda di tutti quegli uomini che, senza attesa, s’impossessarono della mia bocca colmandola dapprima, con il loro membro, e poi, con lo sperma. Mentre lasciavamo la piazzola, che poi venni a sapere fosse l’abituale ritrovo di guardoni e di coppiette in cerca di emozioni diverse, un’altra auto dietro di noi si fermò nella radura e spense le luci di posizione. Giunti davanti alla mia abitazione, Doroteo, mi baciò sulla guancia e poi: “ Bene, ti chiamo domani ”, mi suggerì mentre scendevo frettolosamente dall’auto. “ Okay, ci sentiamo ”, risposi, già sapendo che non sarebbe più accaduto.

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scritto il
2017-04-17
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