Tamara e la punizione. Capitolo diciannovesimo.
di
emiliosex
genere
sadomaso
Qualche sera prima avevamo davvero esagerato. Avevo condotto mia moglie Tamara in un'area di sosta dove 12 camionisti l'avevano scopata per bene. Inaspettatamente l'avevano scambiata per una prostituta ed io stando al gioco, avevo fatto la parte del protettore, facendola pagare per le sue prestazioni. Ogni volta che ripensavo a quella situazione mi eccitavo, ma allo stesso momento sentivo la voglia di scaricare la tensione che avevo accumulato. Qualche giorno prima era arrivata la frusta acquistata per corrispondenza. Una da allenamento di cavalli, come quelle che si vedono nei circhi, con una corda lunga oltre un metro. A cena le parlai e le preannuncia che quella notte dovevamo “giocare”, facendole intravedere il nuovo giocattolo. Ormai era abituata alle pratiche di sottomissione, a lei piaceva molto, specialmente quando aveva esagerato in atteggiamenti da troia. Penso che anche per lei, subire il dolore, rappresentasse una valvola di sfogo. Si era fatta scopare in mezzo ai TIR da tedeschi, italiani e perfino da due uomini di colore. Aveva preso cazzi per tre ore di fila, in tutti i posti e si era intascata anche i 520 euro. Entrammo nella stanza da letto e le chiesi di denudarsi. Obbedì, togliendosi tutto«Non mi piaci così , indossa le autoreggenti a rete» comandai. Aprì il cassetto del comodino e da una confezione nuova, uscirono delle calze che indossò subito. «Appoggiati al muro» e lei subito obbedì. Tacco 12, calze a rete autoreggenti nere, pelle bianca, capelli biondi. Era ferma che attendeva il primo colpo, impaziente. Pensava che cominciassi piano. Mi pongo alla sua sinistra “FSHHH” un colpo di frusta violentissimo sulle sue natiche. Lei “AAAHHH” e si sposta .«Ferma cagna, al tuo posto». “FSHHH” altro colpo violentissimo sempre sulle natiche, lei alza un ginocchio per il forte dolore. Non le do il tempo, “FSHHH” terzo colpo sulle natiche , “AAAHHHH”. Qualche secondo, miro alle spalle, “FSHHH” , lei grida di dolore, in continuazione a raffica uno dopo l'altro, “FSHH , FSHH, FSHH, FSHH, FSHH” , si butta a terra per il forte dolore, ma non mi fa segno di fermarmi, la colpisco senza pietà nelle natiche mentre striscia a terra “FSHH, FSHH, FSHH, FSHH, FSHH” .«Girati troia» esclamo, lei obbedisce divento pazzo e la colpisco ovunque nelle gambe “FSHH, FSHH,” nella pancia “FSHH, FSHH,” nei seni “FSHH” nelle braccia “FSHH” nei fianchi “FSHH” avevo il sangue agli occhi, ma ad una certo punto noto che mi fa segno di fermarmi. Obbedisco, ma era tardi, era piena di lividi, nelle spalle da uno trasbordava sangue. Dolorante si rialzò,«colpiscimi, ma non con la frusta, con la tua cinghia» mi disse. Lei era abituata alla mia cinghia, la presi la feci distendere sul letto e la sottoposi a dieci cinghiate potentissime sulle sue natiche. Mi fece segno di fermarmi, le erano spuntate le lacrime ma era sazia. Qualche minuto e per il forte dolore mi chiese di cospargerle una crema. Una sorta di emolliente antidolorifico che usavamo dopo il trattamento. Già si sentiva meglio, approfitto per massaggiarle il culetto. Estraggo il lubrificante siliconico, il “fistan”. Prima un dito, poi due, tre, quattro, spingo il pollice all'interno, il culetto e ben allargato, spingo, spingo ancora. Carico “fistan” a non finire, è inondata da quella sorta di grasso scivolosissimo, ormai la mano entra tutta, la metto a pecorina e tocco il suo interno, sono dentro fino al braccio. Lei cerca il godimento in una morsa di piacere e dolore. Stringo la mano a pugno e spingo nel suo ano senza pietà. La ritraggo e scopro la sua puzza, la sua merda appiccicata, senza farmi problema la sfondo nuovamente, con l'altra mano provo a penetrarle la figa, ma entrano solo le dita. Carico “fistan” a non finire ed adesso entro, la troia è a pecorina e ha due mani infilate nei due buchi fino al braccio. La scasso senza pietà. In quel momento ero davvero soddisfatto per il trattamento che le facevo e che ritenevo meritasse. Adesso è di fianco e le mani continuano a penetrarla. Mi avvicino con il cazzo e la penetro. Adesso siamo a tre: una mano ed un cazzo nel culo, l'altra mano in figa. Purtroppo solo dopo poche spinte vengo, ma continuo fino a che il cazzo si distende. Estraggo le mani, una e puzzolente, lei ha uno stimolo e scappa in bagno... io vado nell'altro a pulirmi, a togliermi quel puzzo... Riesco a ritornare in camera prima di lei, pensai di usare lo strapon. Lo imbrago ai fianchi, un mostro lungo trenta centimetri diametro 7. Una cosa che qualunque donna o uomo si trovasse ad assaggiarla, camminerebbe come uno storpio per 7 giorni. Prendo anche l'altro dildo quello di 25 centimetri diametro 5 e lo appoggio sul letto. Lei rientra in camera,«ancora?» domanda.«Io sono stanca, ora basta» continua.«Stai zitta». La faccio mettere a pecorina e le scasso la figa, con il pezzo da 30. A poco a poco ne inserisco, almeno, tre quarti, con quella ventina di centimetri dentro, belli abbondanti, spingo come un forsennato e la sento gridare di dolore. Afferro l'altro pene di plastica, e senza lubrificarle il culo, provo a penetrarlo. Ormai ha perso la lubrificazione, il dildo stenta ad entrare. Lo bagno appena con la saliva e spingo senza pietà. Non scivola, ma spingo lo stesso. Lei è tutta un dolore, soffre come una cagna ed io continuo fino a schiaffarle tutti i venti centimetri dentro al culo. Con l'altro dildo che uso come strapon, le penetro la figa, ma adesso non posso andare oltre i 10-15 centimetri, perché quell'arnese nel culo le procura dolori atroci. Vado avanti ed indietro in una doppia penetrazione dolorosissima per lei, adesso non gode più, però vive con desiderio, quella esperienza di dolore, Stacco il dildo dai miei fianchi e lo lascio piantato in figa . L'altro è nel culo, li spingo, entrambi, con le mani per sfondarla totalmente, sono all'interno, belli conficcati, afferro la frusta e la colpisco nuovamente come una cagna, per una ventina di volte. Lei muore di dolore, si toglie i dildo rovina a terra, continuo a colpirla ovunque, senza alcuna pietà, fino a portarla allo sfinimento. Ora mi sentivo meglio, mi ero sfogato, a causa della sua troiaggine, aveva avuto la meritata punizione. Il tempo di riporre quegli attrezzi e mi metto a letto, lei resta, dolorante, a terra. Il mattino seguente al risveglio lei era nuda, accanto a me, piena di lividi in tutto il corpo. La svegliai e mi alzai per preparare la colazione. Mi raggiunse in cucina ed era piena di dolori, camminava a stenti.«Mi fa male tutto, ho dolore in mezzo alle gambe, ho dolori nel sedere» mi disse.«Non è niente, ora ti riposi un paio di giorni e passa tutto» risposi. In realtà si riprese dopo una settimana, cominciavano a scomparire i segni della frusta, si riprendeva bene. Per alcuni mesi evitai di praticare esperienza sadomaso, anche se a chiederlo era lei. Non volevo più rischiare di perdere la testa, perché, purtroppo, quando iniziavo non mi fermavo più e poteva diventare pericoloso. Tuttavia praticammo sesso soddisfacente per entrambi, spesso, con l'ausilio dei nostri cari strapon, che non perdevo occasione di conficcare dentro di lei, per allargarla come si deve..... altre volte la concedei a sconosciuti, incontrati in giro, durante i nostri weekend. Ormai si era abituata e si faceva scopare ovunque, nei parcheggi, nei boschi, nei servizi pubblici, dentro i centri commerciali, anche sotto ad un albero in città. In piedi, a pecorina, sbattuta in un muro, in auto, nel divano, si scopò decine di uomini, di ogni razza. Una vera troia..... ma avevo bisogno di spingerla oltre.......
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