Ricordi lontani
di
Mitana
genere
etero
Fuori faceva freddo ed il vento sibilava contro i vetri appannati. Nel camino un ceppo di olivo schioppettava e le fiamme illuminavano la tetra cucina di una famiglia povera ma dignitosa. Seduto al tavolo da pranzo scarabbocchiavo su un foglio a quadretti i primi rudimenti della scrittura che papa` mi suggeriva. Papa`. Papa` era molto malato e l`ospedale gli aveva concesso il ritorno in famiglia per le feste di Natale. A meta` maggio dell`anno successivo ci avrebbe lasciato a soli trent`anni mentre io ne avevo appena sei. - Ma quando torna tua madre? ogni due minuti ripeteva la stessa domanda alla quale non sapevo rispondere. D`altronde neanche aspettava risposta. - Sara` da qualche amante in giro.... Lui era tornato a casa senza avvisarci per cui mamma era uscita quel pomeriggio per le solite incombenze senza sapere che lui l`aspettava. Aveva gia` preparato il capitone giusto per ricordarsi che era la vigilia di Natale, visto che l`assenza di papa` ci faceva dimenticare la nascita di Gesu`. - Ma dove cazzo sara` andata, vorrei sapere....sempre piu` nervoso sgambettava per la cucina o si sedeva agitando le gambe sulla panca accanto al camino. Mi venne vicino per controllare se disegnavo le astine come lui mi aveva suggerito. Mi scompiglio` i capelli mentre strizzava il bozzo della patta dei pantaloni di flanella grigi. Si avvicino` al camino ed alla luce della fiamma si guardo` il cazzo ritto che aveva tirato fuori. Curvo se lo ammirava mentre lo scapocchiava. Si accorse che lo stavo osservando, mi venne vicino e mostrandomi il cazzo ormai in pieno turgore mi disse con complicita`: - Quando torna glielo sbatto in fregna e le faccio vedere quale e` meglio, il mio o quello di.....disse un nome che conoscevo bene ma che non mi va di pubblicare. - Guarda qua che strumento, le faccio vedere io....le faccio....a sta troia....Seduto sulla panca colle cosce aperte massaggiava il cazzo indirizzando la capocchia verso la fiamma. Sulla pelle tesa il fuoco rifletteva una luce rossastra ed io ero affascinato da quel bastone che nasceva dal ventre di papa`. Conoscevo gia` l`attrezzo per aver piu` volte ammirato quello del signore che papa` aveva nominato mentre rincorreva mia madre che scappava per la cucina colle gonnelle alzate. Finiva sempre allo stesso modo: mamma gli ricordava la mia presenza mentre cercava di rifugiarsi in camera con lui che la prendeva alle spalle e la fotteva da dietro. Consumato il primo orgasmo si portavano abbracciati in camera da letto dopo avermi intimato di aspettare tranquillo in cucina il loro ritorno. Era da qualche anno che mamma ripeteva questo gioco due tre sere alla settimana. D`altronde papa` era ricoverato in ospedale da oltre due anni e mamma non aveva ancora trent`anni. - Ma quando cazzo torna `sta puttana?....Mi scoppiano i coglioni....la troia....Aveva scalciato lontano i pantaloni e mostrava le gambe nude pelose e magre come i ciocchi che ardevano. Si alzo` in piedi sulla panca e proclamo`: - Popolo, ascolta il verdetto del giudice. Mia moglie e` una puttana e come tale va punita. Popolo, appena la fedifraga torna all`ovile sara` punita con tre pompini ed una leccata di culo. Torno` a sedersi e massaggio` ancora il cazzo che ai miei ogni era enorme. Papa` aveva un bel cazzo curvo verso l`alto con due palle nere e non troppo grosse e lungo l`asta era ben distinta l`uretra gonfia. Quel cazzo e`rimasto nei miei ricordi ed ogni volta che ne osservo uno che gli somiglia mi prende una strana voglia di succhiarlo. Ogni tanto mi guardava mi sorrideva mi strizzava l`occhio e mi diceva con amore: - Stasera ti faccio vedere come bisogna trattare una puttana....ricorda....sara` una lezione di vita. Sentimmo la chiave girare nella toppa quindi il cigolio del portone che prima si apriva quindi si richiudeva e dopo qualche istante trafelata con delle borse in mano apparve mamma. Quando scorse il marito accanto al fuoco fece per corrergli incontro subito bloccata appena si avvide del grosso cazzo duro esibito sotto gli occhi del figlioletto. Un urlo le si strozzo` in gola mentre papa` la raggiunse e le strappo` di dosso il cappotto. - Nuda troia, mettiti nuda che ti faccio vedere io....spogliati puttana...... - Ma...ma...che.... - Spogliati che quanto e` vero iddio ti faccio male, ti faccio.... - Ma....ma ...che io....Con uno strattone le cavo` il maglione dalla testa e strappo` via il reggiseno con un colpo secco. Due poppe generose e bianche balzarono alla luce rossastra del camino. Mamma copri` i capezzoli colle mani a coppa e papa` ne approfitto` per afferrarle la gonna e strapparla. Colle calze di lana rette dagli elastici a meta` coscia mamma era la pittura agreste di un artista amante della campagna e della Natura. Solo parecchi anni piu` tardi sono stato in grado di apprezzare un quadro del genere ma allora ridevo del suo imbarazzo e di papa` che brandiva il cazzo ritto e cercava di entrarle tra le cosce. Mamma fece per rifugiarsi in camera ma papa` le afferro` le mutande e facendola inciampare gliele tolse mettendo a nudo il triangolo di pelo nero e riccio che ben conoscevo. - Ciucciamelo prima, troia, ciuccia il cazzo di tuo marito.... - Ma...andiamo in camera...io... - Qui me lo devi ciucciare....qui, maledetta puttana.... - Il bambino...io... - Il bambino lo sa che sei una troia....quando stai col tuo amante non ci pensi al bambino?...eh? Era salito in piedi sulla panca e spingeva il cazzo verso la bocca di mamma che guardava a volte me a volte il cazzo che le sfiorava il viso. Papa` le afferro` i capelli e spinse tra le labbra socchiuse il grosso cazzo che la fece tossire. Era lui che guidava la testa e segnava il ritmo. Il glug glug della cappella nella gola di mamma risuonava nel silenzio della cucina rotto dallo schioppettio dei ciocchi. Ero affascinato da quello spettacolo. Avevo gia` visto un cazzo entrare nel corpo di mamma ma mai dalla bocca. Era un`esperienza nuova che non dimentichero` mai. Non litigavano piu` e mentre mamma succhiava agitava una mano tra le cosce. - Siedi che voglio leccartela un po`. Fece sedere mia madre sulla panca a gambe larghe e le nascose la testa in mezzo alle cosce. Lo slurp slurp che ne scaturiva era lo stesso del glug glug di prima. Mamma volgeva in giro due occhi umidi e spingeva la testa di papa` contro il ventre. Io ridevo perche` mi rendevo conto che quello era un piacevole gioco visto che dopo mamma era piu` dolce. - Sento l`odore di lui, porca, sei ancora piena di lui..... - Non e` vero, non e` vero, sono andata da mamma.... - Si, porca, sei stata con lui....ma non importa....adesso ti faccio vedere io.... - Andiamo in camera.... - Ma qua camera, qua ti voglio fottere, cagna, piegati che te lo sbatto dentro, maiala....le fece appoggiare il petto nudo sulla panca ed inginocchio la penetro` da dietro mentre lei gridava di fare piano e di aspettarla. Non capivo dove volevano andare e passarono parecchi anni prima che scoprissi cosa voleva dire. - Fai presto...fai presto che vengo...... - Aspettami...aspettami che vengo anche io....Ma intanto non si muovevano da li. Papa` si sedette sulla panca col cazzo lucido che svettava ancora e mamma si sedette sulle ginocchia. Da come si agitava e da come papa` sbuffava capii che erano incocchiati ed il cazzo fungeva da perno. - Andiamo in camera? la voce di mamma era dolce e papa` sorridendo innamorato le mise una mano sulla spalla e la trascino` in camera da letto. Non ci fu bisogno che mamma mi raccomandasse di stare tranquillo perche` ero abituato ed infatti dopo un po` mi giunse lo stridio delle molle del letto che aumentava il ritmo come il Bolero di Ravel. Fu l`ultima volta che vidi mio padre vivo. A meta` maggio dell`anno dopo lo rividi chiuso in una cassa di abete mentre il corteo di amici e parenti lo accompagnava al cimitero. Ben viva rimase mia madre, che mantenne a lungo il lutto ma non le cosce chiuse. Anzi fu proprio la sera del funerale che le apri per ospitare un cazzo di famiglia.
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