Dedizione

di
genere
dominazione

Sono qui, come volevi tu.
In perfetto orario. Sul tavolo trovo la lettera con le tue indicazioni: nuda, inginocchiata, occhi chiusi da una benda, testa chinata di lato, mani dietro la schiena.
Seguo tutto alla lettera per non avere guai.
Non mi muovo neanche un po'. Aspetto. Aspetto non so per quanto tempo. Non ho più la cognizione del tempo. Ormai sei tu il mio orologio. Il mio ritmo, il mio piacere. Tutto dipende da te, io dipendo da te.
Le gambe indolenzite dalla posizione assunta. Le braccia dietro la schiena come fossero legate. Potrei muoverle, almeno per trovare una postura più comoda o per allentare un po' la tensione, ma non lo faccio.
Ho paura. Ho paura che tu venga all'improvviso e, trovandomi non secondo le tue indicazioni, te ne vada.
Lo so. Saresti capacissimo di farlo. Lo hai già fatto e io non voglio accada di nuovo. Voglio assaporare a fondo le tue torture passionali per godere come una vacca senza il minimo pudore.
Aspetto. Il tempo si è fermato e i tuoi passi non si sentono neanche in lontananza. Aspetto... cerco di non pensare, ma la mia mente non ubbidisce. I dubbi mi assalgono. E se tu fossi venuto e non mi avessi trovata come volevi? E se c'era qualche virgola nella lettera che non ho seguito? E se ci fosse stato qualche post-scriptum in fondo alla lettera o dietro, e io non l'ho visto?
Cerco di scacciare i dubbi. Cerco di soffocare la voglia di alzarmi per ricontrollare le indicazioni.
E mi concentro. Ma su cosa? Non ho nulla su cui concentrarmi, nemmeno un ticchettio di un orologio risuona in questa camera spoglia. La porta semiaperta.... Forse mi stai guardando? Stai cercando di mettere alla prova la mia resistenza?
Anche questa idea la scaccio via, così come schiaccio me stessa e reprimo i miei desideri per accontentare i tuoi. Ti avrei sentito. Avrei sentito la tua presenza, come un cane avrei sentito il tuo odore. Non può essere, non ci sei.
In questa stanza ci sono solo io con i miei muscoli indolenziti e la testa che scoppia dai dubbi dell'ignoto, e dietro quella porta sono solo i miei pensieri che cercano di venire da te, raggiungerti ovunque tu sia, ma tu sei irraggiungibile. Vorrei protestare in qualche modo, o almeno sbuffare, ma i patti sono chiari, erano chiari già dall'inizio: se scegli questa strada, non potrai tornare indietro. Non ci sono né se né ma. Dedizione totale, come una cagna con il suo padrone.
Aspetto. L'attesa mi toglie il respiro. Aspetto; il cuore si ribella, i muscoli mi abbandonano. Non ce la faccio. Non posso rilassarmi, non ancora... mi tiro su. E' incredibile la mia forza di volontà, ma dove la trovo tutta questa forza? Me lo chiedo molto spesso ultimamente.
Sento dei passi. Oh, Dio, sei qui. La schiena dritta, ginocchia tese, occhi bendati, mani dietro la schiena, testa di lato... sono una statua, la tua statua, e il bello è che non mi hai scolpita tu, sono io ad essermi scolpita a tuo piacimento. Respiro affannoso, battiti accelerati, muscoli ancora più tesi mentre mi tocchi, controlli che tutto sia a posto.
Non mi saluti, non mi dai nemmeno un bacio, né dici nulla. Non so se ti piaccio, non so se sono come tu mi vuoi. Non so niente di niente. E tu non parli. Non capisci quanto sia snervante tutto questo? Anzi, lo sai benissimo, e ti piace. Godi nel vedermi soffrire. Cerco di guardarti con gli occhi della mente. Immaginare la tua espressione. Sarai compiaciuto, o starai ridendo di me, della mia ridicola dedizione? Mi piace pensare sia la prima opzione quella corretta, non ho la certezza, ma spero sia così.
Parli. Finalmente apri la bocca per dire qualcosa. Non credo alle mie orecchie. Stai davvero parlando, o è un'allucinazione?
"Alzati!" mi ordini con voce rocca, mentre mi stringi le braccia nella morsa delle manette.
Mi alzo barcollando. La posizione di prima mi fa perdere l'equilibrio, ma poi le gambe ubbidiscono. Tocchi il mio sesso. Rabbrividisco al tuo tocco ardente.
Ora mi stai esaminando mentre sto diritta in piedi. Sento il tuo sguardo sul mio corpo e mi sento penetrata nelle viscere. Tremo.
Con un dito penetri la mia figa calda, poi le dita diventano due.
Le togli. Sospiro.
Mi fai girare su me stessa come una trottola. Poi mi tocchi le natiche. Un schiaffo mi colpisce sulle cosce. Trattengo il lamento.
"Apri le gambe" mi ordini mentre un secondo schiaffo mi colpisce con più forza in mezzo ad esse. Ubbidisco ancora, gemendo in silenzio.
"Chinati in avanti!" è il terzo ordine, mentre il mio culo è davanti al tuo viso. Ubbidisco ancora, come se avessi altra scelta?!
Ti allontani per un attimo.
"Ma dove vai?" mi chiedo ansiosa. Appari poco dopo dietro la mia schiena, dietro le mie gambe, dietro il mio culo. Con le mani mi apri con forza le natiche, me le allarghi. Figa e culo aperti oscenamente davanti a te. Provo un minimo di pudore, le vorrei chiudere per coprire la mia volgare nudità, ma le tue mani mi spalmano qualcosa sul buchino. Col dito penetri dentro le pareti e poi lo allarghi facendo su e giù.
Mi sento un lago davanti. Sento il mio piacere colarmi tra le cosce. Sento il tuo respiro affannoso. Capisco che sei eccitato e questo mi rende fiera di me.
"Rialzati, cammina" mi ordini ancora con quella voce dura.
Seguo i tuoi passi che mi conducono nell'altra camera.
"Cosa mi farai?"mi chiedo impaurita.
"Siediti qui, subito". Mi accompagni per sedermi su un tavolo di legno freddo. Mi appoggio con le mani per non cadere. Una parte sporgente mi accarezza il buchino. Capisco cosa vuoi. Sodomizzarmi. Tremo. Ho paura. Vorrei poter dire qualcosa, la voce non ubbidisce. Mi siedo piano. Mi premi sulle spalle facendomi cadere giù di colpo. Urlo di dolore ma tu non dici nulla. Silenzio totale. Mi lasci un po' abituarmi alla penetrazione per poi ordinarmi ancora: "toccati! Masturbati".
Comincio a massaggiarmi delicatamente il clitoride, la figa bagnata. Il dolore nel culo e lancinante, ma piano piano comincio a non sentirlo. Il piacere si sta impadronendo di me.
I miei sensi, come quelli dei ciechi, si acuizzano per catturare ogni tuo più piccolo rumore, ogni movimento. Sento che ti liberi dai vestiti. Ti avverto nudo davanti a me. Il tuo odore di uomo mi inebria le narici. Aspiro a fondo mentre con la mano continuo a masturbarmi. Avvicini il tuo membro alla mia bocca. Cerco di catturarlo. Mi sfugge, o forse tu non vuoi che te lo prenda? Infatti, ora mi schiaffeggi il viso con il tuo cazzo duro, poi di nuovo lo appoggi alle mie labbra. Tiro fuori la lingua. Lo lecco avidamente. Ho fame di te. Voglio sentirmi piena. Sentire di averlo dentro è come fosse un po in mio potere, è come giustificassi almeno in parte tutta questa dedizione a senso unico della quale un po' mi vergogno.
Succhio a fondo mentre mi masturbo. Mi prendi per i capelli e mi tiri giù. Mi tieni la testa tra le mani, detti il ritmo scopando la mia gola calda. Sento i tuoi gemiti. Continuo a masturbarmi. Sto arrivando all'apice del piacere. Aumento il ritmo delle due dita dentro di me, aumento il ritmo della bocca sul tuo cazzo, muovo la lingua per regalarti ancora più piacere. Quel piacere che è la mia unica gratificazione. Sento che stai per godere, vorrei ingoiarlo per tenere dentro di me una piccola parte di te, ma non è questo quello che vuoi. Esci di colpo mentre sto godendo, e mi riversi il tuo piacere sulla testa chinata in questa posizione ridicola, la posizione che hai scelto per me. Mi apri le manette.
"Aspetta che mi allontani - mi dici mentre ti rivesti - devi aspettare così per 10 minuti. Non ti muovere. Non devi vedermi".
Esci. Ti allontani mentre io, in silenzio, come un automa, continuo ad aspettare contando che passino i 10 minuti. 598-599-600...
Apro gli occhi. Mi tiro su dal fallo che ho nel culo. Mi fa male, ma fa più male dentro. Mi vergogno come donna e mi chiedo se sei stato tu a trasformarmi, oppure io che aspettavo solo te per essere così come sono adesso.
Intorno, il vuoto della stanza spoglia mi penetra dentro. Ho freddo nell'anima.
di
scritto il
2017-09-13
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