Vivienne. Ecco perché i partecipanti al pellegrinaggio a Medjugorye si ritiravano a pregare assieme in una stanza
di
Tibet
genere
etero
Mangiai cristianamente con i miei genitori, erano affettuosi come il loro solito e mi chiesero della mia giornata, dissi loro che ero andata a confessarmi da Don Armando e poi a pregare, ne furono molto soddisfatti.
Nella mia camera mi aspettava il demonio.
Buttai in tutta fretta gli abiti da parte e presi a toccarmi, pensare al piacere che mi aveva dato la verga di Don Armando mi faceva letteralmente impazzire! Il buco era ancora largo e mi faceva male, ma era quel particolare dolore che acuisce la voglia e presi a introdurmi le dita. Non mi bastava assolutamente e pensai di usare il manico di una spazzola per capelli, ma anche questo era troppo poco. Ero completamente in preda ad una frenesia di libidine incontenibile e mi masturbai violentemente e a lungo.
Attesi fino al momento che la casa fu completamente silenziosa e uscii per andare a vedere cosa combinavano mamma e papà.
Cosa mi faceva così imprudente? Se mi sorprendevano a girare nuda per casa cosa avrei potuto inventarmi come scusa?
Il rischio aumentava il mio piacere e trovando la porta chiusa, accostai l'orecchio per sentire eventuali rumori da dentro. Ecco! La solita serie di colpi di frustino mi confermò che anche quella notte si esibivano nel loro particolare modo di amarsi.
Perché il loro era amore!
Certo che si, se non lo era, perché un uomo così rigido come papà l'avrebbe fatto?
Abbassai la maniglia della porta con estrema precauzione e dischiusi l'uscio, si presentò al mio sguardo una scena analoga a quella della prima notte. Mio padre legato e la mamma dietro di lui che affondava con forza l'enorme membro nel suo deretano, qualcosa c'era di diverso, papà aveva, costretto in bocca, una pallina che gli impediva di parlare e mamma oltre a frustargli la schiena, teneva e tirava a se un laccio che era stretto proprio sul pene e scroto di papà, lo tirava con forza e il membro, molto duro, era tutto violaceo e gonfio.
Enormemente gonfio!
Mi fece impressione vedere per la prima volta il cazzo di papà, ma non fece altro che aumentare la mia innaturale libidine.
Volevo capire e quello che facevano mi era inspiegabile, avrei voluto vederlo sborrare e sapere come godevano. Decisi che l'avrei chiesto a Don Armando il prima possibile. Rinchiusi la porta e tornai a letto.
Ormai i miei sonni erano inquieti, pieni di sogni strani e sempre indirizzati al sesso, che differenza da quando sognavo la vita delle Sante martiri e vergini!
Don Armando mi aveva fatto sapere che aveva dei funerali nei pomeriggi seguenti e non ci potei proprio andare, approfittai così per andare a frugare nella stanza di mamma e papà. L’armadio era chiuso ma cercando in giro trovai la chiave che lo apriva e davvero mi meravigliai! Conteneva una serie impressionante d'oggetti sessuali che neanche capivo come si potessero usare!
C'era una grande raccolta di foto che mi fece intuire che la loro attività era datata nel tempo, quindi da molti anni!
C'erano anche altre persone con loro in alcune foto, tutte impegnate in esercizi religiosi con papà e mamma, riconobbi fra loro alcuni partecipanti ai nostri pellegrinaggi a Medjugorie, i nostri più cari amici tutti nudi e impegnati in vari accoppiamenti.
Ecco... mi dissi la prova che quanto facevano era una cosa giusta e santa!
Mamma aveva anche una collezione di vari dildo, vibratori e sconsideratamente mi ero così eccitata che ne volli provare alcuni!
La mia fica doveva restare vergine nell'attesa del predestinato, ma li utilizzai invece nel mio ano ormai dilatato. L'orgasmo era continuo e fu in un barlume di lucidità che riuscii a smettere, a rimettere tutto in ordine e rifugiarmi nella mia stanza.
Ora potevo guardare i miei familiari con occhi diversi.
Li avevo visti nudi e impegnati nel loro atto d'amore.
E ora mi parevano più belli e quasi circondati da un qualcosa di mistico.
Li amavo molto più di prima.
Pure l'indomani Don Armando mi fece sapere che era impegnato e approfittai per tornare quindi, nel pomeriggio, nella stanza dei miei genitori, aprii l'armadio e mi guardai bene le foto. Ebbi la tentazione di tenermene qualcuna, ma sarebbe stata una grave violazione e desistetti.
Invece mi spogliai nuda e indossai, con qualche difficoltà dato che non ero pratica, quel grossissimo membro equino che mamma usava per sodomizzare papà. Corsi nella mia camera, presi la macchina fotografica digitale, era un loro regalo per il Santo Natale e mi fotografai in diverse pose, la cosa mi eccitò molto e sciolsi le cinghie che mi tenevano legata al ventre quel grosso arnese e provai ad infilarmelo nell'ano!
Che fatica!
Un po' entrava ma poi si bloccava proprio!
Mi chiesi allora che buco doveva avere papà per prenderlo così facilmente! Ma... mi dissi... che sciocca sono! Lui ha fatto tanta pratica! Anch'io ci arriverò a prenderlo tutto!
Finalmente il giorno successivo Don Armando era disponibile per confessarmi. Mi sembrava che ora fosse lui ad essere impaziente, dato che appena entrata, mi spogliò e mi costrinse a terra. Lo pregai di aspettare e di ascoltarmi. Si fermò così com'era in quell'istante, nudo e con il serpente stretto in una mano.
Ringraziai il cielo che trovava il modo di ascoltare la mia confessione. Gli dissi dell'armadio e dei partecipanti ai pellegrinaggi.
Gli chiesi... è questo il modo corretto per praticare la religione?
Non mi rispose e mi si precipitò contro, la testa del serpente mi cercò il buco fra le natiche e s'impose prepotentemente.
Lasciai perdere le mie domande anche perché ormai l'orgasmo mi aveva preso e non voleva lasciarmi più. Farneticavamo insieme ormai, lui mi chiamava puttana e io replicavo che era un porco.
Dopo... assistette alla solita funzione, mi liberavo della sua sborra nel bacile sacro e poi bevevo. Gli porsi l'oggetto perché partecipasse bevendo anche lui, ma scosse la testa. Capii che non era pronto al sacramento.
Nudi, mentre lui mi toccava fra le cosce, gli feci vedere le foto che mi ero fatta nel giorno precedente, quelle con lo stupendo cazzo equino legato al ventre e gli confessai che avevo cercato, ma non ero riuscita, di mettermelo dentro. Si animò subito e mi costrinse con la bocca sul suo serpente, ridiventato miracolosamente duro mentre mi faceva promettere che il giorno successivo avrei portato il sublime attrezzo, intendendo il cazzo equino, con me. Promisi, facendogli presente che dovevamo vederci prima, dovevo senza meno rimetterlo a posto prima di sera.
Bevvi quindi con estrema voluttà la sua sborra santa.
Lui sfinito mi guardava mentre mi masturbavo pigramente, una mano davanti e una dietro e mi chiese per chi mi mantenevo vergine, perché non donavo a lui quell'imene da frantumare. Gli risposi dolcemente che la mia fica restava intonsa per "Lui", il predestinato.
"Lui" che avrebbe preso le sembianze di un angelo e che dopo mi avrebbe sposato. La mia fica sarebbe rimasta solo sua, solo e sempre solo sua!
Perché Don Armando scoppiò in una risata?
Mi disse che se continuavo così, ci avrebbe pensato lui a sverginarmi, a costo di violentarmi sull'altare! Aveva gli occhi accesi ma non detti importanza alle sue parole, consapevole che era molto stancante aver da fare con una peccatrice come me.
Nella mia camera mi aspettava il demonio.
Buttai in tutta fretta gli abiti da parte e presi a toccarmi, pensare al piacere che mi aveva dato la verga di Don Armando mi faceva letteralmente impazzire! Il buco era ancora largo e mi faceva male, ma era quel particolare dolore che acuisce la voglia e presi a introdurmi le dita. Non mi bastava assolutamente e pensai di usare il manico di una spazzola per capelli, ma anche questo era troppo poco. Ero completamente in preda ad una frenesia di libidine incontenibile e mi masturbai violentemente e a lungo.
Attesi fino al momento che la casa fu completamente silenziosa e uscii per andare a vedere cosa combinavano mamma e papà.
Cosa mi faceva così imprudente? Se mi sorprendevano a girare nuda per casa cosa avrei potuto inventarmi come scusa?
Il rischio aumentava il mio piacere e trovando la porta chiusa, accostai l'orecchio per sentire eventuali rumori da dentro. Ecco! La solita serie di colpi di frustino mi confermò che anche quella notte si esibivano nel loro particolare modo di amarsi.
Perché il loro era amore!
Certo che si, se non lo era, perché un uomo così rigido come papà l'avrebbe fatto?
Abbassai la maniglia della porta con estrema precauzione e dischiusi l'uscio, si presentò al mio sguardo una scena analoga a quella della prima notte. Mio padre legato e la mamma dietro di lui che affondava con forza l'enorme membro nel suo deretano, qualcosa c'era di diverso, papà aveva, costretto in bocca, una pallina che gli impediva di parlare e mamma oltre a frustargli la schiena, teneva e tirava a se un laccio che era stretto proprio sul pene e scroto di papà, lo tirava con forza e il membro, molto duro, era tutto violaceo e gonfio.
Enormemente gonfio!
Mi fece impressione vedere per la prima volta il cazzo di papà, ma non fece altro che aumentare la mia innaturale libidine.
Volevo capire e quello che facevano mi era inspiegabile, avrei voluto vederlo sborrare e sapere come godevano. Decisi che l'avrei chiesto a Don Armando il prima possibile. Rinchiusi la porta e tornai a letto.
Ormai i miei sonni erano inquieti, pieni di sogni strani e sempre indirizzati al sesso, che differenza da quando sognavo la vita delle Sante martiri e vergini!
Don Armando mi aveva fatto sapere che aveva dei funerali nei pomeriggi seguenti e non ci potei proprio andare, approfittai così per andare a frugare nella stanza di mamma e papà. L’armadio era chiuso ma cercando in giro trovai la chiave che lo apriva e davvero mi meravigliai! Conteneva una serie impressionante d'oggetti sessuali che neanche capivo come si potessero usare!
C'era una grande raccolta di foto che mi fece intuire che la loro attività era datata nel tempo, quindi da molti anni!
C'erano anche altre persone con loro in alcune foto, tutte impegnate in esercizi religiosi con papà e mamma, riconobbi fra loro alcuni partecipanti ai nostri pellegrinaggi a Medjugorie, i nostri più cari amici tutti nudi e impegnati in vari accoppiamenti.
Ecco... mi dissi la prova che quanto facevano era una cosa giusta e santa!
Mamma aveva anche una collezione di vari dildo, vibratori e sconsideratamente mi ero così eccitata che ne volli provare alcuni!
La mia fica doveva restare vergine nell'attesa del predestinato, ma li utilizzai invece nel mio ano ormai dilatato. L'orgasmo era continuo e fu in un barlume di lucidità che riuscii a smettere, a rimettere tutto in ordine e rifugiarmi nella mia stanza.
Ora potevo guardare i miei familiari con occhi diversi.
Li avevo visti nudi e impegnati nel loro atto d'amore.
E ora mi parevano più belli e quasi circondati da un qualcosa di mistico.
Li amavo molto più di prima.
Pure l'indomani Don Armando mi fece sapere che era impegnato e approfittai per tornare quindi, nel pomeriggio, nella stanza dei miei genitori, aprii l'armadio e mi guardai bene le foto. Ebbi la tentazione di tenermene qualcuna, ma sarebbe stata una grave violazione e desistetti.
Invece mi spogliai nuda e indossai, con qualche difficoltà dato che non ero pratica, quel grossissimo membro equino che mamma usava per sodomizzare papà. Corsi nella mia camera, presi la macchina fotografica digitale, era un loro regalo per il Santo Natale e mi fotografai in diverse pose, la cosa mi eccitò molto e sciolsi le cinghie che mi tenevano legata al ventre quel grosso arnese e provai ad infilarmelo nell'ano!
Che fatica!
Un po' entrava ma poi si bloccava proprio!
Mi chiesi allora che buco doveva avere papà per prenderlo così facilmente! Ma... mi dissi... che sciocca sono! Lui ha fatto tanta pratica! Anch'io ci arriverò a prenderlo tutto!
Finalmente il giorno successivo Don Armando era disponibile per confessarmi. Mi sembrava che ora fosse lui ad essere impaziente, dato che appena entrata, mi spogliò e mi costrinse a terra. Lo pregai di aspettare e di ascoltarmi. Si fermò così com'era in quell'istante, nudo e con il serpente stretto in una mano.
Ringraziai il cielo che trovava il modo di ascoltare la mia confessione. Gli dissi dell'armadio e dei partecipanti ai pellegrinaggi.
Gli chiesi... è questo il modo corretto per praticare la religione?
Non mi rispose e mi si precipitò contro, la testa del serpente mi cercò il buco fra le natiche e s'impose prepotentemente.
Lasciai perdere le mie domande anche perché ormai l'orgasmo mi aveva preso e non voleva lasciarmi più. Farneticavamo insieme ormai, lui mi chiamava puttana e io replicavo che era un porco.
Dopo... assistette alla solita funzione, mi liberavo della sua sborra nel bacile sacro e poi bevevo. Gli porsi l'oggetto perché partecipasse bevendo anche lui, ma scosse la testa. Capii che non era pronto al sacramento.
Nudi, mentre lui mi toccava fra le cosce, gli feci vedere le foto che mi ero fatta nel giorno precedente, quelle con lo stupendo cazzo equino legato al ventre e gli confessai che avevo cercato, ma non ero riuscita, di mettermelo dentro. Si animò subito e mi costrinse con la bocca sul suo serpente, ridiventato miracolosamente duro mentre mi faceva promettere che il giorno successivo avrei portato il sublime attrezzo, intendendo il cazzo equino, con me. Promisi, facendogli presente che dovevamo vederci prima, dovevo senza meno rimetterlo a posto prima di sera.
Bevvi quindi con estrema voluttà la sua sborra santa.
Lui sfinito mi guardava mentre mi masturbavo pigramente, una mano davanti e una dietro e mi chiese per chi mi mantenevo vergine, perché non donavo a lui quell'imene da frantumare. Gli risposi dolcemente che la mia fica restava intonsa per "Lui", il predestinato.
"Lui" che avrebbe preso le sembianze di un angelo e che dopo mi avrebbe sposato. La mia fica sarebbe rimasta solo sua, solo e sempre solo sua!
Perché Don Armando scoppiò in una risata?
Mi disse che se continuavo così, ci avrebbe pensato lui a sverginarmi, a costo di violentarmi sull'altare! Aveva gli occhi accesi ma non detti importanza alle sue parole, consapevole che era molto stancante aver da fare con una peccatrice come me.
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