Dalle Nebbie del Passato
di
Patrizia V.
genere
saffico
Incredibilmente, è la prima volta che Astrid ha una relazione lesbica.
Quando me lo spiega, ubriaca la notte di Capodanno, ho la sensazione di non aver capito niente della vita… Sa da sempre di provare attrazione per le donne, e ha consumato una quantità di rapporti, ma senza mai nessun coinvolgimento sentimentale: le uniche femmine con cui è stata più di una volta, siamo proprio Eva e io.
Una quarantenne porca come poche, ma senza praticamente nessuna esperienza di rapporti affettivi di coppia.
E io che pensavo di essere incasinata.
Vabbè, meglio tardi che mai… Parliamo a lungo con lei, sia Eva che io, e naturalmente finiamo tutte insieme nel suo lettone come tutte le ultime notti. Però da quando siamo tornate dallo swingerclub di Rotterdam qualcosa è cambiato in Astrid: si vede che non è più concentrata.
Alla fine perdo quel poco di pazienza che ho, la prendo per i capelli e la trascino fino al suo cellulare in carica nel soggiorno.
- Adesso le mandi un sms e prendi un appuntamento con lei. Scrivi che non ce la fai più ad aspettare di vederla, e che non accetterai un “no” per risposta.
- Ma…
- Se non lo fai, giuro che ti fisto il culo fino al gomito.
Astrid impallidisce, e Eva scoppia a ridere: - Guarda che non scherza: glie l’ho visto fare a una sua amica napoletana…
Già: Elena non si è seduta per una settimana, poverina… A volte mi lascio un po’ andare.
Astrid fa come le dico, e finalmente si addormenta serena fra le braccia della nipotina, mentre io le incucchiaio tutte e due.
Il mattino dopo qunado mi sveglio sempre abbracciata a Eva che dorme della grossa, mi accorgo che Astrid si è già alzata: la sento parlottare in ostrogoto nel salotto con la sua nuova amica…
Eva e io rientriamo in Italia il tre gennaio: non c’è troppo senso a rimanere in Olanda adesso che tutti gli altri si sono innamorati fra loro e non ci cagano più…
Giulia e Alex sono sempre a Eindhoven a tubare come piccioncini, e Astrid se non è con la sua nuova amica Inga se ne sta seduta sul divano a mandare sms a Inga, oppure è lì a sognare a occhi aperti la sua Inga…
Che palle.
Eva e io facciamo qualche giretto, ma visto un mulino olandese li hai visti tutti; il tempo fa ancora più schifo che in Laguna, e a noi manca la Serenissima… Così è quasi un sollievo saltare sul primo volo della KLM per Malpensa.
Eva vorrebbe fermarsi a dormire, ma so benissimo che in realtà vorrebbe scoparsi la Franci e quindi le faccio notare che abbiamo tutto il tempo di prendere il treno per Venezia e arrivare a bordo della nostra bella barca prima di sera.
Risultato: quella sera stessa siamo nel nostro bel lettone nella cabina padronale della Serenissima a leccarci la fica come due gatte in amore.
La vita è bella, e sapere che anche le altre persone che contano nella nostra vita sono felici la rende ancora migliore.
Ilmattino dopo c’è anche un pallido sole invernale che invoglia a stare all’aperto, così passiamo la giornata a ripulire il ponte e a lucidare gli ottoni ascoltando musica e sparando cazzate godendoci la brezza di mare.
Ci cuciniamo due spaghetti alla buona, augurandoci che almeno Jasmine torni presto perché entrambe detestiamo cucinare, poi Eva controlla la posta e i conti, io faccio un ultimo double-check sui comandi della nave, e ce ne torniamo nel lettone nude e contente.
Siamo in vena di confidenze intime.
Ora che conosco bene Astrid, mi faccio raccontare un’altra volta della storia fra lei e Eva, e di come la mia compagna ha scoperto le gioie di Saffo.
Lei era ancora piccola e la zietta piuttosto navigata, quindi la storiella è piccante come quelle che piacciono a me… Solo che questa volta c’è l’ulteriore incasinamento della pessima influenza di Alex su entrambe, che apparentemente fino a quel momento si erano consumate le rispettive passere masturbandosi ogni notte pensando a lui.
- Quindi è vero? – la interromopo io – Anche tu eri cotta di lui?
Eva sbuffa: - Ma Pat! Come credi che sia finita a letto con un uomo ancora più vecchio di mio padre, se non per via del mio complesso di Elettra? E perché mai sarò così fissata con la psicologia? E come mai, anche se non sono affatto lesbica, non sono mai riuscita a innamorarmi di un uomo e sono finita proprio con te..?
- Eri innamorata di tuo padre?
- Certo che lo ero! Cotta persa… E gelosissima di mia madre. Ho provato a scoparmi tutti i ragazzi passabili della mia classe, ma nessuno era capace di accendermi i sensi. Quando mi sono confidata con Astrid, ho scoperto che eravamo nella stessa barca, e siamo finita a letto insieme.
- E così hai scoperto che anche con le donne non era male…
- Già. Almeno non restavo delusa dal confronto con mio padre. Poi, diventando intime, ci siamo scambiate altre confidenze, e alla fine è stata lei a consigliarmi di fare qualche esperienza con uomini più grandi: è stato così che mi sono infilata nel letto di Fabio quando l’ho conosciuto durante una vacanza ai Caraibi… I miei stavano divorziando, e alla fine mi sono messa con lui. Il resto lo sai.
Già. L’estate successiva si siamo conosciute sulla spiaggia di Rimini mentre lei era in vacanza con il Fabio e i suoi amici… E siamo finite a letto insieme la mattina dopo.
- Quindi non ce l’hai con me perché mi piace Alex..?
Eva fa una smorfia: - Avercela con te? Pat, vedo donne che cadono davanti a mio padre come pere cotte da quando sono abbastanza grande da rendermene conto. Era ovvio che dovesse piacere anche a te… Se per questo, tu saresti perfino potuta piacergli abbastanza da tenertelo!
Sorrido compiaciuta dentro di me: niente male come complimento…
- Solo che io ti voglio per me, e non sono disposta a lasciarti andare via, neanche con lui – continua Eva, stringendomi il polso – Lui poteva scegliersi qualsiasi donna al mondo, purché non fossi tu…
La abbraccio: - Adoro quando sei gelosa.
- Stronza.
- E’ per questo che eri così seccata quando è venuto a trovarci a Delft?
La mia olandesina sbuffa: - Sono anche un po’ protettiva nei confronti di Astrid: lei ha sofferto le pene dell’inferno, perennemente innamorata come me dell’unico uomo sulla faccia della Terra che non poteva avere… Le voglio bene, e ho sempre sentito che avevamo tante cose in comune. Papà adora la sua sorellina, come adora me… Ma non cederebbe mai alla tentazione. Questo naturalmente è un bene per tutti, e un ulteriore segno di quanto sia forte e deciso: un altro motivo per essere innamorate di lui, naturalmente… Accidenti a lui!
Certo che più ne parla, più mi viene la voglia di andarci a letto.
- Quindi sì: quando è errivato così a sorpresa, ero contenta di vederlo ma anche molto preoccupata, sia perché non volevo vedere soffrire Astrid, che perché ero gelosa di te. L’unica di cui non mi preoccupavo, era Giulia…
- …che alla fine ci ha fregate tutte e tre!
- Già. E adesso la frittata è fatta.
Bella espressione italiana. La proprietà linguistica della mia ragazza mi rende orgogliosa.
- Di Giulia non sei gelosa?
- Cosa? Ma no… Mica voglio Alex per me, cosa credi? Solo che di solito le donne con lui durano tutte poco. Era per questo che non volevo che tu e lui… Insomma, tu potevi essere capace di tenertelo. E a pensarci bene, al di là della differenza d’età, potrebbe riuscirci anche la Giulia: lei ha imparato da te a non essere possessiva, ed è uno spirito libero come lui. Potrebbe anche funzionare…
- Beh, speriamo. Giulia è maledettamente giovane.
- E’ promisqua come te e me. Non soffrirà, e lui non la troverà soffocante. E se poi la differenza di età dovesse rivelarsi eccessiva, tutti e due sapranno cavarsela. Auguro il meglio a tutt’e due.
- Hmmm… Cosa staranno facendo adesso?
- Quello che stiamo facendo noi.
- E tu come lo sai?
Risatina: - Me lo ha scritto lei su WhattsUp mentre tu lavavi i piatti.
- Cosa? Voi due…
- Pat, Giulia è la mia migliore amica. Noi due ci diciamo tutto… Non vorrai che racconti questo genere di dettagli a sua madre?
Ci rimango male: - Credevo di essere anch’io sua amica.
- Pat, ma lo sei! Solo che quando oltre che il sesso ci sono anche dei sentimenti, diventa tutto più difficile…
- Hmmm… Sarà.
Ci sono rimasta un po’ male. Da quando ci siamo lasciate, da Giulia ho avuto solo un paio di sms striminziti per rassicurarmi… E adesso scopro che Eva ha avuto tutti i dettagli più sconci.
- Pat, non mettermi il muso! Pensavo che tu lo sapessi, che Giulia e io ci raccontiamo tutto…
- Proprio tutto?
Sospiro: - Proprio tutto. E se io le dico del sesso che faccio con sua madre, naturalmente lei mi dice del sesso che fa con mio padre.
Faccio una smorfia: - Certo che detta così sembriamo una bella famiglia di porci.
- Lo siamo. Non credi?
Mi rassegno: ho fatto il mio letto, e adesso ci devo dormire dentro…
- In fondo dovrei essere contenta – aggiunge Eva sopra pensiero – Mio padre e la mia migliore amica… A parte te, e non dividerei il tuo cuore con nessun altro al mondo, loro sono le due persone più importanti della mia vita, ed è bello che siano finiti insieme. Spero che ce la facciano a durare, a dispetto dell’età.
- L’ultima volta che ho espresso timore per la differenza di età fra noi due, ti sei incazzata come una jena…
- Hai ragione. Non dovrei preoccuparmi neanche per loro.
Mi abbraccia forte, e io mi sento scaldare il cuore. Anche perché sento il pelo della sua fica che mi accarezza la coscia nuda sotto il piumone…
- Quindi per ora fra loro va tutto bene?
Voglio essere rassicurata.
Eva sorride. Agguanta il cellulare, scarrella un po’ e mi fa vedere un sms di un paio di giorni prima.
- Eva, è in olandese! Non ci capisco un cazzo…
- Hai ragione, scusa. E’ di mio padre, dice: “La tua amica è fantastica! Fai i miei complimenti a Pat per la figlia incredibile che ha fatto…”
Niente male. Sogghigno: - Cos’è, ha scoperto quanto è brava con la lingua?
Eva sogghigna anche lei: - Quello l’aveva scoperto già a casa di Astrid. No, credo abbia scoperto che le piace prenderlo anche nel culo. Sai, di solito le ragazzine della sua età non lo fanno.
- Se è per quello, dovresti dirgli che da quella parte l’hai svezzata proprio tu.
- Hmmm… Hai ragione. Perché il merito dovresti prendertelo tutto tu? – e si mette a messaggiare velocissima.
- Vedo che sei diventata abbastanza intima anche con lui – osservo, un po’ piccata.
Lei preme “invio” e sorride: - Hai ragione. Non era così, prima… Ho sempre avuto un po’ di ritrosia nei suoi confronti: temevo di lasciarmi andare troppo con lui, e di finire con il combinare un guaio. Adesso però è diverso, grazie a Giulia: lei fa da interfaccia. Ci unisce e ci tiene a distanza di sicurezza allo stesso tempo. Non finirò mai di ringraziarla per questo…
La bacio nell’incavo del collo, e sento il suo pube che si strofina piacevolmente contro la mia coscia.
- Come era fra te e i tuoi – mi chiede all’improvviso – Di loro non parli mai.
Mi blocco.
E’ vero, non parlo mai dei miei genitori, neanche con lei. Forse perché ci penso davvero poco.
- Cosa vuoi sapere?
- Non saprei… Qualcosa. Tu ormai di me sai proprio tutto, perfino la mia giovanile passione incestuosa per mio padre…
Hmmm… Non c’è molto da dire, in fondo. Io sono nata a Padova, dove i miei si erano conosciuti quando andavano all’università. Mamma era veneziana, e sua madre aveva ancora casa a Dorsoduro… Da bambina adoravo mia nonna; peccato che quando morì i miei vendettero la vecchia casa sulla Giudecca.
Non avevo un gran rapporto con i miei: erano gli anni della contestazione, e loro erano cresciuti nell’ambiente studentesco dell’estrema sinistra. Con me avevano un rapporto più sociale che familiare, e c’era poca intimità.
Una volta tornai a casa da scuola prima del previsto per via di uno sciopero, e sorpresi mia madre sotto un vicino di casa. Ricordo perfettamente il culo peloso del tipo che si muoveva velocemente fra le cosce fasciate di nylon di mia madre, che gemeva di piacere e lo incitava a scoparla più forte… Gli ripeteva che ce l’aveva più grosso di suo marito e che la faceva godere come una matta.
Io ebbi un conato di vomito e scappai via… Quel giorno perdetti il rispetto per entrambi i miei genitori, e non lo ritrovai mai più. Mia madre era una zoccola peggio di come sono io adesso, e mio padre non sembrava interessato a lei, o forse no era neanche capace di soddisfarla: non saprei, non ne abbiamo mai parlato…
Comunque forse è anche per colpa loro che non sono mai stata capace di innamorarmi di un uomo…
- E delle donne? Di loro ti innamoravi?
Eva ha ricominciato a strofinarsi. La storia deve esserle piaciuta…
- Veramente no. Non per molti anni, almeno…
La mia prima esperienza è stata con una mia compagna di classe: accadde subito dopo aver scoperto che mia madre se la faceva con il vicino… Erano i tempi della pubertà, ed eravamo così curiose!
Comnciò facendo pratica con i baci prima di una festa di classe: avremmo dovuto fare i compiti, e finimmo con lo sbaciucchiarci tutto il tempo. Ci prendemmo gusto, e nelle settimane che seguirono finmmo con il masturbarci una davanti all’altra, e poi una con l’altra; alla fine fui io a inginocchiarmi e a leccarle la fica per la prima volta.
Lei fu bacciata e ci perdemmo di vista… Provai a mettere in pratica quanto appreso con lei: fui una delle prime a uscire con ragazzi più grandi, e non fui mai troppo ritrosa. Questo naturalmente significava che tutti i ragazzi volevano uscire con me, ma che pochi volevano farlo più di qualche volta.
I miei se ne fregavano completamente, così io mi divertivo. Uscivo con i ragazzi, mi lasciavo toccare, li toccavo, e scoprii presto che fare le seghe era meno divertente che fare i pompini.
Mi feci rapidamente conoscere per la sgualdrina che ero e persi la verginità prima di finire le medie. Al liceo mi inserii subito nel gruppo delle zoccole della classe, e presi gusto a portare via il ragazzo alle altre, più per la soddisfazione di farlo che perché mi interessassero veramente i maschi in questione.
Una volta litigai di brutto con una di quelle a cui avevo scopato il ragazzo: lei mi tirò uno schiaffo e io prima glie lo restituii, poi la riempii di botte. Ero la più alta della classe, facevo molto sport ed ero già piuttosto muscolosa: le altre non avevano una chance con me… Era carina, e ci presi gusto a metterla sotto e a umiliarla: la trascinai nel cesso e la picchiai fino a costringerla a leccarmi la fica.
Era la prima volta che facevo sesso con una ragazza da quando avevo fatto pratica di baci alle medie, e mi piacque molto. Anzi, devo dire che la ragazzotta mi diede più soddisfazione del fidanzatino che le avevo portato via.
Lei mi accusò di averla violentata e venni espulsa.
L’accusa di stupro per fortuna non ebbe troppe conseguenze visto che ero minorenne e non punibile, e anche i miei fecero storie solo perché mi toccò cambiare liceo.
Nella nuova scuola venni tenuta sotto sorveglianza per un po’, ma stetti attenta a lasciare in pace le ragazze, così in breve persi la nomea della lesbica con cui ero arrivata: aiutò che mi feci scopare subito da tre o quattro dell’ultimo anno, che lo raccontarono a tutti. Per la verità c’era una che mi piaceva, ma per una volta che ci provai con delicatezza mi vidi respinta in malo modo. Così per vendicarmi le portai via il ragazzo durante una festa di classe, e fu quella la volta che mi feci fare il culo per la prima volta… Praticamente in pubblico, visto che il giorno dopo a scuola lo sapevano tutti.
A quel punto ero già considerata una puttana e potevo divertirmi senza troppe ipocrisie. Non ero certo l’unica troia della classe, ma probabilmente ero una delle più disinvolte: fu allora che conobbi Elena, una ripetente all’ultimo anno più zoccola di me.
- Non avevi un ragazzo?
La mano di Eva ha cominciato ad accarezzarmi il fianco.
No, non uscivo mai più di due o tre volte con lo stesso ragazzo. In realtà, i ragazzi non mi interessavano se non per scopare e farmi pagare qualche regalino.
All’epoca i miei si erano mangiati quasi tutti i soldi messi da parte con la vendita della casa a Dorsoduro: avevamo un sacco di guai economici e loro stavano per divorziare. Così io ero diventata brava a strapare ai ragazzi tutto quello che potevo, dalle cenette fuori alle ricariche per il cellulare, fino ai jeans Levi’s nuovi di pacca.
E’ stato a quel tempo che ho cominciato a considerate i maschi come dei portatori di cazzo e di portafogli: le uniche due cose di loro che trovavo interessanti…
A che serviva un ragazzo fisso? Non avrei potuto spremerlo più di tanto, mi avrebbe impedito di divertirmi con gli altri e alla lunga mi sarei annoiata a morte. No, molto meglio rubare i maschi alle altre, svuotargli le palle e le tasche, e passare al prossimo, oppure ai prossimi…
Eva ridacchiò: - Che razza di puttanella! Quasi peggio di me…
Avevo quasi una nomea peggiore di Elena. Però in qualche modo a scuola non andavo troppo male: in matematica in particolare ero brava, cosa piuttosto rara per una ragazza con la fama di ciucciacazzi.
I miei divorziarono e io persi subito i contatti con mio padre, ma quasi non me ne accorsi. Io passai la maturità e mia madre si mise con uno vecchio e grasso ma pieno di soldi; a me faceva schifo così ne approfittai per scappare all’università promettendo a me e a loro di cavarmela da sola… Qualche lavoretto serale da cameriera, un pompino al mese per far star buono l’affittacamere, e naturalmente qualche spasimante generoso per farmi pagare la cena e i vestiti nuovi: restava giusto il tempo di studiare.
Mi laureai abbastanza in fretta: capirete che a differenza dei miei ai loro tempi, io all’università non mi divertissi troppo.
Appena laureata troncai definitivamente anche con mia madre e mi trasferii da Padova a Milano in cerca di fortuna. Lì trovai un altro impiego da cameriera per pagarmi l’affitto e mi diedi da fare per trovare un lavoro.
Erano gli anni riggenti della Milano da Bere, dove tutti conoscevano tutti in un groviglio di rapporti opachi che avevano in comune la passione dei maschi per la fica.
Una cameriera carina, laureata e di facili costumi non aveva troppi problemi a farsi strada a quei tempi, sporattutto se non si faceva troppi scrupoli nel calpestare gli altri.
L’abitudine a rubare gli uomini alle altre e l’istinto predatore erano virtù impagabili; in più sapevo che pur non essendo bellissima sapevo attrarre gli uomini con una sorta di fascino perverso, e ne approfittai.
Cominciai dal figlio del proprietario del ristorante dove lavoravo, passai ad un suo cliente abituale che faceva il ragioniere in una banca, e poi ad un giovane avvocato. Tradii l’avvocato con un vicequestore sposato per un mese, e all’insaputa di questi mi faci anche sua moglie; poi passai ad un tizio del comune che mi raccomandò al concorso per avere un posto di ruolo come insegnante di mate alle superiori… Attraverso di lui conobbi anche una segretaria del comune con cui uscii per alcune settimane prima che si sposasse e decidesse di chiudere con me.
Il tipo del comune scoprì che gli mettevo ancora le corna con il vicequestore, e rischiai di perdere tutto quanto: per calmarlo mi feci portare a una festa dove conobbi il proprietario di una piccola agenzia immobiliare che mi spogliava con gli occhi…
- Era il Mauri?
La mano calda di Eva è risalita ad accarezzarmi delicatamente il seno.
Sospiro: - Proprio lui… Quella sera sono riuscita a fare la brava ragazza: gli ho raccontato che stavo con il tizio del comune ma che ero tanto infelice…
Insomma: la freccia di Cupido colpì il Mauri la stessa notte in cui recuperai il tipo del comune. Vinsi il concorso, andai a lavorare in un liceo, continuai a vedermi con il tipo che mi aveva raccomandata per quasi un mese, allacciai una relazione con una collega insegnante della mia stessa età, e al tempo stesso cominciai a vedermi con il Mauri.
Continuai a frequentare tutti e tre (più qualche altro cavaliere occasionale) per un po’, poi decisi che il Mauri era fra tutti il tipo più promettente economicamente e il meno squallido fisicamente, scaricai gli altri e mi misi con lui. Altri sei mesi ed ero un’insegnante sposata.
Eva mi sta mordicchiando un capezzolo ma smette per commentare: - Certo che se non lo sapessi già, non ci crderei mai: tu un’insegnante!
- Incredibile, vero? – ridacchio io, un sorriso agrodolce sulle labbra mentre me la tiro nuovamente addosso per farle riprendere il lavoretto in atto sui miei capezzoli.
Ero diventata una sciura. Terribile… Ma al tempo stesso confortevole.
Andammo in viaggio di nozze sulle Dolomiti, e già non ne potevo più del Mauri… Ma d’altra parte per la prima volta non dovevo preoccuparmi di come pagare l’affitto, cosa mangiare per cena o dove passare la notte…
Ero confusa, e al tempo stesso al sicuro per la prima volta in vita mia. Il risultato fu che gli ormoni mi giocarono un brutto scherzo e mi trovai all’improvviso con la voglia di fare un figlio.
Avevo troppo rispetto di me stessa per farlo con il Mauri; però nel resort sulle Dolomiti c’erano diversi maschi di qualità, compresi due animatori e istruttori di tennis che mi piacevano un sacco… Mi feci sbattere da tutti e due per tutti i quindici giorni che restammo lì, prendendoli sia separatamente che insieme più volte al giorno, rigorosamente senza preservativi, senza che il mio sposo si accorgesse di niente. Il giorno dell’ovulazione mi feci anche prendere a sandwich sul campo da tennis a rischio di farci scoprire, e scommetto che fu allora che ci restai secca.
Insomma: quando tornammo a Milano ero incinta, e il cornuto era al settimo cielo.
Ebbi la Giulia, e mi ritrovai a fare la mamma… Con una suocera rompicoglioni sul collo che non mi lasciava respirare.
Come si suol dire, misi la testa a posto: sospesi le mie avventure piccanti, troncai anche con la collega e mi dedicai alla bambina, che battezzammo Giulia Susanna e ci ritrovammo a chiamare “Giusy” per semplicità… Ormai ero una moglie, una madre e un’insegnante, ero sposata ad un bauscia di successo e avevo una vita sociale e professionale abbastanza intensa: mi restava solo il tempo di fare un po’ di sport, e fra le gambe cominciavano a spuntarmi le ragnatele.
Ora Eva mi sta succhiando a tratti entrambi i capezzoli, che ormai sono gonfi e durissimi… Mi sta montando la voglia.
Non ci posso credere che per quasi dieci anni sono stata una comune moglie borghese. Eppure è così… Certo, ogni tanto un’avventuretta ci scappava qua e là. Il Mauri sapeva per esempio che avevo un debole per le donne, e chiudeva un occhio con loro perché in fondo la cosa lo eccitava. Ebbi un paio di storie con delle colleghe, ma niente di serio: il problema era che stavo crescendo di età, ma continuavano a piacermi le ragazzine come quando ero una cerbiatta anch’io.
Avevo tutte quelle ninfette intorno a scuola, ma non potevo rischiare con loro, e le coetanee dietro la cattedra come me non mi interessavano praticamente più. Era così frustrante!
- Immagino – commentò Eva mordicchiandomi una punta ormai gonfia di desiderio e strappandomi uno strillo.
Gli uomini mi attraevano ancora, specie se maturi, ma non volevo correre il rischio di una relazione: così mi accontentavo di avventure estemporanee, e non era che me ne capitassero molte… Una o due all’anno, niente di più.
Eva quasi si strozzò: - Un cazzo o due all’anno? Tu?
- Già. E poi, solo il Mauri…
Spaventoso. Praticamente dieci anni di convento… Mi masturbavo tutti i giorni, pensando alle mie studentesse o ai loro bei papà, mentre il Mauri mi invecchiava rapidamente davanti diventando sempre più insulso e grigio.
- Ma non eri affatto così quando ti ho conosciuta! – protesta Eva alzando un attimo il capo dal mio seno.
- No, infatti…
Sospiro, ripensandoci. No, non poteva durare… La sciùra Visentin era una contraddizione in termini: o spariva la sciùra, o tirava le cuoia la Visentin.
Alla fine, ho eliminato la sciùra.
Stavo impazzendo per la noia e la frustrazione… Finché il Mauri non mi ha involontariamente fatto conoscere una persona che mi ha cambiato la vita. Una prostituta: la sua idea era un trio, visto che sapeva che a me picciono le donne. Ma poi è successo che io e quella ragazza siamo diventate amiche… Beh, forse anche qualcosa di più: avevo una cotta per lei. Incredibile: la mia prima, vera cotta, a trentacinque anni!
- Hmmm… Davvero, Pat! Ti sei innamorata di una prostituta!
Il pelo che mi sfrega la coscia si è inumidito piacevolmente… Eva sta apprezzando la mia storia. Bene: vediamo se le piace anche il resto…
Con lei mi sentivo di nuovo viva. Non so se fosse davvero amore, o se era solo un’infatuazione: all’epoca non avevo esperienze sentimentali con cui confrontarmi. Ma so che la mia vita è cambiata: ha risvegliato la bestia che è in me, stracciando la patina rispettabile che mi ero verniciata addosso per mimetizzarmi nella società.
Eva continua a torturarmi dolcemente le punte con i denti, ma la sua mano sta scendendo lentamente verso il basso, facendomi rabbrividire…
Non è durata a lungo: lei era troppo irrequieta… Alla fine è scomparsa, immagino sia tornata a Roma da cui proveniva. Prima però mi ha regalato un’emozione: ha condiviso con me una marchetta di lusso.
- Ti sei prostituita con lei?
E’ stato così intenso! Così intimo… L’abbiamo fatto insieme, e ci siamo divise i soldi prima di festeggiare insieme. Mi è piaciuto, tanto…
Le dita di Eva si insinuano nel mio cespuglio e cominciano lentamente a frugare.
Quella storia, breve ma intensa, mi ha riconnessa con me stessa. Sono tornata io, e mi sono ricordata di come si vive. Quando sono tornata in classe ho guardato le mie allieve con occhi diversi… Ho guardato quella ragazzina che mi intrigava tanto e ho deciso che non mi sarei più limitata a masturbarmi pensando a lei.
Ci ho provato, e lei c’è stata.
- Franci?
- Già, proprio lei.
Franci, e tutti gli uomini che mi intrigavano; e al diavolo mio marito e tutte le convenzioni del mondo! Ho allacciato una relazione assolutamente proibita con una mia allieva, e mi sono divertita a scopare tutti gli uomini che mi andava di portarmi a letto. Sono tornata me stessa…
- …finché non hai incontrato me sulla spiaggia di Rimini.
- Già. A quel punto ero pronta per te… E per tutto quello che è successo poi.
- Intrigante… Non me lo avevi mai raccontato.
Le sue dita hanno scovato il mio grilletto. Sussulto mentre lei comincia lentamente a tormentarlo, mentre lingua e denti continuano a lavorarmi le punte…
Sto impazzendo.
- Quindi non è stata Franci a farti gettare in mare la vecchia te stessa – sussurra Eva – E’ stata quell’altra ragazza… Ed è stato con lei che ti sei prostituita la prima volta.
- Già. La mia è solo una ricaduta… In effetti, vendermi mi eccita.
- Lo capisco. Eccita anche me…
Sono fradicia in mezzo alle gambe. Lei se ne accorge quando il dito medio si distende fra le mie grandi labbra, trovandole già aperte e sbrodolanti.
La mia compagna non sa resistere ad un consommè servito caldo fra le mie gambe: scivola velocemente lungo il mio corpo, lasciando con la lingua una scia di saliva lungo il mio ventre.
- Aahhh… - ansimo, sentendomi vellicare il clito da quella linguetta infernale – Mi stai facendo morire!
- Mi piace questa tua amica – sussurra Eva sfiorandomi il pelo con le labbra roventi – Peccato che vi siete perse di vista…
- Hmmm… - gemo io – Sì, ti sarebbe piaciuta… Avete anche qualcosa di particolare in comune.
La lingua implacabile di Eva mi scivola dentro le valve e comincia a suggere il liquore vaginale che mi scorre liberamente dalla fica guazza.
- Aahhh! Mi fai impazzire…
Lei mi succhia il sugo direttamente dall’anima prima di addentrarsi con la lingua vorace nelle mie intimità più recondite.
- Cos’è che abbiamo in comune?
La lingua scava in profondità, incendiandomi il ventre.
- Lei… Si chiama Eva!
Un lampo improvviso, quando la lingua migliore del mondo mi innesca il punto G e mi fa esplodere: - AAHHH!!! GODOOO!!!
Quando me lo spiega, ubriaca la notte di Capodanno, ho la sensazione di non aver capito niente della vita… Sa da sempre di provare attrazione per le donne, e ha consumato una quantità di rapporti, ma senza mai nessun coinvolgimento sentimentale: le uniche femmine con cui è stata più di una volta, siamo proprio Eva e io.
Una quarantenne porca come poche, ma senza praticamente nessuna esperienza di rapporti affettivi di coppia.
E io che pensavo di essere incasinata.
Vabbè, meglio tardi che mai… Parliamo a lungo con lei, sia Eva che io, e naturalmente finiamo tutte insieme nel suo lettone come tutte le ultime notti. Però da quando siamo tornate dallo swingerclub di Rotterdam qualcosa è cambiato in Astrid: si vede che non è più concentrata.
Alla fine perdo quel poco di pazienza che ho, la prendo per i capelli e la trascino fino al suo cellulare in carica nel soggiorno.
- Adesso le mandi un sms e prendi un appuntamento con lei. Scrivi che non ce la fai più ad aspettare di vederla, e che non accetterai un “no” per risposta.
- Ma…
- Se non lo fai, giuro che ti fisto il culo fino al gomito.
Astrid impallidisce, e Eva scoppia a ridere: - Guarda che non scherza: glie l’ho visto fare a una sua amica napoletana…
Già: Elena non si è seduta per una settimana, poverina… A volte mi lascio un po’ andare.
Astrid fa come le dico, e finalmente si addormenta serena fra le braccia della nipotina, mentre io le incucchiaio tutte e due.
Il mattino dopo qunado mi sveglio sempre abbracciata a Eva che dorme della grossa, mi accorgo che Astrid si è già alzata: la sento parlottare in ostrogoto nel salotto con la sua nuova amica…
Eva e io rientriamo in Italia il tre gennaio: non c’è troppo senso a rimanere in Olanda adesso che tutti gli altri si sono innamorati fra loro e non ci cagano più…
Giulia e Alex sono sempre a Eindhoven a tubare come piccioncini, e Astrid se non è con la sua nuova amica Inga se ne sta seduta sul divano a mandare sms a Inga, oppure è lì a sognare a occhi aperti la sua Inga…
Che palle.
Eva e io facciamo qualche giretto, ma visto un mulino olandese li hai visti tutti; il tempo fa ancora più schifo che in Laguna, e a noi manca la Serenissima… Così è quasi un sollievo saltare sul primo volo della KLM per Malpensa.
Eva vorrebbe fermarsi a dormire, ma so benissimo che in realtà vorrebbe scoparsi la Franci e quindi le faccio notare che abbiamo tutto il tempo di prendere il treno per Venezia e arrivare a bordo della nostra bella barca prima di sera.
Risultato: quella sera stessa siamo nel nostro bel lettone nella cabina padronale della Serenissima a leccarci la fica come due gatte in amore.
La vita è bella, e sapere che anche le altre persone che contano nella nostra vita sono felici la rende ancora migliore.
Ilmattino dopo c’è anche un pallido sole invernale che invoglia a stare all’aperto, così passiamo la giornata a ripulire il ponte e a lucidare gli ottoni ascoltando musica e sparando cazzate godendoci la brezza di mare.
Ci cuciniamo due spaghetti alla buona, augurandoci che almeno Jasmine torni presto perché entrambe detestiamo cucinare, poi Eva controlla la posta e i conti, io faccio un ultimo double-check sui comandi della nave, e ce ne torniamo nel lettone nude e contente.
Siamo in vena di confidenze intime.
Ora che conosco bene Astrid, mi faccio raccontare un’altra volta della storia fra lei e Eva, e di come la mia compagna ha scoperto le gioie di Saffo.
Lei era ancora piccola e la zietta piuttosto navigata, quindi la storiella è piccante come quelle che piacciono a me… Solo che questa volta c’è l’ulteriore incasinamento della pessima influenza di Alex su entrambe, che apparentemente fino a quel momento si erano consumate le rispettive passere masturbandosi ogni notte pensando a lui.
- Quindi è vero? – la interromopo io – Anche tu eri cotta di lui?
Eva sbuffa: - Ma Pat! Come credi che sia finita a letto con un uomo ancora più vecchio di mio padre, se non per via del mio complesso di Elettra? E perché mai sarò così fissata con la psicologia? E come mai, anche se non sono affatto lesbica, non sono mai riuscita a innamorarmi di un uomo e sono finita proprio con te..?
- Eri innamorata di tuo padre?
- Certo che lo ero! Cotta persa… E gelosissima di mia madre. Ho provato a scoparmi tutti i ragazzi passabili della mia classe, ma nessuno era capace di accendermi i sensi. Quando mi sono confidata con Astrid, ho scoperto che eravamo nella stessa barca, e siamo finita a letto insieme.
- E così hai scoperto che anche con le donne non era male…
- Già. Almeno non restavo delusa dal confronto con mio padre. Poi, diventando intime, ci siamo scambiate altre confidenze, e alla fine è stata lei a consigliarmi di fare qualche esperienza con uomini più grandi: è stato così che mi sono infilata nel letto di Fabio quando l’ho conosciuto durante una vacanza ai Caraibi… I miei stavano divorziando, e alla fine mi sono messa con lui. Il resto lo sai.
Già. L’estate successiva si siamo conosciute sulla spiaggia di Rimini mentre lei era in vacanza con il Fabio e i suoi amici… E siamo finite a letto insieme la mattina dopo.
- Quindi non ce l’hai con me perché mi piace Alex..?
Eva fa una smorfia: - Avercela con te? Pat, vedo donne che cadono davanti a mio padre come pere cotte da quando sono abbastanza grande da rendermene conto. Era ovvio che dovesse piacere anche a te… Se per questo, tu saresti perfino potuta piacergli abbastanza da tenertelo!
Sorrido compiaciuta dentro di me: niente male come complimento…
- Solo che io ti voglio per me, e non sono disposta a lasciarti andare via, neanche con lui – continua Eva, stringendomi il polso – Lui poteva scegliersi qualsiasi donna al mondo, purché non fossi tu…
La abbraccio: - Adoro quando sei gelosa.
- Stronza.
- E’ per questo che eri così seccata quando è venuto a trovarci a Delft?
La mia olandesina sbuffa: - Sono anche un po’ protettiva nei confronti di Astrid: lei ha sofferto le pene dell’inferno, perennemente innamorata come me dell’unico uomo sulla faccia della Terra che non poteva avere… Le voglio bene, e ho sempre sentito che avevamo tante cose in comune. Papà adora la sua sorellina, come adora me… Ma non cederebbe mai alla tentazione. Questo naturalmente è un bene per tutti, e un ulteriore segno di quanto sia forte e deciso: un altro motivo per essere innamorate di lui, naturalmente… Accidenti a lui!
Certo che più ne parla, più mi viene la voglia di andarci a letto.
- Quindi sì: quando è errivato così a sorpresa, ero contenta di vederlo ma anche molto preoccupata, sia perché non volevo vedere soffrire Astrid, che perché ero gelosa di te. L’unica di cui non mi preoccupavo, era Giulia…
- …che alla fine ci ha fregate tutte e tre!
- Già. E adesso la frittata è fatta.
Bella espressione italiana. La proprietà linguistica della mia ragazza mi rende orgogliosa.
- Di Giulia non sei gelosa?
- Cosa? Ma no… Mica voglio Alex per me, cosa credi? Solo che di solito le donne con lui durano tutte poco. Era per questo che non volevo che tu e lui… Insomma, tu potevi essere capace di tenertelo. E a pensarci bene, al di là della differenza d’età, potrebbe riuscirci anche la Giulia: lei ha imparato da te a non essere possessiva, ed è uno spirito libero come lui. Potrebbe anche funzionare…
- Beh, speriamo. Giulia è maledettamente giovane.
- E’ promisqua come te e me. Non soffrirà, e lui non la troverà soffocante. E se poi la differenza di età dovesse rivelarsi eccessiva, tutti e due sapranno cavarsela. Auguro il meglio a tutt’e due.
- Hmmm… Cosa staranno facendo adesso?
- Quello che stiamo facendo noi.
- E tu come lo sai?
Risatina: - Me lo ha scritto lei su WhattsUp mentre tu lavavi i piatti.
- Cosa? Voi due…
- Pat, Giulia è la mia migliore amica. Noi due ci diciamo tutto… Non vorrai che racconti questo genere di dettagli a sua madre?
Ci rimango male: - Credevo di essere anch’io sua amica.
- Pat, ma lo sei! Solo che quando oltre che il sesso ci sono anche dei sentimenti, diventa tutto più difficile…
- Hmmm… Sarà.
Ci sono rimasta un po’ male. Da quando ci siamo lasciate, da Giulia ho avuto solo un paio di sms striminziti per rassicurarmi… E adesso scopro che Eva ha avuto tutti i dettagli più sconci.
- Pat, non mettermi il muso! Pensavo che tu lo sapessi, che Giulia e io ci raccontiamo tutto…
- Proprio tutto?
Sospiro: - Proprio tutto. E se io le dico del sesso che faccio con sua madre, naturalmente lei mi dice del sesso che fa con mio padre.
Faccio una smorfia: - Certo che detta così sembriamo una bella famiglia di porci.
- Lo siamo. Non credi?
Mi rassegno: ho fatto il mio letto, e adesso ci devo dormire dentro…
- In fondo dovrei essere contenta – aggiunge Eva sopra pensiero – Mio padre e la mia migliore amica… A parte te, e non dividerei il tuo cuore con nessun altro al mondo, loro sono le due persone più importanti della mia vita, ed è bello che siano finiti insieme. Spero che ce la facciano a durare, a dispetto dell’età.
- L’ultima volta che ho espresso timore per la differenza di età fra noi due, ti sei incazzata come una jena…
- Hai ragione. Non dovrei preoccuparmi neanche per loro.
Mi abbraccia forte, e io mi sento scaldare il cuore. Anche perché sento il pelo della sua fica che mi accarezza la coscia nuda sotto il piumone…
- Quindi per ora fra loro va tutto bene?
Voglio essere rassicurata.
Eva sorride. Agguanta il cellulare, scarrella un po’ e mi fa vedere un sms di un paio di giorni prima.
- Eva, è in olandese! Non ci capisco un cazzo…
- Hai ragione, scusa. E’ di mio padre, dice: “La tua amica è fantastica! Fai i miei complimenti a Pat per la figlia incredibile che ha fatto…”
Niente male. Sogghigno: - Cos’è, ha scoperto quanto è brava con la lingua?
Eva sogghigna anche lei: - Quello l’aveva scoperto già a casa di Astrid. No, credo abbia scoperto che le piace prenderlo anche nel culo. Sai, di solito le ragazzine della sua età non lo fanno.
- Se è per quello, dovresti dirgli che da quella parte l’hai svezzata proprio tu.
- Hmmm… Hai ragione. Perché il merito dovresti prendertelo tutto tu? – e si mette a messaggiare velocissima.
- Vedo che sei diventata abbastanza intima anche con lui – osservo, un po’ piccata.
Lei preme “invio” e sorride: - Hai ragione. Non era così, prima… Ho sempre avuto un po’ di ritrosia nei suoi confronti: temevo di lasciarmi andare troppo con lui, e di finire con il combinare un guaio. Adesso però è diverso, grazie a Giulia: lei fa da interfaccia. Ci unisce e ci tiene a distanza di sicurezza allo stesso tempo. Non finirò mai di ringraziarla per questo…
La bacio nell’incavo del collo, e sento il suo pube che si strofina piacevolmente contro la mia coscia.
- Come era fra te e i tuoi – mi chiede all’improvviso – Di loro non parli mai.
Mi blocco.
E’ vero, non parlo mai dei miei genitori, neanche con lei. Forse perché ci penso davvero poco.
- Cosa vuoi sapere?
- Non saprei… Qualcosa. Tu ormai di me sai proprio tutto, perfino la mia giovanile passione incestuosa per mio padre…
Hmmm… Non c’è molto da dire, in fondo. Io sono nata a Padova, dove i miei si erano conosciuti quando andavano all’università. Mamma era veneziana, e sua madre aveva ancora casa a Dorsoduro… Da bambina adoravo mia nonna; peccato che quando morì i miei vendettero la vecchia casa sulla Giudecca.
Non avevo un gran rapporto con i miei: erano gli anni della contestazione, e loro erano cresciuti nell’ambiente studentesco dell’estrema sinistra. Con me avevano un rapporto più sociale che familiare, e c’era poca intimità.
Una volta tornai a casa da scuola prima del previsto per via di uno sciopero, e sorpresi mia madre sotto un vicino di casa. Ricordo perfettamente il culo peloso del tipo che si muoveva velocemente fra le cosce fasciate di nylon di mia madre, che gemeva di piacere e lo incitava a scoparla più forte… Gli ripeteva che ce l’aveva più grosso di suo marito e che la faceva godere come una matta.
Io ebbi un conato di vomito e scappai via… Quel giorno perdetti il rispetto per entrambi i miei genitori, e non lo ritrovai mai più. Mia madre era una zoccola peggio di come sono io adesso, e mio padre non sembrava interessato a lei, o forse no era neanche capace di soddisfarla: non saprei, non ne abbiamo mai parlato…
Comunque forse è anche per colpa loro che non sono mai stata capace di innamorarmi di un uomo…
- E delle donne? Di loro ti innamoravi?
Eva ha ricominciato a strofinarsi. La storia deve esserle piaciuta…
- Veramente no. Non per molti anni, almeno…
La mia prima esperienza è stata con una mia compagna di classe: accadde subito dopo aver scoperto che mia madre se la faceva con il vicino… Erano i tempi della pubertà, ed eravamo così curiose!
Comnciò facendo pratica con i baci prima di una festa di classe: avremmo dovuto fare i compiti, e finimmo con lo sbaciucchiarci tutto il tempo. Ci prendemmo gusto, e nelle settimane che seguirono finmmo con il masturbarci una davanti all’altra, e poi una con l’altra; alla fine fui io a inginocchiarmi e a leccarle la fica per la prima volta.
Lei fu bacciata e ci perdemmo di vista… Provai a mettere in pratica quanto appreso con lei: fui una delle prime a uscire con ragazzi più grandi, e non fui mai troppo ritrosa. Questo naturalmente significava che tutti i ragazzi volevano uscire con me, ma che pochi volevano farlo più di qualche volta.
I miei se ne fregavano completamente, così io mi divertivo. Uscivo con i ragazzi, mi lasciavo toccare, li toccavo, e scoprii presto che fare le seghe era meno divertente che fare i pompini.
Mi feci rapidamente conoscere per la sgualdrina che ero e persi la verginità prima di finire le medie. Al liceo mi inserii subito nel gruppo delle zoccole della classe, e presi gusto a portare via il ragazzo alle altre, più per la soddisfazione di farlo che perché mi interessassero veramente i maschi in questione.
Una volta litigai di brutto con una di quelle a cui avevo scopato il ragazzo: lei mi tirò uno schiaffo e io prima glie lo restituii, poi la riempii di botte. Ero la più alta della classe, facevo molto sport ed ero già piuttosto muscolosa: le altre non avevano una chance con me… Era carina, e ci presi gusto a metterla sotto e a umiliarla: la trascinai nel cesso e la picchiai fino a costringerla a leccarmi la fica.
Era la prima volta che facevo sesso con una ragazza da quando avevo fatto pratica di baci alle medie, e mi piacque molto. Anzi, devo dire che la ragazzotta mi diede più soddisfazione del fidanzatino che le avevo portato via.
Lei mi accusò di averla violentata e venni espulsa.
L’accusa di stupro per fortuna non ebbe troppe conseguenze visto che ero minorenne e non punibile, e anche i miei fecero storie solo perché mi toccò cambiare liceo.
Nella nuova scuola venni tenuta sotto sorveglianza per un po’, ma stetti attenta a lasciare in pace le ragazze, così in breve persi la nomea della lesbica con cui ero arrivata: aiutò che mi feci scopare subito da tre o quattro dell’ultimo anno, che lo raccontarono a tutti. Per la verità c’era una che mi piaceva, ma per una volta che ci provai con delicatezza mi vidi respinta in malo modo. Così per vendicarmi le portai via il ragazzo durante una festa di classe, e fu quella la volta che mi feci fare il culo per la prima volta… Praticamente in pubblico, visto che il giorno dopo a scuola lo sapevano tutti.
A quel punto ero già considerata una puttana e potevo divertirmi senza troppe ipocrisie. Non ero certo l’unica troia della classe, ma probabilmente ero una delle più disinvolte: fu allora che conobbi Elena, una ripetente all’ultimo anno più zoccola di me.
- Non avevi un ragazzo?
La mano di Eva ha cominciato ad accarezzarmi il fianco.
No, non uscivo mai più di due o tre volte con lo stesso ragazzo. In realtà, i ragazzi non mi interessavano se non per scopare e farmi pagare qualche regalino.
All’epoca i miei si erano mangiati quasi tutti i soldi messi da parte con la vendita della casa a Dorsoduro: avevamo un sacco di guai economici e loro stavano per divorziare. Così io ero diventata brava a strapare ai ragazzi tutto quello che potevo, dalle cenette fuori alle ricariche per il cellulare, fino ai jeans Levi’s nuovi di pacca.
E’ stato a quel tempo che ho cominciato a considerate i maschi come dei portatori di cazzo e di portafogli: le uniche due cose di loro che trovavo interessanti…
A che serviva un ragazzo fisso? Non avrei potuto spremerlo più di tanto, mi avrebbe impedito di divertirmi con gli altri e alla lunga mi sarei annoiata a morte. No, molto meglio rubare i maschi alle altre, svuotargli le palle e le tasche, e passare al prossimo, oppure ai prossimi…
Eva ridacchiò: - Che razza di puttanella! Quasi peggio di me…
Avevo quasi una nomea peggiore di Elena. Però in qualche modo a scuola non andavo troppo male: in matematica in particolare ero brava, cosa piuttosto rara per una ragazza con la fama di ciucciacazzi.
I miei divorziarono e io persi subito i contatti con mio padre, ma quasi non me ne accorsi. Io passai la maturità e mia madre si mise con uno vecchio e grasso ma pieno di soldi; a me faceva schifo così ne approfittai per scappare all’università promettendo a me e a loro di cavarmela da sola… Qualche lavoretto serale da cameriera, un pompino al mese per far star buono l’affittacamere, e naturalmente qualche spasimante generoso per farmi pagare la cena e i vestiti nuovi: restava giusto il tempo di studiare.
Mi laureai abbastanza in fretta: capirete che a differenza dei miei ai loro tempi, io all’università non mi divertissi troppo.
Appena laureata troncai definitivamente anche con mia madre e mi trasferii da Padova a Milano in cerca di fortuna. Lì trovai un altro impiego da cameriera per pagarmi l’affitto e mi diedi da fare per trovare un lavoro.
Erano gli anni riggenti della Milano da Bere, dove tutti conoscevano tutti in un groviglio di rapporti opachi che avevano in comune la passione dei maschi per la fica.
Una cameriera carina, laureata e di facili costumi non aveva troppi problemi a farsi strada a quei tempi, sporattutto se non si faceva troppi scrupoli nel calpestare gli altri.
L’abitudine a rubare gli uomini alle altre e l’istinto predatore erano virtù impagabili; in più sapevo che pur non essendo bellissima sapevo attrarre gli uomini con una sorta di fascino perverso, e ne approfittai.
Cominciai dal figlio del proprietario del ristorante dove lavoravo, passai ad un suo cliente abituale che faceva il ragioniere in una banca, e poi ad un giovane avvocato. Tradii l’avvocato con un vicequestore sposato per un mese, e all’insaputa di questi mi faci anche sua moglie; poi passai ad un tizio del comune che mi raccomandò al concorso per avere un posto di ruolo come insegnante di mate alle superiori… Attraverso di lui conobbi anche una segretaria del comune con cui uscii per alcune settimane prima che si sposasse e decidesse di chiudere con me.
Il tipo del comune scoprì che gli mettevo ancora le corna con il vicequestore, e rischiai di perdere tutto quanto: per calmarlo mi feci portare a una festa dove conobbi il proprietario di una piccola agenzia immobiliare che mi spogliava con gli occhi…
- Era il Mauri?
La mano calda di Eva è risalita ad accarezzarmi delicatamente il seno.
Sospiro: - Proprio lui… Quella sera sono riuscita a fare la brava ragazza: gli ho raccontato che stavo con il tizio del comune ma che ero tanto infelice…
Insomma: la freccia di Cupido colpì il Mauri la stessa notte in cui recuperai il tipo del comune. Vinsi il concorso, andai a lavorare in un liceo, continuai a vedermi con il tipo che mi aveva raccomandata per quasi un mese, allacciai una relazione con una collega insegnante della mia stessa età, e al tempo stesso cominciai a vedermi con il Mauri.
Continuai a frequentare tutti e tre (più qualche altro cavaliere occasionale) per un po’, poi decisi che il Mauri era fra tutti il tipo più promettente economicamente e il meno squallido fisicamente, scaricai gli altri e mi misi con lui. Altri sei mesi ed ero un’insegnante sposata.
Eva mi sta mordicchiando un capezzolo ma smette per commentare: - Certo che se non lo sapessi già, non ci crderei mai: tu un’insegnante!
- Incredibile, vero? – ridacchio io, un sorriso agrodolce sulle labbra mentre me la tiro nuovamente addosso per farle riprendere il lavoretto in atto sui miei capezzoli.
Ero diventata una sciura. Terribile… Ma al tempo stesso confortevole.
Andammo in viaggio di nozze sulle Dolomiti, e già non ne potevo più del Mauri… Ma d’altra parte per la prima volta non dovevo preoccuparmi di come pagare l’affitto, cosa mangiare per cena o dove passare la notte…
Ero confusa, e al tempo stesso al sicuro per la prima volta in vita mia. Il risultato fu che gli ormoni mi giocarono un brutto scherzo e mi trovai all’improvviso con la voglia di fare un figlio.
Avevo troppo rispetto di me stessa per farlo con il Mauri; però nel resort sulle Dolomiti c’erano diversi maschi di qualità, compresi due animatori e istruttori di tennis che mi piacevano un sacco… Mi feci sbattere da tutti e due per tutti i quindici giorni che restammo lì, prendendoli sia separatamente che insieme più volte al giorno, rigorosamente senza preservativi, senza che il mio sposo si accorgesse di niente. Il giorno dell’ovulazione mi feci anche prendere a sandwich sul campo da tennis a rischio di farci scoprire, e scommetto che fu allora che ci restai secca.
Insomma: quando tornammo a Milano ero incinta, e il cornuto era al settimo cielo.
Ebbi la Giulia, e mi ritrovai a fare la mamma… Con una suocera rompicoglioni sul collo che non mi lasciava respirare.
Come si suol dire, misi la testa a posto: sospesi le mie avventure piccanti, troncai anche con la collega e mi dedicai alla bambina, che battezzammo Giulia Susanna e ci ritrovammo a chiamare “Giusy” per semplicità… Ormai ero una moglie, una madre e un’insegnante, ero sposata ad un bauscia di successo e avevo una vita sociale e professionale abbastanza intensa: mi restava solo il tempo di fare un po’ di sport, e fra le gambe cominciavano a spuntarmi le ragnatele.
Ora Eva mi sta succhiando a tratti entrambi i capezzoli, che ormai sono gonfi e durissimi… Mi sta montando la voglia.
Non ci posso credere che per quasi dieci anni sono stata una comune moglie borghese. Eppure è così… Certo, ogni tanto un’avventuretta ci scappava qua e là. Il Mauri sapeva per esempio che avevo un debole per le donne, e chiudeva un occhio con loro perché in fondo la cosa lo eccitava. Ebbi un paio di storie con delle colleghe, ma niente di serio: il problema era che stavo crescendo di età, ma continuavano a piacermi le ragazzine come quando ero una cerbiatta anch’io.
Avevo tutte quelle ninfette intorno a scuola, ma non potevo rischiare con loro, e le coetanee dietro la cattedra come me non mi interessavano praticamente più. Era così frustrante!
- Immagino – commentò Eva mordicchiandomi una punta ormai gonfia di desiderio e strappandomi uno strillo.
Gli uomini mi attraevano ancora, specie se maturi, ma non volevo correre il rischio di una relazione: così mi accontentavo di avventure estemporanee, e non era che me ne capitassero molte… Una o due all’anno, niente di più.
Eva quasi si strozzò: - Un cazzo o due all’anno? Tu?
- Già. E poi, solo il Mauri…
Spaventoso. Praticamente dieci anni di convento… Mi masturbavo tutti i giorni, pensando alle mie studentesse o ai loro bei papà, mentre il Mauri mi invecchiava rapidamente davanti diventando sempre più insulso e grigio.
- Ma non eri affatto così quando ti ho conosciuta! – protesta Eva alzando un attimo il capo dal mio seno.
- No, infatti…
Sospiro, ripensandoci. No, non poteva durare… La sciùra Visentin era una contraddizione in termini: o spariva la sciùra, o tirava le cuoia la Visentin.
Alla fine, ho eliminato la sciùra.
Stavo impazzendo per la noia e la frustrazione… Finché il Mauri non mi ha involontariamente fatto conoscere una persona che mi ha cambiato la vita. Una prostituta: la sua idea era un trio, visto che sapeva che a me picciono le donne. Ma poi è successo che io e quella ragazza siamo diventate amiche… Beh, forse anche qualcosa di più: avevo una cotta per lei. Incredibile: la mia prima, vera cotta, a trentacinque anni!
- Hmmm… Davvero, Pat! Ti sei innamorata di una prostituta!
Il pelo che mi sfrega la coscia si è inumidito piacevolmente… Eva sta apprezzando la mia storia. Bene: vediamo se le piace anche il resto…
Con lei mi sentivo di nuovo viva. Non so se fosse davvero amore, o se era solo un’infatuazione: all’epoca non avevo esperienze sentimentali con cui confrontarmi. Ma so che la mia vita è cambiata: ha risvegliato la bestia che è in me, stracciando la patina rispettabile che mi ero verniciata addosso per mimetizzarmi nella società.
Eva continua a torturarmi dolcemente le punte con i denti, ma la sua mano sta scendendo lentamente verso il basso, facendomi rabbrividire…
Non è durata a lungo: lei era troppo irrequieta… Alla fine è scomparsa, immagino sia tornata a Roma da cui proveniva. Prima però mi ha regalato un’emozione: ha condiviso con me una marchetta di lusso.
- Ti sei prostituita con lei?
E’ stato così intenso! Così intimo… L’abbiamo fatto insieme, e ci siamo divise i soldi prima di festeggiare insieme. Mi è piaciuto, tanto…
Le dita di Eva si insinuano nel mio cespuglio e cominciano lentamente a frugare.
Quella storia, breve ma intensa, mi ha riconnessa con me stessa. Sono tornata io, e mi sono ricordata di come si vive. Quando sono tornata in classe ho guardato le mie allieve con occhi diversi… Ho guardato quella ragazzina che mi intrigava tanto e ho deciso che non mi sarei più limitata a masturbarmi pensando a lei.
Ci ho provato, e lei c’è stata.
- Franci?
- Già, proprio lei.
Franci, e tutti gli uomini che mi intrigavano; e al diavolo mio marito e tutte le convenzioni del mondo! Ho allacciato una relazione assolutamente proibita con una mia allieva, e mi sono divertita a scopare tutti gli uomini che mi andava di portarmi a letto. Sono tornata me stessa…
- …finché non hai incontrato me sulla spiaggia di Rimini.
- Già. A quel punto ero pronta per te… E per tutto quello che è successo poi.
- Intrigante… Non me lo avevi mai raccontato.
Le sue dita hanno scovato il mio grilletto. Sussulto mentre lei comincia lentamente a tormentarlo, mentre lingua e denti continuano a lavorarmi le punte…
Sto impazzendo.
- Quindi non è stata Franci a farti gettare in mare la vecchia te stessa – sussurra Eva – E’ stata quell’altra ragazza… Ed è stato con lei che ti sei prostituita la prima volta.
- Già. La mia è solo una ricaduta… In effetti, vendermi mi eccita.
- Lo capisco. Eccita anche me…
Sono fradicia in mezzo alle gambe. Lei se ne accorge quando il dito medio si distende fra le mie grandi labbra, trovandole già aperte e sbrodolanti.
La mia compagna non sa resistere ad un consommè servito caldo fra le mie gambe: scivola velocemente lungo il mio corpo, lasciando con la lingua una scia di saliva lungo il mio ventre.
- Aahhh… - ansimo, sentendomi vellicare il clito da quella linguetta infernale – Mi stai facendo morire!
- Mi piace questa tua amica – sussurra Eva sfiorandomi il pelo con le labbra roventi – Peccato che vi siete perse di vista…
- Hmmm… - gemo io – Sì, ti sarebbe piaciuta… Avete anche qualcosa di particolare in comune.
La lingua implacabile di Eva mi scivola dentro le valve e comincia a suggere il liquore vaginale che mi scorre liberamente dalla fica guazza.
- Aahhh! Mi fai impazzire…
Lei mi succhia il sugo direttamente dall’anima prima di addentrarsi con la lingua vorace nelle mie intimità più recondite.
- Cos’è che abbiamo in comune?
La lingua scava in profondità, incendiandomi il ventre.
- Lei… Si chiama Eva!
Un lampo improvviso, quando la lingua migliore del mondo mi innesca il punto G e mi fa esplodere: - AAHHH!!! GODOOO!!!
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