Il sogno. La carretera.
di
Tibet
genere
pulp
...el viento viene y el viento se va por la carretera...
A quel tempo faceva un sogno.
Sempre lo stesso.
Ogni notte.
...è sera e lui sale su una corriera, una vecchia scassatissima corriera, colorata e piena di disegni fantasiosi.
Si sistema come sempre all'ultima fila, inizia a guardarsi in giro e si accorge che è l'unico passeggero.
Sbircia fuori e riconosce la strada.
E’ un tratto della carretera panamericana che attraversa la dorsale della cordigliera e passa dal lato atlantico a quello pacifico.
Pericolosa, ma non tanto per la strada comunque bruttissima in sé o per la sua situazione disastrata di manutenzione, ma per chi la percorre.
Gente strafatta di erba o ubriaca di pulque o di chissà quale diavoleria che distillano di straforo nelle loro baracche del cazzo.
Nel sogno poco a poco aumentano gli scossoni, tanto da essere spinto da una parte all'altra del sedile.
Ogni notte nel sogno... si alza e aggrappandosi ai sedili a fatica si avvicina al guidatore.
Fino ad accorgersi che il posto di guida è vuoto e le curve aumentano,
sono una serie infinita,
una dopo l'altra,
come aumenta la velocità con la quale il mezzo le affronta...
Esattamente un attimo dopo che la vecchia corriera in una curva oltrepassa il ciglio della strada e precipita nel vuoto e si libra nel vuoto per un attimo per poi inabissarsi...
lui...
cerca disperatamente di svegliarsi!
Lotta spasmodicamente per svegliarsi!
Vive la sensazione di panico assoluto della caduta nel vuoto!
Di lui aggrappato ai sedili della corriera!
E ogni notte...
si trova madido di sudore e ansimante, i denti digrignanti, doloranti per essere stati stretti a forza, sfinito come dopo un attacco di malaria, è in iperventilazione... non riesce più a ritrovare il normale ritmo di respiro... ha i singulti...
Non dorme più, è sfinito, per poter dormire senza cadere nell'incubo cerca rimedio con l'alcol e dopo, verificatene l'inutilità... va a pasticcarsi di brutto, ma nulla gli da sollievo, nulla. L'incubo non demorde, continua... lui si addormenta e lo prende nuovamente.
Finché non si decide di andare da Mama, un donnone enorme, nera come la pece.
E’ notte quando la incontra e gli occhi di lei rilucono lampi riflettendo i bagliori del fuoco.
Lui le chiede qualcosa che gli annebbi i sensi.
Un rimedio per i sintomi.
Che lo faccia dormire e non sognare.
Lei è famosa per i suoi beveroni a base di foglie di coca e chissà cos'altro.
Lui le racconta del sogno.
Lei lo fa inginocchiare davanti a se e gli pone le mani sulla testa.
Le sue mani scottano... bruciano.
Sei malato... è il suo responso.
Sei malato, uomo.
Lui chiede un rimedio.
Vuole dormire.
Non vuole più salire su quel bus maledetto.
Lei... devo saturarle queste ferite, altrimenti spurgheranno all'infinito.
Apriti uomo... vedo sesso... tanto sesso... sesso malato.
Ti vedo nella tua infanzia. Sei infelice. Vedo angoscia.
Lui cerca di chiudere quel varco che lei sta aprendo.
Autodifesa.
Sono cose che lui ha rimosso.
Lei non glielo permette e entra in lui.
Lui la sente... ha l'impressione assurda di vederla, la vede come una lunga lingua sottile di camaleonte.
La vede toccare, sollecitare i suoi terminali nervosi.
La sente frugare.
E rivive... rivive quei momenti.
Ne rivive la tensione.
L'assurda attesa del martirio. L'eccitazione del dolore bramato e temuto.
La paura.
E poi... l'odio.
Il rimorso.
Il cadere.
Il mai risorgere.
E il piacere. Il piacere... il maledetto piacere.
Il sesso.
Sente caldo nella testa.
Sente bruciare.
E poi... come il cauterizzarsi di una piaga.
Dolore che va a diminuire.
Come l'uso di un balsamo lenitivo.
Prova leggerezza. Sollievo.
Lei... stanca con voce flebile.
Il sesso distruttivo ti ha ammalato... uomo.
Ho rimosso tutto, la causa, il perché, il come... e il ricordo.
Ora il sesso... quello vitale, quello gioioso... ti riporterà alla vita.
Ho una figlia e tu andrai da lei... ti fermerai fino a che non ti sentirai di ripartire.
Ma non sarai mai felice, avrai altri vortici dai quali tentare di riemergere.
Bevi quello che ti darà... mangia quello che ti darà.
Fai quello che ti chiederà di fare.
Le figlia assomiglia alla madre.
Solo giovane. Grassa e vitale e benefica come un raggio di sole.
Il sorriso perpetuo. Gli occhi lucenti.
Lui che si sente senza limiti.
Quello che gli da da bere gli fa avere un desiderio inestinguibile.
Si meraviglia di sé.
Si sente possente. Un toro. Una erezione continua.
Un vero e proprio tronco di carne pulsante.
Grosso... pesante. Grosse vene in rilievo che segnano l'asta.
Sotto una innervatura dura come ferro.
Grossi coglioni. Una cappella a cuneo. Viola. Lucida. La corona che si stacca decisa dall'asta. Prepotente.
Si sente maschio.
Il maschio.
E... poi... il possedere per ore... per mezze giornate.
Le grosse tette sudate. Grosse e sode. Grossi capezzoli turgidi.
La gonfia fica bagnata.
Il grosso culo.
Godere del suo strofinare sul suo viso.
Godere del suo forte odore e sapore... di fica e culo.
Svuotarsi... fino a sborrare sangue.
E ricominciare.
Essere montato. Lo cavalca.
Lo guarisce.
Giorni e notti.
Sesso che è gioia.
Sesso che è vita.
Lui che assorbe parte della sua linfa vitale.
Lui che si nutre di lei.
Che si sazia.
Che la usa.
Si...
la donna come panacea di tutti i mali del mondo.
Eterna e valida soluzione contro il dolore.
Salvarsi, entrare nel loro grembo accogliente.
La sensazione di essere protetto.
Sicuro.
Poi...
poi arriva il momento che si sente pronto.
Guarito.
La lascia e se ne va, torna ad affrontare la vita.
Tibet.
A quel tempo faceva un sogno.
Sempre lo stesso.
Ogni notte.
...è sera e lui sale su una corriera, una vecchia scassatissima corriera, colorata e piena di disegni fantasiosi.
Si sistema come sempre all'ultima fila, inizia a guardarsi in giro e si accorge che è l'unico passeggero.
Sbircia fuori e riconosce la strada.
E’ un tratto della carretera panamericana che attraversa la dorsale della cordigliera e passa dal lato atlantico a quello pacifico.
Pericolosa, ma non tanto per la strada comunque bruttissima in sé o per la sua situazione disastrata di manutenzione, ma per chi la percorre.
Gente strafatta di erba o ubriaca di pulque o di chissà quale diavoleria che distillano di straforo nelle loro baracche del cazzo.
Nel sogno poco a poco aumentano gli scossoni, tanto da essere spinto da una parte all'altra del sedile.
Ogni notte nel sogno... si alza e aggrappandosi ai sedili a fatica si avvicina al guidatore.
Fino ad accorgersi che il posto di guida è vuoto e le curve aumentano,
sono una serie infinita,
una dopo l'altra,
come aumenta la velocità con la quale il mezzo le affronta...
Esattamente un attimo dopo che la vecchia corriera in una curva oltrepassa il ciglio della strada e precipita nel vuoto e si libra nel vuoto per un attimo per poi inabissarsi...
lui...
cerca disperatamente di svegliarsi!
Lotta spasmodicamente per svegliarsi!
Vive la sensazione di panico assoluto della caduta nel vuoto!
Di lui aggrappato ai sedili della corriera!
E ogni notte...
si trova madido di sudore e ansimante, i denti digrignanti, doloranti per essere stati stretti a forza, sfinito come dopo un attacco di malaria, è in iperventilazione... non riesce più a ritrovare il normale ritmo di respiro... ha i singulti...
Non dorme più, è sfinito, per poter dormire senza cadere nell'incubo cerca rimedio con l'alcol e dopo, verificatene l'inutilità... va a pasticcarsi di brutto, ma nulla gli da sollievo, nulla. L'incubo non demorde, continua... lui si addormenta e lo prende nuovamente.
Finché non si decide di andare da Mama, un donnone enorme, nera come la pece.
E’ notte quando la incontra e gli occhi di lei rilucono lampi riflettendo i bagliori del fuoco.
Lui le chiede qualcosa che gli annebbi i sensi.
Un rimedio per i sintomi.
Che lo faccia dormire e non sognare.
Lei è famosa per i suoi beveroni a base di foglie di coca e chissà cos'altro.
Lui le racconta del sogno.
Lei lo fa inginocchiare davanti a se e gli pone le mani sulla testa.
Le sue mani scottano... bruciano.
Sei malato... è il suo responso.
Sei malato, uomo.
Lui chiede un rimedio.
Vuole dormire.
Non vuole più salire su quel bus maledetto.
Lei... devo saturarle queste ferite, altrimenti spurgheranno all'infinito.
Apriti uomo... vedo sesso... tanto sesso... sesso malato.
Ti vedo nella tua infanzia. Sei infelice. Vedo angoscia.
Lui cerca di chiudere quel varco che lei sta aprendo.
Autodifesa.
Sono cose che lui ha rimosso.
Lei non glielo permette e entra in lui.
Lui la sente... ha l'impressione assurda di vederla, la vede come una lunga lingua sottile di camaleonte.
La vede toccare, sollecitare i suoi terminali nervosi.
La sente frugare.
E rivive... rivive quei momenti.
Ne rivive la tensione.
L'assurda attesa del martirio. L'eccitazione del dolore bramato e temuto.
La paura.
E poi... l'odio.
Il rimorso.
Il cadere.
Il mai risorgere.
E il piacere. Il piacere... il maledetto piacere.
Il sesso.
Sente caldo nella testa.
Sente bruciare.
E poi... come il cauterizzarsi di una piaga.
Dolore che va a diminuire.
Come l'uso di un balsamo lenitivo.
Prova leggerezza. Sollievo.
Lei... stanca con voce flebile.
Il sesso distruttivo ti ha ammalato... uomo.
Ho rimosso tutto, la causa, il perché, il come... e il ricordo.
Ora il sesso... quello vitale, quello gioioso... ti riporterà alla vita.
Ho una figlia e tu andrai da lei... ti fermerai fino a che non ti sentirai di ripartire.
Ma non sarai mai felice, avrai altri vortici dai quali tentare di riemergere.
Bevi quello che ti darà... mangia quello che ti darà.
Fai quello che ti chiederà di fare.
Le figlia assomiglia alla madre.
Solo giovane. Grassa e vitale e benefica come un raggio di sole.
Il sorriso perpetuo. Gli occhi lucenti.
Lui che si sente senza limiti.
Quello che gli da da bere gli fa avere un desiderio inestinguibile.
Si meraviglia di sé.
Si sente possente. Un toro. Una erezione continua.
Un vero e proprio tronco di carne pulsante.
Grosso... pesante. Grosse vene in rilievo che segnano l'asta.
Sotto una innervatura dura come ferro.
Grossi coglioni. Una cappella a cuneo. Viola. Lucida. La corona che si stacca decisa dall'asta. Prepotente.
Si sente maschio.
Il maschio.
E... poi... il possedere per ore... per mezze giornate.
Le grosse tette sudate. Grosse e sode. Grossi capezzoli turgidi.
La gonfia fica bagnata.
Il grosso culo.
Godere del suo strofinare sul suo viso.
Godere del suo forte odore e sapore... di fica e culo.
Svuotarsi... fino a sborrare sangue.
E ricominciare.
Essere montato. Lo cavalca.
Lo guarisce.
Giorni e notti.
Sesso che è gioia.
Sesso che è vita.
Lui che assorbe parte della sua linfa vitale.
Lui che si nutre di lei.
Che si sazia.
Che la usa.
Si...
la donna come panacea di tutti i mali del mondo.
Eterna e valida soluzione contro il dolore.
Salvarsi, entrare nel loro grembo accogliente.
La sensazione di essere protetto.
Sicuro.
Poi...
poi arriva il momento che si sente pronto.
Guarito.
La lascia e se ne va, torna ad affrontare la vita.
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