Notte di mezza estate, un passato che ritorna
di
Carbolatente
genere
etero
È mezzanotte. Il 25 luglio sta finendo e il 26 luglio sta iniziando.
L’averti vista tra la folla è stato un inizio e allo stesso tempo una fine.
Erano 4 anni che non ci vedevamo, ciascuno perso dietro i fatti suoi in giro per il mondo.
In un attimo ci siamo isolati dalla gente nonostante stesse per iniziare lo spettacolo pirotecnico.
Le solite domande di rito, come stai, che fai, programmi per il futuro.
Ma sono tutte domande superflue. È bastato uno sguardo ed entrambi ci ritroviamo catapultati a 7 anni fa quando ci siamo lasciati in quel modo brusco.
Non che ci fosse mai stato nulla di effettivamente concreto. All'epoca scegliesti lui e, giustamente con il senno di poi, prendeste la decisione di tenermi fuori dalla vostra vita.
Ma tu non puoi essere controllata, non puoi essere dominata, sei fuoco vivo. E so che è ormai da un anno che vi siete lasciati.
Sei l’unica ragazza della mia vita reale a cui io abbia detto dei miei racconti. E pago ancora oggi lo scotto di quella fiducia.
Tuttavia, sei il mio più grande rimpianto. Perché nonostante i litigi, c’era un feeling tra noi che in questi anni non ho più ritrovato. E so benissimo che è colpa tua, anzi è più giusto dire nostra, se da allora non sono più riuscito a costruire un legame serio con un'altra ragazza.
Sappiamo entrambi che c’è un qualcosa di non risolto tra noi due.
Dio come sei bella.
Il fisico è quello stesso fisico slanciato da giocatrice di pallavolo ma aggraziato al tempo stesso.
Oggi però sei più donna. Oggi hai 27 anni e indossi questo vestito, che ti fascia stupendamente, con una grazia e una consapevolezza che 4 anni fa non avevi.
Ho però chiaro che dei sentimenti di un tempo non c’è più traccia. Ma l’attrazione, quella fisica è rimasta.
Quel che ricordo dei baci, era la tua passionalità. Ma oltre quelli non siamo mai andati. Paradossalmente tu da me cercavi divertimento, io invece volevo di più e avevo paura di rovinare tutto.
Che stupido ed ingenuo sono stato.
Capisci i miei pensieri e in un attimo prendi in mano la situazione. “Andiamo in un posto più tranquillo a parlare, qui tra poco non sarà più possibile farlo”. Il tuo sorriso divertito trova piena risposta nel mio sguardo sorpreso, a cui segue subito dopo un sorriso altrettanto divertito e complice. E so immediatamente dove andare.
Marco, il mio amico che sa tutto quello che c’è stato tra noi, vede che ci allontaniamo e mi guarda con un’espressione chiara che se fosse accompagnata da parole sarebbero: “Sai che stai facendo una cazzata vero? Ma almeno falla finalmente sta benedetta cazzata”.
In silenzio mi segui mentre ci dirigiamo verso quell’angolo del campo sportivo, dove nell’adolescenza le chiacchere con gli amici duravano fino a tarda notte. Ma tu sei venuta molto dopo quel periodo.
Come prevedevo non c’è nessuno, tutti troppo concentrati e in attesa dello spettacolo che sta per iniziare.
È mezzanotte.
E mentre il primo dei 3 colpi di fuochi d’artificio da il segnale d’inizio dello spettacolo, in un attimo riprendiamo quel bacio interrotto davanti al cinema al termine del film “The last night”. Troppi segni in questo periodo, troppi ricordi. Se ripenso a quel film poi, parlava proprio di tradimento, ma meglio non pensarci troppo.
Baci bene, dannatamente bene, la tua lingua e la mia si rincorrono, le nostre labbra in continuo movimento.
Vorrei essere dolce ma non ce la faccio. Tanto che ti mordo un labbro e sento gusto di sangue; la cosa mi accende ancora di più. Ti stacchi e mi guardi spaventata e divertita allo stesso tempo.
È puro istinto quello che mi anima in questo momento.
Però anche te non sei molto diversa, perché le nostre mani non sono timorose, sanno benissimo dove andare, cosa fare e come muoversi.
Ti ritrovi stretta tra me e la rete della recinzione, mentre con una mano sto salendo lungo la tua gamba sotto la tua gonna. Ma ecco la sorpresa che non mi aspettavo. Come la mia mano avvolge il tuo culo così dannatamente sodo, sento che non porti nessun intimo.
E le tue parole sfacciate non fanno altro che accendermi ancora di più: “Mi sembri sorpreso. Ma sai è estate e con questo caldo…”.
Non ti lascio finire la frase che subito ti sto accarezzando, sento che inizi già ad essere bagnata e i tuoi gemiti mi confermano che non sei venuta in pace, ma come diavolo tentatore fin dall'inizio.
Si direi che sei proprio diventata donna. E la cosa mi manda via di testa.
Non sono però solo le mie mani a darsi da fare. Se con una mi artigli la schiena, con l’altra stai già accarezzando e provocando ancora di più la mia voglia di te.
Il tempo è tiranno e non ho intenzione di tergiversare, anche se non so cosa darei per sentire la tua bocca su di me.. ma di sicuro voglio conoscerti e voglio sentire il tuo sapore prima di farti mia.
Ti giro di spalle e ti vedo sorpresa come vedi che mi inginocchio. Capisci cosa voglio e senza che io debba fare nulla allarghi le gambe a facilitarmi l’accesso.
Passo con la testa sotto la gonna e la mia lingua è immediatamente tra le tue labbra; la tua voglia mi riempie la bocca, il tuo sapore mi stordisce. Così forte e così te.
Sono ingordo, la mia lingua è subito dentro di te a fondo, ma non risparmia colpi al clitoride così duro e voglioso. Non riesco a non stringere il tuo culo tra le mie mani, è impossibile resistere.
Nel frattempo i fuochi si susseguono cambiando colori e alternando ritmi forsennati ad altri più calmi.
Basta non posso, non possiamo più aspettare.
Mi rialzo e in attimo ti tiro su la gonna. La tua pelle diventa di mille colori.
Libero la mia erezione che ormai pantaloni e boxer stavano soffocando. L’aria della notte è un ristoro, ma so già che tra poco sarà il tuo calore ad accogliermi.
Lo passo sul solco delle chiappe, sarebbe impossibile non farlo. Mi stringo a te perché voglio fartelo sentire per bene, voglio provocarti al massimo. La cappella sta depositando una scia umida sulla tua pelle.
È un attimo. Mi piego sulle ginocchia e subito dopo sono dentro di te.
Sei inaspettatamente stretta, ma non hai problemi ad accogliermi. Ti esce un urlo dalla bocca.
Ma i botti dei fuochi ti coprono, nessuno può sentirci.
Mi gusto il tuo calore, il tuo corpo sotto di me. E voglio provocare ed essere sfacciato. “Non sei abituata al cazzo grosso a quanto pare; mi spiace per te che il mio lo avrai solo stasera” dico mentre mi spingo il più possibile dentro te.
E inizio a muovermi e contemporaneamente iniziano i nostri gemiti. Il tuo essere così stretta mi manda via di testa. È una sensazione che avevo dimenticato e non riesco a non fartelo sentire. E anche te allo stesso tempo non riesci a trattenerti. Dio che musica le nostre voci. I miei movimenti sono forti, ampi e tu mi assecondi, sei come creta sotto di me.
Ed ecco che mi sorprendi di nuovo.
È appena finita la seconda canzone che accompagna lo spettacolo, “A sky full of stars” dei Coldplay, che di colpo mi spingi indietro ed esco da te. Sono spiazzato.
Ma non c’è nulla che non va, vuoi solo riprendere il controllo della situazione.
Un tuo comando e invertiamo i posti.
Ora sono io quello di spalle alla recinzione.
Altro tuo comando e mi ritrovo seduto per te terra con la schiena ben appoggiata.
E quel che vuoi mi è subito chiaro.
Scendi su di me. E con la mano mi guidi nuovamente dentro di te.
Vuoi essere a te a condurre il gioco ora.
E riecco la sensazione. Come inizia ad entrare chiudi gli occhi.
E più entra, più inarchi la schiena. Fin quando non è tutto dentro e le mani di nuovo mi stringono le spalle fino a farmi sentire dolore.
Il fatto di godere e di sentire la tua carne attorno alla mia, non trova però risconto a livello visivo.
E per me sempre abituato alla visione e all’assenza dei vestiti è una cosa nuova.
Mi rendo conto che in questo modo posso concentrarmi con la vista solo sul tuo viso trasfigurato dal piacere, e lasciare che gli altri sensi ne vengano amplificati.
E un secondo dopo inizi a muoverti. Le mie mani vanno ai tuoi fianchi e le mie labbra sul tuo collo.
Non devo darti il ritmo, so che ora sei tu a condurre questo momento, quindi mi lascio sovrastare ancora una volta dal tuo essere donna.
Non posso però fare a meno di spingerti il più possibile verso il basso con le mani quando il tuo bacino completa ciclicamente la tua danza.
Ma sei come me, parti piano e vai accelerando.
Sai che ci saranno altri 10minuti di fuochi, ma vuoi goderteli.
E proprio perché potessimo vivere pienamente questo momento, hai scelto questa posizione.
Donne siete sempre un passo avanti.
So che in questa posizione stai gestendo il tuo piacere come vuoi e che mi stai sentendo pienamente. Mi stai usando, sei un egoista. Mai egoismo fu così ben accetto.
Ad un certo punto ti fermi di nuovo e resti li immobile con me ben piantato dentro di te.
Capisco che stai per capitolare per la prima volta e non ho pietà.
In un attimo ti mordo il collo e mi spingo se possibile ancora più dentro di te, mentre con le mani afferro i seni lasciati privi di attenzione fino a questo momento.
E urli nella notte. E di nuovo nessuno che ti senta. Solo io. Sono io il tuo pubblico, ma sono anche il co-protagonista.
Aspetto che il tuo respiro ritorni normale e ti abbraccio.
Ti sollevo e ti faccio stendere sulla schiena.
E sembra che questo spettacolo di luce e musica sia stato preparato apposta per noi, perché come inizia l’ultima canzone “Don’t stop me now” dei Queen, io inizio nuovamente.
Non ti do tregua, sia perché non riesco a trattenermi, ma anche perché non riesco a non mettere rabbia in quello che sto facendo. E la rabbia mista al desiderio e al piacere è un’arma letale. Adesso sono io l’egoista.
Le mie mani risalgono i fianchi fino ad arrivare nuovamente al seno. E non è un tocco dolce il mio. È deciso, a tratti rude, mentre stringo i capezzoli da sopra il vestito.
Lo sento che mi chiedi di fare piano ma non ti ascolto. So che non è veramente quel che vuoi.
Ad ogni colpo un piccolo urlo ti esce dalla bocca. E la cosa tira fuori la bestia che è in me.
Aumento sempre più il ritmo, ormai non ne posso più sono al limite.
E anche te lo sento.
I miei addominali sono al limite, non ho mai tenuto questo ritmo.
Ed è sulle fasi finali dello spettacolo e della musica che veniamo insieme.
Un ultimo affondo e letteralmente esplodo dentro di te.
Non riesco a sopportare questo piacere e mi accascio dolcemente sopra di te. È la prima cosa dolce che faccio.
Dobbiamo riprendere fiato.
A ricordarci che questo non è un momento romantico te ne esci quasi scocciata: “Come facevi a sapere che ero protetta e che potevi venirmi dentro?”.
“Non lo sapevo, ma se ci fossero stati problemi me lo avresti impedito non è così?” Non si risponde mai a una domanda con un’altra domanda. Ma vaffanculo alla buona educazione.
Ti rendi conto che ti ho letteralmente riempita, e cerchi di ripulirti.
Ma mentre mi alzo e mi sistemo ti blocco: “Non farlo!”.
Cerchi di replicare: “Ma..”, che subito ti interrompo: “Ma un cazzo, tu adesso resti così fino a casa, tanto la gonna è abbastanza lunga e il sedile non corre problemi”.
Avvampi, diventi rossa ma vedo che la cosa ti spiazza certo, ma anche ti diverte. E cedi.
Con calma ci dirigiamo dove c’era tutta la gente, che ormai se ne sta andando.
Un ultimo sguardo e ci dividiamo.
Ognuno per la sua strada.
È sempre stato così fin dall’inizio.
Ma i conti in sospeso vanno regolati.
Non serve quindi alcun bacio d'addio.
Incrocio nuovamente Marco, mi dirigo verso di lui e mi fa segno di andare al bar dove mi offre una birra.
E al momento di brindare gli chiedo a cosa.
E lui che ha capito tutto mi fa: “Alle donne speciali, quelle che ci fanno sentire vivi”.
E mentre brindiamo capisco che mai brindisi fu più azzeccato.
L’averti vista tra la folla è stato un inizio e allo stesso tempo una fine.
Erano 4 anni che non ci vedevamo, ciascuno perso dietro i fatti suoi in giro per il mondo.
In un attimo ci siamo isolati dalla gente nonostante stesse per iniziare lo spettacolo pirotecnico.
Le solite domande di rito, come stai, che fai, programmi per il futuro.
Ma sono tutte domande superflue. È bastato uno sguardo ed entrambi ci ritroviamo catapultati a 7 anni fa quando ci siamo lasciati in quel modo brusco.
Non che ci fosse mai stato nulla di effettivamente concreto. All'epoca scegliesti lui e, giustamente con il senno di poi, prendeste la decisione di tenermi fuori dalla vostra vita.
Ma tu non puoi essere controllata, non puoi essere dominata, sei fuoco vivo. E so che è ormai da un anno che vi siete lasciati.
Sei l’unica ragazza della mia vita reale a cui io abbia detto dei miei racconti. E pago ancora oggi lo scotto di quella fiducia.
Tuttavia, sei il mio più grande rimpianto. Perché nonostante i litigi, c’era un feeling tra noi che in questi anni non ho più ritrovato. E so benissimo che è colpa tua, anzi è più giusto dire nostra, se da allora non sono più riuscito a costruire un legame serio con un'altra ragazza.
Sappiamo entrambi che c’è un qualcosa di non risolto tra noi due.
Dio come sei bella.
Il fisico è quello stesso fisico slanciato da giocatrice di pallavolo ma aggraziato al tempo stesso.
Oggi però sei più donna. Oggi hai 27 anni e indossi questo vestito, che ti fascia stupendamente, con una grazia e una consapevolezza che 4 anni fa non avevi.
Ho però chiaro che dei sentimenti di un tempo non c’è più traccia. Ma l’attrazione, quella fisica è rimasta.
Quel che ricordo dei baci, era la tua passionalità. Ma oltre quelli non siamo mai andati. Paradossalmente tu da me cercavi divertimento, io invece volevo di più e avevo paura di rovinare tutto.
Che stupido ed ingenuo sono stato.
Capisci i miei pensieri e in un attimo prendi in mano la situazione. “Andiamo in un posto più tranquillo a parlare, qui tra poco non sarà più possibile farlo”. Il tuo sorriso divertito trova piena risposta nel mio sguardo sorpreso, a cui segue subito dopo un sorriso altrettanto divertito e complice. E so immediatamente dove andare.
Marco, il mio amico che sa tutto quello che c’è stato tra noi, vede che ci allontaniamo e mi guarda con un’espressione chiara che se fosse accompagnata da parole sarebbero: “Sai che stai facendo una cazzata vero? Ma almeno falla finalmente sta benedetta cazzata”.
In silenzio mi segui mentre ci dirigiamo verso quell’angolo del campo sportivo, dove nell’adolescenza le chiacchere con gli amici duravano fino a tarda notte. Ma tu sei venuta molto dopo quel periodo.
Come prevedevo non c’è nessuno, tutti troppo concentrati e in attesa dello spettacolo che sta per iniziare.
È mezzanotte.
E mentre il primo dei 3 colpi di fuochi d’artificio da il segnale d’inizio dello spettacolo, in un attimo riprendiamo quel bacio interrotto davanti al cinema al termine del film “The last night”. Troppi segni in questo periodo, troppi ricordi. Se ripenso a quel film poi, parlava proprio di tradimento, ma meglio non pensarci troppo.
Baci bene, dannatamente bene, la tua lingua e la mia si rincorrono, le nostre labbra in continuo movimento.
Vorrei essere dolce ma non ce la faccio. Tanto che ti mordo un labbro e sento gusto di sangue; la cosa mi accende ancora di più. Ti stacchi e mi guardi spaventata e divertita allo stesso tempo.
È puro istinto quello che mi anima in questo momento.
Però anche te non sei molto diversa, perché le nostre mani non sono timorose, sanno benissimo dove andare, cosa fare e come muoversi.
Ti ritrovi stretta tra me e la rete della recinzione, mentre con una mano sto salendo lungo la tua gamba sotto la tua gonna. Ma ecco la sorpresa che non mi aspettavo. Come la mia mano avvolge il tuo culo così dannatamente sodo, sento che non porti nessun intimo.
E le tue parole sfacciate non fanno altro che accendermi ancora di più: “Mi sembri sorpreso. Ma sai è estate e con questo caldo…”.
Non ti lascio finire la frase che subito ti sto accarezzando, sento che inizi già ad essere bagnata e i tuoi gemiti mi confermano che non sei venuta in pace, ma come diavolo tentatore fin dall'inizio.
Si direi che sei proprio diventata donna. E la cosa mi manda via di testa.
Non sono però solo le mie mani a darsi da fare. Se con una mi artigli la schiena, con l’altra stai già accarezzando e provocando ancora di più la mia voglia di te.
Il tempo è tiranno e non ho intenzione di tergiversare, anche se non so cosa darei per sentire la tua bocca su di me.. ma di sicuro voglio conoscerti e voglio sentire il tuo sapore prima di farti mia.
Ti giro di spalle e ti vedo sorpresa come vedi che mi inginocchio. Capisci cosa voglio e senza che io debba fare nulla allarghi le gambe a facilitarmi l’accesso.
Passo con la testa sotto la gonna e la mia lingua è immediatamente tra le tue labbra; la tua voglia mi riempie la bocca, il tuo sapore mi stordisce. Così forte e così te.
Sono ingordo, la mia lingua è subito dentro di te a fondo, ma non risparmia colpi al clitoride così duro e voglioso. Non riesco a non stringere il tuo culo tra le mie mani, è impossibile resistere.
Nel frattempo i fuochi si susseguono cambiando colori e alternando ritmi forsennati ad altri più calmi.
Basta non posso, non possiamo più aspettare.
Mi rialzo e in attimo ti tiro su la gonna. La tua pelle diventa di mille colori.
Libero la mia erezione che ormai pantaloni e boxer stavano soffocando. L’aria della notte è un ristoro, ma so già che tra poco sarà il tuo calore ad accogliermi.
Lo passo sul solco delle chiappe, sarebbe impossibile non farlo. Mi stringo a te perché voglio fartelo sentire per bene, voglio provocarti al massimo. La cappella sta depositando una scia umida sulla tua pelle.
È un attimo. Mi piego sulle ginocchia e subito dopo sono dentro di te.
Sei inaspettatamente stretta, ma non hai problemi ad accogliermi. Ti esce un urlo dalla bocca.
Ma i botti dei fuochi ti coprono, nessuno può sentirci.
Mi gusto il tuo calore, il tuo corpo sotto di me. E voglio provocare ed essere sfacciato. “Non sei abituata al cazzo grosso a quanto pare; mi spiace per te che il mio lo avrai solo stasera” dico mentre mi spingo il più possibile dentro te.
E inizio a muovermi e contemporaneamente iniziano i nostri gemiti. Il tuo essere così stretta mi manda via di testa. È una sensazione che avevo dimenticato e non riesco a non fartelo sentire. E anche te allo stesso tempo non riesci a trattenerti. Dio che musica le nostre voci. I miei movimenti sono forti, ampi e tu mi assecondi, sei come creta sotto di me.
Ed ecco che mi sorprendi di nuovo.
È appena finita la seconda canzone che accompagna lo spettacolo, “A sky full of stars” dei Coldplay, che di colpo mi spingi indietro ed esco da te. Sono spiazzato.
Ma non c’è nulla che non va, vuoi solo riprendere il controllo della situazione.
Un tuo comando e invertiamo i posti.
Ora sono io quello di spalle alla recinzione.
Altro tuo comando e mi ritrovo seduto per te terra con la schiena ben appoggiata.
E quel che vuoi mi è subito chiaro.
Scendi su di me. E con la mano mi guidi nuovamente dentro di te.
Vuoi essere a te a condurre il gioco ora.
E riecco la sensazione. Come inizia ad entrare chiudi gli occhi.
E più entra, più inarchi la schiena. Fin quando non è tutto dentro e le mani di nuovo mi stringono le spalle fino a farmi sentire dolore.
Il fatto di godere e di sentire la tua carne attorno alla mia, non trova però risconto a livello visivo.
E per me sempre abituato alla visione e all’assenza dei vestiti è una cosa nuova.
Mi rendo conto che in questo modo posso concentrarmi con la vista solo sul tuo viso trasfigurato dal piacere, e lasciare che gli altri sensi ne vengano amplificati.
E un secondo dopo inizi a muoverti. Le mie mani vanno ai tuoi fianchi e le mie labbra sul tuo collo.
Non devo darti il ritmo, so che ora sei tu a condurre questo momento, quindi mi lascio sovrastare ancora una volta dal tuo essere donna.
Non posso però fare a meno di spingerti il più possibile verso il basso con le mani quando il tuo bacino completa ciclicamente la tua danza.
Ma sei come me, parti piano e vai accelerando.
Sai che ci saranno altri 10minuti di fuochi, ma vuoi goderteli.
E proprio perché potessimo vivere pienamente questo momento, hai scelto questa posizione.
Donne siete sempre un passo avanti.
So che in questa posizione stai gestendo il tuo piacere come vuoi e che mi stai sentendo pienamente. Mi stai usando, sei un egoista. Mai egoismo fu così ben accetto.
Ad un certo punto ti fermi di nuovo e resti li immobile con me ben piantato dentro di te.
Capisco che stai per capitolare per la prima volta e non ho pietà.
In un attimo ti mordo il collo e mi spingo se possibile ancora più dentro di te, mentre con le mani afferro i seni lasciati privi di attenzione fino a questo momento.
E urli nella notte. E di nuovo nessuno che ti senta. Solo io. Sono io il tuo pubblico, ma sono anche il co-protagonista.
Aspetto che il tuo respiro ritorni normale e ti abbraccio.
Ti sollevo e ti faccio stendere sulla schiena.
E sembra che questo spettacolo di luce e musica sia stato preparato apposta per noi, perché come inizia l’ultima canzone “Don’t stop me now” dei Queen, io inizio nuovamente.
Non ti do tregua, sia perché non riesco a trattenermi, ma anche perché non riesco a non mettere rabbia in quello che sto facendo. E la rabbia mista al desiderio e al piacere è un’arma letale. Adesso sono io l’egoista.
Le mie mani risalgono i fianchi fino ad arrivare nuovamente al seno. E non è un tocco dolce il mio. È deciso, a tratti rude, mentre stringo i capezzoli da sopra il vestito.
Lo sento che mi chiedi di fare piano ma non ti ascolto. So che non è veramente quel che vuoi.
Ad ogni colpo un piccolo urlo ti esce dalla bocca. E la cosa tira fuori la bestia che è in me.
Aumento sempre più il ritmo, ormai non ne posso più sono al limite.
E anche te lo sento.
I miei addominali sono al limite, non ho mai tenuto questo ritmo.
Ed è sulle fasi finali dello spettacolo e della musica che veniamo insieme.
Un ultimo affondo e letteralmente esplodo dentro di te.
Non riesco a sopportare questo piacere e mi accascio dolcemente sopra di te. È la prima cosa dolce che faccio.
Dobbiamo riprendere fiato.
A ricordarci che questo non è un momento romantico te ne esci quasi scocciata: “Come facevi a sapere che ero protetta e che potevi venirmi dentro?”.
“Non lo sapevo, ma se ci fossero stati problemi me lo avresti impedito non è così?” Non si risponde mai a una domanda con un’altra domanda. Ma vaffanculo alla buona educazione.
Ti rendi conto che ti ho letteralmente riempita, e cerchi di ripulirti.
Ma mentre mi alzo e mi sistemo ti blocco: “Non farlo!”.
Cerchi di replicare: “Ma..”, che subito ti interrompo: “Ma un cazzo, tu adesso resti così fino a casa, tanto la gonna è abbastanza lunga e il sedile non corre problemi”.
Avvampi, diventi rossa ma vedo che la cosa ti spiazza certo, ma anche ti diverte. E cedi.
Con calma ci dirigiamo dove c’era tutta la gente, che ormai se ne sta andando.
Un ultimo sguardo e ci dividiamo.
Ognuno per la sua strada.
È sempre stato così fin dall’inizio.
Ma i conti in sospeso vanno regolati.
Non serve quindi alcun bacio d'addio.
Incrocio nuovamente Marco, mi dirigo verso di lui e mi fa segno di andare al bar dove mi offre una birra.
E al momento di brindare gli chiedo a cosa.
E lui che ha capito tutto mi fa: “Alle donne speciali, quelle che ci fanno sentire vivi”.
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