Stupida
di
Edipo
genere
bisex
Sono stupida, veramente stupida. Una stupida cretina e potrei aggiungere una sfilza di altri aggettivi. A che servirebbe?
Allora, immaginate la scena: siete distese sulla spiaggia, i vostri figli accanto a voi e a pochi metri di distanza un ragazzo che sta avendo un'erezione mentre vi fissa il culo. Mettete che avete già notato l'interesse del ragazzo per voi e che da qualche giorno vi gira intorno. Certe cose le sentite, no? Poi, sulla sabbia, ecco che vi accorgete di quello sguardo fisso verso la vostra parte e allora un provvidenziale specchietto vi consente di seguire le mosse della vostra conquista e a un certo punto non potete ingannarvi, lo slip gonfio di un maschio che vi fissa dimostra solo una cosa e a trentotto anni sapete bene cosa significa, non potete che essere voi la causa di quell'erezione da spiaggia.
Da tempo sognavo e programmavo le due settimane di vacanza a S********a, io e i miei due cuccioli, come li chiamavo. Sergio ha diciotto anni e Miriam dieci. Li ho avuti da due uomini diversi e diversi sono stati gli uomini della mia vita. Sergio l'ho avuto a vent'anni, un errore di gioventù, Miriam è stata la conseguenza consapevole del mio unico matrimonio. Il matrimonio era finito presto ma avevo lavorato sodo e ora potevo mantenere entrambi i ragazzi. Il ragazzo l'avevo parcheggiato da mia madre e ogni volta lo trovavo scontento e arrabbiato con me, mi diceva cose sgarbate, una volta lo presi a schiaffi dopo che mi aveva dato della zoccola. Quando aveva quindici anni, essendo oramai indipendente tornai a prendermelo definitivamente per portarlo a vivere con me e la sorella. Pensavo di dover affrontare urla e scenate e invece con mia sorpresa mi trovai di fronte un ragazzino improvvisamente docile e obbediente che per la prima volta mi chiamava mamma. Non fece obiezioni sul venire a stare con me e ne fui felice. Sono stati gli anni più belli! io e loro, da soli.
Qualche settimana prima della partenza mi sottoposi alla prova costume. Mi ero messa a dieta e il risultato fu soddisfacente. A trentotto anni ero ancora una gran fica. Il reggiseno supportava una quarta abbondante, le gambe erano quelle di una ventenne. Mi voltai e vidi che il culo era ancora da sballo. In complesso avevo forse ancora un paio di chili superflui ma non guastavano l'effetto generale. anzi. La mia cucciola che aveva seguito le manovre disse che ero bellissima; la presi fra le braccia e la baciai. In effetti mi sentivo più bella di quanto non fossi mai stata, bella e libera come il vento.
L'albergo era bello. Ci sistemammo nella camera, io e Miriam nel lettone, Sergio nel letto singolo. Mio figlio è un gran bel ragazzo, snello, moro, occhi scuri e profondi, so che piace molto alle ragazze ma la timidezza lo fa apparire scostante e scoraggia le amicizie. Speravo che quelle settimane lo scuotessero un pò, chi poteva immaginare...
Il lido era quasi di fronte all'albergo, bastava attraversare la strada. Quando mi distesi sulla sabbia il primo giorno ero contenta di me. Un'occhiata alle signore più vicine, a costumi ripieni di cuscinetti che fuoriuscivano da tutte le pieghe oppure a corpi trascurati e avvizziti, mi riempì di orgoglio. Ero vanitosa, lo so, vogliosa di ammirazione e forse di avventure.
Gli sguardi maschili li percepivo a pelle, intuivo subito la voglia di attaccare bottone con me. Molti, anche fra gli ospiti dell'albergo, erano con mogli al seguito, quindi dovevano aspettare di rimanere soli per farsi arditi. Era un gioco vecchio di secoli, schermaglie verbali fatte di frasi fatte, dialoghi che sembravano usciti da manuali di conversazione per imparare le lingue straniere.
"Oggi il risotto al radicchio era ottimo."
"Oggi fa caldo ma meno di ieri."
"Ho un cugino a Roma che abita da quelle parti..."
"Vede, signora, il mio lavoro è difficile da spiegare..."
"I suoi figli sono bellissimi, complimenti."
"Io non sono razzista, però..."
"Premesso che ho amici omosessuali..."
"Bisogna prendere la vita come viene."
"Ho visto delle nuvole ma non dovrebbe piovere."
"Lei sembra la sorella di suo figlio, non la madre, mi creda..."
Tutte queste chiacchiere nascondevano i pensieri dei miei interlocutori che indovinavo facilmente.
"Se ci provo, questa bonazza me la da o no?"
"Con i figli tra i piedi, soprattutto la piccola, è difficile concludere qualcosa."
"Si vede chiaro che le piace scopare."
"Se non ci fosse quel cesso di mia moglie..."
Mi divertivo a immaginare cosa pensavano davvero: a quale donna non piace essere desiderata? Eppure pensavo di meritare qualcosa di più dell'ammirazione di cinquantenni imbolsiti e calvi o di stagionati play boy di provincia che esibivano i loro muscoli frutto non so se di sudore in palestra o di anabolizzanti.
Fra i nostri compagni di albergo alcuni erano anche vicini di ombrellone. C'era una famiglia del nord con padre, madre e figlia, una bella ragazza di nome Morena che, me ne accorsi subito, mangiava con gli occhi il mio Sergio. C'era anche un ragazzo da solo, si chiamava Roberto, come seppi dopo, un tipo silenzioso e quieto, con una massa di capelli ricci e due bellissimi occhi verdi. Fin dalla prima sera che ci ritrovammo vicini di tavolo intercettai i suoi sguardi verso di noi, a un tratto i nostri occhi si incontrarono, lui arrossì e si voltò da un'altra parte.
Uno dei piaceri più sottili era camminare in costume sul lungomare, percepire le avide voglie maschili e le sotterranee invidie femminili. Quando attraversavo la strada per recarmi in un bar di fronte, coperta solo dal bikini e da un paio di occhiali da sole, e lo facevo almeno due volte al giorno, mi sembrò in qualche occasione di sentire il clic di un cellulare che fotografava o filmava il mio corpo. Mi sarei ritrovata sul web? Una volta un giovane ciclista mi sfiorò con le ruote e mi sibilò un "bona" che mi riportò indietro nel tempo. Stupida, sì molto stupida.
Un giorno che prendevamo un gelato, mi ritrovai Roberto al fianco.
"Buongiorno", disse incerto.
Ci eravamo già salutati qualche ora prima a colazione ma non era il caso di imbarazzarlo ricordandoglielo. Lo invitai a sedersi con noi.
Su mia sollecitazione raccontò di avere ventidue anni, di essersi appena laureato in lettere, di volersi specializzare in storia dell'arte. La vacanza era il regalo dei suoi genitori per i brillanti risultati dei suoi studi. Gli feci molte domande dato che di lì a un anno Sergio avrebbe dovuto decidere quale strada intraprendere ma mio figlio, pur presente, sembrava disinteressarsi della discussione, nonostante lo interpellassi spesso. Tornammo insieme verso la spiaggia, io davanti con Miriam, Sergio un passo dietro e Roberto ancora più indietro e immaginai che fosse nella posizione ideale per guardarmi il culo. Fu lo stesso giorno in cui mi accorsi della sua erezione, cosa che mi provocò un'emozione notevole. Forse era questo che cercavo veramente? Un toy-boy, un ragazzino di sedici anni più giovane... Sapevo che diverse donne della mia età allacciavano relazioni di quel tipo, perché non avrei potuto anch'io? Un ragazzo bello, intelligente, colto, ma sì, me lo sarei fatto volentieri...
Il giorno dopo il cielo era cupo, niente spiaggia. Il padre di Morena propose di affittare un pulmino e fare un'escursione a *, dove avremmo potuto visitare i suoi noti monumenti. Accolsi la sua proposta e chiesi a Roberto che si trovava lì vicino se volesse unirsi a noi. Accettò subito con entusiasmo e così, un'ora dopo ci avviammo verso la nostra meta che visitammo in lungo e in largo. Nel pomeriggio, in attesa che l'autista tornasse a prenderci, sedevamo nella piazza tra una fontana antica e la splendida facciata di una chiesa. Morena aveva monopolizzato Sergio e se lo era portato dietro per tutto il giorno, i genitori tubavano come innamorati e Miriam si bagnava le mani nella fontana. Io e Roberto eravamo seduti su una panchina. Mi aveva spiegato tante cose che non ricordavo dai tempi della scuola, ammesso che le avessi mai sapute, come la differenza tra gotico e romanico e che cosa è un rosone. Ammiravo la sua preparazione e glielo dissi, mentre le mie cosce nude sfioravano le sue.
"Sei fidanzato?"
Una domanda stupida. Se un ragazzo di ventidue anni trascorre le vacanze da solo...
"Lo sono stato fino a pochi mesi fa..."
"Pazienza, sei un bel ragazzo, non preoccuparti."
"An...anche lei è molto bella, signora e anche..."
"Grazie, ma dammi del tu, mi fai sentire molto vecchia, sai..."
Potevo incoraggiarlo più di così? Dio, che stupida!
Al ritorno in albergo mi chiedevo se dovevo fare qualcosa d'altro per far capire al bamboccio che mi piaceva molto. A peggiorare le cose accadde questo: mentre Miriam si era addormentata di botto, Sergio faceva la doccia. La porta era rimasta semiaperta, attraverso uno specchio posto di fronte al bagno vidi mio figlio nudo uscire gocciolante dall'acqua, il membro in parziale erezione, credo si fosse appena masturbato. Non ho mai nutrito sentimenti incestuosi verso di lui ma non potei fare a meno di pensare al corpo di Roberto che aveva solo pochi anni più di mio figlio e lo stesso fisico magro. Mi sentii bagnata e dovetti dissimulare il turbamento che provavo.
Poco dopo bussarono alla porta; era Morena che chiedeva a Sergio se voleva andare con lei la sera al concerto di un noto cantante: doveva andarci con la madre, avevano preso da tempo due biglietti ma la mamma si sentiva stanca. Sergio era restio ad accettare e io lo spinsi a dire di sì. Pensavo che con una bella ragazza che senza inibizioni gli dimostrava la sua disponibilità poteva fare a meno di masturbarsi sotto la doccia. Morena aveva ventun anni, tre più di lui, ed era il tipo di ragazza già esperta che poteva svezzarlo, in tutti i sensi.
Rimanemmo sole, io e Miriam. Mi sentivo accaldata e turbata e dopo un rapido giro nella città serale ci ritirammo in camera ma io riportai la chiave al portiere, così Sergio, al ritorno, che speravo il più tardi possibile, non ci avrebbe svegliato. Nel tornare sopra passai davanti alla stanza di Roberto che distava solo pochi metri dalla nostra: accostai l'orecchio ma non udii nessun rumore: forse dormiva già oppure era andato anche lui al concerto. Rientrando, mi chiesi fino a che punto dovessi spingermi, se dovessi fare la figura della milf arrapata che seduce il cute boy. Sapevo che data la timidezza di Roberto dovevo decidermi io a prendere in mano la situazione, altrimenti saremmo rimasti in bianco tutti e due.
Dopo una notte agitata (ma sentii Sergio che rientrava) mi svegliai presto. I miei cuccioli dormivano ancora, io andai a fare la doccia, poi decisi di scendere per colazione. Ero appena uscita dalla stanza che mi ritrovai di fronte Roberto che se ne stava indeciso a poca distanza dalla mia porta, come in agguato. Gli diedi il buongiorno e lui era così sopreso che non riuscì nemmeno a rispondermi.
"Hai qualcosa da dirmi?", gli chiesi scrollando i capelli ancora umidi.
"Nnno, io..."
Sorrisi. Mi guardai attorno: nessuno in vista. Lo presi per mano e e ci avviammo verso la sua stanza. In quel momento la nostra porta si aprì, sentii Miriam che diceva:"Mamma!", feci appena in tempo a lasciargli la mano e corsi dalla bambina. Si era svegliata di soprassalto e non vedendomi al suo fianco si era spaventata. Amo mia figlia ma in quel momento mi chiesi se non poteva dormire ancora per dieci minuti...La riportai dentro e con la coda dell'occhio vidi Roberto che si allontanava. Un'occasione persa.
Quando scesi finalmente vidi Morena che faceva colazione e la salutai con la mano. Mi rispose senza entusiasmo. La serata non doveva essere andata bene: mi chiesi se lei non era troppo disinvolta per un tipo riservato come Sergio. Mi balenò anche l'idea che forse mio figlio, essendosi già speso sotto la doccia, non si fosse sentito pronto per il dopoconcerto o, peggio, non fosse stato all'altezza. Però, a quell'età, le forze si recuperano in fretta...Questo per confermare che ero stupida, completamente stupida.
Sergio scese, più scontroso del solito. Lo vidi smanettare sul cellulare, cosa insolita visto che aveva pochi amici. Il padre di Morena, con il solito entusiasmo sopra le righe che lo distingueva, propose una nuova escursione per il pomeriggio. Accettai ma Sergio, dopo, mi disse che era stanco e non sarebbe venuto e le mie preghiere di ripensarci rimasero inascoltate. Di Roberto nessuna traccia.
Dopo pranzo io e Miriam lasciammo la stanza dove Sergio s'era messo sul letto. Sbadatamente mi portai dietro la chiave ma la lasciai al portiere.
L'escursione fu divertente solo per Miriam che fece amicizia con altre bambine. Io avvicinai Morena che se ne stava imbronciata per conto suo e le domandai se il concerto, la notte prima, fosse andato bene. Mi rispose a monosillabi e mi disse che lei e Sergio si erano persi di vista durante la serata ed erano tornati in albergo separatamente.
Restai perplessa e non vi fu modo di sapere altro. Mi annoiai abbastanza e quando tornammo chiesi al portiere se la chiave era nella sua buca. C'era, quindi Sergio doveva essere fuori, non essendo probabile che dormisse ancora. Miriam mi chiese se poteva restare a giocare con le nuove amiche, le diedi mezz'ora di tempo, poi salii al mio piano. Passando davanti alla stanza di Roberto mi chiesi che fine avesse fatto o se, addirittura, non fosse partito.
Aprii la porta, entrai in camera e rimasi basita. Sergio e Roberto si erano addormentati insieme, nudi sul mio letto, i giovani sessi all'aria, belli come angeli.
Stupida, che stupida! Capii due cose in una volta: mio figlio era gay e non ero io a provocare le erezioni di Roberto.
Allora, immaginate la scena: siete distese sulla spiaggia, i vostri figli accanto a voi e a pochi metri di distanza un ragazzo che sta avendo un'erezione mentre vi fissa il culo. Mettete che avete già notato l'interesse del ragazzo per voi e che da qualche giorno vi gira intorno. Certe cose le sentite, no? Poi, sulla sabbia, ecco che vi accorgete di quello sguardo fisso verso la vostra parte e allora un provvidenziale specchietto vi consente di seguire le mosse della vostra conquista e a un certo punto non potete ingannarvi, lo slip gonfio di un maschio che vi fissa dimostra solo una cosa e a trentotto anni sapete bene cosa significa, non potete che essere voi la causa di quell'erezione da spiaggia.
Da tempo sognavo e programmavo le due settimane di vacanza a S********a, io e i miei due cuccioli, come li chiamavo. Sergio ha diciotto anni e Miriam dieci. Li ho avuti da due uomini diversi e diversi sono stati gli uomini della mia vita. Sergio l'ho avuto a vent'anni, un errore di gioventù, Miriam è stata la conseguenza consapevole del mio unico matrimonio. Il matrimonio era finito presto ma avevo lavorato sodo e ora potevo mantenere entrambi i ragazzi. Il ragazzo l'avevo parcheggiato da mia madre e ogni volta lo trovavo scontento e arrabbiato con me, mi diceva cose sgarbate, una volta lo presi a schiaffi dopo che mi aveva dato della zoccola. Quando aveva quindici anni, essendo oramai indipendente tornai a prendermelo definitivamente per portarlo a vivere con me e la sorella. Pensavo di dover affrontare urla e scenate e invece con mia sorpresa mi trovai di fronte un ragazzino improvvisamente docile e obbediente che per la prima volta mi chiamava mamma. Non fece obiezioni sul venire a stare con me e ne fui felice. Sono stati gli anni più belli! io e loro, da soli.
Qualche settimana prima della partenza mi sottoposi alla prova costume. Mi ero messa a dieta e il risultato fu soddisfacente. A trentotto anni ero ancora una gran fica. Il reggiseno supportava una quarta abbondante, le gambe erano quelle di una ventenne. Mi voltai e vidi che il culo era ancora da sballo. In complesso avevo forse ancora un paio di chili superflui ma non guastavano l'effetto generale. anzi. La mia cucciola che aveva seguito le manovre disse che ero bellissima; la presi fra le braccia e la baciai. In effetti mi sentivo più bella di quanto non fossi mai stata, bella e libera come il vento.
L'albergo era bello. Ci sistemammo nella camera, io e Miriam nel lettone, Sergio nel letto singolo. Mio figlio è un gran bel ragazzo, snello, moro, occhi scuri e profondi, so che piace molto alle ragazze ma la timidezza lo fa apparire scostante e scoraggia le amicizie. Speravo che quelle settimane lo scuotessero un pò, chi poteva immaginare...
Il lido era quasi di fronte all'albergo, bastava attraversare la strada. Quando mi distesi sulla sabbia il primo giorno ero contenta di me. Un'occhiata alle signore più vicine, a costumi ripieni di cuscinetti che fuoriuscivano da tutte le pieghe oppure a corpi trascurati e avvizziti, mi riempì di orgoglio. Ero vanitosa, lo so, vogliosa di ammirazione e forse di avventure.
Gli sguardi maschili li percepivo a pelle, intuivo subito la voglia di attaccare bottone con me. Molti, anche fra gli ospiti dell'albergo, erano con mogli al seguito, quindi dovevano aspettare di rimanere soli per farsi arditi. Era un gioco vecchio di secoli, schermaglie verbali fatte di frasi fatte, dialoghi che sembravano usciti da manuali di conversazione per imparare le lingue straniere.
"Oggi il risotto al radicchio era ottimo."
"Oggi fa caldo ma meno di ieri."
"Ho un cugino a Roma che abita da quelle parti..."
"Vede, signora, il mio lavoro è difficile da spiegare..."
"I suoi figli sono bellissimi, complimenti."
"Io non sono razzista, però..."
"Premesso che ho amici omosessuali..."
"Bisogna prendere la vita come viene."
"Ho visto delle nuvole ma non dovrebbe piovere."
"Lei sembra la sorella di suo figlio, non la madre, mi creda..."
Tutte queste chiacchiere nascondevano i pensieri dei miei interlocutori che indovinavo facilmente.
"Se ci provo, questa bonazza me la da o no?"
"Con i figli tra i piedi, soprattutto la piccola, è difficile concludere qualcosa."
"Si vede chiaro che le piace scopare."
"Se non ci fosse quel cesso di mia moglie..."
Mi divertivo a immaginare cosa pensavano davvero: a quale donna non piace essere desiderata? Eppure pensavo di meritare qualcosa di più dell'ammirazione di cinquantenni imbolsiti e calvi o di stagionati play boy di provincia che esibivano i loro muscoli frutto non so se di sudore in palestra o di anabolizzanti.
Fra i nostri compagni di albergo alcuni erano anche vicini di ombrellone. C'era una famiglia del nord con padre, madre e figlia, una bella ragazza di nome Morena che, me ne accorsi subito, mangiava con gli occhi il mio Sergio. C'era anche un ragazzo da solo, si chiamava Roberto, come seppi dopo, un tipo silenzioso e quieto, con una massa di capelli ricci e due bellissimi occhi verdi. Fin dalla prima sera che ci ritrovammo vicini di tavolo intercettai i suoi sguardi verso di noi, a un tratto i nostri occhi si incontrarono, lui arrossì e si voltò da un'altra parte.
Uno dei piaceri più sottili era camminare in costume sul lungomare, percepire le avide voglie maschili e le sotterranee invidie femminili. Quando attraversavo la strada per recarmi in un bar di fronte, coperta solo dal bikini e da un paio di occhiali da sole, e lo facevo almeno due volte al giorno, mi sembrò in qualche occasione di sentire il clic di un cellulare che fotografava o filmava il mio corpo. Mi sarei ritrovata sul web? Una volta un giovane ciclista mi sfiorò con le ruote e mi sibilò un "bona" che mi riportò indietro nel tempo. Stupida, sì molto stupida.
Un giorno che prendevamo un gelato, mi ritrovai Roberto al fianco.
"Buongiorno", disse incerto.
Ci eravamo già salutati qualche ora prima a colazione ma non era il caso di imbarazzarlo ricordandoglielo. Lo invitai a sedersi con noi.
Su mia sollecitazione raccontò di avere ventidue anni, di essersi appena laureato in lettere, di volersi specializzare in storia dell'arte. La vacanza era il regalo dei suoi genitori per i brillanti risultati dei suoi studi. Gli feci molte domande dato che di lì a un anno Sergio avrebbe dovuto decidere quale strada intraprendere ma mio figlio, pur presente, sembrava disinteressarsi della discussione, nonostante lo interpellassi spesso. Tornammo insieme verso la spiaggia, io davanti con Miriam, Sergio un passo dietro e Roberto ancora più indietro e immaginai che fosse nella posizione ideale per guardarmi il culo. Fu lo stesso giorno in cui mi accorsi della sua erezione, cosa che mi provocò un'emozione notevole. Forse era questo che cercavo veramente? Un toy-boy, un ragazzino di sedici anni più giovane... Sapevo che diverse donne della mia età allacciavano relazioni di quel tipo, perché non avrei potuto anch'io? Un ragazzo bello, intelligente, colto, ma sì, me lo sarei fatto volentieri...
Il giorno dopo il cielo era cupo, niente spiaggia. Il padre di Morena propose di affittare un pulmino e fare un'escursione a *, dove avremmo potuto visitare i suoi noti monumenti. Accolsi la sua proposta e chiesi a Roberto che si trovava lì vicino se volesse unirsi a noi. Accettò subito con entusiasmo e così, un'ora dopo ci avviammo verso la nostra meta che visitammo in lungo e in largo. Nel pomeriggio, in attesa che l'autista tornasse a prenderci, sedevamo nella piazza tra una fontana antica e la splendida facciata di una chiesa. Morena aveva monopolizzato Sergio e se lo era portato dietro per tutto il giorno, i genitori tubavano come innamorati e Miriam si bagnava le mani nella fontana. Io e Roberto eravamo seduti su una panchina. Mi aveva spiegato tante cose che non ricordavo dai tempi della scuola, ammesso che le avessi mai sapute, come la differenza tra gotico e romanico e che cosa è un rosone. Ammiravo la sua preparazione e glielo dissi, mentre le mie cosce nude sfioravano le sue.
"Sei fidanzato?"
Una domanda stupida. Se un ragazzo di ventidue anni trascorre le vacanze da solo...
"Lo sono stato fino a pochi mesi fa..."
"Pazienza, sei un bel ragazzo, non preoccuparti."
"An...anche lei è molto bella, signora e anche..."
"Grazie, ma dammi del tu, mi fai sentire molto vecchia, sai..."
Potevo incoraggiarlo più di così? Dio, che stupida!
Al ritorno in albergo mi chiedevo se dovevo fare qualcosa d'altro per far capire al bamboccio che mi piaceva molto. A peggiorare le cose accadde questo: mentre Miriam si era addormentata di botto, Sergio faceva la doccia. La porta era rimasta semiaperta, attraverso uno specchio posto di fronte al bagno vidi mio figlio nudo uscire gocciolante dall'acqua, il membro in parziale erezione, credo si fosse appena masturbato. Non ho mai nutrito sentimenti incestuosi verso di lui ma non potei fare a meno di pensare al corpo di Roberto che aveva solo pochi anni più di mio figlio e lo stesso fisico magro. Mi sentii bagnata e dovetti dissimulare il turbamento che provavo.
Poco dopo bussarono alla porta; era Morena che chiedeva a Sergio se voleva andare con lei la sera al concerto di un noto cantante: doveva andarci con la madre, avevano preso da tempo due biglietti ma la mamma si sentiva stanca. Sergio era restio ad accettare e io lo spinsi a dire di sì. Pensavo che con una bella ragazza che senza inibizioni gli dimostrava la sua disponibilità poteva fare a meno di masturbarsi sotto la doccia. Morena aveva ventun anni, tre più di lui, ed era il tipo di ragazza già esperta che poteva svezzarlo, in tutti i sensi.
Rimanemmo sole, io e Miriam. Mi sentivo accaldata e turbata e dopo un rapido giro nella città serale ci ritirammo in camera ma io riportai la chiave al portiere, così Sergio, al ritorno, che speravo il più tardi possibile, non ci avrebbe svegliato. Nel tornare sopra passai davanti alla stanza di Roberto che distava solo pochi metri dalla nostra: accostai l'orecchio ma non udii nessun rumore: forse dormiva già oppure era andato anche lui al concerto. Rientrando, mi chiesi fino a che punto dovessi spingermi, se dovessi fare la figura della milf arrapata che seduce il cute boy. Sapevo che data la timidezza di Roberto dovevo decidermi io a prendere in mano la situazione, altrimenti saremmo rimasti in bianco tutti e due.
Dopo una notte agitata (ma sentii Sergio che rientrava) mi svegliai presto. I miei cuccioli dormivano ancora, io andai a fare la doccia, poi decisi di scendere per colazione. Ero appena uscita dalla stanza che mi ritrovai di fronte Roberto che se ne stava indeciso a poca distanza dalla mia porta, come in agguato. Gli diedi il buongiorno e lui era così sopreso che non riuscì nemmeno a rispondermi.
"Hai qualcosa da dirmi?", gli chiesi scrollando i capelli ancora umidi.
"Nnno, io..."
Sorrisi. Mi guardai attorno: nessuno in vista. Lo presi per mano e e ci avviammo verso la sua stanza. In quel momento la nostra porta si aprì, sentii Miriam che diceva:"Mamma!", feci appena in tempo a lasciargli la mano e corsi dalla bambina. Si era svegliata di soprassalto e non vedendomi al suo fianco si era spaventata. Amo mia figlia ma in quel momento mi chiesi se non poteva dormire ancora per dieci minuti...La riportai dentro e con la coda dell'occhio vidi Roberto che si allontanava. Un'occasione persa.
Quando scesi finalmente vidi Morena che faceva colazione e la salutai con la mano. Mi rispose senza entusiasmo. La serata non doveva essere andata bene: mi chiesi se lei non era troppo disinvolta per un tipo riservato come Sergio. Mi balenò anche l'idea che forse mio figlio, essendosi già speso sotto la doccia, non si fosse sentito pronto per il dopoconcerto o, peggio, non fosse stato all'altezza. Però, a quell'età, le forze si recuperano in fretta...Questo per confermare che ero stupida, completamente stupida.
Sergio scese, più scontroso del solito. Lo vidi smanettare sul cellulare, cosa insolita visto che aveva pochi amici. Il padre di Morena, con il solito entusiasmo sopra le righe che lo distingueva, propose una nuova escursione per il pomeriggio. Accettai ma Sergio, dopo, mi disse che era stanco e non sarebbe venuto e le mie preghiere di ripensarci rimasero inascoltate. Di Roberto nessuna traccia.
Dopo pranzo io e Miriam lasciammo la stanza dove Sergio s'era messo sul letto. Sbadatamente mi portai dietro la chiave ma la lasciai al portiere.
L'escursione fu divertente solo per Miriam che fece amicizia con altre bambine. Io avvicinai Morena che se ne stava imbronciata per conto suo e le domandai se il concerto, la notte prima, fosse andato bene. Mi rispose a monosillabi e mi disse che lei e Sergio si erano persi di vista durante la serata ed erano tornati in albergo separatamente.
Restai perplessa e non vi fu modo di sapere altro. Mi annoiai abbastanza e quando tornammo chiesi al portiere se la chiave era nella sua buca. C'era, quindi Sergio doveva essere fuori, non essendo probabile che dormisse ancora. Miriam mi chiese se poteva restare a giocare con le nuove amiche, le diedi mezz'ora di tempo, poi salii al mio piano. Passando davanti alla stanza di Roberto mi chiesi che fine avesse fatto o se, addirittura, non fosse partito.
Aprii la porta, entrai in camera e rimasi basita. Sergio e Roberto si erano addormentati insieme, nudi sul mio letto, i giovani sessi all'aria, belli come angeli.
Stupida, che stupida! Capii due cose in una volta: mio figlio era gay e non ero io a provocare le erezioni di Roberto.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Osteria del Castelloracconto sucessivo
Una mano nel buio
Commenti dei lettori al racconto erotico