All'improvviso, una sconosciuta
di
Edipo
genere
voyeur
Era un'afosa giornata di agosto, anche dopo la doccia il senso di caldo e di sporco ti restava appiccicato addosso.
Ero affacciato alla finestra della mia stanza che dava sul cortile interno del palazzo. Pensavo ai fatti miei, che non erano allegri, e ai miei guai, numerosi e prolifici.
All'improvviso vidi nella stanza di fronte, la cui finestra era spalancata, una bellissima ragazza mora. Sapevo che in quell'appartamento abitava una vecchia signora sola e non avevo mai visto la ragazza che immaginai fosse una parente.
La sorpresa per l'apparizione inaspettata si trasformò in stupore quando la giovane donna, guardando verso di me, mi rivolse ampi sorrisi. E' raro ricevere sorrisi da belle ragazze, almeno per me, e le ricambiai la cortesia, sorridendole a mia volta.
Allora la situazione prese una piega inattesa e clamorosa. La ragazza cominciò ad andare e venire per la stanza e ogni volta che riappariva nella cornice della finestra aveva un indumento in meno. La lunga gonna, di un modello demodè, forse anni cinquanta per quel poco che capivo di abiti femminili, fu la prima a scomparire, seguita dalle calze che furono sfilate lentamente, con un malizioso riso che faceva sussultare la mia sconosciuta dirimpettaia. I lunghi capelli le nascondevano il volto ma di tanto in tanto una scrollatina di testa le scopriva gli occhi che mi guardavano di traverso, per avere conferma che il suo spettacolo mi aveva sempre come spettatore. Anche la camicia bianca fu fatta sparire con studiata lentezza e vidi il suo bellissimo corpo, ormai coperto solo dalla biancheria intima piuttosto insolita per una donna di oggi, composta com'era da un mutandone bianco e un ampio reggiseno dello stesso colore.
Voltandomi le spalle, iniziò a sganciarsi il secondo, lanciandomi le solite occhiatine beffarde attraverso uno specchio che aveva di fronte e sul quale poteva vedere la mia sagoma. Sempre rimanendo di schiena intraprese un estenuante gioco con l'elastico della mutanda.
Paralizzato dall'emozione e dallo sbalordimento, assistevo all'eccitante spogliarello sapendo che lo show era stato allestito tutto per me, dato che il resto del palazzo era quasi deserto, essendo i giorni attorno al Ferragosto.
Dopo avermi esasperato per qualche minuto, fece cadere la mutanda ai suoi piedi e vidi forse il culetto più bello che avessi mai ammirato nella mia vita. Lei si abbassò, cercando per terra qualcosa che non era mai caduto, quasi per farmelo vedere meglio, offrendomelo generosamente. Il cuore mi batteva all'impazzata, sudavo come un porco, non so se più per effetto dell'afa o dello strip. Si voltò all'improvviso e vidi un capolavoro della natura: le gambe perfette, il piccolo triangolo peloso tra le cosce, il ventre liscio, senza un filo di grasso, gli splendidi seni, di una terza abbondante. Si era messa le mani sui fianchi, quasi sfidandomi con l'orgoglio di chi sa di essere bellissima e di avere un fisico sano e perfetto. Era il panorama più bello che avessi mai visto affacciandomi da una finestra.
Ma perchè quello straordinario spettacolino?
Chi era la sconosciuta?
Un'esibizionista?
Una spogliarellista che provava il suo numero?
Una ninfomane?
Una pazza?
Una che pagava pegno per una scommessa persa mentre gli amici assistevano all'esibizione nascosti all'interno della casa, trattenendo a stento le risate?
In quel momento sapevo solo che nessuna delle donne che avevo conosciuto intimamente nel corso della mia esistenza era paragonabile a lei. Diciamo pure che il loro livello estetico e fisico era medio-basso, adeguato al mio. E adesso questa fantastica fica si era spogliata per me, solo per me, per provocarmi!
Ero eccitato, avrei dato non so cosa per correrle vicino, per toccarla, per farla mia...
Lei continuava a fissarmi, strafottente e irridente. Mosse leggermente la testa in avanti quasi a volermi chiedere che intenzioni avessi, se volevo continuare a guardarla all'infinito, forse mi invitava a dire qualcosa ma la gola secca mi impediva di parlare e poi non volevo farmi ascoltare da qualche raro inquilino rimasto in città. Fu allora che con la mano destra mi fece segno di raggiungerla: era inequivocabile, voleva che andassi da lei, la mano, il movimento del capo, il sorriso, tutto mi diceva: che aspetti? vieni subito, questa bellissima ragazza non vede l'ora di dartela, è tutta per te...
Era dunque una prostituta? Una che in mancanza di clienti, data la stagione, adescava il dirimpettaio? E anche se fosse stato così, che importava? Non sono il tipo d'uomo per il quale bellissime femmine fanno follie, se avevo pensato per un attimo che lo spogliarello della vicina fosse un omaggio alla mia virile avvenenza, il pensiero della mia vita mi riportò alla realtà. Potevo avere una donna così solo pagandola, lo sapevo ma era comunque uno splendido diversivo in un momento così triste. Le feci segno di aspettarmi e mi precipitai fuori di casa. L'appartamento della ragazza era nell'altra scala del condominio, volai giù per le scale, attraversai l'androne deserto e salii al secondo piano, cercai di orientarmi tra le porte e infine suonai a quella giusta. Per un tempo che mi apparve interminabile attesi, poi un passo lento, strascicato si avvicinò alla porta, una voca stanca chiese: "Chi é?".
Sorpreso, farfugliai qualcosa sul fatto che abitavo di fronte, la porta si aprì appena e attraverso lo spiraglio riconobbi la vecchia signora che mi fissava con due occhi sospettosi e cattivi.
"Mi scusi, credo di avere sbagliato...ma c'era una ragazza in casa sua, l'ho vista poco fa..."
Si spaventò. " Una ragazza? Qualcuno è entrato in casa mia? Che faceva?"
"Io...l'ho vista spogliarsi, pensavo fosse una sua parente...era nuda..."
Aprì completamente la porta.
"Tu sei pazzo, giovanotto. Qui ci sono solo io, era me che spiavi, eh? Non ti vergogni, brutto guardone? Mi ero già accorta che ti nascondevi dietro la tua finestra per vedermi quando mi spogliavo..."
"Ma lei si sbaglia, quando mai..."
"Sei un malato, un pervertito, divertirsi a spiare una donna anziana e adesso che vuoi, eh? Sei venuto per violentarmi?"
"Ma è lei la pazza, chi vuole che la violenti alla sua età?"
"E a te chi vuoi che te la dia se non una vecchia? Aiuto, mi vuole stuprare!"
Mandò delle strilla altissime e restai sbigottito nel vedere che tutte le altre porte del piano si aprirono all'unisono, sembrava che fossero rientrati tutti insieme dalle vacanze, chiedevano che cosa stesse succedendo.
"E' venuto per violentarmi, mi ha detto cose oscene, mi ha toccata!" urlava la terribile strega. Fuggii, corsi giù per le scale, anche le porte del primo piano erano tutte aperte, tutti gridavano, mi insultavano, mi chiamavano maniaco, continuavo a correre, oh Dio, che figura, dove andrò a nascondermi, che cosa sta succedendo? già le sirene della polizia si avvicinavano, in galera, mi avrebbero messo in galera, la mia vita era rovinata per colpa di una vecchia pazza, era un sogno, un incubo ma allora perché non mi svegliavo? perché non mi svegliavo? perché non mi svegliavo?
E invece mi svegliai.
Corsi ad affacciarmi. La finestra di fronte era chiusa, le persiane abbassate fino in fondo, nessun segno di vita.
Mi feci la doccia. Era un'altra afosa giornata, anche dopo essersi lavati, il senso di caldo e di sporco restava appiccicato addosso. Mi tornarono in mente i fatti miei, che non erano allegri, e i miei guai, numerosi e prolifici.
Mi vestii e uscii. Una profonda sensazione di sconforto e di abbandono mi accompagnava mentre scendevo le scale. Attraversai l'androne vuoto e vidi il portinaio che aveva chiuso il portone a metà e attaccava un bigliettino sulla metà chiusa.
"Chi è morto?", chiesi.
"La signora che abitava di fronte a lei. Me l'ha detto poco fa la nipote."
"Una bella ragazza bruna?"
"No!" Mi fissò stupito. "Una signora sui cinquantacinque anni, ossigenata..."
Ero sbalordito? Forse no, non riuscivo a sorprendermi più di tanto, chissà perché...
"E' morta stanotte, in ospedale. Era malata, da tempo..."
"Non lo sapevo."
Mi guardò con rimprovero, il suo sguardo voleva dire che mi disinteressavo a tal punto dei miei vicini che ignoravo se fossero ancora vivi o morti.
"Era molto anziana?" chiesi, tanto per dire qualcosa.
"Ottantacinque anni."
Rimase pensieroso.
"Sa, da giovane era bellissima. A vederla come si era ridotta, uno non lo avrebbe mai detto ma io ogni tanto andavo in casa per dei lavoretti, una volta mi fece vedere le foto, di com'era negli anni cinquanta: una bellissima ragazza, poteva fare l'attrice. Mi disse che per un periodo aveva davvero fatto la modella, poi aveva abbandonato tutto per un uomo di cui si era innamorata e che si era rivelato un poco di buono...Mah, ognuno ha il suo destino."
Non risposi nulla e mi allontanai.
Tutta la mia vita, pensai, era un succedersi di domande rimaste senza risposta.
Ero affacciato alla finestra della mia stanza che dava sul cortile interno del palazzo. Pensavo ai fatti miei, che non erano allegri, e ai miei guai, numerosi e prolifici.
All'improvviso vidi nella stanza di fronte, la cui finestra era spalancata, una bellissima ragazza mora. Sapevo che in quell'appartamento abitava una vecchia signora sola e non avevo mai visto la ragazza che immaginai fosse una parente.
La sorpresa per l'apparizione inaspettata si trasformò in stupore quando la giovane donna, guardando verso di me, mi rivolse ampi sorrisi. E' raro ricevere sorrisi da belle ragazze, almeno per me, e le ricambiai la cortesia, sorridendole a mia volta.
Allora la situazione prese una piega inattesa e clamorosa. La ragazza cominciò ad andare e venire per la stanza e ogni volta che riappariva nella cornice della finestra aveva un indumento in meno. La lunga gonna, di un modello demodè, forse anni cinquanta per quel poco che capivo di abiti femminili, fu la prima a scomparire, seguita dalle calze che furono sfilate lentamente, con un malizioso riso che faceva sussultare la mia sconosciuta dirimpettaia. I lunghi capelli le nascondevano il volto ma di tanto in tanto una scrollatina di testa le scopriva gli occhi che mi guardavano di traverso, per avere conferma che il suo spettacolo mi aveva sempre come spettatore. Anche la camicia bianca fu fatta sparire con studiata lentezza e vidi il suo bellissimo corpo, ormai coperto solo dalla biancheria intima piuttosto insolita per una donna di oggi, composta com'era da un mutandone bianco e un ampio reggiseno dello stesso colore.
Voltandomi le spalle, iniziò a sganciarsi il secondo, lanciandomi le solite occhiatine beffarde attraverso uno specchio che aveva di fronte e sul quale poteva vedere la mia sagoma. Sempre rimanendo di schiena intraprese un estenuante gioco con l'elastico della mutanda.
Paralizzato dall'emozione e dallo sbalordimento, assistevo all'eccitante spogliarello sapendo che lo show era stato allestito tutto per me, dato che il resto del palazzo era quasi deserto, essendo i giorni attorno al Ferragosto.
Dopo avermi esasperato per qualche minuto, fece cadere la mutanda ai suoi piedi e vidi forse il culetto più bello che avessi mai ammirato nella mia vita. Lei si abbassò, cercando per terra qualcosa che non era mai caduto, quasi per farmelo vedere meglio, offrendomelo generosamente. Il cuore mi batteva all'impazzata, sudavo come un porco, non so se più per effetto dell'afa o dello strip. Si voltò all'improvviso e vidi un capolavoro della natura: le gambe perfette, il piccolo triangolo peloso tra le cosce, il ventre liscio, senza un filo di grasso, gli splendidi seni, di una terza abbondante. Si era messa le mani sui fianchi, quasi sfidandomi con l'orgoglio di chi sa di essere bellissima e di avere un fisico sano e perfetto. Era il panorama più bello che avessi mai visto affacciandomi da una finestra.
Ma perchè quello straordinario spettacolino?
Chi era la sconosciuta?
Un'esibizionista?
Una spogliarellista che provava il suo numero?
Una ninfomane?
Una pazza?
Una che pagava pegno per una scommessa persa mentre gli amici assistevano all'esibizione nascosti all'interno della casa, trattenendo a stento le risate?
In quel momento sapevo solo che nessuna delle donne che avevo conosciuto intimamente nel corso della mia esistenza era paragonabile a lei. Diciamo pure che il loro livello estetico e fisico era medio-basso, adeguato al mio. E adesso questa fantastica fica si era spogliata per me, solo per me, per provocarmi!
Ero eccitato, avrei dato non so cosa per correrle vicino, per toccarla, per farla mia...
Lei continuava a fissarmi, strafottente e irridente. Mosse leggermente la testa in avanti quasi a volermi chiedere che intenzioni avessi, se volevo continuare a guardarla all'infinito, forse mi invitava a dire qualcosa ma la gola secca mi impediva di parlare e poi non volevo farmi ascoltare da qualche raro inquilino rimasto in città. Fu allora che con la mano destra mi fece segno di raggiungerla: era inequivocabile, voleva che andassi da lei, la mano, il movimento del capo, il sorriso, tutto mi diceva: che aspetti? vieni subito, questa bellissima ragazza non vede l'ora di dartela, è tutta per te...
Era dunque una prostituta? Una che in mancanza di clienti, data la stagione, adescava il dirimpettaio? E anche se fosse stato così, che importava? Non sono il tipo d'uomo per il quale bellissime femmine fanno follie, se avevo pensato per un attimo che lo spogliarello della vicina fosse un omaggio alla mia virile avvenenza, il pensiero della mia vita mi riportò alla realtà. Potevo avere una donna così solo pagandola, lo sapevo ma era comunque uno splendido diversivo in un momento così triste. Le feci segno di aspettarmi e mi precipitai fuori di casa. L'appartamento della ragazza era nell'altra scala del condominio, volai giù per le scale, attraversai l'androne deserto e salii al secondo piano, cercai di orientarmi tra le porte e infine suonai a quella giusta. Per un tempo che mi apparve interminabile attesi, poi un passo lento, strascicato si avvicinò alla porta, una voca stanca chiese: "Chi é?".
Sorpreso, farfugliai qualcosa sul fatto che abitavo di fronte, la porta si aprì appena e attraverso lo spiraglio riconobbi la vecchia signora che mi fissava con due occhi sospettosi e cattivi.
"Mi scusi, credo di avere sbagliato...ma c'era una ragazza in casa sua, l'ho vista poco fa..."
Si spaventò. " Una ragazza? Qualcuno è entrato in casa mia? Che faceva?"
"Io...l'ho vista spogliarsi, pensavo fosse una sua parente...era nuda..."
Aprì completamente la porta.
"Tu sei pazzo, giovanotto. Qui ci sono solo io, era me che spiavi, eh? Non ti vergogni, brutto guardone? Mi ero già accorta che ti nascondevi dietro la tua finestra per vedermi quando mi spogliavo..."
"Ma lei si sbaglia, quando mai..."
"Sei un malato, un pervertito, divertirsi a spiare una donna anziana e adesso che vuoi, eh? Sei venuto per violentarmi?"
"Ma è lei la pazza, chi vuole che la violenti alla sua età?"
"E a te chi vuoi che te la dia se non una vecchia? Aiuto, mi vuole stuprare!"
Mandò delle strilla altissime e restai sbigottito nel vedere che tutte le altre porte del piano si aprirono all'unisono, sembrava che fossero rientrati tutti insieme dalle vacanze, chiedevano che cosa stesse succedendo.
"E' venuto per violentarmi, mi ha detto cose oscene, mi ha toccata!" urlava la terribile strega. Fuggii, corsi giù per le scale, anche le porte del primo piano erano tutte aperte, tutti gridavano, mi insultavano, mi chiamavano maniaco, continuavo a correre, oh Dio, che figura, dove andrò a nascondermi, che cosa sta succedendo? già le sirene della polizia si avvicinavano, in galera, mi avrebbero messo in galera, la mia vita era rovinata per colpa di una vecchia pazza, era un sogno, un incubo ma allora perché non mi svegliavo? perché non mi svegliavo? perché non mi svegliavo?
E invece mi svegliai.
Corsi ad affacciarmi. La finestra di fronte era chiusa, le persiane abbassate fino in fondo, nessun segno di vita.
Mi feci la doccia. Era un'altra afosa giornata, anche dopo essersi lavati, il senso di caldo e di sporco restava appiccicato addosso. Mi tornarono in mente i fatti miei, che non erano allegri, e i miei guai, numerosi e prolifici.
Mi vestii e uscii. Una profonda sensazione di sconforto e di abbandono mi accompagnava mentre scendevo le scale. Attraversai l'androne vuoto e vidi il portinaio che aveva chiuso il portone a metà e attaccava un bigliettino sulla metà chiusa.
"Chi è morto?", chiesi.
"La signora che abitava di fronte a lei. Me l'ha detto poco fa la nipote."
"Una bella ragazza bruna?"
"No!" Mi fissò stupito. "Una signora sui cinquantacinque anni, ossigenata..."
Ero sbalordito? Forse no, non riuscivo a sorprendermi più di tanto, chissà perché...
"E' morta stanotte, in ospedale. Era malata, da tempo..."
"Non lo sapevo."
Mi guardò con rimprovero, il suo sguardo voleva dire che mi disinteressavo a tal punto dei miei vicini che ignoravo se fossero ancora vivi o morti.
"Era molto anziana?" chiesi, tanto per dire qualcosa.
"Ottantacinque anni."
Rimase pensieroso.
"Sa, da giovane era bellissima. A vederla come si era ridotta, uno non lo avrebbe mai detto ma io ogni tanto andavo in casa per dei lavoretti, una volta mi fece vedere le foto, di com'era negli anni cinquanta: una bellissima ragazza, poteva fare l'attrice. Mi disse che per un periodo aveva davvero fatto la modella, poi aveva abbandonato tutto per un uomo di cui si era innamorata e che si era rivelato un poco di buono...Mah, ognuno ha il suo destino."
Non risposi nulla e mi allontanai.
Tutta la mia vita, pensai, era un succedersi di domande rimaste senza risposta.
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