Forse Dovrei
di
scopertaeros69
genere
poesie
Forse dovrei seguire
il filo dei miei pensieri
seguirne la trama
come le maglie di un guinzaglio,
senza affrettarmi,
percorrerne lieve lo scorrere,
ed aspettare che mi porti,
all'immancabile appuntamento,
con i tuoi occhi.
Forse dovrei guardarti silente, stesa,
come il pasto che attende di essere consumato,
tale sarà la tua condizione finchè giunga l’esitazione,
quella della disperazione dell'abbandono,
Forse dovrei aspettare il tuo dubbio di essere stata accettata.
Poi presa senza riguardo nè avviso,
lasciarti scoprire nella carne,
la certezza dell'essere stata scelta.
Ingannerei me stesso e negherei quel che so,
semmai lo facessi, perchè tu lo sai già
… come io lo so.
Arriva sempre il momento in cui me lo chiedo,
dopo che varcata quella porta,
tu spoglia, non solo dei vestiti,
ma della tua innaturale "normalità",
attendi che ti guardi contorcerti tra dolore,
corde, parole, piaceri disagevoli...
mobile come una serpe e a volte,
immobile come una colonna altre,
“chi sei? Quante donne diverse puoi essere?”.
Forse dovrei solo ascoltarti quando mi dici:
“Io ci sono , qui, adesso, per te”.
Mi sfiori con una mano e aggiungi :
“Ascolta la tua carne… ti sta parlando di noi”
il filo dei miei pensieri
seguirne la trama
come le maglie di un guinzaglio,
senza affrettarmi,
percorrerne lieve lo scorrere,
ed aspettare che mi porti,
all'immancabile appuntamento,
con i tuoi occhi.
Forse dovrei guardarti silente, stesa,
come il pasto che attende di essere consumato,
tale sarà la tua condizione finchè giunga l’esitazione,
quella della disperazione dell'abbandono,
Forse dovrei aspettare il tuo dubbio di essere stata accettata.
Poi presa senza riguardo nè avviso,
lasciarti scoprire nella carne,
la certezza dell'essere stata scelta.
Ingannerei me stesso e negherei quel che so,
semmai lo facessi, perchè tu lo sai già
… come io lo so.
Arriva sempre il momento in cui me lo chiedo,
dopo che varcata quella porta,
tu spoglia, non solo dei vestiti,
ma della tua innaturale "normalità",
attendi che ti guardi contorcerti tra dolore,
corde, parole, piaceri disagevoli...
mobile come una serpe e a volte,
immobile come una colonna altre,
“chi sei? Quante donne diverse puoi essere?”.
Forse dovrei solo ascoltarti quando mi dici:
“Io ci sono , qui, adesso, per te”.
Mi sfiori con una mano e aggiungi :
“Ascolta la tua carne… ti sta parlando di noi”
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