SecreTary

di
genere
tradimenti

SecreTary

(disoccupata)
Accidenti!., anche stamattina ho fatto cadere la sveglia nel tentativo di spegnere quel rumore assordante. Mi sembra impossibile che funzioni ancora e comincio a pensare che quello sia l’unico buon affare che ho fatto nella vita., fin’ora!.
A guardar fuori, penso che Dio stia cercando di farci capire che sarebbe meglio restarsene a letto; le otto ed è ancora buio, fa freddo e piove; sarebbe il colmo se oggi fosse il giorno giusto per.. “conquistare il mondo”. Una toilette veloce, abiti pesanti del tipo calzettoni maglione jeans scarponi da montagna cappotto con cappello di lana e sciarpa, che se li pesassi tutti insieme supererebbero decisamente il mio. Due biscotti, un bacio a mamma l’ombrello e via verso nuove avventure.. e.., si magari!; dentro e fuori dagli uffici di collocamento e agenzie del lavoro, su e giù dalla metro e autobus e decine di curriculum inviati dappertutto; queste sono le mie avventure da oltre due anni. Dal giorno della laurea ho fatto..!!, ho provato a fare un sacco di lavori, la commessa, la barista, la magazziniera, anche l’autista di furgoni per un corriere, tutti rovinosamente persi per stipendio non corrisposto, maltrattamenti subiti e attuati, idee non condivise, richieste e tentativi di rapporti particolari ed altro ancora; insomma ho capito che la disoccupazione non è solo una questione del lavoro che non c’è, ma anche una carenza di adattabilità alle esigenze di ambi le parti.

Ho deciso!, oggi mi faccio un giro all’università, ogni tanto lo faccio, per vedere se c’è qualche novità ed opportunità. C’è sempre un sacco di bella gente in giro da queste parti, soprattutto i ragazzi, e specialmente nei locali; vado dritta al “Jolly” che è sempre stato il mio preferito a farmi una bella cioccolata calda. Chiudo la porta alle mie spalle e, prima di sedermi da qualche parte, faccio una panoramica per vedere se c’è qualcuno che conosco ma non riesco a completare il giro di testa che sento decisamente pronunciare il mio nome. Nadi, un’ex compagna di corso, s’è alzata in piedi dal suo tavolo e gesticola vistosamente invitandomi a raggiungerla. Come il solito è sempre elegante, anche se vestita “da uomo” con pantaloni e giacca; dopotutto non ha mai nascosto a nessuno la sua natura di essere lesbica e ha sempre dichiarato apertamente a me e agli amici stretti, che sono la sua preferita, il suo sogno proibito. Fa un gran sorriso felice, mi da un bacio sulla guancia e dice: anche se ti vedo solo il naso mi sembri sempre… Lo so, lo so, le rispondo interrompendola, sembro la bambolina del “carillon”.., me lo dicono tutti. Ci sediamo e cominciamo a parlare..; come stai.., che tempo.., il lavoro “lei non lo cerca neanche, non ne ha bisogno”, gli amici.., e ogni tanto ci prova e appoggia la mano sulla mia.., smettila devo dirle, lo sai che mi piacciono gli uomini. Dopo alcuni minuti arriva Marion a ravvivare la discussione, poi arriva Rebecca, e arriva Evelyn, e Carlos, Sandro, Daniele..; sembra quasi che ci siamo dati appuntamento tutti qua oggi. Alla fine ho l’impressione d’assistere ad un congresso.., anzi ad una manifestazione, comunque arriva sera che non ci s’accorge e torno a casa allegra con il pensiero d’aver passata una bella giornata anche se di lavoro neanche l’ombra.

Passa qualche giorno ed iniziano ad arrivare dei messaggi da Nadi che vuole incontrarmi; penso ai soliti approcci e rispondo che sono impegnata con Luca “il mio ragazzo”, ma lei insiste usando toni più seriosi suscitandomi una certa curiosità, così alla fine, accetto d’incontrarla in un locale del centro. Il solito bacio e ci sediamo al tavolo. Ascolta!., mi dice con un tono di voce serio, l’altra sera a cena, mio padre m’ha detto che ha ricevuto una richiesta da una persona di sua conoscenza di segnalargli una ragazza disposta ad accettare un lavoro d’impiegata e ho pensato subito a te!., che ne pensi?. Accidenti!., grazie, penso di si.; sapendo che tuo padre è un Magistrato, credo che sia sicuramente un lavoro serio, grazie le rispondo dandole un bacio sulla guancia. Lei fa un sorriso di gioia e dice: avrei preferito un bacio diverso ma visto che sei fidanzata va bene così, e prosegue: ma stai ancora con quello là?. Quello là!., si chiama Luca e lo sai!, sono quasi quattro anni che stiamo insieme e vorrebbe che ci sposiamo, ma solo con il suo stipendio faremmo la fame, e per fortuna che ha trovato un posto in banca che si spera sia abbastanza sicuro, anche se lo stipendio è quello che è. Allora ok!, dice alzandosi dalla sedia, farò il tuo nome, ora vado che ho una certa fretta, ti chiamerò nei prossimi giorni per la conferma, ciao. Grazie ancora le dico mentre se ne va.
Il giorno dopo, all’ora di pranzo, mentre siamo tutti seduti a tavola con i miei genitori e mio fratello “minore quattro anni di me”, suona il cellulare e Nadi m’annuncia che suo padre vuole vedermi lunedì mattina nel suo ufficio presso la Magistratura della città. Una certa euforia e un’ansia s’impadronisce di me dei miei genitori e di Luca che spera che sia la volta buona e comincia subito a fare progetti per il nostro futuro matrimonio.

Cerco di vestirmi nel modo più appropriato e mi sarò cambiata quattro o cinque volte prima di decidermi, metto il curriculum in borsa, li ho quasi finiti e spero di non dover ristamparli, e via.
Sulla metro penso che non ricordo se stamani ho fatto cadere la sveglia e.., accidenti!., non ricordo neanche se l’ho puntata. Arrivo lì, e mi sembra di vedere un caos peggio che alla stazione, un sacco di poliziotti e gente vestita elegantemente che va e viene di fretta che sembrano delle marionette a molla. Un usciere mi chiede un documento, poi m’indirizza al quarto piano; passo sotto al metal-detector e prendo l’ascensore. Arrivo davanti alla porta dell’ufficio col fiato in gola e busso.., nessuna risposta.., entro e dico: permesso buongiorno scusate..; un ufficio che è più grande del mio appartamento, vedo una scrivania in fondo e un signore seduto dietro che sta parlando con altri tre signori in piedi di fronte. Dottor D.?, dico, sono Gilda B. Venga venga, risponde interrompendomi con un tono voce ferma possente ma cordiale, lei deve essere l’amica di mia figlia. Tenga, dice porgendomi una busta, questa è una lettera di presentazione e questo è l’indirizzo dove deve recarsi, buona fortuna. Prendo la lettera e il foglio e per un attimo rimango immobile, poi dico: grazie!., ed esco dalla stanza. Neanche due minuti dopo che sono entrata sono già fuori da quell’edificio.., abbastanza shoccata.., ho una lettera di raccomandazione penso, proprio io che fino a ieri ho sempre odiato queste cose e giurato che avrei accettato un lavoro solo per merito e capacità. Salgo sulla metro per tornare a casa, mi siedo e apro il foglio per vedere dove dovrei andare a lavorare e.., prima delusione, non è un’azienda in questa città; alla mia sinistra c’e seduto un uomo anziano, lo guardo e dico: scusi, sa dov’è un posto che si chiama Casalferro?. No! mi spiace, risponde gentilmente, non l’ho mai sentito nominare. A destra c’è una donna molto più giovane circa su i quarant’anni. Scusi!, per caso sa dove si trova Casalferro?. No!, risponde, non l’ho mai sentito, ma penso che abbia sbagliato a prendere il metrò.
Insomma!, arrivo a casa e accendo subito il computer, così scopro che Casalferro è un piccolo paesino “per non dire un borgo” a ottantacinque chilometri da qui. Iniziano le discussioni con mamma e Luca, devo andare, devo rifiutare, non so neanche se ci sono mezzi per arrivarci “ho la patente ma non ho la macchina”; chissà com’è questa ditta che ha un nome banale fatto di lettere “SNOL” che non ho mai sentita nominare. Alla fine, però, prendo una decisione: non si può trascurare un’occasione come questa e Luca si propone per accompagnarmi con la sua auto prendendosi un giorno di ferie.

Quasi due ore per arrivare, però, bisogna dire che Casalferro è un bellissimo paesino immerso nel verde, sembra di tornare indietro nel tempo, e c’è pure un torrente che attraversa il paese; di sicuro qui non ci sono il caos la frenesia ma soprattutto lo stress della città. Raggiungiamo la via scritta sul foglio e..!, nuova delusione, non c’è nessun’azienda ma, al numero civico descritto, un normale condominio di sei piani direi anche piuttosto vecchiotto. Ci guardiamo in modo stupito senza dire nulla ma stiamo pensando tutti e due ad una qualche forma di fregatura: aspetta qui, gli dico, scendo dall’auto e mi dirigo verso l’entrata. Guardo tutti quei pulsanti sul citofono e, in mezzo a loro, c’è né uno con la scritta “snol”; guardo Luca e faccio un gesto di ok col dito, gli dico d’aspettarmi in auto e suono. Buongiorno, rispondo alla voce da uomo che sento, sono Gilda B. ho una lettera di presentazione del dottor D. Quarto piano dice la voce e sento lo scatto della porta. Salgo con l’ascensore e sul pianerottolo ci sono solo due porte, quella di sinistra anonima e quella di destra con la famosa targhetta. Mi apre lo stesso uomo che m’ha risposto e gentilmente mi chiede di seguirlo. La prima impressione che ho, è che un grande appartamento è stato adibito e diviso in molti uffici, ci sono alcune porte aperte e vedo delle persone intente nel proprio lavoro senza curarsi del nostro passaggio. Prego, dice il mio accompagnatore aprendomi una porta che poi richiude alle mie spalle. Un ufficio elegante ma sobrio con mobili un po’ vecchiotti ma molto luminoso. Buongiorno.., prego si accomodi, mi dice un uomo alzandosi dalla poltrona porgendomi la mano. Un uomo.!, un bell’uomo dall’apparente età di cinquant’anni con un modo molto sereno e cordiale e una faccia molto simpatica. Benvenuta.., sono Diego R. amministratore e responsabile di questa baracca, dice sorridendo. Grazie, rispondo sedendomi, sono Gilda B, mi manda il dottor D. per quel posto d’impiegata, prendo la lettera dalla borsa e gliela consegno. Le piace il nostro piccolo borgo?, mi chiede mentre appoggia la lettera sulla scrivania senza neanche aprirla. Tantissimo, rispondo, mi da un senso di pace e tranquillità. Per caso ha anche un curriculum?. Si certo, rispondo porgendoglielo. Lo legge con attenzione e dice: bene.!, vedo che è laureata in lingue straniere, questo sicuramente l’aiuterà nel suo lavoro, e prosegue: come avrà capito, qui ci occupiamo di servizi, contabilità logistica e organizzazione, la parola SNOL è l’abbreviazione di Supporto Nazionale Organizzazione Logistica. Abbiamo necessità di una persona per l’ufficio acquisti e, se il dottor D. ha mandato lei significa che è la persona adatta. Cosa dovrei fare esattamente?, chiedo. Si occuperà di inoltrare gli ordini del materiale richiesto e fare in modo che venga consegnato presso le varie aziende che lo utilizzeranno che sono sparse su tutto il territorio nazionale; sono prodotti di vario tipo, dal componente meccanico a quello chimico, da quello molto piccolo e poco costoso a quello con un valore altissimo ma!., venga che le faccio vedere il suo ufficio. Apre la porta e.. rimango incantata.., bello, bellissimo, molto accogliente, scrivania capiente computer telefono e un grande finestrone che mostra un panorama magnifico. Quella è la porta del bagno, mi dice, qui ognuno ha il suo ufficio con bagno e, naturalmente, potrà personalizzare tutto a suo piacimento. L’unico locale in comune, prosegue, è la saletta che contiene le macchine da caffè e snack. Le piace?. Vorrei urlare “è fantastico” ma rispondo semplicemente “si non è male”. Naturalmente per i primi tempi la seguirò personalmente, finchè non sarà in grado di volare da sola, mi dice scherzosamente mentre ritorniamo nel suo ufficio. Dunque, dice il dottor Diego R. quando ci siamo accomodati, ora la parte più seria; questo è il suo contratto generale “preleva un plico da un cassetto e lo appoggia sulla scrivania davanti a me”, farà sei mesi di prova dopodiché diventerà a tempo indeterminato, questo invece “prende un altro plico” lo deve leggere molto attentamente perché la vincola a mantenere segrete tutte le attività che svolgerà qui dentro e la mancata procedura di queste norme viene perseguita penalmente. Mi spiego meglio “avrà notato la mia espressione attonita”; in questi uffici trattiamo materiali e forniture molto particolari, anche per conto dello stato italiano, e quindi siamo soggetti ad eventuali spionaggi industriali, di conseguenza lei non dovrà mai fare parola con nessuno di quello che fa nello specifico, neanche con i suoi famigliari, potrà dire che fa l’impiegata per una ditta di servizi come qualsiasi altra. Questo invece “un altro plico” sono gli orari di lavoro, le regole generali dell’ufficio e il prospetto del suo stipendio iniziale. Accidenti.!!, dico a voce alta guardando la cifra. Ha ragione, dice lui ridendo, direi che è un buon inizio, e questo è tutto, dice alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano, ha una settimana per pensarci e riportarmi i documenti firmati, io l’aspetto con ansia lunedì per il suo primo giorno di servizio. Grazie, gli rispondo, è stato veramente gentile, penso proprio che ci vedremo lunedì. Luca mi vede uscire dallo stabile con un sorriso radioso, salgo in auto, l’abbraccio e dico: ho un lavoro, è bellissimo, ora devo solo organizzarmi per arrivarci e.., pensa che con il mio primo stipendio già guadagno più di te.

Due giorni per scoprire che l’unico modo per arrivare a Casalferro con i mezzi pubblici è: alzarsi alle cinque del mattino, prendere la metro fino alla stazione, prendere il treno fino a Pontedobbio, prendere la corriera e fare quindici chilometri per essere in ufficio puntuale alle otto e trenta, fare il giro al contrario a sera per arrivare a casa alle nove..!!, forse..!!. Deduzione.., una settimana di questa vita e sicuramente divento trasparente. Discussioni e discussioni con mamma e papà, poi, alla fine, prendiamo la giusta decisione; lunedì papà mi accompagnerà al lavoro e si prenderà un giorno di permesso dal suo “fa il tecnico per un’azienda telefonica” e, mentre sto in ufficio, cercherà di trovarmi un monolocale in affitto così da risolvere il problema dello stress da viaggio.

(occupata)
Accidenti!., anche stamattina mi sono alzata troppo presto, guardo la sveglia, che non uso più, e penso che forse sia stato l’affare peggiore della mia vita. A guardar fuori vedo un mondo bellissimo e una giornata meravigliosa e penso che Dio mi stia facendo capire che questi sono i miei “momenti di gloria”. Ho tutto il tempo per prepararmi la colazione con calma come piace a me prima di andare al lavoro. Ho imparato in fretta, per diversi motivi; anzitutto m’è piaciuto subito il tipo di lavoro e, come si dice, ho preso passione nello svolgerlo, ma ho anche avuto nel “capo” un ottimo insegnante. M’è piaciuto il mio ufficio che ho personalizzato con le mie cose così da sentirmi un po’ a casa. Mi piace l’appartamentino dove vivo “dalla domenica sera al venerdì pomeriggio”, dove ho imparato a cucinare per me stessa e ad essere indipendente e mi piace molto questo paesino dove la vita sembra che vada al rallentatore con un traffico d’auto, ma anche di persone, quasi inesistente che a volte sembra disabitato. Sono felice..!, pensavo d’essere felice “per un paio di mesi” ma poi la routine ha iniziato a impadronirsi di me, in fondo sono sola in questo posto per cinque giorni la settimana e non vedo l’ora che arriva il venerdì per tornare a casa dalla mia famiglia e passare qualche ora con Luca.

Sono immersa nel lavoro nel pieno pomeriggio e quasi non m’accorgo che il cellulare continua a suonare; Nadi!., ciao.; mi chiede: come stai.., come va il lavoro.., posso venire a trovarti?. Sono felice di sentirla e con gioia rispondo: certo che puoi. Esco dall’ufficio e sento un clacson.., la vedo scendere dalla sua grossa auto gesticolando vivacemente e la raggiungo. Elegantissima e vestita da uomo come sempre, ci diamo un bacio e salgo sull’auto; sei bellissima, dice, e che bel paesino, come vanno le cose?.. La invito a casa e sembra piacerle molto. Che ne pensi se usciamo fuori a cena?, mi chiede, offro io naturalmente, conosci qualche buon ristorante?. Si, le rispondo, c’è né uno a qualche chilometro, non ci sono mai andata ma è molto nominato, mettiti comoda che faccio una doccia e arrivo.
No!., no!., ma che ti sei messa?, dice quando mi vede, mi sembri mia nonna, non devi andare in ufficio. Forse hai ragione, rispondo guardandomi allo specchio, così torno in camera e indosso le calze di nylon con una gonnellina molto corta, una camicia e un giacchino. Questa è la bambolina che conosco, dice con tono gioioso quando torno; indosso il cappotto “siamo in inverno” e usciamo. Arriviamo al ristorante “molto elegante e accogliente” e tutti si girano a guardarci, sembriamo proprio due lesbiche, penso, lei con quel portamento da manager ed io tutta sexy. Una bella serata, ridiamo scherziamo e parliamo di tutto come vecchie amiche, bevo qualche bicchiere di vino al quale non sono abituata e mi sento molto rilassata e felice di avere qualcuno con cui passare un po’ di tempo. Ho bisogno un grosso favore, dice quando ci servono il caffè, ieri ho avuto una controversia con i miei e vorrei rimanere fuori di casa per un paio di giorni. Guardandomi fissa negli occhi prosegue: mi ospiteresti?. Non potevo dirle di no!, dopotutto, tutto questo è merito suo e, comunque, mi piaceva la sua compagnia. Si! certo le rispondo, con piacere. Ti ripagherò curandoti la casa e cucinerò per te mi dice mentre ritorniamo. Scarica un trolley dall’auto ed entriamo in casa; le mostro la camera con l’unico letto che c’è “matrimoniale” e, mentre depone le sue cose, vado nel bagno a cambiarmi indossando il mio bel pigiamino di lana, poi vado nel soggiornocucina e siedo sul divano a guardare la televisione. Nadi si mostra, dopo un po’, indossando una vestaglia di seta legata con una cinta, anche se non mostra nulla intuisco che sotto è nuda. Ma non hai freddo?, le chiedo. No risponde, mi sembra che qui sia ben riscaldato. Io sono una freddolosa invece, oltre al pigiama di lana, sotto ho la maglia di lana e i calzettoni di lana. Anche le mutande di lana?. No, rispondo ridendo, quelle sono normali. Che ne dici se ci facciamo un bel tè caldo?. Ottima idea rispondo e le indico dove trovare l’occorrente. Guardo i finestroni e scopro che fuori ha cominciato a nevicare; Nadi appoggia il vassoio sul tavolino e siede al mio fianco. Non t’annoia stare tutte le sere qui sola!, mi dice mentre beviamo. Qualche volta, rispondo. Scommetto che chiudi gli occhi, pensi al tuo ragazzo e ti accarezzi. La guardo senza rispondere, lei posa la mano sulla mia coscia e dice: fallo ora!., chiudi gli occhi e pensa che ci sia qui lui., lasciati andare e non fare nulla., penserò io a tutto. Comincia a massaggiarmi e accarezzarmi con calma e dolcemente, ed io, invece di ribellarmi, chiudo gli occhi e la lascio fare; dopo un po’, quasi senza che me n’accorgo, mi sfila i pantaloni del pigiama e gli slip e comincia a baciarmi e leccarmi partendo dai piedi in su. Quando arriva a leccarmi sul sesso, già ansimavo come una matta, e raggiungo un orgasmo talmente intenso che sentivo la mia faccia scottare peggio di quando hai la febbre alta. Quello è il primo vero orgasmo della mia vita, il primo che ho avuto senza il mio aiuto!, senza provocarmelo da me; sì perché facevo l’amore con Luca, ma lui, come tutti gli uomini, pensava solo a se stesso e a possedermi subito senza o con pochi preliminari e dovevo sempre stimolarmi. Ma non è mica finita lì. Nadi non mi lascia neanche il tempo di godermi quel momento, mi toglie la parte superiore del pigiama e la maglietta lasciandomi nuda, poi comincia a baciarmi il seno.., sul collo..,e arriva alla mia bocca..; sento la sua lingua entrare in me e subito dopo le sue dita entrarmi nel sesso.., riuscendo a farmi avere altri due orgasmi. Alla fine, mi lascia esausta sul divano completamente nuda con le gambe spalancate, mi guarda con aria molto soddisfatta e dice: è tardi, è ora di andare a nanna, io vado, non restare lì così che prenderai freddo. Ci vuole un po’ prima che mi muovo da quella posizione; mi rimetto il pigiama e la raggiungo in camera, lei sembra dormire “ma non credo” girata dandomi le spalle, mi infilo nel letto e spengo la luce senza dire nulla, poi m’addormento.

Senza far rumore per non svegliarla, mi alzo il mattino successivo, e vado in ufficio; quando torno, all’ora di pranzo, trovo la tavola imbandita con una rosa al centro. Ciao ben arrivata, tutto bene in ufficio?. Si grazie, rispondo andando in bagno, le solite cose. Che ne dici di un bacio?, mi dice quando ne esco, m’avvicino e faccio per porgere la guancia ma mi precede dandomi un piccolo bacio sulla bocca; ci sediamo e cominciamo a parlare di tutto, politica., gossip., tempo., ma non una parola su noi due e sul sesso. La sera, stessa storia, ceniamo e decidiamo di andare al cinema; durante la visione, quando la sala è al buio, Nadi mi prende la mano e rimane così senza parlare o fare nulla. Torniamo a casa, ci mettiamo comode e sediamo sul divano prima di andare a dormire. Domattina torno a casa, mi dice. La guardo senza dire nulla. Lo Sai che ti amo e farei qualsiasi cosa per te!, continua. Ma io non sono come te, le rispondo. Lo so!., lo so., tu hai il tuo Luca, ribadisce, però mi piacerebbe che diventassi la mia amante, saprei essere discreta e silenziosa, non farei mai nulla per intralciare la tua vita e farei tutto per te. Grazie le dico, però!.., non so!.. Il mattino dopo ci salutiamo e, prima di partire mi dice: sono stati due giorni bellissimi. Si!, è vero, le rispondo. Aspetterò che mi chiami. Va bene ciao e fai buon viaggio.

Riprendo la solita vita, ma qualcosa è cambiato, telefono tutti i giorni a casa, faccio l’amore più spesso con Luca, passano due., tre., quattro settimane, ma non faccio che pensarla., alla fine la chiamo: ciao.. Ciao. Quando vieni a trovarmi?. T’aspetterò fuori dall’ufficio ciao.
Quando esco è lì, salgo in auto e dico: ciao. Lei mi guarda e risponde: sarai la mia amante?. Sì.. Posso venire il martedì mattina fino al mercoledì pomeriggio. Andiamo da un fabbro che ti faccio fare le chiavi di casa, ribatto. Prima dammi un bacio come si deve, risponde. L’abbraccio e ci diamo un bacio prolungato con la lingua, poi partiamo.
Questo è il giorno che la mia vita cambia, specialmente per quel che riguarda il sesso, Nadi mi fa capire “e imparare” che è una delle cose più belle della vita e non una pratica da fare perché si deve, anche se col tempo si dimostra un po’ perversa. La sera stessa facciamo l’amore sul letto e questa volta cerco d’essere partecipe e non passiva come l’altra anche se con scarsi risultati. Alla fine mi dice: accidenti!., come sei pelosa, così non mi piaci, devi rasarti tutto per bene. Me lo dice anche Luca, ribatto, dice che quando mi lecca gli rimangono i peli in bocca e non gli piace. Allora fatti rasare da lui, vedrai come si ecciterà nel farlo e piacerà anche a te. Il martedì dopo, appena entro in casa per la pausa pranzo mi dice: allora?, com’è andata!, fammi vedere come sei messa!. Senza dire una parola lascio cadere la borsa che avevo in mano, sollevo la gonna “lunga” e abbasso le calze e gli slip. Fa un sorriso di gioia e dice: sei bellissima, così si!., che sei una vera bambolina. Avevi ragione le dico, Luca s’è eccitato da morire quando gli ho chiesto di farlo, peccato che è “venuto” subito.

Col passare delle settimane, Nadi si rivela essere un piccolo vulcano capace di svegliare in me un forte desiderio sessuale, mi fa sempre sentire desiderata e al centro dell’attenzione pensando più al mio piacere che al suo. Il mio piacere, dice, è quello di possederti e vedere i tuoi orgasmi. A volte porta con se dei falli di gomma, uno con attaccata una mutanda che indossa così da scoparmi come se fosse un uomo. A volte mi chiede di masturbarmi di fronte a lei o di usare quei falli mentre se ne sta seduta tranquillamente a bere il tè e, in modo molto delicato e con calma, mi ha iniziata al rapporto anale convincendomi che è una cosa molto ma molto piacevole. Anche i miei rapporti sessuali con Luca sono migliorati, perché cerco d’essere più partecipe e prendere iniziative “senza esagerare”, non come prima che invece ero assolutamente passiva e lasciavo fare tutto a lui.

E finalmente una bellissima giornata di sole; a guardar fuori dalle finestre del mio ufficio sembra che l’estate ci sta sussurrando d’essere sempre più vicina. Nadi è appena partita, di fronte a me una montagna di lavoro e dentro di me una pochissima voglia di farlo, anche perché non riesco a pensare ad altro che alla serata di ieri. Nadi è arrivata con un grosso regalo ben confezionato che ho subito aperto con avidità, dentro un bellissimo vestitino nero molto corto con molte piccole zone trasparenti sparpagliate dappertutto. Questa sera andiamo in discoteca, mi dice, ne ho scoperta una ad una trentina di chilometri da qui, con questo addosso sarai fantastica. Aveva ragione, stavo proprio bene. Possiamo andare, sono pronta. No!., no., mi risponde, anzitutto manca questo, e m’allaccia intorno al collo una fascetta nera di velluto che chiude con una piccola fibbia; questo vestito, così non va bene perché va indossato senza nulla sotto, vedi?, mi dice portandomi davanti allo specchio, si vede l’intimo e stai malissimo. Cosa?., dovrei andare in discoteca nuda con addosso solo questo che è tutto trasparente!. Dai non fare la bambina, replica, togli quei cosi e fammi vedere come stai. Tolgo il vestito, tolgo l’intimo e lo rimetto. Guarda!., le dico, se qualcuno viene a guardarmi da vicino capisce anche che sono tutta rasata. Sei bellissima, risponde, non ti devi preoccupare perché ci sono io con te a proteggerti. Ma mi vergogno ribatto. Di cosa?., sei fantastica vedrai come farai morire i maschi., e non solo. Entriamo in sala tenendoci per mano e andiamo a sederci in un angolo appartato, neanche due minuti e siamo circondate dai ragazzi, tutti che guardano me “lei è in jeans”; Nadi però, è brava a tenerli ad una certa distanza. Andiamo a ballare, mi dice dopo un po’. No!., rispondo decisa, di qui non mi muovo. Mi strattona un braccio trascinandomi sulla pista. Mi sento molto imbarazzata e comincio a ballare senza togliere lo sguardo da lei cercando di non guardarmi intorno. I ragazzi tornano all’assalto e lei mi s’avvicina e mi bacia sulla bocca per far capire chiaramente che siamo lesbiche, ma quelli, invece di demordere, si eccitano ulteriormente e.. Accidenti!.. Mi scusi!., l’ho spaventata?, “il capo è entrato nel mio ufficio”. No. No, è che ero assorta nei pensieri e non l’ho sentita entrare. Menomale, replica avvicinandosi. Senta! Signorina B., vorrei chiederle una cosa “ha un’aria strana”, però non pensi male!, non è niente di che!., ecco!., siccome so che vive qui sola, e stasera lo sono anch’io, mi chiedevo se accetterebbe di venire fuori a cena con me, perlomeno ci faremmo una chiacchierata e.. Si!., gli rispondo interrompendolo, con piacere. Passo a prenderla per le otto, dice uscendo dall’ufficio senza aspettare la risposta. Indosso un vestito sobrio e castigato “come se andassi a lavorare” e penso ancora a ieri a come siamo dovute scappare da quella discoteca aiutate dal buttafuori per evitare “secondo me” di essere violentate.

Esco di casa., apro la portiera dell’auto e dico: buonasera dottor R., eccomi qua!. Lui aspetta che salgo e la richiudo e risponde: signorina B., visto che non siamo in ufficio, che ne dice se ci diamo del tu?. Ciao., rispondo ridendo e porgendogli la mano, io sono Gilda. Diego, dice lui stingendomela, grazie per non avermi fatto passare una serata da solo. Come mai?, gli chiedo mentre partiamo. Mia moglie ed i miei figli sono andati in città ad assistere ad un’opera teatrale che ritenevo assolutamente pallosa e.., credo d’aver fatto bene a rinunciare, dice guardandomi sorridendo. Quanti figli hai?, gli chiedo. Tre, due maschi e una femmina..
Con mia sorpresa, andiamo nello stesso ristorante dove m’ha portata Nadi la prima volta, probabilmente è uno dei più quotati da queste parti penso; l’altra volta sembravamo due lesbiche, ora invece, sembriamo padre e figlia. Cominciamo a parlare di lavoro e scopro alcune cose che non sapevo, poi della sua famiglia e della mia “e gli dico di Luca”, e andiamo a finire sul cinema la televisione e la politica “e bevo qualche bicchiere di vino di troppo”, insomma una bella serata con lui che mi dà l’impressione d’essere un uomo molto sicuro di sé e molto simpatico “è pieno di battute e mi fa ridere un sacco”. Quando siamo sotto casa mi dice: grazie della compagnia, è stata una bella serata, sicuramente meglio di qualsiasi opera abbiano inventato fin’ora. In quel momento capisco che non farà nulla d’altro, un uomo serio e, come si dice, tutto d’un pezzo; non so cosa mi succede ma gli metto le braccia al collo e rispondo: si! è vero!., però se vuoi!., puoi salire da me. Mi fissa con lo sguardo e..: sei sicura?, mi dice. Stai tranquillo non sono ubriaca, rispondo, anche se ho bevuto un po’ più del dovuto. Appena si chiude la porta di casa alle nostre spalle mi solleva come una piuma e mi prende tra le braccia, mi porta in camera mentre gli butto le braccia al collo e comincio a baciarlo. M’adagia sul letto e mi spoglia senza frenesia e ma con desiderio e quando vede che sono tutta rasata dice con un’espressione di compiacimento: cazzo!., ho sempre desiderato di vederne una. Si spoglia ma già vedevo il gonfiore sotto i pantaloni e, quando prendo nella mano il suo membro ero già tutta bagnata e dico: com’è grosso!., e com’è caldo!., dai!., mettimelo dentro. Diego sa bene dove mettere le mani e, mentre mi scopa, mi fa avere un orgasmo “prima di lui” senza che faccio nulla per aiutarlo, però, scopro che il suo desiderio non è il mio sesso ma la mia bocca. Cerco di succhiarlo nel modo migliore e lui schizza il suo sperma dentro di me, cosa a cui non ero abituata “era la prima volta” così che qualche goccia mi scende in gola facendomi tossire e sputare fuori tutto malamente. Scusa!., scusa!, mi dice visibilmente imbarazzato, non pensavo che non avresti apprezzato, era la prima volta?. Che mi “vengono” dentro sì, gli rispondo. Scusa, mi dice, avrei dovuto chiedertelo ma in quei momenti non ragioni più con la testa. Non fa niente, gli rispondo, comunque c’è sempre la prima volta, però devo dire che ha un sapore non molto buono. Va nel bagno e si riveste mentre io rimango nuda sul letto. Devo andare, mi dice, mi dispiace, sei stata fantastica. Nuda lo accompagno alla porta, mi mette le mani sui fianchi e mi solleva dicendo: mi sembri la bambolina del “carillon”; faccio un sorriso e lui mi bacia e se ne va dicendo: ci vediamo in ufficio ciao. Mi metto sul divano e accendo la televisione, penso a Nadi e dico a me stessa: però! l’uomo è tutta un’altra cosa, non c’è paragone.

Il giorno dopo, in ufficio, Diego si comporta come se nulla fosse successo, mi da del “lei” e ho l’impressione che si tenga a distanza e così anche nei giorni che seguono e, alla fine, penso che comunque mi rimane un bel ricordo di una sera, e riprendo la solita vita “con Nadi che arriva puntuale tutti i martedì”. Dopo una decina di giorni, una sera, pochi minuti prima di lasciare l’ufficio, Diego entra e mi dice: posso venire da te stasera?. No, gli rispondo “c’è Nadi”, viene Luca a trovarmi, se vuoi domani. Domani non so se potrò, ribatte, ma vedrò cosa posso fare.
La sera dopo si presenta alla porta con un mazzo di fiori e dice: ciao., scusa ma ho pochissimo tempo, mi hai stregato!., ma come hai fatto?., un uomo come me!., vuoi diventare la mia amante?., però non potrò venire da te regolarmente, sai che non posso!., t’avviserò man mano ehh?.. Mi metto a ridere e rispondo: va bene., mi da i fiori e un bacio sulla bocca e se ne va via.
Diego non è mai regolare, a volte passano anche tre settimane prima che si fa vedere “in ufficio lo vedo tutti i giorni ma siamo due sconosciuti”, ma ogni volta che viene porta sempre un regalino ed entra in casa già con un gonfiore sotto i pantaloni. Con lui riesco a lasciarmi andare pienamente nel sesso senza pensieri o paure e, anche per lui, il nostro rapporto è una specie di vendetta verso tutto quello che ha sempre sognato e non è mai riuscito a fare; a volte vuole che gli apro la porta di casa già nuda e, a volte, la chiudo “quando se ne va” con la faccia piena del suo sperma che cola giù “mi sono abituata al sapore”. Qualche volta “giochiamo a comandare”, quando tocca a lui dice: domani farai solo rapporti anali, quando tocca a me: domani mi leccherai per tutto il tempo. Devo proprio dirlo!., sono una donna felice!., ho un lavoro bellissimo con un ottimo stipendio, due amanti che fanno tutto per me e con i quali sfogo tutte le mie passioni, un fidanzato che amo e che spero di sposare al più presto e una famiglia che adoro e che ha capito che era l’ora di lasciarmi fare la mia vita; ma non è mica finita qui!.

Passo delle bellissime vacanze al mare con Luca e tutta la mia famiglia; ogni tanto mi telefona Nadi “vuole sentire la mia voce, dice!” ma tutti sanno che siamo diventate amiche; e qui in villeggiatura, con Luca e felicità di tutti, prendiamo la decisione di comprare l’appartamento e di sposarci entro la fine del prossimo anno.
Scorre il tempo e riprendo il lavoro “con gioia”, guardo fuori e gli alberi mi dicono che l’inverno sta ritornando; sono le nove del mattino e ho appena iniziato a lavorare. Diego mi fa chiamare nel suo ufficio, sicuramente una cosa di lavoro, penso strada facendo, non credo d’aver sbagliato nulla “sono molto precisa e meticolosa”. Chiudo la porta alle mie spalle e siedo di fronte a lui. Ciao, mi dice, t’ho fatta chiamare perché ho una proposta di lavoro da farti. Vuoi mandarmi via da qui?., chiedo con voce preoccupata. Ma no!., dice sorridendo con quella sua aria tranquilla, ora ti spiego, penso che sia una cosa molto positiva, ma lo valuterai da te. Come sai, qui dentro noi trattiamo principalmente forniture per tutti i governi del mondo che ne fanno richiesta, non solo militari ma anche mezzi di trasporto, di lavoro, e tutto ciò di cui hanno bisogno e possiamo disporre; naturalmente lo stato controlla costantemente quel che facciamo e ci paga lo stipendio. Gli agenti!., diciamo i venditori che trattano questi materiali hanno bisogno di una segretaria che li accompagni quando vanno a concludere questi contratti; e ho pensato a te anche perché, tra le altre cose, sai parlare le lingue che occorrono loro, specialmente l’arabo. E quali sarebbero le altre cose?., gli chiedo. Sei simpatica, sei dolce hai una preparazione culturale abbastanza elevata e soprattutto penso che tu sia intelligente da essere molto discreta all’occorrenza, e sei anche una bella bambolina da carillon dice ridendo. Andrai in giro per il mondo a nostre spese, viaggerai sempre in prima classe e andrai sempre nei migliori alberghi. Questi viaggi possono durare da un giorno ad un massimo di una settimana in casi rari, di solito due o tre giorni; accompagnerai l’agente, che a volte saranno anche in due, come segretaria e ti occuperai di tradurre , se occorre, o di prendere appunti o quello che ti diranno e, per questi viaggi, avrai un passaporto diplomatico. Naturalmente negli alberghi avrai la tua camera singola, perché sono geloso dice scherzosamente, e questo, dice mostrandomi una cifra scritta su di un foglio, è il compenso che riceverai per ogni trasferta che farai, oltre allo stipendio naturalmente. Cavolo!!., dico guardando la cifra, Bello grosso, risponde lui ridendo. Ma sei sicuro?, gli chiedo incredula. Assolutamente, risponde. E il lavoro qui?. E’ sempre tuo, dice, di queste trasferte ne farai una o al massimo due in un mese e neanche tutti i mesi, se rimarrai indietro farai gli straordinari e magari resterò pure io ad aiutarti. L’unica cosa che mi piace di questo nuovo lavoro, gli dico sorridendo, sono le ultime parole che hai detto. Stop!., ribatte lui, fermati qui!., ricordati che siamo in servizio, ancora una parola e sarò in guai “grossi”.

Il primo viaggio vado ad Amsterdam in compagnia di un “agente” sui quarant’anni con un fisico palestrato e un modo di fare direi molto militaresco, anche se cordiale, me lo presenta Diego il giorno prima e al mattino alle sei viene a prendermi sotto casa con un taxi e via verso l’aeroporto. Quando arriviamo lì, un’auto c’attende e ci porta presso un’ambasciata di uno stato africano; in pratica non faccio nulla “lui sapeva parlare perfettamente in inglese forse anche meglio di me”, solo strette di mano e saluti convenevoli. Ci fermiamo pranzo “ma loro dicono colazione” e alle tre del pomeriggio ripartiamo; dormo nel mio letto e al mattino seguente sono di nuovo in ufficio. Seguono altri “Turchia, Marocco, Cipro, Messico” di qualche giorno, anche con “agenti” diversi e abbiamo sempre a che fare con personalità di governi o ambasciate. In uno di questi, ho viaggiato su di un aereo privato addirittura con uno dei nostri ministri e tutto il suo staff con il quale, però, non ho avuto nulla a che fare a parte una stretta di mano. Oramai, nonostante sei sempre immersa nel lusso, a contatto con persone importanti e ben retribuita, anche questo stava diventando un lavoro di routine; fino a quest’ultimo, dal quale sono tornata ieri, che, invece!..
Andiamo a Dubai, accompagno Walter, lo stesso agente con ui sono andata ad Amsterdam. Uno dei migliori alberghi che abbia mai visto, al suo interno casinò, piscine, palestre, bar, discoteca e un sacco di negozi. Siccome è un paese musulmano, Walter mi raccomanda di non uscire dall’albergo da sola altrimenti dovrei indossare il “velo” e comunque le donne in giro per le strade non sono ben viste. Esco dalla mia camera solo quando viene a prendermi, verso le quattro del pomeriggio, per andare all’incontro che abbiamo in quello stesso albergo con dei veri sceicchi. Appena la porta dell’ascensore si apre “non ricordo il piano”, di fronte a noi due guardie con abbigliamento tipico arabo, senza dire nulla aprono una porta e ci fanno il gesto di entrare. Una tipica sala riunioni non molto grande con un tavolo ovale al centro tutto lavorato ad intaglio e quattro uomini all’apparenza vestiti uguali con il tipico abito arabo con turbante. I saluti convenevoli poi ci s’accomoda ed iniziano a parlare; io prendo appunti e, anche se parliamo in inglese, a volte si dice qualche frase in arabo che traduco per Walter. Discutono non di una vendita ma di uno scambio di materiali “non posso dire altro” tra delle nostre aziende “con l’appoggio del governo” e i loro califfati. Il tono è cordiale e sereno e, a volte, scappa anche qualche battuta spiritosa; ad un certo punto s’allontanano da noi e s’aggregano parlando fra loro, poi, senza motivo apparente interrompono la trattativa rinviandola al giorno dopo. Torno in camera e, dopo circa un’ora suona il cellulare e Walter mi comunica che siamo stati invitati per la cena in uno degli appartamenti degli ultimi piani dello stesso albergo dove risiede uno di questi sceicchi. Mi vesto elegantemente cercando di evitare cose sexy e, alle nove e trenta Walter viene a prendermi e saliamo con l’ascensore. Entriamo in un appartamento da favola “tipo mille e una notte” e lo sceicco ci viene incontro facendoci il tipico saluto, ci presenta un sacco di gente e sediamo per la cena mentre una piccola orchestrina di quattro persone suona con strumenti locali. Finita la cena ci raggiungono le altre tre persone che erano presenti all’incontro del pomeriggio e siedono vicino a noi mentre iniziano degli spettacoli in cui alcune ragazze vestite con il velo ballano i loro balli tradizionali. Dopo un po’, Walter mi s’avvicina e dice che deve assentarsi un momento e mi chiede se me la sento di rimanere lì. Certo, gli rispondo, non c’è problema, sono tutti simpatici e cordiali, vai pure. Si ride!., si scherza!., faccio domande sulle loro tradizioni, mi danno alcune cose da bere con dei sapori strani e., mi gira la testa!. Non si sente bene?, mi chiede uno di loro. Mi gira un po’ la testa, rispondo, forse ho esagerato. Venga con me, dice prendendomi sottobraccia, che rimediamo. Entriamo in una camera dove c’è un letto enorme rotondo, mi fa sdraiare e comincia a massaggiarmi con calma. Chiudo gli occhi e sento un gran tepore e rilassamento, senza che m’accorgo mi fa eccitare e, dopo un po’ sento un membro duro che s’appoggia sopra la mia bocca ed io, invece di fuggire, la apro e lo succhio con foga. Sempre con calma mi spoglia e comincia a leccarmi e, mentre lo fa, un altro membro mi entra nella bocca. Insomma!., m’hanno scopata in cinque., anche tutti assieme., per tutta la notte., sembrava non si stancassero mai., alla fine!., mi usciva lo sperma da tutte le parti., ho dovuto fare una doccia per più di mezz’ora prima di ritornare in camera e andare a dormire stremata. Mi sveglio che sono già le due del pomeriggio ancora rintronata e incredula di quel che è successo; mentre mi vesto il mio sguardo si ferma su di una poltrona., c’è sopra la mia borsa., ci metto un po’ a capire che c’è qualcosa di strano!., come mai è così gonfia?., sembra una palla!., ho pochissime cose dentro!., vado a vedere da vicino e, quando l’apro, rimango sconvolta.; è piena di mazzette di dollari.., ma piena! piena!. “non oso dire quanti erano”, e appoggiato sopra un bigliettino con scritto semplicemente “grazie” in inglese e arabo. Non ho neanche il tempo di riprendermi da quello shock che bussano alla porta della camera, Walter mi comunica che il contratto è stato firmato, di prepararmi perché entro due ore partiamo per ritornare a casa “per fortuna che con il passaporto diplomatico non controllano i bagagli alla partenza”.

Ancora pochi minuti; è quasi ora di andare in ufficio. Fra poco più di un mese mi sposerò, sono felice di farlo e non vedo l’ora di diventare mamma, credo come tutte le donne; penso a Nadi, ultimamente continua a telefonarmi preoccupata per le mie assenze improvvise “non posso dirle dove vado e cosa faccio e devo inventare delle scuse”, vuole che diventi la sua schiavetta “quando siamo insieme”, insiste e addirittura vuole che glielo metta per scritto!., so perché!, vuole farmi la pipi addosso, ma a me non và!., penso che quando mi sarò sposata dovrò interrompere il rapporto intimo che ho con lei. Penso a Diego, dovrei troncare anche con lui, dopo sposata, anche per non compromettere la vita con la sua famiglia, e forse dovrei rinunciare ai viaggi “di lavoro” anche se, molto redditizi “e a volte di più”., però!.., non so!...
scritto il
2018-09-12
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