Ricordi dei vent'anni 2
di
Franco 018
genere
etero
La mattina dopo la passai a studiare anche se l'immagine di Livia mi tornava spesso nella mente: il suo viso che, sia pur pieno di brufoli, aveva quel qualcosa da farmi arrapare; poi le cosce? Il culetto a mandolino? E tentavo nuovamente di pensare alla Matematica ma non mi veniva neanche quanto fa due più due! Venne l'ora di pranzo ed andai al refettorio dei frati e, anche se si mangiava veramente ben, non feci onore alla cucina loro che poi la gestiva una anziana signora assai brava. Andai al bar per un caffè e poi feci due passi in campagna. Al ritorno al paese passai davanti ad una casa dove vidi Livia intenta a dare roba da mangiare alle galline. Lei si accorse della mia presenza e diventò rossa ma io le feci cenno che l'aspettavo da me e lei abbassò lo sguardo rientrando a casa. Ero da mezz'ora in camera e stavo quasi per rimettermi a studiare; credevo che Livia non sarebbe venuta da me, invece sentii bussare alla porta ed andai ad aprirla: era Livia. La abbracciai e baciai con passione, con foga, con tanto desiderio e, senza esitare mi spogliai completamente e dopo le sfilai la maglietta, la gonna, le slacciai il reggiseno, le sfilai le mutandine, rivelando una pelosissima fighina già bagnatissima di umori. La aiutai a stendersi sul letto ed aprendole le cosce, le leccai la fighina che sborrò ancora di più e mi piaceva sempre di più. profumatissima dal sapore di albicocca quasi matura, dolce ed acidula e che mi fece impennare tremendamente il cazzo tanto da ingrossare quasi come un mio polso. Salii a baciarla in bocca poi le succhiai un seno, intanto le allargavo le cosce e le mettevo il cazzo davanti alla figa. Appena sentì che stavo per penetrarla, mi strinse ai fianchi e mi disse di possederla che lei era stata tutta la notte ad aspettare quel momento ed io la penetrai con foga, dandole colpi decisi da lasciarla senza fiato. La scopai a lungo ma, quando sentii che stavo per venire, mi fermai a mettermi il preservativo e poi le venni dentro senza attendere che godesse anche lei ma subito dopo anche Livia godette assai e, dopo l'ultima goccia scaricata, ci abbracciammo, baciammo, rimanendo poi in silenzio ma lei dopo ruppe il silenzio e disse che voleva scopare ancora e giù ad infilarglielo dentro e a pompare senza sosta, senza pause. Poi lei mi chiese se ero in condizioni di poterle fare anche il culetto ed io la rassicurai che avevo ancora cartucce da sparare. La feci voltare a pancia sotto e le stuzzicai l'ano con un dito mentre le leccavo il lobo dell'orecchio e poi infilandole un dito in culo la sentii gemere e, mentre la baciavo in bocca, presi un tubetto di crema per il sole e le spalmai mezzo tubo sull'ano. Passai la crema anche sul cazzo e mi posizionai davanti al suo palpitante forellino che si apriva e chiudeva come un'ostrica nel mare. Spinsi un poco e mi fermai, lei gemette un poco ma continuai a penetrarla deciso pur sforzandomi molto per superare l'ostacolo maggiore che era il primo tratto. Avanzai ancora ma lei fece un grido e così mi bloccai e cercai di farla rilassare ma la paura era tanta, infatti tremava e quasi singhiozzava ma io non volli essere troppo consenziente e non le detti più scampo: la penetrai fino in fondo e rimasi fermo tutto dentro. Lei singhiozzava ma non cedetti al suo implorarmi ad uscirne fuori, così diedi alcuni decisi colpi che sentii stavano allentando la stretta del suo buchino ormai un poco dilatato e così la inculai forte, senza sosta e, quando sentii che me ne stavo venendo, le chiesi se voleva che pompassi ancora o potevo sborrarle tutto dentro. Quando sentì che stavo venendomene, mi accorsi chela sua fighina spruzzava fortemente così sborrai tranquillo, mentre la sditalinavo sfrenatamente. Quando tirai fuori il cazzo, mi confessò che era stato assai doloroso per lei ma a quel momento già si sentiva pronta a riceverlo nuovamente in culo. Il discorso mi ingrifò, facendomi raddrizzare il cazzo spaventosamente. Senza esitare la penetrai di nuovo e pompai, pompai dandole colpi alternati: un po rapidi ed altri invece lentissimi. Glielo feci sentire per tutto il suo culetto e lei quella volta venne prima di me. Quando sentii che stavo venendo, lo tirai fuori e mi spostai per presentarglielo davanti alla bocca. Lei capì e se lo prese succhiando tutta la sborra che le fuoriuscì dalle labbra perchè tanta. Ci mettemmo poi a fumare sigarette e, quando finimmo, lei corse a farsi una doccia ma io ero un po stanco e mi addormentai. Quando mi svegliai trovai un biglietto sulla scrivania dove c'era scritto: dormivi così bene che ti ho voluto fare riposare ma domani tieniti in forma, ciao. I mesi dell'estate passarono tra scopate inculate e passeggiate, poi io andai a Roma per fare gli esami che superai fortunatamente bene, dopo, prima di iniziare l'Università, tornai al paesino ma Livia non la trovai e tornai a Roma deluso e amareggiato. Dopo un mese dissi a mio padre che a Roma non mi sarei ben preparato per il mio primo esame universitario e gli chiesi di farmi tornare al paesino per studiare come si deve. Felicissimo della mia nuova vocazione di studente, m'accompagnò personalmente e mi augurò di avere successo negli studi. Appena partì per roma andai dritto alla casa di Livia ma la trovai chiusa. Non c'era nessuno. Andai al bar, domandai di lei, poi passai all'unico negozio del posto e chiesi anche lì ma nessuno sapeva nulla. Mi chiusi in camera e, per due mesi mi dedicai al solo studio. L'esame lo superai ma il pensiero era Livia. Avevo lasciato il numero di telefono di casa e dello studio di mio padre, pregando il barista di darle a Livia se la avesse rivista ma il telefono non squillava ed io speravo, attendevo. Una mattina mio padre mi telefona dal suo studio, avvisandomi che mi aveva chiamato la signorina Livia. Fece i suoi soliti commenti che il sesso è importante ma più di tutto lo studio. Presi il telefono e chiamai il bar del paese dove chiesi al proprietario se faceva chiamare all'apparecchio Livia ed io avrei chiamato dopo un quarto d'ora. Chiamai e sentii la voce di lei. Parlammo per più di mezz'ora concludendo che sarei venuto da lei quanto prima possibile. All'ora di pranzo non volevo mangiare a casa da solo ed andai da mio padre che si serviva di una trattoria da anni così pranzammo insieme ed io gli feci presente che l'imminente secondo esame era molto tosto perciò gli chiedevo di rimandarmi al paesino dove non avevo distrazioni. Mio padre dimostrò molta soddisfazione nel vedermi così studioso ed il pomeriggio spesso mi accompagnò al paese. Con Livia c'incontrammo al tardo pomeriggio e lì mi parlò della sua assenza dal paese, dovuta ad un ricovero di suo nonno a Rieti, gravissimo che poi era tristemente deceduto. La confortai abbracciandola, baciandola, poi ci lasciammo per rivederci al mattino. Il giorno dopo lei dovette accompagnare sue madre a Rieti e il nostro incontro automaticamente passò al giorno seguente.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ricordi dei vent'anniracconto sucessivo
Ricordi dei vent'anni 3
Commenti dei lettori al racconto erotico