Cibo per te...
di
scopertaeros69
genere
sentimentali
Ti aspetto al tavolo del nostro ristorante, la brezza marina alle spalle in questa sera di metà agosto, mi guardo intorno ozioso, studiando le persone sedute nei tavoli vicino, cullato dal brusio di conversazioni estranee senza importanza.
Ti aspetto eppure mi sorprendo vedentoti incedere verso di me dalla porta, ti guardo camminare dentro il tuo semplice vestito, lungo da coprirti, ed abbastanza lungo da sottolineare i contorni del tuo corpo.
Ti vedo uscire dal bagno e disegnare il tuo corpo nella luce della specchiera, i miei occhi accarezzano la sensualità del disegno dei tuoi margini fatti di pelle che riflette debolmente il fioco chiarore, mentre aspetto di rimarcarli con i polpastrelli delle dita.
Le mani si sfiorano sul tavolo, nessun piedino sotto di esso, sappiamo occuparci del nostro desiderio, non vogliamo un cane scodinzolante, ma un lupo affamato che aspetta solo di potersi avventare, questo penso mentre ti guardo portare il calice di vermentino gelato tra le labbra, sai che la punta della lingua che è saettata per un istante nel paglierino del vino non mi è sfuggito.
La punta delle unghie appena accennate, sotto le scapole, poi rapaci sul petto, il tuo respiro caldo addosso, sulla pelle... la tua pelle sulla mia.
Ti desidero ad un livello quasi doloroso, ho bisogno di te, della tua carne, di sentirmi tuo ancora, di farti mia senza nessuna regola, la tua lingua sfiora beffarda le mie labbra.
Mi lesini il tuo sapore, il ginocchio appoggiato sulla mia erezione in un pigro dondolio.
Assapori ogni boccone, con desiderio, socchiudi gli occhi di piacere, conscia di dividerlo con me.
Sei bella, senza sovrastrutture, magnificamente vestita solo del tuo essere te...
Guardo quella forchetta sparire per metà nella tua bocca, invidio in freddo metallo.
Lenta dividi con il coltello ogni pezzo in pezzi più piccoli, dilati ogni istante, che a me pare infinito.
Guardo la frangia dei tuoi capelli sfiorarmi il ventre, mentre ti sazi della mia carne che trattieni di calda liquidità fatta di labbra, lingua e saliva.
Distilli ogni mio respiro, cesso di esserne padrone, mi sono arreso a te...divento tuo cibo.
Ti aspetto eppure mi sorprendo vedentoti incedere verso di me dalla porta, ti guardo camminare dentro il tuo semplice vestito, lungo da coprirti, ed abbastanza lungo da sottolineare i contorni del tuo corpo.
Ti vedo uscire dal bagno e disegnare il tuo corpo nella luce della specchiera, i miei occhi accarezzano la sensualità del disegno dei tuoi margini fatti di pelle che riflette debolmente il fioco chiarore, mentre aspetto di rimarcarli con i polpastrelli delle dita.
Le mani si sfiorano sul tavolo, nessun piedino sotto di esso, sappiamo occuparci del nostro desiderio, non vogliamo un cane scodinzolante, ma un lupo affamato che aspetta solo di potersi avventare, questo penso mentre ti guardo portare il calice di vermentino gelato tra le labbra, sai che la punta della lingua che è saettata per un istante nel paglierino del vino non mi è sfuggito.
La punta delle unghie appena accennate, sotto le scapole, poi rapaci sul petto, il tuo respiro caldo addosso, sulla pelle... la tua pelle sulla mia.
Ti desidero ad un livello quasi doloroso, ho bisogno di te, della tua carne, di sentirmi tuo ancora, di farti mia senza nessuna regola, la tua lingua sfiora beffarda le mie labbra.
Mi lesini il tuo sapore, il ginocchio appoggiato sulla mia erezione in un pigro dondolio.
Assapori ogni boccone, con desiderio, socchiudi gli occhi di piacere, conscia di dividerlo con me.
Sei bella, senza sovrastrutture, magnificamente vestita solo del tuo essere te...
Guardo quella forchetta sparire per metà nella tua bocca, invidio in freddo metallo.
Lenta dividi con il coltello ogni pezzo in pezzi più piccoli, dilati ogni istante, che a me pare infinito.
Guardo la frangia dei tuoi capelli sfiorarmi il ventre, mentre ti sazi della mia carne che trattieni di calda liquidità fatta di labbra, lingua e saliva.
Distilli ogni mio respiro, cesso di esserne padrone, mi sono arreso a te...divento tuo cibo.
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