Io Davide - Capitolo 1
di
Aramis
genere
gay
Capitolo 1
Era l'estate che cambiò la mia vita. Mamma e papà dicono che ero veramente cambiato a causa di quello che mi accadde. Loro pensano che divenni decisamente più maturo. Doveva essere dato dal fatto che incontrai Lorenzo al campeggio estivo e dopo il trasloco andai a vivere vicino a lui. Più ci penso e più sono convinto che mamma e papà abbiano ragione. Incontrare Lorenzo ed innamorarmi di lui mi aveva cambiato più di quanto potessi comprendere. Ora la mia vita era molto migliore ed anche la mia relazione coi miei genitori. Quindi devo molto a Lorenzo. Lui pensa che il karma ci abbia portato insieme ed io sono d'accordo. Quando lo vidi la prima volta al campo mi sentii estremamente attratto da lui. Ancora non riesco a spiegarlo, e anche lui non riesce. Ma accadde, e la mia vita migliorò grazie a lui.
Vivevo in una città di media grandezza. Una città normale, ma non mi piaceva a causa della delinquenza che c’era. Papà è un dottore ed era stanco di rappezzare quei ragazzi che combattevano fra di loro pressoché ogni notte. Mamma si preoccupava per lui e sperava che non avesse problemi. Mamma è un agente immobiliare ed io e papà eravamo preoccupati quando andava in giro mostrando case e altri luoghi a potenziali clienti. Ero sollevato quando ritornava a casa di sera e so che la stessa cosa succedeva a papà. Il liceo che frequentavo era giusto. Mi piacevano tutti gli insegnanti ed io piacevo a loro. Non ero uno studente da dieci e lode ma mi difendevo. La materia peggiore per me era l’algebra, la migliore italiano.
Oh, sì. Mi sono dimenticato di menzionare che ero in una squadra di nuoto e che me la cavavo davvero bene, compresi i tuffi.
Ora devo smettere un momento e devo descrivermi. Avevo sedici anni, alto un metro e settanta e peso cinquanta chili, capelli castani che tenevo corti e occhi blu. Ero piuttosto magro; papà diceva che avevo il corpo di un nuotatore, una cosa perfetta per me.
Una mattina papà mi sorprese a masturbarmi nella mia stanza, non si scandalizzò, si sedette e ne parlammo.
Mi spiegò un po’ del maturare e della masturbazione. Sicuro, io ero dapprima un po’ imbarazzato, ma dopo che ne ebbimo parlato, compresi che lui era stato sincero ed onesto sull’argomento. Quello che papà non sapeva era che mi piaceva giocare con altri due ragazzi che avevo conosciuto a scuola.
Erano belli e mi piacevano, ma dopo un po' mi chiesi se c'era di più di quello che facevamo. Tutto quello che facevamo era masturbarci l'un l'altro e succhiarci il cazzo. Ero frustrato, volevo parlarne con papà, ma non sapevo come chiederglielo, quindi tenni tutto dentro di me.
Fu a metà di febbraio del 94 che mamma e papà scoprirono la mia preferenza per i ragazzi. Papà era ritornato all'improvviso a casa un pomeriggio ed io mi trovavo nella mia stanza nudo col mio amico Giorgio. Gli stavo succhiando l’uccello quando sentii bussare alla porta.
“Davide?” Chiamò mentre apriva la porta.
In silenzio guardò me e Giorgio. Giorgio si vestì velocemente e corse fuori dall'appartamento. Papà si girò, andò in cucina e lo sentii prepararsi un drink. Ultimamente aveva cominciato a bere a causa del suo lavoro al pronto soccorso dell'ospedale. Io mi vestii e rimasi nella stanza a lungo fino a che lui non mi mandò a chiamare per la cena. Restammo seduti in silenzio totale finché papà non parlò.
“Perché, figliolo?” Chiese.
“Perché mi piace farlo.” Borbottai.
“Gli piacciono i ragazzi invece delle ragazze?” Chiese la mamma.
“Sì. Mi spiace di aver deluso te e papà.” Cominciai a piangere spaventato.
“Davide, perché non ce ne hai parlato?” Disse papà.
“Perché voi avevate già altre preoccupazioni.”
Papà accennò col capo: “Bene, non capisco il perché, ma lo scopriremo insieme. Ti aiuteremo a capire perché sei gay.”
“È quello che sono?”
“Un ragazzo che sta così con un altro ragazzo è gay, Davide.” Disse papà: “Esploreremo tutti i fatti e poi tu deciderai se quello è ciò che vuoi essere.”
Io accennai col capo: “Ok, Papà.”
“Noi non siamo arrabbiati con te Davide, è che non capiamo il perché. Noi continuiamo ad amarti.” Disse mamma.
Era tutto quello che avevo bisogno di sentire e, prima che me ne rendessi conto, mi stavano abbracciando. Mi sentii bene dentro di me e capii che tutto stava andando per il meglio.
Poi le cose cominciarono a complicarsi e papà non fece mai realmente le ricerche che aveva promesso. Mamma e papà erano veramente occupati. La situazione cominciò a scaldarsi e sembrò colpire particolarmente il quartiere dove vivevamo. Le bande divennero più attive ed a causa di quello papà cominciò a passare più tempo all'ospedale. Quando era a casa era stanco e beveva. Io cominciai ad evitarlo. Questo mi spezzò il cuore e mi fece male perché, per quanto andassi indietro con la memoria, papà ed io avevamo sempre avuto una relazione veramente buona. Gli elenchi della mamma stavano diventando più lunghi che mai perché molte persone stavano tentando di traslocare e lei non riusciva a vendere una casa. Io tornavo quasi sempre in una casa vuota. Quindi toccava a me prendermene cura. Pulivo e preparavo la cena per mamma e papà quando ritornavano a casa. Questo mi diede anche più di un'opportunità di esplorare meglio il mio corpo. Tornavo a casa da scuola e mi spogliavo nella mia stanza. Mi sdraiavo sul letto e lentamente mi esploravo. Mi toccavo molto lentamente, godendo delle sensazioni che il mio corpo produceva. In breve diventai veramente bravo ad eccitarmi. Osservavo compiaciuto il mio pene diventare lentamente duro. Mi entusiasmava vederlo tendersi e crescere. Anche il masturbarmi migliorò. Era eccitante guardare il mio sperma schizzare fuori dal mio uccello quando mi facevo una sega. Potevo masturbarmi in stanze diverse dell’appartamento.
Così, dopo essere ritornato a casa, rimanevo sempre nudo. Dapprima Giorgio qualche volta restava nudo con me, ma poi smise di farlo. Cominciò a frequentare sempre più la banda del quartiere e cominciò a cambiare.
Poi usò droghe e fu la sua fine. Sapevo che le droghe possono fare male ed io volevo restare pulito. La grande meta nella mia vita era entrare nella squadra olimpica di nuoto un giorno o l'altro. Papà pensava che fosse una grande meta ed anche la mamma. Papà mi aveva parlato delle droghe ed io non avevo intenzione di distruggermi con loro. Avevo tutto da perdere usandole. Quindi rimasi lontano da Giorgio e da quei ragazzi. Ma avevo sempre desiderato di poter fare qualche cosa per aiutare Giorgio.
Cominciai a fare di più con me stesso. Farsi seghe era bello, ma io mi chiedevo se c'era solo quello. Un giorno mi venne l'idea di mettere un dito al mio buco del culo e lo feci. Lo sentii veramente carnoso e sodo. Fui abbastanza coraggioso da spingerlo dentro. Era una sensazione completamente diversa, era caldo e scivoloso là dentro. Continuai a spingere finché non era più possibile andare oltre. Quando cominciai a dimenarlo dentro di me, sentii veramente piacere. Il cazzo mi divenne duro e mi masturbai. Fu la più grande sborrata che avessi mai fatto. Lorenzo mi spiegò più tardi che quello che avevo fatto era stato manipolare la ghiandola della prostata per farmi venire meglio. Non sapevo come veniva chiamato, ma mi piaceva e continuai a farlo. Mi piaceva anche guardare il mio corpo nei diversi specchi che avevamo nell'appartamento e posavo continuamente di fronte a loro. Mi piaceva il mio corpo. Quando dovevo fare i lavori domestici, li facevo spogliato. Ero sempre tutto nudo, ma mi vestivo prima del ritorno dei miei. Lo facevo perché non volevo sconvolgerli più di quanto già non lo fossero. Li amavo e speravo che presto le cose per noi sarebbero migliorate.
Il tempo passava e mentre i mesi progredivano le cose peggioravano progressivamente. Mamma e papà erano sempre più stressati, ed anch’io. Tutti e tre litigavamo molto. Specialmente quando stavo tentando di dormire la sera o mi svegliavo e sentivo mamma e papà che lo facevano. Mio fratello maggiore Tommaso e sua moglie Michelle tentarono di aiutarci, ma non risolsero molto. Tommaso è un ragazzo veramente in gamba, mi ascoltava e mi dava buoni consigli. Lui ha due gemelli, quindi dovrei essere due volte zio. Li amo entrambi e non potrei mai far loro del male. Michelle rimase sconvolta quando scoprì che mi piacevano i ragazzi.
“Davide non può fare male ai ragazzi, Michelle.” Le aveva detto Tommaso in mia difesa.
“Io li amo, Michelle. Onestamente pensi che potrei fargli del male? Non farei mai niente a loro. Te lo prometto.” Avevo protestato.
“Mi spiace. Non stavo pensando in maniera giusta. Ho sentito tutte quelle storie sui gay e sono rimasta sorpresa.” Ammise.
“Non accadrà mai.”
E mantenni anche la parola. Questa è un'altra cosa di me, se do la mia parola a qualcuno, loro lo sanno che la mantengo. Inoltre loro erano troppo giovani, avevano solo quattro anni e dubitavo che fossero in grado di capire. Quel pensiero fu quello che mi fece andare in biblioteca e cominciare a leggere tutti i libri che riuscii a trovare. Ma questi mi confusero ancora di più. Tutto quello di cui trattavano era dal punto di vista psicologico. Mai di quello che facevano. Ma scoprii che tutti i bambini giocano con sé stessi, specialmente quando sono molto giovani. Questo mi sorprese, perché io non ricordavo di averlo fatto a quell’età. Un libro diceva che tutte le persone sono programmate per il loro comportamento sessuale al momento del concepimento. Mi chiesi se il mio essere gay aveva qualche cosa a che fare coi miei geni. Non trovai la risposta a quella domanda. Quindi non riuscii a guadagnare molto dalla mia ricerca in biblioteca. Tutto quello che imparai sul sesso mi venne da Lorenzo, ed io gli devo molto per avermi aiutato.
L’estate cominciò e la fine della scuola era in vista. Il calore divenne sempre peggio ed anche la vita nel quartiere peggiorò. Mamma ed io eravamo preoccupati per papà e speravamo che lui migliorasse. Il suo bere stava andando fuori controllo ed avevamo paura di perderlo. Mamma finalmente finì di vendere case ed io ne fui contento. Lei ed io cominciammo a parlare di più e lentamente riaggiustammo la nostra relazione. Lei veniva a tutte le mie gare di nuoto ed io ero contento di vederla seduta lassù. Alla fine lasciai la squadra di nuoto quando due persone litigarono ed io ebbi paura per la mia sicurezza.
La scuola finalmente finì ed io rimasi a casa. Quello fu il tempo in cui le cose cambiarono.
“Ho deciso!” Dichiarò papà una sera tornando a casa: “Ce ne andiamo da qui!”
“Dove andremo, papà?” Chiesi sedendomi sul divano.
“Il più lontano possibile da qui, figliolo.”
Mi sembrò il papà che ricordavo, pronto a fare qualsiasi cosa. Io mi chiesi cosa era accaduto a farlo decidere.
“Papà, cos’è successo?” Chiesi.
“Ti ricordi quel ragazzo, Giorgio?”
“Sì.”
“È morto oggi per overdose. Non sono riuscito a salvarlo!”
Mamma lo abbracciò ed io rimasi scioccato. Mi chiesi perché era successo.
“Ha fatto la sua scelta, Davide.” Disse mamma: “E ha pagato.”
Aveva ragione e lo sapevo. Non c'era niente che avrei potuto fare. Nulla. E questo mi faceva male. Sdraiato a letto quella notte, mi chiesi cosa sarebbe successo ora. Poi avremmo scoperto che le decisioni di papà avevano messo in moto una catena di eventi che ci condussero dove avrei trovato il mio amore, Lorenzo.
Il mattino seguente mi svegliai tardi. Andai in cucina e trovai i miei genitori seduti a guardare qualche cosa.
“Ciao.” Dissi.
“Buon giorno, Davide.” Sorrisero: “Abbiamo trovato qualche cosa per te.”
“Cosa?” Chiesi emozionato.
“Ti piacerebbe andare ad un campeggio estivo per tutto un mese?” Chiese la mamma.
“Figo!” Esultai.
“Bene! Allora è ufficiale. Andrai al campeggio ed passerei là un mese intero, mentre noi cercheremo un luogo dove traslocare. Poi ritornerai nella nuova casa quando la troveremo.” Affermò papà.
“Hai pianificato tutto, papà. Quando parto?” Chiesi.
“Non appena avrò prenotato. Potresti andare nella tua stanza a preparare le cose di cui avrai bisogno per il campo.” Disse la mamma indicando lo zaino.
“Ok, mamma. Vado. Grazie, mamma e papà. Vi amo!” Dissi abbracciandoli.
In breve sistemai le poche cose di cui avevo bisogno. Papà passò la maggior parte della mattina al telefono per sistemare la mia prenotazione. Sarei partito a fine settimana. Non vedevo l’ora. Avevo la sensazione dentro di me che sarebbe successo qualche cosa. Avevo sperato, ed avvenne. Arrivò il venerdì della partenza ed io salutai i miei genitori mentre il treno usciva dalla stazione. Mi sedetti sul sedile ed in breve mi addormentai. Sognai di nuovo il ragazzo, nell’ultimo mese continuavo a sognarlo e stava facendomi impazzire. Si chiamava Lorenzo ed era così bello.
“Davide, ti vedrò presto.” Mi disse.
“Come lo sai?” Chiesi.
“Perché doveva succedere.” Disse, poi si avvicinò e mi baciò.
Quello mi infiammò e, prima che me ne rendessi conto, ero nudo ed anche lui lo era. Aveva un corpo come il mio, ma profondamente abbronzato. Mi toccava in modi che non avevo mai immaginato che un altro ragazzo potesse fare. Quello era un sogno ricorrente ogni notte nell’ultimo mese ed ora avrei voluto soddisfarlo. Mi svegliai quando il controllore mi scosse.
“Ehi, la prossima fermata è la tua.”
“Grazie, signore.” Risposi.
Guardai fuori del finestrino e fui sorpreso dal panorama. C’erano alti alberi fino a dove potevo vedere. Le colline erano verdi e la vista era magnifica.
“Wow.” Borbottai.
Da cittadino avevo visto solo alcuni alberi nella nostra strada. Non avrei mai pensato che tanti alberi potessero esistere in un luogo come questo. Il treno stava rallentando, poi si fermò in stazione. Scesi e mi guardai intorno. La stazione sembrava essere stata costruita all’inizio dell’altro secolo. La attraversai con il mio zaino e vidi un uomo, con un berretto da baseball con il logo del campeggio, venire verso di me.
“Ciao, tu devi essere Davide.” Mi disse sorridendo.
Lo guardai e gli sorrisi. Era alto un metro e novanta, capelli rossi ed occhi verdi, ed aveva un aspetto veramente bello. Sentii il mio cazzo contorcersi un po’.
“Sì, sono io.” Risposi mentre gli davo la mano tremante.
“Molto bene! Vieni, il furgone è qui fuori.”
Io vi salii e lui partì. Mi misi a guardare il panorama fuori dal finestrino. Era il più bello che avessi mai visto. Non avevo mai pensato di poter andare in un luogo così ed ancor meno viverci come avrei fatto. Qualche cosa accadde dentro di me, non posso spiegare veramente cosa, ma accadde. Il tempo di arrivare al campo e già mi sentivo molto più rilassato e meno stressato. Mi fu detto dove era il mio capanno ed io ci andai.
Non c’era nessuno quando entrai, così scaricai il mio sacco su di un letto disponibile, poi sentii dei passi ed alzai lo sguardo. Fu allora che incontrai Lorenzo. Ci fissammo l'un l'altro per alcuni minuti.
“Davide?” Bisbigliò.
“Tu sei Lorenzo.” Dissi piano: “Ti ho visto nei miei sogni.”
Il ragazzo si avvicinò ed io sentii il mio cuore accelerare. La sua mano toccò la mia guancia destra ed io sentii un brivido che mi attraversava il corpo.
“Io ti ho visto nei miei sogni, Davide. Credo che fossimo destinati ad incontrarci.” Disse.
Prima che me ne rendessi conto stava baciandomi. La sensazione che stavo sperimentando esplose dentro di me e quando smettemmo di baciarci, capii senza alcun dubbio che lui era quello che avrebbe cambiato la mia vita.
“Vieni, usciamo da qui ed andiamo a parlare in qualche altro posto.” suggerì Lorenzo.
“Ok.” Dissi ancora stordito da quello che era accaduto.
Lo seguii fuori della stanza, andammo nella zona della piscina e ci sedemmo.
“Sono contento di averti finalmente incontrato, Davide.” E mi sorrise.
“Sono contento di averti incontrato, Lorenzo.” Dissi io.
Poi non seppi cosa dire, così lasciai fosse lui a parlare.
“Quanto tempo rimarrai qui?” Chiese.
“Tutto un mese. I miei genitori hanno deciso di cominciare a cercare un nuovo posto dove vivere, così hanno deciso che dovrei stare qui per un mese.”
“Oh, figo. Anch’io starò qui per un mese. Sono arrivato ieri. Cosa ne pensi del posto?”
“È incredibile. Non sono mai stato in un luogo come questo.”
Poi raccontai da dove venivo e quello che era accaduto.
“Che brutto. Spero che i tuoi genitori trovino un luogo migliore, e che migliorino anche loro.”
“Penso che lo vogliano. Ho la sensazione che lo vogliano.” Affermai.
“Continua a pensare così e sono sicuro che accadrà.” E mi sorrise.
“Lorenzo, come hai fatto a capire.... che a te.... piacevano i ragazzi?” Gli chiesi imbarazzato.
Lui sospirò, poi rispose: “Non ne sono sicuro. Credo di averlo sempre saputo. Ho la sensazione che tu abbia bisogno di risposte a molte domande. Ti aiuterò il più possibile. Ho la sensazione che noi saremo più che amici.” Disse.
Io avevo la stessa sensazione e gli misi una mano sulla spalla.
“Lorenzo, sono veramente contento di averti incontrato. Per favore, sii mio amico. Ne ho bisogno.” Dissi molto serio.
“Voglio esserlo, se tu sarai il mio.”
“Lo voglio.” Affermai.
Diventammo amici, e più di amici. Così imparai molto di più su di me e cosa vuol dire amore, sesso e relazioni in quel mese che non nella mia vita precedente. Sicuro, noi parlammo, ma Lorenzo mi insegnò agendo non solo chiacchierando. Il primo giorno non facemmo altro, il bacio era stato sufficiente. Lui pensava ed anch’io, che il bacio avesse sigillato ed iniziato contemporaneamente la nostra relazione. Facemmo un giro del campo, Lorenzo mi mostrò tutto. Vidi la piscina e seppi che avrei avuto l'opportunità di allenarmi nuotando.
“Tu nuoti? Anch’io! A casa faccio parte di una squadra di nuoto.” Disse.
“Figo! Potremmo aiutarci l'un l'altro.” Suggerii.
“Affare fatto!”
“Mi piace.” Dissi io.
Vedemmo la mensa, la sala di ricreazione, le stalle, scendemmo al lago e poi ci sedemmo sul bacino coi piedi nell'acqua. Quanto era fredda!
“Ti dispiace se ti faccio qualche domanda personale?” Chiese.
“Affatto. Come possiamo essere buoni amici se non conosciamo tutto uno dell'altro?”
“Ottimo.” Lorenzo accennò col capo: “Cosa ti piace fare per divertirti oltre al nuoto?”
“Mi piace leggere, montare modelli di macchine, cucinare, fare sollevamento pesi e giocare ai video giochi.”
“A me invece piace il computer, pescare, campeggiare ed andare in bicicletta.” Disse lui.
“Figo. Non so molto di computer, non sono mai andato a pescare o fare campeggio.”
“Ti insegnerò a fare quelle cose, e anche altre. Io vivo a circa settanta chilometri da qui. Sono venuto qui in treno.”
“Io sono andato in treno per la prima volta. Mi sa che sono passato dalla tua città venendo qui.”
“Da dove arrivi?”
“Da ovest.”
“Allora no, io abito ad est.”
“Oh. Peccato.”
“Ti piacerebbe la mia città, è pulita, un po’ piccola, circa quattromila abitanti. Io frequento là il liceo. Il lago è ad oriente della città e la mia casa è sulla riva. Io sono qui quest’estate perché i miei genitori hanno deciso di fare una lunga crociera per festeggiare il loro anniversario.”
“Bello. Io spero che per i miei genitori vada bene. Hanno bisogno di stare un po’ insieme.”
“Speriamo. Da quello che mi hai detto ne hanno bisogno.” Ed accennò col capo.
“Cosa hai progettato di fare questo mese?” Chiesi.
“Voglio imparare a navigare, cavalcare e qualsiasi altra cosa ci sia da fare.”
“Navigare mi suona bene.” Dissi io.
“Anche a me.”
Mise la sua mano sopra la mia ed io sentii una scarica fredda di eccitazione lungo la spina dorsale. Lo guardai e sorrisi. Lui mi sorrise, si alzò e mi tirò in piedi.
“Vieni.” Disse.
Mi condusse alla piccola costruzione sul bacino e spinse la porta aprendola. Dentro c’erano barche a vela e canoe. Chiuse la porta dietro di sé poi si girò verso di me: “Se sto andando troppo veloce dimmelo.”
“Io.... non so.... cosa fare.” Dissi piano.
“Te lo insegnerò.”
Si chinò in avanti e mi baciò sulla guancia destra. Era così bello e sentii delle sensazioni strane che cominciavano a comparire dentro di me.
“Rilassati un po’.” Disse strofinandomi le spalle ed il torace.
Io sospirai e le sensazioni si calmarono.
“Abbiamo molto tempo. Non c’è bisogno di avere fretta.” Disse sorridendo.
“Ok.” Dissi io.
Questa volta iniziai io il bacio. Sentii le sue labbra morbide contro le mie ed era una sensazione selvaggia. Lui mise le braccia intorno a me e mi abbracciò dolcemente. Io feci lo stesso e continuammo a baciarci. Lui spinse la sua lingua contro le mie labbra ed io non sapevo cosa fare, così aprii la bocca e la feci entrare. La sentii muoversi dentro la mia bocca, era una sensazione strana ma bella. Lo feci anch’io e mi piacque farglielo.
“Ehi, l’hai fatto bene, impari in fretta.” Rimarcò Lorenzo dopo che ci fummo separati.
“Grazie. All’inizio mi è sembrato strano ma quando mi sono abituato mi è piaciuto.”
“Si chiama bacio alla francese. Lo fanno tutti.”
“Mi chiedevo com’era quando i miei genitori qualche volta lo facevano.” Commentai.
“Ora lo sai.” Disse lui ridendo.
Anch’io risi. Lo guardai e poi lo baciai di nuovo.
“Mi piaci veramente, Lorenzo.”
“Mi piaci, Davide. Sei un bravo ragazzo.” Disse sorridendo stringendomi a sé.
“Mi piace questo. Mi fa sentire bene.” Dissi.
Sentivo le sue mani che si muovevano su di me e mi sentivo veramente bene. Avrei voluto essere tutto nudo e lasciare che mi toccasse come avevo sognato, ma proprio allora sentimmo qualcuno arrivare.
“Ci sarà molto altro tempo.” Disse rapidamente Lorenzo: “Non preoccuparti.”
La porta si aprì e due uomini entrarono.
“Ciao, ragazzi.” Disse il più vecchio con i capelli bianchi.
“Buon giorno signor Verdi. Stavo solo mostrando a Davide le barche a vela.” Disse Lorenzo.
“Bene.” Disse l’uomo dai capelli rossi.
“Potreste aiutare Roby a portare fuori le barche?” Ci chiese il signor Verdi.
“Sicuro!” Dicemmo contemporaneamente.
“Bene! Grazie molte.” Disse e se ne andò.
Noi tre lavorammo insieme e portammo fuori le barche. Quelle a vela furono messe in acqua e le canoe furono legate al un albero.
“Ragazzi, che albero è questo?” Dissi riferendomi all’albero.
“È un ulivo. L'albero più vecchio ha quasi duecento anni. L’area in cui siamo è una riserva. Non è permesso cacciare o tagliare alberi. Se vedi qualsiasi cosa del genere, io o chiunque dello staff dobbiamo saperlo immediatamente.” Affermò Roby.
“Lo farò.” Dissi mentre Lorenzo accennava col capo.
“Bene. Voi due avete appena il tempo per andare a lavarvi prima di cena, quindi correte.” Disse Roby.
“Ok, andiamo.”
Ritornai di corsa al capanno, lui mi raggiunse in tre passi, lì incontrammo gli altri ragazzi del nostro capanno, eravamo in sei e tutti sembravano molto carini. Mentre andavamo a cena Lorenzo mi mise qualche cosa in mano, in bagno la guardai. Era un biglietto.
‘Dobbiamo stare attenti a come ci comportiamo con gli altri. Loro non capirebbero. Lorenzo.’ Lo lessi nel cesso, arrossii pensando a lui mentre ero seduto sulla tavoletta.
Era un consiglio assennato, dovevamo stare attenti.
La mattina seguente mi svegliai presto ed andai al bacino dopo essermi vestito. La nebbia di prima mattina turbinava sopra l'acqua mentre io stavo seduto e guardavo. Avevo di nuovo sognato di Lorenzo, ma questa volta era bella la sensazione che avevo sentito. Sentii qualcuno dietro di me,mi girai ed era lui.
“Buon giorno.” Disse mentre io mi alzavo.
Ci baciammo ed abbracciammo, sembrò così naturale e giusto. Restammo stretti a lungo.
“Mi sento bene.” Dissi io.
“È così quando si è innamorati.” Disse la voce di Roby.
Sussultammo e ci girammo verso di lui.
“Da quanto tempo ci stavi guardando?” Chiese Lorenzo nervosamente, poi si spostò davanti a me e vidi che il suo corpo era teso, pronto alla lotta.
“Non molto ma abbastanza per capire che voi due siete innamorati. Rilassati, Lorenzo. Non dirò di voi. Meno gente lo sa, meglio è. Comunque sono sicuro che potrei aiutarvi.”
“Come?” Chiese Lorenzo cominciando a rilassarsi.
“Assicurandovi il tempo e la privacy in maniera che voi possiate sviluppiate la vostra relazione.”
“Grazie. Questo vuole dire molto per noi.” Dissi avanzando davanti a Lorenzo e dando la mano a Roby.
Lorenzo esitò un momento, poi fece lo stesso.
“Vi do la mia parola d’onore che non lo dirò a nessuno e vi aiuterò in ogni modo possibile.” Affermò Roby.
“Ok.” Lorenzo accennò col capo.
Mi sedetti su una canoa rovesciata.
“Come fai a sapere cosa vuol dire essere innamorati?” Chiesi.
“Dalla sensazione che provi quando sei con la persona che ti piace. Dal modo che vi guardate l'un l'altro, dal modo in cui vi toccate e baciate.” Affermò Roby.
“Non l’ho mai pensato così.” Ammise Lorenzo.
“Ci sono molte maniere per essere innamorati e so che voi due lo scoprirete fra non molto. Non abbiate fretta di fare tutto. Prendetevi il tempo necessario per godere di ogni nuova esperienza. Prendetevi il tempo necessario per condividerlo con l’altro. Le cose accadranno a tempo debito. Ragazzi, avete quindici minuti prima della campanella della colazione.” Disse Roby, poi entrò nella boat house.
Lorenzo mi condusse dietro un albero e ci sedemmo per terra. Mi prese tra le sue braccia e ci baciammo a lungo. Fu così bello sentire le sue braccia circondarmi e la sua bocca sulla mia.
“È stato bello, Lorenzo.” Dissi quando ci staccammo per riprendere aria.
“È stato bello anche per me.” Disse tenendomi tra le sue braccia.
Restammo seduti per alcuni minuti a godere la pace e la quiete. Poi sentimmo Roby fischiare, ci alzammo e tornammo al bacino.
“Tutto a posto?” Chiese Roby.
“A posto. Tutte le barche sono là. Ho visto le piste di alcuni cervi.” Affermò Lorenzo.
“Hai visto il cervo?” Chiese la signora bionda.
Era alta circa un metro e sessantacinque, aveva occhi blu, un corpo snello ed era bella.
“No, Lisa, non l’ho visto.” Disse Lorenzo.
“Oh, peccato. Mi sarebbe piaciuto fotografarlo.”
Proprio in quel momento la campana suonò e noi ci avviammo.
“Salvato dalla campana.” Dissi a bassa voce a Lorenzo.
Lui sorrise e capii che gli era piaciuta quella battuta.
Era l'estate che cambiò la mia vita. Mamma e papà dicono che ero veramente cambiato a causa di quello che mi accadde. Loro pensano che divenni decisamente più maturo. Doveva essere dato dal fatto che incontrai Lorenzo al campeggio estivo e dopo il trasloco andai a vivere vicino a lui. Più ci penso e più sono convinto che mamma e papà abbiano ragione. Incontrare Lorenzo ed innamorarmi di lui mi aveva cambiato più di quanto potessi comprendere. Ora la mia vita era molto migliore ed anche la mia relazione coi miei genitori. Quindi devo molto a Lorenzo. Lui pensa che il karma ci abbia portato insieme ed io sono d'accordo. Quando lo vidi la prima volta al campo mi sentii estremamente attratto da lui. Ancora non riesco a spiegarlo, e anche lui non riesce. Ma accadde, e la mia vita migliorò grazie a lui.
Vivevo in una città di media grandezza. Una città normale, ma non mi piaceva a causa della delinquenza che c’era. Papà è un dottore ed era stanco di rappezzare quei ragazzi che combattevano fra di loro pressoché ogni notte. Mamma si preoccupava per lui e sperava che non avesse problemi. Mamma è un agente immobiliare ed io e papà eravamo preoccupati quando andava in giro mostrando case e altri luoghi a potenziali clienti. Ero sollevato quando ritornava a casa di sera e so che la stessa cosa succedeva a papà. Il liceo che frequentavo era giusto. Mi piacevano tutti gli insegnanti ed io piacevo a loro. Non ero uno studente da dieci e lode ma mi difendevo. La materia peggiore per me era l’algebra, la migliore italiano.
Oh, sì. Mi sono dimenticato di menzionare che ero in una squadra di nuoto e che me la cavavo davvero bene, compresi i tuffi.
Ora devo smettere un momento e devo descrivermi. Avevo sedici anni, alto un metro e settanta e peso cinquanta chili, capelli castani che tenevo corti e occhi blu. Ero piuttosto magro; papà diceva che avevo il corpo di un nuotatore, una cosa perfetta per me.
Una mattina papà mi sorprese a masturbarmi nella mia stanza, non si scandalizzò, si sedette e ne parlammo.
Mi spiegò un po’ del maturare e della masturbazione. Sicuro, io ero dapprima un po’ imbarazzato, ma dopo che ne ebbimo parlato, compresi che lui era stato sincero ed onesto sull’argomento. Quello che papà non sapeva era che mi piaceva giocare con altri due ragazzi che avevo conosciuto a scuola.
Erano belli e mi piacevano, ma dopo un po' mi chiesi se c'era di più di quello che facevamo. Tutto quello che facevamo era masturbarci l'un l'altro e succhiarci il cazzo. Ero frustrato, volevo parlarne con papà, ma non sapevo come chiederglielo, quindi tenni tutto dentro di me.
Fu a metà di febbraio del 94 che mamma e papà scoprirono la mia preferenza per i ragazzi. Papà era ritornato all'improvviso a casa un pomeriggio ed io mi trovavo nella mia stanza nudo col mio amico Giorgio. Gli stavo succhiando l’uccello quando sentii bussare alla porta.
“Davide?” Chiamò mentre apriva la porta.
In silenzio guardò me e Giorgio. Giorgio si vestì velocemente e corse fuori dall'appartamento. Papà si girò, andò in cucina e lo sentii prepararsi un drink. Ultimamente aveva cominciato a bere a causa del suo lavoro al pronto soccorso dell'ospedale. Io mi vestii e rimasi nella stanza a lungo fino a che lui non mi mandò a chiamare per la cena. Restammo seduti in silenzio totale finché papà non parlò.
“Perché, figliolo?” Chiese.
“Perché mi piace farlo.” Borbottai.
“Gli piacciono i ragazzi invece delle ragazze?” Chiese la mamma.
“Sì. Mi spiace di aver deluso te e papà.” Cominciai a piangere spaventato.
“Davide, perché non ce ne hai parlato?” Disse papà.
“Perché voi avevate già altre preoccupazioni.”
Papà accennò col capo: “Bene, non capisco il perché, ma lo scopriremo insieme. Ti aiuteremo a capire perché sei gay.”
“È quello che sono?”
“Un ragazzo che sta così con un altro ragazzo è gay, Davide.” Disse papà: “Esploreremo tutti i fatti e poi tu deciderai se quello è ciò che vuoi essere.”
Io accennai col capo: “Ok, Papà.”
“Noi non siamo arrabbiati con te Davide, è che non capiamo il perché. Noi continuiamo ad amarti.” Disse mamma.
Era tutto quello che avevo bisogno di sentire e, prima che me ne rendessi conto, mi stavano abbracciando. Mi sentii bene dentro di me e capii che tutto stava andando per il meglio.
Poi le cose cominciarono a complicarsi e papà non fece mai realmente le ricerche che aveva promesso. Mamma e papà erano veramente occupati. La situazione cominciò a scaldarsi e sembrò colpire particolarmente il quartiere dove vivevamo. Le bande divennero più attive ed a causa di quello papà cominciò a passare più tempo all'ospedale. Quando era a casa era stanco e beveva. Io cominciai ad evitarlo. Questo mi spezzò il cuore e mi fece male perché, per quanto andassi indietro con la memoria, papà ed io avevamo sempre avuto una relazione veramente buona. Gli elenchi della mamma stavano diventando più lunghi che mai perché molte persone stavano tentando di traslocare e lei non riusciva a vendere una casa. Io tornavo quasi sempre in una casa vuota. Quindi toccava a me prendermene cura. Pulivo e preparavo la cena per mamma e papà quando ritornavano a casa. Questo mi diede anche più di un'opportunità di esplorare meglio il mio corpo. Tornavo a casa da scuola e mi spogliavo nella mia stanza. Mi sdraiavo sul letto e lentamente mi esploravo. Mi toccavo molto lentamente, godendo delle sensazioni che il mio corpo produceva. In breve diventai veramente bravo ad eccitarmi. Osservavo compiaciuto il mio pene diventare lentamente duro. Mi entusiasmava vederlo tendersi e crescere. Anche il masturbarmi migliorò. Era eccitante guardare il mio sperma schizzare fuori dal mio uccello quando mi facevo una sega. Potevo masturbarmi in stanze diverse dell’appartamento.
Così, dopo essere ritornato a casa, rimanevo sempre nudo. Dapprima Giorgio qualche volta restava nudo con me, ma poi smise di farlo. Cominciò a frequentare sempre più la banda del quartiere e cominciò a cambiare.
Poi usò droghe e fu la sua fine. Sapevo che le droghe possono fare male ed io volevo restare pulito. La grande meta nella mia vita era entrare nella squadra olimpica di nuoto un giorno o l'altro. Papà pensava che fosse una grande meta ed anche la mamma. Papà mi aveva parlato delle droghe ed io non avevo intenzione di distruggermi con loro. Avevo tutto da perdere usandole. Quindi rimasi lontano da Giorgio e da quei ragazzi. Ma avevo sempre desiderato di poter fare qualche cosa per aiutare Giorgio.
Cominciai a fare di più con me stesso. Farsi seghe era bello, ma io mi chiedevo se c'era solo quello. Un giorno mi venne l'idea di mettere un dito al mio buco del culo e lo feci. Lo sentii veramente carnoso e sodo. Fui abbastanza coraggioso da spingerlo dentro. Era una sensazione completamente diversa, era caldo e scivoloso là dentro. Continuai a spingere finché non era più possibile andare oltre. Quando cominciai a dimenarlo dentro di me, sentii veramente piacere. Il cazzo mi divenne duro e mi masturbai. Fu la più grande sborrata che avessi mai fatto. Lorenzo mi spiegò più tardi che quello che avevo fatto era stato manipolare la ghiandola della prostata per farmi venire meglio. Non sapevo come veniva chiamato, ma mi piaceva e continuai a farlo. Mi piaceva anche guardare il mio corpo nei diversi specchi che avevamo nell'appartamento e posavo continuamente di fronte a loro. Mi piaceva il mio corpo. Quando dovevo fare i lavori domestici, li facevo spogliato. Ero sempre tutto nudo, ma mi vestivo prima del ritorno dei miei. Lo facevo perché non volevo sconvolgerli più di quanto già non lo fossero. Li amavo e speravo che presto le cose per noi sarebbero migliorate.
Il tempo passava e mentre i mesi progredivano le cose peggioravano progressivamente. Mamma e papà erano sempre più stressati, ed anch’io. Tutti e tre litigavamo molto. Specialmente quando stavo tentando di dormire la sera o mi svegliavo e sentivo mamma e papà che lo facevano. Mio fratello maggiore Tommaso e sua moglie Michelle tentarono di aiutarci, ma non risolsero molto. Tommaso è un ragazzo veramente in gamba, mi ascoltava e mi dava buoni consigli. Lui ha due gemelli, quindi dovrei essere due volte zio. Li amo entrambi e non potrei mai far loro del male. Michelle rimase sconvolta quando scoprì che mi piacevano i ragazzi.
“Davide non può fare male ai ragazzi, Michelle.” Le aveva detto Tommaso in mia difesa.
“Io li amo, Michelle. Onestamente pensi che potrei fargli del male? Non farei mai niente a loro. Te lo prometto.” Avevo protestato.
“Mi spiace. Non stavo pensando in maniera giusta. Ho sentito tutte quelle storie sui gay e sono rimasta sorpresa.” Ammise.
“Non accadrà mai.”
E mantenni anche la parola. Questa è un'altra cosa di me, se do la mia parola a qualcuno, loro lo sanno che la mantengo. Inoltre loro erano troppo giovani, avevano solo quattro anni e dubitavo che fossero in grado di capire. Quel pensiero fu quello che mi fece andare in biblioteca e cominciare a leggere tutti i libri che riuscii a trovare. Ma questi mi confusero ancora di più. Tutto quello di cui trattavano era dal punto di vista psicologico. Mai di quello che facevano. Ma scoprii che tutti i bambini giocano con sé stessi, specialmente quando sono molto giovani. Questo mi sorprese, perché io non ricordavo di averlo fatto a quell’età. Un libro diceva che tutte le persone sono programmate per il loro comportamento sessuale al momento del concepimento. Mi chiesi se il mio essere gay aveva qualche cosa a che fare coi miei geni. Non trovai la risposta a quella domanda. Quindi non riuscii a guadagnare molto dalla mia ricerca in biblioteca. Tutto quello che imparai sul sesso mi venne da Lorenzo, ed io gli devo molto per avermi aiutato.
L’estate cominciò e la fine della scuola era in vista. Il calore divenne sempre peggio ed anche la vita nel quartiere peggiorò. Mamma ed io eravamo preoccupati per papà e speravamo che lui migliorasse. Il suo bere stava andando fuori controllo ed avevamo paura di perderlo. Mamma finalmente finì di vendere case ed io ne fui contento. Lei ed io cominciammo a parlare di più e lentamente riaggiustammo la nostra relazione. Lei veniva a tutte le mie gare di nuoto ed io ero contento di vederla seduta lassù. Alla fine lasciai la squadra di nuoto quando due persone litigarono ed io ebbi paura per la mia sicurezza.
La scuola finalmente finì ed io rimasi a casa. Quello fu il tempo in cui le cose cambiarono.
“Ho deciso!” Dichiarò papà una sera tornando a casa: “Ce ne andiamo da qui!”
“Dove andremo, papà?” Chiesi sedendomi sul divano.
“Il più lontano possibile da qui, figliolo.”
Mi sembrò il papà che ricordavo, pronto a fare qualsiasi cosa. Io mi chiesi cosa era accaduto a farlo decidere.
“Papà, cos’è successo?” Chiesi.
“Ti ricordi quel ragazzo, Giorgio?”
“Sì.”
“È morto oggi per overdose. Non sono riuscito a salvarlo!”
Mamma lo abbracciò ed io rimasi scioccato. Mi chiesi perché era successo.
“Ha fatto la sua scelta, Davide.” Disse mamma: “E ha pagato.”
Aveva ragione e lo sapevo. Non c'era niente che avrei potuto fare. Nulla. E questo mi faceva male. Sdraiato a letto quella notte, mi chiesi cosa sarebbe successo ora. Poi avremmo scoperto che le decisioni di papà avevano messo in moto una catena di eventi che ci condussero dove avrei trovato il mio amore, Lorenzo.
Il mattino seguente mi svegliai tardi. Andai in cucina e trovai i miei genitori seduti a guardare qualche cosa.
“Ciao.” Dissi.
“Buon giorno, Davide.” Sorrisero: “Abbiamo trovato qualche cosa per te.”
“Cosa?” Chiesi emozionato.
“Ti piacerebbe andare ad un campeggio estivo per tutto un mese?” Chiese la mamma.
“Figo!” Esultai.
“Bene! Allora è ufficiale. Andrai al campeggio ed passerei là un mese intero, mentre noi cercheremo un luogo dove traslocare. Poi ritornerai nella nuova casa quando la troveremo.” Affermò papà.
“Hai pianificato tutto, papà. Quando parto?” Chiesi.
“Non appena avrò prenotato. Potresti andare nella tua stanza a preparare le cose di cui avrai bisogno per il campo.” Disse la mamma indicando lo zaino.
“Ok, mamma. Vado. Grazie, mamma e papà. Vi amo!” Dissi abbracciandoli.
In breve sistemai le poche cose di cui avevo bisogno. Papà passò la maggior parte della mattina al telefono per sistemare la mia prenotazione. Sarei partito a fine settimana. Non vedevo l’ora. Avevo la sensazione dentro di me che sarebbe successo qualche cosa. Avevo sperato, ed avvenne. Arrivò il venerdì della partenza ed io salutai i miei genitori mentre il treno usciva dalla stazione. Mi sedetti sul sedile ed in breve mi addormentai. Sognai di nuovo il ragazzo, nell’ultimo mese continuavo a sognarlo e stava facendomi impazzire. Si chiamava Lorenzo ed era così bello.
“Davide, ti vedrò presto.” Mi disse.
“Come lo sai?” Chiesi.
“Perché doveva succedere.” Disse, poi si avvicinò e mi baciò.
Quello mi infiammò e, prima che me ne rendessi conto, ero nudo ed anche lui lo era. Aveva un corpo come il mio, ma profondamente abbronzato. Mi toccava in modi che non avevo mai immaginato che un altro ragazzo potesse fare. Quello era un sogno ricorrente ogni notte nell’ultimo mese ed ora avrei voluto soddisfarlo. Mi svegliai quando il controllore mi scosse.
“Ehi, la prossima fermata è la tua.”
“Grazie, signore.” Risposi.
Guardai fuori del finestrino e fui sorpreso dal panorama. C’erano alti alberi fino a dove potevo vedere. Le colline erano verdi e la vista era magnifica.
“Wow.” Borbottai.
Da cittadino avevo visto solo alcuni alberi nella nostra strada. Non avrei mai pensato che tanti alberi potessero esistere in un luogo come questo. Il treno stava rallentando, poi si fermò in stazione. Scesi e mi guardai intorno. La stazione sembrava essere stata costruita all’inizio dell’altro secolo. La attraversai con il mio zaino e vidi un uomo, con un berretto da baseball con il logo del campeggio, venire verso di me.
“Ciao, tu devi essere Davide.” Mi disse sorridendo.
Lo guardai e gli sorrisi. Era alto un metro e novanta, capelli rossi ed occhi verdi, ed aveva un aspetto veramente bello. Sentii il mio cazzo contorcersi un po’.
“Sì, sono io.” Risposi mentre gli davo la mano tremante.
“Molto bene! Vieni, il furgone è qui fuori.”
Io vi salii e lui partì. Mi misi a guardare il panorama fuori dal finestrino. Era il più bello che avessi mai visto. Non avevo mai pensato di poter andare in un luogo così ed ancor meno viverci come avrei fatto. Qualche cosa accadde dentro di me, non posso spiegare veramente cosa, ma accadde. Il tempo di arrivare al campo e già mi sentivo molto più rilassato e meno stressato. Mi fu detto dove era il mio capanno ed io ci andai.
Non c’era nessuno quando entrai, così scaricai il mio sacco su di un letto disponibile, poi sentii dei passi ed alzai lo sguardo. Fu allora che incontrai Lorenzo. Ci fissammo l'un l'altro per alcuni minuti.
“Davide?” Bisbigliò.
“Tu sei Lorenzo.” Dissi piano: “Ti ho visto nei miei sogni.”
Il ragazzo si avvicinò ed io sentii il mio cuore accelerare. La sua mano toccò la mia guancia destra ed io sentii un brivido che mi attraversava il corpo.
“Io ti ho visto nei miei sogni, Davide. Credo che fossimo destinati ad incontrarci.” Disse.
Prima che me ne rendessi conto stava baciandomi. La sensazione che stavo sperimentando esplose dentro di me e quando smettemmo di baciarci, capii senza alcun dubbio che lui era quello che avrebbe cambiato la mia vita.
“Vieni, usciamo da qui ed andiamo a parlare in qualche altro posto.” suggerì Lorenzo.
“Ok.” Dissi ancora stordito da quello che era accaduto.
Lo seguii fuori della stanza, andammo nella zona della piscina e ci sedemmo.
“Sono contento di averti finalmente incontrato, Davide.” E mi sorrise.
“Sono contento di averti incontrato, Lorenzo.” Dissi io.
Poi non seppi cosa dire, così lasciai fosse lui a parlare.
“Quanto tempo rimarrai qui?” Chiese.
“Tutto un mese. I miei genitori hanno deciso di cominciare a cercare un nuovo posto dove vivere, così hanno deciso che dovrei stare qui per un mese.”
“Oh, figo. Anch’io starò qui per un mese. Sono arrivato ieri. Cosa ne pensi del posto?”
“È incredibile. Non sono mai stato in un luogo come questo.”
Poi raccontai da dove venivo e quello che era accaduto.
“Che brutto. Spero che i tuoi genitori trovino un luogo migliore, e che migliorino anche loro.”
“Penso che lo vogliano. Ho la sensazione che lo vogliano.” Affermai.
“Continua a pensare così e sono sicuro che accadrà.” E mi sorrise.
“Lorenzo, come hai fatto a capire.... che a te.... piacevano i ragazzi?” Gli chiesi imbarazzato.
Lui sospirò, poi rispose: “Non ne sono sicuro. Credo di averlo sempre saputo. Ho la sensazione che tu abbia bisogno di risposte a molte domande. Ti aiuterò il più possibile. Ho la sensazione che noi saremo più che amici.” Disse.
Io avevo la stessa sensazione e gli misi una mano sulla spalla.
“Lorenzo, sono veramente contento di averti incontrato. Per favore, sii mio amico. Ne ho bisogno.” Dissi molto serio.
“Voglio esserlo, se tu sarai il mio.”
“Lo voglio.” Affermai.
Diventammo amici, e più di amici. Così imparai molto di più su di me e cosa vuol dire amore, sesso e relazioni in quel mese che non nella mia vita precedente. Sicuro, noi parlammo, ma Lorenzo mi insegnò agendo non solo chiacchierando. Il primo giorno non facemmo altro, il bacio era stato sufficiente. Lui pensava ed anch’io, che il bacio avesse sigillato ed iniziato contemporaneamente la nostra relazione. Facemmo un giro del campo, Lorenzo mi mostrò tutto. Vidi la piscina e seppi che avrei avuto l'opportunità di allenarmi nuotando.
“Tu nuoti? Anch’io! A casa faccio parte di una squadra di nuoto.” Disse.
“Figo! Potremmo aiutarci l'un l'altro.” Suggerii.
“Affare fatto!”
“Mi piace.” Dissi io.
Vedemmo la mensa, la sala di ricreazione, le stalle, scendemmo al lago e poi ci sedemmo sul bacino coi piedi nell'acqua. Quanto era fredda!
“Ti dispiace se ti faccio qualche domanda personale?” Chiese.
“Affatto. Come possiamo essere buoni amici se non conosciamo tutto uno dell'altro?”
“Ottimo.” Lorenzo accennò col capo: “Cosa ti piace fare per divertirti oltre al nuoto?”
“Mi piace leggere, montare modelli di macchine, cucinare, fare sollevamento pesi e giocare ai video giochi.”
“A me invece piace il computer, pescare, campeggiare ed andare in bicicletta.” Disse lui.
“Figo. Non so molto di computer, non sono mai andato a pescare o fare campeggio.”
“Ti insegnerò a fare quelle cose, e anche altre. Io vivo a circa settanta chilometri da qui. Sono venuto qui in treno.”
“Io sono andato in treno per la prima volta. Mi sa che sono passato dalla tua città venendo qui.”
“Da dove arrivi?”
“Da ovest.”
“Allora no, io abito ad est.”
“Oh. Peccato.”
“Ti piacerebbe la mia città, è pulita, un po’ piccola, circa quattromila abitanti. Io frequento là il liceo. Il lago è ad oriente della città e la mia casa è sulla riva. Io sono qui quest’estate perché i miei genitori hanno deciso di fare una lunga crociera per festeggiare il loro anniversario.”
“Bello. Io spero che per i miei genitori vada bene. Hanno bisogno di stare un po’ insieme.”
“Speriamo. Da quello che mi hai detto ne hanno bisogno.” Ed accennò col capo.
“Cosa hai progettato di fare questo mese?” Chiesi.
“Voglio imparare a navigare, cavalcare e qualsiasi altra cosa ci sia da fare.”
“Navigare mi suona bene.” Dissi io.
“Anche a me.”
Mise la sua mano sopra la mia ed io sentii una scarica fredda di eccitazione lungo la spina dorsale. Lo guardai e sorrisi. Lui mi sorrise, si alzò e mi tirò in piedi.
“Vieni.” Disse.
Mi condusse alla piccola costruzione sul bacino e spinse la porta aprendola. Dentro c’erano barche a vela e canoe. Chiuse la porta dietro di sé poi si girò verso di me: “Se sto andando troppo veloce dimmelo.”
“Io.... non so.... cosa fare.” Dissi piano.
“Te lo insegnerò.”
Si chinò in avanti e mi baciò sulla guancia destra. Era così bello e sentii delle sensazioni strane che cominciavano a comparire dentro di me.
“Rilassati un po’.” Disse strofinandomi le spalle ed il torace.
Io sospirai e le sensazioni si calmarono.
“Abbiamo molto tempo. Non c’è bisogno di avere fretta.” Disse sorridendo.
“Ok.” Dissi io.
Questa volta iniziai io il bacio. Sentii le sue labbra morbide contro le mie ed era una sensazione selvaggia. Lui mise le braccia intorno a me e mi abbracciò dolcemente. Io feci lo stesso e continuammo a baciarci. Lui spinse la sua lingua contro le mie labbra ed io non sapevo cosa fare, così aprii la bocca e la feci entrare. La sentii muoversi dentro la mia bocca, era una sensazione strana ma bella. Lo feci anch’io e mi piacque farglielo.
“Ehi, l’hai fatto bene, impari in fretta.” Rimarcò Lorenzo dopo che ci fummo separati.
“Grazie. All’inizio mi è sembrato strano ma quando mi sono abituato mi è piaciuto.”
“Si chiama bacio alla francese. Lo fanno tutti.”
“Mi chiedevo com’era quando i miei genitori qualche volta lo facevano.” Commentai.
“Ora lo sai.” Disse lui ridendo.
Anch’io risi. Lo guardai e poi lo baciai di nuovo.
“Mi piaci veramente, Lorenzo.”
“Mi piaci, Davide. Sei un bravo ragazzo.” Disse sorridendo stringendomi a sé.
“Mi piace questo. Mi fa sentire bene.” Dissi.
Sentivo le sue mani che si muovevano su di me e mi sentivo veramente bene. Avrei voluto essere tutto nudo e lasciare che mi toccasse come avevo sognato, ma proprio allora sentimmo qualcuno arrivare.
“Ci sarà molto altro tempo.” Disse rapidamente Lorenzo: “Non preoccuparti.”
La porta si aprì e due uomini entrarono.
“Ciao, ragazzi.” Disse il più vecchio con i capelli bianchi.
“Buon giorno signor Verdi. Stavo solo mostrando a Davide le barche a vela.” Disse Lorenzo.
“Bene.” Disse l’uomo dai capelli rossi.
“Potreste aiutare Roby a portare fuori le barche?” Ci chiese il signor Verdi.
“Sicuro!” Dicemmo contemporaneamente.
“Bene! Grazie molte.” Disse e se ne andò.
Noi tre lavorammo insieme e portammo fuori le barche. Quelle a vela furono messe in acqua e le canoe furono legate al un albero.
“Ragazzi, che albero è questo?” Dissi riferendomi all’albero.
“È un ulivo. L'albero più vecchio ha quasi duecento anni. L’area in cui siamo è una riserva. Non è permesso cacciare o tagliare alberi. Se vedi qualsiasi cosa del genere, io o chiunque dello staff dobbiamo saperlo immediatamente.” Affermò Roby.
“Lo farò.” Dissi mentre Lorenzo accennava col capo.
“Bene. Voi due avete appena il tempo per andare a lavarvi prima di cena, quindi correte.” Disse Roby.
“Ok, andiamo.”
Ritornai di corsa al capanno, lui mi raggiunse in tre passi, lì incontrammo gli altri ragazzi del nostro capanno, eravamo in sei e tutti sembravano molto carini. Mentre andavamo a cena Lorenzo mi mise qualche cosa in mano, in bagno la guardai. Era un biglietto.
‘Dobbiamo stare attenti a come ci comportiamo con gli altri. Loro non capirebbero. Lorenzo.’ Lo lessi nel cesso, arrossii pensando a lui mentre ero seduto sulla tavoletta.
Era un consiglio assennato, dovevamo stare attenti.
La mattina seguente mi svegliai presto ed andai al bacino dopo essermi vestito. La nebbia di prima mattina turbinava sopra l'acqua mentre io stavo seduto e guardavo. Avevo di nuovo sognato di Lorenzo, ma questa volta era bella la sensazione che avevo sentito. Sentii qualcuno dietro di me,mi girai ed era lui.
“Buon giorno.” Disse mentre io mi alzavo.
Ci baciammo ed abbracciammo, sembrò così naturale e giusto. Restammo stretti a lungo.
“Mi sento bene.” Dissi io.
“È così quando si è innamorati.” Disse la voce di Roby.
Sussultammo e ci girammo verso di lui.
“Da quanto tempo ci stavi guardando?” Chiese Lorenzo nervosamente, poi si spostò davanti a me e vidi che il suo corpo era teso, pronto alla lotta.
“Non molto ma abbastanza per capire che voi due siete innamorati. Rilassati, Lorenzo. Non dirò di voi. Meno gente lo sa, meglio è. Comunque sono sicuro che potrei aiutarvi.”
“Come?” Chiese Lorenzo cominciando a rilassarsi.
“Assicurandovi il tempo e la privacy in maniera che voi possiate sviluppiate la vostra relazione.”
“Grazie. Questo vuole dire molto per noi.” Dissi avanzando davanti a Lorenzo e dando la mano a Roby.
Lorenzo esitò un momento, poi fece lo stesso.
“Vi do la mia parola d’onore che non lo dirò a nessuno e vi aiuterò in ogni modo possibile.” Affermò Roby.
“Ok.” Lorenzo accennò col capo.
Mi sedetti su una canoa rovesciata.
“Come fai a sapere cosa vuol dire essere innamorati?” Chiesi.
“Dalla sensazione che provi quando sei con la persona che ti piace. Dal modo che vi guardate l'un l'altro, dal modo in cui vi toccate e baciate.” Affermò Roby.
“Non l’ho mai pensato così.” Ammise Lorenzo.
“Ci sono molte maniere per essere innamorati e so che voi due lo scoprirete fra non molto. Non abbiate fretta di fare tutto. Prendetevi il tempo necessario per godere di ogni nuova esperienza. Prendetevi il tempo necessario per condividerlo con l’altro. Le cose accadranno a tempo debito. Ragazzi, avete quindici minuti prima della campanella della colazione.” Disse Roby, poi entrò nella boat house.
Lorenzo mi condusse dietro un albero e ci sedemmo per terra. Mi prese tra le sue braccia e ci baciammo a lungo. Fu così bello sentire le sue braccia circondarmi e la sua bocca sulla mia.
“È stato bello, Lorenzo.” Dissi quando ci staccammo per riprendere aria.
“È stato bello anche per me.” Disse tenendomi tra le sue braccia.
Restammo seduti per alcuni minuti a godere la pace e la quiete. Poi sentimmo Roby fischiare, ci alzammo e tornammo al bacino.
“Tutto a posto?” Chiese Roby.
“A posto. Tutte le barche sono là. Ho visto le piste di alcuni cervi.” Affermò Lorenzo.
“Hai visto il cervo?” Chiese la signora bionda.
Era alta circa un metro e sessantacinque, aveva occhi blu, un corpo snello ed era bella.
“No, Lisa, non l’ho visto.” Disse Lorenzo.
“Oh, peccato. Mi sarebbe piaciuto fotografarlo.”
Proprio in quel momento la campana suonò e noi ci avviammo.
“Salvato dalla campana.” Dissi a bassa voce a Lorenzo.
Lui sorrise e capii che gli era piaciuta quella battuta.
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