La bibliotecaria e il soldato. 2.

di
genere
pulp



Per Virginia le cattive notizie arrivano presto. Appena posa la borsa sulla scrivania suona il telefono.
-Vieni da me in pausa.-
Eccolo.
Sempre pronto a scopare il vecchio porco, ma quanto le fa schifo e nello stesso tempo riesce ad inquinarle la mente? Lui e le sue pretese, lui e quel suo cazzo grosso e scuro, la sua perversione, la grande vitalità sessuale. Intanto pur sapendo che potrebbe ribellarsi in ogni momento si arrende alle sue richieste. Non capisce la propria voglia di subire, la voglia assurda dell'umiliazione e del dolore, lui, il porco, le ha chiesto di venire in ufficio indossando reggicalze e intimo sexy e lei lo fa. Vestita normalmente sopra, da troia come lui chiede, sotto.
Oppure lo sa il perché?
Si, lui ha scoperchiato il vaso di Pandora, ha liberato il male del mondo che nel caso di Virginia è la consapevolezza della sua depravazione, perché di depravazione si tratta.
In pausa lo raggiunge, passa il solito esame delle occhiate libidinose del segretario, un essere immondo a suo parere, che la guarda e si lecca le labbra con intenzione, è convinta che si seghi mentre ascolta i suoi gemiti e i ruggiti del suo suo capo mentre questi la scopa.
-Eccoti finalmente! Ora spogliati, tutta. Tieni solo reggicalze, calze e scarpe.-
Lei esegue tutto come sempre, tutto quello che le chiede.
-Metti il busto sul piano della scrivania... ora ti rompo la fica.-
Sente il grosso cazzo cercarla, spingere e infine penetrarla con forza, emette un gemito.
-Sei bagnata, troia! Ma hai sempre voglia di fottere?-
Prende a vangare nella sua fica con forza, colpi su colpi, sbatte forte contro le sue natiche piene, ma quanto dura? I colpi contro il suo culo sono rumorosi, immagina il segretario che ascolta e si sega, si bagna tantissimo ora, ma come sempre non raggiunge l'orgasmo.
Il porco continua, i colpi diventano martellate, lo tira fuori e lo rimette con un vigore da toro e lei diventa liquida, il suo umore scende sulle cosce, ma non gode anche se la mente è completamente presa dalla violenta penetrazione. Si sente violata, si sente violentata e gode del suo essere vittima. Si sente sporca e ne prova un insano piacere.
Il grosso porco le sborra dentro, poi la fa rivestire e la manda via. Lei esce, piena della sborra e del suo umore, il segaiolo la guarda, sorride lubrico, l'annusa intenzionalmente mentre gli passa accanto.
Pensa...
“Senti l'odore di fica? Vorresti porco, eh? Ma a te non la do... ucciditi di seghe!”

E ora?
Costretto all'inattività, fermo come una semplice macchina fuori uso.
Non lo sopporta!
Deve, deve stordirsi.
Nel tardo pomeriggio esce.
Più tardi mangia qualcosa, non gli importa cosa, basta che sia commestibile. E si mette alla ricerca dei suoi antidepressivi personali.
Fica… che cerca in qualche chiavatoio, dove a volte scopa senza pagare se trova qualche sbandata come lui in cerca di un momento di piacere o se non trova si butta su qualche addetta al business del sesso e la paga, si ripara con la tipa in qualche loculo d’albergo e consumano. Lui usa lei, lei usa lui e poi contenti si dimenticano. Se trova la giusta magari la rivede la sera dopo, dalla tipa giusta magari tira un paio di boccate di fumo se ce n’è ma nulla di più, né neve né altro. Beve ma, da condizionato com’è, gli riesce difficile lasciarsi andare completamente e non si ubriaca mai, deve restare sempre presente e vigile, ma quanto l’hanno robotizzato nell’addestramento? Lui non è umano in questo.
A tarda notte, quasi mattina, rientra e si butta sul letto.
Prima di addormentarsi gli viene in mente come sempre che deve fare quella cosa.
Decide che la cercherà domani.
Butta giù gli antidolorifici e si annulla in un sonno pieno di sogni allucinati, torna in Serbia, in Bosnia, in posti dimenticati da dio e lì muore ancora e ancora.
Rimanda ancora e il giorno che si decide a cercarla sono ormai le cinque. Prova un vecchio indirizzo che ha ritrovato fra le sue cose, la portiera gli da indicazione su dove la donna si è trasferita da tempo. Qui preme ripetutamente il campanello senza esito. Aspetta pazientemente appoggiato al muro.
Vede avvicinarsi una donna con un bambino.
-Sei la moglie di David?-
La donna lo guarda interrogativa pur senza rispondere e lui capisce che ha trovato chi cercava.
-Mi chiamo Drago, ero un amico di tuo marito…-
Lei lo scruta, vede un uomo sui trentacinque, alto, magro e con la barba lunga di due giorni, capelli corti disordinati, gli occhi grigi arrossati, freddi ma non ostili, ha una fasciatura all’avambraccio e alla mano.
-Posso salire? Ti devo parlare…-
Entra dopo di lei e da un’occhiata al piccolo appartamento, un soggiorno, angolo cottura, due stanzette e bagno, arredato comunemente.
-E’ tuo…? L’appartamento?-
-Mio? E con che cosa l’avrei comprato? Sono in affitto…-
-Ma la sua liquidazione? La pensione? L'assicurazione? Cosa ti hanno dato?-
-Pressoché nulla, ho dovuto combattere per avere una miseria, sostengono che non era più in servizio quando è morto, mi hanno fatto vedere la sua lettera di dimissioni… dicono che è scomparso…-
-Bastardi! Effettivamente le abbiamo firmate le dimissioni. Loro le avrebbero usate solo nel caso che ci catturassero per dimostrare che non eravamo più nell’esercito, che eravamo mercenari. Ma certo che è caduto in servizio! Anche se impegnato in operazioni occulte… che bastardi! E c'era l'assicurazione!-
-Dicono che forse è morto uscendo di strada… magari ubriaco, caduto in un fiume… che non c’è il corpo…-
-Non è vero! Io non c’ero in quel frangente ma è morto durante un’azione! Il suo corpo era irrecuperabile!-
Lei piange.
Pensa a cosa deve subire ingiustamente.
Il soldato non è uso a commuoversi. Il suo cuore è blindato da troppe miserie viste e vissute.
-Mi hanno offerto un lavoro alla fine. Bibliotecaria alla caserma della base con uno stipendio da fame e cosa devo subire per mantenerlo? Per poter dare da mangiare al mio bambino? Tu non puoi sapere come mi devo umiliare! A cosa devo sottostare…-
-Cosa vuoi dire? Perché…?-
-Ho un incarico a tempo, basta un giudizio negativo e perdo il lavoro. C’è chi può mettermi in disgrazia…-
Drago guarda il bambino che gioca a terra, non ha mai avuto una vera famiglia, mai una donna sua.
-Posso prenderlo in braccio? Come si chiama il bimbo? E tu come ti chiami?-
-Patrick, io Virginia, raccontami di mio marito…-
Che strana sensazione per Drago abbracciare il bimbo, lo tiene sulle ginocchia e racconta.
Molte cose non può dirle, non può proprio, sono fuori di ogni possibilità di condivisione, mente… parla di opere di sminamento, di bonifica da agenti chimici, non le può dire neppure cosa facevano dopo le azioni, quando per eliminare la tensione nervosa accumulata nelle lunghe ore di combattimento si recavano nel bordello più vicino e si annullavano in lunghe sedute di sesso. Sesso con donne di tutte le razze e colore.
Mentre parla guarda la donna, nota ora la sua bellezza triste, i suoi occhi, i capelli, l’epidermide, ma il suo sguardo si sofferma ora voglioso sul grosso seno. Lo immagina libero, due grosse tette, capezzoli che alla sua carezza si inturgidiscono. Salendo le scale dietro di lei ha visto anche il suo sedere, rotondo e largo. Le gambe affusolate.
Si sente eccitare, possibile che pensa di voler scopare la vedova del suo amico?
Si alza per andarsene perché vuole evitare un ulteriore coinvolgimento.
Lei gli chiede se può fare qualcosa per aiutarla.
Non lo sa… deve pensarci. Intanto ha bisogno di soldi? Quelli può darglieli senza problemi.
Lei rifiuta, lui se ne va.

Che strano uomo, i suoi gesti sono sempre misurati come se fosse permanentemente sotto controllo e i suoi occhi? Hanno preso vita solo quando aveva il bimbo sulle ginocchia.
Eppure emana una strana e forte sensualità animalesca. Di un uomo che non ha mai conosciuto l’amore ma praticato solo il sesso, un sesso feroce, un sesso di rapina.
Spoglia il bimbo e lo lava per la notte, sempre pensando a lui. Al suo volto ruvido, ai tratti tagliati come con uno scalpello. I capelli cresciuti a ciocche senza nessun riguardo. Il fisico snello ma robusto che da l’impressione di una molla pronta a scattare.
Mette a letto in bimbo e va in doccia.
Si appoggia alla parete della cabina e si masturba lungamente sotto l’acqua che le scorre sul corpo. Dita sul clitoride e dentro, vuole, deve godere a lungo, vuole abbandonare i pensieri nefasti che sente nella propria mente. Passa la doccia sul clitoride, gode e pensa a lui, al soldato. Pensa al suo cazzo. Pensa a come sarebbe averlo, prenderlo in bocca, succhiarlo, gode lungamente di un forte orgasmo mentre immagina che la sta piegando violento e la possiede. Poi stanca va a letto. Dorme subito.
di
scritto il
2019-03-01
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