Donatella cap.8 - Le telefonate con Gabriella

di
genere
feticismo

Nei successivi incontri con Donatella ebbi qualche difficoltà a mantenere un comportamento normale. Lei ovviamente non si accorse di nulla, ma io continuai a pensare a quanto era accaduto con sua figlia. Mi sentivo in qualche modo più in colpa nei suoi confronti che nei confronti di mia moglie che era doppiamente cornuta. Pensavo che una situazione del genere non fosse accaduta a molte persone ed in qualche modo mi sentivo originale e particolare.
Nelle settimane successive ci accoppiammo in casa sua, senza tornare all'albergo. A me la cosa non spiaceva. Era comodo e non costava nulla.
I momenti che trascorrevo con Donatella erano piacevoli ed in qualche modo erano “nostri”. Gabriella non si fece sentire per un po' e tornò alla carica solo quando le comunicai che saremmo tornati all'albergo.
“Sai che spesso penso di fare una comparsata e magari farci una scopata a tre?”, mi disse un giorno.
“Stai scherzando, spero”.
“No. Non sto scherzando. Non lo faccio solo perché non so come reagirebbe mia madre. A te piacerebbe?”.
A me sarebbe piaciuto, non lo negai. Ma decisi di essere evasivo e di non ammetterlo.
“Non saprei come comportarmi, quindi direi di no”.
“Invece ti piacerebbe. Mia madre ti piace ed è la tua amante. Quello che hai fatto con me ti è piaciuto. Ciò significa che l'unione delle due cose ti piacerebbe un sacco. Quello che rimane l'unico problema è come dovremmo gestire io e mia madre la questione. Comunque ci penserò e poi ti dirò il da farsi. Comunque, che avete fatto oggi?”.
Voleva sempre sapere cosa fosse accaduto ed allora glielo raccontai. Ero andato da sua madre alle 14 e ci eravamo bevuti un caffè, ma la situazione si era immediatamente accesa ed avevamo scopato quasi subito, direttamente in cucina, senza spostarci in nessuna altra stanza.
“L'hai scopata forte, vero? Raccontami”.
Era vero. Donatella si era presentata con un abito, chiuso davanti e sotto ad esso indossava solo della autoreggenti color carne e dei sandali con la zeppa. Dopo al caffè si era appoggiata contro alla cucina ed aprendo il vestito, che teneva chiuso con una cintura, mi aveva detto:”Leccami, ti prego. Non vedo l'ora”. Io mi ero inginocchiato davanti a lei ed avevo affondato il volto contro al suo sesso, peloso ma depilato con cura, inserendo la lingua tra le sue pieghe. L'avevo leccata per un po' incurante dei suoi succhi vaginali che scorrevano copiosi lungo le mie guance.
“È venuta una prima volta lì in piedi, in cucina” raccontai a Gabriella “A quel punto mi sono alzato e mi sono abbassato i pantaloni. Ero già eccitato e non c'era bisogno di nessun aiuto da parte sua. Mi sono abbassato leggermente e l'ho presa lì in cucina, restando in piedi davanti a lei”.
“Sai che mi sto eccitando? Continua”, mi disse lei.
“Tua madre era super eccitata, allora l'ho fatta sedere sul bordo della cucina e lei si è appoggiata indietro sui gomiti. A quel punto le ho sollevato le gambe ed ho continuato a pomparla forte mentre lei mi incitava a spingere ed a spingere sempre di più”.
“È una maialona, vero?”.
Non mi piaceva sentirla definire in quel modo Donatella. Donatella era l'amante perfetta. Calda, sensuale ed incredibilmente desiderosa di godimento. Non mi preoccupai e le dissi di moderare i termini.
“Ok, ok, hai ragione. Ho esagerato. Ma continua. Mi sto toccando nel frattempo perché questa storia mi eccita un sacco!”.
“Dove sei?”.
“In auto in un parcheggio”.
“E ti tocchi?”.
“Beh, non c'è nessuno. Sono sola, ho una gonna, posso fare ciò che voglio senza che nessuno mi veda”.
“Ok”.
Era pazza, non c'era ombra di dubbio. Ma quella sua pazzia in qualche modo mi eccitava. Era una variante sul tema e nella mia storia con Donatella che rendeva il tutto molto più piccante.
“Mmmhhh....sono eccitatissima. Continua, dai”.
“Siamo andati avanti un po' in quel modo. A me piace molto guardarla mentre la scopo. Tua madre sa essere eccitante in modo semplice, partendo dallo sguardo, ma anche dalle posizioni. Si è portata una mano sulla fica e si è aperta le labbra con le dita, incitandomi ancora a spingere. Poi abbiamo goduto insieme e siamo rimasti in quella posizione per qualche attimo ad assaporare il momento”.
“Tutto lì? Hai finito subito? Mi deludi....”.
“Non è finito lì tutto! Ci siamo seduti ed abbiamo bevuto un bicchiere d'acqua per riprenderci. Tua madre ne ha bevuti due o tre di seguito ed io ho capito subito dove volesse andare a parare, anche se non le ho detto nulla. Abbiamo parlato un po', poi mi ha chiesto di trasferirci in sala e ci siamo seduti sul divano, ma un attimo dopo mi ha detto che le scappava la pipì ed allora ci siamo trasferiti in bagno”.
“Lo sa che ti eccita un sacco quella cosa, eh?!?!?”.
Anche questo era vero. Donatella mi teneva in pugno con quella mia passione per osservarla mentre urinava. Mi aveva chiesto se mi andasse di seguirla nel bagno ed io ovviamente lo avevo fatto. Una volta in bagno si era tolta il vestito e con le sole autoreggenti si era seduta sul water. Io le avevo chiesto di trattenersi un attimo ed ella lo aveva fatto, nonostante mi avesse guardato con scetticismo.
“Voglio vedere da vicino, le ho detto”.
“E lei?”.
“Ovviamente ha acconsentito. Io mi sono inginocchiato davanti a lei mentre teneva le cosce spalancate ed ero praticamente con il mento appoggiato al copritazza a nemmeno dieci centimetri dalla sua fica. A quel punto tua madre mi ha chiesto se potesse liberare la vescica ed io ho acconsentito gustandomi lo spettacolo dell'urina che usciva dal suo corpo”.
“Mmmmhhh....ancora un po' e godo”, mi disse Gabriella “ E poi?”.
“Non appena è uscita l'ultima goccia dal suo corpo le ho chiesto di avvicinarsi ed ho cominciato a leccarla, restando lì in terra, davanti al water. Sapeva di piscia ma non mi ha disturbato la cosa, ormai sono abituato. Poi mi sono sdraiato a terra e le ho chiesto di sedersi con la fica sulla mia faccia e lei lo ha fatto. Si è messa in una posizione simile alle donne quando urinano su una turca ed io da terra l'ho leccata a fondo. Era praticamente accovacciata sulla mia faccia ed io le davo delle grandi leccate”.
Mentre raccontavo questi ultimi particolari, sentii ansimare dall'altro lato del telefono. Gabriella era in silenzio, mi ascoltava e si toccava allo stesso tempo. Scesi nei particolari, per il puro gusto di farla eccitare e di farla godere. Le spiegai come sua madre si trastullasse i capezzoli mentre, seduta sul mio volto la leccavo e come poi si infoiò quando, dopo aver goduto una prima volta, si sedette su di e scopammo lì in terra, sul pavimento del bagno.
“Le sue ginocchia sfregavano sul pavimento ed una delle sue autoreggenti si smagliò, ma lei non se ne preoccupò e continuò a chiedermi di spingere forte. Oggi tua madre era davvero in calore!!! Ehi, ma ci sei?!?!?”.
“Continua.... Mmmmhh...... continua!”, mi disse.
Le raccontai di quanto fosse calda e di come il suo sesso bruciasse e poi le raccontai di come fosse finito quel momento erotico. Dal pavimento ci eravamo alzati ed avevo chiesto a Donatella di poggiare le mani sulla lavatrice, poi mi ero posizionato dietro di lei ed ero entrato nel suo corpo, poggiandole le mani sui fianchi.
“A tua madre piace esser presa da dietro, su questo non c'è alcun dubbio”, le dissi proseguendo nel racconto “Si è poggiata con i gomiti sulla lavatrice e poi ha sollevato un piede poggiandolo sul bidet. Quello mi ha consentito di entrare ancor di più dentro di lei e pochi attimi dopo ho goduto”.
“Mmmmhh…..mmmmhhh….Oooohhh…dimmi come hai goduto, dimmelo!!!” la sentii mugugnare e restai in silenzio, ascoltando il suo respiro che divenne sempre più affannato. Tra un mugugno e l’altro mi ordinò di finire il mio racconto ed io lo feci. Le dissi che sua madre aveva conseguito un nuovo orgasmo e che quindi ero uscito dal suo corpo e le avevo chiesto di farmi venire con la bocca. Gabriella si era inginocchiata davanti a me, si era spostata i capelli dietro alle orecchie ed aveva preso il mio cazzo in bocca. Non ci era voluto molto, né per il mio orgasmo né per raccontare questo a Gabriella.
“Oh mio Dio!”, disse mentre le raccontai di sua madre che si fece riempire la gola del mio seme. A quel punto mi fermai tenendo il telefono incollato all’orecchio ed ascoltai il suo orgasmo, forte ed imperioso. Durò almeno un minuto e mezzo, nel mezzo del quale mi eccitai, immaginandola mentre, seduta nella sua auto in un parcheggio, stava godendo copiosamente.
“Cazzo, che orgasmo!”, disse quando ebbe finito.
“Tutto ok?”.
“Sì. Le tue storie con mia madre riescono ad eccitarmi un sacco”.
“Vedo”, le dissi.
“Se fossi qui con me in questo momento non esiterei a salire a cavalcioni sopra di te. Sono tutta bagnata ed avrei proprio voglia di una sana scopata”.
“Purtroppo non sono lì con te”, le dissi con un tono tra lo spiaciuto ed il sollevato.
“Non so se prenderti sul serio”, mi rispose Gabriella “Comunque non mi interessa la storia che ho con te. Mi interessate insieme tu e mia madre. Per quanto riguarda la mia soddisfazione, stasera esco con un ragazzo. Spero che ci penserà lui a soddisfarmi, visto che tu non vuoi”.
Pensai un attimo a quella frase. “La storia che ho con te”. Avevamo una storia? Me lo chiesi senza sapermi dare una risposta. Mi colpì come quel “visto che tu non vuoi”.
“Non è che non voglio”, le dissi.
“Allora troviamoci e stiamo insieme”.
“No, oggi non è il caso”, le dissi trattenendomi.
“Vedi che ho ragione io? Dai, non è un problema. Staserà ci penserà Marcello. Magari domani ti racconto come è andata”.
Sperai che non lo avrebbe fatto anche se sapevo che non si sarebbe trattenuta dal farlo. Sarebbe scesa nei particolari ed io avrei dovuto masturbarmi al posto suo. L’esatto inverso di quanto era accaduto quel giorno.
E così accadde.
Mi telefonò senza nemmeno scrivermi, mi disse che era stato bravo, ma non come me.
“Però è stato originale” mi raccontò “Mi ha portata a cena, cosa che tu non hai ancora fatto, poi a bere un drink. Mi ha sedotta per tutta la serata, prima romanticamente e poi in maniera un po’ più spinta. Non aveva di certo la tua esperienza, però sono stata colpita dalla sua originalità”.
Mentre continuò nel suo racconto, mi chiesi a che gioco stesse giocando. Io non l’avrei mai invitata ad una cena romantica. Non era la mia fidanzata. Il suo racconto mi incuriosì e mi eccitò allo stesso tempo e, sempre restando al telefono, mi diressi verso il bagno del mio ufficio. Entrai e mi chiusi all’interno a chiave, proseguendo nell’ascolto del racconto.
“E cosa ha fatto di così originale?”.
“Prima di tutto mi ha chiesto, dopo il nostro primo bacio, se mi andava un gioco erotico. La sua mano era già scesa sotto alla mia gonna e gli avevo fatto capire di essere disponibile. Eravamo a casa sua ed io, dopo i tuoi racconti, morivo dalla voglia di godere. Gli ho detto di sì e Marcello ha detto che avremmo dovuto spogliarci. Lo abbiamo fatto io sono rimasta con le autoreggenti e l’intimo, lui con i boxer. Mi ha fatta sedere su una poltrona e lui si è messo su quella di fronte, distante un paio di metri, poi mi ha chiesto di toccarmi e lui ha fatto altrettanto”.
“Vi siete guardati mentre vi masturbavate?”, le chiesi super eccitato.
“Sì! È stato super eccitante!!!”, mi rispose.
Poi proseguì nel racconto. Mi disse che lei aveva goduto quasi subito ed aveva tentato di avvicinarsi, ma lui le aveva chiesto di proseguire. Le aveva chiesto di mettersi carponi sulla poltrona e di toccarsi passandosi la mano da dietro al sedere ed ella ovviamente lo aveva fatto. Sapeva bene come ci si toccava in quel modo perché lo faceva spesso. Si erano uniti solo dopo il suo secondo orgasmo quando, parole di Gabriella, “la mia fica era in fiamme e se non mi avesse scopata sarei corsa in cucina a prendere una zucchina da ficcarmi su”.
Se il preambolo mi aveva eccitato, la sua descrizione del loro accoppiamento, con minuzia di particolari, incrementò il tutto. Marcello l’aveva presa da dietro e si era spinto con forza dentro di lei, prendendola per i fianchi. Lei era rimasta in ginocchio sulla poltrona finché il suo amante non era esploso venendole copiosamente sulla schiena. A quel punto Gabriella si era girata e si era sdraiata sulla poltrona fregandosene beatamente di sporcarla, aveva aperto le cosce ed aveva obbligato Marcello a leccarle la fica, finché non aveva raggiunto il suo momento di piacere.
“Ti stai eccitando, vero?”.
“Sono in bagno”, le risposi.
“Sei un porco, lo sai vero?”.
“Sì, lo so”.
“Se fossi lì con te adesso cosa mi faresti?”.
“Ti scoperei”, le risposi seccamente sentendo che stava per giungere il mio orgasmo.
“E se ci fosse lì mia madre?”.
“Lo stesso. Anche di più”.
“Ti piace mia madre, eh?”.
“Alla grande!”, le risposi.
“E se ci trovassi entrambe su un letto, vogliose di te, che faresti?”.
“Cercherei di soddisfarvi entrambe”.
“Ti piacerebbe scopare mia madre mentre io mi tocco davanti a voi, oppure scoparmi mentre lecco la passera di mia madre, vero?”.
Fu quella domanda a farmi venire. Furono quelle immagini perverse e deviate di mamma e figlia insieme a farmi godere. Non riuscii a risponderle ed esplosi centrando in pieno la tazza con i miei schizzi.
Stava vincendo lei. Non c’erano dubbi.
Mi chiesi cosa ne avrebbe pensato Donatella. Avrebbe accettato un gioco erotico con la figlia? Era una cosa che andava al di là di qualsiasi mia possibile immaginazione. Quando ero partito con la mia storia con lei non avrei mai pensato di trovarmi intrigato con una figlia affetta da zoccolaggine acuta. Era troppo oltre per le mie idee. E quello che non sapevo era dove saremmo finiti.
scritto il
2019-03-22
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