Il Castello: la Vergine di Norimberga e la Pera Vaginale

di
genere
sadomaso

Il mio carnefice mi stupra nel culo senza lasciarmi un istante, chiaramente intento a godersi in piena sicurezza il mio buco mentre io subisco l’estrema umiliazione.
La cosa peggiore è che da vera rottainculo, ci sto prendendo gusto in modo crescente. La mia mente perversa trova la situazione maledettamente eccitante, e sento che il mio corpo mi tradisce cominciando a fremere di piacere.
Non ho nessun bisogno di fingere: sto godendo davvero, e il bastardo se ne rende perfettamente conto.
- Ti piace, puttana – lo sento ansimare dietro di me – Lo sento, che ti piace…
- Bastardo – rantolo io, scossa dagli spasmi del piacere – Maledetto bastardo…
- Sì che ti piace… - sogghigna lo stronzo – Voglio sentirtelo dire: dillo, che ti piace!
Sento la lama insanguinata che preme più forte: con i movimenti bruschi dei nostri corpi la cosa si fa pericolosa.
- Mi piace – annaspo – Maledetto… Lurido… Porco… Mi piace… Mi piace da impazzire…
- Godi, puttana… Godi!
Ci sono davvero: un orgasmo doloroso, profondo, contro natura…
- Godo… Godo… GodooOOHHH!!!
Mi inarco tutta per il piacere, scossa dagli spasmi incontrollabili dell’orgasmo; lo sfintere si contrae spasmodicamente mentre il retto pulsa violentemente intorno alla nerchia nodosa del conte che mi sta sodomizzando.
Lo sento annaspare dietro e dentro di me, mentre perde il controllo a causa delle violente contrazioni delle mie budella impazzite: Kurt emette un rantolo e mi sborra improvvisamente nel retto. Sento lo spruzzo dello sperma caldissimo che mi allaga le viscere, e il mio piacere ne viene ulteriormente intensificato.
- Aahhh! – grido – Aahhh! Aahhh!
Il mio arco dorsale aumenta, allentando la trazione dei capelli e allontanando un istante la lama dalla gola, e allora scatto.
Mi inarco di colpo ancora di più´, aiutandomi con le braccia, e vado a sbattere con tutte le mie forze con la testa contro la faccia di Kurt mentre è tutto concentrato ad eiacularmi dentro.
Sento il colpo violento della parete occipitale contro il naso del conte che si spacca, bagnandomi di sangue i capelli.
Non so più dove sia il coltello, ma mi rivolto sulla destra e colpisco di nuovo con uno sforzo disperato la faccia del pazzo con il gomito.
Un grugnito strozzato, e so di avergli fatto veramente male.
Ruoto su me stessa e sento il cazzo che mi scappa dal culo sfondato mentre mi sollevo sulle ginocchia; ora lo vedo in faccia: ha l’aria stordita, gli occhi iniettati di sangue, il naso rotto e il labbro spaccato, ma ha ancora il coltello in pugno…
Ho l’adrenalina a mille e sono in controllo, mentre lui è rincoglionito dalla sorpresa e dal dolore: gli sferro un cazzotto in faccia prima che si riprenda, e un attimo dopo sono in piedi mentre lui è ancora in ginocchio. Posizione ideale per una ginocchiata al mento: roba da mozzargli la lingua e fargli saltare gli incisivi…
Lui caccia un urlo di dolore e vedo schizzargli il sangue dalla bocca.
Ho ancora gli stivali ai piedi: li uso.
Un calcione all’orecchio e quasi gli stacco la testa dal collo facendolo girare su sé stesso e poi cadere a terra.
- Bastardo!
Il coltello è caduto in terra: lo recupero in fretta, e a quel punto so di aver vinto. A differenza del conte pazzo, io un coltello lo so usare davvero.
Kurt è ancora a terra, pesto e sanguinante: sta cercando di sollevarsi sulle braccia: - Maledetta… Lurida… Troia!
Allo scandire dell’ultima parola, il conte si becca un altro tremendo calcione che quasi gli porta via la mascella, gli strappa per intero due molari e un altro schizzo di sangue, e lo manda definitivamente nel mondo dei sogni.

Potrei continuare a pestarlo per un pezzo, ma non ci sarebbe gusto perché è svenuto.
Siamo in una sala di torture: in giro è pieno di corde, e anche quelle so usarle discretamente bene (Eva è più brava di me, ma anche io me la cavo). Lego il padrone di casa come un salame, e finalmente mi guardo intorno.
La puzza nella stanza è da voltastomaco, ma lo spettacolo che offre è ancora peggio: una vera sala dell’orrore.
Johanna è ancora calda, ma ha definitivamente tirato le cuoia: ha gli occhi sbarrati nell’orrore della fine, e un rivolo di sangue le cola ancora dall’angolo della bocca; le budella che fuoriescono dallo squarcio insanguinato nel ventre non lasciano dubbi, e neppure la lingua nerastra. Sarà l’autopsia a definire se è morta impiccata o dissanguata…
Markus è definitivamente morto per sbudellamento: la cuspide della Culla di Giuda lo ha letteralmente aperto in due. Ci vorrà po´di lavoro per tirarlo via da li´.
Wernher ormai è in decomposizione.
Di sopra, poi, ci sono ancora Chris e Franz… Un bel massacro, non c’è che dire.
Kurt è ancora svenuto, e comunque è legato stretto alla zampa massiccia del cavalletto dove abbiamo scopato Karin la prima sera: da lì non si può muovere.
Improvvisamente mi rendo conto di morire di freddo.
In un angolo ritrovo il visone insanguinato che ho preso in prestito da Karin e lo indosso.
Poi infilo la porta e mi metto a cercare la strada per tornare di sopra.
Eva dev’essere angosciata…

Passo due volte per il corridoio dove Eva si è fatta fottere da Markus la notte prima, poi riesco a trovare la strada e salgo la scaletta a chiocciola che porta alla sala da pranzo.
Sono nervosa, stanca, e probabilmente non del tutto lucida: mi scappa di gridare.
- Eva! Eva, dove sei?
Dopo un attimo di silenzio sento la sua voce soffocata dalla porta: - Pat! Siamo qui…
Il sollievo è tale che quasi mi sento sollevare da terra, e non mi avvedo se non impercettibilmente di un movimento dietro la coda dell’occhio; ma quando mi volto, non c’è niente da vedere.
Raggiungo la porta della sala da pranzo e la trovo chiusa.
Già, Kurt l’aveva detto, che Eva e Karin erano chiuse dentro per sicurezza…
Raggiungo la porta e busso: - Eva! Sei li´?
- Pat! Grazie al cielo… Si´, siamo qui. Ma siamo chiuse dentro… Dove sono gli altri?
Impreco: - Cazzo, niente chiavi… È successo un casino, poi ti racconto.
Trovo qualche attrezzo in cucina e mi metto al lavoro, sperando di ricordare i trucchi insegnatici all’ultimo turno di addestramento in Sardegna.
Ci metto un po’, ma alla fine riesco a sbloccare la serratura.
Quando entro, ho una sorpresa: Eva se ne sta tranquillamente seduta su una sedia con la pistola di Kurt in pugno, e Karin è seduta in terra con l’aria rabbiosa dell’aristocratica offesa.
- Cosa diavolo è successo qui?
Eva scrolla le spalle: - La contessina qui, ha cominciato a sparare idiozie circa il fatto che io sarei una spacciatrice di droga e magari anche un’assassina. Ho provato a spiegarle che probabilmente mi si potrebbe anche definire un’assassina, visto che ho un po´di tacche sul calciolo del mio fucile, ma che non ho mai spacciato droga in vita mia, però non mi crede. Quando è diventata più irragionevole, ho preferito disarmarla prima che potesse fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita.
Mi ricordo del piano di Kurt, e vedo che alla fine qualche lembo di foglia la povera Karin ha finito col mangiarla…
Scoppio a ridere: - Okay, lasciala andare: lei non c’entra niente. Era solo una pedina del gioco, come te e me.
Eva scuote le spalle poco convinta, ma è abituata ad ascoltarmi.
Furiosa, Karin comincia ad urlare con il suo buffo inglese accentatissimo; faccio un po´di fatica a calmarla prima e a spiegare l’accaduto a entrambe poi.
Eva non fa commenti, ma Karin non ci vuole credere.
Io scrollo le spalle: - È tutto facile da verificare: Johanna e Markus sono appesi come quarti di bue nella sala delle torture, e tuo fratello è lì con loro, un po´pesto ma vivo e vegeto anche se legato come un salame.
La contessa mi guarda a bocca aperta e manda giù bicchier d’acqua: - Quindi ha fatto tutto Kurt? Per gelosia, perché Johanna era incinta di Markus?
- Così pare. Almeno, è quello che ci ha detto lui prima di ammazzarli.
- Ma è assurdo! E gli altri?
- Ehm… Chris e Franz erano due “degenerati”, Wernher un testimone scomodo. Tu eri il testimone comodo, Eva e io le presunte colpevoli. Poi, siccome non sniffo e non sono credibile come spacciatrice, io sono diventata un’altra vittima dell’assassina seriale designata…
- …Che sarei io – conclude Eva quasi compiaciuta – Mi piace la parte che mi aveva attribuito tuo fratello. Karin, scusami per la pistola: adesso ho capito perché sospettavi di me.
Karin scuote la testa: - Non fa niente, scusami tu per averti accusata… Accidenti se siete in gamba, ragazze! Eva sembra un ninja, per come mi ha disarmata. E tu, Pat, come te la sei cavata in quella situazione… Davvero non me la raccontate giusta: non siete due semplici escort!
Io sogghigno, cercando di cambiare discorso: - Te l’ho detto: non siamo due semplici escort, siamo le escort più care di Venezia!
Lei arriccia il naso, dubbiosa: - Sarà… Però c’è un’altra cosa che non mi convince.
- Cosa?
- Kurt può aver portato via e assassinato Wernher mentre dormivamo; può aver avvelenato Franz perché sicuramente ha le chiavi di tutte le camere del castello, e ha ucciso gli altri davanti a te. Ma quando è stata uccisa Chris, lui era con noi: lo è stato tutto il tempo!
Rimango interdetta: non ci avevo pensato.
- Cazzo! Ma allora…
- Allora, c’è qualcun altro nel castello.
Karin è un’ottima investigatrice, non c’è dubbio.
Eva salta su: - Ma se c’è qualcun altro nel castello…
Mi volto di scatto: - …Cercherà liberare Kurt!

Non era stata una semplice sensazione: tornando alla sala da pranzo avevo veramente visto qualcuno… Qualcuno che teneva d’occhio la stanza con le due prigioniere dentro mentre Kurt faceva il suo lavoro di sotto; qualcuno che io stessa ho messo in allarme chiamando Eva a voce alta. Qualcuno che non può essere che il complice di Kurt che ha assassinato Chris…
Dannazione.
Ci precipitiamo a capofitto giù dalla scaletta a chiocciola, e poi lungo i corridoi delle cantine. La pistola l’ha ripresa Eva, mentre io ho sempre con me il coltello da macellaio.
Ci perdiamo due volte, poi Karin ritrova la strada e arriviamo nella sala delle torture…
…Appena in tempo.

Karin non riesce a trattenere un grido nel vedere Johanna impiccata al soffitto e con le budella penzoloni fra le gambe ormai rigide.
La figura accoccolata accanto al cavalletto si volta di scatto, e la riconosco subito.
Helga, la graziosa cameriera che mi aveva colpito al nostro arrivo… Evidentemente, oltre a fare la cameriera, la piccola svolgeva anche altre mansioni di fiducia per il conte del “Nido del Corvo”.
- Ferma dove sei!
Lei non è una ninja: capisce di essere in trappola, e si immobilizza, un’espressione di odio nello sguardo.
Kurt è ancora legato: avevo fatto un buon lavoro, e Helga non è ancora riuscita a slegare il suo padrone, che è ancora intontito.
Karin passa in rassegna i cadaveri con sguardo professionale e appena un po´ disgustato, poi si rivolge al fratello: - Hai qualcosa da dirmi?
Lui ha qualche difficoltà parlare: gli ho fatto saltare almeno quattro denti e probabilmente gli ho anche slogato la mandibola, per non parlare della lingua lesionata.
Cerca di arruffianare la sorella in tedesco: mi sembra di capire che l’assassina seriale adesso sarei io, e che la mia motivazione sarebbe una semplice, lucida follia…
Ma naturalmente io non avevo avuto l’opportunità di uccidere né Chris né Franz; tantomeno avrei potuto trasportare Wernher di sotto in una sala torture che non avevo mai visto prima…
Karin è implacabile.
Helga la squadra con un odio selvaggio, e mi rendo conto che al di là di tutto, la camerierina deve essere innamorata del suo bel conte e quindi deve essere anche gelosissima della sorella incestuosa.
Non sembra molto propensa a rispondere alle domande dell’investigatrice, così mi permetto di intervenire con un consiglio: - Siamo in una sala torture: se ne approfittassimo?
Karin inarca un sopracciglio, e io mi avvicino ad un giocattolo ancora non utilizzato; apro la “Vergine di Norimberga” e ne rivelo l’interno irto di chiodi e aculei appuntiti.
Helga impallidisce visibilmente.
Eva trova l’idea particolarmente divertente; afferra la ragazzotta biondiccia e con le tette grosse (evidentemente è così che piacciono a Kurt) e la spinge dentro il sarcofago: la parete posteriore non è priva di aculei, così non è un problema farla stare lì: è il coperchio ad essere internamente armato, e chiudendosi trafigge la sua vittima.
Sotto la minaccia della pistola di Eva, Helga rimane dentro la Vergine aperta, gli occhi spalancati fissi sui chiodi all’interno del coperchio, che sembrano puntati dritti contro di lei…
Karin si avvicina, e la interroga con calma in tedesco.
Quando Helga esita a rispondere, la contessina accosta il coperchio, finché i primi aculei pungono le tette prominenti della ragazza. La sua camicetta si lacera leggermente sotto le punte acuminate e la poveretta urla di terrore.
Poi comincia a parlare come un fiume in piena.
La osservo con calma mentre risponde puntualmente alle domande di Karin, a dispetto degli improperi che gli getta contro Kurt da sotto il cavalletto. La ragazzotta è procace, sulla ventina, appena un po´ in carne, e con un visetto delizioso. Indossa una camicetta bianca e una gonnellina nera appena sopra al ginocchio, come una brava camerierina… Ha delle belle gambette snelle e dei profondi occhioni blu che spiccano sulla pelle slavata del viso.
Peccato che marcirà galera per il resto della vita… Spero che almeno le agenti di custodia avranno modo di godersi un po´il suo bel corpo.
Sono una vera porca.

Karin è soddisfatta della confessione completa di Helga.
Si rivolge al fratello, che la guarda disfatto da sotto il cavalletto. Gli fa una domanda, e lui si sforza di rispondere.
Karin si volta verso di noi: - Dice che l’ha fatto per me. Doveva difendere il buon nome del casato. E poi lui e io saremmo stati liberi…
Sputa per terra: - Come ho potuto permettere a un simile mostro di toccarmi, per tutti questi anni?
Povera Karin.
Poi lei si rivolge a me: - Ti dispiace scioglierlo? Sarà il caso di portarlo di sopra, in attesa che possa arrivare la polizia…
Fosse per me, rimarrebbe dove si trova, circondato dal lezzo, dal freddo e soprattutto dai corpi delle sue vittime; ma capisco che Karin deve fare le cose come si deve, così mi piego e sciolgo le corde aiutandomi con il coltello da macellaio mentre Eva passa l’arma alla donna giudice.
Quando Kurt è libero, Karin gli si avvicina con un sorriso gelido.
È un po´troppo vicina per tenerlo sotto controllo con la pistola mentre lui si alza in piedi, così mi tengo pronta con il coltello.
Ma non ce n’è bisogno.
Appena davanti al fratello, Karin fa fuoco a bruciapelo.
Un colpo solo, dritto al cuore.
Kurt sbarra gli occhi; cerca di dire qualcosa, ma non ci riesce, e crolla a terra come un sacco di patate.
Helga urla.
Io faccio un passo di lato per non sporcarmi.
Karin sputa sul corpo del fratello, ancora scosso dagli ultimi sussulti: - Come dicevi tu, tesoro: il buon nome del casato prima di tutto. Non lo infangherai in tribunale davanti a tutti!
Eva arriccia il naso.
Io mi mordo un labbro: posso capire benissimo il punto di vista di Karin. Fra l’altro, in questo modo anche la sporca storia della sua relazione con il fratello rimarrà segreto.
- Immagino quindi che tu fossi semplicemente l’ultima delle vittime del folle – dico lentamente – Poi quando stava per uccidere anche te, gli hai strappato la pistola, e…
Karin sospira: - Esatto. Quanto a voi due, non siete mai state qui. Niente droga, niente escort. Questa storia è già abbastanza sudicia come sembra, e almeno voi ne uscirete pulite. In fondo vi devo la vita; o almeno la mia sanità mentale.
Io annuisco: - Ti ringrazio. Ma come la mettiamo con Helga?
Karin si volta a guardare nella Vergine di Norimberga: la ragazzotta sta piangendo in silenzio guardando il suo amore che giace cadavere sul pavimento.
- Già: lei potrebbe raccontare una storiella leggermente diversa, vero?
Con gesto apparentemente casuale, Karin appoggia la mano al coperchio del sarcofago, e questo si accosta quasi di colpo.
Sentiamo l’urlo raccapricciante della ragazzotta, poi la Vergine si richiude con un tonfo e le grida dal suo interno cessano improvvisamente.
Sotto il sarcofago richiuso si forma rapidamente una larga pozza di sangue nerastro…
Karin si volta verso di noi con aria corrucciata: - Oops!

***

Un castello pieno di cadaveri: questo è adesso il “Nido del Corvo” …
Nella cameretta di servizio di Helga troviamo le siringhe con il veleno impiegato per uccidere Chris, la stricnina adoperata con Franz, e il sonnifero probabilmente impiegato su Wernher e che con tutta probabilità avrebbe dovuto servire anche per Karin.
Karin fruga anche la camera padronale alla ricerca di prove che rischino di esporre la sua relazione con Kurt, ma non ne trova nessuna: già´, il buon nome dei von Koltitz stava a cuore a entrambi.
Ha smesso di nevicare, e anche il vento si è placato.
Le linee sono ancora isolate, ma probabilmente presto sarà possibile lasciare il castello: Eva e io troveremo il modo di sparire senza lasciare tracce che possano recare imbarazzo a Karin e problemi a noi stesse…

Finalmente tranquilla, la nuova contessa del “Nido del Corvo” manda giù uno slivoviz e ci osserva con gli occhi scintillanti: - C’è solo un ultimo dettaglio da sistemare, ragazze: se io sono la vittima finale del pazzo, e che si è salvata all´ultimo momento, dovrei avere qualche segno addosso. Cosa ne direste di strapazzarmi un po’?

***

La camera da letto padronale del castello è faraonica: mi ricorda quella nella dacia di Boris fuori Mosca, ma ha molto più stile.
L’ultimo lavoro da cameriera di Helga probabilmente è consistito proprio nel rigovernare e rassettare tutto: è perfettamente in ordine, così rivolgiamo un pensiero alla ragazzotta che giace cadavere all’interno delle Vergine di Norimberga.
Poi Eva e io allunghiamo le mani sul bel corpo di Karin, avide di farne scempio.
Le pellicce sono finite sul pavimento appena siamo entrate, e adesso i nostri corpi sono guarniti esclusivamente da accessori fatti per eccitare e non per riscaldare: Karin indossa ancora le calze di seta con i tacchi a spillo; Eva ha anche lei i tacchi alti, ma con le autoreggenti nere. Io non ho le calze ma ho ancora gli stivali e la cintura metallica alla vita.
L’austriaca sembra ben lieta di lasciarsi fare la festa, e noi siamo felici di fargliela.
La stendiamo nel gigantesco lettone da ammucchiata multipla in cui dormivano Kurt e Johanna (di volta in volta con gli amanti di turno), e cominciamo a divorarla lentamente, strappandole lunghi sospiri di piacere. Ci dedichiamo a lungo a succhiarle e a morderle i capezzoli, uno ciascuna, e nel frattempo facciamo scorrere le dita lungo il suo corpo morbido e armonioso.
Intreccio le dita con quelle di Eva nel cespuglio nerissimo e curato della contessa, e insieme cominciamo a giocare con i suoi tesori cercando di capire la natura più intima della sua sessualità.
Scopriamo insieme le sue zone erogene: la fanno impazzire le carezze all’interno delle cosce, proprio come a me; ha un debole per i baci sul collo, come Eva… Ed è estremamente sensibile sotto le ascelle, cosa mai osservata prima da nessuna di noi due.
La baciamo a lungo in bocca per lasciare riposare le sue punte abusate, poi torniamo all’attacco: Eva si stende sopra di lei a sessantanove, mentre io mi piazzo fra le sue cosce e comincia ad esplorare in modo approfondito le sue intimità´. Cosi´, mentre Eva comincia a leccarle il clito, io scavo con la lingua dentro la sua vagina per raccogliere i primi succhi di piacere.
Li condivido con Eva quando ci scambiamo un bel bacio di lingua, poi torniamo al lavoro.
Karin comincia a sussultare sotto le nostre lingue esperte, e intanto comincia anche lei ad esplorare i tesori che le offre Eva a portata di labbra…
Non ci vuole molto per farla godere una prima volta… E neppure la seconda…

Le offriamo una dimostrazione di sforbiciata: prima fra di noi, poi Eva la pratica con lei fino a farla spasimare.
Mentre Karin si riprende dopo l’orgasmo, io allungo la mano per afferrare il ricordino che ho portato via dalla sala delle torture: tanto, è fra i pochi oggetti che non hanno trovato un impiego reale nelle ultime ore, e il tribunale non ne sentirà la mancanza.
Karin impallidisce quando la vede: - Non penserai mica…
- Oh, sì che lo penso – sogghigno io passando la lingua sulla pera vaginale che ho in mano – Non volevi essere strapazzata? Dopo nessuno dubiterà che sei stata torturata anche tu…
- Ma…
Leggo il terrore nei suoi occhi: terrore condito dal dubbio. E se, alla fine, Eva e io fossimo davvero le assassine seriali? Se ora mi accingessi a farle esplodere la fica aprendo le valve di bronzo dentro le sue carni più delicate...?
La paura è l’essenza del piacere masochistico…
- Tienila ferma – ordino a Eva mentre mi piazzo fra le gambe di Karin per possederla.
Come mi manca il mio strapon… Dovrò accontentarmi della pera.
Karin invece dovrà subirla.
Eva si siede in faccia alla contessa: cosi´, oltre a bloccarla, la costringe anche a leccarle la passera.
Nel frattempo, io insalivo per bene la fica nerissima della nostra nuova amica, aprendole con cura le grandi labbra. Poi, con calma, passo a penetrarla lentamente con lo strumento di tortura che ho sottratto alle segrete del castello.
- Hmmm… Oohhh… Hmppp!
Karin mugola e si dimena sotto Eva, ma è del tutto impotente mentre le pianto in corpo l’attrezzo di bronzo destinato a donare strazio e piacere a seconda dell’avvitamento.
Le carni delicate si aprono e l’intimità Karin viene violata dal vile metallo che le affondo lentamente nella fica facendola tremare di piacere e di terrore…
Quando è tutta dentro, comincio lentamente ad avvitare l’ingranaggio interno, e gli spicchi dell’infernale arnese cominciano lentamente ad aprirsi dentro la vagina di Karin.
La donna comincia ad urlare: dolore, paura, piacere proibito… Sensazioni potenti ed intossicanti che fanno esplodere il cervello e infiammare i sensi.
Espando la pera al limite estremo del danno fisiologico, godendomi le grida strazianti della povera contessa, poi impongo un ultimo giro e comincio a ruotare l’attrezzo all’interno del suo corpo voluttuoso…
- Aaghhh! – grida Karin quando Eva si solleva dal suo viso per dare un’occhiata anche lei – Pat, ti prego… Abbi pietà…
- Nessuna pieta´- ringhio io con voce sadica – Preparati alla “piccola morte”, troia!
Spingo la pera dentro Karin, e la ruoto al tempo stesso, imponendo all’attrezzo un movimento coitale estremamente potente e profondo che va ad incidere direttamente sul punto G che ho scoperto poco prima leccandole la fica.
- AAGHHH!!! – grida Karin, stravolta dall’orgasmo – Mi fai morire…
- Si´, muori! – ringhio ancora io – Questa è la fine che ti meriti, troia assassina: la “piccola morte” del piacere…
Il grido di piacere di Karin si spegne lentamente, e lei si abbatte sul letto coniugale del fratello appena ucciso: stremata dall’orgasmo.
Riavvito con calma l’ingranaggio centrale, richiudendo le valve di bronzo della pera, e poi procedo ad estrarla con calma: è striata di sangue.
Qualunque ginecologo potrà certificare la violenza subita dagli organi sessuali di Karin ed esercitata con uno degli strumenti di tortura di quel pazzo di suo fratello…

Ci chiniamo a baciare la nostra nuova amica sulla bocca.
Lei è stremata, ma perfettamente cosciente. Allunga le braccia per cingerci le spalle.
Le nostre tre lingue s’intrecciano gioiosamente mentre ci scambiamo la saliva al termine dell’amore.
Quando alla fine ci stacchiamo con riluttanza, solo perché ci fanno male le braccia, lei sospira pesantemente.
- Oh, ragazze… Dopo questo fine settimana, non credo che andrò mai più con un uomo in vita mia! Pat, quel biglietto da visita per venirvi a trovare a Venezia… Posso averne un altro?
scritto il
2019-04-01
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