Mai senza sigarette

di
genere
etero

Attesi in auto una ventina di minuti, mentre con una mano mi continuavo ad accarezzare il pube, prima di vedere nello specchietto la figura di Norma avvicinarsi con un sorriso e due grandi borse.
Mi riassettai alla meglio e quando arrivo mi sfoderò un sorriso a 36 denti, la guardai con espressione di una mammina che becca la figlia birichina, e lei mi rispose con una sonora risata, esordendo: “ che peccato, lo abbiamo fatto eccitare troppo ci ha messo meno di un minuto a venire, direttamente nei pantaloni, non è più riuscito a farselo venire su neppure a suon di succhiate…però ci ho guadagnato un bel paio di sandali…” la risata fu contagiosa da prendere anche me, nel tragitto per tornare a casa parlò e sparlò delle sue avventure extraconiugali, Norma non era solo un esibizionista, era una vera e propria assatanata, per non dire ninfomane, mi era sempre piaciuta la Norma ma ora la vedevo sotto un'altra luce e mi piaceva ancora di più.
Nonostante ciò, avevo ancora in sospeso un problema non indifferente, si perché quella sera Mirko era rimasto a dormire da Gian Maria, ospite a casa di Laura, andai a letto che erano appena le dieci e trenta, mi girai nelle lenzuola senza prendere sonno, i racconti di Norma avevano aumentato la mia bramosia.
Quando Giorgio mi chiamò erano passate le undici, la telefonata fu quasi una “erotic line”, a volte quando eravamo lontani succedeva che facessimo sesso telefonico, ma poi ci incontravamo la sera e scaricavamo tutta la tensione erotica accumulata, purtroppo quella sera non fu così, dopo circa mezzora di robusto sesso telefonico, nella mi procurai due orgasmi con il solo aiuto delle mie dita, ci salutammo e io ricominciai a rigirarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno.
Era quasi mezzanotte quando scesi in cucina, indossavo solo la giacca del pigiama di Giorgio, l’eccitazione si stava trasformando in nervosismo, cercai la borsa con le sigarette, nulla niente sigarette.
Mi liberai della casacca del pigiama e delle zoccolette, mi infilai gli stivaloni e indossai il lungo piumino, decisa ad andare a comprarmi almeno le sigarette.
Quando uscii di casa il freddo gelido mi entrò sotto il piumino e quasi mi fece desistere, ma ormai ero in auto, partii a fari spenti, diretta verso il centro cittadino.
Vidi un distributore di sigarette automatico, ma era spento, “cazzo” esclamai a me stessa: “… che cazzo ti serve se poi non lo metti in funzione” sembravo, uno scaricatore di porto, l’auto, nel frattempo, si era scaldata ed ora mi buttava su per le gambe il tiepido getto di aria calda, nel vagare mi trovai davanti al bar del pomeriggio, l’insegna era spenta ma la luce all’interno era ancora accesa.
Mi fermai quasi di fronte al locale, la strada era deserta, scesi e sbirciai dentro la vetrina, vidi il barista brizzolato, intento a fare le pulizie; lui noto la mia presenza, si volto verso la vetrata e con un sorriso mi fece cenno di entrare mentre si avvicinava alla porta per aprirmi.
“Buonasera, non mi aspettavo una visita così presto, anzi meglio dire così tardi…”
lo guardai sorridendo, gli ero passata accanto ed avevo sentito lo stesso odore di biscotti appena sfornati che mi aveva pervasa il pomeriggio: “la prego mi dica che vende anche sigarette…” poi aggiunsi quasi come invito: “…sarei disposta a tutto per una sigaretta”
nuovamente mi sorrise e mi invitò ad avvicinarmi al bancone, lui si chinò ed estrasse un pacchetto di marlboro, porgendomele, le presi e lui scherzando le trattenne: “Disposta a tutto ha detto?”
Me l’ero cercata, e l’avevo trovata per giunta, ma ormai ero pronta a tutto e non per un pacco di sigarette: “si disposta a tutto… anche ad uccidere” lo dissi con un sorriso sulle labbra, mentre lui mollava il pacchetto sorridendo io lo scartai con voluttà, lui mi verso un “baylis” ed io lo buttai giù dopo aver tirato un paio di boccate piene della sigaretta.
Poi mi alzai e passai dietro il bancone, lui sembrava in attesa gli accarezzi il pube, dicendogli: “disposta a tutto” quelle furono le ultime parole, poi mi inginocchiai davanti a lui e sbottonandogli i pantaloni gli tirai fuori il pene, era barzotto, ma ci volle un solo bacio per farlo diventare turgido, mi guardo sorridendo poi disse: “non ho chiuso la porta…” gli risposi staccando un attimo le mie labbra da suo pene, lascia: “sarà più eccitante” poi continuai la mia fellazio, lui si appoggio ad uno sgabello e chiuse gli occhi, io continuai ancora per qualche minuto, quando fu pronto mi alzai e aprii il piumino, sotto ero nuda, a quella vista mi rispose con un fischio da applauso, io gli porsi la mia intimità e lui la prese senza remore, mi fece appoggiare con le mani al lavabo facendomi poi arretrare il bacino.
Io lo vidi riflesso in uno specchio mentre si metteva dietro e poi sentii il suo glande che comincia a premere sul mio intimo.
Desideravo essere presa e rapidamente spinsi il mio sedere verso di lui il suo sesso entro di botto sino in fondo e un calore mi pervase.
Mi manco quasi il fiato, e le gambe mi tremarono, provai attimi di acuto piacere.
Pochi istanti, infatti, e cominciai a godere mentre lui si muoveva sapiente dentro di me, alternando delicate penetrazioni a veri e propri colpi d’ariete.
L’orgasmo mi sconvolse, urlai il mio piacere mentre lui ancora mi trafiggeva col suo sesso.
Riportai lo sguardo allo specchio e mi accorsi che anche lui stava per venire.
“Ti voglio bere” gli dissi mentre mi distaccai da lui e m’inginocchiai nuovamente ai suoi piedi riprendo il suo pene in bocca e un istante dopo lui venne, riempiendomi la bocca del suo caldo seme ingoiai famelica ogni singola goccia che usciva.
Ero inginocchiata ai piedi di uno sconosciuto con il quale avevo appena fatto sesso, mi ci vollero cinque minuti buoni per riprendermi da quella malandrina scopata, poi mi alzai mi infilai nuovamente il mio piumino, mi avvicinai a lui e lo baciai sulle labbra, mentre la mia mano scendeva ancora giù sui genitale a salutare quel membro che sino a pochi minuti prima era stato dentro di me.
Ripresami completamente e pienamente appagata, mi allontanai prendendo le sigarette sul bancone, e strizzandogli l’occhio gli dissi: “le sigarette te le pago domani… buona notte e sognami”
Lui sorridendo mi rispose: “sarà fatto, un bacione e sogna bene”
Uscii dal locale e tornai a casa, fumai una sola sigaretta nel tragitto, appena arrivata a casa mi buttai sul letto e in pochi istanti ero già nel mondo dei sogni.
continua
scritto il
2011-07-15
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