Un pomeriggio di ripetizioni
di
Istanbul
genere
saffico
2° tentativo di pubblicazione, in quanto il primo è risultato inspiegabilmente illeggibile. Spero che questa volta posso apparire completo.
Questo è il mio primo racconto. Mi scuso in anticipi per eventuali errori ortografici.
Storia inventata con nomi di fantasia, pertanto ogni riferimento è puramente casuale.
. Così esordì la docente di lingua e letteratura inglese e francese, durante l’incontro con i genitori di Francesca.
disse lei, mostrando loro il quadro generale delle valutazioni .
I genitori dell’alunna, si scambiarono un rapido sguardo che denotava un’evidente preoccupazione. Rivolgendosi nuovamente all’insegnante, la madre chiese:
fece il padre di Francesca
rispose il padre
risposero di congedo i genitori di Francesca.
L’ultima ora stava per terminare. La lezione incentrata sul romanzo Il ritratto di Dorian Grey, non sembrava coinvolgere particolarmente Francesca, una ragazza di 19 anni, altezza circa 1,70 m, occhi azzurri, capelli castano scuro, che scendevano all’altezza delle scapole, raccolti in una semplice coda, da un nastro color celeste. Un fisico asciutto e slanciato, merito dei tanti anni di Volley, sport che tuttora frequentava con la stessa passione di quando iniziò, all’età di 6 anni, e che le occupava parecchio tempo. Con 4 allenamenti e due partite settimanali, la pallavolo si classificava, probabilmente, al primo posto tra le cause del suo calo scolastico. Indossava una t-shirt nera, un paio di jeans chiari e calzava due sneakers nere ai piedi taglia 39. Non essendo allacciate, in quel momento stava facendo dondolare la scarpa destra, avendo la stessa gamba accavallata sull’altra, lasciando intravedere il calzino bianco che arrivava all’altezza delle caviglie.
Arrivò il suono dell’ultima campanella della giornata, accompagnata da un immediato fragore dato dallo spostamento delle sedie degli alunni, intenti a dirigersi all’uscita.
Francesca infilò la scarpa, prese i suoi effetti, e imitò il resto della classe.
. Con un cenno della mano, la professoressa la chiamò alla cattedra.
iniziò la docente proseguì lei
Perfettamente conscia della propria situazione, Francesca ascoltò senza replicare, annuendo di tanto in tanto con espressione mista tra il colpevole e il rassegnato.
rispose Francesca.
propose la professoressa.
disse Francesca.
la salutò Francesca, dirigendosi all’uscita.
Jennifer guardò l’alunna andar via. Le piacque il modo in cui le sorrise.
Terminò di controllare dei compiti in classe ed uscì per recarsi a casa, esattamente un’ora dopo il suono della campanella.
Era nata in Canada 35 anni prima, ma si era trasferita in Europa all’età di 19, dove visse a Londra, per due anni, prima di trasferirsi nella città che sognava fin da bambina: Roma.
Grazie alla sua tenacia, e probabilmente ad un’innata dote per la materia, non impiegò molto per imparare correttamente la lingua italiana.
Era una donna di medio-alta statura, circa 1,75m, capelli biondo cenere raccolti in una treccia, che poggiava sulla spalla sinistra. Indossava una camicetta color salmone, coperta da una giacca nera e dei pantaloni aderenti dello stesso colore. Ai piedi, misura 40, portava delle ballerine senza calze.
Salì in auto, accese la sua radio preferita, stavano dando I Want It All dei Queen. Il suo volto si illuminò: amava Freddie Mercury da sempre! Si inserì nella carreggiata e si avviò a casa.
Quella sera, Francesca dovette subire la predica da suo padre, visibilmente seccato per i voti della figlia.
Lei riferì di aver preso accordi con la professoressa per le ripetizioni, e che avrebbe iniziato venerdì, ovvero due giorni dopo. Su questo, conclusero il discorso.
Alle 14.30 del venerdì, Francesca stava per uscire di casa, alla volta della residenza della professoressa: per pura fortuna, non distava più di 15-20 minuti a piedi.
Si vestì comodamente: t-shirt nera recante una qualche scritta in bianco, shorts jeans color blu sbiadito e ballerine scure. Prese il necessario ed si incamminò, nell’insolita calura di un pomeriggio di metà Aprile, arrivando a destinazione con 5 minuti di anticipo.
disse una voce all’altro capo del citofono.
Francesca riconobbe la professoressa e le rispose, comunicandole il suo arrivo.
disse infine, anticipando il suono metallico dello scatto della serratura.
Francesca percorse a piedi due rampe di scale, giungendo infine alla porta della prof.
Jennifer era sull’uscio, la vedi arrivare e la accolse sorridendole.
Francesca ricambiò il sorriso, sentendosi subito a suo agio in quel luogo.
Notò subito l’outfit da casa della prof: portava dei leggins scuri, una t-shirt bianca piuttosto larga e un paio di infradito, che metteva in evidenza il blu dello smalto alle unghie dei piedi.
Francesca, ne rimase come ipnotizzata e rimase a fissarlo per qualche secondo: aveva dei piedi bellissimi!
domando la prof, notandola deconcentrata.
rispose Francesca con una lieve punta di imbarazzo.
volle sapere la prof.
le rispose.
fece l’altra con un sorriso proseguì lei concluse, facendole l’occhiolino, gesto che provocò uno strana ma piacevole brivido a Francesca.
Andarono in soggiorno ed iniziarono con le lezioni.
Trascorsero due ore ininterrotte di studio ed esercitazioni, culminate con una piccola interrogazione a cui Francesca si fece trovare pronta, compiacendo la prof.
. Nella sua voce, vi era una certa soddisfazione, dovuta probabilmente all’impegno dimostrato dalla ragazza.
rispose Francesca si corresse poi, strappando un sorriso a Jenny
chiese Jenny
rispose la ragazza
Così, la prof gliene porse una bottiglia da 33cc, che si rivelò la preferita dalla ragazza.
le disse Jenny.
Francesca, quindi, si alzò e percorse il breve corridoio che divideva il soggiorno dal salotto.
Qui, vi trovo un divano a due posti, con due pouf posti tra quello ed un tavolino in vetro di forma quadrata.
Francesca pensò che servisse ad appoggiarvi bevande o snack vari da consumare davanti alla tv.
Jenny ripose i “ferri del mestiere”, prese la sua birra e raggiunse la ragazza in salotto.
Giunta in salotto, notò che la ragazza l’aveva presa in parola circa l’espressione “se vuoi puoi metterti comoda”; infatti, la trovo comodamente seduta sul divano, senza ballerine, con i piedi nudi poggiati sopra uno dei due pouf, con le piante in bella vista.
Jenny ebbe un sussulto. Rimase qualche secondo a fissarle. Erano splendide!
Notando che le stava fissando, Francesca, lievemente imbarazzata, e fece per toglierli ma l’altra la fermò subito dicendo:
fece la prof con fare premuroso.
le rispose Francesca con un sorriso colpevole.
disse poi Jenny
rispose Francesca.
Sorrise, e mentre lo fece incrociò lo sguardo di Jenny. Stava sorridendo anche lei.
Una piacevole sensazione pervase la ragazza. Si sentiva emozionata. Anzi quasi eccitata da quell’incrocio di sguardi. Non capiva cosa le stesse succedendo, era qualcosa di completamente nuovo.
Ma le piaceva.
chiese improvvisamente la prof.
borbottò lei.
continuò Jenny, con un sorrisetto divertito, mentre terminava la birra.
Si allungò per poggiare la bottiglia sul tavolino, passando vicinissimo ai piedi della ragazza.
Li adorava! Erano magnifici!
Dentro di sé, sapeva che sarebbe inopportuno. Non c’era un tale livello di confidenza.
Ma la tentazione era fortissima. Li voleva toccare. Le sarebbe piaciuto sfiorarli con le dita.
Lo fece. Liberata la mano dalla bottiglia vuota, l’allungo verso i suoi piedi e le fece il solletico.
Francesca mosse il piede, emettendo una risatina.
disse la prof con fare divertito.
ammise divertita la ragazza.
Al che Jenny, avendo finalmente rotto il ghiaccio, prese a far scorrere le dita anche sotto l’altro piede.
La risatina di Francesca, si trasformò in una risata divertita.
Rideva e agitava i piedini su e giù, avanti ed indietro, come per sfuggire a quella piacevole tortura.
Sì, piacevole! Dentro di lei, sentiva che le stava piacendo.
Inspiegabilmente, iniziò a sentirsi eccitata: com’era possibile? La sua professoressa le stava solleticando i piedi! Si era eccitata moltissime volte, ma non avrebbe mai pensato che potesse succedere per una cosa del genere.
Improvvisamente, Jenny abbandonò i piedi e fece scattare le sue dita sui fianchi della ragazza, strappandole un urletto prima di farla precipitare in vortice di risate.
Francesca si dimenava per evitare il solletico, ai fianchi era devastante!
disse Jenny proseguendo la sua opera.
Francesca cercò di bloccare la prof, improvvisando una piccola lotta sul divano.
Il risultato fu un maldestro capitombolo a terra.
Finirono entrambe sul pavimento, tra le risate generali.
Si ritrovarono incredibilmente vicine. I loro sguardi si incrociarono.
Accadde in un attimo. Le loro labbra si avvicinarono fino a toccarsi.
Dapprima un bacio sobrio, per poi diventare qualcosa di più quando la passione le prese, facendo venire meno le inibizioni.
Si strinsero in un abbraccio, mentre un fiume di emozioni le travolgeva.
Le loro lingue, presero ad intrecciarsi con furore. Il fiato si fece corto. I respiri affannosi.
Jenny, infilò le mani sotto la maglietta di Francesca, le sganciò il reggiseno e in un attimo la ragazza si trovò a palesare la sua terza abbondante. Jennifer prese a baciarle il collo, scese lentamente fino ai capezzoli, strappandole dei vagiti di piacere.
Lentamente, risalì verso il collo e, baciandola dietro l’orecchio, le sussurrò:
Si alzarono da terra, Jenny la prese per mano.
Attraversarono il corridoio, fin dalla parte opposta dell’appartamento.
Si sentiva solamente il rumore delle sue infradito, dal momento che Francesca era a piedi nudi.
Giunsero in camera da letto della prof.
Non appena dentro, questa si voltò verso l’alunna e la baciò.
Francesca ricambiò, stavolta erano le sue mani ad esplorare sotto la maglietta di Jenny.
Si rese conto che non aveva il reggiseno.
Si staccò momentaneamente da lei per sfilarle la t-shirt e, con temperamento tutt’altro che timido e impacciato, si gettò sulla prof, facendola sdraiare sul letto.
Ora era lei a condurre.
Salì a cavalcioni su Jenny, bloccandole le braccia con le mani, mentre le baciava il collo, proseguendo pian piano verso i suoi seni. Prese a succhiare i capezzoli turgidi, dapprima delicatamente, per poi aumentarne l’intensità.
Jenny era eccitata. Si stava bagnando tutta, e sperava di sentire quelle morbide labbra, che tanto divinamente la stavano stuzzicando, scendere più in basso.
Fu come se la ragazza le lesse ne pensiero.
Iniziò una lenta discesa fatta di piccoli baci.
Giunta sotto l’ombelico, Francesca si alzò le tolse le ciabatte infradito, seguite dai leggins.
Si inginocchiò. Aveva il viso proprio davanti al sesso della prof.
Aveva dei modi sensuali a dir poco. L’eccitazione di Jennifer salì al solo contatto delle mani della ragazza con le sue mutandine, mentre gliele sfilava.
Era completamente nuda, distesa supina sul letto.
Francesca era sopra di lei.
Si scambiarono un altro lungo bacio, mentre le loro mani presero ad intrecciarsi, sfiorandosi delicatamente tra le dita.
Francesca, poi, tornò lentamente al punto in cui si era fermata prima.
Scese fin sopra il monte di venere, avvertendo nella sua prof, un’eccitazione sempre più crescente.
Con un movimento improvviso, la trasse a sé, arpionandola per le cosce, e affondò il viso nella vagina di lei, stimolando il clitoride con la lingua, su e giù, a destra e a sinistra, quasi fosse un interruttore.
I mugolii di piacere di Jenny divennero versi di puro godimento.
Ansimava e godeva!
Aveva le gambe aperte e sollevate. Francesca le sorreggeva, tenendole all’altezza dei polpacci, sfiorandone la superfice con le unghie, fino a quando giunse al tallone e quindi alla pianta del piede.
Jenny sobbalzò, emettendo una risatina.
fece lei, mentre ansimava di piacere
disse la ragazza, con un tono tra il malizioso e il sensuale
rispose la prof.
Francesca iniziò quindi ad alternare stimolazioni al clitoride e solletico ai piedi.
Jenny rideva e godeva, spiazzata da quella devastante sensazione di piacere e tortura.
Era al culmine del godimento.
Sentì il corpo contrarsi, le dita dei piedi che si arricciavano, sia per il solletico, sia per il piacere.
E poi venne.
Un urlo disumano accompagnò il suo orgasmo più incredibile, un mix di sensazioni assoluto!
Jenny ansimava ancora, mentre Francesca concludeva via via la sua opera.
Fece per staccarsi, quando la sua prof le cinse i fianchi, provocandole solletico, e la sdraiò sul letto, invertendo così le posizioni.
Ora Jenny era sopra.
Un paio di secondi furono sufficienti per far volare shorts e mutandine al centro della stanza.
la sua voce denotava malizia, mentre le sue mani sfioravano ora il ventre, ora l’interno coscia della ragazza. Che gradiva! Cazzo se gradiva! Era tutto un lago!
La prof se ne accorse e prese a sfiorarle il clitoride, infilando talvolta il dito all’interno della vagina.
.
Dopo aver realizzato, la ragazza scattò a sedere, guardo l’orologio del cellulare.
esclamò, prima di rendersi conto che la prof era lì davanti a lei non fece in tempo a finire la frase che incontrò una risata della prof.
Si alzò e si vestì. Prese il telefono ed inviò un messaggio su Whatsapp a sua madre, avvertendola del ritardo. La spunta blu di conferma che ne seguì, la fece tranquillizzare.
Attraversò l’appartamento per recuperare le scarpe, rimaste in soggiorno.
Raggiunse nuovamente la sua professoressa, che si trovava in cucina, dedita alla preparazione della cena.
iniziò esitante Francesca.
disse divertita la prof.
Francesca sorrise per quel ricordo: non era effettivamente stata la sua migliore interpretazione.
e mentre lo diceva, avvertiva le farfalle nello stomaco.
Jenny sorrise disse avvicinandosi alla ragazza.
Si salutarono con un altro lungo bacio.
Francesca uscì dall’appartamento, facendole un ultimo cenno con la mano.
Lo sguardo di Jenny la accompagnò fino a quando non sparì oltre il viale alberato.
Questo è il mio primo racconto. Mi scuso in anticipi per eventuali errori ortografici.
Storia inventata con nomi di fantasia, pertanto ogni riferimento è puramente casuale.
. Così esordì la docente di lingua e letteratura inglese e francese, durante l’incontro con i genitori di Francesca.
disse lei, mostrando loro il quadro generale delle valutazioni .
I genitori dell’alunna, si scambiarono un rapido sguardo che denotava un’evidente preoccupazione. Rivolgendosi nuovamente all’insegnante, la madre chiese:
fece il padre di Francesca
rispose il padre
risposero di congedo i genitori di Francesca.
L’ultima ora stava per terminare. La lezione incentrata sul romanzo Il ritratto di Dorian Grey, non sembrava coinvolgere particolarmente Francesca, una ragazza di 19 anni, altezza circa 1,70 m, occhi azzurri, capelli castano scuro, che scendevano all’altezza delle scapole, raccolti in una semplice coda, da un nastro color celeste. Un fisico asciutto e slanciato, merito dei tanti anni di Volley, sport che tuttora frequentava con la stessa passione di quando iniziò, all’età di 6 anni, e che le occupava parecchio tempo. Con 4 allenamenti e due partite settimanali, la pallavolo si classificava, probabilmente, al primo posto tra le cause del suo calo scolastico. Indossava una t-shirt nera, un paio di jeans chiari e calzava due sneakers nere ai piedi taglia 39. Non essendo allacciate, in quel momento stava facendo dondolare la scarpa destra, avendo la stessa gamba accavallata sull’altra, lasciando intravedere il calzino bianco che arrivava all’altezza delle caviglie.
Arrivò il suono dell’ultima campanella della giornata, accompagnata da un immediato fragore dato dallo spostamento delle sedie degli alunni, intenti a dirigersi all’uscita.
Francesca infilò la scarpa, prese i suoi effetti, e imitò il resto della classe.
. Con un cenno della mano, la professoressa la chiamò alla cattedra.
iniziò la docente proseguì lei
Perfettamente conscia della propria situazione, Francesca ascoltò senza replicare, annuendo di tanto in tanto con espressione mista tra il colpevole e il rassegnato.
rispose Francesca.
propose la professoressa.
disse Francesca.
la salutò Francesca, dirigendosi all’uscita.
Jennifer guardò l’alunna andar via. Le piacque il modo in cui le sorrise.
Terminò di controllare dei compiti in classe ed uscì per recarsi a casa, esattamente un’ora dopo il suono della campanella.
Era nata in Canada 35 anni prima, ma si era trasferita in Europa all’età di 19, dove visse a Londra, per due anni, prima di trasferirsi nella città che sognava fin da bambina: Roma.
Grazie alla sua tenacia, e probabilmente ad un’innata dote per la materia, non impiegò molto per imparare correttamente la lingua italiana.
Era una donna di medio-alta statura, circa 1,75m, capelli biondo cenere raccolti in una treccia, che poggiava sulla spalla sinistra. Indossava una camicetta color salmone, coperta da una giacca nera e dei pantaloni aderenti dello stesso colore. Ai piedi, misura 40, portava delle ballerine senza calze.
Salì in auto, accese la sua radio preferita, stavano dando I Want It All dei Queen. Il suo volto si illuminò: amava Freddie Mercury da sempre! Si inserì nella carreggiata e si avviò a casa.
Quella sera, Francesca dovette subire la predica da suo padre, visibilmente seccato per i voti della figlia.
Lei riferì di aver preso accordi con la professoressa per le ripetizioni, e che avrebbe iniziato venerdì, ovvero due giorni dopo. Su questo, conclusero il discorso.
Alle 14.30 del venerdì, Francesca stava per uscire di casa, alla volta della residenza della professoressa: per pura fortuna, non distava più di 15-20 minuti a piedi.
Si vestì comodamente: t-shirt nera recante una qualche scritta in bianco, shorts jeans color blu sbiadito e ballerine scure. Prese il necessario ed si incamminò, nell’insolita calura di un pomeriggio di metà Aprile, arrivando a destinazione con 5 minuti di anticipo.
disse una voce all’altro capo del citofono.
Francesca riconobbe la professoressa e le rispose, comunicandole il suo arrivo.
disse infine, anticipando il suono metallico dello scatto della serratura.
Francesca percorse a piedi due rampe di scale, giungendo infine alla porta della prof.
Jennifer era sull’uscio, la vedi arrivare e la accolse sorridendole.
Francesca ricambiò il sorriso, sentendosi subito a suo agio in quel luogo.
Notò subito l’outfit da casa della prof: portava dei leggins scuri, una t-shirt bianca piuttosto larga e un paio di infradito, che metteva in evidenza il blu dello smalto alle unghie dei piedi.
Francesca, ne rimase come ipnotizzata e rimase a fissarlo per qualche secondo: aveva dei piedi bellissimi!
domando la prof, notandola deconcentrata.
rispose Francesca con una lieve punta di imbarazzo.
volle sapere la prof.
le rispose.
fece l’altra con un sorriso proseguì lei concluse, facendole l’occhiolino, gesto che provocò uno strana ma piacevole brivido a Francesca.
Andarono in soggiorno ed iniziarono con le lezioni.
Trascorsero due ore ininterrotte di studio ed esercitazioni, culminate con una piccola interrogazione a cui Francesca si fece trovare pronta, compiacendo la prof.
. Nella sua voce, vi era una certa soddisfazione, dovuta probabilmente all’impegno dimostrato dalla ragazza.
rispose Francesca si corresse poi, strappando un sorriso a Jenny
chiese Jenny
rispose la ragazza
Così, la prof gliene porse una bottiglia da 33cc, che si rivelò la preferita dalla ragazza.
le disse Jenny.
Francesca, quindi, si alzò e percorse il breve corridoio che divideva il soggiorno dal salotto.
Qui, vi trovo un divano a due posti, con due pouf posti tra quello ed un tavolino in vetro di forma quadrata.
Francesca pensò che servisse ad appoggiarvi bevande o snack vari da consumare davanti alla tv.
Jenny ripose i “ferri del mestiere”, prese la sua birra e raggiunse la ragazza in salotto.
Giunta in salotto, notò che la ragazza l’aveva presa in parola circa l’espressione “se vuoi puoi metterti comoda”; infatti, la trovo comodamente seduta sul divano, senza ballerine, con i piedi nudi poggiati sopra uno dei due pouf, con le piante in bella vista.
Jenny ebbe un sussulto. Rimase qualche secondo a fissarle. Erano splendide!
Notando che le stava fissando, Francesca, lievemente imbarazzata, e fece per toglierli ma l’altra la fermò subito dicendo:
fece la prof con fare premuroso.
le rispose Francesca con un sorriso colpevole.
disse poi Jenny
rispose Francesca.
Sorrise, e mentre lo fece incrociò lo sguardo di Jenny. Stava sorridendo anche lei.
Una piacevole sensazione pervase la ragazza. Si sentiva emozionata. Anzi quasi eccitata da quell’incrocio di sguardi. Non capiva cosa le stesse succedendo, era qualcosa di completamente nuovo.
Ma le piaceva.
chiese improvvisamente la prof.
borbottò lei.
continuò Jenny, con un sorrisetto divertito, mentre terminava la birra.
Si allungò per poggiare la bottiglia sul tavolino, passando vicinissimo ai piedi della ragazza.
Li adorava! Erano magnifici!
Dentro di sé, sapeva che sarebbe inopportuno. Non c’era un tale livello di confidenza.
Ma la tentazione era fortissima. Li voleva toccare. Le sarebbe piaciuto sfiorarli con le dita.
Lo fece. Liberata la mano dalla bottiglia vuota, l’allungo verso i suoi piedi e le fece il solletico.
Francesca mosse il piede, emettendo una risatina.
disse la prof con fare divertito.
ammise divertita la ragazza.
Al che Jenny, avendo finalmente rotto il ghiaccio, prese a far scorrere le dita anche sotto l’altro piede.
La risatina di Francesca, si trasformò in una risata divertita.
Rideva e agitava i piedini su e giù, avanti ed indietro, come per sfuggire a quella piacevole tortura.
Sì, piacevole! Dentro di lei, sentiva che le stava piacendo.
Inspiegabilmente, iniziò a sentirsi eccitata: com’era possibile? La sua professoressa le stava solleticando i piedi! Si era eccitata moltissime volte, ma non avrebbe mai pensato che potesse succedere per una cosa del genere.
Improvvisamente, Jenny abbandonò i piedi e fece scattare le sue dita sui fianchi della ragazza, strappandole un urletto prima di farla precipitare in vortice di risate.
Francesca si dimenava per evitare il solletico, ai fianchi era devastante!
disse Jenny proseguendo la sua opera.
Francesca cercò di bloccare la prof, improvvisando una piccola lotta sul divano.
Il risultato fu un maldestro capitombolo a terra.
Finirono entrambe sul pavimento, tra le risate generali.
Si ritrovarono incredibilmente vicine. I loro sguardi si incrociarono.
Accadde in un attimo. Le loro labbra si avvicinarono fino a toccarsi.
Dapprima un bacio sobrio, per poi diventare qualcosa di più quando la passione le prese, facendo venire meno le inibizioni.
Si strinsero in un abbraccio, mentre un fiume di emozioni le travolgeva.
Le loro lingue, presero ad intrecciarsi con furore. Il fiato si fece corto. I respiri affannosi.
Jenny, infilò le mani sotto la maglietta di Francesca, le sganciò il reggiseno e in un attimo la ragazza si trovò a palesare la sua terza abbondante. Jennifer prese a baciarle il collo, scese lentamente fino ai capezzoli, strappandole dei vagiti di piacere.
Lentamente, risalì verso il collo e, baciandola dietro l’orecchio, le sussurrò:
Si alzarono da terra, Jenny la prese per mano.
Attraversarono il corridoio, fin dalla parte opposta dell’appartamento.
Si sentiva solamente il rumore delle sue infradito, dal momento che Francesca era a piedi nudi.
Giunsero in camera da letto della prof.
Non appena dentro, questa si voltò verso l’alunna e la baciò.
Francesca ricambiò, stavolta erano le sue mani ad esplorare sotto la maglietta di Jenny.
Si rese conto che non aveva il reggiseno.
Si staccò momentaneamente da lei per sfilarle la t-shirt e, con temperamento tutt’altro che timido e impacciato, si gettò sulla prof, facendola sdraiare sul letto.
Ora era lei a condurre.
Salì a cavalcioni su Jenny, bloccandole le braccia con le mani, mentre le baciava il collo, proseguendo pian piano verso i suoi seni. Prese a succhiare i capezzoli turgidi, dapprima delicatamente, per poi aumentarne l’intensità.
Jenny era eccitata. Si stava bagnando tutta, e sperava di sentire quelle morbide labbra, che tanto divinamente la stavano stuzzicando, scendere più in basso.
Fu come se la ragazza le lesse ne pensiero.
Iniziò una lenta discesa fatta di piccoli baci.
Giunta sotto l’ombelico, Francesca si alzò le tolse le ciabatte infradito, seguite dai leggins.
Si inginocchiò. Aveva il viso proprio davanti al sesso della prof.
Aveva dei modi sensuali a dir poco. L’eccitazione di Jennifer salì al solo contatto delle mani della ragazza con le sue mutandine, mentre gliele sfilava.
Era completamente nuda, distesa supina sul letto.
Francesca era sopra di lei.
Si scambiarono un altro lungo bacio, mentre le loro mani presero ad intrecciarsi, sfiorandosi delicatamente tra le dita.
Francesca, poi, tornò lentamente al punto in cui si era fermata prima.
Scese fin sopra il monte di venere, avvertendo nella sua prof, un’eccitazione sempre più crescente.
Con un movimento improvviso, la trasse a sé, arpionandola per le cosce, e affondò il viso nella vagina di lei, stimolando il clitoride con la lingua, su e giù, a destra e a sinistra, quasi fosse un interruttore.
I mugolii di piacere di Jenny divennero versi di puro godimento.
Ansimava e godeva!
Aveva le gambe aperte e sollevate. Francesca le sorreggeva, tenendole all’altezza dei polpacci, sfiorandone la superfice con le unghie, fino a quando giunse al tallone e quindi alla pianta del piede.
Jenny sobbalzò, emettendo una risatina.
fece lei, mentre ansimava di piacere
disse la ragazza, con un tono tra il malizioso e il sensuale
rispose la prof.
Francesca iniziò quindi ad alternare stimolazioni al clitoride e solletico ai piedi.
Jenny rideva e godeva, spiazzata da quella devastante sensazione di piacere e tortura.
Era al culmine del godimento.
Sentì il corpo contrarsi, le dita dei piedi che si arricciavano, sia per il solletico, sia per il piacere.
E poi venne.
Un urlo disumano accompagnò il suo orgasmo più incredibile, un mix di sensazioni assoluto!
Jenny ansimava ancora, mentre Francesca concludeva via via la sua opera.
Fece per staccarsi, quando la sua prof le cinse i fianchi, provocandole solletico, e la sdraiò sul letto, invertendo così le posizioni.
Ora Jenny era sopra.
Un paio di secondi furono sufficienti per far volare shorts e mutandine al centro della stanza.
la sua voce denotava malizia, mentre le sue mani sfioravano ora il ventre, ora l’interno coscia della ragazza. Che gradiva! Cazzo se gradiva! Era tutto un lago!
La prof se ne accorse e prese a sfiorarle il clitoride, infilando talvolta il dito all’interno della vagina.
.
Dopo aver realizzato, la ragazza scattò a sedere, guardo l’orologio del cellulare.
esclamò, prima di rendersi conto che la prof era lì davanti a lei non fece in tempo a finire la frase che incontrò una risata della prof.
Si alzò e si vestì. Prese il telefono ed inviò un messaggio su Whatsapp a sua madre, avvertendola del ritardo. La spunta blu di conferma che ne seguì, la fece tranquillizzare.
Attraversò l’appartamento per recuperare le scarpe, rimaste in soggiorno.
Raggiunse nuovamente la sua professoressa, che si trovava in cucina, dedita alla preparazione della cena.
iniziò esitante Francesca.
disse divertita la prof.
Francesca sorrise per quel ricordo: non era effettivamente stata la sua migliore interpretazione.
e mentre lo diceva, avvertiva le farfalle nello stomaco.
Jenny sorrise disse avvicinandosi alla ragazza.
Si salutarono con un altro lungo bacio.
Francesca uscì dall’appartamento, facendole un ultimo cenno con la mano.
Lo sguardo di Jenny la accompagnò fino a quando non sparì oltre il viale alberato.
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