La barista - Troia per una notte (Monica)
di
Leo71
genere
trio
Per chi ha seguito un po' la cronologia dei miei racconti, che stanno ripercorrendo la mia vita tra il 1999 ed oggi, stavo vivendo un periodo non molto felice dal punto di vista lavorativo. Avevo interrotto in malomodo il rapporto con l'azienda che avevo contribuito a far crescere e la ricerca di una alternativa valida, che avevo ovviamente iniziato subito, non stava dando i risultati sperati. Negli anni avevo costruito un rapporto di fiducia e stima con molti grandi clienti e alcuni dei loro top manager erano diventati anche amici che frequentavo al di fuori dell’ufficio. Sparsi la voce che cercavo una sistemazione e ricevetti diverse chiamate. La maggior parte erano solo per sincerarsi che stessi bene e terminavano con un “se sento qualcosa ti faccio un fischio”, ma le apprezzai davvero molto.
Ero di fatto un disoccupato a tempo pieno.
Siccome non mi piace stare con le mani in mano, aprii una mia piccola società. Niente dipendenti, solo 3 soci tra i “trombati” della nostra precedente impresa. Avevamo preso fin da subito qualche piccolo contratto che mi impegnava al massimo uno o due giorni a settimana, ma nulla di più.
In quel momento forse non era nemmeno male.
Questo significava avere molto tempo libero, e francamente non ci ero proprio abituato. Decisi di prendermi qualche giorno per fare un viaggio con Stefano, un caro amico. Il piano era semplice: tante chiacchiere on the road. Dovevo disintossicarmi la mente.
La prima sosta fu in una città che conoscevo bene, avendoci passato intere settimane per lavoro.
Ero anche riuscito a contattare la proprietaria dell’appartamentino che usavo all’epoca: due camere da letto, praticamente in centro.
La fortuna volle che quella settimana fosse libero e, visti i rapporti di conoscenza, ce le lasciò anche per sole due notti.
Il programma della prima sera prevedeva una cena nel mio ristorante preferito, annaffiata dall’eccellente vino locale.
Scorse a fiumi.
Anche Stefano aveva bisogno di una pausa: imprenditore, era sempre sotto pressione e quando si prendeva uno dei rari momenti di svago… beh… si divertiva!
Quella sera uscimmo dal ristorante già un po’ brilli, ma lui era ormai lanciato e voleva a tutti i costi andare alla ricerca di un posto per fare tardi davanti ad un paio di cocktail.
In queste cittadine di provincia a mezzanotte è già tutto chiuso, soprattutto durante la settimana, ma sulla via di casa trovammo probabilmente l’unico bar ancora aperto.
Era un posto davvero singolare: piuttosto buio, con solo luci colorate di azzurro e verde.
Niente tavoli ma tutti in piedi.
I pochi avventori erano tutti giovani, per lo più ragazze in top e minigonna.
Alcune ballavano approfittando della musica alta.
Pensammo a studentesse della vicina università. Ci piazzammo al bancone ed ordinammo dei gin tonic.
Le bariste erano decisamente due fighe spaziali, una bruna ed una bionda, vestite con il costume tipico delle cameriere bavaresi ma con delle gonne praticamente inesistenti che non lasciavano nulla all’immaginazione.
Le stavamo guardando ballare dietro al bancone quando iniziarono a giocare tra loro, strusciandosi l’una contro l’altra. Poi si baciarono lasciando vedere le lingue che si intrecciavano.
Stefano andò fuori di testa.
Ordinò di nuovo da bere e quando pagò tirò fuori una seconda banconota da 20 euro
- Questa è per te bellezza
E fece il gesto di infilarla in mezzo alle tette della bionda.
Lei si chinò verso di lui sorridente e lui le diede una evidente palpata al seno facendo scivolare l’intera mano all’interno del top.
Sembrava una scena da pool bar.
La cosa continuò e credo che alla fine la ragazzina si ritrovò un centinaio di euro nel reggipetto.
Non appena i clienti le davano un po’ di tregua con gli ordini, se non slinguava la sua collega veniva da noi a farsi smanacciare.
A fine serata la sua amica fece lo stesso, ma con meno successo.
Poi Stefano se ne uscì con la sua proposta sfacciata e diretta, proprio come lui.
- se tu e la tua amica venite in camera con noi vi do 1000 euro a testa
Io ero come sempre in imbarazzo, anche se i gin tonic mi portano a superarlo facilmente.
Stefano invece la guardava con la faccia spavalda e sorridente.
Pensavo che si sarebbe beccato una sventola in faccia, invece la ragazza rise, forse anche un po'imbarazzata, e tornò a ballare con l’altra.
Si parlarono e ci guardarono diverse volte.
Non ottenemmo una risposta.
Il bar stava ormai per chiudere e ci stavano praticamente buttando fuori.
Stefano si avvicinò di nuovo alla bionda.
- Io vado. Vi aspettiamo?
- Vengo solo io. Disse lei. Qui di fronte tra 30 minuti… Però voglio sapere dove andiamo. Solo in un hotel e non salgo in macchina con voi.
Le diede l’indirizzo mentre li osservavo quasi impietrito. In realtà era così vicino che sarebbero bastati tre minuti a piedi.
La aspettammo nella piazza davanti al locale.
Lei fu molto veloce, ma quando ci raggiunse Stefano era già mezzo andato. Aveva bevuto davvero troppo. La abbracciò e le palpò vistosamente il culo da sopra il giaccone che si era infilata.
La sua amica dietro di lei vide la scena e ci guardò malissimo.
Ci avviammo insieme verso la casa e la breve passeggiata fu caratterizzata da lei e me in silenzio e Stefano che non riusciva a nascondere la sua eccitazione, oltre che il suo tasso alcolico, dicendole quanto fosse bella e come ci saremmo divertiti noi tre insieme.
Sulla porta di casa le disse di aprire il giubbotto.
Lo fece rivelando il vestito che aveva al bar.
Lui le mostrò due banconote da 500 euro. Le piegò e le infilò la mano sotto la gonna cercando chiaramente di farle arrivare nelle mutande. Lei sobbalzò ma non si mosse e lo lascò fare.
Io aprii la porta dell’appartamento e lui entrò mentre lei recuperava il denaro e lo metteva in tasca.
Poi lo seguì.
Io chiusi la porta alle loro spalle.
Quando mi girai il cappotto di lei era già a terra.
Stefano aveva la faccia tra le sue tette ed entrambi le mani sul culo.
Io la vedevo tesa, senza la sfacciataggine e la sicurezza che ostentava al bar, ma l’alcol faceva effetto anche a me.
Mi avvicinai, le girai la testa e le misi la lingua in bocca.
Il suo vestito scivolò sul pavimento, lasciandola in tacchi alti e mutandine, queste ultime già spostate di lato dalla mano di Stefano che la stava penetrando.
Le mani di lei erano aperte ed appoggiate al muro alle sue spalle, le braccia completamente tese.
- Portiamola di là, ho voglia di scoparmela disse Stefano, strattonandola e facendola quasi inciampare nel vestito a terra.
-Aspetta... fammi togliere le scarpe... e solo col preservativo
furono le prime parole che disse da quando avevamo lasciato il bar.
Stefano ne aveva un pacchetto in valigia, come sempre.
La spinse in camera e la fece mettere a quattro zampe sul letto, proprio sul bordo.
Si mise poi dietro di lei e iniziò a leccarle la figa.
Forse iniziava a lasciarsi andare, iniziava ad ansimare.
Mi spogliai guardandola bene nella camera semibuia. Era davvero una bella ragazza. Salii sul letto e la presi per i capelli portando il suo viso verso il mio cazzo.
Aprì la bocca e iniziò a succhiarmelo.
Mi accorsi da un sobbalzo quando venne penetrata.
Lui la prendeva con forza, e questo le rendeva difficile continuare il lavoro sul mio membro, ma la situazione durò molto poco.
Stefano si staccò da lei, le diede uno schiaffo sul culo e uscì dalla stanza.
La forzai a salire di più sul letto e le salii sopra, la mia lingua nella sua bocca, la mia mano tra i suoi capelli.
Iniziava a sciogliersi un po’.
Cercai un preservativo sul comodino e poi scivolai dentro di lei.
Sentii le sue mani sulla mia schiena. Iniziava a godere.
Portai le sue gambe sulle mie spalle per penetrarla più a fondo, mi era venuta davvero voglia di prendermi quel corpo.
- Girati, ti voglio da dietro
- No.. questo non lo faccio! Non voglio
- Girati, a quattro zampe. Il culo non te lo tocco
Lo fece
Entrai di nuovo nella sua fighetta e continuai a scoparla così, godendomi il suo fondoschiena sodo.
Iniziò a gemere più rumorosamente, respirando velocemente.
Le sue mani stringevano le lenzuola. Sentivo l’orgasmo arrivare.
Uscii da lei e la feci girare, sfilandomi il preservativo e infilandoglielo in bocca. Non fece resistenza, anzi si mise a succhiare con gusto. In realtà questo non me lo aspettavo, ma fu una piacevole sorpresa.
Le presi la testa dandole il ritmo finchè non mi scaricai dentro di lei.
Non si fermò.
Poi mi fece vedere la bocca piena di sperma, e se la pulì con il lenzuolo.
Non mi guardava in faccia ma teneva gli occhi bassi.
- Posso andare in bagno un attimo?
- certo, è la seconda porta che trovi
Tornò immediatamente
- E’ meglio se vieni di là. C’eravamo dimenticati del tuo amico e... beh, vieni che è meglio.
Lo spettacolo nell’altra stanza era tragico.
Dissi alla ragazza di andare, mi sarei occupato io di lui.
- Sicuro che non ti serva aiuto?
- No, tranquilla. Vai pure a casa. A proposito... non so nemmeno come ti chiami
- e cosa importa?
Si rivestì velocemente e se ne andò.
La mattina dopo Stefano era uno straccio.
Si ricordava quasi tutto ma non proprio bene. Mi chiese anche se se la fosse davvero scopata.
- Solo un po’.... ma credo che si ricorderà per sempre di noi.
- Soprattutto di me! Disse ridendo come un pazzo.
La sera dopo lui insistette per tornare al bar.
Come lei ci vide scomparve nel retrobottega e venne la sua amica a consigliarci di andare da un’altra parte.
Conoscevo Stefano, avrebbe piantato un casino della madonna per restare, ma non so come lo convinsi che era meglio trovarci un altro bar e una che non lo aveva visto in condizioni subumane.
Io invece ci tornai in quel bar.
L’anno successivo, da solo e di pomeriggio.
Non so nemmeno perchè, credo per pura curiosità.
Ero in zona per un paio di giorni e volevo vedere se lei fosse ancora lì. Non me la ricordavo nemmeno bene.
Quando entrai la riconobbi immediatamente. La fissai: era vestita ancora con quel bel costume bavarese molto sexy, sempre sorridente.
Mi lanciò una occhiata veloce, poi continuò il suo lavoro.
Non mi aveva riconosciuto.
Mi misi in un angolo del bancone e mi si avvicinò l’altra cameriera, che non era sicuramente la brunetta che mi ricordavo.
Mi aveva appena chiesto cosa volessi quando comparve lei
- A lui ci penso io
Mi mise davanti un gin tonic.
- Questo te lo offro io. Come sta il tuo amico?
Mi chiesi perché fossi tornato. Forse perché mi piace mettermi nei casini.
- Bene. Ora è quasi astemio. Non pensavo mi riconoscessi...Ti ricordi del gin tonic!
- E chi se la scorda più quella notte. Mi ricordo tutto. E mi ricordo bene quelli che mi porto a letto. E’ stata la notte la più assurda della mia vita.
- A chi lo dici.... E tu ti sei persa metà dello show
- Anche tu. Quando sono tornata a casa ho litigato per giorni con la mia ragazza che alla fine mi ha lasciata. Eppure prima sembrava d’accordo... donne, chi le capisce è bravo.
Capì che stava parlando dell’altra barista.
Poi continuò
- Comunque... devo ammetterlo... è stata una cazzata ma molto eccitante. La rifarei!
E rise di gusto.
-Eh, non di certo con me! Quello che infila soldi nei reggiseni è il mio amico, e lui oggi non c’è.
- Oh, non mi avrai mica presa per una puttana, vero?? Farsi pagare è stato... si, mi ha fatto sentire eccitatissima. Ma non l’avevo mai fatto prima e non l’ho più rifatto.
- Come ti chiami?
- Monica. E tu?
- Forse te lo dico dopo. Se mi chiamerai. Ti scrivo il mio numero
Rise di nuovo di gusto.
- tu sei pazzo! Ci stai provando di nuovo?
- L’altra volta ero ubriaco… non vale. Scrissi il numero su un angolo di un tovagliolino di carta e glielo porsi.
- Non ci sperare!
Lo disse però sorridendo, e prendendo il biglietto.
La salutai uscendo.
- Ci sono solo stasera.
Sorrise ancora
Passammo la notte insieme, ma a Stefano non lo raccontai mai.
m.amorini@libero.it
Ero di fatto un disoccupato a tempo pieno.
Siccome non mi piace stare con le mani in mano, aprii una mia piccola società. Niente dipendenti, solo 3 soci tra i “trombati” della nostra precedente impresa. Avevamo preso fin da subito qualche piccolo contratto che mi impegnava al massimo uno o due giorni a settimana, ma nulla di più.
In quel momento forse non era nemmeno male.
Questo significava avere molto tempo libero, e francamente non ci ero proprio abituato. Decisi di prendermi qualche giorno per fare un viaggio con Stefano, un caro amico. Il piano era semplice: tante chiacchiere on the road. Dovevo disintossicarmi la mente.
La prima sosta fu in una città che conoscevo bene, avendoci passato intere settimane per lavoro.
Ero anche riuscito a contattare la proprietaria dell’appartamentino che usavo all’epoca: due camere da letto, praticamente in centro.
La fortuna volle che quella settimana fosse libero e, visti i rapporti di conoscenza, ce le lasciò anche per sole due notti.
Il programma della prima sera prevedeva una cena nel mio ristorante preferito, annaffiata dall’eccellente vino locale.
Scorse a fiumi.
Anche Stefano aveva bisogno di una pausa: imprenditore, era sempre sotto pressione e quando si prendeva uno dei rari momenti di svago… beh… si divertiva!
Quella sera uscimmo dal ristorante già un po’ brilli, ma lui era ormai lanciato e voleva a tutti i costi andare alla ricerca di un posto per fare tardi davanti ad un paio di cocktail.
In queste cittadine di provincia a mezzanotte è già tutto chiuso, soprattutto durante la settimana, ma sulla via di casa trovammo probabilmente l’unico bar ancora aperto.
Era un posto davvero singolare: piuttosto buio, con solo luci colorate di azzurro e verde.
Niente tavoli ma tutti in piedi.
I pochi avventori erano tutti giovani, per lo più ragazze in top e minigonna.
Alcune ballavano approfittando della musica alta.
Pensammo a studentesse della vicina università. Ci piazzammo al bancone ed ordinammo dei gin tonic.
Le bariste erano decisamente due fighe spaziali, una bruna ed una bionda, vestite con il costume tipico delle cameriere bavaresi ma con delle gonne praticamente inesistenti che non lasciavano nulla all’immaginazione.
Le stavamo guardando ballare dietro al bancone quando iniziarono a giocare tra loro, strusciandosi l’una contro l’altra. Poi si baciarono lasciando vedere le lingue che si intrecciavano.
Stefano andò fuori di testa.
Ordinò di nuovo da bere e quando pagò tirò fuori una seconda banconota da 20 euro
- Questa è per te bellezza
E fece il gesto di infilarla in mezzo alle tette della bionda.
Lei si chinò verso di lui sorridente e lui le diede una evidente palpata al seno facendo scivolare l’intera mano all’interno del top.
Sembrava una scena da pool bar.
La cosa continuò e credo che alla fine la ragazzina si ritrovò un centinaio di euro nel reggipetto.
Non appena i clienti le davano un po’ di tregua con gli ordini, se non slinguava la sua collega veniva da noi a farsi smanacciare.
A fine serata la sua amica fece lo stesso, ma con meno successo.
Poi Stefano se ne uscì con la sua proposta sfacciata e diretta, proprio come lui.
- se tu e la tua amica venite in camera con noi vi do 1000 euro a testa
Io ero come sempre in imbarazzo, anche se i gin tonic mi portano a superarlo facilmente.
Stefano invece la guardava con la faccia spavalda e sorridente.
Pensavo che si sarebbe beccato una sventola in faccia, invece la ragazza rise, forse anche un po'imbarazzata, e tornò a ballare con l’altra.
Si parlarono e ci guardarono diverse volte.
Non ottenemmo una risposta.
Il bar stava ormai per chiudere e ci stavano praticamente buttando fuori.
Stefano si avvicinò di nuovo alla bionda.
- Io vado. Vi aspettiamo?
- Vengo solo io. Disse lei. Qui di fronte tra 30 minuti… Però voglio sapere dove andiamo. Solo in un hotel e non salgo in macchina con voi.
Le diede l’indirizzo mentre li osservavo quasi impietrito. In realtà era così vicino che sarebbero bastati tre minuti a piedi.
La aspettammo nella piazza davanti al locale.
Lei fu molto veloce, ma quando ci raggiunse Stefano era già mezzo andato. Aveva bevuto davvero troppo. La abbracciò e le palpò vistosamente il culo da sopra il giaccone che si era infilata.
La sua amica dietro di lei vide la scena e ci guardò malissimo.
Ci avviammo insieme verso la casa e la breve passeggiata fu caratterizzata da lei e me in silenzio e Stefano che non riusciva a nascondere la sua eccitazione, oltre che il suo tasso alcolico, dicendole quanto fosse bella e come ci saremmo divertiti noi tre insieme.
Sulla porta di casa le disse di aprire il giubbotto.
Lo fece rivelando il vestito che aveva al bar.
Lui le mostrò due banconote da 500 euro. Le piegò e le infilò la mano sotto la gonna cercando chiaramente di farle arrivare nelle mutande. Lei sobbalzò ma non si mosse e lo lascò fare.
Io aprii la porta dell’appartamento e lui entrò mentre lei recuperava il denaro e lo metteva in tasca.
Poi lo seguì.
Io chiusi la porta alle loro spalle.
Quando mi girai il cappotto di lei era già a terra.
Stefano aveva la faccia tra le sue tette ed entrambi le mani sul culo.
Io la vedevo tesa, senza la sfacciataggine e la sicurezza che ostentava al bar, ma l’alcol faceva effetto anche a me.
Mi avvicinai, le girai la testa e le misi la lingua in bocca.
Il suo vestito scivolò sul pavimento, lasciandola in tacchi alti e mutandine, queste ultime già spostate di lato dalla mano di Stefano che la stava penetrando.
Le mani di lei erano aperte ed appoggiate al muro alle sue spalle, le braccia completamente tese.
- Portiamola di là, ho voglia di scoparmela disse Stefano, strattonandola e facendola quasi inciampare nel vestito a terra.
-Aspetta... fammi togliere le scarpe... e solo col preservativo
furono le prime parole che disse da quando avevamo lasciato il bar.
Stefano ne aveva un pacchetto in valigia, come sempre.
La spinse in camera e la fece mettere a quattro zampe sul letto, proprio sul bordo.
Si mise poi dietro di lei e iniziò a leccarle la figa.
Forse iniziava a lasciarsi andare, iniziava ad ansimare.
Mi spogliai guardandola bene nella camera semibuia. Era davvero una bella ragazza. Salii sul letto e la presi per i capelli portando il suo viso verso il mio cazzo.
Aprì la bocca e iniziò a succhiarmelo.
Mi accorsi da un sobbalzo quando venne penetrata.
Lui la prendeva con forza, e questo le rendeva difficile continuare il lavoro sul mio membro, ma la situazione durò molto poco.
Stefano si staccò da lei, le diede uno schiaffo sul culo e uscì dalla stanza.
La forzai a salire di più sul letto e le salii sopra, la mia lingua nella sua bocca, la mia mano tra i suoi capelli.
Iniziava a sciogliersi un po’.
Cercai un preservativo sul comodino e poi scivolai dentro di lei.
Sentii le sue mani sulla mia schiena. Iniziava a godere.
Portai le sue gambe sulle mie spalle per penetrarla più a fondo, mi era venuta davvero voglia di prendermi quel corpo.
- Girati, ti voglio da dietro
- No.. questo non lo faccio! Non voglio
- Girati, a quattro zampe. Il culo non te lo tocco
Lo fece
Entrai di nuovo nella sua fighetta e continuai a scoparla così, godendomi il suo fondoschiena sodo.
Iniziò a gemere più rumorosamente, respirando velocemente.
Le sue mani stringevano le lenzuola. Sentivo l’orgasmo arrivare.
Uscii da lei e la feci girare, sfilandomi il preservativo e infilandoglielo in bocca. Non fece resistenza, anzi si mise a succhiare con gusto. In realtà questo non me lo aspettavo, ma fu una piacevole sorpresa.
Le presi la testa dandole il ritmo finchè non mi scaricai dentro di lei.
Non si fermò.
Poi mi fece vedere la bocca piena di sperma, e se la pulì con il lenzuolo.
Non mi guardava in faccia ma teneva gli occhi bassi.
- Posso andare in bagno un attimo?
- certo, è la seconda porta che trovi
Tornò immediatamente
- E’ meglio se vieni di là. C’eravamo dimenticati del tuo amico e... beh, vieni che è meglio.
Lo spettacolo nell’altra stanza era tragico.
Dissi alla ragazza di andare, mi sarei occupato io di lui.
- Sicuro che non ti serva aiuto?
- No, tranquilla. Vai pure a casa. A proposito... non so nemmeno come ti chiami
- e cosa importa?
Si rivestì velocemente e se ne andò.
La mattina dopo Stefano era uno straccio.
Si ricordava quasi tutto ma non proprio bene. Mi chiese anche se se la fosse davvero scopata.
- Solo un po’.... ma credo che si ricorderà per sempre di noi.
- Soprattutto di me! Disse ridendo come un pazzo.
La sera dopo lui insistette per tornare al bar.
Come lei ci vide scomparve nel retrobottega e venne la sua amica a consigliarci di andare da un’altra parte.
Conoscevo Stefano, avrebbe piantato un casino della madonna per restare, ma non so come lo convinsi che era meglio trovarci un altro bar e una che non lo aveva visto in condizioni subumane.
Io invece ci tornai in quel bar.
L’anno successivo, da solo e di pomeriggio.
Non so nemmeno perchè, credo per pura curiosità.
Ero in zona per un paio di giorni e volevo vedere se lei fosse ancora lì. Non me la ricordavo nemmeno bene.
Quando entrai la riconobbi immediatamente. La fissai: era vestita ancora con quel bel costume bavarese molto sexy, sempre sorridente.
Mi lanciò una occhiata veloce, poi continuò il suo lavoro.
Non mi aveva riconosciuto.
Mi misi in un angolo del bancone e mi si avvicinò l’altra cameriera, che non era sicuramente la brunetta che mi ricordavo.
Mi aveva appena chiesto cosa volessi quando comparve lei
- A lui ci penso io
Mi mise davanti un gin tonic.
- Questo te lo offro io. Come sta il tuo amico?
Mi chiesi perché fossi tornato. Forse perché mi piace mettermi nei casini.
- Bene. Ora è quasi astemio. Non pensavo mi riconoscessi...Ti ricordi del gin tonic!
- E chi se la scorda più quella notte. Mi ricordo tutto. E mi ricordo bene quelli che mi porto a letto. E’ stata la notte la più assurda della mia vita.
- A chi lo dici.... E tu ti sei persa metà dello show
- Anche tu. Quando sono tornata a casa ho litigato per giorni con la mia ragazza che alla fine mi ha lasciata. Eppure prima sembrava d’accordo... donne, chi le capisce è bravo.
Capì che stava parlando dell’altra barista.
Poi continuò
- Comunque... devo ammetterlo... è stata una cazzata ma molto eccitante. La rifarei!
E rise di gusto.
-Eh, non di certo con me! Quello che infila soldi nei reggiseni è il mio amico, e lui oggi non c’è.
- Oh, non mi avrai mica presa per una puttana, vero?? Farsi pagare è stato... si, mi ha fatto sentire eccitatissima. Ma non l’avevo mai fatto prima e non l’ho più rifatto.
- Come ti chiami?
- Monica. E tu?
- Forse te lo dico dopo. Se mi chiamerai. Ti scrivo il mio numero
Rise di nuovo di gusto.
- tu sei pazzo! Ci stai provando di nuovo?
- L’altra volta ero ubriaco… non vale. Scrissi il numero su un angolo di un tovagliolino di carta e glielo porsi.
- Non ci sperare!
Lo disse però sorridendo, e prendendo il biglietto.
La salutai uscendo.
- Ci sono solo stasera.
Sorrise ancora
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