Giovani seduttori - Capitolo 1
di
Aramis
genere
gay
Paolo ed Adriano erano abituati a dormire uno a casa dell’altro da sempre, da quando avevano circa otto anni. Erano inseparabili, a scuola e fuori, giocavano nella stessa squadra di calcio nei fine settimana, le loro due famiglie andavano nella stessa chiesa la domenica.
Quell’anno, il loro ultimo anno alle elementari, i loro genitori decisero che i due ragazzi potevano passare le feste insieme. A Natale Adriano andò al mare con la famiglia di Paolo per un due settimane; al ritorno Paolo ci sarebbe andato con la famiglia di Adriano.
“Troppo mare per te, Paolo.” Si lagnò la sua mamma, ma le sue proteste furono spente rapidamente dalle suppliche del figlio. La mamma di Adriano non aveva di questi problemi, era contenta di passare un paio di settimane lontano dal suo ragazzo. Avere Paolo per dieci giorni non era un peso perché l'amico di suo figlio esercitava una buona influenza sul suo testardo rampollo.
I ragazzi erano della stessa taglia, ma con caratteristiche diverse. Paolo era un biondo chiaro naturale con una pelle quasi troppo delicata per un ragazzo. Adriano era più solido, aveva preso più da suo padre che da sua madre. Aveva tentato di schiarire i suoi capelli castani per assomigliare al suo amico ma invece erano diventati gialli e nessuna tortura gli avrebbe fatto confessare la ragione del suo esperimento da parrucchiere dilettante.
Quando passavano la notte nella casa dell'altro, condividevano la stessa camera. Le due madri avevano imparato a non disturbarli quando erano nascosti nella loro stanza. In casa di Paolo, Adriano dormiva su un divano letto; da Adriano i due si accampavano in letti a castello che i suoi genitori avevano comprato per quello scopo. Quando erano più giovani facevano anche la doccia insieme, ma ora che erano un po' troppo vecchi la facevano uno dopo l’altro. I ragazzi erano frequentemente nudi uno di fronte all'altro quando uno dei due faceva la doccia, o si vestivano la mattina, o andavano a nuotare alla diga sulla proprietà della famiglia di Paolo.
Questa familiarità non aveva mai portato i due ragazzi a litigare seriamente. Ognuno di loro sembrava sapere quello che l’altro avrebbe fatto in ogni situazione, una preveggenza che aveva permesso alla loro amicizia di soffrire di solamente di qualche intoppo occasionale, risolto rapidamente.
Neppure il sesso era un problema. Quando erano più giovani e facevano un bagno insieme di sera, si toccavano spesso gli uccelli l'un l'altro facendoli irrigidire. Se uno di loro aveva bisogno di pisciare, semplicemente lo faceva voltandosi in modo che l’altro potesse dare un'occhiata mentre lo faceva. Questo succedeva in casa di Adriano. In casa di Paolo la toletta era in una stanza così se sorgeva il bisogno di pisciare, il ragazzo si sdraiava nella vasca e pisciava in aria. Se ambedue avevano bisogno di pisciare facevano la gara a chi pisciava più alto dell'altro e spesso la maggior parte dell'orina finiva sull'altro.
L’ora di andare a letto era un'altra occasione di intimità, anche se i ragazzi non l'avrebbero mai descritto in tali termini. Se un ragazzo dava la schiena all'altro, c’era una buona probabilità che gli fossero tirati giù i pantaloni. In inverno, quando erano necessari i pigiami lunghi alla fattoria di Paolo, facevano spesso un nodo alle gambe dei pantaloni dell'altro così che l’amico precipitava mezzo nudo sul pavimento quando tentava di vestirsi. Questo trucco era sempre salutato con ilarità.
Quando i due ragazzi andavano in bicicletta dalla fattoria alla diga per una nuotata, non pensavano che i costumi da bagno fossero necessari, là non c’erano ragazze. Bastava un asciugamano per asciugarsi dopo. Si toglievano pantaloncini e maglietta all’ombra di un grande albero vicino alla diga. La madre di Paolo voleva sempre che portassero il protettore solare, ma a lui non piaceva perché Adriano non ne aveva bisogno con la sua carnagione più scura. Adriano in questo era il miglior alleato della mamma e prometteva sempre che avrebbe obbligato Paolo a metterselo. Il ragazzo non riusciva a capire perché il suo amico parteggiasse per sua madre in questo problema, ma lo tollerava perché Adriano si offriva di applicargli la crema sulla schiena e questo era piacevole.
L'ultimo fine settimana prima di partire per il mare (l'ultimo fine settimana dell'anno scolastico, il loro ultimo fine settimana come studenti di scuola elementare), i due ragazzi andarono in bicicletta alla diga per nuotare. Appoggiarono le biciclette all'ombra della grande vecchia quercia e si spogliarono rapidamente. Adriano prese la bottiglia di protettore solare della tasca del suo zaino e disse a Paolo di voltarsi per permettergli di applicarglielo. L’amico fece delle smorfie, ma era segretamente contento dell'opportunità di sentire quella mano sulla sua schiena e sui fianchi.
Adriano schizzò l’olio a formare una Z sulla schiena, significando che lui era Zorro, e cominciò a spandere la lozione sulla pelle pallida di Paolo. Al ragazzo divenne rapidamente duro mentre si contorceva sotto le mani dell’amico.
“Te ne ho schizzata un po’ sul culo, vuoi che lo strofini dentro?” Adriano chiese innocentemente.
“Sì, sarebbe meglio.” Rispose Paolo celando a fatica l’eccitazione. Adriano strofinò la crema tra le natiche magre dell'amico e si accorse che la sensazione fisica di toccare il culo gli stava facendo irrigidire l’uccello. Quando la sua mano stava avvicinandosi alla fessura tra le natiche, Paolo si girò.
“Ok, ora posso fare io il resto.” Disse prendendo la bottiglia dalle mani dal suo amico. In quel momento i due ragazzi diedero un’occhiata veloce al cazzo dell’altro e compresero simultaneamente che erano ambedue arrapati come conigli. Risero a quella vista e Paolo disse: “Ricordi quando eravamo piccoli e facevamo il bagno insieme?”
“Sì. Mi ricordo anche quando avevo voglia di pisciare. Potremmo fare una gara come nei vecchi tempi!” rispose Adriano sorridendo.
“Ehi, tu hai dei peli lì!” Gridò Paolo indicando lo scroto dell’amico.
“Non credo!” Rispose l’altro automaticamente. “Dove?” Chiese quando comprese che non era il genere di accusa che il suo amico avrebbe fatto senza senso.
“Proprio là, sul tuo sacco. Forse non riesci a perché hai sopra l’uccello. Guarda, te lo faccio vedere.” Si offrì. Senza attendere risposta si inginocchiò di fronte all’amico. Prese in mano il cazzo rigido tirandolo delicatamente di fianco e fece correre le dita dell’altra mano sulla borsa di pelle grinzosa.
“Sono fini, non sono ancora diventati neri, tu non puoi vederli ma ci sono veramente.” Asserì.
“Lasciami sedere per dare un'occhiata più da vicino.” Rispose Adriano piegando le ginocchia e scendendo lentamente sopra i vestiti sparsi sotto l’albero. “Mostrami dove li vedi.”
Paolo era felice di avere un'altra opportunità di stringere l'attrezzo duro del suo amico ed accarezzare sotto la sua borsa carnosa. Ora strinse più audacemente i genitali di Adriano che l’aveva incoraggiamento tacitamente di farlo, percorrendo le pieghe della pelle alla ricerca di altri segni di pubertà.
“Guarda, eccone uno!” Esclamò Paolo pizzicando leggermente una parte dello scroto di Adriano per fargli vedere. “Ed eccone un altro uno, sotto il tuo cazzo. Ed un altro!”
Adriano guardò mentre sentiva i due chiari segnali, della sua maturità imminente ed la sensazione di immenso piacere che la mano del suo amico gli stava dando. Avrebbe voluto fare lo stesso a Paolo, dargli la stessa sensazione quando l’altro, come leggendo nella sua mente, disse: “Mi sto chiedendo se ne ho anch’io.”
“I tuoi probabilmente sarebbero più difficili da vedere, scommetto che saranno chiari come i tuoi capelli.”
Tra loro due era lui l’esperto di peli pubici anche se era la vista acuta di Paolo aveva fatto la prima scoperta.
“Sdraiati e tenterò di trovarli, ammesso che tu ne abbia.”
Paolo assentì prontamente sdraiandosi sull’asciugamano. Adriano si accosciò vicino a lui e cominciò a cercare peli pubici sui genitali del ragazzo. Impugnò il pene rigido di Paolo nella stessa maniera che Paolo aveva fatto a lui, armeggiò la verga di carne mentre cercando i segni dell'adolescenza incipiente.
“Ne trovi qualcuno?” Chiese Paolo appoggiandosi indietro ai gomiti mentre il suo compagno di giochi lottava col cazzo turgido e le palle.
“No. Forse dovrei avvicinarmi di più.” Suggerì Adriano. Si sposto in modo da mettersi a gambe divaricate sulle gambe di Paolo. Mentre si metteva in una posizione più comoda, i suoi capelli strisciarono contro l’uccello del ragazzo prono. Paolo rabbrividì alla stimolazione e emise un piccolo lamento.
“Cosa c’è? È bello, Paolo?” Ridacchiò Adriano alzando la testa. “Vuoi che lo faccia di nuovo?” E chinò la testa sulla pEducazione artisticae mediana del torso del ragazzo. Scosse la testa, le lunghe chiome schiarite strisciarono sul pene rigido e sullo scroto. Paolo gemette di piacere.
“Ora afferra il mio.” Esortò Adriano inginocchiandosi a cavalcioni sull’amico disteso. Paolo si sdraiò per liberare i gomiti, poi cominciò ad accarezzare il cazzo dell’amico.
“Sì, così, strofinalo su e giù, mmm.” Adriano chiuse gli occhi crogiolandosi nelle sensazioni che il suo amico gli stava creando. “Lasciami giocare col tuo.” E si spostò in una posizione che permettesse si masturbarsi comodamente l'un l'altro, e continuarono a strofinare e carezzare uno il cazzo dell'altro finché gemettero nei loro orgasmi.
Non c'era timidezza tra di loro quando fecero la doccia a casa di Paolo quel pomeriggio, né quando più tardi si misero i pigiama per andare a letto. Il loro gioco sessuale sembrò essere solo una naturale dilatazione della loro amicizia, non una causa per imbarazzo. Dopo essere sistemati nei loro rispettivi letti, nella stanza scura Adriano ruppe il silenzio.
“È stato divertente quello che abbiamo fatto oggi.” Si avventurò a dire.
“Sì, grande!” Rispose Paolo rapidamente.
“Hai sonno?” Chiese piano Adriano.
“No, perché?” Rispose Paolo sentendo che il suo amico aveva in mente un piano. Adriano era il più audace dei due e spesso aveva idee per scappatelle avventurose che delineavano insieme mentre erano sdraiati nel buio.
“Vuoi venire nel mio letto per un po’?” Chiese Adriano, tenendo basso il livello di voce, anche se l’eccitazione stava salendo alla prospettiva di quello che probabilmente avrebbero fatto insieme ed anche alla possibilità di un rifiuto. Comunque aveva un'idea abbastanza precisa di quello che Paolo avrebbe detto.
I due ragazzi condividevano lo stesso letto quando erano più giovani e dormivano a casa dell’altro, ma erano tre anni che non lo facevano più. Paolo capì immediatamente quello che Adriano aveva in mente, e “Ok!” disse subito. Scivolò fuori da sotto le coperte nell'aria fresca della camera da letto scura ed ascoltò per alcuni secondi i rumori sull'altro lato della porta, ma i suoi genitori sembravano già addormentati. Adriano aveva tirato indietro le sue coperte per far entrare il suo amico che strisciò sopra il letto.
“Dobbiamo ricordarci che devo tornare nel mio letto prima di mattina” Bisbigliò Paolo, non pensava che sua madre fosse così ingenua da credere a qualsiasi scusa inventasse trovandoli insieme in un letto.
“Cosa vuoi fare?” Chiese impazientemente a bassa voce quando scivolò sotto le coperte del letto dell’amico.
“Tirati giù il pigiama, io tirerò giù il mio.” Bisbigliò Adriano.
“Ok!” Assentì rapidamente, mentre spingeva alle ginocchia i calzoni del pigiama.
“Il tuo è duro?” Bisbigliò Adriano.
“Sì” Fu la replica.
“Il mio stato è stato duro tutto il giorno. Specialmente perché sapevo cosa avremmo fatto insieme stasera!”
“Posso sentirlo?” Paolo si avventurò cautamente.
“Sicuro, dammi la tua mano.” Paolo allungò la mano nell'oscurità davanti alla faccia di Adriano, il ragazzo la prese e la guidò sotto le coperte verso il suo uccello palpitante. Mise delicatamente la mano dell’amico sopra il suo cazzo dolorante, poi mise entrambe le mani dietro la testa. Il suo compagno di gioco carezzò il pene carnoso facendo correre le dita su e giù lungo i fianchi dell'attrezzo di Adriano.
“Mmmm, che bello! Toccalo dappertutto, Paolo!” Bisbigliò. Paolo lo stava già facendo, accarezzando ogni centimetro della giovane pugnale di carne corto, curvo e gonfio di sangue.
“Ora gioca con le mie palle, Paolo!” Lo esortò. Paolo non aveva bisogno di un secondo invito; fece giochi di destrezza con i due globi nella loro borsa carnosa, li colpì leggermente e li spinse verso il cazzo di Adriano prima di lasciarle scivolare di nuovo in giù. Adriano stava sdraiato godendo delle sensazioni che erano maggiori perché lui non stava usando le sue mani per suscitarli. Si chiese se Paolo avrebbe giocato dei giochi più tardi mentre era legato. Per il momento godeva dell’essere toccato intimamente.
“Mmmm, siii, è bello Paolo, ora toccami la fessura, la fessura del culo, fai correre la mano sul mio culo e tra le mie chiappe, sì!” Bisbigliò alzando una gamba così che il suo amico potesse arrivare facilmente al suo fondo schiena. Paolo fu inizialmente sorpreso da questa svolta inaspettata degli eventi, ma ricordò le sensazioni che aveva ricevuto quel giorno quando Adriano aveva spalmato l’olio solare nella fessura del suo culo e poi l'aveva asciugato. Fece il solletico all’amico passandogli sotto lo scroto e gli strofinò le natiche carnose.
Adriano cominciò ad incurvare le anche per rispondere a Paolo che stava palpeggiandogli il culo. Paolo prese a turno le natiche, poi cauto esaminò lo spazio tra le natiche con la punta di un dito. Adriano voleva veramente che lui mettesse là le sue dita? Il pensiero l'eccitò più di ogni cosa che aveva fatto fino ad allora. Mise il medio in cima alla fessura e lentamente scese tra le due natiche. Adriano smise di muoversi e tentò di rilassare il culo per lasciare spazio di accesso al dito che si avvicinava. Paolo vide la risposta del suo amico mentre strascinava in giù il dito nell'incavo lievemente sudato, finché la punta del dito scoprì un cambio nella superficie della pelle che stava toccando. Era giunto all'ano del suo amico e stava toccandolo!
Adriano si stirò per il piacere delle sensazioni squisite che il dito di Paolo stava dandogli. “Mmm, Paolo, è veramente grande, mmm, grande, ohh, siii! Ora succhiami il capezzolo, dai Paolo, succhialo!”
Paolo fu sorpreso, ma era così preso dal brivido sessuale di quello che stava facendo che assentì rapidamente alla richiesta. Risalì il torace dell’amico con la mano libera finché non trovò il grosso capezzolo e ci mise su le labbra. Adriano rabbrividì quando il compagno cominciò a leccare il gonfiore di carne, brividi di piacere percorsero il suo corpo. Paolo fece turbinare la lingua intorno al capezzolo di Adriano che rispose spingendo in fuori il torace ed avvolgendo le braccio intorno al collo dell’amico ed esortandolo: “Mettilo dentro!” Bisbigliò insistentemente.
“Cosa?” Fu la replica bisbigliata.
“Mettilo dentro, forza!” Esortò Adriano spingendo i lombi verso il braccio di Paolo ancora alloggiato tra le sue cosce. Il medio di Paolo aveva continuato a stuzzicare il buco del culo corrugato di Adriano, muovendosi intorno e colpendolo delicatamente.
“Cosa? Mettere dentro cosa?” Chiese cominciando a pensare che il suo amico stesse impazzendo. Era troppo ingenuo per rendersi conto di quello che voleva il suo amico, ma Adriano glielo sillabò.
“Il tuo dito! Conficcalo dentro!” Bisbigliò velocemente. “Spingimelo nel culo! Forza!...”
Paolo rimase scioccato a quella richiesta. Il suo diagramma di apprendimento sessuale era in ripida ascesa, cominciato col sesso alla diga, continuava con le bizzarrie che Adriano aveva suggerito nel letto che condividevano. Sentì di essere andato più avanti di quanto si aspettasse e capì di essere ad un bivio. Se andava avanti con quello che gli chiedeva il suo amico, non ci sarebbe stata possibilità di ritorno. Se si fosse fermato, sapeva che il suo amico avrebbe capito. Sentì che una nuova frontiera della sensualità si stendeva di fronte a lui ed aspettava la sua scelta. Poteva passarla o tirarsi indietro e chiedersi per sempre cosa sarebbe successo. Tutti che questi pensieri attraversarono la sua mente in pochi secondi. Il tempo della decisione era arrivato.
Lui posò il medio sull'ano del suo amico e cominciò, lentamente, a spingere.
Adriano si lamentò leggermente mentre il dito dell’amico penetrava il suo luogo più privato. Paolo stava ancora succhiandogli il capezzolo mentre spingeva il dito più profondamente nel culo. Sentiva il caldo canale che lo afferrava sotto la pressione implacabile che stava applicando. Sentiva il dito serrato nel canale. Adriano strinse il muscolo rettale per impedire all’amico di estrarre il dito.
“Succhiami il cazzo, Paolo, dai, succhialo!” Lo esortò, era sulla nuvola dell'estasi sessuale e sentiva che nulla potrebbe essere negatolo, nessuna sensazione, niente tabù. Avendo attraversato il Rubicone del culo del suo amico, Paolo non poteva rifiutargli più nulla. Tolse la bocca dal capezzolo gonfio e leccò scendendo il torace e la pancia del ragazzo. Col dito ancora bloccato nel buco del culo, si strofinò il cazzo di Adriano contro la guancia, avanti e indietro, poi aprì la bocca e prese in bocca il caldo organo rigido. Adriano sospirò di passione poi diede una scossa con le anche verso l'alto e venne nella bocca del suo amico. Era la sua prima sborrata ed inizialmente pensò inorridito di aver pisciato nella bocca dell'altro ragazzo. Poi cominciò a realizzare che finalmente aveva raggiunto l'adolescenza. Cominciò a pompare nella bocca di Paolo mentre altri spuzzi di sperma uscivano dalla sua verga tesa.
Anche Paolo pensò che il suo amico gli aveva fatto la pipì in bocca, ma non gli sembrava il sapore si pipì (anche se non l’aveva mai assaggiato). Le mani di Adriano erano sulla sua nuca e non poteva togliersi anche se l’avesse voluto. Il liquido aveva un sapore strano ma non sgradevole. Forse era sperma, pensò. Sapeva che il suo miglior amico gli avrebbe detto se aveva cominciato ad avere sogni bagnati, non sarebbe riuscito a mantenere il segreto per più di dieci minuti, specialmente non con lui. Quindi questa doveva essere stata la sua prima volta. Il pensiero lo colpì: “Il mio miglior amico ha avuto la sua prima eiaculazione nella mia bocca, mentre io stavo succhiando il suo uccello!” C'era solo una cosa da fare. Tolse la bocca dal piccolo organo caldo e scivolò sul letto sdraiandosi di fronte ad Adriano.
“Grande, Adriano” Bisbigliò: “Scommetto era la tua prima.”
“Sì, Paolo, te ne devo uno. Sembrava che il mio cazzo stesse esplodendo.”
“Ora lo fai a me?”
“Ok.” rispose Adriano, affrettandosi sotto le lenzuola verso la pancia di Paolo. Fu facile trovare l'attrezzo rigido del suo amico e ci mise sopra immediatamente la bocca. Lo stomaco di Paolo si contorse non appena sentì la bocca bagnata e calda del suo amico sul suo pene rigido, ma si abituò rapidamente alla sensazione di avere una bocca che gli succhiava l’attrezzo. Adriano succhiava la dura verga di carne mentre gliela masturbava e Paolo muoveva le anche nello stesso modo che aveva fatto l’amico. Alcuni minuti di stimolazione furono sufficienti per portare il ragazzo ad un orgasmo.
“Non hai sborrato. È normale. Accadrà prima che te ne renda conto.” Lo riassicurò Adriano bisbigliando. Paolo accennò col capo nel buio, poi ritornò al suo letto mentre si chiedeva quando avrebbe cominciato ad eiaculare e che altre cose avrebbe fatto con Adriano nelle settimane seguenti.
Quell’anno, il loro ultimo anno alle elementari, i loro genitori decisero che i due ragazzi potevano passare le feste insieme. A Natale Adriano andò al mare con la famiglia di Paolo per un due settimane; al ritorno Paolo ci sarebbe andato con la famiglia di Adriano.
“Troppo mare per te, Paolo.” Si lagnò la sua mamma, ma le sue proteste furono spente rapidamente dalle suppliche del figlio. La mamma di Adriano non aveva di questi problemi, era contenta di passare un paio di settimane lontano dal suo ragazzo. Avere Paolo per dieci giorni non era un peso perché l'amico di suo figlio esercitava una buona influenza sul suo testardo rampollo.
I ragazzi erano della stessa taglia, ma con caratteristiche diverse. Paolo era un biondo chiaro naturale con una pelle quasi troppo delicata per un ragazzo. Adriano era più solido, aveva preso più da suo padre che da sua madre. Aveva tentato di schiarire i suoi capelli castani per assomigliare al suo amico ma invece erano diventati gialli e nessuna tortura gli avrebbe fatto confessare la ragione del suo esperimento da parrucchiere dilettante.
Quando passavano la notte nella casa dell'altro, condividevano la stessa camera. Le due madri avevano imparato a non disturbarli quando erano nascosti nella loro stanza. In casa di Paolo, Adriano dormiva su un divano letto; da Adriano i due si accampavano in letti a castello che i suoi genitori avevano comprato per quello scopo. Quando erano più giovani facevano anche la doccia insieme, ma ora che erano un po' troppo vecchi la facevano uno dopo l’altro. I ragazzi erano frequentemente nudi uno di fronte all'altro quando uno dei due faceva la doccia, o si vestivano la mattina, o andavano a nuotare alla diga sulla proprietà della famiglia di Paolo.
Questa familiarità non aveva mai portato i due ragazzi a litigare seriamente. Ognuno di loro sembrava sapere quello che l’altro avrebbe fatto in ogni situazione, una preveggenza che aveva permesso alla loro amicizia di soffrire di solamente di qualche intoppo occasionale, risolto rapidamente.
Neppure il sesso era un problema. Quando erano più giovani e facevano un bagno insieme di sera, si toccavano spesso gli uccelli l'un l'altro facendoli irrigidire. Se uno di loro aveva bisogno di pisciare, semplicemente lo faceva voltandosi in modo che l’altro potesse dare un'occhiata mentre lo faceva. Questo succedeva in casa di Adriano. In casa di Paolo la toletta era in una stanza così se sorgeva il bisogno di pisciare, il ragazzo si sdraiava nella vasca e pisciava in aria. Se ambedue avevano bisogno di pisciare facevano la gara a chi pisciava più alto dell'altro e spesso la maggior parte dell'orina finiva sull'altro.
L’ora di andare a letto era un'altra occasione di intimità, anche se i ragazzi non l'avrebbero mai descritto in tali termini. Se un ragazzo dava la schiena all'altro, c’era una buona probabilità che gli fossero tirati giù i pantaloni. In inverno, quando erano necessari i pigiami lunghi alla fattoria di Paolo, facevano spesso un nodo alle gambe dei pantaloni dell'altro così che l’amico precipitava mezzo nudo sul pavimento quando tentava di vestirsi. Questo trucco era sempre salutato con ilarità.
Quando i due ragazzi andavano in bicicletta dalla fattoria alla diga per una nuotata, non pensavano che i costumi da bagno fossero necessari, là non c’erano ragazze. Bastava un asciugamano per asciugarsi dopo. Si toglievano pantaloncini e maglietta all’ombra di un grande albero vicino alla diga. La madre di Paolo voleva sempre che portassero il protettore solare, ma a lui non piaceva perché Adriano non ne aveva bisogno con la sua carnagione più scura. Adriano in questo era il miglior alleato della mamma e prometteva sempre che avrebbe obbligato Paolo a metterselo. Il ragazzo non riusciva a capire perché il suo amico parteggiasse per sua madre in questo problema, ma lo tollerava perché Adriano si offriva di applicargli la crema sulla schiena e questo era piacevole.
L'ultimo fine settimana prima di partire per il mare (l'ultimo fine settimana dell'anno scolastico, il loro ultimo fine settimana come studenti di scuola elementare), i due ragazzi andarono in bicicletta alla diga per nuotare. Appoggiarono le biciclette all'ombra della grande vecchia quercia e si spogliarono rapidamente. Adriano prese la bottiglia di protettore solare della tasca del suo zaino e disse a Paolo di voltarsi per permettergli di applicarglielo. L’amico fece delle smorfie, ma era segretamente contento dell'opportunità di sentire quella mano sulla sua schiena e sui fianchi.
Adriano schizzò l’olio a formare una Z sulla schiena, significando che lui era Zorro, e cominciò a spandere la lozione sulla pelle pallida di Paolo. Al ragazzo divenne rapidamente duro mentre si contorceva sotto le mani dell’amico.
“Te ne ho schizzata un po’ sul culo, vuoi che lo strofini dentro?” Adriano chiese innocentemente.
“Sì, sarebbe meglio.” Rispose Paolo celando a fatica l’eccitazione. Adriano strofinò la crema tra le natiche magre dell'amico e si accorse che la sensazione fisica di toccare il culo gli stava facendo irrigidire l’uccello. Quando la sua mano stava avvicinandosi alla fessura tra le natiche, Paolo si girò.
“Ok, ora posso fare io il resto.” Disse prendendo la bottiglia dalle mani dal suo amico. In quel momento i due ragazzi diedero un’occhiata veloce al cazzo dell’altro e compresero simultaneamente che erano ambedue arrapati come conigli. Risero a quella vista e Paolo disse: “Ricordi quando eravamo piccoli e facevamo il bagno insieme?”
“Sì. Mi ricordo anche quando avevo voglia di pisciare. Potremmo fare una gara come nei vecchi tempi!” rispose Adriano sorridendo.
“Ehi, tu hai dei peli lì!” Gridò Paolo indicando lo scroto dell’amico.
“Non credo!” Rispose l’altro automaticamente. “Dove?” Chiese quando comprese che non era il genere di accusa che il suo amico avrebbe fatto senza senso.
“Proprio là, sul tuo sacco. Forse non riesci a perché hai sopra l’uccello. Guarda, te lo faccio vedere.” Si offrì. Senza attendere risposta si inginocchiò di fronte all’amico. Prese in mano il cazzo rigido tirandolo delicatamente di fianco e fece correre le dita dell’altra mano sulla borsa di pelle grinzosa.
“Sono fini, non sono ancora diventati neri, tu non puoi vederli ma ci sono veramente.” Asserì.
“Lasciami sedere per dare un'occhiata più da vicino.” Rispose Adriano piegando le ginocchia e scendendo lentamente sopra i vestiti sparsi sotto l’albero. “Mostrami dove li vedi.”
Paolo era felice di avere un'altra opportunità di stringere l'attrezzo duro del suo amico ed accarezzare sotto la sua borsa carnosa. Ora strinse più audacemente i genitali di Adriano che l’aveva incoraggiamento tacitamente di farlo, percorrendo le pieghe della pelle alla ricerca di altri segni di pubertà.
“Guarda, eccone uno!” Esclamò Paolo pizzicando leggermente una parte dello scroto di Adriano per fargli vedere. “Ed eccone un altro uno, sotto il tuo cazzo. Ed un altro!”
Adriano guardò mentre sentiva i due chiari segnali, della sua maturità imminente ed la sensazione di immenso piacere che la mano del suo amico gli stava dando. Avrebbe voluto fare lo stesso a Paolo, dargli la stessa sensazione quando l’altro, come leggendo nella sua mente, disse: “Mi sto chiedendo se ne ho anch’io.”
“I tuoi probabilmente sarebbero più difficili da vedere, scommetto che saranno chiari come i tuoi capelli.”
Tra loro due era lui l’esperto di peli pubici anche se era la vista acuta di Paolo aveva fatto la prima scoperta.
“Sdraiati e tenterò di trovarli, ammesso che tu ne abbia.”
Paolo assentì prontamente sdraiandosi sull’asciugamano. Adriano si accosciò vicino a lui e cominciò a cercare peli pubici sui genitali del ragazzo. Impugnò il pene rigido di Paolo nella stessa maniera che Paolo aveva fatto a lui, armeggiò la verga di carne mentre cercando i segni dell'adolescenza incipiente.
“Ne trovi qualcuno?” Chiese Paolo appoggiandosi indietro ai gomiti mentre il suo compagno di giochi lottava col cazzo turgido e le palle.
“No. Forse dovrei avvicinarmi di più.” Suggerì Adriano. Si sposto in modo da mettersi a gambe divaricate sulle gambe di Paolo. Mentre si metteva in una posizione più comoda, i suoi capelli strisciarono contro l’uccello del ragazzo prono. Paolo rabbrividì alla stimolazione e emise un piccolo lamento.
“Cosa c’è? È bello, Paolo?” Ridacchiò Adriano alzando la testa. “Vuoi che lo faccia di nuovo?” E chinò la testa sulla pEducazione artisticae mediana del torso del ragazzo. Scosse la testa, le lunghe chiome schiarite strisciarono sul pene rigido e sullo scroto. Paolo gemette di piacere.
“Ora afferra il mio.” Esortò Adriano inginocchiandosi a cavalcioni sull’amico disteso. Paolo si sdraiò per liberare i gomiti, poi cominciò ad accarezzare il cazzo dell’amico.
“Sì, così, strofinalo su e giù, mmm.” Adriano chiuse gli occhi crogiolandosi nelle sensazioni che il suo amico gli stava creando. “Lasciami giocare col tuo.” E si spostò in una posizione che permettesse si masturbarsi comodamente l'un l'altro, e continuarono a strofinare e carezzare uno il cazzo dell'altro finché gemettero nei loro orgasmi.
Non c'era timidezza tra di loro quando fecero la doccia a casa di Paolo quel pomeriggio, né quando più tardi si misero i pigiama per andare a letto. Il loro gioco sessuale sembrò essere solo una naturale dilatazione della loro amicizia, non una causa per imbarazzo. Dopo essere sistemati nei loro rispettivi letti, nella stanza scura Adriano ruppe il silenzio.
“È stato divertente quello che abbiamo fatto oggi.” Si avventurò a dire.
“Sì, grande!” Rispose Paolo rapidamente.
“Hai sonno?” Chiese piano Adriano.
“No, perché?” Rispose Paolo sentendo che il suo amico aveva in mente un piano. Adriano era il più audace dei due e spesso aveva idee per scappatelle avventurose che delineavano insieme mentre erano sdraiati nel buio.
“Vuoi venire nel mio letto per un po’?” Chiese Adriano, tenendo basso il livello di voce, anche se l’eccitazione stava salendo alla prospettiva di quello che probabilmente avrebbero fatto insieme ed anche alla possibilità di un rifiuto. Comunque aveva un'idea abbastanza precisa di quello che Paolo avrebbe detto.
I due ragazzi condividevano lo stesso letto quando erano più giovani e dormivano a casa dell’altro, ma erano tre anni che non lo facevano più. Paolo capì immediatamente quello che Adriano aveva in mente, e “Ok!” disse subito. Scivolò fuori da sotto le coperte nell'aria fresca della camera da letto scura ed ascoltò per alcuni secondi i rumori sull'altro lato della porta, ma i suoi genitori sembravano già addormentati. Adriano aveva tirato indietro le sue coperte per far entrare il suo amico che strisciò sopra il letto.
“Dobbiamo ricordarci che devo tornare nel mio letto prima di mattina” Bisbigliò Paolo, non pensava che sua madre fosse così ingenua da credere a qualsiasi scusa inventasse trovandoli insieme in un letto.
“Cosa vuoi fare?” Chiese impazientemente a bassa voce quando scivolò sotto le coperte del letto dell’amico.
“Tirati giù il pigiama, io tirerò giù il mio.” Bisbigliò Adriano.
“Ok!” Assentì rapidamente, mentre spingeva alle ginocchia i calzoni del pigiama.
“Il tuo è duro?” Bisbigliò Adriano.
“Sì” Fu la replica.
“Il mio stato è stato duro tutto il giorno. Specialmente perché sapevo cosa avremmo fatto insieme stasera!”
“Posso sentirlo?” Paolo si avventurò cautamente.
“Sicuro, dammi la tua mano.” Paolo allungò la mano nell'oscurità davanti alla faccia di Adriano, il ragazzo la prese e la guidò sotto le coperte verso il suo uccello palpitante. Mise delicatamente la mano dell’amico sopra il suo cazzo dolorante, poi mise entrambe le mani dietro la testa. Il suo compagno di gioco carezzò il pene carnoso facendo correre le dita su e giù lungo i fianchi dell'attrezzo di Adriano.
“Mmmm, che bello! Toccalo dappertutto, Paolo!” Bisbigliò. Paolo lo stava già facendo, accarezzando ogni centimetro della giovane pugnale di carne corto, curvo e gonfio di sangue.
“Ora gioca con le mie palle, Paolo!” Lo esortò. Paolo non aveva bisogno di un secondo invito; fece giochi di destrezza con i due globi nella loro borsa carnosa, li colpì leggermente e li spinse verso il cazzo di Adriano prima di lasciarle scivolare di nuovo in giù. Adriano stava sdraiato godendo delle sensazioni che erano maggiori perché lui non stava usando le sue mani per suscitarli. Si chiese se Paolo avrebbe giocato dei giochi più tardi mentre era legato. Per il momento godeva dell’essere toccato intimamente.
“Mmmm, siii, è bello Paolo, ora toccami la fessura, la fessura del culo, fai correre la mano sul mio culo e tra le mie chiappe, sì!” Bisbigliò alzando una gamba così che il suo amico potesse arrivare facilmente al suo fondo schiena. Paolo fu inizialmente sorpreso da questa svolta inaspettata degli eventi, ma ricordò le sensazioni che aveva ricevuto quel giorno quando Adriano aveva spalmato l’olio solare nella fessura del suo culo e poi l'aveva asciugato. Fece il solletico all’amico passandogli sotto lo scroto e gli strofinò le natiche carnose.
Adriano cominciò ad incurvare le anche per rispondere a Paolo che stava palpeggiandogli il culo. Paolo prese a turno le natiche, poi cauto esaminò lo spazio tra le natiche con la punta di un dito. Adriano voleva veramente che lui mettesse là le sue dita? Il pensiero l'eccitò più di ogni cosa che aveva fatto fino ad allora. Mise il medio in cima alla fessura e lentamente scese tra le due natiche. Adriano smise di muoversi e tentò di rilassare il culo per lasciare spazio di accesso al dito che si avvicinava. Paolo vide la risposta del suo amico mentre strascinava in giù il dito nell'incavo lievemente sudato, finché la punta del dito scoprì un cambio nella superficie della pelle che stava toccando. Era giunto all'ano del suo amico e stava toccandolo!
Adriano si stirò per il piacere delle sensazioni squisite che il dito di Paolo stava dandogli. “Mmm, Paolo, è veramente grande, mmm, grande, ohh, siii! Ora succhiami il capezzolo, dai Paolo, succhialo!”
Paolo fu sorpreso, ma era così preso dal brivido sessuale di quello che stava facendo che assentì rapidamente alla richiesta. Risalì il torace dell’amico con la mano libera finché non trovò il grosso capezzolo e ci mise su le labbra. Adriano rabbrividì quando il compagno cominciò a leccare il gonfiore di carne, brividi di piacere percorsero il suo corpo. Paolo fece turbinare la lingua intorno al capezzolo di Adriano che rispose spingendo in fuori il torace ed avvolgendo le braccio intorno al collo dell’amico ed esortandolo: “Mettilo dentro!” Bisbigliò insistentemente.
“Cosa?” Fu la replica bisbigliata.
“Mettilo dentro, forza!” Esortò Adriano spingendo i lombi verso il braccio di Paolo ancora alloggiato tra le sue cosce. Il medio di Paolo aveva continuato a stuzzicare il buco del culo corrugato di Adriano, muovendosi intorno e colpendolo delicatamente.
“Cosa? Mettere dentro cosa?” Chiese cominciando a pensare che il suo amico stesse impazzendo. Era troppo ingenuo per rendersi conto di quello che voleva il suo amico, ma Adriano glielo sillabò.
“Il tuo dito! Conficcalo dentro!” Bisbigliò velocemente. “Spingimelo nel culo! Forza!...”
Paolo rimase scioccato a quella richiesta. Il suo diagramma di apprendimento sessuale era in ripida ascesa, cominciato col sesso alla diga, continuava con le bizzarrie che Adriano aveva suggerito nel letto che condividevano. Sentì di essere andato più avanti di quanto si aspettasse e capì di essere ad un bivio. Se andava avanti con quello che gli chiedeva il suo amico, non ci sarebbe stata possibilità di ritorno. Se si fosse fermato, sapeva che il suo amico avrebbe capito. Sentì che una nuova frontiera della sensualità si stendeva di fronte a lui ed aspettava la sua scelta. Poteva passarla o tirarsi indietro e chiedersi per sempre cosa sarebbe successo. Tutti che questi pensieri attraversarono la sua mente in pochi secondi. Il tempo della decisione era arrivato.
Lui posò il medio sull'ano del suo amico e cominciò, lentamente, a spingere.
Adriano si lamentò leggermente mentre il dito dell’amico penetrava il suo luogo più privato. Paolo stava ancora succhiandogli il capezzolo mentre spingeva il dito più profondamente nel culo. Sentiva il caldo canale che lo afferrava sotto la pressione implacabile che stava applicando. Sentiva il dito serrato nel canale. Adriano strinse il muscolo rettale per impedire all’amico di estrarre il dito.
“Succhiami il cazzo, Paolo, dai, succhialo!” Lo esortò, era sulla nuvola dell'estasi sessuale e sentiva che nulla potrebbe essere negatolo, nessuna sensazione, niente tabù. Avendo attraversato il Rubicone del culo del suo amico, Paolo non poteva rifiutargli più nulla. Tolse la bocca dal capezzolo gonfio e leccò scendendo il torace e la pancia del ragazzo. Col dito ancora bloccato nel buco del culo, si strofinò il cazzo di Adriano contro la guancia, avanti e indietro, poi aprì la bocca e prese in bocca il caldo organo rigido. Adriano sospirò di passione poi diede una scossa con le anche verso l'alto e venne nella bocca del suo amico. Era la sua prima sborrata ed inizialmente pensò inorridito di aver pisciato nella bocca dell'altro ragazzo. Poi cominciò a realizzare che finalmente aveva raggiunto l'adolescenza. Cominciò a pompare nella bocca di Paolo mentre altri spuzzi di sperma uscivano dalla sua verga tesa.
Anche Paolo pensò che il suo amico gli aveva fatto la pipì in bocca, ma non gli sembrava il sapore si pipì (anche se non l’aveva mai assaggiato). Le mani di Adriano erano sulla sua nuca e non poteva togliersi anche se l’avesse voluto. Il liquido aveva un sapore strano ma non sgradevole. Forse era sperma, pensò. Sapeva che il suo miglior amico gli avrebbe detto se aveva cominciato ad avere sogni bagnati, non sarebbe riuscito a mantenere il segreto per più di dieci minuti, specialmente non con lui. Quindi questa doveva essere stata la sua prima volta. Il pensiero lo colpì: “Il mio miglior amico ha avuto la sua prima eiaculazione nella mia bocca, mentre io stavo succhiando il suo uccello!” C'era solo una cosa da fare. Tolse la bocca dal piccolo organo caldo e scivolò sul letto sdraiandosi di fronte ad Adriano.
“Grande, Adriano” Bisbigliò: “Scommetto era la tua prima.”
“Sì, Paolo, te ne devo uno. Sembrava che il mio cazzo stesse esplodendo.”
“Ora lo fai a me?”
“Ok.” rispose Adriano, affrettandosi sotto le lenzuola verso la pancia di Paolo. Fu facile trovare l'attrezzo rigido del suo amico e ci mise sopra immediatamente la bocca. Lo stomaco di Paolo si contorse non appena sentì la bocca bagnata e calda del suo amico sul suo pene rigido, ma si abituò rapidamente alla sensazione di avere una bocca che gli succhiava l’attrezzo. Adriano succhiava la dura verga di carne mentre gliela masturbava e Paolo muoveva le anche nello stesso modo che aveva fatto l’amico. Alcuni minuti di stimolazione furono sufficienti per portare il ragazzo ad un orgasmo.
“Non hai sborrato. È normale. Accadrà prima che te ne renda conto.” Lo riassicurò Adriano bisbigliando. Paolo accennò col capo nel buio, poi ritornò al suo letto mentre si chiedeva quando avrebbe cominciato ad eiaculare e che altre cose avrebbe fatto con Adriano nelle settimane seguenti.
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