Il mio primo cliente

di
genere
prime esperienze

Erano passate due settimane dalla mia avventura al hotel e non avevo ancora trovato il coraggio di controllare i messaggi di posta elettronica, i messaggi e la segreteria sul cellulare riservato al mio nuovo “lavoro”.
Mi decisi una domenica mattina. Impugnai il mio cellulare, cambiai tessera telefonica e ascoltai le richieste registrate sulla mia segreteria telefonica. Alcune le cancellai a priori, erano troppo volgari, altre invece me le appuntai su un guadernetto. Mi soffermai principalmente su due richieste di appuntamento.
La prima era di una persona decisa, sicura di se, almeno a giudicare dalla voce, che mi invitava per un intero week end nella sua villa sul litorale ligure. L’offerta era generosa, ma dentro di me non volevo passare un fine settimana con un perfetto sconosciuto.
La seconda proposta era totalmente diversa dalla precedente. Sin dalla voce si capiva perfettamente che era agitato e il suo messaggio mi fece tenerezza.
“Forse non dovrei contattarti, ma ho scoperto il tuo sito per caso e mi sono invaghito del tuo corpo perfetto. Voglio essere sincero con te sin dall’inizio, ho 21 anni e non sono mai stato con una donna. Si sono vergine. Non credo di essere ne bello, ne brutto. Penso di avere un’erezione normalissima, ma solo il fatto di avvicinarmi a una donna mi imbarazza. Ti sembrerà assurdo, ma tu mi ispiri fiducia e spero che con te mi possa sbloccare. Odio la mia situazione e in questi mesi ho risparmiato dei soldi proprio per queste opportunità, sarei felicissimo di darli a te. In caso vorresti contattarmi ti lascio il mio numero 34……..”
Pensai immediatamente, che un ragazzo più agitato di me, potesse essere un ottimo inizio, anche se la sua verginità mi preoccupava. Afferrai di getto il cellulare e composi il numero. Lui capì immediatamente chi fossi e inziò a balbettare. Non senza qualche difficoltà, gli dieti appuntamento in un bar al centro, dove sapevo che li a pochi metri c’era un hotel riservato.
Giunta l’ora prestabilita indossai dei leggings di pelle, forse un po’ troppo agressivi, una camicia bianca e degli stivaletti. In pieno pomeriggio non volevo dare l’impressione di essere una puttana.
Come accordi raggiunti durante la telefonata, lui doveva portare una cravatta gialla, per farsi riconoscere. A quanto pare arrivai per prima, visto che di lui non c’erano tracce e mi sedetti al balcone del bar. Passarono diversi minuti ma di lui nessuna traccia, probabilmente aveva rinunciato, come minimo se l’era fatta sotto.
Improvvisamente un tipo si sedette accanto a me, attaccando bottone, ma non era il mio cliente, era troppo vecchio per esserlo. Mi offri da bere, che io ovviamente rifiutai.
Ormai il mio cliente non sarebbe più venuto, afferrai la borsetta, mandai a fanculo lo sconosciuto e uscii dal bar.
Sulla soglia dell’ingresso notai un esile ragazzo che passeggiava avanti e indietro. Aveva in mano un garofano rosso e indossava una cravatta gialla. Vuoi vedere che…
Uscii, mi affiancai a lui, stava borbottando. Cercai di attirare la sua attenzione ma nulla, mi scappava quasi da ridere.
“Mi sa che tu sei Alessandro”
Lui si girò di colpo, scattò all’indietro e quasi rischiò di inciampare.
“Allora non mi saluti”
“Bhe io..” – Si passò le mani tra i capelli – “ Bhe si sono Alessandro e tu sei .. voglio dire tu sei… tu.. insomma”
“Certo sono io” – volli essere chiara fin dall’inizio – “Senti oggi ho una lezione in palestra, dimmi solo se vuoi andare avanti con questa storia, che il mio tempo è denaro, letteralmente”
Non voleva rispondere.
“Da quanto tempo sei qui fuori?”
“Uhn.. dunque.. vediamo..” – Guardò l’orologio – “Saranno venti minuti”
Questa volta non mi trattenni e risi, questo lo agitò maggiormente.
“Senti tutto sommato sei un ragazzo carino e sono sicura che non hai cattive intenzioni” – Gli presi la mano destra con la mia – “Se mi vuoi andiamo in quel hotel” – Gli lo indicai con gli occhi – “Paghi una stanza, mi dai 100 euro, e ci divertiamo un po’”
“Ok” – Lo disse così sottovoce che quasi non lo sentii.
“Dammi 50 euro, sono per la stanza”
Prese il portafoglio e me li diete. Una volta esplicate tutte le formalità alla reception salimmo in camera.
Lui si sedette immediatamente sul letto e incrociò le dita delle mani tra di loro, fissava per terra.
Quanto può essere timido un uomo.
“Ora per piacere mi devi dare i miei 100 euro” – Me li diede con una certa titubanza. Io li misi immediatamente nella borsa – “Bene e ora che si fa”
“Bho”
Ancora una volta scoppiai a ridere – “Scusami non volevo, ma non mi era mai capitata una situazione come questa” – finsi un’esperienza che non possedevo.
Mi sedetti accanto a lui sul letto e gli accarezzai le mani.
“Stai tranquillo caro, vedrai che tutto andrà bene”
Gli portai la sua mano destra forse il mio seno, ma lui la ritrasse subito. Non sapevo letteralmente che fare, sembrava me la prima volta con la mia ex.
Misi la mia mano tra le sue gambe, ma lui non reagì, ne di testa, ne fisicamente. Il suo pene sembrava morto.
Mi sbottonai lentamente la camicetta, fissandolo negli occhi. Ancora una volta nessuna reazione.
Non è che fosse gay?
Con la camicia aperta e il reggiseno in bella vista, mi alzai, mi inginocchiai davanti a lui e sbottonai i suoi pantaloni. Infilai la mano dentro in cerca del suo affare, al tatto non sembrava male, ma continuava a essere moscio.
“Non ti piaccio?”
“Ma no che dici, sei bellissima e che.. come ti ho detto non l’ho mai fatto”
“Guarda mi sembra strano sei un bel ragazzo, possibile che nessuno ci ha provato con te?”
“Bhe a dire il vero” – Si morse la lingua – “Una mia compagna di classe durante una gita scolastica e recentemente” – Declutì – “Mi ha baciato la mia vicina di casa sposata”
“E tu?” – Continuavo a segarlo, ma nulla, nessuna reazione positiva.
“Sono scappato” – Fissò il soffitto – “In entrambi i casi”
Gli abbassai i pantaloni, gli tolsi le mutande e il suo pene era in bella mostra. Non era nulla di eccezionale, ma di sicuro avrebbe soddisfatto molte donne.
“Ora sdraiati, rilassati e chiudi gli occhi”
Si sdraiò lentamente.
Io gli presi il pene tra le mani e mi infilai quella cappella moscia nella bocca. Sentii finalmente che qualcosa, nelle sue perti intime, si stava muovendo. Il pene si stava gonfiando, anche se lentamente. Almeno non era impotente, lo stavo sospettando.
Gli infilai un ditino nel buchino, gemette e gli passai la lingua lungo tutto l’asta, forse avevo trovato il suo punto debole. Sostitui il dito con la lingua, per la prima volta lo sentii gemere.
Masturbavo la sua asta lentamente, delicatamente, la sentivo crescere progressivamente, finchè, finalmente, l’erezione fu completa. Aveva proprio una bella asta, ben sviluppata.
Morsi la sua cappella, la leccai. Istintivamente lui mise le sue mani sui miei lunghi capelli. Godeva cosi tanto che ,ad ogni mia leccata, me li strattonava, ma non era doloroso.
Questa volta gli misi due dita nel culo e mi infilai la cappella in bocca, lui contrasse gli addominali e si sedette. Infilò la mano tra lo spacco della camicetta e mi cercò le tette, me le accarezzò dolcemente.
“E’ la prima volta che le tocco.. ed è la prima volta che mi sento cosi eccitato”
Quasi soffocai quando scoppiai a ridere, dovevo controllarmi, rischiavo di offenderlo e farlo ammosciare immediatamente.
Mi tolsi la camicetta, ormai era inutile tenerla e mi ficcai il suo cazzo eretto tra le tette.. lo fissai dritto negli occhi e lui fece di tutto per non guardarmi. Strofinai quell’asta all’interno del mio seno e lui piegò la testa all’indietro.
Devo dire che per un verginello aveva un ottima resistenza.
Tornai in piedi, mi tolsi sia le scarpe sia i leggins, ma rimasi con le mutandine, presi dalla borsa un preservativo, aprii la bustina con i denti e lo infilai sul suo cazzo e mi sedetti sopra di lui.
“Baciami ti prego” – Aveva avuto un motto di coraggio.
Gli misi un dito sulla bocca – “No, no tesoro questo non lo faccio” – Ormai volevo diventare una professionista e non potevo più fare questi errori. In cambio gli sbattei i capezzoli in faccia.
Lui come al solito rimase impassibile – “Che aspetta leccale”
Lui usci timidamente la lingua dalla bocca e con essa mi accarezzò i capezzoli, finalmente prese una iniziativa e mi afferrò le tette con le sue grosse mani.
“Bravo stringile con forza” – Obbedi immediatamente.
Io intanto sfregavo le mie mutandine sul suo cazzo. Forse era giunto il momento. Mi sembrava pronto.
Mi sfilai le mutandine, gli le infilai nella bocca. Lui cercò di sputarle via, ma gli lo impedii.
Afferrai il suo cazzo con tre dita e me lo introdussi nella figa. I suoi occhi si spalancarono.
Peccorrevo tutta la lunghezza del suo pene lentamente, volevo che se la godesse e nello stesso tempo volevo la mia parte. Dove c’è scritto che una escort non si possa divertire.
Lo abbracciai, mi strinzi a lui e gli morsi il collo. Sentivo dal suo respiro, che stava per raggiungere l’orgasmo, aumentai il ritmo. Le mie mutandine quasi lo soffocavano quindi gli le tolsi e le buttai per terra.
Lo spinsi verso li materazzo e iniziai a cavalcarlo accarezzandomi le tette, si doveva gustare lo spettacolo.
Inarcai la schiana all’indietro e lui mi prese i fianchi con le mani e poi, improvvisamente, ebbe un piccolo sussulto, sentivo che cercava di trattenere lo sperma all’interno dei suoi testicoli, ma non si può lottare contro la natura. Il preservativo si riempì di quella sostanza calda e appicicosa, lui smenne sul letto.
Mi tolsi quel cazzo ormai moscio, misi le miei gambe attorno al suo viso e gli strusciai la passera sulla bocca. Avevo bisogno di venire, volevo che questa diventasse la mia specialità da escort, lui incredibilmente me la leccò intensamente. Strinse. con tutta la forza che aveva. i miei glutei e mi restitui il favore. Cosparsi il suo viso con miei umori.
C’e ne stemmo qualche minuto sul letto, entrambi estasiati. Io gli accarezzavo dolcemente il pene, forse con la speranza di farlo tornare duro, e lui accarezzavo il mio seno.
Mi ricordai il motivo per il quale ero lì. Fui la prima ad usare la doccia e mi rivestii, buttai le mutandine nel cestino della spazzatura, ormai erano initulizzabili. Come poi venni a sapere, lui le raccolse e se le portò a casa. Con un gesto di estrema generosità lo baciai delicatamente sulla bocca, in fondo lui mi piaceva, e gli diedi il mio numero personale, con la promessa che mi chiamasse tutte le volte che ne avesse bisogno.
“Ciao tesoro io ora vado” – Sorrisi – “Rimani quanto vuoi, tanto hai già pagato la stanza per stanotte”
All’inzio non rispose, poi fissandomi e prendendo tutto il coraggio che avesse in corpo emise una singola parola – “Grazie”
“Di niente” – E me ne andai.
Da allora mi chiamò diverse volte, sempre quando aveva a disposizione il denaro necessario, spesso non facevamo neppure sesso, e quelle volte non lo facevo pagare. Devo dire che grazie a me, e ai miei consigli, è riuscito,con molta difficoltà, a conquistare una ragazza deliziosa.
scritto il
2019-11-16
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