La sfida erotica (Ingrid 12)

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genere
etero

Mi chiamo Ingrid Lindström, madre di Lizzy, e ho scoperto questo sito grazie a lei, che ha una grande fantasia. Ora che sono in pensione, ho deciso di raccontare alcune delle mie esperienze dopo il divorzio. Anche se il mio corpo è cambiato negli ultimi 20 anni, mi considero ancora elegante. Ho un viso segnato dall'esperienza, capelli biondi che riflettono la luce, e occhi azzurri penetranti. Le mie curve sono generose e il mio seno è ancora rigoglioso. Condividerò più dettagli nei miei racconti.

Erano passati tre giorni dalla festa di Ludovico. Lui era scomparso il mattino seguente, forse travolto dall’imbarazzo, lasciandomi sola con Sabrina. Le giornate trascorrevano lente, ma le notti erano tutt’altra cosa. Spesso ci trovavamo nel suo letto, e fu proprio dopo una di quelle serate, ricca di passione, che Sabrina ebbe un'idea intrigante.
Eravamo distese l'una accanto all'altra, ancora avvolte dal calore del nostro ultimo incontro, quando Sabrina si voltò verso di me. Con un sorriso intrigante, mi sfiorò il seno con le labbra, lasciando una scia di brividi sulla mia pelle. "Sai, tesoro," mi sussurrò con voce sensuale, "ultimamente mi sto annoiando. Ieri notte, mentre mi addormentavo, dopo che mi hai fatto godere come non mai, mi è venuta in mente una bizzarra idea."
Il suo tono era troppo provocante per non catturare la mia attenzione. "E quale sarebbe questa idea?" chiesi, lasciandomi trascinare nel gioco. Mi voltai verso di lei e la baciai, assaporando la promessa nascosta nelle sue parole.
Lei sorrise maliziosa, sapendo di avere tutta la mia attenzione. "Prima di dirlo, ricorda che abbiamo un contratto in sospeso," iniziò, la sua voce era un filo di seta, "ma sono certa che non dirai di no." Fece una pausa, osservandomi con i suoi occhi penetranti. "Siamo entrambe donne irresistibili: tu, bionda e formosa; io, mora e sensuale." Le sue dita si muovevano lente sul mio capezzolo, accendendo i miei sensi. "Che ne dici di una piccola sfida di seduzione?"
Nella mia mente iniziarono a prendere forma immagini di noi due che seducevamo l’uomo più affascinante o magari il ragazzo più giovane e inesperto. Niente però poteva prepararmi per quello che disse dopo. Sabrina si avvicinò, il suo respiro caldo sul mio collo, e mi baciò ancora una volta, più intensamente.
"Stasera, ci trucchiamo, indossiamo i nostri abiti più provocanti e andiamo all’Hotel Smeraldo," proseguì, la sua voce un mix di eccitazione e mistero. Sapevo bene che l’Hotel Smeraldo era il luogo più esclusivo della città, riservato ai ricchi e potenti. "E facciamo le escort."
Rimasi a bocca aperta, sorpresa. Una risata nervosa uscì dalle mie labbra, ma Sabrina non era affatto in vena di scherzare. I suoi occhi brillavano di una luce pericolosa mentre continuava a parlare.
"L’ho già fatto fare a tua figlia," sussurrò, tappandomi la bocca con la mano per bloccare il grido di sorpresa che stava per sfuggirmi. "Ma questa volta, ci metto in gioco anche me stessa."
"Ma… ma stai dicendo sul serio? Vendere il nostro corpo?" Le parole mi uscirono come un sussurro, la mente in subbuglio mentre cercavo di assimilare quello che mi aveva appena detto. "Hai venduto mia figlia…"
Sabrina mi baciò di nuovo, questa volta con una passione che mi fece dimenticare ogni obiezione. "Non al primo venuto, ma a un uomo per bene, e lei mi ha detto che si è divertita (potete leggere il racconto di mia figlia qui https://www.eroticiracconti.it/racconto/45608-serata-al-green-park-hotel)," spiegò con un sorriso complice. "La sfida è semplice: chi riesce a guadagnare di più con un solo cliente vince. Non è intrigante?"
"E cosa ci guadagno io?" chiesi, tentando di mantenere una parvenza di controllo.
"Aumentiamo la posta in gioco," rispose Sabrina, il tono era basso. "Con i soldi che guadagniamo, ci concediamo un lussuoso weekend. La vincitrice sceglie la destinazione, e chi perde… dovrà leccare la figa all’altra."
L’idea mi eccitò. "Interessante," risposi, ormai completamente conquistata. "Ok, ci sto. Con te ho già fatto di tutto."

Aspettammo che calasse la notte, ci rifugiammo nella nostra camera e iniziammo il rito della trasformazione. Quando finalmente ci ritrovammo nella sala principale, i nostri completi erano una visione di pura eleganza.
Sabrina, con i suoi capelli corvini e il corpo sinuoso, aveva scelto un abito che esaltava la sua femminilità con una grazia avvolgente. Indossava un vestito nero aderente in seta, con uno spacco audace che scopriva una gamba perfetta. Il corpetto, leggermente trasparente, giocava con la scollatura generosa, svelando e celando al contempo, in un sensuale gioco di vedo-non-vedo. Completava il suo look con tacchi a spillo neri e gioielli sottili ma scintillanti, che catturavano la luce ad ogni movimento. Il suo stile era un misto di raffinatezza e sensualità irresistibile.
Io, al contrario, puntai tutto sull’audacia. Il mio look era pensato per provocare e catturare gli sguardi senza esitazione. Indossavo un completo in pelle nera che abbracciava ogni curva del mio corpo come una seconda pelle. Il bustino senza spalline spingeva il seno in modo audace, lasciando scoperte le spalle e parte dell’addome. I pantaloni erano attillatissimi, a vita bassa, con tagli strategici che rivelavano ampie porzioni di pelle nuda sui fianchi e sulle cosce.
Ai piedi, stivali alti fino al ginocchio con tacchi vertiginosi accentuavano la mia figura slanciata. I miei capelli biondi cadevano in morbidi boccoli sulle spalle nude, mentre il trucco era deciso: occhi intensi e labbra rosse come il fuoco. Il dettaglio più audace? L’assenza di intimo: niente reggiseno, niente slip.
Attendendo il taxi che ci avrebbe portato all’hotel, il silenzio tra di noi era carico di tensione, la battaglia era già iniziata. Una volta giunte, ci sistemammo al bar dell’hotel e ci guardammo intorno. L’atmosfera era pervasa di lusso, anche se inizialmente non notai nessuno di particolare. Sabrina, invece, non perse tempo: si avvicinò a un tavolo di stranieri e li salutò con eleganza. Grazie alla sua bellezza magnetica, fu subito accolta calorosamente.

Ora dividerò il racconto in due parti: la mia e la sua. Nella mia parte parlerò di me stessa, mentre nella sua cercherò di trasporre ciò che mi ha raccontato.

Sabrina rideva e scherzava con tutti, ma i suoi occhi erano incollati a un uomo di circa cinquant'anni, moro e affascinante, con un’aria pregevole nonostante un accenno di pancetta. Le sue dita sfioravano la gamba di lui con un tocco leggero, un invito silenzioso che sembrava essere ricambiato. Mi chiesi quando avrebbe rivelato la verità: che era lì solo per i suoi soldi. La vidi avvicinarsi al suo orecchio destro e sussurrargli qualcosa. Lui si irrigidì e si allontanò. La sua prima avance era fallita.

Io, nel frattempo, sedevo da sola al bar, chiedendomi perché nessuno sembrasse notarmi. Forse non era la mia serata per quel gioco, o forse in fondo desideravo perdere. Mentre ero persa in questi pensieri, notai un trentenne che mi fissava. Forse troppo giovane per avere il denaro che cercavo, ma c’era qualcosa in lui che mi attirava irresistibilmente. Se dovevo perdere, tanto valeva farlo con qualcuno che mi eccitava. Alzai il calice, lo indirizzai verso di lui con un sorriso, e lo invitai a brindare con un gesto delicato.

Intanto Sabrina aveva fallito di nuovo; non era più seduta al tavolo di prima. Ora la vedevo impegnata con un altro uomo, ma anche lui si allontanò. Conoscendola, quel rifiuto doveva bruciare; il suo orgoglio era ferito. Piaceva a tutti, ma nessuno sembrava disposto a pagare il prezzo.
Era il mio turno. Mi alzai e mi avvicinai al giovane, ma un’improvvisa delusione mi colpì: una ragazza si era già seduta accanto a lui. Maledizione. Stavo tornando al mio posto quando urtai contro un uomo robusto, sulla sessantina. Gli chiesi scusa e tentai di passare, ma la sua stazza mi bloccava la strada. Alzai lo sguardo e vidi un uomo brizzolato, con un fascino sorprendente per la sua età. Ci guardammo per un attimo, il silenzio tra noi carico di tensione, finché lui non mi sorrise, rivelando denti bianchi perfetti. “Signora,” disse con voce bassa e ricca di sottintesi, “forse mio figlio non è adatto a lei, e devo avvertirla che non ha un soldo.”
Tentai di protestare, ma lui rise con una sicurezza disarmante. “La osservo da un po’. Lei e la sua amica avete l’aria di chi è in cerca di qualcosa.”
Non potevo negarlo. “Bene, mi ha scoperta,” risposi. “Ora, per favore, mi lasci tornare al mio posto. Non disturberò né suo figlio né lei.”
La sua risata calda era contagiosa. “Forse io voglio essere disturbato, e vista la mia età, forse sono più adatto a lei.” Prese un bicchiere dal vassoio di un cameriere e me lo porse. “Forse potremmo appartarci e discutere di… affari.” Avevo trovato la mia preda; ora dovevo solo capire quanto avrei potuto ottenere.

Sabrina, nel frattempo, era scomparsa dopo il suo incontro con l’uomo. Più tardi mi raccontò che si era appartata con due russi facoltosi, entrambi desiderosi di passare la notte con lei, era un tempo prima della guerra. Ma le regole erano chiare: solo uno. Scelse quello che le piaceva di più. Si avviarono verso l’ascensore e, prima di andarsene, mi cercò con lo sguardo, mi sorrise e mi fece un cenno per indicare che tutto andava bene.

Quanto a me, quell’uomo misterioso non sembrava interessato solo al sesso. Mi fece domande su di me, sulla mia vita, e da quanto tempo svolgessi quella professione. Gli mentii senza esitazione, dicendogli che mi chiamavo Luana, un nome che avevo usato in passato. Quando ormai pensavo che non sarebbe accaduto nulla e che la mia amica avrebbe vinto, mi prese per mano, con una delicatezza non consone al suo aspetto, e mi chiese di seguirlo nella sua stanza d'albergo.

Quando iniziai a scaldarmi con il mio cliente, Sabrina si era già mossa con decisione. Si era fatta pagare in anticipo, si era spogliata, e ora masturbava il suo cliente con sicurezza. Lo teneva saldo, ogni tanto leccandolo con maestria, circondando la cappella con quella che lei stessa chiamava "micropene".

Io, invece, una volta entrata in stanza, sentivo l'agitazione crescere. Non sapevo come comportarmi: chiedere il pagamento subito o aspettare? E se avessi provato piacere, avrei comunque chiesto i soldi? Lui era già seduto sul letto, con lo sguardo interrogativo puntato su di me. La mia inesperienza traspariva chiaramente, così mi avvicinai lentamente, gli appoggiai le mani sulle gambe e lo baciai. Lui, però, mi allontanò delicatamente e mi disse di calmarmi. Prese una bottiglia dal mobiletto accanto e mi porse un bicchiere. Lo trangugiai velocemente, sentendo il calore invadere la mia gola. Lui bevve con calma, sorridendo. "Non sembri una professionista", disse ridendo. Aveva capito tutto, e io rimasi incerta su come reagire.
Raccolsi il coraggio e risposi: "Se vuole, posso andarmene." "No, resta pure. Mi piaci." Avvicinandosi a me, mi sfiorò la spalla e fece scivolare giù la zip del mio top, lasciando che il mio seno scivolasse fuori all'improvviso. "Come immaginavo, non porti il reggiseno," sussurrò mentre mi stringeva il seno, leccando i miei capezzoli con una lentezza sensuale. Poi, versò il contenuto del suo bicchiere tra i miei seni, leccandolo dalla mia pelle con desiderio. Incredibilmente, quel tipo mi stava piacendo. Ero stata fortunata.

Nel frattempo, qualche piano sopra, Sabrina – anche se io non potevo saperlo – aveva in bocca il pene del suo cliente, succhiandolo con avidità mentre gli stringeva i testicoli. Il suo amico russo la stava gustando appieno, e all'improvviso le chiese di infilargli due dita nel sedere. Sabrina, senza esitare, succhiò le dita e le spinse dentro il suo ano. Il pene del cliente si irrigidì ancora di più, apparendo più grosso, pronto a penetrare la sua seduttrice.
Ero rimasta in piedi mentre il mio cliente maturo mi accarezzava con attenzione. La sua lingua aveva seguito il percorso del liquido e si era diretta verso le mie parti intime. Con un gesto deciso, aveva sbottonato i miei pantaloni, che erano caduti lentamente a terra. L’alcol aveva raggiunto prima la mia peluria e poi l’apertura, facendomi sentire un leggero bruciore. Ma presto la sua lingua calda e umida mi aveva raggiunta, penetrandomi con dolcezza. Sentii un brivido lungo la schiena e il mio corpo aveva cominciato a vibrare. Le sue dita, che si muovevano dentro di me, mi avevano fatto urlare di piacere.

Nel frattempo, Sabrina aveva spinto il suo uomo sul letto e si era montata sopra di lui con passione. Ogni suo movimento sembrava mirato a farlo arrivare all’orgasmo il più presto possibile. Il cliente le stringeva il seno con forza, ma questo non la frenava; anzi, sembrava aumentare la sua intensità. La scena era così intensa che sembrava di assistere a un rodeo di passione.
Il mio uomo maturo si rialzò, e la mia passera era fradicia. Ora toccava a me sbottonargli i pantaloni, e lo feci con una rapidità incredibile. Lo desideravo con ogni fibra del mio corpo. Lo aiutai a togliersi pantaloni e mutande, il suo cazzo rigido mi puntava con decisione. Lo presi in mano, lo baciai con passione, e lo masturbai lungo tutta la sua lunghezza, assaporando ogni centimetro di quella proboscide pulsante. La mia lingua danzava nella sua bocca, affamata. Chi dei due era più arrapato? Credo proprio io. Sentivo il suo pene palpitare nella mia mano, e d’improvviso, con un sorriso provocante, gli sussurrai: “E ora, cosa vuole fare, signore?”
Non rispose, non ce n’era bisogno. Con una forza che non pensavo avesse, mi prese in braccio. D’istinto gli avvolsi le gambe intorno alla vita e sentii la sua cappella bussare alla porta. Non attese risposta; entrò con decisione, facendomi gemere di piacere. Sentii la sua lingua scivolare sul mio collo, i nostri petti si premevano l’uno contro l’altro, e i nostri cuori battevano all’impazzata all’unisono. Mi sussurrò all’orecchio: “Vuoi proprio meritarteli i tuoi soldi.” E pensare che quasi me n’ero dimenticata.
E Sabrina? Cosa stava facendo in quel momento? Era a pecora sul letto, mentre il suo cliente la trapanava lentamente. Come mi disse più tardi, non provava nulla; era solo lavoro. Sentiva le sue mani afferrarle i fianchi e lo sentiva imprecare in russo, o almeno così le sembrava. Il suo alito, impregnato di vodka, si faceva sempre più rapido, finché in un attimo scaricò il suo seme dentro la mia amica. Il lavoro era finito. Sabrina si rivestì, raccolse i soldi guadagnati, guardò il cliente che ormai aveva perso interesse e scese al bar di sotto ad aspettare che arrivassi.

Giunse il momento di ultimare il lavoro, anche se avrei voluto che durasse molto di più. Ero ancora tra le sue braccia quando mi portò verso il tavolo nell'angolo. Mi fece adagiare sulla superficie fredda e continuò a penetrarmi, leccandomi il seno che sapeva ancora di alcool.
Mi guardò dritto negli occhi e sussurrò: "Signora, li vuoi i tuoi soldi? Ne vuoi molti di più?" Annuii, eccitata al punto che parlavo a fatica.
"Bene," disse. Estrasse il suo pene dalla mia vagina, mi fece scivolare giù dal tavolo, afferrò i miei fianchi, mi girò velocemente e mi allargò le gambe, posizionandoci nel più classico dei novanta. Le sue dita scivolarono sul mio ano, penetrandolo. Si chinò leggermente, umidificando l’ingresso con la sua lingua. Passarono solo pochi secondi prima che si rialzasse, prendesse il suo pene in mano e lo appoggiasse sul mio buco del culo. Mi morsi il labbro inferiore mentre la sua cappella si faceva strada nella mia strettoia, raggiungendo il limite del tunnel, per poi uscire. La introdusse di nuovo, e questa volta sembrava scivolare meglio. Mise le sue mani intorno al mio collo e spinse con ardore.
Tramite uno specchio alla mia sinistra, potevo vedere il suo viso diventare paonazzo. Lo vidi inarcare il collo all’indietro e poi mi sculacciò. Dal canto mio, non rimasi immobile: mi masturbai la passera con le dita. Sentii il suo pene contrarsi un’ultima volta, e poi un fluido caldo scorse dentro di me. Lui emise dei gemiti ripetuti; aveva eiaculato. Quasi spinto da una forza misteriosa, cadde sul letto, si mise una mano sulla fronte e rise.
Avevamo finito. Non sapendo bene come comportarmi, presi i pantaloni dal pavimento e il top dal mobile accanto al letto e mi rivestii. Lui non disse una parola, così decisi di andarmene, finché una voce non mi fermò sulla porta: "Ehi, aspetta." Lo vidi rialzarsi. Voleva un bis? Gli sarebbe costato il doppio.
Afferrò i pantaloni e frugò nella tasca destra, trovando il portafoglio. "Che razza di escort sei se ti dimentichi i soldi?" In realtà, mi era piaciuto così tanto che i soldi non mi interessavano nemmeno.
Allungò la mano verso di me, tenendo una banconota tra le dita. La presi senza guardarla. Lui si prese un’ultima libertà di baciarmi e palparmi il seno, poi me ne andai a cercare la mia amica.

La trovai subito al balcone del bar, mentre sorseggiava una Coca-Cola. Ci baciammo e le chiesi come fosse andata. Sabrina mi rispose con un sorriso amaro che la scopata era stata deludente, ma dal punto di vista economico, era andata alla grande. Io, ancora immersa nei miei pensieri, le raccontai di quanto mi fossi divertita e feci per estrarre la banconota dalla mia borsa, ma lei mi fermò con uno sguardo complice: "Scema, non qui, potrebbe vederci."
Ci dirigemmo verso la macchina. Appena salite, Sabrina mi mostrò la sua banconota gialla: duecento euro, non male, pensai. Chissà quanti soldi mi aveva dato quel tipo... Essendo una sola banconota, temevo di aver perso. Con mia grande sorpresa, quando aprii la borsa e estrassi il foglietto di carta, notai che era viola. Con stupore e orgoglio, mostrai a Sabrina la banconota da 500 euro.
Non persi un attimo, guardai la mia amica dritta negli occhi, le baciai il labbro superiore e le dissi due parole secche e decise: "Bene, cara, ci facciamo un bel weekend a Stoccolma. È un sacco che non vedo le mie amiche." Sorrisi e, con un gesto deciso, mi sbottonai i pantaloni, li abbassai fin dove potevo e, prendendole la mano, sussurrai: "Visto che non ho raggiunto l'orgasmo, devi pensarci tu." Così dicendo, spinsi delicatamente la sua testa verso la mia intimità. Sabrina non sembrò affatto contrariata.
Iniziò a baciare l’interno delle mie cosce, tracciando piccoli cerchi sulla mia pelle con la sua lingua, avvicinandosi sempre di più al centro del mio piacere. Il mio corpo tremò leggermente, e il mio respiro si fece più profondo, anticipando il momento in cui avrebbe toccato il punto più sensibile.
Sabrina inclinò la testa di lato, posizionandosi in modo che la sua bocca fosse perfettamente allineata con il mio clitoride. La sua lingua cominciò a muoversi orizzontalmente, sfiorando il mio clitoride da un lato all’altro con movimenti brevi e rapidi. Il tocco era leggero ma deciso, e ogni sua leccata accendeva una scintilla di piacere che si propagava in tutto il mio corpo.
Di tanto in tanto, accelerava il movimento, e io non potevo trattenere i gemiti mentre il piacere si accumulava dentro di me, pronto a esplodere. Sentivo Sabrina rispondere alle mie reazioni, modulando la pressione e l’intensità con una maestria che mi faceva perdere ogni controllo.
Mentre la sua lingua continuava a scivolare da un lato all’altro del mio clitoride, le sue mani afferrarono i miei fianchi con dolcezza, ancorandomi a quel momento di estasi. Il mio corpo si inarcava leggermente, cercando di avvicinarmi ancora di più alla sua bocca, assorbendo ogni ondata di piacere che mi regalava.
L’orgasmo si avvicinava, un’onda travolgente che cresceva dentro di me. Sabrina continuava a stimolarmi con passione e dedizione, lasciandomi senza fiato. Poi, all’improvviso, il piacere mi travolse completamente. Un gemito profondo sfuggì dalle mie labbra mentre il mio corpo tremava sotto le sue cure esperte.
Lei non si fermò, prolungando il mio piacere, accompagnandomi in ogni istante di quell’orgasmo travolgente. Sentii il mio respiro rallentare mentre la tensione si scioglieva, lasciandomi avvolta in una sensazione di appagamento totale.
Con un ultimo bacio delicato, Sabrina si sollevò leggermente e i nostri sguardi si incontrarono. Nessuna parola era necessaria; il silenzio tra noi era colmo di gratitudine e di un desiderio finalmente soddisfatto. Le sorrisi, ancora immersa nella scia del piacere che mi aveva regalato, sapendo che quel momento sarebbe rimasto con me per sempre.

(Lo so, scrivo racconti lunghissimi e forse voi preferite qualcosa di più rapido, ma è il mio stile e non ci posso fare nulla. Se siete arrivati fino a qui, vi faccio i miei complimenti e vi invito a commentare! Le vostre opinioni sono sempre benvenute, quindi non esitate a lasciarle qui sotto. Grazie per aver letto!)

scritto il
2024-08-17
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