Mamma ed Anna
di
aries
genere
incesti
MAMMA ED ANNA
Era una estate calda, i pomeriggi trascorrevano lunghi e oziosi.
Faceva troppo caldo per uscire a giocare in campagna. Ce ne stavamo tutti nelle nostre camere a cercare di dormire.
Fu mia cugina Angela ad avere l’idea di rintanarci nel fienile, non che facesse meno caldo ma per lo meno non dovevamo starcene in silenzio a far finta di dormire.
Angela ha due anni più di me e io l’ho sempre vista come un modello da imitare. Abita in città, sente la musica più alla moda e ha sempre i vestiti più belli.
Ce ne stavamo sdraiate nell’angolo più fresco del fienile stanche e sudate quando mi chiese.
“Tu ti strofini mai in mezzo alle gambe?”
“Come in mezzo alle gambe?” non capivo cosa volesse dire.
“Sì! fino a farsi venire i brividi.”
“No questo gioco non lo conosco…”
“Allora dai togliti le mutandine.”
Ci sfilammo gli slip.
La sua micetta era piena di peli mentre la mia aveva solo dei batuffoletti biondi.
“Ecco vedi” mi disse mettendosi un dito in mezzo alla micetta. “Devi muoverlo così”
Provai ad imitarla e subito fui presa da una specie di prurito ma molto più piacevole, continuai con più foga e ad un certo punto fui scossa dai brividi.
“Accidenti che bello.” esclamai sfinita.
“Ti è piaciuto?”
“Tanto.”
“Senti però non devi dirlo a nessuno.”
“Perché?”
“Non lo so però mia madre una volta è entrata in camera mia mentre lo facevo e si è arrabbiata tantissimo. Diceva che le ragazzine perbene queste cose non le fanno ecc. Ma io continuo a farlo lo stesso solo non mi faccio scoprire. Quindi fallo solo quando sei sola.”
“Va bene non lo dirò a nessuno.”
Passammo bei pomeriggi a strofinarci le micine anche più di una volta poi Angela tornò a casa sua e io rimasi da sola.
Il pomeriggio continuavo ad andare nel fienile e mi divertivo con questo nuovo giochetto.
Un pomeriggio mi addormentai dopo averlo fatto e fui svegliata dalla voce di zia Anna.
“Fai prendere aria alla micetta, fai bene con questo caldo.”
Mi tirai su spaventata ma vidi che lei non era affatto arrabbiata infatti si sdraiò accanto a me e, aperte le gambe, cominciò a sventolarsi con la gonna.
“Quest’anno fa proprio caldo non si riesce a fare niente.”
Mi venne voglia di confidargli il mio segreto ma poi decisi di non farlo.
Nei giorni successivi mentre mi strofinavo mi ritrovai a pensare a mia zia e a come sarebbe stato bello farlo con lei.
Zia Anna non era sposata ed era l’unica di tutti quelli che vivevano nella cascina che non mi trattava come una ragazzina.
Mi trovai anche a pensare che era proprio bella, di carnagione scura aveva i capelli neri e lunghi.
A me mia madre non li faceva portare così diceva che facevano disordine.
Poi un pomeriggio non resistetti e le confidai il mio segreto.
Eravamo sdraiate nel fienile, lei scoppiò a ridere. “Non è un grande segreto.”
“Vuoi dire che lo fanno in tanti?”
“Praticamente tutti.”
“Davvero?”
“Certo sciocchina… Si comincia così a fare sesso. Te lo ha insegnato qualcuno e l’hai scoperto da sola?”
Ci pensai un attimo, non volevo tradire Angela ma di zia Anna mi fidavo.
“È stata Angela.”
Lei non disse niente poi aggiunse. “Non ti devi vergognare… fallo tutte le volte che ti va.”
“Senti zia… lo fai anche tu?”
Scoppiò a ridere.
“Sì ogni tanto lo faccio anch’io.”
Decisi di tentare.
“Ti andrebbe di farlo adesso?”
“Adesso con te?” Ci pensò un attimo, si guardò attorno. “Non qui però…Se entra qualcuno…Andiamo sopra.”
C’era una scala che portava ad un soppalco. La seguii.
Una volta su ci dirigemmo sotto il lucernaio.
“Leviamoci i vestiti, staremo più comode.”
Non me lo feci ripetere.
Era proprio bella mia zia, aveva due poppe rotonde e un triangolo di peli fra le gambe l’avrei stretta volentieri a me.
Si sdraiò sul vestito e io l’imitai.
Cominciammo a toccarci. Io ero ipnotizzata dalla sua mano che si muoveva veloce e sicura e quando venimmo dalla sua micia aperta che era grande e rossa.
“Hum…” fece soddisfatta “Ci voleva proprio.”
“Mi piace troppo questo gioco…” dissi io.
“Ce ne sono anche degli altri…”
“Davvero? Belli come questo?”
“Sì! Anche meglio.” Si rimise il vestito.
“Me li insegni?” Chiesi speranzosa.
“Se vuoi. Però non qui. Perché non vieni domani a casa mia?”
Il pomeriggio successivo alle tre bussai alla sua porta.
“Brava sei venuta.” Entrai, c’era la musica bassa e le finestre erano accostate.
Quando mi abituai a quella luce vidi che era a piedi scalzi e aveva un vestitino leggero.
“Vieni” mi disse “Balliamo.”
Mi prese fra le braccia e cominciammo dondolarci lentamente.
Sentivo il suo profumo. Fra le sue braccia mi sentivo in paradiso.
“Ci baciamo?” mi sussurrò all’orecchio.
Le porsi le labbra, le sfiorò con le sue. Poi la sua lingua cominciò a giocare con la mia.
Mi girava la testa.
“Andiamo di là” disse dopo un po’.
La seguii in camera da letto.
“Vieni qui.” Mi abbracciò forte. “Ti piaccio.”
“Sì! Tantissimo.” Mi prese una mano e se portò sul seno.
Cominciai a stringerlo. Che differenza con il mio che era piccolo quasi inesistente.
“Che ne dici se ci spogliamo?”
“Ti piacciono i miei capezzoli?” Erano grossi e scuri, li sfiorai con la mano.
“Vieni dagli un bacio.” Me ne misi uno in bocca e cominciai a succhiarlo e morderlo.
“Piano…Piano. Vieni qui ti faccio vedere come si fa.” cominciò a leccarmi un capezzolo poi lo succhiò alternando piccoli morsi.
“Prova tu dai…” ripresi in bocca quel grosso ciucciotto e seguii le sue istruzioni.
Piccoli gemiti uscivano dalle sue labbra. “Sì così…brava.”
“Sei stata brava… Meriti un premio.”
Mi fece sdraiare sul letto e mi aprì le gambe. Chiusi gli occhi.
Sentii la punta della sua lingua che giocava con mia micetta, cominciai a respirare a fatica poi, la lingua cominciò a stimolare il punto sensibile sempre più veloce. Il mio corpo si contraeva sempre più velocemente finchè le gambe si strinsero intorno alla testa di zia e cominciai a godere.
“Ti è piaciuto questo giochetto?” mi chiese stendendosi a fianco a me.
“È bellissimo…non immaginavo che si potessero fare queste cose.” Lei sorrise.
“Ora ti va di farlo tu a me.”
Scivolai fra le sue gambe. L’odore della sua micia mi inebriò, la sfiorai con la lingua e quando trovai il clitoride lo afferrai con le labbra e iniziai a succhiarlo.
Lei non riusciva a stare ferma così dovetti afferrarle le cosce per tenerle aperte.
Un rantolo più forte degli altri e gli schizzi nella mia bocca mi avvertirono che era finita.
“Sei una forza della natura” Mi disse appena si fu ripresa “Del resto buon sangue non mente.”
“Che vuoi dire?” le chiesi incuriosita.
“Niente. È solo un modo di dire. Ora vieni qui e baciami.”
Mi insegnò tutto quello che c’era da sapere sull’amore fra donne.
Poi una notte, non riuscivo a dormire per il caldo, sentii dei gemiti provenire dalla camera dei miei.
Anche se Marco, il marito di mia madre, non è mio padre, quello vero non l’ho mai conosciuto, l’ho sempre considerato tale.
Sembravano gemiti di piacere. Decisi di accertarmene così mi alzai e mi avvicinai alla camera da letto.
La porta era accostata, mi avvicinai ancora e sbirciai dentro. Una debole luce veniva dal comodino.
“succhiamelo un po’…” stava dicendo Marco.
La mamma scese fra le sue gambe e vidi l’affare di Marco sparire nella sua bocca.
“dai scopami che non ce la faccio più.” così dicendo la mamma si sdraiò e spalancò le gambe e Marco le fu subito sopra e iniziò a agitarsi incoraggiato da mia madre.
Non durò molto. Quando ebbero finito lui si accese una sigaretta mentre mia madre, preso un fazzoletto dal comodino, se lo passò fra le gambe.
“Vedi sempre Assunta?” le chiese lui.
“Sì, un paio di volte a settimana Non ti scoccia vero?”
“No figurati.”
Che c’entrava Assunta in questa storia?
Me ne tornai in camera mia. Il giorno dopo raccontai tutto a Anna
Lei mi rimproverò e aveva ragione “Non si spiano le persone che fanno sesso. Ti piacerebbe se qualcuno spiasse noi?”
“Sì hai ragione, però è stato più forte di me.” mi giustificai.
Qualche giorno dopo mia madre mi chiese se volevo andare con lei ai laghetti.
I laghetti sono a un’ansa del fiume che allargandosi crea dei laghetti circondati da abbondante vegetazione, sono meta di gite dal paese nei giorni di festa.
“Domani è martedì e sicuramente non c’è nessuno.”
Non è che ne avessi molta voglia ma quando mi disse che venivano anche Anna e Assunta cambiai idea.
Quando arrivammo il sole era già alto e ne approfittammo per fare il bagno. Io mi ero portato il costume ma sia mia madre che le altre due donne si spogliarono e corsero a fare il bagno nude.
Mi unii a loro. L’acqua era della temperatura giusta e tutte eravamo in vena di divertirci.
All’inizio mi fece un po’ effetto vedere mia madre nuda, soprattutto ripensando a quello che avevo visto l’altra notte.
Quando uscimmo dall’acqua mia madre e Assunta si sistemarono insieme su un telo e Anna si mise accanto a me sull’altro un po’ distate dal loro.
Chiusi gli occhi e mi godetti il sole sulla pelle.
Quando li riaprii vidi mia madre e Assunta che incuranti della nostra presenza si stavano baciando
Mi girai verso Anna meravigliata ma lei si mise a ridere e mi attirò a sé. Cominciammo a baciarci pure noi e facemmo l’amore.
Quando finimmo mi resi conto che Assunta e mia madre erano vicino a noi.
“Che ne dite di un altro bagno?” propose mia madre.
Avevo l’impressione di vivere in un sogno.
Fu una bellissima giornata e da allora il rapporto con mia madre cambiò completamente.
Orami mi considerava adulta e i cominciammo a scambiarci confidenze sulla nostra vita privata.
Le raccontai tutto su Anna e lei mi raccontò la sua vita.
Un pomeriggio cominciò a parlare di uomini mi chiese se mi piacevano.
Io le raccontai di quella notte che l’avevo spiata, non se la prese affatto anzi sembrava divertita.
“Bisogna che cominci a pensarci.” proseguì lei “per l’età che hai bisogna che qualcuno ti svergini. Non hai un amico… qualcuno che ti piace? “
“Quelli della mia età sono tutti bamboccioni e non me ne piace nessuno. Ci vorrebbe uno più grande che sappia cosa fare…”
“Sì” ammise mia madre “Ci vuole qualcuno un po’ esperto. Senti che ne dici di Marco? Ti piacerebbe se fosse lui?”
“Ma è tuo marito… A te non dispiacerebbe?”
“Figurati. Se le cose le dobbiamo fare bene lui mi sembra il tipo giusto.”
“Sì in effetti…Chi meglio di lui. Ma sarà d’accordo?”
“Su questo non ti devi preoccupare. Lascia fare a me.”
Qualche sera dopo Marco mi si avvicinò e mi disse “Allora cuccioletto hai deciso di diventare donna? “
“Sì”risposi io “se tu sei d’accordo mi piacerebbe se fossi tu a farlo.”
Mia madre ci guardava sorridendo.
“E quando saresti pronta?”
“Anche subito se vuoi?”
“Bene” intervenne mia madre “Andiamo in camera nostra.”
Ci prese sottobraccio e quando fummo in camera cominciammo a spogliarci.
Ci sistemammo sul lettone.
Non potei fare a meno di guardare l’affare di Marco e pensare che da lì a poco sarebbe entrato nella mia pancia.
“Guarda come devi fare.” Così dicendo mamma cominciò ad accarezzarlo e poi se lo portò in bocca. Poi si staccò e lo diresse verso di me, mi abbassai e me lo feci scivolare in bocca.
Aveva un buon sapore. La mano di Marco sulla mia testa mi guidava.
Intanto mamma mi stava carezzando fra le gambe e ad un certo punto disse. “È pronta”.
Mi fecero stendere con le gambe aperte, Marco mi salì sopra, sentii il suo affare farsi largo nella mia micetta. Mi sentivo dilatata, era una bella sensazione poi, all’improvviso una fitta di dolore mi fece sussultare. Mamma mi strinse la mano. Marco continuò a spingere e dopo un po’ non sentii più niente.
Cominciò un lungo su e giù.
“Attento a non venirgli dentro” gli ricordò mamma.
“Tranquilla. So quello che faccio…” rispose lui.
All’improvviso uscì e mi scaricò il suo seme sulla pancia. Mi sentivo svuotata.
“Bene, bene.” disse la mamma.”Come stai tesoro?”
“Bene. È stato bello… ad un certo punto ho sentito un po’ di dolore ma è passato subito.”
Baciai Marco. “Grazie.” gli dissi.
“Grazie a te.” rispose lui”è stato bello anche per me.”
Arrivò agosto e come ogni anno andammo a passare due settimane dalla nonna.
Marco non venne perché doveva consegnare un lavoro urgente.
A casa della nonna non c’era molto da fare e faceva caldo.
Avrei preferito resta a casa con Anna e sicuramente anche a mia madre mancavano Marco e Assunta.
Passavamo i pomeriggi sdraiate sul lettone sfinite dal caldo.
“Non vedo l’ora di tornare a casa” sbottai io “cosa veniamo a farci qui?”
“Tua nonna ci tiene tanto. Però anch’io sto contando i giorni.”
“Mi manca tanto Anna.” confessai.
“Ti capisco. Anche a me manca Assunta e Marco. Una settimana di astinenza forzata non la sopporto.”
Una notte non riuscivamo prendere sonno. Ci giravamo nel letto.
“Non dormi?” mi chiese mamma una notte.
“Troppo caldo” risposi
“Togliti la maglietta.”
“Non è che cambi molto” dissi dopo averla lanciata ai piedi del letto.
“A questo punto mi tolgo anche le mutandine.” sbuffai.
“Ma sì” aggiunse “Facciamo prendere un po’ d’aria alle micie”
Mi girai verso di lei “Tu te la strofini mai?” le chiesi.
“Vuoi dire se mi masturbo? Sì, ma non mi da nessun sollievo.”
“Anche a me non basta più.” confermai.
Accesi la lampada sul comodino e, girandoci sul fianco cominciammo a chiacchierare un po’ poi, piano piano, ci avvicinammo e cominciammo ad accarezzarci in maniera innocente, le spalle, il fianco. Accarezzare la pelle sudata mi dava sensazioni piacevoli.
Ad un certo punto mi accorsi che le stavo massaggiando un capezzolo, l’avevo fatto senza volerlo e tolsi subito la mano.
“Perché ti sei fermata” chiese stupita “era così piacevole.”
Ripresi subito massaggiarle il capezzolo. Era incredibilmente duro e sentirlo ingrossare fra le mie dita mi stava facendo eccitare.
Mugolando di piacere si girò sulla schiena facilitandomi il compito.
Non potei resistere e afferrai l’altro capezzolo con le labbra. Era piacevolmente salato.
Incitata dai suoi mugolii cominciai a darle piccoli morsi.
La mia mano scese a carezzarle la pancia poi fui presa da una voglia irrefrenabile.
“Ho tanta voglia di infilarti la lingua nella micia” le sussurrai all’orecchio.
“Anch’io ho tanta voglia che tu lo faccia.”
Scivolai fra le sue gambe. Sentii l’odore del suo sesso mescolato al sudore era irresistibile.
La sua micia spalancata davanti ai miei occhi era grande nera e bagnata. Ci incollai la mia bocca sopra e cominciai a succhiare e leccare.
Quasi mi schiacciò la testa quando ebbe l’orgasmo.
“Brava piccina… Vieni qui ora… Baciami mi piace sentire il mio sapore”
Cominciò a leccarmi le labbra poi le infilai la lingua in bocca e lei la succhiò quasi a staccarmela.
“Mi hai fatto felice” mi disse continuando a baciarmi.
“Ora la mamma farà felice anche la sua bambina. Vuoi vero…”
“Sì. Se non vengo esplodo.”
Mi passò un dito nella micia e se lo portò alla bocca.
“Hai davvero un buon sapore sai…”
“Vieni a sentirlo bene allora…” Le spinsi la testa fra le mie gambe. Mi andò in estasi.
Ci ritrovammo abbracciate sudate ed esauste e, finalmente ci addormentammo.
Era una estate calda, i pomeriggi trascorrevano lunghi e oziosi.
Faceva troppo caldo per uscire a giocare in campagna. Ce ne stavamo tutti nelle nostre camere a cercare di dormire.
Fu mia cugina Angela ad avere l’idea di rintanarci nel fienile, non che facesse meno caldo ma per lo meno non dovevamo starcene in silenzio a far finta di dormire.
Angela ha due anni più di me e io l’ho sempre vista come un modello da imitare. Abita in città, sente la musica più alla moda e ha sempre i vestiti più belli.
Ce ne stavamo sdraiate nell’angolo più fresco del fienile stanche e sudate quando mi chiese.
“Tu ti strofini mai in mezzo alle gambe?”
“Come in mezzo alle gambe?” non capivo cosa volesse dire.
“Sì! fino a farsi venire i brividi.”
“No questo gioco non lo conosco…”
“Allora dai togliti le mutandine.”
Ci sfilammo gli slip.
La sua micetta era piena di peli mentre la mia aveva solo dei batuffoletti biondi.
“Ecco vedi” mi disse mettendosi un dito in mezzo alla micetta. “Devi muoverlo così”
Provai ad imitarla e subito fui presa da una specie di prurito ma molto più piacevole, continuai con più foga e ad un certo punto fui scossa dai brividi.
“Accidenti che bello.” esclamai sfinita.
“Ti è piaciuto?”
“Tanto.”
“Senti però non devi dirlo a nessuno.”
“Perché?”
“Non lo so però mia madre una volta è entrata in camera mia mentre lo facevo e si è arrabbiata tantissimo. Diceva che le ragazzine perbene queste cose non le fanno ecc. Ma io continuo a farlo lo stesso solo non mi faccio scoprire. Quindi fallo solo quando sei sola.”
“Va bene non lo dirò a nessuno.”
Passammo bei pomeriggi a strofinarci le micine anche più di una volta poi Angela tornò a casa sua e io rimasi da sola.
Il pomeriggio continuavo ad andare nel fienile e mi divertivo con questo nuovo giochetto.
Un pomeriggio mi addormentai dopo averlo fatto e fui svegliata dalla voce di zia Anna.
“Fai prendere aria alla micetta, fai bene con questo caldo.”
Mi tirai su spaventata ma vidi che lei non era affatto arrabbiata infatti si sdraiò accanto a me e, aperte le gambe, cominciò a sventolarsi con la gonna.
“Quest’anno fa proprio caldo non si riesce a fare niente.”
Mi venne voglia di confidargli il mio segreto ma poi decisi di non farlo.
Nei giorni successivi mentre mi strofinavo mi ritrovai a pensare a mia zia e a come sarebbe stato bello farlo con lei.
Zia Anna non era sposata ed era l’unica di tutti quelli che vivevano nella cascina che non mi trattava come una ragazzina.
Mi trovai anche a pensare che era proprio bella, di carnagione scura aveva i capelli neri e lunghi.
A me mia madre non li faceva portare così diceva che facevano disordine.
Poi un pomeriggio non resistetti e le confidai il mio segreto.
Eravamo sdraiate nel fienile, lei scoppiò a ridere. “Non è un grande segreto.”
“Vuoi dire che lo fanno in tanti?”
“Praticamente tutti.”
“Davvero?”
“Certo sciocchina… Si comincia così a fare sesso. Te lo ha insegnato qualcuno e l’hai scoperto da sola?”
Ci pensai un attimo, non volevo tradire Angela ma di zia Anna mi fidavo.
“È stata Angela.”
Lei non disse niente poi aggiunse. “Non ti devi vergognare… fallo tutte le volte che ti va.”
“Senti zia… lo fai anche tu?”
Scoppiò a ridere.
“Sì ogni tanto lo faccio anch’io.”
Decisi di tentare.
“Ti andrebbe di farlo adesso?”
“Adesso con te?” Ci pensò un attimo, si guardò attorno. “Non qui però…Se entra qualcuno…Andiamo sopra.”
C’era una scala che portava ad un soppalco. La seguii.
Una volta su ci dirigemmo sotto il lucernaio.
“Leviamoci i vestiti, staremo più comode.”
Non me lo feci ripetere.
Era proprio bella mia zia, aveva due poppe rotonde e un triangolo di peli fra le gambe l’avrei stretta volentieri a me.
Si sdraiò sul vestito e io l’imitai.
Cominciammo a toccarci. Io ero ipnotizzata dalla sua mano che si muoveva veloce e sicura e quando venimmo dalla sua micia aperta che era grande e rossa.
“Hum…” fece soddisfatta “Ci voleva proprio.”
“Mi piace troppo questo gioco…” dissi io.
“Ce ne sono anche degli altri…”
“Davvero? Belli come questo?”
“Sì! Anche meglio.” Si rimise il vestito.
“Me li insegni?” Chiesi speranzosa.
“Se vuoi. Però non qui. Perché non vieni domani a casa mia?”
Il pomeriggio successivo alle tre bussai alla sua porta.
“Brava sei venuta.” Entrai, c’era la musica bassa e le finestre erano accostate.
Quando mi abituai a quella luce vidi che era a piedi scalzi e aveva un vestitino leggero.
“Vieni” mi disse “Balliamo.”
Mi prese fra le braccia e cominciammo dondolarci lentamente.
Sentivo il suo profumo. Fra le sue braccia mi sentivo in paradiso.
“Ci baciamo?” mi sussurrò all’orecchio.
Le porsi le labbra, le sfiorò con le sue. Poi la sua lingua cominciò a giocare con la mia.
Mi girava la testa.
“Andiamo di là” disse dopo un po’.
La seguii in camera da letto.
“Vieni qui.” Mi abbracciò forte. “Ti piaccio.”
“Sì! Tantissimo.” Mi prese una mano e se portò sul seno.
Cominciai a stringerlo. Che differenza con il mio che era piccolo quasi inesistente.
“Che ne dici se ci spogliamo?”
“Ti piacciono i miei capezzoli?” Erano grossi e scuri, li sfiorai con la mano.
“Vieni dagli un bacio.” Me ne misi uno in bocca e cominciai a succhiarlo e morderlo.
“Piano…Piano. Vieni qui ti faccio vedere come si fa.” cominciò a leccarmi un capezzolo poi lo succhiò alternando piccoli morsi.
“Prova tu dai…” ripresi in bocca quel grosso ciucciotto e seguii le sue istruzioni.
Piccoli gemiti uscivano dalle sue labbra. “Sì così…brava.”
“Sei stata brava… Meriti un premio.”
Mi fece sdraiare sul letto e mi aprì le gambe. Chiusi gli occhi.
Sentii la punta della sua lingua che giocava con mia micetta, cominciai a respirare a fatica poi, la lingua cominciò a stimolare il punto sensibile sempre più veloce. Il mio corpo si contraeva sempre più velocemente finchè le gambe si strinsero intorno alla testa di zia e cominciai a godere.
“Ti è piaciuto questo giochetto?” mi chiese stendendosi a fianco a me.
“È bellissimo…non immaginavo che si potessero fare queste cose.” Lei sorrise.
“Ora ti va di farlo tu a me.”
Scivolai fra le sue gambe. L’odore della sua micia mi inebriò, la sfiorai con la lingua e quando trovai il clitoride lo afferrai con le labbra e iniziai a succhiarlo.
Lei non riusciva a stare ferma così dovetti afferrarle le cosce per tenerle aperte.
Un rantolo più forte degli altri e gli schizzi nella mia bocca mi avvertirono che era finita.
“Sei una forza della natura” Mi disse appena si fu ripresa “Del resto buon sangue non mente.”
“Che vuoi dire?” le chiesi incuriosita.
“Niente. È solo un modo di dire. Ora vieni qui e baciami.”
Mi insegnò tutto quello che c’era da sapere sull’amore fra donne.
Poi una notte, non riuscivo a dormire per il caldo, sentii dei gemiti provenire dalla camera dei miei.
Anche se Marco, il marito di mia madre, non è mio padre, quello vero non l’ho mai conosciuto, l’ho sempre considerato tale.
Sembravano gemiti di piacere. Decisi di accertarmene così mi alzai e mi avvicinai alla camera da letto.
La porta era accostata, mi avvicinai ancora e sbirciai dentro. Una debole luce veniva dal comodino.
“succhiamelo un po’…” stava dicendo Marco.
La mamma scese fra le sue gambe e vidi l’affare di Marco sparire nella sua bocca.
“dai scopami che non ce la faccio più.” così dicendo la mamma si sdraiò e spalancò le gambe e Marco le fu subito sopra e iniziò a agitarsi incoraggiato da mia madre.
Non durò molto. Quando ebbero finito lui si accese una sigaretta mentre mia madre, preso un fazzoletto dal comodino, se lo passò fra le gambe.
“Vedi sempre Assunta?” le chiese lui.
“Sì, un paio di volte a settimana Non ti scoccia vero?”
“No figurati.”
Che c’entrava Assunta in questa storia?
Me ne tornai in camera mia. Il giorno dopo raccontai tutto a Anna
Lei mi rimproverò e aveva ragione “Non si spiano le persone che fanno sesso. Ti piacerebbe se qualcuno spiasse noi?”
“Sì hai ragione, però è stato più forte di me.” mi giustificai.
Qualche giorno dopo mia madre mi chiese se volevo andare con lei ai laghetti.
I laghetti sono a un’ansa del fiume che allargandosi crea dei laghetti circondati da abbondante vegetazione, sono meta di gite dal paese nei giorni di festa.
“Domani è martedì e sicuramente non c’è nessuno.”
Non è che ne avessi molta voglia ma quando mi disse che venivano anche Anna e Assunta cambiai idea.
Quando arrivammo il sole era già alto e ne approfittammo per fare il bagno. Io mi ero portato il costume ma sia mia madre che le altre due donne si spogliarono e corsero a fare il bagno nude.
Mi unii a loro. L’acqua era della temperatura giusta e tutte eravamo in vena di divertirci.
All’inizio mi fece un po’ effetto vedere mia madre nuda, soprattutto ripensando a quello che avevo visto l’altra notte.
Quando uscimmo dall’acqua mia madre e Assunta si sistemarono insieme su un telo e Anna si mise accanto a me sull’altro un po’ distate dal loro.
Chiusi gli occhi e mi godetti il sole sulla pelle.
Quando li riaprii vidi mia madre e Assunta che incuranti della nostra presenza si stavano baciando
Mi girai verso Anna meravigliata ma lei si mise a ridere e mi attirò a sé. Cominciammo a baciarci pure noi e facemmo l’amore.
Quando finimmo mi resi conto che Assunta e mia madre erano vicino a noi.
“Che ne dite di un altro bagno?” propose mia madre.
Avevo l’impressione di vivere in un sogno.
Fu una bellissima giornata e da allora il rapporto con mia madre cambiò completamente.
Orami mi considerava adulta e i cominciammo a scambiarci confidenze sulla nostra vita privata.
Le raccontai tutto su Anna e lei mi raccontò la sua vita.
Un pomeriggio cominciò a parlare di uomini mi chiese se mi piacevano.
Io le raccontai di quella notte che l’avevo spiata, non se la prese affatto anzi sembrava divertita.
“Bisogna che cominci a pensarci.” proseguì lei “per l’età che hai bisogna che qualcuno ti svergini. Non hai un amico… qualcuno che ti piace? “
“Quelli della mia età sono tutti bamboccioni e non me ne piace nessuno. Ci vorrebbe uno più grande che sappia cosa fare…”
“Sì” ammise mia madre “Ci vuole qualcuno un po’ esperto. Senti che ne dici di Marco? Ti piacerebbe se fosse lui?”
“Ma è tuo marito… A te non dispiacerebbe?”
“Figurati. Se le cose le dobbiamo fare bene lui mi sembra il tipo giusto.”
“Sì in effetti…Chi meglio di lui. Ma sarà d’accordo?”
“Su questo non ti devi preoccupare. Lascia fare a me.”
Qualche sera dopo Marco mi si avvicinò e mi disse “Allora cuccioletto hai deciso di diventare donna? “
“Sì”risposi io “se tu sei d’accordo mi piacerebbe se fossi tu a farlo.”
Mia madre ci guardava sorridendo.
“E quando saresti pronta?”
“Anche subito se vuoi?”
“Bene” intervenne mia madre “Andiamo in camera nostra.”
Ci prese sottobraccio e quando fummo in camera cominciammo a spogliarci.
Ci sistemammo sul lettone.
Non potei fare a meno di guardare l’affare di Marco e pensare che da lì a poco sarebbe entrato nella mia pancia.
“Guarda come devi fare.” Così dicendo mamma cominciò ad accarezzarlo e poi se lo portò in bocca. Poi si staccò e lo diresse verso di me, mi abbassai e me lo feci scivolare in bocca.
Aveva un buon sapore. La mano di Marco sulla mia testa mi guidava.
Intanto mamma mi stava carezzando fra le gambe e ad un certo punto disse. “È pronta”.
Mi fecero stendere con le gambe aperte, Marco mi salì sopra, sentii il suo affare farsi largo nella mia micetta. Mi sentivo dilatata, era una bella sensazione poi, all’improvviso una fitta di dolore mi fece sussultare. Mamma mi strinse la mano. Marco continuò a spingere e dopo un po’ non sentii più niente.
Cominciò un lungo su e giù.
“Attento a non venirgli dentro” gli ricordò mamma.
“Tranquilla. So quello che faccio…” rispose lui.
All’improvviso uscì e mi scaricò il suo seme sulla pancia. Mi sentivo svuotata.
“Bene, bene.” disse la mamma.”Come stai tesoro?”
“Bene. È stato bello… ad un certo punto ho sentito un po’ di dolore ma è passato subito.”
Baciai Marco. “Grazie.” gli dissi.
“Grazie a te.” rispose lui”è stato bello anche per me.”
Arrivò agosto e come ogni anno andammo a passare due settimane dalla nonna.
Marco non venne perché doveva consegnare un lavoro urgente.
A casa della nonna non c’era molto da fare e faceva caldo.
Avrei preferito resta a casa con Anna e sicuramente anche a mia madre mancavano Marco e Assunta.
Passavamo i pomeriggi sdraiate sul lettone sfinite dal caldo.
“Non vedo l’ora di tornare a casa” sbottai io “cosa veniamo a farci qui?”
“Tua nonna ci tiene tanto. Però anch’io sto contando i giorni.”
“Mi manca tanto Anna.” confessai.
“Ti capisco. Anche a me manca Assunta e Marco. Una settimana di astinenza forzata non la sopporto.”
Una notte non riuscivamo prendere sonno. Ci giravamo nel letto.
“Non dormi?” mi chiese mamma una notte.
“Troppo caldo” risposi
“Togliti la maglietta.”
“Non è che cambi molto” dissi dopo averla lanciata ai piedi del letto.
“A questo punto mi tolgo anche le mutandine.” sbuffai.
“Ma sì” aggiunse “Facciamo prendere un po’ d’aria alle micie”
Mi girai verso di lei “Tu te la strofini mai?” le chiesi.
“Vuoi dire se mi masturbo? Sì, ma non mi da nessun sollievo.”
“Anche a me non basta più.” confermai.
Accesi la lampada sul comodino e, girandoci sul fianco cominciammo a chiacchierare un po’ poi, piano piano, ci avvicinammo e cominciammo ad accarezzarci in maniera innocente, le spalle, il fianco. Accarezzare la pelle sudata mi dava sensazioni piacevoli.
Ad un certo punto mi accorsi che le stavo massaggiando un capezzolo, l’avevo fatto senza volerlo e tolsi subito la mano.
“Perché ti sei fermata” chiese stupita “era così piacevole.”
Ripresi subito massaggiarle il capezzolo. Era incredibilmente duro e sentirlo ingrossare fra le mie dita mi stava facendo eccitare.
Mugolando di piacere si girò sulla schiena facilitandomi il compito.
Non potei resistere e afferrai l’altro capezzolo con le labbra. Era piacevolmente salato.
Incitata dai suoi mugolii cominciai a darle piccoli morsi.
La mia mano scese a carezzarle la pancia poi fui presa da una voglia irrefrenabile.
“Ho tanta voglia di infilarti la lingua nella micia” le sussurrai all’orecchio.
“Anch’io ho tanta voglia che tu lo faccia.”
Scivolai fra le sue gambe. Sentii l’odore del suo sesso mescolato al sudore era irresistibile.
La sua micia spalancata davanti ai miei occhi era grande nera e bagnata. Ci incollai la mia bocca sopra e cominciai a succhiare e leccare.
Quasi mi schiacciò la testa quando ebbe l’orgasmo.
“Brava piccina… Vieni qui ora… Baciami mi piace sentire il mio sapore”
Cominciò a leccarmi le labbra poi le infilai la lingua in bocca e lei la succhiò quasi a staccarmela.
“Mi hai fatto felice” mi disse continuando a baciarmi.
“Ora la mamma farà felice anche la sua bambina. Vuoi vero…”
“Sì. Se non vengo esplodo.”
Mi passò un dito nella micia e se lo portò alla bocca.
“Hai davvero un buon sapore sai…”
“Vieni a sentirlo bene allora…” Le spinsi la testa fra le mie gambe. Mi andò in estasi.
Ci ritrovammo abbracciate sudate ed esauste e, finalmente ci addormentammo.
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