Profumo di Cazzo
di
Malena N
genere
masturbazione
Sono ogni cosa. Ogni fottuta cosa che esce dalla tua fottuta bocca. Stupida. Stupida perché non ragiono. Perché mi lascio prendere dal momento, qualunque esso sia, senza tenere minimamente in considerazione la reale possibilità che stia avvenendo tutto e solo nella mia testa bacata.
Sciocca. Sciocca perché parto in quarta. Perché scombino ogni mio piano al tuo minimo segnale, poi mi scopro sola, a lavoro, mentre tu non ti scomponi.
Immatura. Immatura perché vivo di sensazioni, ascolto le emozioni. Perchè mi accendo di fronte ad ogni possibile occasione, poi ti perdo e godo sola.
Dovrei spiegarti perché, cazzo, perché!
L'irrequietezza di ieri sera, i turbamenti di stanotte. Il sogno che mi ha tenuta sveglia ore e che mi ha messo in testa strane cose.
Poi stamattina, tu e le tue manie. Le cose che dici, quelle che taci. Le frasi a metà, le lunghe pause. E l'ho pensato, l'ho creduto. Sono uscita col pensiero di te e per te. Ho avuto il sentore, ti ho sniffato nell'aria. Profumo di cazzo, il tuo.
E me lo hai fatto sentire, così vicino, qui, a un passo dalla mia bocca e da ogni mio buco, che ora lo cerco, lo voglio. E apro le cosce per trovare sollievo, mi accarezzo, mi tocco.
Ero pronta sai. A saggiarne il gusto, la consistenza. Perché se ti penso, seduto, se lo penso, sempre duro, se mi penso, a toccarlo, lo sento ancora, in mano.
Stretto nei jeans, costretto nelle mutande, pronto a svettare fuori e a schizzarmi fiero in ogni dove. E la fica pulsa, sbatte, chiede attenzione. È così umida, gonfia, accogliente, calda. È bagnata, fradicia, imperlata di copiosi umori. È l’effetto che le fai, è l’effetto che mi fai.
Profumo di cazzo, il tuo. E lo voglio ora. Nel cesso del ristorante, qui, adesso. Guardami. Sono nuda e persa. Noncurante e strafottente di dove sono e con chi sono.
Perché potrebbe salire qualcuno, potrebbe sentirmi Stefania. Nulla cambierebbe, nulla cambia.
Sono così presa da quello che mi chiedi che me ne fotto di tutto e tutti. Mi vuoi a pecora?
E io a terra, a pecora, ti mostro il culo. Perché vedi, mi devi dire solo cosa vuoi e farmi vedere la tua faccia da schiaffi. Vuoi che ti succhi il cazzo?
Come? Mentre sei in piedi e mi guardi avanzare verso di te, a quattro zampe, con le tette libere da stoffe?
O vuoi sederti sguaiato sul cesso e mettermelo in bocca mentre ti accomodi a cosce aperte? Vuoi pisciare prima, vuoi che ti asciughi? O vuoi pisciarmi direttamente in bocca e vuoi che beva?
Sono già a terra, già in ginocchio, già pronta.
Profumo di cazzo, il tuo. E non capisco più nulla. Da stamattina, da quando ti sei fatto vivo. Da quando sono venuta a lavoro invece di starmene a casa. Da quando ho pensato che ti avrei visto. E hai ragione tu. Potrei prendere il più grosso dei cazzi ora. Ti piace? Ti piace quando mi allargo con le dita e mi ficco dentro il vibratore? Quello lungo e grosso, quello che spingo tutto dentro, quello che risucchio e mi scopo e che dopo lecco sporco dei miei più sporchi orgasmi.
Profumo di cazzo, il tuo. E mi sbatte forte in testa, mi riempie le narici. Dimmi ancora che sono troia, fammi sentire così puttana.
Alzo una gamba, poggio il piede sul cesso. Le dita dentro, uno nel culo. Le tette sbattono, lo specchio di fronte, tu al telefono.
Profumo di cazzo, il tuo. Vieni presto che devi fottermi.
Sciocca. Sciocca perché parto in quarta. Perché scombino ogni mio piano al tuo minimo segnale, poi mi scopro sola, a lavoro, mentre tu non ti scomponi.
Immatura. Immatura perché vivo di sensazioni, ascolto le emozioni. Perchè mi accendo di fronte ad ogni possibile occasione, poi ti perdo e godo sola.
Dovrei spiegarti perché, cazzo, perché!
L'irrequietezza di ieri sera, i turbamenti di stanotte. Il sogno che mi ha tenuta sveglia ore e che mi ha messo in testa strane cose.
Poi stamattina, tu e le tue manie. Le cose che dici, quelle che taci. Le frasi a metà, le lunghe pause. E l'ho pensato, l'ho creduto. Sono uscita col pensiero di te e per te. Ho avuto il sentore, ti ho sniffato nell'aria. Profumo di cazzo, il tuo.
E me lo hai fatto sentire, così vicino, qui, a un passo dalla mia bocca e da ogni mio buco, che ora lo cerco, lo voglio. E apro le cosce per trovare sollievo, mi accarezzo, mi tocco.
Ero pronta sai. A saggiarne il gusto, la consistenza. Perché se ti penso, seduto, se lo penso, sempre duro, se mi penso, a toccarlo, lo sento ancora, in mano.
Stretto nei jeans, costretto nelle mutande, pronto a svettare fuori e a schizzarmi fiero in ogni dove. E la fica pulsa, sbatte, chiede attenzione. È così umida, gonfia, accogliente, calda. È bagnata, fradicia, imperlata di copiosi umori. È l’effetto che le fai, è l’effetto che mi fai.
Profumo di cazzo, il tuo. E lo voglio ora. Nel cesso del ristorante, qui, adesso. Guardami. Sono nuda e persa. Noncurante e strafottente di dove sono e con chi sono.
Perché potrebbe salire qualcuno, potrebbe sentirmi Stefania. Nulla cambierebbe, nulla cambia.
Sono così presa da quello che mi chiedi che me ne fotto di tutto e tutti. Mi vuoi a pecora?
E io a terra, a pecora, ti mostro il culo. Perché vedi, mi devi dire solo cosa vuoi e farmi vedere la tua faccia da schiaffi. Vuoi che ti succhi il cazzo?
Come? Mentre sei in piedi e mi guardi avanzare verso di te, a quattro zampe, con le tette libere da stoffe?
O vuoi sederti sguaiato sul cesso e mettermelo in bocca mentre ti accomodi a cosce aperte? Vuoi pisciare prima, vuoi che ti asciughi? O vuoi pisciarmi direttamente in bocca e vuoi che beva?
Sono già a terra, già in ginocchio, già pronta.
Profumo di cazzo, il tuo. E non capisco più nulla. Da stamattina, da quando ti sei fatto vivo. Da quando sono venuta a lavoro invece di starmene a casa. Da quando ho pensato che ti avrei visto. E hai ragione tu. Potrei prendere il più grosso dei cazzi ora. Ti piace? Ti piace quando mi allargo con le dita e mi ficco dentro il vibratore? Quello lungo e grosso, quello che spingo tutto dentro, quello che risucchio e mi scopo e che dopo lecco sporco dei miei più sporchi orgasmi.
Profumo di cazzo, il tuo. E mi sbatte forte in testa, mi riempie le narici. Dimmi ancora che sono troia, fammi sentire così puttana.
Alzo una gamba, poggio il piede sul cesso. Le dita dentro, uno nel culo. Le tette sbattono, lo specchio di fronte, tu al telefono.
Profumo di cazzo, il tuo. Vieni presto che devi fottermi.
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