Il mio goldenboy

di
genere
gay

Oh. Prima credo che dovrei dirvi un po’ di me. Mi chiamo Enrico e ho 18 anni. Sono alto circa un metro e ottanta, capelli color rame ed occhi verdi. Peso circa 70 chili per la maggior parte sono muscoli. Mio papà è un body building ed io sollevo pesi da quando andavo alle elementari.
La gente non crede che io sia così giovane, a proposito, sono anche omosessuale.
Questo è piuttosto importante. Non posso dichiararmi, la mia scuola è decisamente omofobica e se sei sospettato di essere una checca, è facile essere picchiato. Quindi non ditelo a nessuno, ok?
Lui catturò subito la mia attenzione. C'erano nella mia classe ragazzi anche più sviluppati (alcuni anche più belli), ma qualche cosa di lui mi fece desiderare subito di entrare nei suoi pantaloni.
Quando entrò, quasi mi fece mancare il fiato. Era alto circa un metro e settanta, capelli ricci castani ed una faccia angelica, lievemente lentigginosa. Avrei potuto morire quando scelse il posto vicino a me.
Riuscii a salutarlo. La gente dice di me che ho facilità nel parlare ed io sono riconoscente a questo fatto perché altrimenti non saremmo mai diventati amici. Si chiamava Luca ed era un po’ spaventato dalla scuola nuova.
Io mi offrii di aiutarlo nell’ambientarsi, passammo insieme molto tempo, era appena arrivato in città e conosceva pochi ragazzi della sua età. Frequentavamo ambedue un corso di golf ed ogni giorno non vedevo l’ora che venisse il momento della lezione. Lo aspettavo per entrare insieme, lui arrivava sempre sorridente. Io desideravo il suo corpo magro ma muscoloso ed i suoi occhi scintillanti.
I momenti migliori erano quando lui indossava quei pantaloncini larghi. Se si era nella giusta posizione (ed io cercavo sempre di esserlo), si poteva dare una bella occhiata alle dimensioni della protuberanza nei pantaloni. Portava sempre purtroppo dei boxer stretti e non riuscivo a dare un'occhiata all’oggetto dei miei desideri.
La cosa ancora più deprimente era che non facevamo mai la doccia insieme o ci cambiavamo i vestiti per la lezione. Tutto quello che potevo fare era fantasticare.
Quelle prime settimane al golf furono meravigliose. Luca ed io ci allenavamo sempre insieme.
Io continuavo a guardarlo, il suo bel corpo che si torceva quando colpiva la pallina, guardavo il vento soffiare tra i suoi capelli castani quando attraversavamo i campi alla ricerca di un luogo dove giocare. Proseguì così per qualche tempo, io sbavavo su Luca, mi masturbavo non appena ne avevo l’opportunità con l'immagine della sua faccia sorridente e del suo giovane corpo nella mente.
I mesi passarono, l’aria divenne più fredda. Verso la fine di novembre finalmente terminò la stagione. Questo voleva dire che dovevamo fare altre cose invece del golf.
Continuammo a fare allenamenti ma giocavamo anche a pallacanestro nella palestra, a ping pong per lavorare sulla nostra coordinazione e sollevamento pesi. Ciò che mi divertiva di più era quest’ultimo.
Non ci erano stati assegnati degli armadietti, così non potevamo cambiarci o fare la doccia, quindi portavamo pantaloncini e magliette sotto i vestiti normali. Veramente una festa per gli occhi, ci toglievamo la maggior parte dei vestiti, restando in scarpe, magliette e pantaloncini.
I più sviluppati si toglievano le magliette. La vista di tutta quella giovane carne, soda e sudata era sufficiente per spedire il mio cazzo a puntare verso il cielo in un secondo.
Dovevo assicurarmi di essere in una posizione tale da nascondere la mia erezione o almeno riuscire ad intrappolarla sotto l’elastico dei boxer. C'erano circa 15 persone nel corso, così c’era molta varietà, dal magro al pesantemente muscoloso, dal pallido al quasi marrone scuro, dalle piccole alle grosse protuberanze, che mi facevano vergognare della mia.
Luca era nella media, era muscoloso ma non enorme, una buona cosa, perché non sarebbe stato in accordo con la sua struttura ancora di ragazzo. Le sue gambe ed il torace erano senza peli, ma aveva un piccolo cespuglio sotto ogni braccio.
In quel periodo diventammo più intimi. Lui non aveva macchina, ma io sì. Uscivamo spesso insieme. Luca era molto virile. Il suo fascino ed il bell’aspetto gli attiravano molta attenzione dalle signore. Se andavamo al centro commerciale gli sguardi femminili lo seguivano sempre.
Un sabato pomeriggio, mentre stavamo mangiando una pizza, gli chiesi: “Ti sei accorto che le ragazze sbiancano quando passi?”
Lui rise: “Dai, non è vero.”
Non gli permisi di lasciar cadere l’argomento: “Smettila di essere modesto, Luca. Tu lo sai. Allora perché non hai la ragazza?”
Lui masticò pensierosamente la sua pizza per un momento: “Non so, veramente. Nessuna è mai riuscita a colpirmi.”
Il mio cuore accelerò. Una piccola fantasia attraversò la mia mente, una fugace scintilla di speranza, forse anche Luca era gay.
Questa idea assurda poteva essere vera? Lo dubitavo. Tuttavia. Se fosse... alzai lo sguardo dalla mia pizza e lo guardai mentre lui guardava per il locale. Seguii il suo sguardo fino ad una tavola colma di ragazze succintemente vestite. Lui continuò a guardarle ed il mio cuore rallentò rapidamente come la mia erezione. Maledizione. Lo sapevo che era troppo bello per essere vero.
Mi sentii depresso mentre il mio sogno crollava. Non era solo per il fatto che lo volevo dannatamente, più di quanto avessi mai desiderato qualsiasi cosa, era anche il fatto che volevo disperatamente un’anima gemella. Fin da quando potevo ricordare, io ero stato attratto dai ragazzi. Questo mi aveva provocato del tumulto emotivo. Quando arrivò la pubertà, i miei desideri divennero enormi. Non ricordo il giorno in cui cominciai a sentirmi immorale, ma dopo poco sentii dei ragazzi parlare di una persona che loro pensavano fosse una “checca.” Io non avevo mai pensato prima alle mie inclinazioni, le avevo accettate come un dato di fatto. Sentii solo l'ultima parte della loro conversazione, ma loro ne parlavano come se fosse un criminale.
“Penso che lui stesse guardandomi nello spogliatoio.”
“Ragazzi, se proverà a farmi qualche cosa di anormale, lo prenderò a calci nel culo.”
In qualche modo capii quello di cui stavano parlando.
Per i due anni seguenti mi sentii strano. Mi chiedevo cosa c’era di sbagliato in me. Ero intrappolato dentro di me, il mio corpo continuava a dirmi cosa volevo e la mia mente mi diceva che avevo torto. Ero preso in mezzo dalle mie emozioni.
I miei voti peggiorarono. Ero stato un bravo studente fin dalle elementari, dopo quell’anno i miei voti andarono decisamente giù. Nel mio primo anno di liceo le cose non andarono meglio. I miei genitori erano incazzati con me, mi dicevano che ero più intelligente di quello che dimostravo. Questo non contribuì a risolvere il mio problema, mi sentii più indegno che mai.
Mi ero isolato dagli amici, la mia vita in casa era una merda. Mi sembrava che non ci fosse speranza. I miei problemi stavano giungendo all’apice. Per un po' di tempo considerai anche la possibilità di uccidermi.
Durante quel periodo di buio del secondo anno di liceo, papà portò in casa Internet. Dopo avere imparato come usarlo, cominciai ad esplorare il mondo esterno per cercare di capire i miei problemi. Trovai numerosi siti dedicati al porno gay e questi mi insegnarono che non ero solo. Questa fu la rivelazione più sorprendente che mai avrei potuto immaginare, non ero solo. Altre persone si sentivano così.
Andai nei siti più in profondità e trovai dove le persone parlavano della loro omosessualità. Molti di loro si sentivano precisamente nello stesso modo in cui mi sentivo io. Avevano vissuto la maggior parte della loro vita isolati finché non avevano compreso che non erano soli. Con piacere avevano imparato a conviverci.
In un sito che mi piaceva particolarmente c’era un ragazzo inglese che parlava della sua situazione, conobbi la sua lotta. Mi diede speranza.
Quel giorno smisi di sentirmi colpevole e mi accettai per quello che ero. Era così incredibile che una persona che viveva dall’altra parte del mondo, una persona che non avevo mai incontrato, potesse avere un effetto così profondo su di me.
Dopo di ciò, i miei voti risalirono leggermente ed io divenni una persona più felice. Non dico necessariamente una persona felice, ma più felice. Desideravo incontrare qualcuno come me. Non qualcuno così lontano, a cui poter dichiarare i miei pensieri attraverso una fredda tastiera impersonale, ma una vera persona viva. Una persona a cui parlare direttamente, con cui sperimentare tutte le cose che avevo sognato. Lo volevo disperatamente. Sarebbe stato grande, pensavo, se avesse potuto essere Luca. Luca era diventato il mio amico, l'unico amico che avevo. Io volevo che fossimo più intimi.
Aveva una grande vitalità e faceva sembrare straordinaria qualsiasi cosa facesse. Un venerdì sera eravamo andati a vedere un film dell’orrore e poi andammo a cena. Eravamo seduti in un separè in penombra e stavamo parlando di alcuni fatti stupidi che erano accaduti al golf.
Ridemmo a lungo e quando smisi, mi asciugai le lacrime. Lo guardai e notai che anche lui stava ridendo e piangendo. Guardai la sua dolce faccia, distorta dalla risata. Sembrava così pieno di vita. Fu in quel momento che mi resi conto di amarlo.
Quel pensiero mi turbò, Luca era etero ed inoltre era un buon amico. Non volevo mettere in pericolo quell’amicizia. Era dura, ma tenni il mio amore ad un livello solamente platonico.

Un mercoledì di dicembre eravamo in palestra a fare sollevamento pesi. Lui indossava una canottiera succinta ed un paio di pantaloncini larghi. Guardavo i suoi sforzo per sollevare pesi sempre più pesanti, il suo torace alzarsi ed abbassarsi, il sudore scendere dalle sue sopracciglia, i suoi piccoli capezzoli tendersi.
Immaginavo di rimuovere le sue mani dalla sbarra, avvicinarmi all’estremità della panca e toglierli scarpe e calze. Alzargli la canottiera, baciargli i capezzoli, carezzargli il torace. Gli avrei tolto i pantaloncini per far cadere la barriera che mi aveva ossessionato tanto a lungo. Gli avrei abbassato i boxer tesi rivelando la sua virilità in tutta la sua giovanile gloria. Sarei salito sulla panca ed avrei preso il suo uccello vergine nella mia bocca. Avrei sentito la sua dolce voce lamentarsi in estasi, il suo giovane cazzo spingere verso l'alto, tutto il suo corpo lottare per rilasciare il suo seme prezioso. Chiusi gli occhi e guardai la scena con gli occhi della mente. Il mio pene raggiunse la sua completa lunghezza ed io abbassai inconsapevolmente una mano per dargli una strizzata. Fu in quel momento che fui riportato alla realtà quando sentii Luca grugnire e chiedere aiuto. Mi svegliai dal mio sogno e gli alzai la sbarra. Lui respirava pesantemente.
“Hai visto? 60 chili!”
Rise e rimase sdraiato, poi alzò lo sguardo verso l'alto e mi vide sopra di lui che tentavo di riordinarmi l’erezione in una posizione meno evidente. Fissò il mio inguine per qualche momento e poi cominciò a ridere.
“Ti capita sempre quando ti alleni?”
Mi sentii sollevato, la cosa non l’aveva infastidito e cominciai ad insultarlo.
“Sì, tu sei solo geloso perché sai che il mio è molto più grosso.”
Lui rise ancora di più.
“Sei un coglione.”
“Sì, anch’io riderei se avessi un cazzo piccolo come il tuo.” E mi misi a ridere.
Ci stuzzicammo per un po’ ed alcuni minuti più tardi Luca dichiarò che doveva andare a pisciare. Dopo tutto quel ridere anch’io ne avevo bisogno.
C’era un solo bagno in quell'area ed era nello spogliatoio, la porta era stata lasciata aperta per permetterci di usarlo, anche se noi non avevamo armadietti nostri.
Andammo nel bagno e mi resi conto che stavo per vedere intimamente Luca. Mentre passavamo oltre la fila degli armadietti, le mie gambe cominciarono a tremare. Raggiunsi per primo la fila degli orinali e ne scelsi uno in mezzo. Luca scelse quello vicino a me.
Cominciai lentamente a tirarmi giù gli shorts e mi accorsi di averlo duro come il granito. Feci una pausa e guardai Luca vedendo che si era già tirato giù i pantaloncini e stava per estrarre dai boxer la cosa che da tanto desideravo vedere. Si accorse che lo stavo fissando.
“Cos’hai oggi?”
Per un momento non riuscii a trovare la voce, riuscii solo a gracchiare: “Non so. Non mi sento molto bene.”
Ero ansioso per spiegare la mia erezione.
“Non odi quando succede? È così difficile pisciare con il cazzo duro.”
Estrassi il mio uccello dolorante dai boxer nel tentativo di farlo abbassare. Poi alzai lo sguardo e vidi Luca con il pene in mano. Non riuscivo a vederlo bene perché la mano lo copriva in parte, da quello che vidi capii che volevo vedere di più.
Il mio uccello spinse il pulsante di emergenza e prese il controllo del mio corpo. La mia mente decise di andare un po' oltre e mi sentii dire: “Hai visto? Te l’avevo detto che il mio era più grosso.”
“Sì, lo dici tu.”
Allora risposi (com’ero brillante!): “Bene, vuoi misurarlo ed avere la prova?”
Lui sembrò nervoso: “Non abbiamo un righello.”
Io tenevo il mio cazzo rigido in mano: “Tira fuori l'individuo e vedremo.”
Luca era esitante: “Non so…” Cercò altre parole.
Improvvisamente la mia mente ritornò in se e mi resi conto di quello che stavo facendo. Ero terrorizzato. Praticamente mi ero rivelato. Cominciai a ridere e la mia erezione crollò. Lui mi guardò per un paio di secondi e poi cominciò a ridere. Mi girai verso il muro e cominciai a pisciare. Dopo che ebbi rimesso il pene, di nuovo molle, nei pantaloncini, ci avviammo verso l’uscita.
“Ti ho preoccupato, non è vero?”
“Sì. Avevo paura che tu stessi tentando di sedurmi.”
Sorrise ed io feci altrettanto; ma anche se sulla mia faccia era dipinto un sorriso, mi veniva da piangere.
Quel venerdì mattina i miei genitori mi dissero che sarebbero andati fuori città e sarebbero ritornati lunedì mattina. Il capo del papà invitava sempre qualche impiegato alla sua casa in montagna. La mia teoria era che non aveva amici. Mi diedero il numero di telefono dove sarebbero stati.
“Sì , starò bene. Sicuro, nessun problema, ci vediamo lunedì.”
“Mi raccomando, niente sesso, droga o rock and roll.”
“Uh uh, va bene. Ci vediamo. Ora devo andare a scuola. Ok, ciao.”
Uscii e sorrisi. Sì! Avevo tutta la casa solo per me per tre giorni. Sopratutto non avrei avuto da lavorare durante il fine settimana. Questo voleva dire dormire fino a tardi, cibo spazzatura e seghe. Mi piaceva stare a casa da solo. Potevo restare tutto il tempo nudo. Mi piaceva andare in giro nudo. Era la cosa che sentivo più naturale.
Quel giorno al corso di golf ci stavamo allenando giocando a ping pong. Mentre Luca ed io aspettavamo il nostro turno, gli dissi dei miei genitori.
“Wow, deve essere figo, ma non ti sentirai solo?”
Hmmm... dove voleva arrivare?
“Beh, sì. Un po’. Dimmi, non ti piacerebbe venire da me a passare il fine settimana?”
Ci pensò un momento.
“Perché no? Perché non mi passi a prendere alle 6 stasera?”
Il mio cuore cominciò a volare, ma credo di essere riuscito a non far trasparire l'eccitazione nella mia voce.
“Nessun problema.”
Quel giorno la scuola impiegò un tempo particolarmente lungo prima di finire. Finalmente l'ultima campana suonò. Io andai a casa, una casa vuota ed aspettai le sei.
Alle 5 e 50 uscii ed andai a casa sua. Suonai al campanello e sua madre aprì la porta. Fui invitato ad entrare.
“Luca sarà qui in un momento, voglio solo sapere cosa farai questo fine settimana.”
La rassicurai che sarebbe andato tutto bene.
“Faremo qualche giretto insieme. Non si preoccupi, l’ho già fatto qualche volta. Se dovesse accadere qualsiasi cosa, saprò cosa fare.”
Lei sorrise e pensai che le sue paure fossero diminuite. Poco dopo Luca arrivò col suo zaino.
“Ehi, Enrico! Pronto ad andare?”
Andammo alla macchina e Luca gettò lo zaino sul sedile posteriore. Lo guardai e lui disse: “Vestiti e qualche altra cosa.”
Accennai col capo. Partimmo e rimanemmo in silenzio per un po’ poi dissi: “Andiamo a prendere dei video?”
Parcheggiamo davanti al Blockbuster ed una volta entrati andammo alla sezione Horror, era il nostro genere preferito. Scelsi i primi due film di Halloween e lui i due di Tremors. Estrassi la mia carta e pagai. Mentre uscivamo lui sembrò strano ed io gli chiesi cosa c’era che non andava.
“È solo che paghi sempre tu....”
“Ah, non ti preoccupare. Io dopo tutto ho un lavoro, tu no.”
“Comunque mi sento colpevole.”
“Molto bene, che ne dici di farmi un pompino più tardi?”
Lui mi guardò: “Huh?”
Io sorrisi e poi risi mentre avviavo la macchina. Arrivammo a casa mia, io avevo i video mentre lui prese il suo zaino.
“Comunque sono serio, mi sento colpevole.”
Aprii la porta.
Mentre entravamo dissi: “Questo è veramente carino da parte tua, ma non è necessario. Tu sei il mio amico. Io sono felice di stare con te. Ok?”
Chiusi la porta ed entrammo nell’anticamera. Lui accennò col capo ed io fui sorpreso quando mi si avvicinò e mi diede un grande abbraccio. Anch’io lo strinsi e chiesi: “Per che cos’è?”
“Io non ho mai avuto un amico come te. Mai nell’altra scuola e mai da quando ci siamo trasferiti qui. Volevo solo ringraziarti.”
Mio Dio, pensai, io l'amo. Gli sorrisi e ci dirigemmo al divano. Discutemmo su quale film vedere e proprio allora notai quanto faceva freddo. Controllai il termostato ed accesi il calorifero.
Luca rabbrividì: “Buona idea, si gela!”
Ancora una volta ebbi una grande idea: “Perché non aspettiamo a vedere il film e ci facciamo un bagno nell’idromassaggio?”
Luca smise di leggere le trame dei video: “Ehi, figo! Non sono mai stato in un idromassaggio. Oh, aspetta.” Sembrò deluso. “Non ho un costume da bagno.”
“Penso di averne uno che ti va. Vieni andiamo a vedere.”
Andammo nella mia stanza e controllammo nei cassetti. Tirai fuori il mio costume da bagno (un bel paio di Speedos) e trafficai con il resto dei costumi e mutande. Finalmente trovai un vecchio paio di Speedos che non avevo mai usato.
“Ecco qui.”
Cominciammo a spogliarci e pensai che non l'avevo mai visto completamente nudo. Ero combattuto. Potevo tentare di dare una sbirciatina, ma non volevo che si sentisse a disagio. Mentre mi spogliavo lo guardai, ci eravamo tolti scarpe e calze e lui stava cominciando con la camicia. Il tempo di alzare la mia camicia sopra la testa e Luca era a torso nudo. Era così carino, aveva piccolo capezzoli rosa ed uno stomaco e torace ben definiti. Il tono della pelle era di un colore dorato che si adattava ai capelli castano chiaro. Mi resi conto che lo stavo fissando e distolsi gli occhi. Mi voltai e mi tolsi pantaloni e boxer. Per prendere i miei Speedos mi girai leggermente. Con la coda dell’occhio vidi che anche Luca era nudo. Non ebbi tempo di guardarlo bene perché notai che i suoi occhi erano sul mio sedere nudo. Mi voltai completamente e lui fissò il mio inguine. Abbassai lo sguardo chiedendomi cosa stesse guardando e vidi solo il mio pene molle e le palle pendenti. Tornai a guardarlo e lui alzò lo sguardo. Mi guardò negli occhi. Non so quanto tempo rimanemmo così, tutti e due nudi, lui con un'erezione molto visibile. Luca sembrava essere in un sogno. Aveva un debole sorriso sul viso ed i suoi occhi erano come di ghiaccio. Poi tornò alla realtà, sbatté le palpebre e l'incantesimo si ruppe. Tornò a guardarmi, la realtà di quello che aveva fatto lo colpì e cominciò a piangere.
Tra le lacrime lo sentii dire: “Mi dispiace!”
Si voltò e tentò di uscire dalla stanza; aprì la prima porta che trovò e se la chiuse alle spalle. Doveva essere accecato dalle lacrime perché era corso nel mio bagno.
Andai alla porta e mi fermai, non sapendo cosa fare. Ragionavo su quello che era accaduto. Era evidente che Luca stava guardando il mio corpo nudo. Ancora più ovvio che ne era stato eccitato. Le implicazioni del fatto mi colpirono, era come se mi avessero tolto una benda. Ora i miei occhi erano aperti e l'enormità della situazione mi stava sopraffacendo. Capii che dovevo tentare, quindi bussai.
Aspettai un attimo poi dissi: “Luca?”
Non era la cosa più brillante che avrei potuto dire, lo so. L'unica risposta che ricevetti fu il rumore di un singhiozzo. Il suono del dolore del mio amico che tanto amavo quasi mi ruppe il cuore. Tentai di aprire la porta, ma era chiusa. Sapevo che avrei dovuto entrare. Sapevo che la serratura della porta del mio bagno era fragile. Attraversai la casa, ancora incredibilmente nudo, presi un cacciavite. Ritornai nella mia stanza. Ancora una volta lo chiamai.
“Luca? Tutto ok?”
Lo sentii ancora singhiozzare, ma lo sentii anche dire qualche cosa tra le lacrime.
“Vai via.”
La sua voce era piena di dolore. Quasi mi misi a piangere. Capii che non avrebbe aperto la porta, così mi apprestai a farlo io. Inserii il cacciavite tra stipite e battente e feci pressione. La porta cedette facilmente e l’aprii.
Luca era seduto sul pavimento, la schiena appoggiata alla vasca da bagno. Aveva tirato le ginocchia contro il torace e le abbracciava. La sua faccia mostrava sconforto e stava ancora singhiozzando.
Mi sentì entrare ed alzò lo sguardo, un sguardo di terrore. Cominciò a balbettare.
“Mi dispiace tanto, Enrico. Non ho potuto farne a meno. Mi dispiace. Lo so che ora mi odi.”
Era così insopportabilmente triste; mi avvicinai e lui si fece piccolo. Forse pensava che stessi per colpirlo. L'afferrai e l'alzai dal pavimento. Lui fu evidentemente sorpreso, anche se sapeva quanto ero forte. Lo cullai nelle mie braccia e lo portai nella mia stanza. Lui si agitava come un animale spaventato. Lo posai sul mio letto e mi misi accanto a lui. Lo tenni vicino a me e gli parlai.
“È tutto ok. Io non sono arrabbiato con te.”
Lui smise di singhiozzare.
“Cosa intendi? Vuoi dire che non mi odi? Ora lo sai. Io sono un finocchio!”
Ricominciò a singhiozzare ed io lo zittii.
“Va tutto bene, Luca. Va tutto bene! Sei in buona compagnia, sai?”
Finalmente mi ero rivelato con qualcuno.
Mi guardò.
“Vuoi dire... Oh, mio Dio! Non ci posso credere!”
Si strinse a me ancora più forte. Restammo abbracciati ermeticamente e questa volta, quando cominciò a piangere, non era da solo.

Rimanemmo così per almeno mezz'ora, aggrappandoci uno all’altro, pensando a quello che avevamo scoperto, senza parlare.
Alla fine in qualche punto vicino al mio collo (dove era appoggiata la sua faccia), sentii una voce.
“Ehi, Enrico…”
“Sì?”
“Io sono gay.”
Finsi di essere sorpreso.
“Veramente?”
“Sì.”
“Anch’io. Non preoccuparti.”
“Veramente?”
E finse di essere sorpreso.
“Sì.”
“Bene.”
Un paio di minuti dopo si districò da me, si sedette e mi guardò.
“Grazie per aver rotto la serratura.”
“Nessun problema.”
Si abbassò e mi tirò a sé, mi guardò negli occhi per un momento.
“Sei bello, sai?”
Prima che avessi l'opportunità di rispondere mi baciò. La sensazione era elettrica. Mai prima di allora ero stato così intimo con qualcuno. La sensazione delle sue calde labbra contro le mie era sufficiente per farmi girare la testa. Lui salì su di me ed io lo avvolsi con le mie braccia. Il bacio si trasformò in un abbraccio appassionato. In breve ci stavamo rotolando sul letto, piagnucolando. Gli baciai il collo, le guance, gli mettevo le mani sul corpo dove potevo. Poi ci alzammo, ci guardammo. Eravamo su mio letto sfatto, nudi con evidenti erezioni. Lui sembrava così perfetto. Io finalmente potevo guardare l'oggetto di molte mie fantasie masturbatorie. Era bello. Il suo cazzo era ben incoronato da un cespuglio di peli sello stesso colore dei capelli. Gli stessi peli marrone dorato coprivano le palle leggermente pendenti. Era diritto come una freccia e puntava verso di me. Dopo averlo studiato per un po’, lo guardai… stava facendo esattamente la stessa cosa. Cominciammo a ridere. Io l'abbracciai di nuovo e quando la risata finì ci alzammo.
“Non dovevamo fare un idromassaggio?”
“Non so se quel costume mi va bene, non l’ho provato. “
“Permetti?”
Presi gli Speedos e gli dissi di alzarsi. Lui mi si avvicinò ed io mi inginocchiai. Mi piegai e baciai il suo piede destro. Non so perché ma ho sempre avuto una passione per i piedi. Glielo alzai e lo misi in una delle gambe del costume. Poi feci lo stesso con l'altro. Quindi cominciai ad alzare il costume. Feci una pausa prima di portarlo al suo inguine e baciai la sua verga incurvata. Lui si lamentò piano ed io tirai su gli Speedos. Gli stavano bene, gli delineavano il pacco. Abbassò lo sguardo su di me.
“Ti piace stuzzicarmi, non è vero?”
Io sorrisi.
Si allontanò da me e prese il mio costume, poi sorrise.
“Ok, vieni qui.”
Mi alzai e mi avvicinai. Lui fece la stessa cosa che avevo fatto io, si inginocchiò e mi baciò i piedi. Solo che non si fermò, leccò il piede e continuò sulla gamba. Arrivò alle palle e le leccò, prima una e poi l’altra. Continuò verso l'alto facendo correre la lingua sull’intera lunghezza del mio uccello. Baciò la cappella, poi lo prese tutto in bocca. Era la cosa più incredibile che avessi mai sentito, così calda ed umida. Lo succhiò un po' poi continuò a salire, salì al mio addome e poi ai capezzoli. Si alzò, succhiò il sinistro, poi il destro. Ritornò in ginocchio e mi fece girare. Modellò fra le mani le natiche e le baciò ambedue. Risalì lungo la schiena come aveva fatto con lo stomaco. Ora la mia schiena era molto sensibile ed era così intensamente erotico essere baciato là.
Quando ebbe finito, mi fece voltare di nuovo. Ingoiò di nuovo il mio uccello e rimase così per un po’.
Misi le mani sulla sua testa e cominciai a fottergli la faccia. Solo quando l'orgasmo cominciò ad avvicinarsi, cominciai a lamentarmi. Il mio pene cominciò a contrarsi. Era una cosa inimmaginabile. Emisi un forte lamento e Luca si staccò dal mio uccello rigido. Mi tirò su gli Speedos e mi schiaffeggiò il culo.
“Vai.”
Rimasi fermo, non capivo.
Lui saltò su e corse fuori della stanza.
Io rimasi un po’ col mio cazzo pulsante ed insoddisfatto. Poi mi resi conto e gridai: “Sei un bastardo!”
Poi cominciai la caccia, seguendo la sua risata musicale.
Quando lo raggiunsi lui già era nell’idromassaggio ad occhi chiusi. Aprì gli occhi: “Oh, ciao Enrico. Anche tu qui?”
Risi ed entrai, faceva un po’ freddo e godetti del calore della vasca. Mi scivolò accanto e lasciò che lo abbracciassi.
Rimanemmo seduti a goderci sia il calore dell'acqua che quello dell’altro. Parlammo delle nostre vite, come avevamo convissuto con la nostra omosessualità.
Mi raccontò dell’altra scuola, qualcuno lo aveva sorpreso a guardare i compagni nello spogliatoio e da allora era stato tormentato ininterrottamente. Fortunatamente i suoi genitori gli avevano detto che stavano per traslocare. Proseguendo arrivammo a parlare del golf e gli dissi di come mi piaceva quando lui indossava quei pantaloncini.
Cominciò a ridere.
“Oh, ragazzo, non sai quanto mi piace allenarmi con te. Amo vederti in divisa d’allenamento. E ricordi quel giorno nel bagno? Ragazzi, io ti volevo dannatamente! Ti ho visto là, col cazzo in mano. Non mi era venuto in mente niente, avevo solo pensato che avevi un’erezione perché avevi bisogno di pisciare.”
Anch’io avevo una domanda per lui.
“E quella volta al centro commerciale? Ricordi? Ti chiesi perché non avevi una ragazza.”
“Sì, e allora?”
“Speravo che tu fossi come me, ma poi ti sei messo a guardare quelle ragazze.”
“Intendi quelle troie? Beh, quando mi hai chiesto perché non avevo una ragazza, ho cominciato a chiedermi cosa c’era di sbagliato in me. Quindi stavo guardando quelle ragazze e beh... io stavo.... “
“Cosa?”
“Io stavo tentando di farmelo venire duro guardandole.”
Lo guardai e cominciai a ridere. Lui mi guardò storto per un momento poi sorrise.
“Sì, capisco di essere stato un po’ stupido.”
Rimanemmo seduti per un po’. Notai che il mio stomaco brontolava.
“Hai fame?”
“Ora che me lo dici…”
“Ordiniamo una pizza?”
“Perché no.”
Uscimmo dall’idromassaggio e lui andò a cambiarsi mentre io ordinavo. Quando riappesi lui ritornò. Era a piedi nudi ed indossava una maglietta bianca ed i miei pantaloncini favoriti.
Cominciai a ridere.
“Cosa c’é? Pensavo che ti sarebbero piaciuti.”
Gli dissi di scegliere un film mentre io andavo a cambiarmi. Ritornai a piedi nudi con indosso anch’io maglietta e shorts. Mise su un film e spegnemmo tutte le luci. Presi una coperta e ci accoccolammo insieme sul divano.
Dopo circa 40 minuti il campanello suonò. Mettemmo in pausa il film ed io andai a pagare il fattorino. Facemmo ripartire il film ed in 10 minuti le pizze erano sparite.
Lo guardai e notai che aveva una goccia di pomodoro sulla guancia. Mi chinai, gliela leccai via e ridemmo.
Il film era veramente bello, durante le parti paurose Luca si aggrappava a me. Ambedue avevamo già visto il film, era bello agire così. Quando il film finì mi alzai per accendere le luci. Luca mi fermò: “Lasciale spente.”
Mi sedetti di nuovo, tirai su la coperta e lui disse: “Sai, non ho finito quello che avevo cominciato.”
Stupendo! Da molle che era mi diventò duro in un secondo e mezzo. Doveva essere un record! Mi avvicinai a lui e ci scambiammo il nostro secondo bacio. Gettai via la coperta e gli tirai via la maglietta. Gli dissi di girarsi sulla schiena e mi misi a gambe divaricate dietro di lui. Cominciai a massaggiarlo. Modellai la carne morbida delle sue spalle, amavo ogni momento di quell’azione. La sua pelle era calda e morbida per l’idromassaggio. Lo massaggiai a lungo, con particolare attenzione a quelle zone che mi suggeriva coi suoi lamenti, mi faceva capire che gli piaceva essere massaggiato. Mi abbassai alcune volte per baciare la sua pelle dolce o soffiare il mio caldo alito sulla sua schiena. Lui rideva e gli veniva la pelle d’oca.
Scesi ulteriormente e gli tolsi gli shorts. Non indossava biancheria intima. Portai gli shorts alla mia faccia e li annusai, godendo del suo profumo pulito ma muschiato.
Gli massaggiai il sedere liscio e le gambe. Mi abbassai di tanto in tanto per dare una stretta al suo pene.
Alla fine era là sdraiato, il suo corpo (beh, la maggior parte del suo
corpo) morbido e senza tensione.
Lo girai e tornai a baciare la sua bocca ansiosa e disponibile. La sua lingua esplorò la mia bocca e la mia la sua. Interruppe il bacio e mi disse piano di alzarmi. Lo feci e lui mi tolse i vestiti. Mi disse di mettermi sulla schiena e mi fece lo stesso trattamento. Mi piaceva. Il suo corpo nudo spingeva contro il mio, il suo uccello duro era intrappolato tra i nostri due corpi.
Mi massaggiò per un po’ graffiando. Era ancora meglio, mi piacevano le sue unghie che rastrellavano leggermente la mia carne.
Dopo essersi fermato per alcuni minuti, mi baciò il collo e poi mi bisbigliò: “Portami a letto.”
Lo alzai e lo portai nella mia stanza. Lo feci sedere delicatamente sul letto e vi salii anch’io. Ci stringemmo per un po’, poi ci baciammo.
I baci divennero sempre più appassionati.
Gli dissi di alzarsi.
Era in piedi di fronte a me sul mio letto, la più bella persona al mondo, sorrisi e mormorai: “Il mio golden boy!”
Lui sorrise e si precipitò su di me. Ci abbracciammo di nuovo e gli dissi di sdraiarsi. Volevo che la cosa fosse perfetta. Volevo veramente fare l’amore. Gli baciai il naso, le labbra, il mento. Gli baciai il collo sodo e dolce ed andai ai suoi capezzoli. Scesi ancora e gli baciai l’ombelico. Evitai l’uccello e scesi tra le gambe. Arrivai ai piedi e gli baciai la pianta. Gli fece il solletico e lui rise. Alla fine ritornai su, gli leccai lo scroto e misi le labbra intorno al suo pene duro come pietra.
Lui avvolse le sue belle gambe intorno alla mia vita ed io succhiai a fondo.
Funzionavamo come una macchina ben lubrificata.
Lui spinse e si contorse, io non persi mai la presa. Dopo un po’ si lamentò.
“Oh, Enrico. Fermati. Sto per venire.”
Io lasciai andare la sua virilità.
“Cosa c’è che non va?”
“Voglio che sborriamo insieme!”
E scese su di me.
Non so se potrò descrivere perfettamente quello che sentii. Molte volte avevo avuto fantasie simili proprio su quel letto. Ora stavano diventando realtà. Guardai il mio cazzo che pulsava dolorosamente entrare e rientrare nella sua bella faccia. Misi le mani sulla sua testa, pettinai i suoi capelli con le dita. Non so se qualsiasi cosa che abbia mai provato possa uguagliare l'amore che sentii per lui in quel momento. Un minuto più tardi gli dissi di fermarsi.
Mi misi in ginocchio e lo riposizionai. Ci mettemmo nella posizione del 69.
Scesi su di lui, lui mi ritornò il favore. Era la beatitudine! la sua giovane bocca stretta che succhiava il mio cazzo, il suo attrezzo che scendeva nella mia gola. Luca era la mia ragione di essere in quel momento. Volevo farlo felice.
Succhiai più forte mentre lo tiravo più vicino.
Lui affrettò il suo ritmo. Cominciammo a spingere. Amavo come il suo cazzo mi fotteva la faccia ed anche di più come il mio fotteva la sua. Non durammo molto. Dopo qualche secondo di questo succhiare sentii il mio orgasmo avvicinarsi. Il mio corpo si tese e sentii il suo fare lo stesso. Sentii il suo pene diventare più duro. Spingeva contro la mia faccia, le sue palle mi schiaffeggiano il naso.
Finalmente, con un lamento che sentii intorno al mio uccello, venne. Era come un piccolo geyser. Il suo sperma scese per la mia gola. Io non mollai la presa, ansioso di prenderlo tutto. La sensazione del suo cazzo palpitante nella mia bocca, mi spinse all'orlo. Venni. Fu il più grande orgasmo che avessi mai avuto. E non lo sentii solo nel mio cazzo, ma in tutto il mio corpo. Poi lo lasciai andare. La combinazione del mio pene che sparava il seme nel mio nuovo innamorato, la sensazione del suo che scivolava giù per la mia gola, il calore dei nostri corpi, l'intimità, l'amore che sentivo per quel giovane, in quel momento si presentò tutto insieme.
Cessammo di essere persone separate e diventammo una sola cosa. Continuammo a succhiare finché i nostri uccelli non smisero di rilasciare il nostro sperma. Con una succhiata finale lasciai andare il suo cazzo. Mi sdraiai vicino a lui. Ci abbracciammo nel buio, esausti, godendo del bagliore post orgasmico.
Alcuni minuti più tardi lo baciai. Lui mi guardò.
“Io ti amo.”
Sorrisi e lo strinsi ancora più stretto.
“Anch’io ti amo Luca.”
“Questo vuol dire che siamo insieme?”
“Credo di sì.”
“Bene, non avrei voluto essere il solo.”
Ridemmo un po’.
Poi mi chiesi se quello che stavamo facendo fosse intelligente, potevano nascere molti problemi.
Luca si era già addormentato ed io sentii che il sonno mi stava prendendo. Non importa, pensai, non mi interessa quello che accadrà domani o la settimana prossima, perché oggi, lì ed ora noi eravamo felici. Di cos’altro avevamo bisogno?
Così mi addormentai in breve col mio innamorato, il mio golden boy, il mio Luca, stretto tra le mie braccia.
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scritto il
2020-03-30
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