Bloccati
di
Aramis
genere
gay
Erano là loro circondati dal silenzio completo, guardando il paese sotto di loro. Lo scintillio delle luci si stava spegnendo, il paese si stava addormentando. Intorno a loro i grandi fiocchi di neve cadevano leggermente sulla terra. Sergio respirò profondamente, inspirando la fresca aria frizzante di montagna. Giorgio stava pensando che non ci poteva essere posto migliore di quello. Si chiese cosa sarebbe successo se non fosse venuto lì quel giorno, sarebbe rimasto a casa a sprecare ore davanti al computer.
‘Ma invece sono qui’ Pensò: ‘Sono qui, accanto al mio nuovo amico tanto bello. A guardare un incredibile scenario e sapendo che questa è la pista più lontana, più difficile, della montagna e che è l’ultima discesa del pomeriggio.’
Sergio guardò Giorgio e Giorgio guardò Sergio. Ambedue si lanciarono altre l’orlo sulla discesa da 80 gradi. Gli sci scivolarono all’unisono lungo i fianchi della montagna come fosse una pista per principianti. La neve veniva sparata dal retro degli sci, il vento freddo e penetrante e la neve schiaffeggiavano le loro facce. Il sorriso di Sergio andava da orecchio ad orecchio. Per aumentare la velocità abbassarono i corpi il più possibile sugli sci. Volando a rotta di collo giù per la pista erano euforici ed eccitati dall’adrenalina.
Finalmente rallentarono davanti alla seggiovia alla fine della pista.
“Tentiamo di fare un’altra corsa?” Disse Giorgio
“Dannazione sì. Dovrebbero lasciarcene fare un’altra, non pensi?”
“Lo spero! Andiamo a vedere.”
Pattinarono fino all’addetto alla seggiovia.
“Ehi...”
Giorgio gettò un rapido sguardo al badge di riconoscimento dell’uomo.
“Ehi Gianni, pensi che possiamo fare un’altra corsa?”
“Penso di no, si sta avvicinando una tempesta e l’uomo in cima già è venuto giù.”
“Oh dai, possiamo scendere dalla seggiovia da soli. Per favore…” Disse Sergio con la voce più suadente possibile.
“Oh ok. Ma appena in cima dovete venire subito giù. Appena sarete su fermerò la seggiovia.”
“Come saprai quando saremo arrivati?” Disse Giorgio interessato.
“Conterò i seggiolini. Non è la prima volta che lo faccio, ora andate.”
Sergio e Giorgio si sedettero su di un seggiolino e partirono. Mentre salivano notarono che cominciava a nevicare più forte ed il vento ululava tra i seggiolini. Giorgio si chinò verso Sergio e gridò: “Forse non è stata una buona idea.”
“Stavo pensando la stessa cosa!” Urlò Sergio.
Cominciavano a vedere le luci dell’arrivo ma ci fu uno scossone e la seggiovia si fermò. Furono spinti in avanti e quasi volarono oltre la sbarra. Scioccati non sapevano cosa fare.
“Cosa diavolo?” Gridò Giorgio con tutta l’aria che aveva nei polmoni, Sergio riusciva a malapena a sentirlo.
“Tirati la giacca sopra la testa e stringiti a me.” Urlò Sergio.
“Ok.” Rispose Giorgio con voce rotta.
Si tirarono le giacche a vento sulla testa e si strinsero l’uno all’altro sul sedile. In breve cominciarono a rabbrividire incontrollabilmente.
15 minuti più tardi Sergio spinse la testa fuori della giacca a vento e guardò verso l’alto. La luce all’inizio della pista era spenta, intorno era tutto nero come la pece. Sergio scosse Giorgio.
“Non possiamo stare qui... moriremmo congelati.”
“Ok... Cosa facciamo?”
“Dobbiamo saltare dalla seggiovia e raggiungere il gabbiotto in cima alla pista.”
“Saltare?”
“È l’unico modo!”
“Se lo dici tu...”
Si tolsero gli sci e li lasciarono cadere. Non riuscivano a vedere la pista, era un nulla nero.
“Ti ricordi a che altezza possiamo essere?”
“Non posso garantirlo, più o meno due o tre metri.”
“Perché?”
“Perché se non è così... siamo fatti.”
Guardarono di sotto e recitarono una preghiera silenziosa.
Giorgio alzò la sbarra di sicurezza.
“Conto fino a tre. Uno..... Due..... Tre!”
Si lanciarono dal sedile. Sergio atterrò per primo, le gambe si piegarono sotto di lui e rotolò alla sua destra. Giorgio atterrò allo stesso modo, rotolando anche lui a destra. L’amico gli si avvicinò.
“Tutto bene?” Gridò.
“Mi devo essere distorto una caviglia, ma per il resto tutto bene.”
“Bene... Andiamo.”
Presero gli sci e cominciarono salire lungo la ripida pista senza la possibilità di vedere mezzo metro davanti a loro.
Sergio sosteneva Giorgio con un braccio intorno alla spalla. Passo dopo passo arrivarono in cima. Quando sentirono che la pista diventava meno pendente deviarono leggermente a destra e si imbatterono nei gradini della cabina dell’operatore.
Giorgio sospirò di sollievo.
Sergio salì i gradini e spinse la porta. Era chiusa. Picchiò un pugno su di un piccolo quadrato di vetro vicino alla maniglia ed aprì la porta dall’interno, poi ritornò da Giorgio. Sostenendolo gli fece fare i gradini ed entrarono nella cabina, dopo di che chiuse la porta dietro di loro.
Dentro faceva freddo, ma almeno il vento e la neve non li frustavano. Era estremamente scuro là dentro.
Sergio si avvicinò alla parete.
“Ho trovato un camino.” Disse e tentò di accenderlo.
“Non c’è corrente, ecco perché la seggiovia si è fermata. Avevo pensato che il nostro amico Gianni non fosse capace di contare.” Disse Sergio in tono sarcastico.
“Cerca dei fiammiferi o un accendino. Io cercherò qualche cosa per coprire questa finestra.” Disse Giorgio.
“Ok.”
Cominciarono a gironzolare.
“Ho trovato dei fiammiferi!” Disse Sergio.
“Grande. Ed io ho trovato del nastro adesivo!”
Sergio si avvicinò al camino, strofinò il fiammifero e lo accese. Giorgio andò alla porta e vi applicò del nastro per riparare il vetro rotto.
Il camino illuminò improvvisamente la piccola stanza dando conforto ai due. Presto l’ambiente cominciò a riscaldarsi.
Sergio si tolse la giacca a vento fradicia ed i pantaloni da sci.
Si sentiva piuttosto goffo nelle sue mutande lunghe e si chiese se era il caso di togliersele.
“Fai in fretta così potrai aiutarmi.”
Sergio continuò a liberarsi della biancheria intima bagnata mentre Giorgio si era già tolto la giacca a vento e la maglietta.
Sergio per aiutarlo gli circondò la spalla con un braccio mentre lui tentava inutilmente di togliersi i pantaloni e si appoggiò con le braccia al tavolo.
“Oh... puoi togliermeli?”
“Sicuro.”
Sentendosi strano glieli tolse, facendolo abbassò i mutandoni oltre le ginocchia.
“Mi spiace...” Disse imbarazzato.
“Nessun problema ma toglimele.”
“Ok.”
Quando Giorgio fu completamente nudo lo sostenne con un braccio e lo avvicinò al fuoco, il ragazzo si sedette sul duro pavimento.
“Resta lì, cercherò delle coperte o qualche cosa di morbido su cui sedersi.”
In un armadietto accanto alla porta trovò una grande coperta blu.
“Guarda cosa ho trovato.” Giorgio girò la testa e sorrise.
Allargò la coperta sul pavimento, era abbastanza grande da permettergli di sedersi accanto all’amico ed avvolgersi dentro.
Restarono a guardare assenti il fuoco...
“Grazie.” Disse Giorgio sempre fissando il fuoco.
“Per cosa?” Disse Sergio un po’ confuso.
“Per essere qui ed aiutarmi, saremmo morti se fossimo rimasti sulla seggiovia. Ti ho appena incontrato... e sembra che siamo amici da sempre.”
“È vero, io provo la stessa sensazione.”
Giorgio si chinò e lo baciò leggermente sulla guancia, poi sull’angolo della bocca; quando si tolse Sergio lo afferrò per la nuca e lo baciò con forza sulle labbra, spingendogli la lingua in bocca.
A Giorgio piaceva il sapore ed il profumo di Sergio.
“Mmmm...” si lamentò.
Sergio cominciò a baciargli il mento ed il collo, scendendo poi su ognuno dei capezzoli duri. La sua lingua turbinava con duri colpi e lo sentì inspirare con forza.
Tirò via la coperta scoprendo il bel cazzo dell’amico. Cominciò subito a lavorarlo, tirò giù il prepuzio mettendo in mostra la grossa cappella; cominciò a succhiarlo come fosse un leccalecca mentre con una mano gli accarezzava leggermente le palle. Quando se lo infilò in gola Giorgio gettò indietro la testa e si lamentò.
“Uhhhhh, Ugghhhh. Fermati! Vengo!” Gridò Giorgio.
Sergio si fermò, si alzò al viso dell’amico e si baciarono di nuovo profondamente.
Questa volta toccò a Giorgio lavorare sui capezzoli duri come pietra dell’altro, circondati da peli sottili; leccò lentamente scendendo sullo stomaco peloso.
Abbassò lo sguardo e vide il contorno di un grosso cazzo nelle mutande bianche di Sergio. Gliele tirò lentamente giù mettendo in mostrala un grosso cespuglio di peli pubici, gliele tirò giù un po’ di più e l’uccello rimbalzò fuori. Sentiva il suo profondo odore muschiato.
Con un movimento fluido si spinse in gola il pene, spingendo il naso profondamente nel pube, inalandone l’aroma.
Dopo alcuni minuti di gola profonda, eccitato sempre più dal profumo, Giorgio si fermò e cominciò a leccargli le palle pelose. Alzò lo sguardo e vide il sudore che gli gocciolava dalla fronte, brillare sul suo torace peloso e gocciolare dalle ascelle. Si spostò indietro appoggiandosi ai gomiti, gli alzò le gambe sopra la testa e gli allargò le natiche. Diede una lunga leccata alla fessura, gli piaceva l’odore del sedere e delle palle pendenti. Mordicchiò i peli che circondavano il buco stretto e spinse la lingua il più profondamente possibile. Per tutto il tempo Sergio continuò a lamentarsi in estasi.
Giorgio cominciò lentamente a spingere un dito nel buco stretto. Quando cominciò a spingere dentro il secondo dito, Sergio guaì per il dolore.
Giorgio mosse le due dita dentro e fuori del buco alcune volta prima di infilarne un terzo.
Dopo aver fatto per un po’ il ditalino al buco fu soddisfatto, era abbastanza allargato e lubrificato per continuare.
“Mettiti sulle mani e sulle ginocchia.”
Sergio lo fece spingendo il sedere in aria.
Giorgio si inginocchiò e gli allargò le natiche, poi cominciò a spingere il cazzo duro nel buco stretto. Spinse più forte e la cappella scivolò dentro.
Gridò di dolore, ma Giorgio continuava a spingere.
Quando smise, Sergio cominciò a rilassarsi e l’amico spinse dentro gli ultimi centimetri dell’uccello.
Si estrasse lentamente e spinse di nuovo dentro¸ prese un buon ritmo e cominciò a strofinare la schiena muscolosa e sudata dell’altro.
Gocciolavano di sudore e si lamentavano in estasi.
“Girati.” Disse Giorgio quasi senza fiato.
Sergio lo fece e si sdraiò sulla schiena arcuando il sedere in aria.
Giorgio spinse di nuovo il pene nel buco appoggiandosi alle braccia muscolose, si piegò e lo baciò profondamente. Continuò a pompare l’uccello dentro e fuori con le labbra incollate a quelle dell’amico.
Giorgio gli afferrò il grosso cazzo. Bastarono un paio di colpi e fu completamente in tiro mentre lo baciava ancora profondamente e cominciò a masturbarlo il più velocemente possibile.
Giorgio aumentò la velocità ed ambedue erano pronti ad esplodere.
Giorgio stava pompando e dando una scossa alla massima velocità.
Sergio strofinava il torace liscio ed i capezzoli duri dell’amico, poi cominciò a grugnire, mentre l’altro spingeva con le anche un’ultima volta prima di sparare, fiotto dopo fiotto di sborra calda nel dolce buco dell’amico.
Sentendo lo sperma riempire i suoi interni sensibili, non resistette più. Si sparò il carico sul torace e sulla testa, un totale di 8 colpi.
Erano ambedue completamente infradiciati dal suo sperma.
Giorgio crollò posando la testa sulla spalla dell’altro. Rimasero in silenzio mentre si riprendevano da quegli orgasmi esplosivi. Quando tornarono a respirare normalmente, si guardarono l’un l’altro amorevolmente. Giorgio tirò la coperta su di loro e si addormentarono di un sonno senza sogni.
Quando la prima luce del sole cominciò ad illuminare la montagna inondando la piccola cabina, si svegliarono.
Sergio si chinò su Giorgio e lo baciò. Si alzarono e si vestirono con gli indumenti che si erano asciugati.
Quando furono pronti Sergio spense il fuoco ed uscirono nell’aria frizzande del mattino.
Si misero gli sci e guardarono la pista che brillava sotto di loro.
“Polverosa e fresca solo per noi.” Disse Sergio.
“Sì, sono davvero felice di quanto è successo, ne valeva la pena per avere questa neve solo per noi.” Disse beffardamente Giorgio e guardò sornione Sergio che ruppe in un enorme sorriso, scoprendo i bei denti bianchi.
Si baciarono di nuovo appassionatamente. Sergio pensò a quanto era fortunato e Giorgio pensò la stessa cosa.
“Ti amo.” Disse Giorgio e si avventò sulla pista nonostante la caviglia dolorante. Sergio lo guardò volteggiare con grazia giù per la montagna.
“Anch’io ti amo.” Bisbigliò, un gran sorriso comparve ancora sul suo viso mentre cominciava a scendere lungo la pista.
‘Ma invece sono qui’ Pensò: ‘Sono qui, accanto al mio nuovo amico tanto bello. A guardare un incredibile scenario e sapendo che questa è la pista più lontana, più difficile, della montagna e che è l’ultima discesa del pomeriggio.’
Sergio guardò Giorgio e Giorgio guardò Sergio. Ambedue si lanciarono altre l’orlo sulla discesa da 80 gradi. Gli sci scivolarono all’unisono lungo i fianchi della montagna come fosse una pista per principianti. La neve veniva sparata dal retro degli sci, il vento freddo e penetrante e la neve schiaffeggiavano le loro facce. Il sorriso di Sergio andava da orecchio ad orecchio. Per aumentare la velocità abbassarono i corpi il più possibile sugli sci. Volando a rotta di collo giù per la pista erano euforici ed eccitati dall’adrenalina.
Finalmente rallentarono davanti alla seggiovia alla fine della pista.
“Tentiamo di fare un’altra corsa?” Disse Giorgio
“Dannazione sì. Dovrebbero lasciarcene fare un’altra, non pensi?”
“Lo spero! Andiamo a vedere.”
Pattinarono fino all’addetto alla seggiovia.
“Ehi...”
Giorgio gettò un rapido sguardo al badge di riconoscimento dell’uomo.
“Ehi Gianni, pensi che possiamo fare un’altra corsa?”
“Penso di no, si sta avvicinando una tempesta e l’uomo in cima già è venuto giù.”
“Oh dai, possiamo scendere dalla seggiovia da soli. Per favore…” Disse Sergio con la voce più suadente possibile.
“Oh ok. Ma appena in cima dovete venire subito giù. Appena sarete su fermerò la seggiovia.”
“Come saprai quando saremo arrivati?” Disse Giorgio interessato.
“Conterò i seggiolini. Non è la prima volta che lo faccio, ora andate.”
Sergio e Giorgio si sedettero su di un seggiolino e partirono. Mentre salivano notarono che cominciava a nevicare più forte ed il vento ululava tra i seggiolini. Giorgio si chinò verso Sergio e gridò: “Forse non è stata una buona idea.”
“Stavo pensando la stessa cosa!” Urlò Sergio.
Cominciavano a vedere le luci dell’arrivo ma ci fu uno scossone e la seggiovia si fermò. Furono spinti in avanti e quasi volarono oltre la sbarra. Scioccati non sapevano cosa fare.
“Cosa diavolo?” Gridò Giorgio con tutta l’aria che aveva nei polmoni, Sergio riusciva a malapena a sentirlo.
“Tirati la giacca sopra la testa e stringiti a me.” Urlò Sergio.
“Ok.” Rispose Giorgio con voce rotta.
Si tirarono le giacche a vento sulla testa e si strinsero l’uno all’altro sul sedile. In breve cominciarono a rabbrividire incontrollabilmente.
15 minuti più tardi Sergio spinse la testa fuori della giacca a vento e guardò verso l’alto. La luce all’inizio della pista era spenta, intorno era tutto nero come la pece. Sergio scosse Giorgio.
“Non possiamo stare qui... moriremmo congelati.”
“Ok... Cosa facciamo?”
“Dobbiamo saltare dalla seggiovia e raggiungere il gabbiotto in cima alla pista.”
“Saltare?”
“È l’unico modo!”
“Se lo dici tu...”
Si tolsero gli sci e li lasciarono cadere. Non riuscivano a vedere la pista, era un nulla nero.
“Ti ricordi a che altezza possiamo essere?”
“Non posso garantirlo, più o meno due o tre metri.”
“Perché?”
“Perché se non è così... siamo fatti.”
Guardarono di sotto e recitarono una preghiera silenziosa.
Giorgio alzò la sbarra di sicurezza.
“Conto fino a tre. Uno..... Due..... Tre!”
Si lanciarono dal sedile. Sergio atterrò per primo, le gambe si piegarono sotto di lui e rotolò alla sua destra. Giorgio atterrò allo stesso modo, rotolando anche lui a destra. L’amico gli si avvicinò.
“Tutto bene?” Gridò.
“Mi devo essere distorto una caviglia, ma per il resto tutto bene.”
“Bene... Andiamo.”
Presero gli sci e cominciarono salire lungo la ripida pista senza la possibilità di vedere mezzo metro davanti a loro.
Sergio sosteneva Giorgio con un braccio intorno alla spalla. Passo dopo passo arrivarono in cima. Quando sentirono che la pista diventava meno pendente deviarono leggermente a destra e si imbatterono nei gradini della cabina dell’operatore.
Giorgio sospirò di sollievo.
Sergio salì i gradini e spinse la porta. Era chiusa. Picchiò un pugno su di un piccolo quadrato di vetro vicino alla maniglia ed aprì la porta dall’interno, poi ritornò da Giorgio. Sostenendolo gli fece fare i gradini ed entrarono nella cabina, dopo di che chiuse la porta dietro di loro.
Dentro faceva freddo, ma almeno il vento e la neve non li frustavano. Era estremamente scuro là dentro.
Sergio si avvicinò alla parete.
“Ho trovato un camino.” Disse e tentò di accenderlo.
“Non c’è corrente, ecco perché la seggiovia si è fermata. Avevo pensato che il nostro amico Gianni non fosse capace di contare.” Disse Sergio in tono sarcastico.
“Cerca dei fiammiferi o un accendino. Io cercherò qualche cosa per coprire questa finestra.” Disse Giorgio.
“Ok.”
Cominciarono a gironzolare.
“Ho trovato dei fiammiferi!” Disse Sergio.
“Grande. Ed io ho trovato del nastro adesivo!”
Sergio si avvicinò al camino, strofinò il fiammifero e lo accese. Giorgio andò alla porta e vi applicò del nastro per riparare il vetro rotto.
Il camino illuminò improvvisamente la piccola stanza dando conforto ai due. Presto l’ambiente cominciò a riscaldarsi.
Sergio si tolse la giacca a vento fradicia ed i pantaloni da sci.
Si sentiva piuttosto goffo nelle sue mutande lunghe e si chiese se era il caso di togliersele.
“Fai in fretta così potrai aiutarmi.”
Sergio continuò a liberarsi della biancheria intima bagnata mentre Giorgio si era già tolto la giacca a vento e la maglietta.
Sergio per aiutarlo gli circondò la spalla con un braccio mentre lui tentava inutilmente di togliersi i pantaloni e si appoggiò con le braccia al tavolo.
“Oh... puoi togliermeli?”
“Sicuro.”
Sentendosi strano glieli tolse, facendolo abbassò i mutandoni oltre le ginocchia.
“Mi spiace...” Disse imbarazzato.
“Nessun problema ma toglimele.”
“Ok.”
Quando Giorgio fu completamente nudo lo sostenne con un braccio e lo avvicinò al fuoco, il ragazzo si sedette sul duro pavimento.
“Resta lì, cercherò delle coperte o qualche cosa di morbido su cui sedersi.”
In un armadietto accanto alla porta trovò una grande coperta blu.
“Guarda cosa ho trovato.” Giorgio girò la testa e sorrise.
Allargò la coperta sul pavimento, era abbastanza grande da permettergli di sedersi accanto all’amico ed avvolgersi dentro.
Restarono a guardare assenti il fuoco...
“Grazie.” Disse Giorgio sempre fissando il fuoco.
“Per cosa?” Disse Sergio un po’ confuso.
“Per essere qui ed aiutarmi, saremmo morti se fossimo rimasti sulla seggiovia. Ti ho appena incontrato... e sembra che siamo amici da sempre.”
“È vero, io provo la stessa sensazione.”
Giorgio si chinò e lo baciò leggermente sulla guancia, poi sull’angolo della bocca; quando si tolse Sergio lo afferrò per la nuca e lo baciò con forza sulle labbra, spingendogli la lingua in bocca.
A Giorgio piaceva il sapore ed il profumo di Sergio.
“Mmmm...” si lamentò.
Sergio cominciò a baciargli il mento ed il collo, scendendo poi su ognuno dei capezzoli duri. La sua lingua turbinava con duri colpi e lo sentì inspirare con forza.
Tirò via la coperta scoprendo il bel cazzo dell’amico. Cominciò subito a lavorarlo, tirò giù il prepuzio mettendo in mostra la grossa cappella; cominciò a succhiarlo come fosse un leccalecca mentre con una mano gli accarezzava leggermente le palle. Quando se lo infilò in gola Giorgio gettò indietro la testa e si lamentò.
“Uhhhhh, Ugghhhh. Fermati! Vengo!” Gridò Giorgio.
Sergio si fermò, si alzò al viso dell’amico e si baciarono di nuovo profondamente.
Questa volta toccò a Giorgio lavorare sui capezzoli duri come pietra dell’altro, circondati da peli sottili; leccò lentamente scendendo sullo stomaco peloso.
Abbassò lo sguardo e vide il contorno di un grosso cazzo nelle mutande bianche di Sergio. Gliele tirò lentamente giù mettendo in mostrala un grosso cespuglio di peli pubici, gliele tirò giù un po’ di più e l’uccello rimbalzò fuori. Sentiva il suo profondo odore muschiato.
Con un movimento fluido si spinse in gola il pene, spingendo il naso profondamente nel pube, inalandone l’aroma.
Dopo alcuni minuti di gola profonda, eccitato sempre più dal profumo, Giorgio si fermò e cominciò a leccargli le palle pelose. Alzò lo sguardo e vide il sudore che gli gocciolava dalla fronte, brillare sul suo torace peloso e gocciolare dalle ascelle. Si spostò indietro appoggiandosi ai gomiti, gli alzò le gambe sopra la testa e gli allargò le natiche. Diede una lunga leccata alla fessura, gli piaceva l’odore del sedere e delle palle pendenti. Mordicchiò i peli che circondavano il buco stretto e spinse la lingua il più profondamente possibile. Per tutto il tempo Sergio continuò a lamentarsi in estasi.
Giorgio cominciò lentamente a spingere un dito nel buco stretto. Quando cominciò a spingere dentro il secondo dito, Sergio guaì per il dolore.
Giorgio mosse le due dita dentro e fuori del buco alcune volta prima di infilarne un terzo.
Dopo aver fatto per un po’ il ditalino al buco fu soddisfatto, era abbastanza allargato e lubrificato per continuare.
“Mettiti sulle mani e sulle ginocchia.”
Sergio lo fece spingendo il sedere in aria.
Giorgio si inginocchiò e gli allargò le natiche, poi cominciò a spingere il cazzo duro nel buco stretto. Spinse più forte e la cappella scivolò dentro.
Gridò di dolore, ma Giorgio continuava a spingere.
Quando smise, Sergio cominciò a rilassarsi e l’amico spinse dentro gli ultimi centimetri dell’uccello.
Si estrasse lentamente e spinse di nuovo dentro¸ prese un buon ritmo e cominciò a strofinare la schiena muscolosa e sudata dell’altro.
Gocciolavano di sudore e si lamentavano in estasi.
“Girati.” Disse Giorgio quasi senza fiato.
Sergio lo fece e si sdraiò sulla schiena arcuando il sedere in aria.
Giorgio spinse di nuovo il pene nel buco appoggiandosi alle braccia muscolose, si piegò e lo baciò profondamente. Continuò a pompare l’uccello dentro e fuori con le labbra incollate a quelle dell’amico.
Giorgio gli afferrò il grosso cazzo. Bastarono un paio di colpi e fu completamente in tiro mentre lo baciava ancora profondamente e cominciò a masturbarlo il più velocemente possibile.
Giorgio aumentò la velocità ed ambedue erano pronti ad esplodere.
Giorgio stava pompando e dando una scossa alla massima velocità.
Sergio strofinava il torace liscio ed i capezzoli duri dell’amico, poi cominciò a grugnire, mentre l’altro spingeva con le anche un’ultima volta prima di sparare, fiotto dopo fiotto di sborra calda nel dolce buco dell’amico.
Sentendo lo sperma riempire i suoi interni sensibili, non resistette più. Si sparò il carico sul torace e sulla testa, un totale di 8 colpi.
Erano ambedue completamente infradiciati dal suo sperma.
Giorgio crollò posando la testa sulla spalla dell’altro. Rimasero in silenzio mentre si riprendevano da quegli orgasmi esplosivi. Quando tornarono a respirare normalmente, si guardarono l’un l’altro amorevolmente. Giorgio tirò la coperta su di loro e si addormentarono di un sonno senza sogni.
Quando la prima luce del sole cominciò ad illuminare la montagna inondando la piccola cabina, si svegliarono.
Sergio si chinò su Giorgio e lo baciò. Si alzarono e si vestirono con gli indumenti che si erano asciugati.
Quando furono pronti Sergio spense il fuoco ed uscirono nell’aria frizzande del mattino.
Si misero gli sci e guardarono la pista che brillava sotto di loro.
“Polverosa e fresca solo per noi.” Disse Sergio.
“Sì, sono davvero felice di quanto è successo, ne valeva la pena per avere questa neve solo per noi.” Disse beffardamente Giorgio e guardò sornione Sergio che ruppe in un enorme sorriso, scoprendo i bei denti bianchi.
Si baciarono di nuovo appassionatamente. Sergio pensò a quanto era fortunato e Giorgio pensò la stessa cosa.
“Ti amo.” Disse Giorgio e si avventò sulla pista nonostante la caviglia dolorante. Sergio lo guardò volteggiare con grazia giù per la montagna.
“Anch’io ti amo.” Bisbigliò, un gran sorriso comparve ancora sul suo viso mentre cominciava a scendere lungo la pista.
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