Il Dominatore - Capitolo V [con riassunto capitoli precedenti]
di
Raccontatore
genere
dominazione
Mark, grazie ad un carattere forte e una mente brillante quanto malata, è il dispotico e maniaco sessuale leader di una comunità che sta tentando di ricostruire la civiltà a seguito di una guerra nucleare che ha spazzato via l'ordine mondiale.
Nel territorio governato da Mark, una banda di saccheggiatori chiamati Looters compiono azioni di disturbo con lo scopo di minare la sua autorità. Dall'interno invece, i tentativi di colpi di mano sono rari ma pur sempre presenti. Billy infatti, aitante ventenne, tenta di sovvertire il dominio di Mark organizzando una rivolta ma viene velocemente sconfitto e ucciso dal capo contro il quale ha tentato di ribellarsi.
Anne, Milly, Jenny e Rosane sono le quattro mogli di Mark. Anne ha accettato la sua condizione di schiava sessuale in quanto ne comprende i privilegi che ne può trarre. Milly, troppo spaventata per ribellarsi, accetta la situazione, coltivando una relazione saffica con Anne, l'unica persona a tenere veramente a lei. Jenny è una donna forte, ben più matura delle altre ma anche più brutte. E' la consigliera principale di Mark e l'unica a poter dare ordini anche agli altri abitanti del villaggio in assenza di Mark. Rosane invece, è la più bella tra le quattro ed è sinceramente amata da Mark il quale però non riesce mai a sottometterla come fa con tutti gli altri.
Durante un agguato ai Looters, Rosane ne approfitta e fugge.
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Mark era talmente furibondo che avrebbe spezzato le vite dei Looters prigionieri senza esitazione, addirittura con un sorriso stampato in faccia e con il cuore palpitante dall’eccitazione. Al contrario però, risparmiò ben dieci nemici tra quelli sopravvissuti al conflitto. Gli costò molto trattenere la sua furia, ma con un inconsueto auto controllo, ci riuscì. Il pensiero di essere il creatore di un intero nuovo mondo, di un sistema sociale e di un ordine politico mai visto prima era l’unica cosa che riusciva a farlo desistere dal fare terra bruciata e uccidere ogni volta chiunque gli capitasse sotto tiro durante una giornata storta. Eppure, da quando aveva scoperto che Rosane era fuggita approfittando del momento di distrazione generale, la tentazione di impazzire, sbraitare, uccidere e seviziare era ancora molta.
Come sempre, Jenny aveva suggerito di non fare prigionieri dopo aver vinto lo scontro con i Looters, ma Mark, nonostante apprezzasse la freddezza della sua moglie più fidata, vedeva cose che lei invece non poteva nemmeno immaginare. Con i dieci prigionieri inginocchiati al suo cospetto, ancora immersi nel sangue dei loro fratelli sul campo di battaglia, Mark tenne un discorso di benvenuto che però non aveva molto di accogliente.
“Fino ad oggi siete stati dei selvaggi del cazzo, ve ne andavate in giro a rubare dalle mie carovane, fottendo la merce dei miei commerci, che i miei uomini hanno faticosamente coltivato e prodotto per rendere il mondo migliore. Fino ad oggi avete osato sfidare il mio potere, attaccandoci, braccandoci, provando a metterci il bastone tra le ruote. Eppure, alla fine, avete perso. Vedete con i vostri occhi il vostro misero fallimento di fronte al mio esercito. Tu, giovanotto, alza la faccia.”
Il ragazzo vestito di panni sporchi, con un cappuccio calato sul capo e lo stesso incurvato verso il terreno, alzò timidamente il viso e guardò di sottecchi la solida figura di Mark di fronte a lui. “Io?”
“Sì, proprio tu cazzo. Quanti eravate? Dimmelo tu, perché tra i morti e i codardi che sono fuggiti, non so più contarvi.”
“Circa quaranta.” Rispose il ragazzo quasi sussurrando.
“Meraviglioso! Dieci di voi sono miei prigionieri, gli altri morti o dispersi! Quanti ce ne possono essere ancora di voi là in giro? Non abbastanza per continuare ad infastidirci. Ma basta parlare del passato, perché ora si deve guardare avanti. Voi siete vivi no? Siete tutti in salute, cazzo! Sarebbe uno spreco ammazzarvi. Oggi è il vostro giorno fortunato, perché non solo vi viene risparmiata la vita, ma vi viene anche assegnato un posto d’onore nel nuovo mondo che sto costruendo per l’umanità. Allora, scegliete, volete essere le mie puttane o fare i contadini?” Mark smise di parlare e attese qualche secondo facendo scorrere gli occhi vispi su tutti i prigionieri, poi, scoppiò in una risata nevrotica.
“Scherzavo, scherzavo idioti! E’ ovvio che farete i contadini! Per vostra fortuna ho già delle puttane.” L’uomo fece un’ulteriore pausa ricordando che una delle sue mogli era scappata e per un attimo fu tentato di giustiziare almeno uno dei prigionieri, solo per sfogarsi. Si trattenne e tornò serio, smettendo addirittura di canzonare i prigionieri. “Bene. Ovviamente farete un periodo di reclusione di due settimane, poi verrete redistribuiti nei vari villaggi e per lo stesso periodo di tempo, lavorerete il doppio per ripagare il cibo ottenuto gratuitamente nel periodo di reclusione. Infine, se vi sarete comportati bene, verrete lasciati liberi di vivere nel nuovo mondo. E’ tutto!”
Mark finì il discorso e allontanandosi fece cenno a Frank di seguirlo. Tutti sapevano che il loro capo era in un duro momento di instabilità, qualsiasi mossa lo avrebbe potuto spingere oltre l’orlo del burrone e fargli perdere definitivamente le staffe, facendolo diventare l’incubo omicida di cui ognuno di loro aveva paura, persino i soldati più assetati di sangue che lavoravano per lui.
“Sono pronto a prendere ordini Mark, dimmi quello che devo fare.” Fece Frank, gioioso di poter servire il proprio superiore.
“Frank, come ben sai, il piano iniziale era di venire qui fuori con l’esercito e sterminare completamente i Looters. Abbiamo vinto uno dei loro gruppi, ma credo ce ne siano altrettanti qui in giro ancora liberi di scorrazzare per il mio territorio.” Improvvisamente Mark cambiò espressione e assunse il suo tipico sguardo di pura follia. “Quella stronza di Rosane… Ha mandato tutto a puttane! Sarei disposto a mettere tutto l’esercito alla sua ricerca, ma sai bene che non posso, quindi voglio che sia tu a cercarla. Conosci queste zone meglio di chiunque altro e sai come trovare un fuggitivo, lo hai già fatto decine di volte. Trovala e portala da me.”
“Non ti deluderò capo, ho una lunga lista di successi, Rosane non può essere lontana. Con il tuo permesso, parto immediatamente.”
“Certo, va!”
Frank non disse nient’altro, saltò sul suo cavallo e partì al trotto verso la direzione in cui riteneva che Rosane fosse fuggita, addentrandosi nel bosco con il duplice timore di essere ucciso da una pattuglia di Looters ancora in circolazione o peggio, da Mark, in caso non fosse riuscito a ritrovare sua moglie.
Nel frattempo Jenny aveva preso in consegna i prigionieri ed era pronta a fare il giro dei villaggi per redistribuirli. Anche lei era visibilmente agitata, sentendosi responsabile per la fuga di Rosane. Per questo, evitava in ogni modo di rimanere troppo vicino a suo marito, con il timore di subire parte della sua ira che ancora non era stata sfogata nei confronti di nessuno, nemmeno dei prigionieri verso la quale lei sperava si riversasse. Il pensiero che Rosane fosse riuscita a fuggire la destabilizzava. Quel che più temeva era che quella donna potesse avere una vita migliore lontana da Mark e dal villaggio e questo, voleva a tutti i costi non si trasformasse in verità perché a tal punto sarebbe stata anche lei tentata da quella vita: un posto dove il potere di Mark non esistesse, forse non era un sogno.
Frank, già lontano dalla radura in cui era avvenuto lo scontro tra loro e i Looters, si era gettato in un abilissimo inseguimento con il capo chino sul terreno, esaminando con attenzione le orme lasciate dal cavallo sul fango fresco. Per un paio di miglia, le tracce percorrevano il sentiero. C’era qualche falsa pista che Rosane aveva goffamente messo in scena rovesciando altre foglie sul percorso, ma Frank comprese l’inganno e lo evitò con furbizia.
Mentre il braccio destro di Mark seguiva l’ordine impartito come un fedele cane, nella sua mente si accese un dubbio per la prima volta. Rosane era l’unica persona che sfuggiva al completo controllo di Mark e ciò costituiva un pericolo: un mondo senza perfetto controllo era un mondo destinato al ripetersi della distruzione nucleare, della morte, del saccheggio e dell’anarchia. Mark stava ridisegnando la società e per quanto fosse potente, aveva bisogno non solo di collaboratori cagnolini che seguissero gli ordini, ma di impavidi fedeli che agissero in armonia con il suo disegno ultimo di ricostituzione di una società dell’ordine e del dominio. Quei pensieri stavano eccitando sessualmente Frank, che nei pantaloni aveva già un’erezione al solo pensiero di essere uno strumento utile per il suo padrone. Come un tuono rompe il suono del cielo prima di una tempesta, un’idea gli balenò in mente con la stessa impetuosità: uccidere Rosane.
Farla fuori era l’unico modo possibile per garantire il completo dominio di Mark, ma lui non se ne rendeva conto perché era troppo innamorato di lei per accorgersi che la sua sola esistenza avrebbe costituito sempre un problema, proprio come Billy. La soluzione era la morte, catartica e drastica liberazione da ogni problema. Mark non avrebbe mai potuto punire così severamente Rosane, per questo doveva farlo lui, al riparo di occhi indiscreti, nel bosco. Ma non poteva limitarsi a ciò, doveva giustificare il tutto mettendo in scena un attacco dei Looters per addossare a loro la colpa di quell’omicidio, in modo tale da uscirne illeso. Ma di più, lui doveva rimanere ferito per far vedere al proprio capo che aveva combattuto fedelmente per la vita di Rosane, ma i Looters, i veri nemici, avevano prevalso grazie al numero.
Senza esitazione, Frank accelerò il passò seguendo le orme del cavallo, quando ad un certo punto si rese conto che quelle tracce terminavano nel nulla.
-Non è possibile. – Pensò l’uomo scendendo da cavallo e guardandosi intorno. – Ho percorso solo qualche miglio e non posso esser caduto in depistamenti, non è possibile, ho troppa esperienza in queste cose.-
I pensieri vennero drasticamente interrotti da un rumore proveniente dal bosco. Improvvisamente, qualcosa si era mosso tra i cespugli verdi e ombreggiati dagli alberi. Subito dopo, un rumore simile, come un tonfo, un oggetto che atterrava, a qualche metro da lui. Ancora qualche secondo e nuovamente un rumore. A questo punto, Frank sguainò la spada e si preparò al combattimento ma qualcosa gli arrivò dritto in faccia spaccandogli un dente e facendolo sanguinare. Probabilmente era stato un sasso, ma non ne capiva la direzione.
“Insomma bastardi, fatevi vedere e vi scuoio come scoiattoli!” Gridò Frank a pieni polmoni.
Rosane saltò fuori all’improvviso da dietro un albero lanciando un altro sasso, stavolta indirizzato verso il cavallo che impauritosi dall’impatto della pietra sul suo muso, si innervosì e dopo aver nitrito si mosse di qualche metro in avanti con uno scatto di nervosismo. Frank individuò la donna e le corse incontro intenzionato ad ucciderla.
“Stronza, sei tu! Torna immediatamente qua!”
Rosane che aveva completamente rimosso ogni pezzo di superflua armatura, poteva vantare una migliore mobilità e agilità rispetto a Frank che si muoveva più goffamente con almeno cinque chili di peso in più. La donna si mosse in obliquo rispetto alla posizione del cavallo lasciato da Frank, poi, cominciò a correre disegnando una sorta di semicerchio attorno allo spazio che copriva la distanza tra lei e il cavallo. Affidandosi ad uno scatto sostenuto, Frank non riuscì minimamente a starle dietro e si accorse troppo tardi che il piano di Rosane era quello di allontanarlo dal suo cavallo per rubarglielo.
“Cazzo! Puttana, se te ne vai Mark ti verrà a cercare per ammazzarti una volta per tutte!” Mentì Frank cercando di impaurire la moglie del suo capo che ormai aveva raggiunto il cavallo ed era salita in sella.
Una volta allontanatasi di almeno cinquanta metri da Frank, Rosane fermò la corsa del cavallo e si girò verso il suo interlocutore che ansimante era piegato in due dall’inutile tentativo di correre verso la donna.
“Digli pure che la prossima volta che ci rivedremo, sarà lui a morire.” Dopo aver proferito una minaccia di morte per la prima volta in vita sua, Rosane spronò il cavallo per allontanarsi dal sentiero e andare nella direzione in cui aveva lasciato nascosto il suo di cavallo, in modo tale da riprenderselo ed evitare che Frank lo trovasse per inseguirla. Il piano era riuscito perfettamente; sapeva che Mark non avrebbe rinunciato alla spedizione militare per seguire lei e che avrebbe mandato Frank, il segugio del villaggio che aveva impedito la fuga di decine di ricercati.
Socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni, per la prima volta in vita sua, Rosane si sentiva libera e felice finalmente. Quella sensazione la ridestò dal sonno dell’egoismo e decise che di quella libertà non se ne sarebbe fatta nulla se non l’avesse usata per liberare il villaggio dalla tirannia di Mark.
Quando arrivò al punto in cui aveva legato il cavallo, tra un albero di pesche e uno di mele, Rosane si rese conto di aver cantato vittoria troppo presto. Appoggiato all’albero, un ragazzino dal fisico tonico ma dal volto sbarbato, sorrideva in modo spavaldo. Sul cavallo di Rosane invece, era seduto un uomo canuto che sembrava a pochi passi dalla morte per denutrizione.
“Quindi è lei la dea in fuga?” Chiese il vecchietto con voce profonda e decisa.
Il ragazzino non rispose. Si alzò in pedi e fece qualche passo in direzione di Rosane che aveva di colpo fermato la corsa del cavallo, stupita da quell’incontro.
“Devo attaccare, nonno?” Chiese con solennità il giovane.
“Certo che no, Spike. E’ lei la chiave di tutto. Non vorrai mica attaccare una chiave.”
Il ragazzo si sedette di nuovo, con la stessa espressione dall’immutata spavalderia. “Ci siamo presi cura del tuo cavallo. Possiamo fare lo stesso con te?”
Nel territorio governato da Mark, una banda di saccheggiatori chiamati Looters compiono azioni di disturbo con lo scopo di minare la sua autorità. Dall'interno invece, i tentativi di colpi di mano sono rari ma pur sempre presenti. Billy infatti, aitante ventenne, tenta di sovvertire il dominio di Mark organizzando una rivolta ma viene velocemente sconfitto e ucciso dal capo contro il quale ha tentato di ribellarsi.
Anne, Milly, Jenny e Rosane sono le quattro mogli di Mark. Anne ha accettato la sua condizione di schiava sessuale in quanto ne comprende i privilegi che ne può trarre. Milly, troppo spaventata per ribellarsi, accetta la situazione, coltivando una relazione saffica con Anne, l'unica persona a tenere veramente a lei. Jenny è una donna forte, ben più matura delle altre ma anche più brutte. E' la consigliera principale di Mark e l'unica a poter dare ordini anche agli altri abitanti del villaggio in assenza di Mark. Rosane invece, è la più bella tra le quattro ed è sinceramente amata da Mark il quale però non riesce mai a sottometterla come fa con tutti gli altri.
Durante un agguato ai Looters, Rosane ne approfitta e fugge.
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Mark era talmente furibondo che avrebbe spezzato le vite dei Looters prigionieri senza esitazione, addirittura con un sorriso stampato in faccia e con il cuore palpitante dall’eccitazione. Al contrario però, risparmiò ben dieci nemici tra quelli sopravvissuti al conflitto. Gli costò molto trattenere la sua furia, ma con un inconsueto auto controllo, ci riuscì. Il pensiero di essere il creatore di un intero nuovo mondo, di un sistema sociale e di un ordine politico mai visto prima era l’unica cosa che riusciva a farlo desistere dal fare terra bruciata e uccidere ogni volta chiunque gli capitasse sotto tiro durante una giornata storta. Eppure, da quando aveva scoperto che Rosane era fuggita approfittando del momento di distrazione generale, la tentazione di impazzire, sbraitare, uccidere e seviziare era ancora molta.
Come sempre, Jenny aveva suggerito di non fare prigionieri dopo aver vinto lo scontro con i Looters, ma Mark, nonostante apprezzasse la freddezza della sua moglie più fidata, vedeva cose che lei invece non poteva nemmeno immaginare. Con i dieci prigionieri inginocchiati al suo cospetto, ancora immersi nel sangue dei loro fratelli sul campo di battaglia, Mark tenne un discorso di benvenuto che però non aveva molto di accogliente.
“Fino ad oggi siete stati dei selvaggi del cazzo, ve ne andavate in giro a rubare dalle mie carovane, fottendo la merce dei miei commerci, che i miei uomini hanno faticosamente coltivato e prodotto per rendere il mondo migliore. Fino ad oggi avete osato sfidare il mio potere, attaccandoci, braccandoci, provando a metterci il bastone tra le ruote. Eppure, alla fine, avete perso. Vedete con i vostri occhi il vostro misero fallimento di fronte al mio esercito. Tu, giovanotto, alza la faccia.”
Il ragazzo vestito di panni sporchi, con un cappuccio calato sul capo e lo stesso incurvato verso il terreno, alzò timidamente il viso e guardò di sottecchi la solida figura di Mark di fronte a lui. “Io?”
“Sì, proprio tu cazzo. Quanti eravate? Dimmelo tu, perché tra i morti e i codardi che sono fuggiti, non so più contarvi.”
“Circa quaranta.” Rispose il ragazzo quasi sussurrando.
“Meraviglioso! Dieci di voi sono miei prigionieri, gli altri morti o dispersi! Quanti ce ne possono essere ancora di voi là in giro? Non abbastanza per continuare ad infastidirci. Ma basta parlare del passato, perché ora si deve guardare avanti. Voi siete vivi no? Siete tutti in salute, cazzo! Sarebbe uno spreco ammazzarvi. Oggi è il vostro giorno fortunato, perché non solo vi viene risparmiata la vita, ma vi viene anche assegnato un posto d’onore nel nuovo mondo che sto costruendo per l’umanità. Allora, scegliete, volete essere le mie puttane o fare i contadini?” Mark smise di parlare e attese qualche secondo facendo scorrere gli occhi vispi su tutti i prigionieri, poi, scoppiò in una risata nevrotica.
“Scherzavo, scherzavo idioti! E’ ovvio che farete i contadini! Per vostra fortuna ho già delle puttane.” L’uomo fece un’ulteriore pausa ricordando che una delle sue mogli era scappata e per un attimo fu tentato di giustiziare almeno uno dei prigionieri, solo per sfogarsi. Si trattenne e tornò serio, smettendo addirittura di canzonare i prigionieri. “Bene. Ovviamente farete un periodo di reclusione di due settimane, poi verrete redistribuiti nei vari villaggi e per lo stesso periodo di tempo, lavorerete il doppio per ripagare il cibo ottenuto gratuitamente nel periodo di reclusione. Infine, se vi sarete comportati bene, verrete lasciati liberi di vivere nel nuovo mondo. E’ tutto!”
Mark finì il discorso e allontanandosi fece cenno a Frank di seguirlo. Tutti sapevano che il loro capo era in un duro momento di instabilità, qualsiasi mossa lo avrebbe potuto spingere oltre l’orlo del burrone e fargli perdere definitivamente le staffe, facendolo diventare l’incubo omicida di cui ognuno di loro aveva paura, persino i soldati più assetati di sangue che lavoravano per lui.
“Sono pronto a prendere ordini Mark, dimmi quello che devo fare.” Fece Frank, gioioso di poter servire il proprio superiore.
“Frank, come ben sai, il piano iniziale era di venire qui fuori con l’esercito e sterminare completamente i Looters. Abbiamo vinto uno dei loro gruppi, ma credo ce ne siano altrettanti qui in giro ancora liberi di scorrazzare per il mio territorio.” Improvvisamente Mark cambiò espressione e assunse il suo tipico sguardo di pura follia. “Quella stronza di Rosane… Ha mandato tutto a puttane! Sarei disposto a mettere tutto l’esercito alla sua ricerca, ma sai bene che non posso, quindi voglio che sia tu a cercarla. Conosci queste zone meglio di chiunque altro e sai come trovare un fuggitivo, lo hai già fatto decine di volte. Trovala e portala da me.”
“Non ti deluderò capo, ho una lunga lista di successi, Rosane non può essere lontana. Con il tuo permesso, parto immediatamente.”
“Certo, va!”
Frank non disse nient’altro, saltò sul suo cavallo e partì al trotto verso la direzione in cui riteneva che Rosane fosse fuggita, addentrandosi nel bosco con il duplice timore di essere ucciso da una pattuglia di Looters ancora in circolazione o peggio, da Mark, in caso non fosse riuscito a ritrovare sua moglie.
Nel frattempo Jenny aveva preso in consegna i prigionieri ed era pronta a fare il giro dei villaggi per redistribuirli. Anche lei era visibilmente agitata, sentendosi responsabile per la fuga di Rosane. Per questo, evitava in ogni modo di rimanere troppo vicino a suo marito, con il timore di subire parte della sua ira che ancora non era stata sfogata nei confronti di nessuno, nemmeno dei prigionieri verso la quale lei sperava si riversasse. Il pensiero che Rosane fosse riuscita a fuggire la destabilizzava. Quel che più temeva era che quella donna potesse avere una vita migliore lontana da Mark e dal villaggio e questo, voleva a tutti i costi non si trasformasse in verità perché a tal punto sarebbe stata anche lei tentata da quella vita: un posto dove il potere di Mark non esistesse, forse non era un sogno.
Frank, già lontano dalla radura in cui era avvenuto lo scontro tra loro e i Looters, si era gettato in un abilissimo inseguimento con il capo chino sul terreno, esaminando con attenzione le orme lasciate dal cavallo sul fango fresco. Per un paio di miglia, le tracce percorrevano il sentiero. C’era qualche falsa pista che Rosane aveva goffamente messo in scena rovesciando altre foglie sul percorso, ma Frank comprese l’inganno e lo evitò con furbizia.
Mentre il braccio destro di Mark seguiva l’ordine impartito come un fedele cane, nella sua mente si accese un dubbio per la prima volta. Rosane era l’unica persona che sfuggiva al completo controllo di Mark e ciò costituiva un pericolo: un mondo senza perfetto controllo era un mondo destinato al ripetersi della distruzione nucleare, della morte, del saccheggio e dell’anarchia. Mark stava ridisegnando la società e per quanto fosse potente, aveva bisogno non solo di collaboratori cagnolini che seguissero gli ordini, ma di impavidi fedeli che agissero in armonia con il suo disegno ultimo di ricostituzione di una società dell’ordine e del dominio. Quei pensieri stavano eccitando sessualmente Frank, che nei pantaloni aveva già un’erezione al solo pensiero di essere uno strumento utile per il suo padrone. Come un tuono rompe il suono del cielo prima di una tempesta, un’idea gli balenò in mente con la stessa impetuosità: uccidere Rosane.
Farla fuori era l’unico modo possibile per garantire il completo dominio di Mark, ma lui non se ne rendeva conto perché era troppo innamorato di lei per accorgersi che la sua sola esistenza avrebbe costituito sempre un problema, proprio come Billy. La soluzione era la morte, catartica e drastica liberazione da ogni problema. Mark non avrebbe mai potuto punire così severamente Rosane, per questo doveva farlo lui, al riparo di occhi indiscreti, nel bosco. Ma non poteva limitarsi a ciò, doveva giustificare il tutto mettendo in scena un attacco dei Looters per addossare a loro la colpa di quell’omicidio, in modo tale da uscirne illeso. Ma di più, lui doveva rimanere ferito per far vedere al proprio capo che aveva combattuto fedelmente per la vita di Rosane, ma i Looters, i veri nemici, avevano prevalso grazie al numero.
Senza esitazione, Frank accelerò il passò seguendo le orme del cavallo, quando ad un certo punto si rese conto che quelle tracce terminavano nel nulla.
-Non è possibile. – Pensò l’uomo scendendo da cavallo e guardandosi intorno. – Ho percorso solo qualche miglio e non posso esser caduto in depistamenti, non è possibile, ho troppa esperienza in queste cose.-
I pensieri vennero drasticamente interrotti da un rumore proveniente dal bosco. Improvvisamente, qualcosa si era mosso tra i cespugli verdi e ombreggiati dagli alberi. Subito dopo, un rumore simile, come un tonfo, un oggetto che atterrava, a qualche metro da lui. Ancora qualche secondo e nuovamente un rumore. A questo punto, Frank sguainò la spada e si preparò al combattimento ma qualcosa gli arrivò dritto in faccia spaccandogli un dente e facendolo sanguinare. Probabilmente era stato un sasso, ma non ne capiva la direzione.
“Insomma bastardi, fatevi vedere e vi scuoio come scoiattoli!” Gridò Frank a pieni polmoni.
Rosane saltò fuori all’improvviso da dietro un albero lanciando un altro sasso, stavolta indirizzato verso il cavallo che impauritosi dall’impatto della pietra sul suo muso, si innervosì e dopo aver nitrito si mosse di qualche metro in avanti con uno scatto di nervosismo. Frank individuò la donna e le corse incontro intenzionato ad ucciderla.
“Stronza, sei tu! Torna immediatamente qua!”
Rosane che aveva completamente rimosso ogni pezzo di superflua armatura, poteva vantare una migliore mobilità e agilità rispetto a Frank che si muoveva più goffamente con almeno cinque chili di peso in più. La donna si mosse in obliquo rispetto alla posizione del cavallo lasciato da Frank, poi, cominciò a correre disegnando una sorta di semicerchio attorno allo spazio che copriva la distanza tra lei e il cavallo. Affidandosi ad uno scatto sostenuto, Frank non riuscì minimamente a starle dietro e si accorse troppo tardi che il piano di Rosane era quello di allontanarlo dal suo cavallo per rubarglielo.
“Cazzo! Puttana, se te ne vai Mark ti verrà a cercare per ammazzarti una volta per tutte!” Mentì Frank cercando di impaurire la moglie del suo capo che ormai aveva raggiunto il cavallo ed era salita in sella.
Una volta allontanatasi di almeno cinquanta metri da Frank, Rosane fermò la corsa del cavallo e si girò verso il suo interlocutore che ansimante era piegato in due dall’inutile tentativo di correre verso la donna.
“Digli pure che la prossima volta che ci rivedremo, sarà lui a morire.” Dopo aver proferito una minaccia di morte per la prima volta in vita sua, Rosane spronò il cavallo per allontanarsi dal sentiero e andare nella direzione in cui aveva lasciato nascosto il suo di cavallo, in modo tale da riprenderselo ed evitare che Frank lo trovasse per inseguirla. Il piano era riuscito perfettamente; sapeva che Mark non avrebbe rinunciato alla spedizione militare per seguire lei e che avrebbe mandato Frank, il segugio del villaggio che aveva impedito la fuga di decine di ricercati.
Socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni, per la prima volta in vita sua, Rosane si sentiva libera e felice finalmente. Quella sensazione la ridestò dal sonno dell’egoismo e decise che di quella libertà non se ne sarebbe fatta nulla se non l’avesse usata per liberare il villaggio dalla tirannia di Mark.
Quando arrivò al punto in cui aveva legato il cavallo, tra un albero di pesche e uno di mele, Rosane si rese conto di aver cantato vittoria troppo presto. Appoggiato all’albero, un ragazzino dal fisico tonico ma dal volto sbarbato, sorrideva in modo spavaldo. Sul cavallo di Rosane invece, era seduto un uomo canuto che sembrava a pochi passi dalla morte per denutrizione.
“Quindi è lei la dea in fuga?” Chiese il vecchietto con voce profonda e decisa.
Il ragazzino non rispose. Si alzò in pedi e fece qualche passo in direzione di Rosane che aveva di colpo fermato la corsa del cavallo, stupita da quell’incontro.
“Devo attaccare, nonno?” Chiese con solennità il giovane.
“Certo che no, Spike. E’ lei la chiave di tutto. Non vorrai mica attaccare una chiave.”
Il ragazzo si sedette di nuovo, con la stessa espressione dall’immutata spavalderia. “Ci siamo presi cura del tuo cavallo. Possiamo fare lo stesso con te?”
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