Alpeggio Cap.: IV

di
genere
incesti

“Oh mammaaaa!” stava curvo, prostrato, incollato alla bocca dello zio. Emise un gemito sommesso e, aderendo, eccitato, ricambiò il bacio con crescente entusiasmo. Sollevò il bacino invitando il nonno o il padre -che dir si voglia- a visitare, a mordere, a brucare, a lambire. Le mani del genitore presero a massaggiargli, ad allargargli le natiche, facendosi largo verso il frastagliato buchetto e giocarci attorno, per controllarne le pulsazioni, i boccheggi, l’elasticità e la duttilità. Poi, mentre lo zio, afferratagli la lingua per aspirarla, succhiarla, pulirla, controllandone anche la bianca, intatta corona, una lingua iniziò a leccarlo … là, tra i glutei … scuotendolo piano piano. Ansimava e gemeva … e il forellino si apriva; si schiudeva come sorpreso. Così: … qualcosa di caldo lo picchiava, lo colpiva … lo innaffiava aspergendolo; stille incontrollate, briose, frizzanti, allegre, bizzarre … come raggi solari rimbalzavano per ricadere sui sodi, rotondi, felpati glutei dal profumo di latte, velandoli e appannandoli.
“Ohh … la fragranza che spandi, figlio mio, intorpidisce, illanguidisce. Sono qui, inginocchiata … Padre, … chiudi il rubinetto e lascia che snervi quel buchetto, che tu … dopo riempirai, otturerai, … intaserai. Guarda Tulio: … ansa … fuma e piagnucola. Io, padre, sono tutta bagnata a causa di mio figlio; fai quello che hai pensato e poi piantami, fammi prendere, … godere! Sembra che abbia un chiodo da capriata, … da pochissimo forgiato da mani di un fabbro, su cui scorre allegra … festosa la tua pipì. Non è come il tuo o come quello di Tonio, … dovrò posizionarmi bene per farmelo entrare, da quanto in verticale sta; senza pensare che, trovandosi invaso, imbottito, preso dal tuo … probabilmente … Oh, ma cosa penso! … dammi il tempo, di slacciare la camiciola che mi copre il seno e di fargli appoggiare la testa fra le mie poppe. … che inali le fragranze e goda del loro dolce … soffice velluto. … e mentre, con delle dita che succhierà, gli terrò la bocca aperta … tu indirizzerai, … dirigerai il resto fra mammelle e bocca. Serrato e legato, con le dita che gli vellicano palato e lingua, gusterà, … berrà, appagando la sete e la brama di lussuria, … di oscenità e di impudicizia di cui si impregnerà. Padre, so quanto porco sei, … non trascurarmi per lui. Con Tonio, ora, mandatemi al primo pianerottolo della scala che conduce all’estasi. … Maiale … non ignorare il mio volto, mentre tuo fratello godrà nel lavarmela! Figlio mio … in che famiglia depravata, degenere, pervertita … sei arrivato nella tua montagna! Mi auguro che tu possa gioire, appagarti come vedo che brami. Hai due maestri … che non hanno paragoni. Io non ne ho provato di eguali … e sì … che tua nonna me ne ha fatti conoscere tanti, dopo che Tulio mi aveva tolto la verginità davanti e didietro; … dicendomi che dovevo essere una buona samaritana, … generosa, munifica, altruista, umana; … che la scopa mantiene pulita, in ordine e sempre accogliente e fresca l’alcova che ho fra le gambe; … ma, da dopo che ti ho partorito e persa la mamma, non ho più voluto provarne altri. Loro sono i migliori che ho incontrato e non mi interessa più dei bisbigli, … anche se poi, nello scendere da qui, con la gonna intrisa spandente effluvi di urine e … Probabilmente sarò seguita da voci e sussurri. … ma che vuoi piccolo, mio cucciolo, … le donne, che non sono femmine, parlano e pispigliano, per gelosia … non sanno e non sono preparate a fare le troie; gli uomini mi ammirano e mi vorrebbero, … spesso mi sognano al posto delle loro donne, delle loro zitelle, … perché sono una vacca, una cagna, una troia di questa montagna. … e tu, mio piccolo, mi emulerai. Avrò un figlio dalle tue prime chiavate in figa, … sarò la madre del tuo primo figlio, che sarà anche tuo fratello. Che famiglia la montagna!”
“Oh … mammaaa!” Ansimava e gemeva in preda alla lussuria più frenata.
“Sìììì piccolo, …! Vieni piccolo mio, … vieni; profanami, … infangami, chiavami, … scopami e fammi tua!” Stava vibrando di desiderio. Tulio usava il nettare che colava, per lubrificarle l’orifizio anale, dissacrandolo anche con un dito, … e lei accettava persa, abbandonata al piacere. “Ohhhhhhmmmm!” Vibrava e si contraeva aggrappandosi e spingendosi verso quel pisello che salutava la sua valva liquida.
Mani agivano, aprivano, spogliavano, preparavano, avvicinavano. Si lasciarono andare silenziosi, sommersi e pieni di desiderio.
Un rivolo di umori bagnò il pisello implume provocando una regressione dei dolori inguinali al cucciolo. La percezione, … la sensazione, … il turbamento per avere, sull’uscio della porta rosata, il membro del figlio le causò il primo distruttivo orgasmo.
“Oh mamma! … ohhfffff, … aohhhh, … sento, … spingi il tuo corpo, … stringi, … sei mia. Con una mano mi sollevi il mento, … i tuoi occhi incontrano i miei.” Mi muovo lentamente dentro di lei, … vibro, … tremo, … fremo di desiderio.
“Oh mamma! … avvicina la tua bocca alla mia. Violenta, … affamata. Inizi ad assaporare, a gustare. Ti avvicini e ti allontani. Mi guardi, presa dalla passione. Una tua mano in fondo alla mia schiena stringe, mentre l'altra si muove sul mio viso, … come per assicurarsi di avere un uomo, … suo figlio. Le mie mani?
... oh mamma! … una appoggiata al tuo petto. Voglio sentire i palpiti, … il tuo amore; l'altra dietro al tuo collo. Ansimo. Un tuo dito fra le labbra. … e poi la tua lingua … nella mia bocca: esplora, … possiede, … comunica. Lenta. Accarezza la mia, … la tasta, … la abbraccia, … avvolgendosi ad essa. Stuzzica, … colpisce e si allontana.
Ohhhhhh … mammaaa!
Giochiamo a prenderci, … ci fermiamo; … torniamo ad accarezzarci. Il tempo si è fermato, … la tua lingua anche. E’ mia. La prendo fra le mie labbra, … la sfioro, … succhio, … gusto … e vi gioco. Mi piace … ti piace.
Ohhh mamma! Ti reimmergi nella mia bocca. Le nostre lingue tornano a rincorrersi, … si riprendono e si separano di nuovo. Danzano in difficili evoluzioni, … ardui viluppi; … riuscendo sempre a non allacciarsi, … per riprendersi ancora. Piccoli colpi veloci, … alternati, … lenti, … appassionati, … epidermici. Sapore … buono, … eccitante, … afrodisiaco. Dentro, … fuori, … e ancora, … ancora, … ancora.
Ohh mamma! Le mie salive si mischiano alle tue; … diventano una sola. Sei nella mia bocca e io nella tua. Possesso, … voglia, … preghiera, … fuoco. La mia lingua … asporta, … trascina, … lenisce. Sono ancora invischiato fra le tue labbra. Mi cerchi, … mi allontani … per riprendermi. Mi graffi, … mordi, … mi disseti e mi nutri.
Ohh mammaaaa!
Sotto,
… l’intensità, … il suono è alto. Con l'indice umido del tuo insaziabile desiderio ti fai largo nel piccolo foro fra le mie natiche e lo sentì sussultare e tendersi appena. … all’improvviso togli le mani dalle mie pieghe più intime … per far spazio, … lasciar spazio a …
Ohhh mamma! Gemo, … miagolo, … anso. Ti addento al collo per la sorpresa e … azzanni. Le nostre unghie dilaniano, graffiano, rigano la pelle, mentre … papà si introduce lentamente nella mia piccola apertura. Gemo ancora.
Oh mamma! Mi sento allargare. Papà-nonno affonda nel mio bugio stretto; mi incula lentamente, … profondamente. Piacere al piacere; intenso, … entusiasmante, … mi scuote ed infiamma ancora. Il papà geme, … entra forte, deciso, autoritario. Spinge, entra ed esce, … schiacciandomi, spintonandomi.
Ohhhh mamma, … mamma! Continua, non fermarti papà! … sento qualcosa che carezza, che percuote, … colpisce la mia punta, … come tanti baci e il mio risponde, … inviando stille luminose, luminescenti, lucenti al mio cervello. Una membrana separa, … un ostacolo vieta i baci e di confondere liquidi. … ricevo colpi dal papà e, passati attraverso una barriera, quelli dello zio. Gemiti, … urla, … parole oscene, … vocalizzi.
Il piacere mi pervade, trasmettendomi scariche di lampi e brividi. Tocco un ostacolo, … non so, … forse il mio ugello si è allungato ancora, … troppo, … forse lo Spirito della Montagna. Sento stoccate, … vigorose, … pulsanti; … martellate …
Ohhhh mamma! Non mi vergogno, mamma! Ti insulto; mi profanano e io rispondo loro scaricando la mia violenza su di te con offese e volgarità. … se questo è essere della montagna, mamma, … ohh mammaaa … grazie.
Mi preghi, … ti prego.
Latro, urlo: papà più forte, … spingi, … rompimi. Torno a mordere il tuo collo, … mamma, per attutire almeno in parte le mie parole oscene, ma stupende, … pensate per rivelare il piacere da cui sono sommerso, devastato. Papà … zio continuate! Sto per … sento caldo, come un fuoco dentro di me; il mio intestino è sferzato, flagellato, colpito … e mentre il papà si piega, si riversa sulla mia schiena, … dal mio, … munto, succhiato, aspirato, … sprizzano, erompono impetuosi, travolgenti, vividi, bianchi, caldi zampilli dentro di te.
Ohhhhhhhh, che sensazione essere riempito e, contemporaneamente, svuotato.
Ohh mammaaaa! Sei bianca, trasparente, diafana, eterea, … pure … papà e lo zio. Mi indicate la montagna, … perfino quella … sfumata, rarefatta. Ohh mammaaaa, … sto salendo. Voi siete luce, … sono luce, bagliori, … sole nella luce.
Ohhhhhhhhhh!” Si irrigidì, … si era bloccato, appagato, felice, rapito, innestato, congiunto alla madre.
“E’ tuo figlio, … figlio di questa montagna. Con l’aiuto dello zio l’avrai spremuto, strizzato aspirandone le essenze, spruzzate in te con la violenza dell’intensità erotica vissuta, … sollecitata, … fatta nascere e diretta da noi che volevamo questa copula e … dalla Montagna.”
Riposavano, si rilassavano con i giovani fra i due sacerdoti, ma …
Si udiva il frinire dei grilli. Il sole scaldava. Il fieno iniziava a scricchiare e a spandere i suoi profumi mentre un soffio di vento accarezzava le pelli, infondendo fremiti e nuovi desideri. I brividi più intensi erano provocati dalle parole di Tulio e dalle sue dita dure e callose che lambivano dolcemente il pertugio umido, vischioso, appiccicaticcio del ragazzino per il continuo fluire di bianche- opalescenti creme; e lui, Gigi, impazziva a quelle carezze paterne scoprendosi nuovamente eccitato, acceso, bramoso di riaprirsi, di riavere lo zio e il nonno, ma … anche di rientrare nella calda, gonfia, bombata ostrica materna.
“Ohh nonno!”
“Sì … figlio mio … tua madre …!” … e presa una mano della figlia, fattala sollevare, l’accostò e posizionò con le gambe leggermente divaricate e flesse. Un attimo … ed è …
sopra la serpe giovanile, stuzzicandola con languidi movimenti del bacino, facendo scivolare quella testa all’entrata del suo sesso e poi tra le sue natiche e ancora tra le piccole labbra umide. Guarda il figlio: gli occhi socchiusi, il respiro affannato. “Guardala come … con quella figa tumida, sbrodolosa, gocciolante di umori, di sperma, di … Lei ti vuole ancora! Te lo sta prendendo e indirizzando …”
“Guardami”. Quando fu sicura di avere la sua attenzione, lasciò scivolare tutta la cappella dentro di sé; … e lui … i gemiti rochi, mentre le mani si stringevano e si contorcevano, muovendosi e tendendosi. “Non puoi venire”, ripeteva lei con il respiro ancora una volta faticoso, mentre continuava a muoversi, alzandosi e abbassandosi sul sesso teso e duro, un centimetro in più per volta, finché non lo ebbe tutto dentro.
“Ohhhhh sìììììììì!” Luigi avvertì, odorò l’eccitazione della madre; uscì … e rientrò di nuovo, inarcandosi e alzandosi con il bacino per penetrarla con un colpo violento, abbinato ad un urlo strozzato e animalesco. Un urlo di piacere li unì, … li fuse. Si sentì fasciare, comprimere, attanagliare, aspirare e … per risposta, prese a stringere i seni che un tempo lo avevano allattato, nutrito. Si lasciò afferrare, … sedurre, rapire per seguire il ritmo del respiro della madre.
“Luigiiii!” il corpo della donna si alzava e affondava, … si impalava sull’implume tumido membro giovanile; vibrava e ondulava, … e lei si piegava … sino a sfiorare, … lambire le labbra asciutte, bramose del figlio per succhiargliele, … leccargliele, … mordergliele, finché non lo percepì lamentarsi, … gemere. “Non ancora – ansimava – Non ancora”.
“Sì mamma! … non fermarti, … continua, non fermarti!” Lui, perso in un’altra dimensione dove il dolore, la tensione, la frustrazione, tutto si aggroviglia al piacere e aspetta solo che uno si affranchi per lasciarsi esplodere e sciogliersi e ricomporsi e frantumarsi ancora. Il respiro di entrambi era affannoso. Gemevano. Colpi sempre più forti si alternavano a movimenti lievi e lenti.
I testimoni, presi dallo spettacolo dell’incesto, contemplavano in silenzio con grande tenerezza l’armonia della danza dei due corpi allacciati; ascoltavano e partecipavano alla vergatura dei righi musicali che la montagna suggeriva e dettava.
“Ohhhh mamma! Sono infoiato per la tua arrossata, eccitata carne. Avverto l’impeto dell’appagamento. Fammi da guida in questo viaggio. Nei tuoi occhi è racchiuso il nostro amore. Dalle tue labbra scorgo fluire parole che vorresti dirmi; dal tuo sesso avverto il piacere che vorresti regalarmi.
Accetto la tua lingua e sotto sguazzo, assaporo le essenze del tuo lago.
Siamo due ballerini
Sono il serpente della montagna fra le foglie
il lupo al pasto
Avvolgimi il volto con le mani, muovendo il bacino al ritmo delle nostre bocche, mentre contemplo il tuo volto trasfigurato e i tuoi occhi chiusi.
Muto, affogato nel tuo odore, boccheggiante vorrei afferrare, stringere, strizzare … quei tuoi meravigliosi, sericei, morbidi glutei, … ma ogni tuo sussulto e spasmo si trasforma in uno strattone languido al mio inguine.
Un’ultima volta, … contro la tua bocca un gemito strozzato, poi … le cosce stringono, … il respiro affannato, … gli occhi che brillano e un sorriso che si forma sulle tue labbra mentre ti inarchi all’indietro. Ora vedo i tuoi seni, i capezzoli turgidi come le ciliegie, quando chiedono solo di essere colte. Chiudo gli occhi abbandonandomi ad un gemito che mi attraversa tutta la spina dorsale, come un lampo che inizia e termina in mille bagliori in un altro luogo.”
Con un sospiro più lungo degli altri, allentando la morsa del suo sesso si impalava sorridendo un’ultima, interminabile, … epica volta: “Adesso!”
“Ohhhh mamma, … Ti prego … ohhhhhhhhhhh!” Luce e buio insieme, l’esplosione di mille bagliori davanti agli occhi, atomi impazziti che lo attraversano e una frenesia nell’aria che si porta via tutto, lo lasciano spossato, ubriaco, delirante e vivo. Un passo oltre l’estasi. Quando i suoi occhi riescono a mettere a fuoco le cose, la madre premendoglisi a fianco, lo accarezza versandogli calde lacrime sul petto che si alzava e abbassava tra grandi respiri rotti, spezzettati, mentre il nonno e lo zio lo vergano con i loro succhi bianco-opalescenti.
“Mammaa!”
“Sì!”
“Grazie.”
“Guarda … figlio mio. Osserva! … Valdo, il nostro pastore, mi sta pulendo e … chiudendo con la sua rasposa, bavosa, lunga lingua. Sta facendo quello che avresti dovuto fare tu. E’ bellissimo avere una lingua che spazzola dal basso all’alto e poi da una parte all’altra, … e picchietta, spinge, penetra asportando residui; … e tu riprendi a fremere, sussultare, viaggiare negli spazi infiniti! Il mio bacino si alza, … si apre per far spazio a quella spazzola. Ho nuovi sussulti, nuovi …, ma …”
“E’ una bellissima vacanza, mamma; ma …”
“Sì!” e gli sorrise





scritto il
2020-07-03
4 . 7 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Alpeggio Cap.: III

racconto sucessivo

Alpeggio Cap.: V
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.