Le buone letture
di
Hermann Morr
genere
etero
Il mio divano, una gondola di legno addossata al muro, con un materassino e cuscini in nero, attraversati da decorazioni rosso e oro, come rami e frutti.
Fa caldo, il finestrone è aperto con la sua vista sui tetti, ma l'aria non si muove. Tutto quel che indosso è un paio di pantaloncini corti, color kaki, e gli occhiali da lettura.
Anche di questa stagione non rinuncio a leggere, ho in mano Stardust di Neil Gaiman, la storia, le illustrazioni, riesce a farmi dimenticare tutto quel che ho attorno.
Per un breve attimo è riuscito anche a farmi dimenticare l'altra magia, quella in carne e pelle calda, accucciata davanti a me sul tappeto, la sua guancia e il suo respiro sulle mie ginocchia.
Le accarezzo ogni tanto i capelli, anche lei indossa poco, giusto un paio di calze a rete larga e il reggicalze.
Qualcuno potrebbe chiedere che senso abbia, perchè si fanno questi rituali di dominazione.
E' che non tutti sono estroversi a questo mondo, ci sono persone timide, che hanno bisogno di tempo per caricarsi e si agitano se qualcuno le guarda, mentre il contatto fisico silenzioso le mette a loro agio.
Così la tocco appena e sento l'elettricità crescere tra noi, nell'attesa leggo.
Tolkien aveva raccolto una foglia portata dal vento e l'aveva ritratta disegnandoci attorno un intero bosco in tutti i suoi particolari, questo lo sappiamo.
Quel che pochi sanno è che Tolkien nei suoi ultimi giorni aveva colto una nuova foglia, diversa, e ne aveva fatto il suo ultimo racconto prima di morire.
Quella foglia rimase sospesa nell'aria, su di una tela vuota, fino a quando Gaiman la prese al volo, e le disegnò attorno il suo bosco.
Il libro che leggo adesso è parte di quell'altro paesaggio.
Ma non lo finirò oggi, la donna qui è calda ormai, si sente sotto le mani e nei suoi sospiri leggermente più marcati, anche io non posso trattenermi dal premere con più forza sotto la sua nuca.
Muovo la mano in cerchio, lei scioglie le spalle e la schiena come un serpente.
" Mettiti comoda sul divano. Vado a prendere una cosa. "
Poco dopo, lei è seduta sul divano a gambe larghe e braccia aperte, completamente offerta. Io non ho più i pantaloncini e gli occhiali, ma ho rimediato dal frigo un mezzo limone.
" Cos'hai da guardare ? Tu sull'ostrica viva ci metti dell'altro ? "
I ruoli sono rovesciati adesso, lei seduta, io in ginocchio ai suoi piedi, a baciare le ginocchia, ad inserire con dedizione il picciolo del limone tra le grandi labbra, per separarle, poi davvero lo spremo sopra.
Avete mai mangiato l'ostrica in qualche bar ? Magari accompagnata con un gin spagnolo ? Io ci metto anche una goccia di tabasco, oltre al limone.
Chi non ha mai provato non sa trattare l'ostrica delle donne, bisogna posarci sopra tutta la bocca, succhiarla con l'intenzione di inghiottire tutta la sua polpa salmastra e lasciare solo un guscio vuoto, liscio.
Mi chiederete dov'è la lingua che picchietta delicatamente il clitoride e disegna pigramente dei cerchi attorno, ma capiamoci, quello è il modo di leccare delle donne.
Se voleva quello andava da una femmina, no ? Se è qua vuol dire che vuole dell'altro.
Le ho preso la mano e l'ho posata sul suo pube, lei ha capito e ha cominciato a muoverla nervosamente, ce l'ho davanti agli occhi, mi tocca la fronte con le nocche, mentre il naso è dentro di lei e la lingua poco più giù.
Perchè dopo l'ostrica voglio anche il riccio di mare.
Qui davvero bisogna lavorare in punta di lingua, spingere appena e sentirlo contrarsi.
E' chiaro che sta per scoppiare, una parte di lei vorrebbe abbandonarsi, ma la sua volontà non cede, prima vuole avere quel che le appartiene, è giusto.
" Vieni qui. Appoggia le gambe alle mie spalle.. "
Sono in piedi adesso e comincio a entrare, una mano va a tormentare le tette, una le labbra, mi succhia le dita.
Occhi negli occhi, dello stesso colore, mentre affondo sapendo che non c'è ritorno.
Non chiuderli.
Adesso non chiuderli.
Fa caldo, il finestrone è aperto con la sua vista sui tetti, ma l'aria non si muove. Tutto quel che indosso è un paio di pantaloncini corti, color kaki, e gli occhiali da lettura.
Anche di questa stagione non rinuncio a leggere, ho in mano Stardust di Neil Gaiman, la storia, le illustrazioni, riesce a farmi dimenticare tutto quel che ho attorno.
Per un breve attimo è riuscito anche a farmi dimenticare l'altra magia, quella in carne e pelle calda, accucciata davanti a me sul tappeto, la sua guancia e il suo respiro sulle mie ginocchia.
Le accarezzo ogni tanto i capelli, anche lei indossa poco, giusto un paio di calze a rete larga e il reggicalze.
Qualcuno potrebbe chiedere che senso abbia, perchè si fanno questi rituali di dominazione.
E' che non tutti sono estroversi a questo mondo, ci sono persone timide, che hanno bisogno di tempo per caricarsi e si agitano se qualcuno le guarda, mentre il contatto fisico silenzioso le mette a loro agio.
Così la tocco appena e sento l'elettricità crescere tra noi, nell'attesa leggo.
Tolkien aveva raccolto una foglia portata dal vento e l'aveva ritratta disegnandoci attorno un intero bosco in tutti i suoi particolari, questo lo sappiamo.
Quel che pochi sanno è che Tolkien nei suoi ultimi giorni aveva colto una nuova foglia, diversa, e ne aveva fatto il suo ultimo racconto prima di morire.
Quella foglia rimase sospesa nell'aria, su di una tela vuota, fino a quando Gaiman la prese al volo, e le disegnò attorno il suo bosco.
Il libro che leggo adesso è parte di quell'altro paesaggio.
Ma non lo finirò oggi, la donna qui è calda ormai, si sente sotto le mani e nei suoi sospiri leggermente più marcati, anche io non posso trattenermi dal premere con più forza sotto la sua nuca.
Muovo la mano in cerchio, lei scioglie le spalle e la schiena come un serpente.
" Mettiti comoda sul divano. Vado a prendere una cosa. "
Poco dopo, lei è seduta sul divano a gambe larghe e braccia aperte, completamente offerta. Io non ho più i pantaloncini e gli occhiali, ma ho rimediato dal frigo un mezzo limone.
" Cos'hai da guardare ? Tu sull'ostrica viva ci metti dell'altro ? "
I ruoli sono rovesciati adesso, lei seduta, io in ginocchio ai suoi piedi, a baciare le ginocchia, ad inserire con dedizione il picciolo del limone tra le grandi labbra, per separarle, poi davvero lo spremo sopra.
Avete mai mangiato l'ostrica in qualche bar ? Magari accompagnata con un gin spagnolo ? Io ci metto anche una goccia di tabasco, oltre al limone.
Chi non ha mai provato non sa trattare l'ostrica delle donne, bisogna posarci sopra tutta la bocca, succhiarla con l'intenzione di inghiottire tutta la sua polpa salmastra e lasciare solo un guscio vuoto, liscio.
Mi chiederete dov'è la lingua che picchietta delicatamente il clitoride e disegna pigramente dei cerchi attorno, ma capiamoci, quello è il modo di leccare delle donne.
Se voleva quello andava da una femmina, no ? Se è qua vuol dire che vuole dell'altro.
Le ho preso la mano e l'ho posata sul suo pube, lei ha capito e ha cominciato a muoverla nervosamente, ce l'ho davanti agli occhi, mi tocca la fronte con le nocche, mentre il naso è dentro di lei e la lingua poco più giù.
Perchè dopo l'ostrica voglio anche il riccio di mare.
Qui davvero bisogna lavorare in punta di lingua, spingere appena e sentirlo contrarsi.
E' chiaro che sta per scoppiare, una parte di lei vorrebbe abbandonarsi, ma la sua volontà non cede, prima vuole avere quel che le appartiene, è giusto.
" Vieni qui. Appoggia le gambe alle mie spalle.. "
Sono in piedi adesso e comincio a entrare, una mano va a tormentare le tette, una le labbra, mi succhia le dita.
Occhi negli occhi, dello stesso colore, mentre affondo sapendo che non c'è ritorno.
Non chiuderli.
Adesso non chiuderli.
1
voti
voti
valutazione
4
4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
A.N.A.L.E. ultima parte. L'occhio del cicloneracconto sucessivo
Tre coppie in barca ( Parte Prima )
Commenti dei lettori al racconto erotico