Tempesta di neve
di
Aramis
genere
gay
Era una giornata nevosa, le strade erano chiuse e il vento fischiava con forza. Sfortunatamente c’era scuola.
Erano le sette di venerdì, mi svegliai al ronzio della sveglia. La temperatura era da frigorifero, mi appisolai, poi dopo 45 minuti la sveglia si spense e decisi con riluttanza di alzarmi dal letto.
Gettai indietro le coperte ed andai verso il muro per accendere il riscaldamento.
Guardai la sveglia, erano le sette e quarantacinque, mi precipitai al guardaroba ed indossai una serie di abiti che non avevo nemmeno preso in considerazione di indossare, non dovevo perdere l’autobus delle otto.
Corsi alla porta, lasciai entrare il cane e mi diressi verso la cucina, non avevo il tempo di preparare il pranzo.
Tornai nella mia stanza per prendere l’orologio, c’era mio padre che stava appendendo i miei vestiti puliti nel guardaroba. Presi l’orologio, salutai e di corsa andai alla finestra accanto alla porta d’ingresso.
Passarono alcuni minuti e vidi le luci dell’autobus che si stava dirigendo verso casa mia, volai fuori, salii sull’autobus e trovai un posto libero mentre l’autista chiudeva la porta e partiva.
C’era un tragitto breve da casa a scuola. Arrivati mi diressi verso l’armadietto. Aspettai lì perché fuori nevicava e faceva molto freddo. Suonò la campanella, presi rapidamente i miei libri per la prima ora che era italiano.
Ci precipitammo tutti in classe, il riscaldamento andava al massimo, l’insegnante di italiano non si era presentato, non che la cosa mi preoccupasse. Stavamo tutti chiacchierando un po’ di tutto.
C’era il ragazzo gay nella nostra classe e c’era un mio amico seduto accanto a lui, beh non era un amico intimo ma più di un conoscente. Giacomo era di un anno più giovane di me, aveva la pelle bianco latte, un piccolo corpo, capelli castani riccioluti di media lunghezza. La sua era una famiglia povera, lui era un po’ magro, si vedeva dalle camicie che andavano verso lo stomaco quando le indossava.
Ero seduto al tavolo accanto a lui a chiacchierare con il mio amico su Luca quando con la coda dell’occhio vidi Giacomo mettere una mano sul ginocchio del ragazzo gay, sotto il tavolo, poi gli afferrò la mano e la spinse via, si alzò e si diresse verso la porta.
“Vado a bere qualcosa.”
In quel momento mancò l’energia.
Poco dopo entrò un insegnante.
“Purtroppo oggi non ci saranno più lezioni, siete liberi di andarvene via, il tempo è pessimo ed il riscaldamento non funziona più.”
Poi se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Tutti si precipitarono fuori alla rinfusa, rimase solo Giacomo, io stavo camminando verso la porta, lui era dietro di me.
“Ehi, posso venire un po’ a casa tua? I miei genitori non ci sono e la casa è chiusa a chiave.”
Faceva freddo e nevicava.
“Okay.” Risposi.
Stava nevicando veramente forte ed il riscaldamento era spento, uscimmo in corridoio e ci dirigemmo sotto la neve gelata verso la mia casa.
Aprii la porta, ci precipitammo dentro e sentimmo il calore.
Giacomo corse in camera mia e accese il PC.
Io andai in cucina per prendere una bibita e vidi un messaggio appoggiato sul tavolo:
“Problemi in uno dei nostri uffici in Europa, viaggio di lavoro di emergenza, torneremo lunedì della settimana prossima, fai il bravo.”
Gettai il messaggio nel fuoco ed andai in camera mia. Giacomo stava cercando di far funzionare il PC ma non c’era corrente, andai ad aprire le tende.
Mi sedetti all’estremità del mio letto, pensando a quello che aveva fatto in classe.
Lui si arrese e tornò indietro, inciampò e mi cadde in grembo.
Era così piacevole, sapevo che lui era confuso. Restammo così per un paio di minuti, i suoi muscoli erano molto tesi.
Sentii le sue mani strofinarmi i fianchi.
Disse nervosamente: “Hem... sei gay?”
Avevo fatto sesso con un ragazzo solo due anni prima. Ero segretamente gay.
“Sì.”
Risposi.
La sua tensione diminuì, si girò, cominciai a baciarlo. Strofinai il naso contro il suo grazioso nasino, lo baciai e mi strofinai contro di lui.
Cercò di staccarmi, ma avevo intrappolato le sue gambe nelle mie, le braccia strette attorno alla sua schiena e continuavo a baciarlo.
Si arrese.
Lo lasciai andare e mi sedetti, gli tolsi la maglietta e lui mi tolse la mia.
Era molto magro, praticamente solo pelle e ossa.
Gli tolsi i pantaloni della tuta e poi mi tolsi i jeans.
Ora eravamo entrambi in mutande, mi stava diventando duro.
Gli abbassai la testa ai miei slip, strofinandogli la faccia sul mio cazzo coperto dallo strato di cotone.
Lo lasciai andare e mi spostai alla spalliera del letto appoggiandomi al muro.
Lo vidi strisciare verso di me.
Era in ginocchio, gli strinsi le mutande, afferrando il suo pene eretto.
Mi tolsi le mie e continuai ad stringere il suo uccello afferrando il suo cazzo attraverso la stoffa.
La sua testa tornò sui miei slip. Mi misi in ginocchio e lo spinsi indietro, gli alzai le gambe e gli strappai le mutande.
Tirai le sue gambe verso la vita e lo baciai sulle labbra.
Mi voltai di fianco, aprii il cassetto del comodino, presi un preservativo, aprii l’involucro con i denti, lo srotolai e gettai l’involucro sul pavimento.
Ero lì pronto a scoparlo.
Gli chiesi se avesse mai fatto sesso.
“... non proprio.”
Gli alzai le gambe, aprii le natiche e sputai sul suo piccolo buco stretto.
Strofinai il prepuzio contro il suo bel culetto.
Ne infilai dentro un paio di centimetri.
“Ooo, fa male!”
“Lo so.”
E spinsi il pene più forte dentro di lui, il suo viso era tutto rosso. I suoi occhi erano chiusi con forza.
Iniziai a tirarlo fuori. Arrivai al prepuzio, Giacomo pensava che fosse finita e provò ad alzarsi.
“Dove pensi di andare?”
“Ma...”
Lo spinsi indietro in modo che non potesse alzarsi e continuai a scoparlo sempre più forte, lui gemeva sempre più forte.
La tempesta di neve fuori continuava a gran forza.
Lui gemeva forte per il dolore, ma non importava, non c’era nessuno che potesse sentirlo.
Gli piaceva il mio cazzo caldo dentro di sè.
Continuai a fotterlo, non riusciva nemmeno a sollevarsi, era così dolorante.
Stavo per venire, stava arrivando. Mi tirai fuori molto velocemente e lui gridò, mi strappai il preservativo e lo gettai sul tappeto.
“Cosa stai facendo...” Disse
Mi misi su di lui ed improvvisamente il suo viso e la bocca furono coperti dal mio sperma.
Glielo feci entrare tutto in bocca e gli feci succhiare l’uccello, strofinandogli la pelle del prepuzio sul naso e sulle labbra, poi lo vidi inghiottire il mio succo d’uomo.
Dopo che gli ebbi sborrato in faccia, lasciammo la mia camera ed andammo in bagno. Sollevai Giacomo, una mano sotto le ginocchia, l’altra sulla sotto la parte superiore della schiena, presi un preservativo e la bottiglia di lubrificante.
Lo portai in bagno e lo misi in piedi.
Aprii l’acqua calda della doccia. Mi sedetti sul lato della vasca con lui sdraiato sul pavimento e il culo rivolto verso l’alto.
Iniziai a lubrificare il suo piccolo buco stretto, frugandoci dentro guardandolo chiudere gli occhi e respirare più a fondo.
Lo sollevai, lo girai e lo baciai delicatamente sulla sua dolce schiena, poi lo spinsi sotto la doccia.
Ci sedemmo sul pavimento, con l’acqua calda che mi scorreva lungo la schiena.
Lo baciai ancora sulla schiena, lo feci girare ed iniziai a baciarlo sulle labbra, strofinando il naso contro il suo, fronte contro fronte.
Spinsi la sua testa sul mio pene e lui lo afferrò delicatamente con le labbra.
Gli spinsi la testa su e giù, proprio sul mio cazzo duro, sentii il mio uccello scendergli in gola.
Poi gemette pesantemente, io gli alzai la testa e ricominciai a baciarlo.
Lo feci girare di nuovo e mi alzai sollevandolo con me, questa volta con le braccia che spingevano contro il muro.
Gli circondai il petto con le braccia ed iniziai a masturbarlo.
Andai sempre più veloce, lui gemeva sempre più forte.
Il suo gemito era molto forte, io gli tenevo la testa con il braccio attorno al collo e lui venne sul suo stomaco, nel suo ombelico.
Tornammo a sederci con l’acqua calda che mi scorreva sulla schiena e Giacomo di fronte a me, gli leccai lo sperma dallo stomaco e lo baciai, poi ripresi a leccare fino a che tutto la sua dolce sborra non fu sparita.
Ci alzammo, Giacomo srotolò un preservativo sul mio uccello duro, lo feci girare spingendolo contro il muro e gli baciai la schiena.
Fece un respiro profondo, strofinai il prepuzio avanti e indietro contro il suo buco del culo, spandendoci sopra il lubrificante.
Continuai a farlo contro il suo buco stretto, sapeva che da un momento all’altro sarebbe stato scopato.
Strofinai il naso tra i suoi morbidi capelli e contro il suo orecchio, tenendolo stretto al petto con il braccio sinistro e afferrando la gamba con il destro, mi spinsi nel suo stretto buco del culo lubrificato.
Giacomo emise il gemito più dolce e forte. Sentì il gran dolore, ma era piacere.
Ogni respiro che Giacomo cercava di emettere era sempre più debole.
Lo scopai più forte, spingendo sempre più forte ad ogni gemito, i forti gemiti di dolore ad ogni spinta profonda non potevano superare il rumore della tempesta di neve all’esterno.
Continuai a scoparlo.
Stavo per sborrare, lo girai rapidamente e gli eiaculai sul viso, sul collo e sullo stomaco, gli massaggiai lo sperma sul viso e sul mento, lo baciai sulle labbra.
Ci pulimmo a fondo e gli pulii il culo.
Asciugai me e Giacomo. Presi la bottiglia di lubrificante e lo sollevai.
Era sfinito e si addormentò tra le mie braccia, lo lasciai cadere delicatamente sul letto, sollevai coperte e lenzuola e lo coprii delicatamente.
Salii sul letto dall’altra parte, lo baciai e sussurrai piano: “Buona notte Giacomo”, con le braccia e le gambe attorno a lui.
Mi addormentai col suo corpo caldo contro il mio.
Mi svegliai nel pomeriggio, stava ancora nevicando forte. Giacomo era ancora profondamente addormentato. La vista del suo corpo liscio me lo fece diventare duro.
Lo baciai sulla fronte e gli lubrificai il buco del culo.
Si svegliò all’istante e fece un piccolo gemito. Sapeva dove si trovava e cosa stava succedendo.
Lo sondai con un dito, era ancora teso.
Mi misi il condom, mi misi in ginocchio sul letto, mi misi le sue gambe sulle spalle e continuai a sondarglielo.
Cominciò a rilassarsi.
Iniziai a masturbarlo ma non volevo farlo venire ancora.
Strofinai il prepuzio lungo il suo dolce, piccolo buco lubrificato.
Vi appoggiai la cappella.
Prese dentro un po’ del mio uccello e gli dissi che ero a metà strada.
Spinsi più forte dentro di lui.
Iniziò di nuovo a respirare piano e chiudere gli occhi.
Continuai a spingerlo e gli dissi che ero completamente dentro, ma ero solo a metà strada.
Lentamente lo tirai fuori fino alla punta, lo strinsi forte per i fianchi e gli infilai dentro il cazzo duro. L’avevo ingannato.
Lui emise un altro gemito morbido, doloroso, forte, ancora una volta le sue grida non furono ascoltate.
Continuai a scoparlo duramente mentre lo masturbavo energicamente, stavo per venire e anche lui.
Continuai a masturbarlo, mi venne nella mano, io continuavo ad incularlo e venni.
Mi tirai fuori, legai con un nodo il preservativo e lo gettai sul pavimento, Giacomo si adagiò sul letto soddisfatto.
Andai a lavarmi le mani e poi tornai in camera, Giacomo era ancora lì disteso.
Mi misi un paio di jeans e una camicia ed andai in cucina.
Preparai la colazione, accesi il bollitore e preparai due caffè. Mi voltai per prendere la marmellata dal frigorifero e vidi Giacomo avvicinarsi zoppicando un po’ e camminando lentamente.
Ci sedemmo e facemmo colazione.
“Sarà meglio che vada a casa prima che la mamma si arrabbi.”
Disse.
“Ok, torna stasera”
Mi alzai e gli accarezzai i morbidi capelli.
Mi avviai verso la camera e presi delle lenzuola pulite dall’armadio.
Sentii chiudere la porta d’ingresso.
Giacomo tornava a casa.
Rifeci il letto e guardai la TV per il resto della giornata ma continuai a pensare al dolce amore che avevo fatto con Giacomo.
Erano le sette di venerdì, mi svegliai al ronzio della sveglia. La temperatura era da frigorifero, mi appisolai, poi dopo 45 minuti la sveglia si spense e decisi con riluttanza di alzarmi dal letto.
Gettai indietro le coperte ed andai verso il muro per accendere il riscaldamento.
Guardai la sveglia, erano le sette e quarantacinque, mi precipitai al guardaroba ed indossai una serie di abiti che non avevo nemmeno preso in considerazione di indossare, non dovevo perdere l’autobus delle otto.
Corsi alla porta, lasciai entrare il cane e mi diressi verso la cucina, non avevo il tempo di preparare il pranzo.
Tornai nella mia stanza per prendere l’orologio, c’era mio padre che stava appendendo i miei vestiti puliti nel guardaroba. Presi l’orologio, salutai e di corsa andai alla finestra accanto alla porta d’ingresso.
Passarono alcuni minuti e vidi le luci dell’autobus che si stava dirigendo verso casa mia, volai fuori, salii sull’autobus e trovai un posto libero mentre l’autista chiudeva la porta e partiva.
C’era un tragitto breve da casa a scuola. Arrivati mi diressi verso l’armadietto. Aspettai lì perché fuori nevicava e faceva molto freddo. Suonò la campanella, presi rapidamente i miei libri per la prima ora che era italiano.
Ci precipitammo tutti in classe, il riscaldamento andava al massimo, l’insegnante di italiano non si era presentato, non che la cosa mi preoccupasse. Stavamo tutti chiacchierando un po’ di tutto.
C’era il ragazzo gay nella nostra classe e c’era un mio amico seduto accanto a lui, beh non era un amico intimo ma più di un conoscente. Giacomo era di un anno più giovane di me, aveva la pelle bianco latte, un piccolo corpo, capelli castani riccioluti di media lunghezza. La sua era una famiglia povera, lui era un po’ magro, si vedeva dalle camicie che andavano verso lo stomaco quando le indossava.
Ero seduto al tavolo accanto a lui a chiacchierare con il mio amico su Luca quando con la coda dell’occhio vidi Giacomo mettere una mano sul ginocchio del ragazzo gay, sotto il tavolo, poi gli afferrò la mano e la spinse via, si alzò e si diresse verso la porta.
“Vado a bere qualcosa.”
In quel momento mancò l’energia.
Poco dopo entrò un insegnante.
“Purtroppo oggi non ci saranno più lezioni, siete liberi di andarvene via, il tempo è pessimo ed il riscaldamento non funziona più.”
Poi se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Tutti si precipitarono fuori alla rinfusa, rimase solo Giacomo, io stavo camminando verso la porta, lui era dietro di me.
“Ehi, posso venire un po’ a casa tua? I miei genitori non ci sono e la casa è chiusa a chiave.”
Faceva freddo e nevicava.
“Okay.” Risposi.
Stava nevicando veramente forte ed il riscaldamento era spento, uscimmo in corridoio e ci dirigemmo sotto la neve gelata verso la mia casa.
Aprii la porta, ci precipitammo dentro e sentimmo il calore.
Giacomo corse in camera mia e accese il PC.
Io andai in cucina per prendere una bibita e vidi un messaggio appoggiato sul tavolo:
“Problemi in uno dei nostri uffici in Europa, viaggio di lavoro di emergenza, torneremo lunedì della settimana prossima, fai il bravo.”
Gettai il messaggio nel fuoco ed andai in camera mia. Giacomo stava cercando di far funzionare il PC ma non c’era corrente, andai ad aprire le tende.
Mi sedetti all’estremità del mio letto, pensando a quello che aveva fatto in classe.
Lui si arrese e tornò indietro, inciampò e mi cadde in grembo.
Era così piacevole, sapevo che lui era confuso. Restammo così per un paio di minuti, i suoi muscoli erano molto tesi.
Sentii le sue mani strofinarmi i fianchi.
Disse nervosamente: “Hem... sei gay?”
Avevo fatto sesso con un ragazzo solo due anni prima. Ero segretamente gay.
“Sì.”
Risposi.
La sua tensione diminuì, si girò, cominciai a baciarlo. Strofinai il naso contro il suo grazioso nasino, lo baciai e mi strofinai contro di lui.
Cercò di staccarmi, ma avevo intrappolato le sue gambe nelle mie, le braccia strette attorno alla sua schiena e continuavo a baciarlo.
Si arrese.
Lo lasciai andare e mi sedetti, gli tolsi la maglietta e lui mi tolse la mia.
Era molto magro, praticamente solo pelle e ossa.
Gli tolsi i pantaloni della tuta e poi mi tolsi i jeans.
Ora eravamo entrambi in mutande, mi stava diventando duro.
Gli abbassai la testa ai miei slip, strofinandogli la faccia sul mio cazzo coperto dallo strato di cotone.
Lo lasciai andare e mi spostai alla spalliera del letto appoggiandomi al muro.
Lo vidi strisciare verso di me.
Era in ginocchio, gli strinsi le mutande, afferrando il suo pene eretto.
Mi tolsi le mie e continuai ad stringere il suo uccello afferrando il suo cazzo attraverso la stoffa.
La sua testa tornò sui miei slip. Mi misi in ginocchio e lo spinsi indietro, gli alzai le gambe e gli strappai le mutande.
Tirai le sue gambe verso la vita e lo baciai sulle labbra.
Mi voltai di fianco, aprii il cassetto del comodino, presi un preservativo, aprii l’involucro con i denti, lo srotolai e gettai l’involucro sul pavimento.
Ero lì pronto a scoparlo.
Gli chiesi se avesse mai fatto sesso.
“... non proprio.”
Gli alzai le gambe, aprii le natiche e sputai sul suo piccolo buco stretto.
Strofinai il prepuzio contro il suo bel culetto.
Ne infilai dentro un paio di centimetri.
“Ooo, fa male!”
“Lo so.”
E spinsi il pene più forte dentro di lui, il suo viso era tutto rosso. I suoi occhi erano chiusi con forza.
Iniziai a tirarlo fuori. Arrivai al prepuzio, Giacomo pensava che fosse finita e provò ad alzarsi.
“Dove pensi di andare?”
“Ma...”
Lo spinsi indietro in modo che non potesse alzarsi e continuai a scoparlo sempre più forte, lui gemeva sempre più forte.
La tempesta di neve fuori continuava a gran forza.
Lui gemeva forte per il dolore, ma non importava, non c’era nessuno che potesse sentirlo.
Gli piaceva il mio cazzo caldo dentro di sè.
Continuai a fotterlo, non riusciva nemmeno a sollevarsi, era così dolorante.
Stavo per venire, stava arrivando. Mi tirai fuori molto velocemente e lui gridò, mi strappai il preservativo e lo gettai sul tappeto.
“Cosa stai facendo...” Disse
Mi misi su di lui ed improvvisamente il suo viso e la bocca furono coperti dal mio sperma.
Glielo feci entrare tutto in bocca e gli feci succhiare l’uccello, strofinandogli la pelle del prepuzio sul naso e sulle labbra, poi lo vidi inghiottire il mio succo d’uomo.
Dopo che gli ebbi sborrato in faccia, lasciammo la mia camera ed andammo in bagno. Sollevai Giacomo, una mano sotto le ginocchia, l’altra sulla sotto la parte superiore della schiena, presi un preservativo e la bottiglia di lubrificante.
Lo portai in bagno e lo misi in piedi.
Aprii l’acqua calda della doccia. Mi sedetti sul lato della vasca con lui sdraiato sul pavimento e il culo rivolto verso l’alto.
Iniziai a lubrificare il suo piccolo buco stretto, frugandoci dentro guardandolo chiudere gli occhi e respirare più a fondo.
Lo sollevai, lo girai e lo baciai delicatamente sulla sua dolce schiena, poi lo spinsi sotto la doccia.
Ci sedemmo sul pavimento, con l’acqua calda che mi scorreva lungo la schiena.
Lo baciai ancora sulla schiena, lo feci girare ed iniziai a baciarlo sulle labbra, strofinando il naso contro il suo, fronte contro fronte.
Spinsi la sua testa sul mio pene e lui lo afferrò delicatamente con le labbra.
Gli spinsi la testa su e giù, proprio sul mio cazzo duro, sentii il mio uccello scendergli in gola.
Poi gemette pesantemente, io gli alzai la testa e ricominciai a baciarlo.
Lo feci girare di nuovo e mi alzai sollevandolo con me, questa volta con le braccia che spingevano contro il muro.
Gli circondai il petto con le braccia ed iniziai a masturbarlo.
Andai sempre più veloce, lui gemeva sempre più forte.
Il suo gemito era molto forte, io gli tenevo la testa con il braccio attorno al collo e lui venne sul suo stomaco, nel suo ombelico.
Tornammo a sederci con l’acqua calda che mi scorreva sulla schiena e Giacomo di fronte a me, gli leccai lo sperma dallo stomaco e lo baciai, poi ripresi a leccare fino a che tutto la sua dolce sborra non fu sparita.
Ci alzammo, Giacomo srotolò un preservativo sul mio uccello duro, lo feci girare spingendolo contro il muro e gli baciai la schiena.
Fece un respiro profondo, strofinai il prepuzio avanti e indietro contro il suo buco del culo, spandendoci sopra il lubrificante.
Continuai a farlo contro il suo buco stretto, sapeva che da un momento all’altro sarebbe stato scopato.
Strofinai il naso tra i suoi morbidi capelli e contro il suo orecchio, tenendolo stretto al petto con il braccio sinistro e afferrando la gamba con il destro, mi spinsi nel suo stretto buco del culo lubrificato.
Giacomo emise il gemito più dolce e forte. Sentì il gran dolore, ma era piacere.
Ogni respiro che Giacomo cercava di emettere era sempre più debole.
Lo scopai più forte, spingendo sempre più forte ad ogni gemito, i forti gemiti di dolore ad ogni spinta profonda non potevano superare il rumore della tempesta di neve all’esterno.
Continuai a scoparlo.
Stavo per sborrare, lo girai rapidamente e gli eiaculai sul viso, sul collo e sullo stomaco, gli massaggiai lo sperma sul viso e sul mento, lo baciai sulle labbra.
Ci pulimmo a fondo e gli pulii il culo.
Asciugai me e Giacomo. Presi la bottiglia di lubrificante e lo sollevai.
Era sfinito e si addormentò tra le mie braccia, lo lasciai cadere delicatamente sul letto, sollevai coperte e lenzuola e lo coprii delicatamente.
Salii sul letto dall’altra parte, lo baciai e sussurrai piano: “Buona notte Giacomo”, con le braccia e le gambe attorno a lui.
Mi addormentai col suo corpo caldo contro il mio.
Mi svegliai nel pomeriggio, stava ancora nevicando forte. Giacomo era ancora profondamente addormentato. La vista del suo corpo liscio me lo fece diventare duro.
Lo baciai sulla fronte e gli lubrificai il buco del culo.
Si svegliò all’istante e fece un piccolo gemito. Sapeva dove si trovava e cosa stava succedendo.
Lo sondai con un dito, era ancora teso.
Mi misi il condom, mi misi in ginocchio sul letto, mi misi le sue gambe sulle spalle e continuai a sondarglielo.
Cominciò a rilassarsi.
Iniziai a masturbarlo ma non volevo farlo venire ancora.
Strofinai il prepuzio lungo il suo dolce, piccolo buco lubrificato.
Vi appoggiai la cappella.
Prese dentro un po’ del mio uccello e gli dissi che ero a metà strada.
Spinsi più forte dentro di lui.
Iniziò di nuovo a respirare piano e chiudere gli occhi.
Continuai a spingerlo e gli dissi che ero completamente dentro, ma ero solo a metà strada.
Lentamente lo tirai fuori fino alla punta, lo strinsi forte per i fianchi e gli infilai dentro il cazzo duro. L’avevo ingannato.
Lui emise un altro gemito morbido, doloroso, forte, ancora una volta le sue grida non furono ascoltate.
Continuai a scoparlo duramente mentre lo masturbavo energicamente, stavo per venire e anche lui.
Continuai a masturbarlo, mi venne nella mano, io continuavo ad incularlo e venni.
Mi tirai fuori, legai con un nodo il preservativo e lo gettai sul pavimento, Giacomo si adagiò sul letto soddisfatto.
Andai a lavarmi le mani e poi tornai in camera, Giacomo era ancora lì disteso.
Mi misi un paio di jeans e una camicia ed andai in cucina.
Preparai la colazione, accesi il bollitore e preparai due caffè. Mi voltai per prendere la marmellata dal frigorifero e vidi Giacomo avvicinarsi zoppicando un po’ e camminando lentamente.
Ci sedemmo e facemmo colazione.
“Sarà meglio che vada a casa prima che la mamma si arrabbi.”
Disse.
“Ok, torna stasera”
Mi alzai e gli accarezzai i morbidi capelli.
Mi avviai verso la camera e presi delle lenzuola pulite dall’armadio.
Sentii chiudere la porta d’ingresso.
Giacomo tornava a casa.
Rifeci il letto e guardai la TV per il resto della giornata ma continuai a pensare al dolce amore che avevo fatto con Giacomo.
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