Si...potrei… certo … potrei… ma...

di
genere
etero




Non so cosa mi abbia svegliato, la luce di cortesia della stanza sconfigge debolmente l’oscurità di questa stanza.
La mia pelle recepisce il tuo calore, muovendoti ti sei scoperta un po’ scostando il lenzuolo, meccanicamente lo afferro per riportarlo su quando nel farlo e sporgermi, lo vedo.
Pare che mi fissi come un occhio curioso, tentatore, invitante, appetitoso eppure sfuggente, beffardo nel suo ergersi a sfida.
No non ho bisogno di scuse per desiderarti, per giustificare il mio desiderio di averti, sei un mio diritto, ti prendo e posseggo e basta, così deve essere, così vuoi che sia.
Potrei svegliarti come molte altre volte, nella semi-incoscienza del sonno ti arrenderesti e poi lentamente, come in apnea nuoteresti verso la superficie della coscienza, verso il mare burrascoso sopra la tua testa, a respirare quell’aria satura della mia protervia irragionevole ed egoista bisognosa del piacere che può estorcerti.
Si...potrei… certo … potrei.
Lento mi chino accorciando le distanze, l’osservo, ignaro, nella sua sfacciata, inconsapevole tracotanza, di chi non sa ancora che cosa sta scatenando.
Bagno un mio dito infilandolo in bocca, pur nel debole chiarore riesco a vederlo lucido di saliva quando lo ritraggo.
Lo avvicino a quella rosea cuspide e lascio che si crei un ponte tra essa ed il polpastrello, che quella goccia migri.
Socchiudo le labbra e invio un soffio nella sua direzione, da principio non succede nulla, poi, nell’arco di alcuni secondi, il tuo respiro muta percettibilmente, il rosa scuro pare riempirsi di vita mentre cambia aspetto e consistenza…
Ti sei svegliato stronzo! Ora sei mio!
Mi avvicino piano, ora è il mio alito caldo voglio tu senta, allungo lo sguardo non al tuo viso , scopro la pancia alla ricerca della depressione dell’ombelico, al suo pulsare rivelatore.
Ripeto il gioco della saliva per non lasciare che ti abitui ad una singola sensazione.
Compare un po’ di pelle d’oca, sento l’accenno del tuo smaniare dalla bocca...dormi amore...dormi.
È il momento di passare oltre, le mie labbra come pinze di velluto, afferrano la cima, lasciandola ripetutamente sfuggire volutamente, il mio fiato caldo si diffonde sulla pelle circostante, le tue gambe cambiano di posizione.
Darei ogni cosa per essere nei tuoi sogni ora e vedere quello che stai guardando nella tua onirica incoscienza.
Potrei farla finita, con questo tedio, afferrarlo tra le dita, schiacciarlo crudelmente, destarti così, coprirti la bocca con la mia e lasciare che il tuo urlo riempia le mie guance, forzare lo spazio tra le tue cosce e fotterti, sino a che la sorpresa si trasformi in disponibilità incondizionata, … si...potrei… certo … potrei.
Non è questo però che voglio, ed allora lascio che la lingua ora faccia la sua parte, con la sua calda morbida rugosità lo accarezzi, lo circondi, ne delinei i confini, so quanto sei sensibile, le gambe cambiano ancora posizione.
Il tuo respiro muta ancora anch’esso, dormi ancora, apri le cosce, una tua mano si sposta ed indugia da quelle parti, forse nel tuo viaggio onirico vuoi essere presa, continuo ad essere tediosamente delicato.
Cambio di marcia, ho deciso di trattarlo come il tuo clitoride, succhio e lecco, succhio come un neonato, la bocca ti si spalanca, un braccio si abbatte con un tonfo sul materasso, le tue membra si irrigidiscono, ed allora mordo.
È troppo… troppo per te … la schiena si inarca, le gambe si tendono, come i muscoli del collo, paiono i flettenti di un arco pronto a scoccare una freccia, gli occhi si spalancano nella semioscurità.
Prima del tuo gemito strozzato, è l’effluvio di sesso del fiotto che hai tra le cosce a tradirti, non puoi fare altro … che lasciare che questa tensione ti consumi, spogliata di ogni forza ti accasci nuovamente.
Il tuo respiro è concitato, mi guardi spaesata, poi accarezzi il tuo capezzolo, lo sfiori delicatamente, vedi la piccola corona ovale intorno all’areola che ti ho lasciato.
- Stronzo! - pronunci con un mezzo sorriso l’insulto.
scritto il
2020-12-08
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