Da fiammella a fuoco in crescendo

di
genere
etero

La chiesa è silenziosa ed immersa nella penombra. Una decina di persone vi si muovono lentamente passando da un dipinto ad una scultura e sostando al centro con il volto rivolto al soffitto per ammirarne struttura e affreschi.
Lo sguardo della donna è stato catturato dalla danza delle fiammelle delle candele, candele vere e non lumini a batteria. Le sembra di non pensare a nulla: ipnotizzata, immobile, quasi trattenendo il respiro, osserva il luminoso tremolio. Eppure nella mente si fanno strada ricordi come piccoli lampi di luce. La fiamma di altre candele illumina il suo volto bambino, mentre il suo piccolo indice l'attraversa più volte.
Il passato è così: se ne resta acquattato per un tempo infinito, lo si dà per sepolto, perduto, e poi basta un gesto, un odore, un suono – persino la minuscola fiamma di una candela – per riportarlo alla mente quasi fosse presente o uno ieri appena trascorso.
La donna si riscuote come destata da un sogno, distoglie con una sorta di malinconico rammarico lo sguardo dal ricordo per girarlo intorno a sé fino ad incontrare gli occhi dell'uomo che, poco discosto, l'osserva.
Si sorridono.
Muovono l'uno verso l'altra incontrandosi infine al centro della navata. Lei fa scivolare la propria mano in quella di lui che la stringe. Ora i loro corpi si sfiorano mentre lei, accostate le labbra al suo orecchio, gli sussurra: "Andiamo?". Lui non chiede dove, annuisce appena e insieme si dirigono verso il portale.
Sul sagrato il sole ferisce gli sguardi ed illumina i volti.
"Il profumo dell'incenso stordisce" sorride lei.
"Mi ero abituato alla penombra, ora a stordirmi è la luce" risponde lui.
Lei gli si fa ancor più accanto: "La danza delle candele mi ha ipnotizzato, mi è sembrato di sentirne il calore sulla pelle come quando, bambina, giocavo con la fiamma".
"Non si scherza col fuoco" ride lui.
"A me piace scherzare e mi piace fermarmi un attimo prima di bruciarmi."
"La tua voce è calore, la tua pelle è calore, un calore che ho nuovamente voglia d'assaggiare."
Lei sorride ammiccante: "Ancora una volta ci troviamo in sintonia; con parole differenti tendiamo allo stesso fine. Dai, torniamo in albergo".
Se possibile i loro corpi si fanno ancor più vicini, il seno di lei struscia con apparente casualità sul braccio di lui e le sue labbra gli sfiorano il collo.
"Fai la brava, siamo in mezzo a una piazza piuttosto affollata."
"Ti ho detto che mi piace scherzare col fuoco... e al momento sto bruciando di desiderio, quasi quasi lascio scivolare la mano per scoprire se mi desideri anche tu."
"Fidati, ti desidero come ci fossimo visti ora dopo settimane, come se non ci fossero stati gli amplessi di ieri sera e di questa mattina, come... ma dove vai?"
Lo sta trascinando verso una gelateria e pochi minuti dopo sono seduti a un tavolino ognuno con un cono in mano. Lei passa la lingua con guizzi veloci sul proprio cioccolato e pistacchio, poi gran parte del gelato scompare tra le sue labbra per ricomparire con studiata lentezza.
"Stavo considerando che ogni volta che infilo il gelato in bocca ne esce rimpicciolito, mentre col tuo membro accade il contrario."
"Il mio membro ora ha preso il sopravvento e pensa pensieri suoi, desidera il tuo corpo in ogni sua parte."
Ridono.
Finito il gelato, riprendono a camminare in direzione dell'albergo nel quale la sera prima hanno preso una stanza per due notti. Hanno consumato circa metà del loro tempo insieme. Rimangono un intero pomeriggio, una serata, la notte e parte del giorno successivo. Ci sono luoghi da visitare, parole da pronunciare e da ascoltare, cibi da gustare, strade da percorrere, risate da ridere e sesso di cui godere.
Lei ha desideri all'apparenza contrastanti: vorrebbe trovarsi già a letto con lui, nudi tra le lenzuola e allo stesso tempo vorrebbe prolungare quell'attesa colmandola di gesti che amplifichino la tensione erotica. Vorrebbe baciarlo con passione, magari spingendolo contro il muro di un palazzo, sentire la sua erezione stringendosi a lui mentre ne esplora il corpo con mani fameliche. Vorrebbe le sue mani che le scompigliano gli abiti, le palpano i seni, cercano d'insinuarsi tra le cosce. Ma sono persone mature, non due ragazzini smaniosi ai primi amplessi.
Si aggrappa al suo braccio: "Ti scoperei qui per strada!", gli sussurra con voce rauca.
"Siamo quasi in albergo, resisti!", ride lui.
Salgono in ascensore e non appena le porte scorrevoli si chiudono, lei allunga una mano verso il suo membro, ma lui lo aveva previsto e le prende il polso bloccandone il gesto: "Ci sono le telecamere!". "Uff!"
Ecco la porta della loro camera. Lui la apre. Entrano. Lei la chiude, si gira e se lo trova addosso come aveva immaginato per strada.
Sembra che entrambi abbiano più mani di quelle di norma in dotazione agli esseri umani.
Mani che palpano, che si insinuano, slacciano, sfilano e quando toccano pelle libera da indumenti non sembrano più solo mani, ma esseri distinti tornati alla vita grazie a quel contatto. Ora quelle mani rivitalizzate si fanno ancor più smaniose, un angolo di pelle nuda non è sufficiente, vogliono di più, sempre di più.
Lui le ha slacciato il reggiseno e le sue dita giocano con un capezzolo: lo stringono, lo lasciano per palpare tutto il seno, lo riprendono, lo sfiorano. Lei gli ha aperto i pantaloni e sollevato la camicia, le sue mani corrono tra schiena petto chiappe e finalmente approdano tra le gambe, tastano la sua erezione ma c'è ancora troppa stoffa. Una mano di lui si è intanto insinuata tra le cosce di lei, ha scansato pantaloni e mutandine per toccare infine il sesso peloso e fradicio di desiderio.
Lei geme eccitatissima: "Oh sì così, fammi godere! Le tue mani mi fanno impazzire... sìììììì sìììììì". Lui si abbassa a prendere un capezzolo tra le labbra, lo titilla con la lingua, lo mordicchia, mentre con le mani le cala pantaloni e mutande per poter meglio accedere al suo palpitante sesso. Vi infila tre dita e con il pollice le stimola la clitoride.
Il corpo di lei è scosso da sussulti, mentre si lascia andare contro di lui un po' sorreggendosi un po' aumentando il piacere strofinandosi come cagna in calore. Non è chiaro quanto lui muova la mano tra le sue cosce e la bocca sul suo seno e quanto sia lei a muovere quelle parti del proprio corpo su di lui. Urla di piacere col corpo scosso dall'orgasmo e intanto scivola contro di lui portandosi dietro pantaloni e mutande fino a trovarsi ai suoi piedi con la lingua che guizza tra le cosce a lambire testicoli asta glande con desiderio crescente.
Con un gesto si libera dei vestiti che ancora la intrappolano impedendole i movimenti, quindi, finalmente nuda, in ginocchio ai suoi piedi, gli prende il membro in bocca fin quasi a strozzarsi, mentre con le mani gli tocca il sedere tirandolo verso di sé come a voler essere certa di spingere bene tra le sue labbra tutto il suo sesso.
In qualche modo hanno coperto la distanza tra l'ingresso e il letto. Lui si toglie la camicia e scavalla il groviglio di pantaloni e mutande che gli imprigionava le caviglie. Fa sollevare lei prendendole un braccio e la gira verso il letto, lei lascia cadere la parte superiore del proprio corpo sul materasso dove puntella anche le ginocchia offrendogli la parte posteriore. Lui la penetra con forza spingendo a fondo.
"Sì, così, ancora ancora ancora, scopami così!!!", lui la sente raggiungere un altro orgasmo, il sesso di lei pulsa e si contrae intorno al suo. Lui rallenta. Lei sgattaiola via, poi si sdraia supina con la testa reclinata verso il margine del letto: "Vieni qui, dammelo in bocca ancora, lasciamelo leccare e succhiare come piace a me".
Lui si avvicina e le offre il grande membro duro. Lei lo afferra tra le labbra poi lo lecca a partire dai testicoli; lo lascia andare e si sistema meglio, quindi insinua la testa tra le sue cosce fino a raggiungere l'ano: lo lecca a lungo, scivola verso le palle che prende in bocca e lascia più volte, poi lecca l'asta e la succhia e la lecca e la succhia... "Ora scopami la bocca dai!" Lui si muove tra le sue labbra, mentre lei si tocca. Lui le viene in bocca e lei geme in un nuovo orgasmo.
Si lasciano andare entrambi nel letto quasi intatto ridendo senza più fiato.
"Quando mi permetterai di penetrarti dietro?", sussurra lui.
"Chissà, forse stasera o magari domani", risponde lei.
Lei va in bagno e quando torna si sdraia appoggiandosi alla schiena di lui che è girato su un fianco: "Andiamo al cinema dopo cena?".
Lui russa.
Lei sa che andranno al cinema.
(ogni particolare è vita vissuta)
di
scritto il
2020-12-10
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